#3 | Falcone, Borsellino e le stragi di Mafia
c'è un frigorifero bianco sul
tratto dell'autostrada A29 che
collega Palermo a Mazzara del
Vallo. È stato nascosto dietro
al guardrail nel punto in cui la
famiglia di Giovanni Brusca
ha fatto un rinascimento a
Palermo. E' stato nascosto
in un vincolo per Capaci, nel
comune di Isola delle Femmine.
Non è lì per caso. Sotto
l'autostrada, all'altezza di
quel frigorifero, passa un
tunnel di scolo per l'acqua.
Lì, qualcuno ha piazzato 13
fusti con 400 chilogrammi di
tritolo, nitrato di ammonio e
RDX. Non troppo lontano,
sulle colline lì vicino,
Giovanni Brusca, Giovanni Battaglia
e Antonino Gioè fumano
appostati dietro un piccolo
muro in cemento.
Da lì, aspettano l'arrivo
delle tre Fiat Croma che
accompagnano il giudice
Giovanni Falcone e sua moglie.
Alle 17.58
del 23 maggio 1992
i uomini di Totorina,
che nell'attesa hanno finito
quattro pacchetti di sigarette,
avvistano le auto.
Ma Giovanni Brusca,
l'uomo che ha in mano
il detonatore, aspetta
a schiacciare il pulsante.
È convinto
che le auto stiano andando più piano del
previsto.
Poi, passato
il tempo che deve passare,
preme quel pulsante.
La prima Croma bianca in testa
viene investita dall'esplosione,
sbalzata di 60 metri,
uccidendo sul colpo gli agenti
Antonio Montinaro, Vito Schifani
e Rocco Di Cillo.
La seconda auto,
una Croma marrone su cui viaggiano
Giovanni Falcone
e la moglie Francesca Morvillo,
si scontra contro
il muro di asfalto che nella
deflagrazione è stato sradicato da terra.
Gli agenti che guidano
la terza auto, invece si
salvano.
E tra i sopravvissuti c'è anche Giuseppe Costanza,
l'autista
di Falcone,
che invece di essere la guida dell'auto del
giudice, è seduto dietro.
Io sono Lorenzo Maravalle.
Io sono Lorenzo Pregliasco.
E questo è Qui si fa l'Italia.
I momenti che hanno fatto la storia del nostro
paese, raccontati a chi come noi
non li ha vissuti.
Buonasera.
Buonasera a tutti.
Siamo all'ultimo appuntamento di questa
mini rassegna di tre incontri
Qui si fa l'Italia live.
Per poterlo raccontare
di
queste stragi, di questa ferita
profonda in Italia
a 30 anni. Festeggiamo
i 30 anni, se possiamo dire.
Festeggiamo. Commemoriamo.
Commemoriamo i 30 anni tra pochi giorni.
Con noi stasera, con me Lorenzo,
c'è Martina. Martina Santi.
Ciao a tutti.
Ha curato, ha scritto
lo script di questa puntata
del podcast.
E poi
il resto del podcast si è occupata
della cura dei contributi esterni.
Quindi se avete ascoltato
il podcast, tutto quello che
arriva da fuori, tutte le citazioni
e tutto quello che
tutto quello che appunto
arriva da fuori, scusatemi.
Arriva dalla testa e dalle mani
di Martina.
Non è con noi questa sera per un contrattempo
lavorativo.
Simonetta Ciandivasi, che avete conosciuto,
alcuni di voi hanno conosciuto
o rincontrato nella prima tappa
di cui si fa l'Italia live.
Ma ce la caveremo
in qualche modo anche noi tre.
E volevo cominciare
facendo un passo indietro. Spesso
vi abbiamo proposto questo esercizio
anche nel podcast
e nelle serate qui al Circo dei Lettori.
Cioè partiamo da un momento
e poi riavvolgiamo il nastro.
E riavvolgiamo il nastro di tanti anni.
Di tanti anni, di circa
di quasi cento anni,
in un certo senso. Perché arriviamo
alla fine dell'Ottocento.
Dopo l'unità d'Italia.
E coinvolgo subito Martina
perché insomma
ci sono delle storie interessanti
legate a che cos'era,
a com'era percepita la mafia
quando è nata, in un certo senso.
Quindi negli ultimi decenni
dell'Ottocento
era una mafia legata
molto all'agricoltura, no?
La mafia feudale veniva definita.
Sì, esatto.
Quello che cerchiamo di fare emergere
nel podcast è che
era una mafia veramente molto diversa
da quella che magari conosciamo
più comunemente,
la mafia degli anni 90.
E provate ad immaginare
la Sicilia post-unità d'Italia.
Era una terra veramente
povera, arretrata,
con pochissime eccezioni, tipo Palermo.
Però per lo più una terra
dove la gente era analfabeta.
E soprattutto
una terra che non si riconosceva
in quell'Italia che stava nascendo,
non sentiva di appartenere
a questa nuova realtà.
E di conseguenza neanche sentiva
di dover riconoscere quella autorità
che si stava formando e che
diceva
io adesso amministro questo territorio.
Quindi che cosa succede?
Succede che di fatto
gli uomini
di potere
in Sicilia
cominciano ad
amministrarsi da soli,
ad avere sempre più controllo
sulle proprie zone.
E come diceva Lorenzo,
all'inizio abbiamo un tipo di controllo
legato
ai commerci
di quell'epoca.
Ad esempio la mafia di fine
1800, una mafia che ha un controllo
sui terreni,
sui proprietari terrieri.
La mafia comincia a imporre i propri uomini
ai proprietari terrieri
e in questo modo
si sta avendo il controllo sui territori
è una mafia che ha il controllo sul commercio
degli agrumi che in quegli anni è il più
redditizio di tutta l'Europa.
Quindi
è sicuramente ancora
molto
in una fase nascente
ma che comunque comincia a mettere
le sue radici.
In tutto ciò
però c'è già qualcuno che
riconosce il potenziale
criminale di questo fenomeno.
Un po' come in un podcast, lo citiamo,
Ermanno Sangiorgi, che è
un personaggio veramente incredibile
perché già nel 1800
lui capisce la portata
di questo fenomeno.
Cioè lui studia le bande armate
siciliane e capisce che non ha di fronte
delle bande disorganizzate
dei fenomeni singoli
ma capisce che ha di fronte
un vero e proprio fenomeno
strutturato e organizzato
e quindi cerca di portare avanti
il primo
processo alla mafia, quello che
possiamo considerare il primo tentativo
di processare la mafia in quanto tale.
Poi come sappiamo non ci
riuscirà, nel senso che lui
porta alla sbarra oltre 200 uomini
ma poi ne vengono condannati una trentina
quindi numeri da
ridere. Però la potenza
di questo processo è che siamo
appunto già ad un primo
tentativo di riconoscerlo
questo fenomeno. Qual è il grosso problema
che incontra Ermanno San Giorgi?
Una è
l'omertà
il profondo senso di omertà che
praticamente gli impedisce
di trovare qualcuno che vada a
testimoniare. Il secondo grosso
problema è che all'epoca la mafia
come anticipava Lorenzo
semplicemente per la maggior parte
delle persone non esisteva
e quindi chi prendeva seriamente la mafia
veniva deriso
paradossalmente. Quando invece noi
oggi abbiamo una concezione completamente diversa
chi era il mafioso nel 1800?
Era banalmente
il classico siciliano
all'epoca si credeva
che con il termine mafioso
si indicasse proprio
il tipico uomo siciliano
caratterizzato da questo atteggiamento molto
fiero, molto orgoglioso
con un profondo senso di
di fierezza
di orgoglio, di onore
e quindi si limitava
la mafia a questo
per questo chi appunto
la prendeva più seriamente finiva quasi per essere
deriso e
il fenomeno nella sua
totalità veniva molto limitato
e circoscritto.
Possiamo dire
Martino una cosa credo importante che
conferma quello che ci tu. Questa tra l'altro è una vignetta
del 1901 che
illustra proprio quel primissimo tentativo
embrionale direi
di processo alla mafia
quindi una vignetta d'epoca
e però come spesso accade
ciò che non ha un nome non esiste
se vogliamo. Tu dicevi poco fa
mafioso per molti anni
non aveva un'accezione
criminale cioè non aveva
il portato che noi oggi
associamo alla parola mafioso
documentandoci
per il podcast e per questa serata abbiamo
ricercato anche un po'
la simbologia e si vede
molto bene come
negli ultimi decenni dell'ottocento
mafia e mafioso
indicassero una persona di spicco
indicassero un atteggiamento
non indicavano un concetto criminale
guardate che questo è un tratto
decisivo
e poi molti decenni dopo
ciò di cui abbiamo appena parlato
qui siamo tra fine ottocento e primissimi
anni del novecento
accade un'altra cosa che c'è un personaggio
molto lontano
geograficamente dalla Sicilia
che
dà un nome a quello di cui
parliamo. Sì esatto
dobbiamo attendere il
millenovecentosessantadue e
dobbiamo andare negli Stati Uniti
prima che Giovalachi
un boss italo-americano
condannato che però decide
di collaborare con l'FBI per
evitare la sedia elettrica
e sarà lui proprio a
dare un nome alla mafia
e a dire questo
quello che ascoltiamo tra un attimo
sì quello che tra poco ascolteremo ovvero che la mafia
ha un nome e una forma e questo nome
è cosa nostra
lo sentiamo perché qui c'è la deposizione originale
di questo boss
che risponde in inglese
ma si capisce bene quel che dice
cosa nostra
con questo accento molto americano
our thing, our family
esatto sì e questo è
diciamo il momento in cui si comincia veramente
a dare un nome a questa organizzazione criminale
quello che stupisce
è che dal processo San Giorgi
fino a questo momento qua
di fatto la mafia ha potuto
perdurare, vivere
e anche svilupparsi
e quindi
è un momento molto importante
svilupparsi
e passare da mafia del feudo
a mafia imprenditrice
multinazionale che non è più
interessata agli agrumi
ma adesso ha cambiato
il suo interesse, ora guarda al cemento
al traffico di eroina
e tutto questo
pressoché senza ostacoli
certo e sono decine di anni
quelle che passano ovviamente tra i primi
tentativi del questore
San Giorgi che poi
è stato questore per molto poco tempo
un paio d'anni sostanzialmente
tra il tentativo di
riconoscere prima ancora che
perseguire la mafia come fenomeno
criminale e
il momento in cui la mafia entra nel discorso pubblico
cioè noi oggi siamo
convinti che ci sia sempre stata la percezione
della mafia, invece
fino a tempi relativamente
recenti non c'era la percezione della mafia
come elemento del dibattito pubblico
Lorenzo
nonché Lollo
se vogliamo distinguerci
perchè abbiamo la
rispettura di portare lo stesso nome
allora abbiamo detto
Balachi siamo al 1962
no, quelli sono gli anni
60-70
in cui cosa accade?
accade che la mafia si trasforma
e nel frattempo l'Italia non è che
fosse proprio
non avesse niente a cui pensare
il punto di quegli anni è che sì è vero la mafia diventa
imprenditrice, diventa
mafia del
cemento, lo dirà anche
un importante magistrato Rocco Chinnici
qualche anno dopo
ma il punto è che diventa
quella mafia anche grazie alla
connivenza con la politica
locale, con la politica
siciliana
perchè come dicevi giustamente tu
in Italia, tra
la fine degli anni 60 e
l'inizio degli anni 80
l'attenzione pubblica perchè
guardate qui il punto è una cosa che
ha detto giustamente prima Martina
il primo processo alla mafia
quindi
l'attenzione, il fuoco
dell'opinione pubblica era tutto
da un'altra parte, era al terrorismo
era alle stragi, agli anni di
Piombo iniziati con Piazza Fontana e
finiti nell'80 con
la stazione di Bologna
quindi c'era
tutta una
un'attenzione pubblica e un racconto
sui media, sui giornali, sulle prime
pagine dei giornali che vedremo tra poco
molto diverso
rispetto a quello che siamo abituati e Falcone
Borsellino si inseriscono proprio
in questo la loro importanza, al momento
che segna un prima o un dopo
e nella nostra percezione anche
che abbiamo oggi ancora del fenomeno
mafioso. Noi qui vediamo
un momento
cruciale, l'inizio diciamo così
dell'uscita pubblica potremmo
dire della mafia
dalla Sicilia un po'
sui media di tutta
Italia, perché abbiamo i
Riina, Provenzano e Bagarella
la fazione corleonese
di Cosa Nostra
che cerca
di fare le scarpe
a Tano Badalamenti
il boss
che ordinò
l'uccisione di Pepino
Impastato il 9 di maggio
del 1978
data tristemente
nota anche per
l'omicidio Moro
quindi curiosamente
nello stesso giorno abbiamo
di nuovo questo fatto, il terrorismo
italiano Aldo Moro ma poi in Sicilia
stava succedendo dell'altro
e c'era Pepino Impastato che
proveniva da una famiglia mafiosa
e che con la sua radio
privata, Radio Out
denunciava la mafia
di Cinisi del suo
paese. E qui
chiederei a Martina, qui vediamo
sostanzialmente alcuni volti
dei protagonisti
della mafia
ma soprattutto il protagonista della guerra di mafia
che si consuma diciamo
tra gli anni 70 e l'inizio
degli anni 80
è la cosiddetta presa di potere da parte
dei corleonesi, Corleone
lo sappiamo è una località vicino
a Palermo, come si realizza
questa presa di potere
nel podcast c'è un
estratto di una
intervista a Giuseppe Ayala
altro noto
giudice antimafia che dice
insomma a un certo punto i corleonesi
si stufano
sostanzialmente dell'equilibrio di poteri
e entrano in gioco i Kalashnikov
usa questa espressione
che cos'è la guerra di mafia e che cos'è
l'ascesa dei corleonesi Martina in qualche parola?
Ma la
la guerra di mafia
è il momento che segna
veramente un nuovo capitolo per Cosa Nostra
perché abbiamo questa
nuova fazione
corleonese guidata da
Luciano Liggio
che a tutti gli effetti dichiara
guerra contro l'altra grande fazione
di Cosa Nostra guidata da Badalamenti
che però era formata da
persone di spicco
tutti
uomini d'onore che si erano arricchiti
col sacco di Palermo
paradossalmente i corleonesi arrivavano da un paesino
arretratissimo, possiamo immaginare
la Corleone di quegli anni come
un paese in cui i bambini camminano
scalzi, gli animali sono liberi, c'è il fango
ovunque, veramente proprio il
simbolo della retratezza siciliana
Diciamo cos'è il sacco di Palermo
visto che l'hai citato, l'abbiamo più o meno citato già prima
Sì, fa riferimento ad
un periodo tra gli anni 50 e 60
in cui a Palermo
Palermo è vittima degli abusi
edilizzi per cui vengono
costruiti centinaia
di palazzi abusivi grazie
proprio a questa convivenza
fra
politici
locali, pensiamo ad esempio
a persone come Vito Ciancimino
o Salvo Lima
che hanno permesso appunto
la costruzione di questi
enormi abusi edilizzi
e
e quindi questa
fazione corionese che cosa fa?
Decide di
dichiarare guerra a quest'altra fazione
in che modo? Sostanzialmente
uccidendo ogni possibile rivale
e gli anni 80 sono veramente anni
in cui a Palermo ogni
giorno c'è almeno una sparatoria
un'esplosione
sono anni in cui diventa un campo di battaglia
questa città
e lentamente riescono a far fuori
i principali esponenti
dell'altra fazione come
Bontate, Inzerillo, Badalamenti
poi verrà appunto processato
e finalmente
accusato
dell'omicidio impastato
quindi
alla fine
impastato dopo molti anni
24 anni
quindi di fatto
riescono a prendere
il controllo di Cosa Nostra però
nel prendere il controllo
di Cosa Nostra loro attuano
una politica completamente diversa
dai mafiosi
diciamo di vecchio stampo
di vecchia scuola
e attuano la cosiddetta
fase stragista
che infatti rappresenta un po'
la fase
della mafia a cui tutti noi per
prossimità
per lo scalpore
che ovviamente ha generato
rappresenta la fase della mafia
a cui tutti noi associamo quasi
istantaneamente e istintivamente
il concetto di Cosa Nostra
però è stata solo una fase in realtà
della lunga storia della mafia
l'abbiamo raccontato prima come all'inizio
fosse un fenomeno feudale
legato all'agricoltura poi
fosse diventato un fenomeno molto legato
alla speculazione di ilizia e al narcotraffico
nel corso
degli anni 80 la mafia assume
i contorni della mafia stragista
della mafia che mette le bombe
e che bersaglia
chi?
Personalità politiche e personalità
delle forze dell'ordine
degli apparati dello Stato
della magistratura come vedremo tra un attimo
e quindi si apre
questo decennio abbondante
di sangue che
colpisce molte vittime
che colpisce molti
rappresentanti di una politica
che in un certo senso
testimonia di non volersi piegare
alla mafia, questo è anche un concetto
molto interessante
che ci ha trasmesso
Enrico Mentana che è l'ospite
di questa puntata del podcast
quando lui dice insomma
gli anni 80 rappresentano il momento in cui la mafia
inizia a colpire la politica che non si
sottomette alla mafia, prima vi dicevamo
delle connivenze
tra alcuni esponenti
alcuni, diciamo più di un esponente politico
e la mafia, negli anni 80
accadono un po' di cose, accade
per esempio
nel 1980
l'assassinio di Piersanti Mattarella
che era il presidente della regione siciliana
e che era
stavo per dire un congiunto
per qualcuno di voi ricorderà
quel passaggio
ne stiamo uscendo da questi due anni di congiunto
no ma era
il fratello evidentemente
dell'attuale capo dello Stato
tra l'altro c'è anche una somiglianza
abbastanza evidente
vero?
Nel volto tra Piersanti
e Sergio Mattarella
che qui è immortalato in uno scatto
famosissimo, c'è
il presidente Mattarella
la Repubblica Mattarella
preso di sbieco
con il corpo
di fatto del fratello
tra le braccia
questa è una foto che recentemente
è stata ricordata
guarda quanto
è lo scatto di Letizia
Battaglia che è mancata poche settimane fa
ed è la più grande fotografa
di mafia e della guerra alla mafia
ci sarà anche
un'altra foto più tardi
molto emozionante
di Falcone Borsellino, giovani
Letizia Battaglia
in questo scatto ha raccontato di come lei
dovesse
farsi avanti nella folla di giornalisti
proprio perché donna a gomitate
per poter riuscire ad arrivare a scattare
e questa foto qui
è incredibile
per l'angolo in cui è riuscita a prenderla
e per la storia che poi inconsapevolmente
ha raccontato
sì peraltro in questa foto
il presidente Mattarella ha 38 anni
che insomma
colpisce no? Pensare
quanto tempo si è passato
e quanto dopo tutto lo riconosciamo
così facilmente
peraltro è un episodio che lo stesso presidente Mattarella
ha raccontato molto poco
mi pare abbia raccontato solo in un'intervista
alla CNN
di alcuni anni fa e ve la trovate
su Youtube se la cercate
mi pare a Cristiana Manpur che è la
più nota giornalista
cronista internazionale della CNN
e qui abbiamo insomma
il modo in cui i giornali
dell'epoca danno conto
di quello che accade
come vedete tra l'altro è il titolo di apertura
ma non è un titolo
diciamo con enorme risalto
no? Ucciso sotto casa
Mattarella DC presidente della regione Sicilia
e quindi insomma questo è un po'
l'inizio se vogliamo uno dei primi
movimenti in cui la mafia uccide
colpisce diciamo così
a suo modo
il potere politico
c'è un altro personaggio molto
rilevante un'altra vittima molto
rilevante della mafia siamo nel 1982
quindi poco tempo
dopo
parliamo di Piola Torre
che era deputato
del partito comunista era
membro della commissione
antimafia era il promotore
della legge tuttora in vigore
forse con qualche modifica che disciplina
il sequestro dei beni
alla mafia che si chiama tuttora
in suo onore
questa diciamo è la scena
la triste scena del
dell'ecidio
della strage
peraltro nel podcast
riportiamo la reazione
di Enrico Berlinguer che in quel momento
era segretario del partito comunista
e che disse abbiamo perduto
uno dei nostri uomini migliori
insomma dice di aver perso
un fratello sostanzialmente
in Piola Torre
e lo vediamo anche qua
tra l'altro notate
il peso delle notizie no?
Siamo
nella crisi delle Falkland
siamo nella crisi delle Falkland quindi
molta attenzione su quello
e diciamo taglio destro
con la notizia del deputato
P.C. La Torre ucciso
in un agguato a pallone. Taglio molto
cronachistico no?
E poi cosa accade? Accade
siamo sempre nel 1982
e chi di voi era presente
alla scorsa puntata quella su Pertini
lo ricorderà
perché cosa succede? Succede che
il 3 settembre quindi neanche
due mesi dopo
l'Italia Germania Ovest
al Bernabeu quella con Pertini
la finale in cui vinciamo i mondiali
neanche due mesi dopo
un altro protagonista
direi della storia
italiana di quel momento
perde la vita per mano mafiosa
e parliamo tra l'altro di un piemontese
che è Carlo Alberto
dalla Chiesa. Ti vorrei correggere. Saluzzo
nativo di Saluzzo
nativo di Saluzzo
come
appunto lollo è questo il riferimento
Carlo Alberto dalla Chiesa figura
che diciamo negli anni precedenti
era stato forse il principale
responsabile
dal punto di vista dell'ordine pubblico
della lotta al terrorismo
politico soprattutto al terrorismo
di matrice diciamo
comunista di matrice rossa
e
Carlo Alberto dalla Chiesa
si trova a Palermo in quel momento come
prefetto di Palermo nominato da poco
ci sono molte
testimonianze su quanto lui
percepisse di non avere
gli strumenti per fare davvero
la lotta alla mafia
come sarebbe stato opportuno
ma è il prefetto
di Palermo in quel momento
era generale dei carabinieri
e una sera
mentre sta andando a cena con la moglie
a Mondello
in un ristorante di Mondello mentre sta andando
in auto
si affiancano alla loro auto
un'altra auto
e una moto
e vengono uccisi entrambi
e dopo di che viene ucciso anche
l'unico agente della scorta
presente e c'è questa foto piuttosto
cruda ma molto nota
della
scena del delitto
per cui insomma se siete impressionabili
vi impressionerà
sicuramente ma questo è quello che
è accaduto
a settembre del 1982
in una via di Palermo
e qui vediamo anche
rispetto a quello che dicevamo prima
come inizia a cambiare
lo vediamo anche dai pesi
sui titoli dei giornali
la percezione di questo fenomeno
dalla chiesa era una figura molto nota
di grande profilo
di grande spessore
e poi arriviamo
a un momento che segna un po' un passaggio
no Lollo? Perché
è il momento nel quale
in un certo senso si pongono
le basi per
quello che porterà al
maxiprocesso
alle stragi del 92 e in un
certo senso alla fine di quella mafia
di quella stagione della mafia
viene infatti assassinato
un magistrato
viene assassinato il magistrato che
ebbe l'intuizione di
creare il pool antimafia
e quindi di combattere
la mafia, di fare un processo
alla mafia
e non un processo di mafia
e la differenza è sostanziale
ed importante
perché Rocco Chinnici
ebbe l'intuizione
di non combattere
la mafia con singoli
indagini separatamente
sparpagliatamente ma
di cominciare a
combattere la mafia come un fenomeno unico
come un fenomeno tutto collegato
e quindi da lì l'intuizione
di creare il pool antimafia
cioè
una squadra, un team di magistrati
che lavorano in gruppo
per istituire
un processo unico
alla mafia siciliana
a cosa nostra
ma sfortunatamente è
a causa di questo proprio perché
questa intuizione, questa idea
cominciava a farsi strada
e cosa nostra sapeva quanto fosse pericoloso
uscire alla luce del sole
in questa maniera
venne fatto saltare in aria
sotto casa. Viene assassinato nel 1983
qui vediamo
la strada di casa sua
dopo l'attentato
peraltro muore lui
muoiono, se non riconosco male
due o tre
agenti di polizia e carabinieri
e muore anche nella fatalità
tragica il portiere
del suo stabile che
si era avvicinato a lui per salutarlo
come faceva tutte le mattine
e rimane vittima dello
scoppio di un'autobomba
che era stata piazzata
davanti a casa sua. Ecco
Lorenzo scusami ma
faccio solo notare come è cambiato anche
il modo di
assassinare gli avversari politici
e i magistrati, no? Abbiamo visto
prima
delle morti in strada
degli agguati di guerriglia
qui invece
è per lasciare un segno importante
Si diciamo si passa proprio alla mafia
delle stragi e delle bombe
che è un po' quella da cui abbiamo
cominciato raccontando Capaci
maggio 1992
e insomma
non è un caso che abbiamo scelto di chiudere
con questa puntata perché siamo nel
maggio del 2022
e si commemorano appunto
i 30 anni da quel
attacco
non solo a Giovanni Falcone
ma anche alla nostra Repubblica in un certo senso
Insomma
l'assassinio di
Rocco Chinnici, strage della mafia
a Palermo per uccidere un giudice scomodo
mentre vedete
i tracce
dell'instabilità politica
Pertini sollecita Craxi, governo
entro 15 giorni, c'erano state da
come dire da poco
le elezioni politiche, Craxi sarebbe
diventato Presidente del Consiglio
e come dire, eravamo alla
vigilia di un nuovo governo
qui vediamo l'unità
che parla di terrore mafioso
e c'è anche questo
riferimento devo dire
piuttosto forte, Palermo come Beirut
cioè l'idea di una
livello di stragismo che quasi
fa pensare di non essere
in Italia, di non essere in Europa
ma di essere altrove
e dicevi
Lollo giustamente
che Rocco Chinnici cioè la vittima di
questo attentato nel 1983
è l'ispiratore
del pool antimafia
cioè l'intuizione che ha è
noi non possiamo
trattare la mafia come
un qualcosa che produce
singoli effetti, non dobbiamo andare
dietro al singolo evento
al singolo omicidio, alla singola
estorsione, noi dobbiamo abituarci
a combattere la mafia così come abbiamo combattuto
il terrorismo, siamo
veramente a pochi anni
dal quasi contemporanei
alla fase finale
degli anni di piombo
e quindi l'intuizione
di Rocco Chinnici è costruiamo un pool
collaboriamo tra magistrati
affrontiamo la mafia come un problema
sistemico e qui vediamo
tra l'altro una immagine
del pool
di magistrati
tra cui si riconoscono non solo
Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino
che peraltro qui vediamo in altri
scatti, forse qui facevi riferimento
a questa che facevi riferimento, quella dopo
questa qui che è un'altra foto
diciamo
non tra le più celebri
ma molto bella
della stessa autrice
della fotografia di
Pier Santi e Sergio
Mattarella
Insomma qui siamo
se vogliamo no, all'ingresso
di Paolo Borsellino
e Giovanni Falcone nella storia
effettiva della lotta alla mafia
loro, possiamo dirlo
si conoscevano da ragazzini
Si conoscevano da ragazzini
anche perché
se non ricordo male abitavano
nascono a 200 metri
di distanza l'uno dall'altro
quindi giocano
lo raccontano anche loro, giocano a calcio
crescono insieme per le strade
crescono insieme
si iscrivono tutti e due
a giurisprudenza, fanno magistratura
ma interessante
diamo anche questa nota di colore politico
Falcone più
legato a ambienti di sinistra
mentre invece Borsellino
più ad ambienti di destra
si era iscritto anche al movimento
studentesco dell'MSI
ed è poi scusami
è poi stato sempre considerato
un patrimonio
dalla parte della destra italiana
all'epoca e successivamente
è un nome che
quella parte di spettro politico
ha molto spesso
rivendicato
quindi è vero, divisi politicamente
ma uniti da un'amicizia che nasce
dall'infanzia poi
studiano bene o male insieme
hanno il primo incarico
nello stesso anno, uno a Trapani
l'altro a Mazzara del Vallo, quindi anche
è un nome che è veramente piuttosto vicino
ma bisogna dirlo
Giovanni Falcone
in questa fase
gioca un ruolo decisivo
nella lotta alla mafia
e lo gioca
con grande astuzia
perché riesce a convincere
un personaggio
che è la chiave di volta di tutta questa storia
perché è vero Chinnici
è vero Falcone e Borsellino
ma se non ci fosse stato
questo personaggio
non ci sarebbe stato probabilmente
il maxiprocesso
il primo grande pentito di Cosa Nostra
Tommaso Buscetta
Don Masino, il boss dei due mondi
viene catturato in Brasile
molti di noi avranno visto
il film Il Traditore
con Favino che lo interpreta magistralmente
e lo interpreta magistralmente perché riesce
a raccontare
di Buscetta quel lato anche più
glamour
quel lato che lo rende molto molto distante
dai mafiosi
della fazione corleonese
ci raccontava Martina una fazione
brutale ma anche molto semplice
sì ma infatti in realtà
Buscetta rivendica spesso
questa sua distanza dai corleonesi
e lui si
definisce un mafioso elegante
della vecchia scuola
e lo fa assolutamente
tutte le azioni dei corleonesi
quando invece quasi
guarda col rimpianto
la vecchia mafia
e intanto lui dice
di essere, come dire, di veder traditi
questi valori della mafia di una volta
e però specifica che poi sono valori
che valgono per chi è fuori dalla legalità
lui dice una frase del genere
devo collegare il computer
a una presa di corrente
facciamo questi 10 secondi
mentre faccio questo passaggio
vi metto una foto di Buscetta che
effettivamente è indicativa di quello che diceva
qui siamo al maxiprocesso
eccolo qua
lui rivendicava di
andare a comprarsi i cappotti sulla
Fifth Avenue a New York
raccontava, no? Quindi era
ci teneva moltissimo alla sua
immagine Buscetta
e quello che ha detto Martina
il fatto di riconoscersi
in un'idea antica
di mafia
e un'idea di valori
di un certo tipo è curioso
ma è quello
che lo convince a fidarsi
di Giovanni Falcone
giocava a calcio per strada
con Borsellino
e ciò che gli fa rivedere quella Sicilia
allora lui dice
di te mi posso fidare
ed è l'unico con cui
Buscetta vuole parlare
Falcone quando
Buscetta arriva
dal Brasile
viene catturato in Brasile e
è stradato in Italia
avete visto la foto di prima
aveva una coperta a coprire
le manette proprio perché ci teneva questa
immagine, non voleva essere
il criminale
e sarà però grazie a
Giovanni Falcone che lo riesce a convincere
a parlare, a spiegare come
funziona Cosa Nostra
punto chiave questo perché tutto
il maxiprocesso e
l'opinione pubblica nei confronti del pool
antimafia gira su
come funziona Cosa Nostra cioè
nessuno sapeva
cosa c'era dietro la mafia
si vedevano le stragi, si vedevano le bombe
si vedevano i morti ma
questa idea di fare un processo
alla mafia ma poi come erano gli ingranaggi
che muovevano questa mafia non si conoscevano
lo scopriamo
e lo scopre Falcone grazie a Buscetta
che gli spiega che
Cosa Nostra è governata
da un organo centrale questa
cupola di Cosa Nostra
questa commissione di
Palermo che decide
quali sono gli obiettivi
non solo
stragistici ma anche
economici dove si va a investire
come si investe, chi si muove
e chi non si muove
tutto questo è il cuore
del maxiprocesso. Esatto cioè Buscetta
da sostanza
ha l'idea che la mafia sia
un fenomeno con una struttura verticale
con una struttura centralizzata
e che non sia quindi
il risultato
quasi casuale di
sbandati sparsi
che era invece una teoria
che fino a poco tempo prima
veniva avanzata da molti
cioè l'idea che la mafia come entità
organizzata
non avesse
una sua struttura per così dire
unica e diciamo sulla base
delle intuizioni di
Rocco Chinnici del pool
sulla base delle dichiarazioni
del primo pentito
Buscetta
peraltro nella sua
estradizione nel suo
convincerlo a cooperare con la giustizia
italiana ebbe un ruolo
anche una figura che poi ha avuto
molti altri incarichi come sappiamo
nei decenni successivi Gianni De Gennaro
che è stato poi capo della polizia
e molte altre cose
e che all'epoca era capo della criminal pol
si arriva a che cosa?
Si arriva a un momento che è la svolta
che porta poi
se vogliamo al momento
finale verso il quale ci stiamo
dirigendo nel racconto cioè
il cosiddetto
maxiprocesso
qui abbiamo l'aula
che di per sé è indicativa
perché
se abbiamo visto
le immagini del maxiprocesso
abbiamo pensato boh sarà stato nel
tribunale di Palermo invece no
è stata costruita apposta
nel carcere del lucerdone
di Palermo
l'aula bunker la chiamavano l'astronave verde
per questo colore
è un'aula di tribunale
appositamente
costruita per fare il maxiprocesso
in pochissimo tempo è stata costruita
qualche mese si tenete presente che
Buscetta arriva in Italia
nell'estate
dell'84
partiamo con il processo
con il maxiprocesso nell'85
6
quindi
in pochissimo tempo viene costruita
un'aula bunker perché
capace di resistere ad attentati terroristici
ad esplosioni, a incursioni
ci sono 30 celle
in cui mettere
imputati, quindi questa è una grande novità
lo si vede bene qui, vedete le celle
laterali per cui gli imputati
non sono vicino agli avvocati
sono separati
vedete
e Martina
torno a te, che cosa succede nel maxiprocesso?
Nel maxiprocesso
si cerca di
far approvare
far riconoscere
il teorema Buscetta
ovvero l'idea che
Cosa Nostra sia a tutti gli effetti
è una organizzazione criminale con una struttura
verticale, con un impianto
con una costituzione
perché poi questa commissione si è data anche
una costituzione con delle sue regole
e dei suoi obiettivi
e
oltre a questo ovviamente ci sono
474 condannati
e nel giro di pochissimo
in realtà perché appunto abbiamo detto che
il processo comincia nell'86, nell'87 abbiamo
già la prima sentenza e effettivamente
dopo un anno abbiamo
la conferma del teorema
Buscetta e la condanna
di praticamente tutti
tutti i condannati, tutti i
processati, forse giusto
qualcuno
vedete l'occhiello dice
si è salvato solo Calò, condannata
tutta la cupola
però
questo è il primo grado, sì questo è soltanto il primo grado
c'è da dire intanto che
è un grandissimo successo e dobbiamo interpretare
la sentenza di primo grado come
il primo vero colpo inferto alla mafia
e anche il primo colpo
che fa un po' tremare le gambe
a Totorina che intanto
è diventato diciamo lui
il leader
dei Corleonesi
e che come risposta
comincia a uccidere
quasi tutti i parenti
di Buscetta come segnale
sia per lui che per chiunque
altro a cui venga in mente di fare
di pentirsi
e quindi di
collaborare con la giustizia
come diceva Lorenzo purtroppo
stiamo solo alla prima sentenza
perché poi nel
91, nel 90
ci sarà la seconda sentenza
che in realtà ribalta
di tanto la prima
e soprattutto rinnega il
Torremo Buscetta che era stato
diciamo alla base
del maxiprocesso
quindi è un percorso accidentato
del maxiprocesso che da prima
riconosce anche con una certa rapidità
il Torremo Buscetta condanna
più di 400 persone
di fatto non dico smonta ma colpisce
da un
colpo davvero significativo
alla cosiddetta cupola
ma poi nel 90
l'appello, la sentenza d'appello
fa fare un passo indietro
a questo processo
Manca però un grado di giudizio
E Lorenzo, l'ultimo grado di giudizio
arriva in un anno
particolare direi?
L'ultimo grado di giudizio infatti arriva nel 92
il giudizio della Cassazione
che di fatto
fa tornare alla situazione
del primo grado e quindi va a confermare
invece l'impianto accusatorio
arriva nel 1992
su cui arrivo
tra un secondo perché quello che
dobbiamo ricordarci è che tra il 90 e il 92
tra l'appello
e poi
il 92 quando verrà confermata
sostanzialmente la condanna del primo grado
forse abbiamo il momento
di maggior isolamento
di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino
Falcone nel 91 viene chiamato a Roma
dal Ministro Martelli
come direttore del Dipartimento degli Affari Penali
e alcuni dicono da Roma
a Roma viene distratto
dalla Sicilia
e poi così in realtà non sarà
perché in quella veste
istituirà la direzione
investigativa e nazionale antimafia
farà dei passi importanti
però quella fase lì è la fase in cui
iniziano a esserci delle crepe
anche nella percezione pubblica
attraverso meccanismi anche di delegittimazione
più o meno interessati
che colpiscono Giovanni Falcone
e Paolo Borsellino che poi noi oggi
celebriamo come
eroi di quella stagione ma che per molti
in quel periodo non erano
degli eroi ma erano dei
personaggi in cerca d'autore
personaggi che cercavano visibilità
teniamo sempre presente questo elemento
che poi la fine
tragica e l'eredità che ci hanno
consegnato
tende a farci dimenticare
questo passaggio ma c'è stato un passaggio
in cui erano due figure piuttosto
scomode per molti
il 92 è importante
però perché c'è la sentenza
di Cassazione sul Maxi Processo
perché
non so se come dire
è fosse l'evento in assoluto
che associamo più al 92 insieme
alle stragi di mafia nel 92
scoppia Tangentopoli
quindi è un momento di grande crisi politica
di grande trasformazione
c'è il crollo
tra il 92 e il 93 c'è il crollo del sistema
dei partiti
tutto lo sfarinamento del sistema
che aveva retto la prima repubblica
e allora noi qui abbiamo
selezionato un pezzetto
di cui abbiamo solo
l'audio perché è l'intervista che
ci ha rilasciato per il podcast
Enrico Mentana
che ha però come sfondo
l'immagine della prima edizione
del TG5
di cui vi invito
a parte i capelli di Mentana e gli occhiali
di cui vi invito
a guardare la data
siamo a gennaio del 92
quindi di lì a poche settimane
lo scoppio di
quello che sarebbe poi diventato Tangentopoli
la cassazione
sul maxiprocesso e di lì a pochi mesi
le stragi di mafia da cui siamo partiti
sentiamo allora che cosa ci dice
Enrico Mentana sulla sua
prospettiva di quell'anno
come
come pochi, diciamo un anno interessante
se vogliamo essere neutri
io ero al primo anno
del TG5
che era nato in gennaio e già
da febbraio aveva cominciato
a ospitare le cronache di Tangentopoli
in Italia che si stava
rivoluzionando da sola
in un anno in cui davvero
le cose erano destinate a
avvenire senza
soluzione di continuità, le clamorose dimissioni
alla vigilia del 25
aprile di Francesco
Cossiga dal Quirinale
dopo appunto
i mesi terribili
degli arresti
delle perquisizioni, degli avvisi
di garanzia di un'inchiesta
Mani Pulite che aveva mostrato
il peggio dell'Italia
che contava
E quindi questo ci dice qualcosa
del contesto, anche della difficoltà
di raccontare un momento di
simile trasformazione mentre ci sei dentro
Noi in questi ultimi due anni devo dire
che stiamo avendo un po' di banchi di prova
su cosa vuol dire raccontare
momenti che ci trasformano mentre ci siamo dentro
Il 92 è un momento che trasforma tante cose
è inutile che vi dica che
a livello internazionale c'era
qualche movimento, qualche fermento
e chiamiamolo così
con la caduta, muore Berlino
caduta l'Unione Sovietica il 91 ecc
Insomma
questo è il
questa è la storia che ci porta
proprio al 1992
e che ci porta in un certo senso là dove
abbiamo cominciato
il nostro racconto
ci porta al
23 maggio del 1992
che sempre
il signore che stiamo vedendo qui
raccontò
in diretta quel giorno
Buonasera, l'Italia è in lutto
per l'uccisione del suo giudice
simbolo nella lotta contro la mafia
Giovanni Falcone è morto poche ore fa
vicino a Palermo in un attentato
devastante che ha provocato secondo l'ultimissima notizia
anche la morte della moglie e di quattro
uomini della scorta
un attentato orribile che ha fatto altri
dieci feriti tra i quali alcuni
sono in gravissime condizioni
un attentato orribile anche per le immagini
che stiamo per vedere
per uccidere il suo figlio
per uccidere Giovanni Falcone
sono stati impiegati
mille chilogrammi di esplosivo
una carica dalla potenza devastante
che ha letteralmente polverizzato
un lungo tratto dell'autostrada
che dall'aeroporto di Punta Raisi
porta a Palermo
vicino allo svincolo di Capaci
La strage cambia molto
ma cambia qualcosa
che accade dopo la strage
qui abbiamo i titoli
guarda la differenza
rispetto ai titoli di prima
come è molto più
empatico
il titolo
qui chi l'ha vissuto
è una cosa che mi ha detto
Simonetta Shandivashi
che poi appunto come vi dicevo
non ha potuto essere con noi
ma oggi quando abbiamo parlato
dell'incontro di stasera
mi ha detto per quella generazione
è stato un po' l'11 settembre italiano
il combinato
disposto della strage di Capaci
e di quella di Via de Medio
è un momento che scuote
sicuramente le coscienze
questa tra l'altro
è la macchina
la quarta Savona 15
la macchina di Falcone
di cui come vediamo
rimane poco
queste sono le vittime di quell'attentato
quindi Giovanni Falcone
la moglie Francesca Morvillo
e tre degli agenti della Scorta
come abbiamo detto prima
però succede qualcosa di importante dopo
quindi Lollo ti lascerei raccontarlo
succede qualcosa di importante
immediatamente dopo
cioè ai funerali
di Giovanni Falcone della Scorta
succede qualcosa di importante
in Sicilia
la percezione di quello che è successo
di quella morte
è una ferita immediata
è profonda
che ha ripercussioni però
in tutta Italia
cioè tutta Italia si collega
per vedere quelle immagini
ed è un cambio sostanziale
è un cambio sostanziale
perché se pensiamo che
dalla morte di Rocco Chinni
ci sono passati nove anni
quindi non è passato un secolo
è passato relativamente poco
e quanto però quelle figure
di Falcone e Borsellino
hanno inciso
nella percezione di che cosa vuol dire
lottare contro la mafia
è profondissima
lo vediamo da queste immagini qui
e lo sentiamo soprattutto
è un po' come se
ne parlavamo prima con Eleonora
che ha vissuto
anche se era molto piccola
quella stagione
è un po' come se ci diceva
in Sicilia
ci fosse la percezione di doversi assumere
la responsabilità di reagire
di rispondere
e di dare un segnale di rispetto
e di rispetto
e di dare un segnale di rispetto
e di rispetto
e di rispondere
e di dare un segnale non solo alla Sicilia
ma al resto del paese
e poi quello che accade
è che la lotta alla mafia diventa
effettivamente un tema nazionale
considerate che
due giorni dopo
la strage di Capaci
il 25 maggio del 1992
dopo 15 scrutini
andati a vuoto
il Parlamento in seduta comune
quasi
istantaneamente
elegge il Presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro
che vedremo tra un attimo in una circostanza
diciamo
interessante
come a dire che la politica
che era in quella fase lì
davvero in uno stallo molto complicato
sull'elezione del Capo dello Stato
come se la politica sentisse la necessità
di dare una risposta immediata
alla stagione
estragista e a questo fatto
all'assassinio del giudice
Giovanni Falcone
poi quello che accade
poco dopo, quello che accade
neanche due mesi dopo
è
il secondo atto
di questa tragedia potremmo dire
perché siamo nel luglio del 1992
e come tutti sappiamo
viene assassinato
Paolo Borsellino
qui abbiamo
un altro reperto
diciamo originale
che ci racconta di come
fosse sempre lui
su Canale 5
a raccontare la cronaca di quei momenti
Enrico Ventana
ed è interessante, fate caso a questo
chiedo magari alla regia
se abbassa un po' le luci quando abbiamo filmato
fate caso
a come lui apprende
della conferma in diretta
perché lui va in onda
che non è ancora certo che
Borsellino sia morto e poi la conferma arriva
Anni dopo l'incubo della strage di Capaci
ancora notizie drammatiche e tragiche
ci giungono da Palermo
e come si temeva e come la mafia aveva già
sentenziato, obiettivo di un nuovo
attentato è stato il giudice
Paolo Borsellino
il sostituto ideale di Falcone
come noto in prima fila
nella lotta contro la mafia
l'altro grande candidato alla cosiddetta
super procura
è chiaramente che l'attentato non abbia
ottenuto il suo scopo per quanto riguarda
chi era nel mirino, cioè il giudice Paolo
Borsellino, mentre purtroppo, sappiamo già
c'è conferma, ci sono almeno
4 persone che sono rimaste
uccise. È giunto il momento di
ricollegarci anche con il nostro
Salvo Sottile. Salvo hai ulteriori notizie?
Sì direttore, la conferma è avvenuta
il cadavere che c'è davanti alla portineria
è proprio quello di Paolo Borsellino
il magistrato è stato preso
violentemente, è stato investito
violentemente dall'esplosione
il suo corpo, quello che
resta del suo corpo
è stato trovato ad esso nei corabinieri
davanti il suo portone
Avete notato no? Il momento in cui
lui stesso apprende
della conferma di qualcosa
che non era certo, e certo
era molto probabile evidentemente, ma non
era certo quando quella
edizione straordinaria del TG5 era cominciata
e anche qui dopo
dopo l'assassinio
di Paolo Borsellino che
avviene qui
in via d'amelio
davanti alla casa della madre
dove lui andava tutte le domeniche
Sì andava a trovarla
il caso vuole che in quello stesso
edificio abitasse
un uomo d'onore della famiglia
di Bonanno che poi informa
gli alti vertici
di Cosa Nostra sulle visite
frequenti di Borsellino
e poi
sappiamo tutti come è andata
a finire. Sì un'autobomba
che devasta come vedete
ampi tratti
dell'edificio
almeno dei piani bassi di questo edificio
tra l'altro un elemento curioso
nella tragedia è che
tutti quei palazzi, tutta quell'area
è un'area di palazzi
molto alti, figli proprio del
abusivismo degli anni
50 e 60,
vengono distrutte credo 30
macchine, 30 automobili
dall'esplosione
è un attacco veramente
devastante, questo è il titolo
del Corriere della Sera
notate
assassinati il giudice e 5 agenti di scorta
tra cui una donna perché
effettivamente
la vediamo qui tra l'altro
Emanuela Loi è la prima
o una delle prime
insomma non c'è chiarezza
donne in servizio
uccise
insieme a tanti colleghi
di cui abbiamo visto tristemente
i volti anche prima
parlando di Giovanni Falcone
Cosa accade dopo
la strage di Via D'Amelio? Accade
che insomma
si ha ancora più la consapevolezza
che questa sia una questione nazionale
e qui abbiamo
qualche immagine
dai funerali
della scorta
perché la moglie di
Borsellino si rifiuta
di accettare i funerali di stato
credendo che
sia stato proprio lo Stato
a uccidere
suo marito in qualche modo
non
riconoscendogli il supporto
di cui aveva effettivamente
bisogno, quindi
i funerali di Borsellino poi si svolgeranno in forma
privata, quelli che stiamo vedendo sono
invece i funerali della scorta
Qui Scalfaro? Sì, esatto
qui è Scalfaro che viene spintonato
da una folla inferocita
perché? Perché per questi
funerali viene
oltre 4.000 poliziotti
vengono impiegati per tenere
la folla lontana dalla
chiesa in cui si sta svolgendo il funerale
con un vero e proprio cordone di polizia
e qua vediamo
la folla che comincia
adesso non si sente però in realtà
una folla che comincia a gridare
fuori la mafia dallo Stato, fateci
entrare, questi sono i nostri funerali
e effettivamente poi riusciranno
ad entrare e accusare
direttamente molti politici
che sono lì presenti
per assistere alla funzione
Perchè non avessi visto prima il Presidente della Repubblica appena eletto
due mesi prima
che viene quasi spintonato
dentro la chiesa
Cosa ci dice Lollo
questo momento?
E' un momento tosto
per un sistema
politico
che alla fine dei suoi giorni
due anni dopo abbiamo
la discesa in campo di Silvio Berlusconi
la fine della prima Repubblica
l'ultimo episodio
della prima stagione di di cui si fa l'Italia
E' un momento molto difficile
per l'Italia intera
che sente davvero di aver perso
due figure importanti
La lotta alla mafia
però è diventata
un fatto nazionale
Non è più un fenomeno isolato
non è più qualcosa di relegato alla sicilianità
come si pensava prima
ma invece è qualcosa per cui
tutti abbiamo preso coscienza
e sfortunatamente
i nostri fratelli siciliani
come ci raccontava prima Eleonora
l'hanno presa più di tutti noi
Proviamo a concludere un po'
con questo momento
prima delle domande
Giusto anticipa
così vi preparate qualche domanda
in questi secondi
però c'è una cosa che dobbiamo dire
prima della parte finale
e diciamo di lì a non molto
gennaio 1993
che cosa accade?
Accade che i pentiti
i collaboratori iniziano a essere di più
iniziano a parlare
e il 15 gennaio 1993
queste dichiarazioni
costruiscono di fatto
la mappa che porta
le forze dell'ordine
a catturare
Totorina
il capo dei capi
esatto
se posso aggiungere una cosa
questi sono anche gli anni in cui viene istituito
il carcere duro
il 41 bis
quindi chi viene condannato all'ergassolo
vive all'interno di una cella
molto piccola
non sono previste visite
non sono previste ore d'aria
e questo però ha i suoi effetti
perché spinge molti mafiosi
a pentirsi
e a collaborare con la giustizia
quindi
anche questo aiuta
e poi esatto
si arriverà anche alla cattura
di Totorina grazie ad un personaggio in particolare
che è Balduccio Di Maggio
che anche lui collaborerà con la giustizia
fino a creare proprio
una strada
veramente fino alla villa
di Irina
e questo segna poi la fine
almeno di quella fase
della mafia
hai detto bene, di quella fase
perché dopo l'arresto
del capo dei capi
la guida di Cosa Nostra passa
a Leo Luca Bagarella e poi a
Bernardo Provenzano
e con lui che la strategia di Cosa Nostra cambia
Provenzano mette fine
alla stagione della mattanza, delle bombe, degli attentati
e in qualche modo si rende invisibile
forse perché non conviene più
ma forse anche perché
i cortei nelle strade di Palermo
gli striscioni appesi ai balconi
le associazioni antimafia
raccolgono l'immagine di un'Italia
che sta cambiando
di un paese
in cui la consapevolezza di cos'è la mafia
inizia a dare i suoi frutti
grazie a Giovanni Falcone
a Paolo Borsellino
e a tutte le vittime di mafia
Davvero possiamo dire
al di là della retorica
che Falcone e Borsellino
Falcone e Borsellino
siano stati due eroi
e lo siano
nella nostra coscienza collettiva
perché se pensiamo a chi ha combattuto
contro la mafia
è stato ucciso dalla mafia
ma ha vinto la sua battaglia
per cui la mafia di oggi ci fa molta meno
paura di quella
ed è profondamente diversa
da quella stragista
è tutto merito
di quelle figure
che sono state in qualche modo
l'emblema della nostra volontà
di non farci piegare
ma anche della volontà di capire
di portare a processo
di battere nel processo
i capi di Cosa Nostra
senza di loro sarebbe
una guerra là
relegata in Sicilia
con le propaggini magari
nel resto d'Italia
col sacrificio
prima ancora con la battaglia di Falcone e Borsellino
la lotta contro la mafia
diventò un'emergenza nazionale
come lo era stata
nella fase più forte
col delitto Moro
e subito dopo l'emergenza nazionale
contro il terrorismo
era ancora una dimostrazione
che il Paese, la Nazione, il sistema Italia
sa entrare nell'emergenza
con tutta la sua compattezza
il problema è resistere, durare
riuscire a far diventare permanente
quella capacità di lotta
c'è una frase
di Giovanni Falcone
che dà
il titolo a un libro
curato dalla sorella Maria
e che aiuta
a dare un senso
alla stagione che abbiamo raccontato stasera
una stagione
fatta di violenza
e di terrore
ma anche
di coraggio
e di riscatto
e questa frase qui
gli uomini
passano
le idee restano
restano le loro tensioni morali
e continueranno
a camminare
sulle gambe di altri uomini
grazie
grazie