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Storia D'Italia, Alaric in Italia! (401-405) - Ep. 23 (1)

Alaric in Italia! (401-405) - Ep. 23 (1)

Nello scorso episodio abbiamo osservato il complesso, mortale gioco multidimensionale di scacchi a cui giocarono gli uomini potenti delle corti di Milano e Costantinopoli. Alla stabilità dell'occidente sotto la capace guida di Stilicone si è contrapposto il caos della corte orientale che – nella serafica indifferenza del suo imperatore – ha visto un andirivieni di personaggi alla sua guida. Alla fine il balletto è arrivato ad una tragica giunzione: i grandi capi gotici sono stati uccisi, i loro uomini massacrati e chi si è salvato si è rifugiato presso Alaric in Macedonia. L'accordo di Costantinopoli con quest'ultimo è diventato chiaramente carta straccia e Alaric ha deciso di tentare la sua fortuna con la corte occidentale invadendo l'Italia: quale sarà il destino dell''Italia, riuscirà Stilicone a fermare Alaric ed evitare il disastro della guerra gotica su territorio italiano? Scopriamolo assieme.

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Il corpo e il teschio di Ambrogio, Basilica di Sant'Ambrogio (Milano)

La morte di un vescovo

Prima di iniziare un paio di dettagli importanti da riportare sugli anni passati. Nel 398 Stilicone era riuscito a far sposare ad Onorio sua figlia Maria, unendo ancora una volta la sua famiglia a quella di Teodosio: Il Magister Militum Utriusque Militiae era ora nipote di Teodosio tramite sua moglie Serena e suocero di suo figlio Onorio. Oramai la famiglia del generalissimo era saldamente installata nel cuore del governo imperiale. Serena – la moglie di Stilicone – nel ruolo informale di Augusta, la figlia di Stilicone era sposa del legittimo imperatore Onorio e con il tempo e la fortuna avrebbe prodotto un nipote a Stilicone, un legittimo imperatore di Roma: e probabilmente sarebbe andata così se Onorio non fosse stato incapace anche in questo campo oltre che tutti gli altri. Ma anche senza un nipote da Onorio Stilicone aveva un erede predesignato: suo figlio Eucherio che aveva allevato come un vero principe romano e che era quasi certamente da sempre il piano B o perfino il piano A di Stilicone per la successione all'inutile Onorio.

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L'altro evento importante avvenne l'anno prima, nel 397: quell'anno era morto Ambrogio, il grande vescovo di Milano. Con lui la chiesa di Milano era giunta a dominare l'occidente religiosamente come Stilicone lo faceva militarmente. Spero di aver chiarito che Ambrogio è fondamentale nella storia occidentale, creando il paradigma di relazione tra chiesa e impero che si svilupperà nei prossimi decenni. Solo per questo, senza citare i suoi scritti e la sua influenza spirituale, merita di essere considerato uno delle più grandi figure della Chiesa e della storia mondiale. A Milano, nell'andirivieni degli imperatori, era stato lui a dare la continuità al governo della capitale dell'impero. Certo, era un uomo potente e controverso e spero di aver restituito l'intera dimensione a 360 gradi del grande vescovo e dottore della chiesa. Tanto grande che a Milano è ancora celebrato, ogni anno, il 7 dicembre, in particolare con la prima della Scala: e oramai sapete che mi piace l'opera.

La minaccia fantasma

Ma torniamo all'azione: Il 401 iniziò per Stilicone con una crisi militare ai confini, tanto per cambiare. I Vandali avevano invaso la Raetia, ovvero la moderna Svizzera. Immagino che i più attenti tra di voi si stupiranno di questa cosa: i Vandali? Finora abbiamo sempre parlato di Alemanni, Franchi, Goti e un po' dei Burgundi, da dove diavolo sono saltati fuori questi famosi devastatori del bene pubblico?

I Vandali si portano dietro una certa reputazione che però al 401 non era ancora giustificata: erano vissuti per decenni ai margini della sfera d'influenza di Roma, in quella che oggi è la Polonia. La loro origine era probabilmente scandinava, come quella dei Goti, e come i Goti erano migrati in tempi antichi in Europa centrale, probabilmente assoggettando e assorbendo delle popolazioni locali di lingua baltica. Per decenni erano vissuti in quelle terre, che ci facevano all'improvviso in Svizzera? Cosa stava accadendo oltre confine? Dovremo aspettare il prossimo episodio per saperlo.

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La notizia dell'invasione raggiunse il quartier generale di Stilicone a Milano e questi si comportò come gli dettava il manuale del perfetto stratega del tardo impero: raccolse l'armata d'Italia, attraversò i valichi alpini e si recò in Svizzera per far fronte all'invasione. La minaccia era abbastanza seria dal costringerlo a portare a nord delle alpi l'intero esercito comitatense d'Italia, il più importante dell'Impero d'occidente. Con questa azione aveva lasciato la pianura padana sguarnita, proprio nell'anno in cui Alaric rimuginava sul da farsi dopo la catastrofe che si era abbattuta sul partito dei Goti, e sui Goti stessi, a Costantinopoli: il 401 è infatti l'anno della morte di Gainas e di Fravitta.

Le decisioni di messer Alaric il goto

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Siamo arrivati ad una giunzione fondamentale della nostra storia: l'impero d'occidente è stato infatti finora risparmiato dalle procelle gotiche. C'è da notare infatti che ancora nel 401 Alaric e i suoi Goti sono stati un problema solamente della corte orientale: in occidente i Goti erano venuti solo al seguito di Teodosio, i Goti e le loro guerre avevano coinvolto finora solamente i Balcani. C'è di più, ancora nel 401 l'impero d'occidente non è stato invaso seriamente da un popolo germanico da moltissimi anni: gli ultimi problemi seri c'erano stati ai tempi di Costanzo II in Gallia, per avere serie invasioni dell'Italia dobbiamo tornare ai cupi anni della crisi del terzo secolo, ai tempi di Claudio il Gotico e Aureliano, 150 anni prima, vale a dire il tempo che ci separa dalla morte del conte di Cavour. Ancora all'inizio del quinto secolo credo che nessun osservatore romano avrebbe potuto pensare che di lì a tre quarti di secolo non ci sarebbe stato più nessun impero in occidente, mentre l'oriente dei governi ballerini, l'oriente delle invasioni gotiche, sarebbe sopravvissuto.

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Credo sia ora evidente il processo decisionale di Alaric: la caduta di Gainas era stato un disastro per il re dei Goti, visto che aveva perso l'appoggio politico a Costantinopoli e il nuovo regime, insanguinato dal pogrom che aveva massacrato i Goti di Costantinopoli, non poteva essere un partner negoziale per Alaric. È probabile inoltre che Costantinopoli stessa aveva deciso anche di stracciare il trattato del 397, che garantiva ai Goti di Alaric l'inquadramento nell'esercito orientale, pagamenti in oro e naturo e lo stanziamento in Illirico. Per Alaric rimaneva solo l'occidente e la fortuna aveva voluto che il suo guardiano, il sempre formidabile Stilicone, fosse impegnato al nord delle alpi. Alcuni storici hanno perfino avanzato l'ipotesi che ci fosse un coordinamento tra le due invasioni, ma questa versione non è provata. Come è oramai screditata la tesi che fosse stato il governo orientale a spingere Alaric a invadere l'occidente.

Alla fine Alaric, nel novembre del 401, aveva deciso di gettare i dadi e come il suo illustre predecessore aveva varcato il Rubicone e invaso l'Italia, il Rubicone in questo caso essendo il confine orientale dell'Italia sulle Alpi Giulie. Determinato a non ritornare in Illiria, ma ad ottenere un insediamento per il suo popolo sul suolo italico, portò con sé tutto il suo popolo e le spoglie ottenute dai saccheggi in Oriente. L'esercito di Stilicone era rimasto bloccato sul lato sbagliato delle alpi: non c'era alcun modo di tornare in Italia fino a primavera. Secondo Claudiano, una battaglia tra Romani e Goti ebbe luogo nei pressi di Aquileia, nella quale Alarico riuscì a conseguire un successo contro truppe probabilmente di qualità inferiore al Comitatus. Alaric cercò anche di prendere Aquileia, la principale fortezza a difesa di quel tratto vulnerabile di limes alpino, ma non riuscì ad espugnare la città: sembra che i Goti, nonostante il quarto di secolo trascorso al servizio di Roma non fossero migliorati di molto negli assedi.

Superata Aquileia Alaric dilagò, in quell'autunno del 401, nella pianura padana saccheggiando ogni ricchezza mobile di quella ricca regione dell'Impero, regione che non vedeva una seria invasione da oramai più di un secolo. Occupata la provincia di Venetia et Histria, Alaric diresse il suo esercito in direzione di Milano, capitale dell'Impero Romano d'Occidente, con l'intento di espugnarla o perlomeno costringere l'Imperatore ad accettare la pace alle sue condizioni. Quando la notizia dell'invasione e del pericoloso avvicinarsi dell'esercito goto alla Capitale raggiunse la corte imperiale a Milano, l'Imperatore e i cortigiani, colti dal panico, presero in seria considerazione la possibilità di fuggire in Corsica o Sardegna, o, in alternativa, in Gallia, dove avrebbero potuto fondare una nuova Roma sulle rive della Senna o del Rodano: per fortuna a Milano era tornato di corsa, lasciando le sue truppe in Rezia, il generalissimo dell'occidente, Stilicone.

Non per questo tutte le speranze sono perdute

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Milano nel tardo impero, notare le mura, la cerchia dei navigli (romani) e le fortezze a guardia dei principali accessi alla città

Il nostro generale era di nuovo alle strette, con due terribili crisi militari ai confini e una minaccia pendente contro il cuore dell'Impero e la sua capitale: eppure come ai tempi della guerra Gildonica Stilicone non era un codardo o un rinunciatario. l'Italia – disse – aveva sopportato in passato sventure peggiori di questa, e non bisognava perdere la speranza e abbandonare la madrepatria al suo destino, fuggendo in Gallia, ma combattere fino all'ultimo per difenderla. Stilicone assicurò inoltre che si sarebbe diretto verso nord per ricongiungersi con il suo esercito e raccogliere nuove truppe: in primavera le nevi si sarebbero sciolte e allora avrebbe ricondotto l'esercito in Italia «per vendicare la maestà insultata di Roma». fino ad allora Onorio avrebbe dovuto cavarsela da solo. Stilicone tornò dunque in Rezia, raggiungendola dopo aver attraversato il Lago di Como: era l'inverno del 401-2. Ecco un passo di Claudiano che credo evochi la tensione di quell'inverno: “Ancorché i Goti abbiano colto il tempo opportuno per fare irruzione con l'inganno, mentre la Rezia tiene occupati i nostri uomini e le coorti stanno compiendo un grande sforzo in un'altra guerra, non per questo tutte le nostre speranze sono perdute.». Quell'inverno però le truppe del re dei Goti arrivarono di fronte alle possenti mura della capitale imperiale e cinsero la capitale e l'imperatore di un assedio teso a costringerli al tavolo negoziale.

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Ma Milano tenne e a nord delle Alpi, in Rezia, nel giro di breve tempo Stilicone riuscì a respingere le incursioni dei Barbari, barbari che erano condotti forse dal capo Gotico Radogast. Non dimenticatevi di questo Radogast, è piuttosto importante, e non perchè nel signore degli Anelli finirà per essere uno stregone di dubbia utilità.

Non abbiamo dettagli sulla campagna ma sembra che Stilicone in Raetia utilizzò il suo tipico misto di forza militare e abilità diplomatica nel frantumare la coalizione nemica: il grosso dei nemici furono respinti oltre il Danubio, ma molti di loro furono reclutati nell'esercito romano, a Stilicone servivano per regolare i conti con un certo Re dei Goti. Una volta messa al sicuro la Rezia dalle incursioni nemiche, Stilicone partì con le legioni della Rezia alla difesa dell'Italia, rinforzato anche da alcuni reparti sottratti alla frontiera del Reno, mentre altri reparti venivano ritirati perfino dalla lontana Britannia e Gallia settentrionale: Stilicone gli ordinò di marciare attraverso la Gallia per entrare in Italia dai passi del Piemonte.

Onorio si prende un bello spavento

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Ivory diptych of Consul Anicius Petronius Probus depicting Emperor Honorius, 406, from the Aosta Cathedral, Italy. Detail of the Emperor and of the ba…

Nel frattempo Alaric teneva sempre sotto assedio Milano: quando Alaric fu informato dell'avvicinarsi del Magister Militum Utriusque Militiae, alla testa di un grande esercito rinforzato da truppe Galliche e dal reclutamento di mercenari Vandali e Alani, inviò i suoi a presidiare i ponti sull'Adda per impedire ai Romani di passare. Stilicone si fece beffe del Goto e riuscì ad impadronirsi dei ponti e attraversare il fiume, raggiungendo Milano. Alaric non era rimasto però ad attendere la sua nemesi e aveva raccolto i suoi guerrieri, le famiglie e i suoi beni nel consueto corteo di carri e si era diretto verso occidente, verso il moderno Piemonte. L'Imperatore Onorio, talmente terrorizzato dall'invasione barbarica da aver preso in considerazione la possibilità di fuggire nelle Gallie, fu così salvato dall'intervento tempestivo di Stilicone, in un momento di indubbio giubilo che però espose a tutti un fatto innegabile: la capitale imperiale era diventata oramai vulnerabile.

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Alaric in Italia! (401-405) - Ep. 23 (1) Alaric in Italien! (401-405) - Ep. 23 (1) Alaric in Italy! (401-405) - Ep. 23 (1) Alaric en Italie ! (401-405) - Ep. 23 (1) イタリアのアラリック(401-405) - 第23話 (1) Alarico em Itália! (401-405) - Ep. 23 (1)

Nello scorso episodio abbiamo osservato il complesso, mortale gioco multidimensionale di scacchi a cui giocarono gli uomini potenti delle corti di Milano e Costantinopoli. |||||||||multidimensional|||||||||||||| Alla stabilità dell'occidente sotto la capace guida di Stilicone si è contrapposto il caos della corte orientale che – nella serafica indifferenza del suo imperatore – ha visto un andirivieni di personaggi alla sua guida. |||||||||||||||||||seraphic|indifference|||||||back and forth||||| Alla fine il balletto è arrivato ad una tragica giunzione: i grandi capi gotici sono stati uccisi, i loro uomini massacrati e chi si è salvato si è rifugiato presso Alaric in Macedonia. L'accordo di Costantinopoli con quest'ultimo è diventato chiaramente carta straccia e Alaric ha deciso di tentare la sua fortuna con la corte occidentale invadendo l'Italia: quale sarà il destino dell''Italia, riuscirà Stilicone a fermare Alaric ed evitare il disastro della guerra gotica su territorio italiano? |||||||||||||||||||||||||||||Italy||||||||||||||| Scopriamolo assieme.

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Il corpo e il teschio di Ambrogio, Basilica di Sant'Ambrogio (Milano)

**La morte di un vescovo**

Prima di iniziare un paio di dettagli importanti da riportare sugli anni passati. Nel 398 Stilicone era riuscito a far sposare ad Onorio sua figlia Maria, unendo ancora una volta la sua famiglia a quella di Teodosio: Il Magister Militum Utriusque Militiae era ora nipote di Teodosio tramite sua moglie Serena e suocero di suo figlio Onorio. Oramai la famiglia del generalissimo era saldamente installata nel cuore del governo imperiale. Serena – la moglie di Stilicone – nel ruolo informale di Augusta, la figlia di Stilicone era sposa del legittimo imperatore Onorio e con il tempo e la fortuna avrebbe prodotto un nipote a Stilicone, un legittimo imperatore di Roma: e probabilmente sarebbe andata così se Onorio non fosse stato incapace anche in questo campo oltre che tutti gli altri. Ma anche senza un nipote da Onorio Stilicone aveva un erede predesignato: suo figlio Eucherio che aveva allevato come un vero principe romano e che era quasi certamente da sempre il piano B o perfino il piano A di Stilicone per la successione all'inutile Onorio.

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L'altro evento importante avvenne l'anno prima, nel 397: quell'anno era morto Ambrogio, il grande vescovo di Milano. Con lui la chiesa di Milano era giunta a dominare l'occidente religiosamente come Stilicone lo faceva militarmente. Spero di aver chiarito che Ambrogio è fondamentale nella storia occidentale, creando il paradigma di relazione tra chiesa e impero che si svilupperà nei prossimi decenni. Solo per questo, senza citare i suoi scritti e la sua influenza spirituale, merita di essere considerato uno delle più grandi figure della Chiesa e della storia mondiale. A Milano, nell'andirivieni degli imperatori, era stato lui a dare la continuità al governo della capitale dell'impero. Certo, era un uomo potente e controverso e spero di aver restituito l'intera dimensione a 360 gradi del grande vescovo e dottore della chiesa. Tanto grande che a Milano è ancora celebrato, ogni anno, il 7 dicembre, in particolare con la prima della Scala: e oramai sapete che mi piace l'opera.

**La minaccia fantasma**

Ma torniamo all'azione: Il 401 iniziò per Stilicone con una crisi militare ai confini, tanto per cambiare. I Vandali avevano invaso la Raetia, ovvero la moderna Svizzera. Immagino che i più attenti tra di voi si stupiranno di questa cosa: i Vandali? Finora abbiamo sempre parlato di Alemanni, Franchi, Goti e un po' dei Burgundi, da dove diavolo sono saltati fuori questi famosi devastatori del bene pubblico?

I Vandali si portano dietro una certa reputazione che però al 401 non era ancora giustificata: erano vissuti per decenni ai margini della sfera d'influenza di Roma, in quella che oggi è la Polonia. La loro origine era probabilmente scandinava, come quella dei Goti, e come i Goti erano migrati in tempi antichi in Europa centrale, probabilmente assoggettando e assorbendo delle popolazioni locali di lingua baltica. Per decenni erano vissuti in quelle terre, che ci facevano all'improvviso in Svizzera? Cosa stava accadendo oltre confine? Dovremo aspettare il prossimo episodio per saperlo.

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**Le decisioni di messer Alaric** **il goto**

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Siamo arrivati ad una giunzione fondamentale della nostra storia: l'impero d'occidente è stato infatti finora risparmiato dalle procelle gotiche. C'è da notare infatti che ancora nel 401 Alaric e i suoi Goti sono stati un problema solamente della corte orientale: in occidente i Goti erano venuti solo al seguito di Teodosio, i Goti e le loro guerre avevano coinvolto finora solamente i Balcani. C'è di più, ancora nel 401 l'impero d'occidente non è stato invaso seriamente da un popolo germanico da moltissimi anni: gli ultimi problemi seri c'erano stati ai tempi di Costanzo II in Gallia, per avere serie invasioni dell'Italia dobbiamo tornare ai cupi anni della crisi del terzo secolo, ai tempi di Claudio il Gotico e Aureliano, 150 anni prima, vale a dire il tempo che ci separa dalla morte del conte di Cavour. Ancora all'inizio del quinto secolo credo che nessun osservatore romano avrebbe potuto pensare che di lì a tre quarti di secolo non ci sarebbe stato più nessun impero in occidente, mentre l'oriente dei governi ballerini, l'oriente delle invasioni gotiche, sarebbe sopravvissuto.

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Credo sia ora evidente il processo decisionale di Alaric: la caduta di Gainas era stato un disastro per il re dei Goti, visto che aveva perso l'appoggio politico a Costantinopoli e il nuovo regime, insanguinato dal pogrom che aveva massacrato i Goti di Costantinopoli, non poteva essere un partner negoziale per Alaric. È probabile inoltre che Costantinopoli stessa aveva deciso anche di stracciare il trattato del 397, che garantiva ai Goti di Alaric l'inquadramento nell'esercito orientale, pagamenti in oro e naturo e lo stanziamento in Illirico. Per Alaric rimaneva solo l'occidente e la fortuna aveva voluto che il suo guardiano, il sempre formidabile Stilicone, fosse impegnato al nord delle alpi. Alcuni storici hanno perfino avanzato l'ipotesi che ci fosse un coordinamento tra le due invasioni, ma questa versione non è provata. Come è oramai screditata la tesi che fosse stato il governo orientale a spingere Alaric a invadere l'occidente.

Alla fine Alaric, nel novembre del 401, aveva deciso di gettare i dadi e come il suo illustre predecessore aveva varcato il Rubicone e invaso l'Italia, il Rubicone in questo caso essendo il confine orientale dell'Italia sulle Alpi Giulie. Determinato a non ritornare in Illiria, ma ad ottenere un insediamento per il suo popolo sul suolo italico, portò con sé tutto il suo popolo e le spoglie ottenute dai saccheggi in Oriente. L'esercito di Stilicone era rimasto bloccato sul lato sbagliato delle alpi: non c'era alcun modo di tornare in Italia fino a primavera. Secondo Claudiano, una battaglia tra Romani e Goti ebbe luogo nei pressi di Aquileia, nella quale Alarico riuscì a conseguire un successo contro truppe probabilmente di qualità inferiore al Comitatus. Alaric cercò anche di prendere Aquileia, la principale fortezza a difesa di quel tratto vulnerabile di limes alpino, ma non riuscì ad espugnare la città: sembra che i Goti, nonostante il quarto di secolo trascorso al servizio di Roma non fossero migliorati di molto negli assedi.

Superata Aquileia Alaric dilagò, in quell'autunno del 401, nella pianura padana saccheggiando ogni ricchezza mobile di quella ricca regione dell'Impero, regione che non vedeva una seria invasione da oramai più di un secolo. Occupata la provincia di Venetia et Histria, Alaric diresse il suo esercito in direzione di Milano, capitale dell'Impero Romano d'Occidente, con l'intento di espugnarla o perlomeno costringere l'Imperatore ad accettare la pace alle sue condizioni. Quando la notizia dell'invasione e del pericoloso avvicinarsi dell'esercito goto alla Capitale raggiunse la corte imperiale a Milano, l'Imperatore e i cortigiani, colti dal panico, presero in seria considerazione la possibilità di fuggire in Corsica o Sardegna, o, in alternativa, in Gallia, dove avrebbero potuto fondare una nuova Roma sulle rive della Senna o del Rodano: per fortuna a Milano era tornato di corsa, lasciando le sue truppe in Rezia, il generalissimo dell'occidente, Stilicone.

**Non per questo tutte le speranze sono perdute**

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Milano nel tardo impero, notare le mura, la cerchia dei navigli (romani) e le fortezze a guardia dei principali accessi alla città

Il nostro generale era di nuovo alle strette, con due terribili crisi militari ai confini e una minaccia pendente contro il cuore dell'Impero e la sua capitale: eppure come ai tempi della guerra Gildonica Stilicone non era un codardo o un rinunciatario. l'Italia – disse – aveva sopportato in passato sventure peggiori di questa, e non bisognava perdere la speranza e abbandonare la madrepatria al suo destino, fuggendo in Gallia, ma combattere fino all'ultimo per difenderla. Stilicone assicurò inoltre che si sarebbe diretto verso nord per ricongiungersi con il suo esercito e raccogliere nuove truppe: in primavera le nevi si sarebbero sciolte e allora avrebbe ricondotto l'esercito in Italia «per vendicare la maestà insultata di Roma». fino ad allora Onorio avrebbe dovuto cavarsela da solo. Stilicone tornò dunque in Rezia, raggiungendola dopo aver attraversato il Lago di Como: era l'inverno del 401-2. Ecco un passo di Claudiano che credo evochi la tensione di quell'inverno: “Ancorché i Goti abbiano colto il tempo opportuno per fare irruzione con l'inganno, mentre la Rezia tiene occupati i nostri uomini e le coorti stanno compiendo un grande sforzo in un'altra guerra, non per questo tutte le nostre speranze sono perdute.». Quell'inverno però le truppe del re dei Goti arrivarono di fronte alle possenti mura della capitale imperiale e cinsero la capitale e l'imperatore di un assedio teso a costringerli al tavolo negoziale.

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Non abbiamo dettagli sulla campagna ma sembra che Stilicone in Raetia utilizzò il suo tipico misto di forza militare e abilità diplomatica nel frantumare la coalizione nemica: il grosso dei nemici furono respinti oltre il Danubio, ma molti di loro furono reclutati nell'esercito romano, a Stilicone servivano per regolare i conti con un certo Re dei Goti. Una volta messa al sicuro la Rezia dalle incursioni nemiche, Stilicone partì con le legioni della Rezia alla difesa dell'Italia, rinforzato anche da alcuni reparti sottratti alla frontiera del Reno, mentre altri reparti venivano ritirati perfino dalla lontana Britannia e Gallia settentrionale: Stilicone gli ordinò di marciare attraverso la Gallia per entrare in Italia dai passi del Piemonte.

**Onorio si prende un bello spavento**

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Nel frattempo Alaric teneva sempre sotto assedio Milano: quando Alaric fu informato dell'avvicinarsi del Magister Militum Utriusque Militiae, alla testa di un grande esercito rinforzato da truppe Galliche e dal reclutamento di mercenari Vandali e Alani, inviò i suoi a presidiare i ponti sull'Adda per impedire ai Romani di passare. Stilicone si fece beffe del Goto e riuscì ad impadronirsi dei ponti e attraversare il fiume, raggiungendo Milano. Alaric non era rimasto però ad attendere la sua nemesi e aveva raccolto i suoi guerrieri, le famiglie e i suoi beni nel consueto corteo di carri e si era diretto verso occidente, verso il moderno Piemonte. L'Imperatore Onorio, talmente terrorizzato dall'invasione barbarica da aver preso in considerazione la possibilità di fuggire nelle Gallie, fu così salvato dall'intervento tempestivo di Stilicone, in un momento di indubbio giubilo che però espose a tutti un fatto innegabile: la capitale imperiale era diventata oramai vulnerabile.