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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Trova il Coraggio di Osare Nonostante le Insicurezze - YouTube

Trova il Coraggio di Osare Nonostante le Insicurezze - YouTube

C: Allora Patrizia, la prima domanda che ti faccio mi tocca un po' sul personale,

la domanda è questa: tutto quello che riguarda le materie STEM di cui tu sai molto più che

qualcosa quindi scienze, tecnologia, ingegneria e matematica offrono un sacco di opportunità,

sia di carattere lavorativo, per chi poi ci può lavorare dentro, sia per cambiare un po' le cose,

visto che il mondo sta andando in una direzione che a volte fa un po' paura. Solo che noi donne,

come gruppo spesso cresciamo convinte di non essere portate per questo tipo di materie. Io

perlomeno sono cresciuta convinta di non esserlo e ho avuto una serie di conferme da parte dei miei

insegnanti e delle mie insegnanti peraltro sul fatto che forse era meglio mi dedicassi ad altro.

E per me è tuttora un grande mistero capire cosa sarebbe successo se a quel tempo avessi deciso

che no, che io ero portata per queste materie e volendo ci sarai cimentata invece non c'è

nemmeno provato. Ti chiedo allora come possiamo recuperare come donne questa sicurezza nel fatto

che se ci sentiamo attratte verso queste materie i requisiti per farcela ce li abbiamo davvero?

P: La cosa più importante che ciascuno di noi deve avere chiaramente in testa

è che non esiste un cervello maschile e un cervello femminile. I cervelli sono tutti

uguali. Davanti a uno scan di un cervello nessun espertissimo può riconoscere se è un cervello di

un maschio o il cervello di una femmina, quindi tutti abbiamo potenzialmente le stesse capacità.

Ovviamente possiamo avere delle inclinazioni diverse ma non è assolutamente accettabile che

ne un genitore ne un professore siano essi maschi o femmine dicano a un'alunna o a un alunno che

è inutile che si sforzi per raggiungere risulta certi risultati perché tanto non ci riuscirà mai,

ecco, non è assolutamente accettabile. È una questione di principio e ovviamente questo fa

parte del dei terribili stereotipi della nostra società. I maschietti sono adatti a fare i medici

gli ingegneri, i piloti di aereo, qualsiasi cosa interessante e invece che mi devono dedicarsi a

appunto mestieri creativi oppure sociali. fare il medico, l'infermiera cioè tutte cose che

richiedono fosse più empatia. Devo dire che la settimana scorsa sono state in California

e sono stata particolarmente soddisfatta che il comandante del volo che mi ha portato a San

Francisco fosse una signora che tranquillamente si è presentata “sono il vostro comandante,

ho qui vicino a me il primo ufficiale eccetera..”, assolutamente normale. Questa signora chiaramente

ha fatto tutte le scuole di volo che hanno fatto i maschietti e si è dimostrata tanto brava quanto

loro, quindi le ragazze devono essere prima di tutto coscienti che loro possono, noi possiamo,

come diceva un vecchio slogan “noi valiamo”, ecco, non esiste nulla che una donna non posso fare.

C: Ecco hai parlato di empatia che effettivamente volente o nolente è un po' una caratteristica che

le donne sembrano avere più degli uomini anche qui probabilmente è uno stereotipo,

però insomma questa idea del senso materno, a prescindere che uno abbia figlio no,

è considerato caratteristica tipicamente maschile. Ecco ti chiedo caratteristiche come questa,

come come l'empatia, il desiderio di rapportarsi all'altro possono essere delle qualità che si

rivelano più che vincenti in questo mondo STEM un pochino dominato dagli stereotipi?

P: Assolutamente sì perché specialmente nelle collaborazioni, quando si ha a che

fare con persone di tutte le nazioni e che quindi vengono da culture diverse, avere un atteggiamento

empatico, cioè essere curiose ma anche attente a quelli che potrebbero essere delle diverse

priorità che le persone hanno a seguito della loro diversa cultura, effettivamente favorisce una

buona atmosfera all'interno della collaborazione e quindi fa nascere degli ottimi ambienti di

lavoro. Beh nel mio caso ha fatto nascere anche molte proprio amicizie personali perché così,

chiacchierando, si è passato dalle stelle di neutroni ai figli, agli hobby cioè a tutte

le componenti che fanno parte della vita di una persona, sia il lavoro, sia la sfera personale.

C: E a proposito di ambiente di lavoro, una cosa è credere, sapere più che credere,

sapere di potercela fare e magari avercela anche fatta, altra cosa poi è gestire quelle

che sono le reazioni che arrivano dall'esterno quindi da altri fuori di noi. Per chi lavora,

per le donne che lavorano in un contesto tipicamente maschile,

l'esperienza piuttosto comune è quella di sentirsi continuamente sminuite,

in forma diretta e indiretta verbale e non verbale. È quasi qualcosa che viene naturale

veramente difficile riconoscere l'autorevolezza di una donna all'interno di un di un contesto

mi vengono in mente aziendale corporate ma in generale come può fare quindi una donna

a smettere di perdere tempo cercando di farsi valere e riconoscere o reclamare oggettivamente

quello che è il suo valore quindi e guadagnandosi anche un rispetto che va oltre lo stereotipo?

P: La parola fondamentale è autorevolezza, come hai detto tu, nel senso che, le qualità

fondamentali di una persona che vuole riuscire sia essa maschio o femmina sono secondo me e due:

la determinazione, cioè essere sicure di quello che vuoi e l'autorevolezza,

avere acquisito conoscenze nel campo nel quale tu vuoi operare. Una volta che tu

hai queste due qualità e queste due qualità ti danno la sicurezza che quello che tu fai

è corretto, cioè le decisioni che tu prendi sono quelle migliori, visto il contesto nel quale ti

muovi, in generale questo viene riconosciuto. Ovviamente forse non immediatamente ma con

il tempo tu vieni in qualche modo incasellata come una persona della quale ci si può fidare,

se ti chiedono un parere, tu dai un parere informato, io non ho mai paura di rispondere

“guarda che io questo argomento non lo conosco”, non non mi invento tuttologa

per il piacere di farlo. Io do opinioni quando penso di avere qualche cosa da dire.

C: Possiamo riassumere quello che ha detto “in preparazione”,

che credo sia qualcosa che a volte è un po' sottovalutato,

nel senso che con l'esperienza magari la preparazione viene meno.. questa non era una

domanda che volevo farti ma mi è venuta in mente in questo momento.. tu smetti mai di prepararti,

di aggiornati anche dopo tutti questi anni di grossissima esperienza sul campo e non?

P: Ma ovviamente io continuo a leggere, continuo a studiare, continua a scoprire di non sapere un

sacco di cose e quindi si, buona parte della del mio tempo disponibile è sempre dedicato

alla lettura dei nuovi risultati, delle nuove interpretazioni, spesso critiche di

tutto quello che si credeva andasse bene che si scopre che invece traballa, assolutamente.

Il continuare a seguire, sai la scienza è un'evoluzione continua e a volte frenetica,

ti garantisco che a volte si fa fatica a stare dietro anche solo a un argomento scientifico.

Quindi la preparazione è fondamentale, e il continuare a studiare è altrettanto importante.

C: Per quanto riguarda invece errori intesi in senso molto ampio, ad esempio ti sei mai resa

conto di aver sostenuto la teoria sbagliata o la ricerca sbagliata, oppure se ti sei mai

resa conto che la ricerca che avevi sostenuto, che avevi studiato all'improvviso è obsoleta,

perché mi dici no che è in continua evoluzione, come superi un po' quella

sensazione di di scoraggiamento per aver quasi avuto la sensazione di perdere tempo?

P: Questo qui fa parte del lavoro di un ricercatore di uno scienziato,

si tentano delle strade mica tutte funzionano e quindi è assolutamente vero che a volte uno si

convince che le cose debbano andare in un certo modo poi fa un test e scopre che no

vanno in un modo assolutamente diverso quindi vuol dire che i presupposti erano sbagliati,

quindi vuol dire bisogna ricominciare diciamo a riconsiderare tutto, ma ancora una volta è così

che va avanti la scienza, con sempre uno spirito molto critico e molto aperto. Ci vuole veramente

molta umiltà, bisogna accettare il fatto che gli sbagli sono sempre dietro l'angolo.

C: Forse mi verrebbe da dire anche questa è un po' considerata in termini stereotipati

una caratteristica tipicamente femminile, il fatto di quasi a volte un'umiltà un po' forzata

e molte di noi, il fatto di non riconoscere mai i nostri nostri valori i nostri successi,

quindi forse ci viene anche un po più semplice accettare gli errori secondo te?

P: Sai se uno non accetta gli errori non va mai avanti eh, perché gli eroi li fanno tutti

non li fanno mica solo le femminucce, li fanno anche i maschietti cioè quando uno non accetta

il fatto di essersi sbagliato si condanna a non progredire e quindi è proprio un atteggiamento

di apertura mentale. Bisogna assolutamente.. Ci sono stati i premi nobel vinti perché si

cercava qualcosa si è trovato qualcos'altro. E allora quando si è trovata una cosa così diversa

dalle aspettative è stato necessario rivedere completamente il paradigma e quindi devo dire

che tutti gli scienziati sono abbastanza, devono essere pronti ad accettare il fatto che quello

che si aspettavano non è giusto perchè magari da una cosa diversa nasce la grande scoperta.

C: E questo molto bello perché mi viene in mente quanto importante poi possa essere

applicare questo atteggiamento alla vita quotidiana, quante volte intraprendiamo una

strada dopo aver superato la paura di dire ok ci provo, ci proviamo non si rivela quello che

avevamo pensato però scopriamo qualcosa nel percorso. C'è sempre qualcosa che possiamo

scoprire nola la chiave sta un po nell'essere aperti al fatto che c'è quel qualcosa invece di

fossilizzarsi sul fatto che abbiamo sbagliato tutto, che la strada a quella sbagliata,

che vorremmo tornare indietro cosa che non si può fare perché non si può cambiare il passato.

P: L'elasticità mentale è una delle grandi doti del genere umano,

tutto sommato homo sapiens ha conquistato il mondo

e ha conquistato lo spazio proprio perché ha una mente che è straordinariamente elastica.

C: A proposito di elasticità abbiamo parlato di determinazione, autorevolezza, preparazione

metto tutto in bagaglio di vento “la capa” chiamiamomi così, comunque qualcuno che deve

gestire un gruppo. Questo gruppo si compone di uomini e donne. Gli uomini non mi prendono

sul serio, le donne mi invidiano. Cosa faccio per lasciarmi scivolare addosso

questa cosa e creare comunque un team, una sensazione di squadra, un fare squadra?

P: Bisogna prima di tutto saper ascoltare, dimostrare di saper ascoltare tutti,

saper ascoltare i problemi di tutti e dimostrare a tutti che si è in grado

di dare qualche tipo di supporto, che può essere semplicemente un consiglio, può essere un aiuto,

può essere un indirizzamento, fai così piuttosto che cosà, vedrai che migliorerai,

eccetera.. Tutto ciò ovviamente basato su sul fatto di dover dimostrare sempre la propria

autorevolezza senza però diventare autoritario. Io dico sempre, diciamo ai miei giovani colleghi,

tu non devi dimostrare niente a nessuno, prima di tutto tu lo devi dimostrare a te stesso. Quindi

quando io interagisco col resto del mondo io non voglio dimostrare al resto del mondo quanto sono

brava ma quanto io ho voglia di lavorare con loro per arrivare un risultato comune.

C: E quindi a questo può aiutare anche qualora a qualche mio collega non mi prendesse sul serio?

P: Non si è mai presentata l'opportunità perché a quel punto io mordo.

C: Ok quindi mordere fa parte delle azioni consigliate, se necessario?

P: Assolutamente sì, se necessario. Si ma è stato necessario molte poche volte nella mia vita.

C: Ok quindi per mordere intendi essere molto dirette sul rispetto reciproco necessario, giusto?

P: Si, dicendogli o dicendole che appunto noi siamo qui tutti per lavorare insieme,

non per dimostrare chi è il più bravo e se c'è bisogno di

mostrare che è il più bravo io non sono mai dietro a nessuno.

C: Bellissima, questo dovrei forse tatuarla da qualche parte, scriverla da qualche parte,

perché poi magari serve una volta nella vita, ma quella volta sarebbe facile saperlo.

P: C'è un detto sudafricano che è “When the going get tough, the tough get going” ovvero “quando il

gioco si fa duro i duri giocano” però appunto i duri possono anche giocare in modo soft, non è

necessario sempre fare il gioco duro, se però il gioco si fa duro bisogna giocare in modo duro.

C: Assolutamente una cosa che ha detto che mi ha colpito il fatto di dire appunto ai tuoi colleghi

più giovani non è necessario che tu dimostri nulla a nessuno, dimostrarlo a te stesso. Una cosa che

tra l'altro non avevo mai sentito definita così e che però ho letto è che le donne dicono si dice

soffrano della cosiddetta sindrome della chiara cioè abbiamo bisogno, poi la spiegazione insomma

suona familiare abbiamo bisogno di essere incoronate continuamente da qualcuno che ci

riconosca che siamo brave e che quindi abbiamo un certo valore, anche quando siamo super preparate,

anzi a volte molte di noi si preparano allo sfinimento e nonostante questo non si sentono

mai abbastanza pronte. Ci dai qualche consiglio pratico per chi tra le ascoltatrici si trova in

questa situazione, cioè sente il continuo bisogno di ricevere un riconoscimento dai

propri colleghi maschi, dico maschi perché nel mio caso io sono stata circondata da colleghi

maschi tra l'altro spesso anche più grandi di me e sono stata ossessionata da questa idea di

voler assolutamente essere riconosciuta come quella brava, quella di valore, quella tosta,

cosa che tra l'altro non è mai successa quando la volevo, è successa poi in situazioni dove

avevo lasciato andare la presa, per altro ma questa è un'altra storia..

P: Diciamo che il vero consiglio pratico che io mi sento di dare è ciascuno/ciascuna si

deve ricordare sempre che gli altri pensano di te quello che tu pensi di te stessa,

quindi se tu sei conscia delle tue capacità, ti senti tranquilla e quindi hai autorevolezza

nel tuo campo, questo filtrerà dal tuo modo di fare e verrà riconosciuto. Quindi veramente,

se uno invece si sente insicuro, indeciso, titubante, gli altri penseranno che tu sei

insicuro, indeciso, titubante perché tu lo fai filtrare. Veramente gli altri pensano

di noi quello che noi pensiamo di noi stessi, quindi primo consiglio training autogeno essere

assolutamente tranquille e sicure di sè stesse, perché questo è un ingrediente fondamentale.

C: Secondo te quand'è che sappiamo di aver veramente fatto il massimo

per prepararci e per acquisire quella autorevolezza? Quand'è che sappiamo

che davvero non possiamo dare di più che siamo arrivati al nostro

top in termini di capacità di dare del nostro meglio in quel momento?

P: Quando facendoci un po un esame di coscienza siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto,

dopodiché aggiungo subito che vivere significa sempre fosse degli obiettivi più alti,

quindi sei soddisfatto di quello che hai fatto, ma a quel punto vorresti fare di più,

vorresti raggiungere un altro obiettivo più alto più difficile. E quindi, ancora una volta,

è qualche cosa di molto interiore, non c'è nessuno che ci possa dire “ok va bene,

a questo punto sei pronto per la prossima sfida”, ti devi convincere da sola che sei

pronta per la prossima sfida, e poi non è detto perché magari la sfida la fai e la perdi eh..

C: ..che fa parte del gioco, per cui non dovrebbe scoraggiarci!

P: Ma no, figurati! Quelli che studiano le start up dicono che il fallimento delle per

tappe la cosa più normale del mondo. Quando uno accetta una sfida fallire fa parte del gioco.

Poi se succede a te non sei mica contento eh, garantisco.. ma effettivamente il fallimento

fa parte del mettersi in gioco perché non si può mica solo avere successo nella vita, ogni tanto

si sbatte una facciata e quello lì ci ricorda che un pochino di umiltà è sempre una dote positiva.

C: Senti Patrizia c'è un aneddoto particolare della tua esperienza con gli astri che secondo

te può essere considerata anche una vera e propria lezione di vita utile

per chi ci sta ascoltando a prescindere da quello che fai e da dove lavora ?

P: L'aneddoto che racconto sempre che è divertente al suo modo è che una volta ero

stata invitata a fare un importante intervento a una conferenza sulle stelle di neutroni,

che sono le cose che studio io. Quindi c'era un presidente di sessione, che presenta dice

“parlerà di bla bla bla” e poi in generale uno ti dice ti faccio segno cinque minuti prima che

finisca il tuo tempo in modo tale da permetterti di finire il discorso eccetera. Questo qua mi

metto davanti un orologio, tipo contaminuti, da cucina e mi dice non c'è bisogno che ti spieghi

come funziona perché sicuramente tu sai come funziona un contaminuti da cucina, ecco l'avrei

strangolato ovviamente. Questo qui appunto fa parte.. questo questo collega che diciamo

presentava “la scienziata” e quindi in qualche modo riconosceva il fatto che era una persona,

diciamo, di riferimento nel campo, dopo di che non si è potuto esimere dal fare la battutina

cretina e io gli ho detto vabbè la prossima volta ti spiego come funziona un orologio da cucina..

C: Peraltro io sinceramente non avrei saputo come utilizzarlo

perché non amo particolarmente stare ai fornelli

quindi mi sarei trovata in difficoltà ;) Però ti chiedo a quindi la lezione di vita che

altre donne potrebbero portarsi a casa da questo aneddoto come la riassumeresti in tre parole?

P: Di non farsi scoraggiare da queste piccole punzecchiature, ecco, come dico era un ambiente

nel quale chiaramente veniva riconosciuto il mio merito ma volendo fare una battutina si è fatta

una battutina collegata al fatto che io fossi una signora, a un uomo non l'avrebbero fatta

questa cosa qui. Però questo qui uno appunto deve lasciarsi scivolare e magari rispondere a tono,

ma senza diciamo “inalberarsi”. Non bisogna assolutamente prendersela, perché sennò uno

passa tutto il suo tempo a queste sciocchezze piuttosto che occuparsi delle cose serie.

C: Parlando di cose serie, qual è il tuo prossimo obiettivo più alto?

P: Ah.. obiettivi più alti dipende! Ce ne sono di diverso livello adesso sto pensando

a un nuovo libro ad esempio, dedicato alle nuove astronomie, alle nuove finestre che

si aprono nello studio dell'universo che sono quella delle onde gravitazionali dei neutrini,

questo è una cosa che penso di scrivere a breve e poi invece dal punto di vista della mia ricerca,

nel mio lavoro spero di riuscire a vedere l'Italia occupare il posto

che le compete in una grande collaborazione internazionale che si chiama Osservatorio CTA,

CTA sta Cherenkov Telescope Array che è diciamo il prossimo grande osservatorio per studiare

astrofisica delle alte energie. L'Italia ha una grandissima tradizione in questo campo,

sta facendo grandi investimenti e quindi stiamo facendo tutta una serie di azioni scientifiche,

tecnologiche e politiche perché il nostro ruolo venga riconosciuto.

C: Questo è bellissimo. Io sono fuori dall'Italia quando avevo 18

anni e raramente ne sento parlare bene e questo mi spezza il cuore,

quindi sono felicissima di sapere che stiamo per una volta facendo dei grandi

passi verso qualcosa di così importante. Senti Patrizia, una donna che pensi

dovremo intervistare dopo di te e che ammiri moltissimo e per quale ragione.

P: Una donna che ammiro moltissimo è la mia amica professoressa Maria Pia Abbracchio,

professoressa di farmacologia all'Università di Milano, che è prorettore dell'Università di

Milano, quindi ha accettato una sfida grandissima perché oltre a essere una scienziata importante ha

deciso di dedicare diversi anni della sua vita per lavorare per l'università, che significa

lavorare per gli altri. Da quando è diventata prorettore praticamente non riesco più a vederla,

ogni tanto ci mandiamo dei messaggini ma è una delle persone più autorevoli,

più dolci e più simpatiche che io conosca e anche elegantissima,

è l'unica signora che conosco che non esce mai senza cappello, pensa!

C: Quindi anche questo dimostra la capacità di multitasking anche se insomma su questo

si aprirebbe un altro universo, di noi donne che siamo in grado comunque in

inglese si dice “to keep it all together”, non ci sfugge nulla nemmeno il cappello in questo caso!

Io, Patrizia ti ringrazio moltissimo, è stato veramente un'ispirazione

parlare con te e spero ci saranno moltissime altre occasioni per farlo,

magari anche per vederci fisicamente e non attraverso aggeggi tecnologici che

amo ma hanno i loro limiti, c'è un'ultima cosa che vorresti dire prima di lasciarci?

P: Facciamo uno slogan “ragazze credete in voi stesse!”

C: Bellissimo, bellissimo grazie mille! Patrizia grazie ancora

P: Ciao buon lavoro!

Questo è tutto per la puntata di oggi. Spero di averti dato qualche

utile spunto che potrai implementare sin da subito. Se crescere un business in cui

credi sul web in modo autentico e proficuo è parte dei tuoi piani e

non sei ancora entrata a Biz Academy puoi farlo visitando il sito Biz-academy.it,

noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla prossima puntata di Impact Girl [Musica]

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C: Allora Patrizia, la prima domanda che  ti faccio mi tocca un po' sul personale,

la domanda è questa: tutto quello che riguarda  le materie STEM di cui tu sai molto più che

qualcosa quindi scienze, tecnologia, ingegneria  e matematica offrono un sacco di opportunità,

sia di carattere lavorativo, per chi poi ci può  lavorare dentro, sia per cambiare un po' le cose,

visto che il mondo sta andando in una direzione  che a volte fa un po' paura. Solo che noi donne,

come gruppo spesso cresciamo convinte di non  essere portate per questo tipo di materie. Io

perlomeno sono cresciuta convinta di non esserlo  e ho avuto una serie di conferme da parte dei miei

insegnanti e delle mie insegnanti peraltro sul  fatto che forse era meglio mi dedicassi ad altro.

E per me è tuttora un grande mistero capire cosa  sarebbe successo se a quel tempo avessi deciso

che no, che io ero portata per queste materie  e volendo ci sarai cimentata invece non c'è

nemmeno provato. Ti chiedo allora come possiamo  recuperare come donne questa sicurezza nel fatto

che se ci sentiamo attratte verso queste materie  i requisiti per farcela ce li abbiamo davvero?

P: La cosa più importante che ciascuno  di noi deve avere chiaramente in testa

è che non esiste un cervello maschile e un  cervello femminile. I cervelli sono tutti

uguali. Davanti a uno scan di un cervello nessun  espertissimo può riconoscere se è un cervello di

un maschio o il cervello di una femmina, quindi  tutti abbiamo potenzialmente le stesse capacità.

Ovviamente possiamo avere delle inclinazioni  diverse ma non è assolutamente accettabile che

ne un genitore ne un professore siano essi maschi  o femmine dicano a un'alunna o a un alunno che

è inutile che si sforzi per raggiungere risulta  certi risultati perché tanto non ci riuscirà mai,

ecco, non è assolutamente accettabile. È una  questione di principio e ovviamente questo fa

parte del dei terribili stereotipi della nostra  società. I maschietti sono adatti a fare i medici

gli ingegneri, i piloti di aereo, qualsiasi cosa  interessante e invece che mi devono dedicarsi a

appunto mestieri creativi oppure sociali. fare  il medico, l'infermiera cioè tutte cose che

richiedono fosse più empatia. Devo dire che  la settimana scorsa sono state in California

e sono stata particolarmente soddisfatta che  il comandante del volo che mi ha portato a San

Francisco fosse una signora che tranquillamente  si è presentata “sono il vostro comandante,

ho qui vicino a me il primo ufficiale eccetera..”,  assolutamente normale. Questa signora chiaramente

ha fatto tutte le scuole di volo che hanno fatto  i maschietti e si è dimostrata tanto brava quanto

loro, quindi le ragazze devono essere prima di  tutto coscienti che loro possono, noi possiamo,

come diceva un vecchio slogan “noi valiamo”, ecco,  non esiste nulla che una donna non posso fare.

C: Ecco hai parlato di empatia che effettivamente  volente o nolente è un po' una caratteristica che

le donne sembrano avere più degli uomini  anche qui probabilmente è uno stereotipo,

però insomma questa idea del senso materno,  a prescindere che uno abbia figlio no,

è considerato caratteristica tipicamente maschile.  Ecco ti chiedo caratteristiche come questa,

come come l'empatia, il desiderio di rapportarsi  all'altro possono essere delle qualità che si

rivelano più che vincenti in questo mondo  STEM un pochino dominato dagli stereotipi?

P: Assolutamente sì perché specialmente  nelle collaborazioni, quando si ha a che

fare con persone di tutte le nazioni e che quindi  vengono da culture diverse, avere un atteggiamento

empatico, cioè essere curiose ma anche attente  a quelli che potrebbero essere delle diverse

priorità che le persone hanno a seguito della  loro diversa cultura, effettivamente favorisce una

buona atmosfera all'interno della collaborazione  e quindi fa nascere degli ottimi ambienti di

lavoro. Beh nel mio caso ha fatto nascere anche  molte proprio amicizie personali perché così,

chiacchierando, si è passato dalle stelle di  neutroni ai figli, agli hobby cioè a tutte

le componenti che fanno parte della vita di una  persona, sia il lavoro, sia la sfera personale.

C: E a proposito di ambiente di lavoro,  una cosa è credere, sapere più che credere,

sapere di potercela fare e magari avercela  anche fatta, altra cosa poi è gestire quelle

che sono le reazioni che arrivano dall'esterno  quindi da altri fuori di noi. Per chi lavora,

per le donne che lavorano in un  contesto tipicamente maschile,

l'esperienza piuttosto comune è quella  di sentirsi continuamente sminuite,

in forma diretta e indiretta verbale e non  verbale. È quasi qualcosa che viene naturale

veramente difficile riconoscere l'autorevolezza  di una donna all'interno di un di un contesto

mi vengono in mente aziendale corporate ma  in generale come può fare quindi una donna

a smettere di perdere tempo cercando di farsi  valere e riconoscere o reclamare oggettivamente

quello che è il suo valore quindi e guadagnandosi  anche un rispetto che va oltre lo stereotipo?

P: La parola fondamentale è autorevolezza,  come hai detto tu, nel senso che, le qualità

fondamentali di una persona che vuole riuscire  sia essa maschio o femmina sono secondo me e due:

la determinazione, cioè essere sicure  di quello che vuoi e l'autorevolezza,

avere acquisito conoscenze nel campo nel  quale tu vuoi operare. Una volta che tu

hai queste due qualità e queste due qualità  ti danno la sicurezza che quello che tu fai

è corretto, cioè le decisioni che tu prendi sono  quelle migliori, visto il contesto nel quale ti

muovi, in generale questo viene riconosciuto.  Ovviamente forse non immediatamente ma con

il tempo tu vieni in qualche modo incasellata  come una persona della quale ci si può fidare,

se ti chiedono un parere, tu dai un parere  informato, io non ho mai paura di rispondere

“guarda che io questo argomento non lo  conosco”, non non mi invento tuttologa

per il piacere di farlo. Io do opinioni  quando penso di avere qualche cosa da dire.

C: Possiamo riassumere quello  che ha detto “in preparazione”,

che credo sia qualcosa che a  volte è un po' sottovalutato,

nel senso che con l'esperienza magari la  preparazione viene meno.. questa non era una

domanda che volevo farti ma mi è venuta in mente  in questo momento.. tu smetti mai di prepararti,

di aggiornati anche dopo tutti questi anni  di grossissima esperienza sul campo e non?

P: Ma ovviamente io continuo a leggere, continuo  a studiare, continua a scoprire di non sapere un

sacco di cose e quindi si, buona parte della  del mio tempo disponibile è sempre dedicato

alla lettura dei nuovi risultati, delle  nuove interpretazioni, spesso critiche di

tutto quello che si credeva andasse bene che  si scopre che invece traballa, assolutamente.

Il continuare a seguire, sai la scienza è  un'evoluzione continua e a volte frenetica,

ti garantisco che a volte si fa fatica a stare  dietro anche solo a un argomento scientifico.

Quindi la preparazione è fondamentale, e il  continuare a studiare è altrettanto importante.

C: Per quanto riguarda invece errori intesi in  senso molto ampio, ad esempio ti sei mai resa

conto di aver sostenuto la teoria sbagliata  o la ricerca sbagliata, oppure se ti sei mai

resa conto che la ricerca che avevi sostenuto,  che avevi studiato all'improvviso è obsoleta,

perché mi dici no che è in continua  evoluzione, come superi un po' quella

sensazione di di scoraggiamento per aver  quasi avuto la sensazione di perdere tempo?

P: Questo qui fa parte del lavoro  di un ricercatore di uno scienziato,

si tentano delle strade mica tutte funzionano e  quindi è assolutamente vero che a volte uno si

convince che le cose debbano andare in un  certo modo poi fa un test e scopre che no

vanno in un modo assolutamente diverso quindi  vuol dire che i presupposti erano sbagliati,

quindi vuol dire bisogna ricominciare diciamo a  riconsiderare tutto, ma ancora una volta è così

che va avanti la scienza, con sempre uno spirito  molto critico e molto aperto. Ci vuole veramente

molta umiltà, bisogna accettare il fatto  che gli sbagli sono sempre dietro l'angolo.

C: Forse mi verrebbe da dire anche questa è  un po' considerata in termini stereotipati

una caratteristica tipicamente femminile, il  fatto di quasi a volte un'umiltà un po' forzata

e molte di noi, il fatto di non riconoscere  mai i nostri nostri valori i nostri successi,

quindi forse ci viene anche un po più  semplice accettare gli errori secondo te?

P: Sai se uno non accetta gli errori non va  mai avanti eh, perché gli eroi li fanno tutti

non li fanno mica solo le femminucce, li fanno  anche i maschietti cioè quando uno non accetta

il fatto di essersi sbagliato si condanna a non  progredire e quindi è proprio un atteggiamento

di apertura mentale. Bisogna assolutamente..  Ci sono stati i premi nobel vinti perché si

cercava qualcosa si è trovato qualcos'altro. E  allora quando si è trovata una cosa così diversa

dalle aspettative è stato necessario rivedere  completamente il paradigma e quindi devo dire

che tutti gli scienziati sono abbastanza, devono  essere pronti ad accettare il fatto che quello

che si aspettavano non è giusto perchè magari  da una cosa diversa nasce la grande scoperta.

C: E questo molto bello perché mi viene in  mente quanto importante poi possa essere

applicare questo atteggiamento alla vita  quotidiana, quante volte intraprendiamo una

strada dopo aver superato la paura di dire ok  ci provo, ci proviamo non si rivela quello che

avevamo pensato però scopriamo qualcosa nel  percorso. C'è sempre qualcosa che possiamo

scoprire nola la chiave sta un po nell'essere  aperti al fatto che c'è quel qualcosa invece di

fossilizzarsi sul fatto che abbiamo sbagliato  tutto, che la strada a quella sbagliata,

che vorremmo tornare indietro cosa che non si  può fare perché non si può cambiare il passato.

P: L'elasticità mentale è una  delle grandi doti del genere umano,

tutto sommato homo sapiens ha conquistato il mondo

e ha conquistato lo spazio proprio perché ha  una mente che è straordinariamente elastica.

C: A proposito di elasticità abbiamo parlato  di determinazione, autorevolezza, preparazione

metto tutto in bagaglio di vento “la capa”  chiamiamomi così, comunque qualcuno che deve

gestire un gruppo. Questo gruppo si compone  di uomini e donne. Gli uomini non mi prendono

sul serio, le donne mi invidiano. Cosa  faccio per lasciarmi scivolare addosso

questa cosa e creare comunque un team, una  sensazione di squadra, un fare squadra?

P: Bisogna prima di tutto saper ascoltare,  dimostrare di saper ascoltare tutti,

saper ascoltare i problemi di tutti e  dimostrare a tutti che si è in grado

di dare qualche tipo di supporto, che può essere  semplicemente un consiglio, può essere un aiuto,

può essere un indirizzamento, fai così  piuttosto che cosà, vedrai che migliorerai,

eccetera.. Tutto ciò ovviamente basato su sul  fatto di dover dimostrare sempre la propria

autorevolezza senza però diventare autoritario. Io dico sempre, diciamo ai miei giovani colleghi,

tu non devi dimostrare niente a nessuno, prima di  tutto tu lo devi dimostrare a te stesso. Quindi

quando io interagisco col resto del mondo io non  voglio dimostrare al resto del mondo quanto sono

brava ma quanto io ho voglia di lavorare  con loro per arrivare un risultato comune.

C: E quindi a questo può aiutare anche qualora a  qualche mio collega non mi prendesse sul serio?

P: Non si è mai presentata l'opportunità  perché a quel punto io mordo.

C: Ok quindi mordere fa parte delle  azioni consigliate, se necessario?

P: Assolutamente sì, se necessario. Si ma è stato  necessario molte poche volte nella mia vita.

C: Ok quindi per mordere intendi essere molto  dirette sul rispetto reciproco necessario, giusto?

P: Si, dicendogli o dicendole che appunto  noi siamo qui tutti per lavorare insieme,

non per dimostrare chi è il  più bravo e se c'è bisogno di

mostrare che è il più bravo io  non sono mai dietro a nessuno.

C: Bellissima, questo dovrei forse tatuarla  da qualche parte, scriverla da qualche parte,

perché poi magari serve una volta nella  vita, ma quella volta sarebbe facile saperlo.

P: C'è un detto sudafricano che è “When the going  get tough, the tough get going” ovvero “quando il

gioco si fa duro i duri giocano” però appunto i  duri possono anche giocare in modo soft, non è

necessario sempre fare il gioco duro, se però il  gioco si fa duro bisogna giocare in modo duro.

C: Assolutamente una cosa che ha detto che mi ha  colpito il fatto di dire appunto ai tuoi colleghi

più giovani non è necessario che tu dimostri nulla  a nessuno, dimostrarlo a te stesso. Una cosa che

tra l'altro non avevo mai sentito definita così  e che però ho letto è che le donne dicono si dice

soffrano della cosiddetta sindrome della chiara  cioè abbiamo bisogno, poi la spiegazione insomma

suona familiare abbiamo bisogno di essere  incoronate continuamente da qualcuno che ci

riconosca che siamo brave e che quindi abbiamo un  certo valore, anche quando siamo super preparate,

anzi a volte molte di noi si preparano allo  sfinimento e nonostante questo non si sentono

mai abbastanza pronte. Ci dai qualche consiglio  pratico per chi tra le ascoltatrici si trova in

questa situazione, cioè sente il continuo  bisogno di ricevere un riconoscimento dai

propri colleghi maschi, dico maschi perché nel  mio caso io sono stata circondata da colleghi

maschi tra l'altro spesso anche più grandi di  me e sono stata ossessionata da questa idea di

voler assolutamente essere riconosciuta come  quella brava, quella di valore, quella tosta,

cosa che tra l'altro non è mai successa quando  la volevo, è successa poi in situazioni dove

avevo lasciato andare la presa, per  altro ma questa è un'altra storia..

P: Diciamo che il vero consiglio pratico che  io mi sento di dare è ciascuno/ciascuna si

deve ricordare sempre che gli altri pensano  di te quello che tu pensi di te stessa,

quindi se tu sei conscia delle tue capacità,  ti senti tranquilla e quindi hai autorevolezza

nel tuo campo, questo filtrerà dal tuo modo di  fare e verrà riconosciuto. Quindi veramente,

se uno invece si sente insicuro, indeciso,  titubante, gli altri penseranno che tu sei

insicuro, indeciso, titubante perché tu lo  fai filtrare. Veramente gli altri pensano

di noi quello che noi pensiamo di noi stessi,  quindi primo consiglio training autogeno essere

assolutamente tranquille e sicure di sè stesse,  perché questo è un ingrediente fondamentale.

C: Secondo te quand'è che sappiamo  di aver veramente fatto il massimo

per prepararci e per acquisire quella  autorevolezza? Quand'è che sappiamo

che davvero non possiamo dare di  più che siamo arrivati al nostro

top in termini di capacità di dare  del nostro meglio in quel momento?

P: Quando facendoci un po un esame di coscienza  siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto,

dopodiché aggiungo subito che vivere significa  sempre fosse degli obiettivi più alti,

quindi sei soddisfatto di quello che hai  fatto, ma a quel punto vorresti fare di più,

vorresti raggiungere un altro obiettivo più  alto più difficile. E quindi, ancora una volta,

è qualche cosa di molto interiore, non  c'è nessuno che ci possa dire “ok va bene,

a questo punto sei pronto per la prossima  sfida”, ti devi convincere da sola che sei

pronta per la prossima sfida, e poi non è detto  perché magari la sfida la fai e la perdi eh..

C: ..che fa parte del gioco, per  cui non dovrebbe scoraggiarci!

P: Ma no, figurati! Quelli che studiano le  start up dicono che il fallimento delle per

tappe la cosa più normale del mondo. Quando uno  accetta una sfida fallire fa parte del gioco.

Poi se succede a te non sei mica contento eh,  garantisco.. ma effettivamente il fallimento

fa parte del mettersi in gioco perché non si può  mica solo avere successo nella vita, ogni tanto

si sbatte una facciata e quello lì ci ricorda che  un pochino di umiltà è sempre una dote positiva.

C: Senti Patrizia c'è un aneddoto particolare  della tua esperienza con gli astri che secondo

te può essere considerata anche una  vera e propria lezione di vita utile

per chi ci sta ascoltando a prescindere  da quello che fai e da dove lavora ?

P: L'aneddoto che racconto sempre che è  divertente al suo modo è che una volta ero

stata invitata a fare un importante intervento  a una conferenza sulle stelle di neutroni,

che sono le cose che studio io. Quindi c'era  un presidente di sessione, che presenta dice

“parlerà di bla bla bla” e poi in generale uno  ti dice ti faccio segno cinque minuti prima che

finisca il tuo tempo in modo tale da permetterti  di finire il discorso eccetera. Questo qua mi

metto davanti un orologio, tipo contaminuti, da  cucina e mi dice non c'è bisogno che ti spieghi

come funziona perché sicuramente tu sai come  funziona un contaminuti da cucina, ecco l'avrei

strangolato ovviamente. Questo qui appunto  fa parte.. questo questo collega che diciamo

presentava “la scienziata” e quindi in qualche  modo riconosceva il fatto che era una persona,

diciamo, di riferimento nel campo, dopo di che  non si è potuto esimere dal fare la battutina

cretina e io gli ho detto vabbè la prossima volta  ti spiego come funziona un orologio da cucina..

C: Peraltro io sinceramente non  avrei saputo come utilizzarlo

perché non amo particolarmente stare ai fornelli

quindi mi sarei trovata in difficoltà ;) Però ti chiedo a quindi la lezione di vita che

altre donne potrebbero portarsi a casa da questo  aneddoto come la riassumeresti in tre parole?

P: Di non farsi scoraggiare da queste piccole  punzecchiature, ecco, come dico era un ambiente

nel quale chiaramente veniva riconosciuto il mio  merito ma volendo fare una battutina si è fatta

una battutina collegata al fatto che io fossi  una signora, a un uomo non l'avrebbero fatta

questa cosa qui. Però questo qui uno appunto deve  lasciarsi scivolare e magari rispondere a tono,

ma senza diciamo “inalberarsi”. Non bisogna  assolutamente prendersela, perché sennò uno

passa tutto il suo tempo a queste sciocchezze  piuttosto che occuparsi delle cose serie.

C: Parlando di cose serie, qual è  il tuo prossimo obiettivo più alto?

P: Ah.. obiettivi più alti dipende! Ce ne  sono di diverso livello adesso sto pensando

a un nuovo libro ad esempio, dedicato alle  nuove astronomie, alle nuove finestre che

si aprono nello studio dell'universo che sono  quella delle onde gravitazionali dei neutrini,

questo è una cosa che penso di scrivere a breve e  poi invece dal punto di vista della mia ricerca,

nel mio lavoro spero di riuscire a  vedere l'Italia occupare il posto

che le compete in una grande collaborazione  internazionale che si chiama Osservatorio CTA,

CTA sta Cherenkov Telescope Array che è diciamo  il prossimo grande osservatorio per studiare

astrofisica delle alte energie. L'Italia ha  una grandissima tradizione in questo campo,

sta facendo grandi investimenti e quindi stiamo  facendo tutta una serie di azioni scientifiche,

tecnologiche e politiche perché il  nostro ruolo venga riconosciuto.

C: Questo è bellissimo. Io sono  fuori dall'Italia quando avevo 18

anni e raramente ne sento parlare  bene e questo mi spezza il cuore,

quindi sono felicissima di sapere che  stiamo per una volta facendo dei grandi

passi verso qualcosa di così importante. Senti Patrizia, una donna che pensi

dovremo intervistare dopo di te e che  ammiri moltissimo e per quale ragione.

P: Una donna che ammiro moltissimo è la mia  amica professoressa Maria Pia Abbracchio,

professoressa di farmacologia all'Università  di Milano, che è prorettore dell'Università di

Milano, quindi ha accettato una sfida grandissima  perché oltre a essere una scienziata importante ha

deciso di dedicare diversi anni della sua vita  per lavorare per l'università, che significa

lavorare per gli altri. Da quando è diventata  prorettore praticamente non riesco più a vederla,

ogni tanto ci mandiamo dei messaggini  ma è una delle persone più autorevoli,

più dolci e più simpatiche che  io conosca e anche elegantissima,

è l'unica signora che conosco che  non esce mai senza cappello, pensa!

C: Quindi anche questo dimostra la capacità  di multitasking anche se insomma su questo

si aprirebbe un altro universo, di noi  donne che siamo in grado comunque in

inglese si dice “to keep it all together”, non ci  sfugge nulla nemmeno il cappello in questo caso!

Io, Patrizia ti ringrazio moltissimo,  è stato veramente un'ispirazione

parlare con te e spero ci saranno  moltissime altre occasioni per farlo,

magari anche per vederci fisicamente e  non attraverso aggeggi tecnologici che

amo ma hanno i loro limiti, c'è un'ultima  cosa che vorresti dire prima di lasciarci?

P: Facciamo uno slogan “ragazze  credete in voi stesse!”

C: Bellissimo, bellissimo grazie  mille! Patrizia grazie ancora

P: Ciao buon lavoro!

Questo è tutto per la puntata di  oggi. Spero di averti dato qualche

utile spunto che potrai implementare sin  da subito. Se crescere un business in cui

credi sul web in modo autentico e  proficuo è parte dei tuoi piani e

non sei ancora entrata a Biz Academy puoi  farlo visitando il sito Biz-academy.it,

noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla  prossima puntata di Impact Girl [Musica]