3. Il picche nicche (Racconti romani)
Natale, Capodanno, Befana, quando verso il quindici di dicembre comincio a sentire parlare di feste, tremo, come a sentir parlare di debiti da pagare e per i quali non ci sono soldi. [...]
Forse in tempi lontani, Natale, Capodanno e Befana erano vere feste, modeste ma sincere [...]. Ma pian-pianino, anche i più scemi hanno capito che con le feste si poteva guadagnare; e così, adesso lo fanno. Feste per i furbi, dunque, che vendono roba da mangiare; non per i poveretti che la comprano. [...]
Del resto, per essere sicuri che ho detto la verità, guardate la strada dove ho la mia bottega, il mio negozio di cartolaio. In fila, uno dopo l'altro, ci sono Tolomei il salumiere, De Santis il venditore di polli, De Angelis il fornaio, e Crociani il vinaio. Guardate attentamente, che vedete? Montagne di formaggi e di prosciutti, polli e galline, sacchi pieni di tortellini, piramidi di fiaschi e di bottiglie, luce e splendore, gente che va e gente che viene, dalla mattina alla sera, senza interruzione, come in un porto di mare, nei primi quattro negozi.
Nella mia cartolibreria, invece, silenzio, ombra, calma, la polvere sul banco, e, sì e no, qualche ragazzino che viene a comprarsi il quaderno [...].
Qualche giorno prima di Capodanno, mia moglie, una mattina, mi fa:
– Senti, Egisto, che bell'idea... Crociani ha detto che a Capodanno ci riuniamo tutti e cinque noi commercianti di questa parte della strada, e facciamo un picche nicche per la fine dell'anno.
– E che cos'è il picche nicche? – ho chiesto.
– Beh, sarebbe il cenone tradizionale.
– Tradizionale?
– Sì, tradizionale, ma in questo modo: ognuno porta qualche cosa e così tutti off rono a tutti.
– Questo è il picche nicche?
– Sì, questo è il picche nicche... De Angelis ci metterà i tortellini, Crociani il vino e lo spumante, Tolomei gli antipasti, De Santis i tacchini...
– E noi?
– Noi dovremmo portare il panettone.
Non ho detto nulla. E lei ha insistito:
– Non è una bella idea questo picche nicche?... Allora gli dico che accettiamo? [...]
Ho detto finalmente:
– Per me, mi pare che questo picche nicche non sia tanto giusto... De Angelis i tortellini ce li ha nel negozio, e così Crociani il vino, Tolomei gli antipasti e De Santis i tacchini... ma io che ho nel mio? Un bel niente... il panettone devo comprarlo.
– Che dici? ... Anche loro, la roba la pagano, certo non gli cresce in negozio... che dici... lo vedi che sei sempre il solito... vuoi sempre fare il difficile, ragionare, fare il sottile... e poi ti lamenti che le cose non ti vanno bene. [...] alla fine ho detto: – Va bene, al loro picche nicche... porteremo il panettone.
Lei mi ha pregato, allora, di portarlo grande, per non fare brutta figura: due chili, almeno. E io ho promesso un bel panettone grande.
L'ultimo dell'anno l'ho passato, al solito, a vendere cartoline di auguri e carta per i presepi. [...]
Alle dieci e mezzo, entrammo nel portone di Crociani che aveva la casa proprio sopra il negozio. [...] Crociani ci guidò con orgoglio nella stanza da pranzo: mamma mia che bellezza! Tutti mobili nuovi [...].
...eravamo tutti presenti.
Chi c'era? C'era Tolomei, un giovanotto coi baffi [...]; c'era De Angelis, il fornaio, un ometto piccolo, con la faccia da scemo [...]; c'era De Santis, il venditore di polli, che è rimasto contadino [...]. C'erano le mogli loro, tutte ingioiellate [...]. Dico la verità, vedendoli seduti a tavola, mi piacevano anche meno [...].
Ci siamo messi a tavola che erano le undici e abbiamo subito iniziato con gli antipasti di Tolomei. [...]
Finiti i tacchini, venne un'insalata che nessuno toccò, poi il formaggio e la frutta, e quindi Crociani ha detto che era mezzanotte, mostrando la bottiglia di spumante, che, come ha fatto notare, era autentico francese, di quello che lui vendeva caro.
Sul punto, però, di togliere il tappo allo spumante, tutti gridarono: – Egisto, tocca a te, facci vedere il tuo panettone.
[...] – Questo è un panettone proprio speciale... ora vedrete –. Ho aperto la scatola, ho messo dentro la mano e ho cominciato la distribuzione: una penna, un quaderno e un libro per uno. [...]
Davanti a questa distribuzione, tutti sono rimasti in silenzio sorpresi; non capivano, anche perché erano pieni di vino e cibo.
Finalmente, De Angelis ha detto: – Ma, Egisto, abbi pazienza, che è 'sto scherzo? Non siamo certo bambini che andiamo a scuola.
De Santis, arrabbiato ha domandato: – E il panettone dov'è?
Io mi sono alzato in piedi e ho risposto: – Questo è un picche nicche, non è vero? Ognuno ha portato la roba che aveva nel negozio, non è vero... e io ho portato quello che avevo: penna, quaderno, libro.
– Ma che – ha detto ad un tratto Tolomei, – sei scemo finta di esserlo?
– No – risposi, – non sono scemo ma cartolaio...
De Angelis cercando di riportare la calma, ha detto: – Basta, mettiti a sedere, non arrabbiamoci –. Da qualche parte sono usciti fuori alcuni dolci, sono state aperte altre bottiglie e tutti hanno bevuto. Ma, come ho notato, al brindisi nessuno ha voluto bere alla mia salute.
Allora mi sono alzato e, con il bicchiere in mano, ho detto: – Visto che non volete bere alla mia salute, il brindisi lo faccio io... Che possiate dunque, durante questo anno, leggere un po' più, anche se, per caso, venderete un po' meno.
C'è stato un coro di proteste e poi Crociani, che aveva bevuto più degli altri, arrabbiato, ha iniziato a gridare: – Ora basta, iettatore... ci porti sfortuna... basta, buff one, scemo, ignorante, pagliaccio.
Ora tutti mi insultavano; io rispondevo calmo, anche se mia moglie mi tirava per la manica. [...]
Insomma, non so come, mi sono ritrovato in strada, con un gran freddo, e con mia moglie che piangeva e ripeteva: – Lo vedi che hai fatto... ora ci siamo fatti dei nemici e l'anno che verrà sarà peggio di quello che è finito.
Così, discutendo, tra botti e oggetti che volavano dalle finestre, siamo tornati a casa.