XXXII puntata
Aurelio: State ascoltando La Voce della Russia, da Mosca. Anna: 1812 Aurelio: Da Borodino a Parigi Anna: Programma conclusivo in tre puntate di Aurelio Montingelli e Anna Gromova Aurelio: Beresinà. Anna: Dal centro di Mosca ci vogliono poco più di dieci minuti di metropolitana per arrivare alla fermata “ Kutuzovskij prospekt “.
Poco lontano, al numero 38 del viale omonimo, all'interno del grande museo dedicato alla Battaglia di Borodino possiamo trovare una piccola isba di legno dove il 1 settembre del 1812 il generale Kutuzov tenne il suo famoso consiglio di guerra. Aurelio: Passato alla storia e al comune dire quotidiano come il Consiglio di Filì. Anna: Che era allora un villaggio alquanto lontano dalla vecchia capitale. Aurelio: A proposito l'isba del Museo è una ricostruzione di quella autentica andata perduta in un incendio cinquantanni più tardi l'evento cui fece da cornice. Anna: A Filì, Kutuzov potè constatare ancora una volta di non essere capito dagli alti ranghi del suo esercito. Tutti, anche i più cauti, volevano un'altra battaglia generale ed egli fu costretto ad imporre la sua volontà con la forza del comando supremo affidatogli dal sovrano. Aurelio: Secondo una lettera inviata dal conte Voronzov ad un amico inglese, Kutuzov avrebbe detto a mò di congedo: “ Voi temete una ritirata attraverso Mosca, mentre per me è un segno della Provvidenza che ci permetterà di salvare l'esercito. Napoleone è come un torrente in piena che non riusciamo a fermare. Mosca sarà la spugna che lo assorbirà…” Anna: Sarebbe stata quella una spugna di fuoco che avrebbe costretto Bonaparte ad abbandonare precipitosamente Mosca senza sapere cosa fare…. Aurelio: Perché la Russia, a differenza di tutti gli stati europei, piccoli e grandi che egli aveva conquistato con una brillante vittoria nel corso di una battaglia generale, aveva respinto quelle regole del gioco. Anna: Napoleone si aspettava una deputazione alle porte di Mosca e una offerta di pace di parte di Alessandro. Ma invano. Aurelio: L'imperatore non si degnò nemmeno di rispondere alle tante lettere che Bonaparte gli fece pervenire per vie traverse… Anna: La Russia non pensava minimamente di arrendersi per cui la caduta di Mosca diventava un episodio doloroso, ma non decisivo. Aurelio: Napoleone entrò in una città deserta, abbandonata dai suoi abitanti che non avevano lasciato nemmeno un forcone di fieno per la sua cavalleria… Anna: O un sacco di farina per i soldati affamati. Aurelio: E poche ore dopo Mosca incominciò a bruciare…. Aurelio: In gran segreto Napoleone inviò il generale Lauriston per chiedere a Kutuzov una tregua come preludio alla pace. Ne troviamo una testimonianza in una raccolta di appunti del generale Barklaj de Tolli, pubblicati nel 1912, nel centenario della Guerra Patriottica. Anna: Egli ricorda che Kutuzov, con sottile ironia, volle dare a quell'incontro un tono salottiero e più di una volta impedì al generale francese di affrontare l'argomento interessandosi prima alla salute dell'Imperatore e poi del suo tempo libero chiedendogli se aveva modo di andare a teatro. Aurelio: Alla fine egli aggiunse sempre con lo stesso tono: “ Gli è che a Mosca Napoleone dichiara che la campagna è finità mentre i russi ritengono che incominci appena adesso e che se ha dei dubbi in proposito se ne convincerà amaramente e per esperienza diretta…. Anna: Alla fine disse: “ Voi farete tutto il possibile per andarvene mentre noi ci applicheremo al massimo per impedirlo…” Aurelio: Poi, ricorda Barklaj, Kutuzov respinse con veemenza ogni profferta di pace con parole anticipatrici di cui forse al generale francese sfuggì il senso profondo. Leggiamo: “ Chi ci offre la pace? Chi calpesta i sacri diritti del popolo russo?....Accettare la pace? A Mosca? Giammai!” Aurelio: La situazione era chiara. Napoleone non aveva scelta. La partita era in mano ai russi. Anna: L'idea di marciare su Pietroburgo non poteva nemmeno essere presa in considerazione quindi non rimaneva altro da fare che ritirarsi e chiudere senza un nulla di fatto una guerra anomala. Aurelio: E tentare di salvare l'esercito e la Vecchia Guardia per nuove avventure. Anna: Ma Kutuzov non la pensava così e con una serie di manovre geniali e di attacchi improvvisi costrinse Napoleone a riprendere la via di Smolensk che, logorante durante l'avanzata, sarebbe risultata disastrosa durante la ritirata. Aurelio: In applicazione della sua strategia Kutuzov seppe impegnare l'esercito francese in due importanti combattimenti, a Tarutino il 5 ottobre e sei giorni dopo a Malojaroslavez. Anna: La tattica della terra bruciata dava i suoi frutti. La celebre cavalleria di Murat aveva cessato di esistere e i superstiti marciavano nel fango dell'autunno insieme alla fanteria…. Aurelio: Napoleone guardava a Smolensk come alla fine di quella ventata di sciagure che perseguitavano il suo esercito. Là avrebbe trovato i viveri e il foraggio, necessari per andare a svernare fra il Dnepr e la Dvina. Anna: Il grosso dell'esercito francese, guidato da Napoleone in persona, fu sottoposto a continue rapide e micidiali incursioni della cavalleria russa e di reparti partigiani, rendendo impossibile ogni approviggionamento. Aurelio: A Smolensk lo attendeva una forte delusione. In città non era rimasto più niente, i rifornimenti tanto attesi si erano trasformati in un miraggio. Anna: La tattica dell'esercito russo era chiara. Mentre Kutuzov si muoveva su una linea parallela a quella francese le armate di Ciciagov e Wittgenstein espugnavano uno dopo l'altro i capisaldi della passata avanzata napoleonica, prima Vitebsk, poi Minsk. Aurelio: Napoleone si ritrovò privato delle retrovie e la sua ritirata nel freddo dell'inverno incominciò a somigliare sempre più ad una fuga. Anna: L'ultimo ostacolo da superare per uscire dal territorio russo era rappresentato da un fiume che un ufficiale francese, Jean-Baptiste Antoine Marcellin de Marbot, divenuto poi celebre per le sue memorie, descrisse poi cosi: Aurelio: “Questo fiume che alcuni immaginano di gigantesche dimensioni, in effetti non è più largo di Via Royal a Parigi. Sulla profondità basti dire che in 72 ore tre reggimenti di cavalleria della brigata Corbineau lo guadarono senza alcuna difficoltà…” Anna: Quel fiume largo soltanto quanto una strada sarebbe passato alla storia ammantandosi di leggende. Aurelio : La Beresina è divenuta il simbolo della sconfitta napoleonica e in genere di ogni catastrofica disfatta. Anna: Al suo ritorno in patria Napoleone ebbe il cinismo di dichiarare che sulla Beresina aveva colto un'altra delle sue brillanti vittorie. Aurelio: Ma venticinquemila caduti sui trentamila soldati che gli rimanevano rappresentavano una smentita senza appello. Anna: A Mosca ufficialmente si parlò di vittoria delle armi russe, ma nei palazzi del potere non vennero risparmiate critiche anche pesanti a Kutuzov e ai generali impegnati direttamente in quella battaglia. Aurelio: Troviamo una spiegazione di questo fatto nell'opera di Tarle sull'invasione napoleonica. Sembra che i consiglieri militari di Alessandro I avessero messo a punto un piano che doveva portare più che alla sconfitta di Napoleone alla sua cattura e alla successiva detronizzazione. Anna: Secondo il grande storico russo questo piano oltre che cervellotico era in pieno contrasto con la strategia di Kutuzov che voleva soltanto cacciare Napoleone dal paese, ma facendogli pagare il prezzo più alto possibile. Anna: I noltre era piano politico, generato, negli sfarzosi saloni del Palazzo d'Inverno, da uomini che pur sfoggiando alti gradi non avevano mai infangato gli stivali su un campo di battaglia. Aurelio: In questa ottica la Battaglia della Beresina veniva considerata una sconfitta e un fallimento dei piani geopolitici della Russia. Anna: Le unità che Napoleone aveva a nord e a sud si unirono alla ritirata generale sotto gli attacchi incessanti delle avanguardie russe subendo ovunque perdite pesantissime. Aurelio: A fine dicembre i resti della Grande Armee riuscirono a riparare in Polonia lasciando in Russia 550 mila morti. Una cifra raccapricciante finanche per uno storico della guerra come Clausewitz. Anna: La Guerra patriottica del popolo russo aveva termine con una sconfitta devastante per Napoleone. In soli sei mesi aveva perso tutto il suo esercito ed era prossimo a perdere il trono e l'Impero. Aurelio: Stava per nascere la Sesta coalizione. Anna: Avete ascoltato la seconda delle tre puntate conclusive del programma “1812.La bufera napoleonica”.