Episodio Extra - Una notte lunga vent'anni (4)
Nel 2002 l'Asl, non ritenendosi abbastanza competente per curare i traumi dei bambini coinvolti, aveva deciso di appaltare la loro terapia ad una struttura più qualificata. E a chi li aveva affidati?
Proprio al CAB, considerato - leggiamo testualmente - più attrezzato e specializzato sui temi dell'abuso.
E' proprio questo uno dei motivi per cui la Donati e le sue colleghe sono state attaccate così duramente: per un forte conflitto di interessi.
Erano state loro ad individuare i bambini coinvolti, sempre loro li avevano ascoltati presso l'Asl e segnalati al Tribunale dei Minori, e ora la loro struttura privata veniva pagata con soldi pubblici per curarli dai traumi che loro stesse avevano diagnosticato.
Tra il 2002 e il 2013, i comuni della zona per questo servizio hanno versato al CAB una somma impressionante: circa 2.200.000 euro.
Live Valgimigli: Non solo era una questione di carriera, ma anche una questione di mercato. Tenere i ragazzini portava soldi, espellere i ragazzini dalle famiglie ed introdurli in determinati altri ambienti, e seguirli, e portarli avanti, porta vantaggi di carriera e di denaro.
Il dottor Camillo Valgimigli all'epoca dei fatti era un dirigente del centro di salute mentale dell'Asl di Modena, dalla quale dipendevano anche i Servizi Sociali di Mirandola.
Secondo lui dietro agli allontanamenti del caso Veleno si nascondeva un progetto molto più ampio, che coinvolgeva tutta l'azienda pubblica.
Live Valgimigli: Loro volevano condurre un'esperienza pilota, sulla quale anche il direttore generale si sentiva di investire del denaro. Perché siamo i primi in Italia nella tutela dei minori, che abbiamo i ragazzi da poterli sentire in tutti i momenti, in qualsiasi momento, sotto la nostra scienza.
Quel progetto, alla fine, non è mai partito.
A 19 anni sia Marta che Sonia - che, lo specifichiamo, non si sono mai conosciute - hanno smesso di frequentare il CAB.
Marta si è dedicata all'insegnamento.
Sonia ha trovato lavoro come infermiera, è andata a convivere col suo compagno e ha avuto due bambine.
Da quel momento le è cambiata la prospettiva, da figlia è diventata madre, e così ha iniziato a sentire il bisogno di ritrovare la sua, di mamma.
Live Sonia: Io ho sentito la sua mancanza dal giorno in cui ho partorito la mia prima figlia. Io mi sono ritrovata da sola, in sala parto, senza nessuno, con una figlia di 3 kg in braccio, non sapevo neanche come cambiarle un pannolino, a 23 anni. Io da lì ho capito... quanto mi mancava…
Nelle piccole cose mi mancava, nel consiglio quotidiano, come la devo vestire… come mi devo comportare se succede una cosa piuttosto che un'altra, cioè… sembrano stupidate però… E' un vuoto...
E così Sonia, con la bimba più piccola in braccio e la più grande per mano, ha bussato alla porta della casa che non vedeva da quando Daniela le aveva messo sulle spalle quello zainetto con un cambio per la notte.
Una notte durata vent'anni.
Live Daniela: Sono tornata la sua ‘mamma', sono tornata a riaverla vicina, a dargli l'amore che in questi vent'anni non sono riuscita a dargli. Poi… ci siamo messe in un tavolo a parlare, da un portafoglio ha tirato fuori una foto, un ritaglio di una foto, che c'eravamo io e lei da piccola, aveva due-tre mesi, in braccio… io, il mio cuore mi ha detto “Questa non ti ha mai dimenticata mai, mai, mai…”
Poi ho due nipotine, cioè sentirmi nonna, è una cosa indescrivibile, cioè, è come se avessi… se fossi rinata.
Marta invece ha sempre cercato di non pensare al suo passato, e a sua madre...
Live Pablo: Se non fosse andata com'è andata, se tua mamma fosse viva, tu oggi torneresti da lei?
Live Marta: Speravo non mi facessi questa domanda perché non lo so… non lo so… forse sì… forse sì… forse sì… forse se fosse viva la voglia di vederla, magari anche da lontano ci sarebbe, anche senza chiederle e dirle nulla.
Le testimonianze di Marta e Sonia ci sono sembrate credibili per più di una ragione. Intanto perché non è stata la nostra serie a far venir loro il dubbio. Marta ha sempre saputo di aver raccontato delle storie non vere. Sonia invece non ha mai cambiato la propria versione dal giorno in cui è stata allontanata, continuando sempre a sostenere che non le fosse successo nulla.
Quello che le unisce è il desiderio di essere finalmente ascoltate e per una volta, credute.
Dario, Alessandro, Sonia, Marta.
Sono già 4 i bambini che oggi guardano questa storia con altri occhi.
Ma non è tanto una questione di numeri, bensì di logica.
Perché se gli altri ex bambini a distanza di vent'anni confermano, come hanno dichiarato,tutto quello che hanno raccontato, stanno anche confermando:
di aver bevuto sangue animale senza nessuna conseguenza. Di essere stati picchiati, infilzati con punteruoli, presi a bastonate, violentati con spranghe di ferro e rami di albero, senza che nessun medico, pediatra, o maestra abbia mai riscontrato i segni di queste sevizie.
Di aver partecipato al rapimento di altri bambini mai identificati nei parchi giochi, di averli portati nei cimiteri con la complicità degli adulti, di averli sgozzati, ghigliottinati, bruciati sui roghi, e di averne uccisi 15 alla settimana, senza che nessuno denunciasse la loro scomparsa e senza che nessun cadavere sia mai stato ritrovato.
Ora, a questa serie è sempre mancata una cosa: il punto di vista dell'accusa, cioè di chi all'epoca era fermamente convinto che quei bambini stessero raccontando la verità.
Non è stata una nostra scelta, ma praticamente nessuna fra le persone che abbiamo interpellato ha voluto farsi intervistare.
Ovviamente dopo queste nuove rivelazioni non potevamo non riprovarci.
Così abbiamo cercato Monica Benati, che negli anni '90 era la responsabile del servizio minori a Mirandola.
Live Benati: Tutto quello che noi abbiamo fatto professionalmente è stato messo agli atti e non c'è stata alcuna magistratura che ci abbia indicato come… aver fatto atti o di incompetenza o addirittura di reati, quindi… casomai non è...
Live Pablo: Quindi va bene così?
Live Benati: Ma certo che va bene così…
Abbiamo cercato anche Daniela Cassanelli, la psicologa che aveva seguito Sonia assieme a Valeria Donati.
Sonia è voluta venire lì con noi.
Live Pablo: Buongiorno dottoressa Cassanelli, sono Pablo Trincia, sono un giornalista...
La Cassanelli non dice una parola né a noi, né a Sonia.
Live Pablo: Non ha niente da dire, Dottoressa?
Live Cassanelli: Io sono tenuta al segreto professionale, di sicuro non posso parlare con lei.
Live Pablo: Certo, però guardi è qua, è qua la ragazza, perché non le parla… vieni! Sonia si avvicina, ma la dottoressa entra in un palazzo, e si chiude il portone alle spalle. Infine non potevamo non provare a rintracciare di nuovo la Dottoressa Donati.
Live squillo del telefono
Live Donati: Pronto?
Live Pablo: Dottoressa Donati?
Live Donati: Chi parla?
Live Pablo: Salve sono Trincia. Signora io non la voglio cercare dappertutto, però ho bisogno che mi risponda ad una domanda...
Live Donati: Guardi io bisogna che se lei non mi lascia in pace io faccio una denuncia per molestie...
Live Pablo: Ma molestie di cosa signora, c'è una ex bambina che la accusa di cose gravissime, mi scusi...
Live Donati: Allora, o lei la smette o io faccio denuncia presso l'autorità giudiziaria, perché io non ne posso più. E con questo la saluto. Arrivederci.
Precisiamo che nessuno ha ‘molestato' Valeria Donati. Prima di chiamarla l'avevamo solo cercata una volta a casa sua, senza trovarla.
Pensavamo fosse doveroso incontrarla di persona per darle la possibilità di replicare a tutto quello che è stato detto.
Sonia, Marta e tutti i genitori a cui sono stati tolti i figli nel cuore della notte meritano delle risposte.
Le meritano da tutti i professionisti che si sono occupati di questo caso e che ai tempi lavoravano:
ai Servizi Sociali e al Servizio di Neuropsichiatria di Mirandola,
al Commissariato,
alla Procura e al Tribunale di Modena,
al Tribunale dei Minori di Bologna,
al reparto di ginecologia della Mangiagalli di Milano,
al Cenacolo Francescano e al Centro Aiuto al Bambino di Reggio Emilia,
al CBM - Centro per il Bambino Maltrattato - di Milano, che in questo caso ha supervisionato il lavoro delle psicologhe di Mirandola,
e al Centro Studi Hansel e Gretel di Torino, dove lavoravano le consulenti tecniche del Tribunale.
A loro chiediamo:
Ci sono persone che vogliono capire perché la loro vita è stata irrimediabilmente stravolta.
Cosa vogliamo fare?
Girare loro le spalle e ignorarle?
Deve davvero rimanere tutto così? Nel silenzio?
Con ragazzi che vivono ancora con la testa pieni di mostri, e le famiglie aggrappate al filo di speranza che una domenica mattina il telefono squilli anche per loro?
Live rumori parco
Live Daniela: … Non scivolare, eh? Dai tocca la foglia dai, dai! Prossimo giro, bravissima...
Live bambina: Nonna… ho toccato l'albero! Ho toccato l'albero!
Live Daniela: La foglia…
Daniela è al parco, sta giocando con la sua nipotina più grande, la figlia di Sonia. Fino a un anno prima, non avrebbe mai nemmeno sognato una scena del genere. Oggi la spinge su un'altalena e la bambina comincia a cantare...
Live bambina: Dormo dalla nonna!
Live Pablo: Sei contenta che dormi dalla nonna?
Live bambina: Sì!
Live Pablo: Cosa ti fa da mangiare di buono la nonna?
Live bambina: Una volta mi ha fatto la pasta ai 4 formaggi
Live Pablo: E ti piace?
Live bambina: Sì! Col gorgonzola...
Live Pablo: E ti fa vedere la TV?
Live bambina: Sì!
E' un sabato mattina. C'è il sole.
Anche Sonia è con loro. E' appoggiata all'altalena, che si gode questo semplice momento di serenità familiare.
Ma quell'ombra di tristezza che ha nello sguardo non la abbandona nemmeno adesso.
Live Pablo: Alla fine sono queste le cose che ti sei persa, no? I sabati mattina al parco, giusto?
Live Sonia: La cosa in assoluto che mi è mancata di più è chiamare ‘mamma', una stronzata sembra, ma è stata questa… Quando avevo bisogno e... ero da sola, e invece io avrei voluto chiamare solo ‘mamma'...