Stagione 4 - Episodio 6 (1)
Da quando esistono gli Stati Uniti, le persone che hanno provato a diventare presidente con uno dei principali partiti sono circa ottanta. Ottanta persone in duecentotrenta anni di storia. Messa così, si capisce facilmente che chi riesce a candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti pensa di avere davanti la battaglia della propria vita. Il singolo momento più importante. Quello che può permettergli non solo di entrare nella storia, ma di lasciare un segno nella storia: di avere la possibilità e la responsabilità di cambiare il corso della vita di tantissime persone. Possiamo essere ragionevolmente sicuri che tutti i candidati alla presidenza in questi duecentotrent'anni si siano sentiti così, eppure forse per qualcuno questa sensazione è più forte. Per Joe Biden, per esempio, che arriva a questa candidatura a 78 anni, dopo una vita e una carriera piene di grandi soddisfazioni ed enormi tragedie, questa sensazione è sicuramente più forte.
Lo scorso settembre Biden stava tenendo un comizio all'aperto a Cedar Rapids. L'inverno gelido dell'Iowa doveva ancora arrivare, la giornata era calda e soleggiata; davanti a Biden c'erano un prato e un lago. Mentre parlava, a un certo punto, uno stormo di aquile prese a volare sopra il lago. Biden raccontò che il giorno dopo la morte di suo figlio Beau, morto nel 2015 per un tumore al cervello, vide un'aquila volare bassissima sull'acqua del lago di fronte casa sua in Delaware, rallentare per qualche secondo sul pelo dell'acqua e poi andare via. Raccontò che da quel momento non gli era più capitato di vedere un'aquila. Mentre lo diceva, durante il comizio, un'aquila si abbassò sul lago di Cedar Rapids. Biden alzò lo sguardo al cielo e disse. “Forse è mio figlio Beau”.
La vita di Joe Biden contiene almeno quattro vite diverse. Molti di noi ne conoscono soltanto due, le più recenti, e forse nemmeno così bene: quella da vicepresidente e quella attuale, da candidato. Ma bisogna conoscerle tutte, per capire chi è la persona che salvo sorprese clamorose il prossimo novembre sfiderà Donald Trump, e perché questa è la battaglia della sua vita.
Joe Biden è nato nel 1942 a Scranton, una città industriale della Pennsylvania. Qualcuno di voi potrebbe conoscerla perché è la città in cui è ambientata la serie tv The Office. La sua famiglia non era particolarmente ricca e negli anni Cinquanta si trasferì a Wilmington, in Delaware, dove suo padre trovò lavoro come venditore di auto usate. Biden si diplomò nel 1965 e si laureò in legge nel 1969, ottenendo grandi risultati nel football ma non nello studio, anche perché ostacolato da un problema che aveva fin da bambino e che in parte ha ancora oggi. Joe Biden è balbuziente. Inciampa sulle parole. Oggi gli capita poco, quasi soltanto nei momenti di grande concitazione, per il resto riesce a mantenere il controllo della sua parola, ma ogni tanto gli succede ancora: da ragazzino, invece, era un problema debilitante e umiliante.
Biden ha raccontato più volte di aver superato questo problema esercitandosi, recitando poesie davanti allo specchio, provando in anticipo le conversazioni che pensava avrebbe avuto, memorizzando le frasi che avrebbe dovuto leggere. Imparò a gestire il ritmo e le pause. Soprattutto, Biden cominciò ad approfittare di ogni occasione possibile per parlare in pubblico, perché quello era il contesto che lo metteva più in difficoltà e quindi quello era il tabu di cui doveva liberarsi. Assemblee di quartiere, riunioni di associazioni studentesche, movimenti, sindacati, ogni pretesto era buono: al momento delle domande e degli interventi, Biden alzava la mano e provava a parlare. Ogni volta qualcuno lo prendeva in giro. Ma lui ogni volta migliorava un po' di più.
Negli ultimi anni al college conobbe una ragazza di cui si innamorò, Nelia Hunter. Tra i due nacque subito una grande intesa. Al secondo appuntamento lui si rese conto di non avere abbastanza soldi per pagare il conto, e lei con complicità gli passò venti dollari da sotto il tavolo. I genitori di lei, protestanti, non erano convintissimi che il fidanzato di sua figlia fosse cattolico, ma nonostante questo i due si sposarono nel 1966. Biden cominciò a lavorare come praticante in uno studio legale di Wilmington, e poi fondò un suo studio legale con un socio. Il Partito Repubblicano locale provò a coinvolgerlo nelle sue iniziative ma lui rifiutò per disprezzo verso Richard Nixon, e cominciò a frequentare le riunioni dei Democratici. Nel frattempo il suo matrimonio sembrava una storia da film degli anni Sessanta, o da Mad Men: lui un ex campione di football e giovane avvocato, lei una bellissima ragazza di una famiglia borghese. Ebbero tre figli in tre anni: Beau Biden nel 1969, Hunter Biden nel 1970 e Naomi Biden nel 1971.
Immaginate questo quadretto, quindi: c'è un affascinante e brillante avvocato, con una famiglia così bella che sembra finta, che un po' per passione e un po' per necessità ha cominciato ad avvicinarsi alla politica. Che è riuscito a superare la balbuzie attraverso grandi sforzi e che attraverso quei grandi sforzi si è fatto conoscere da un pezzo della città, che se lo trovava ovunque ci fosse una riunione aperta al pubblico. Candidarsi alle elezioni, era un passo naturale. Nel 1969 Biden si candidò e fu eletto nel consiglio della sua contea con il Partito Democratico e nel 1971 decise per un grande passo, a soli 29 anni: candidarsi al Senato. Una mossa piuttosto incosciente: era giovane, era sconosciuto e non aveva un soldo. Suo fratello gestiva la raccolta fondi, sua sorella era la sua stratega.
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Il senatore uscente si chiamava Caleb Boggs ed era un senatore Repubblicano di lungo corso. Boggs voleva andare in pensione, era stanco e non più così popolare, ma fu convinto dal presidente Nixon a ricandidarsi un'ultima volta perché dietro di lui tra i Repubblicani non c'era un erede naturale, e quindi dentro il partito si stava già litigando moltissimo per la sua successione. Nessun politico Democratico del Delaware lo sfidò: erano tutti sicuri di perdere. Tutti a parte questo ventinovenne, Joe Biden, che si candidò praticamente senza soldi e cominciò a girare lo stato in lungo e in largo, città per città, casa per casa. In estate i sondaggi lo davano in svantaggio di 30 punti, ma col passare dei giorni le cose cominciarono a cambiare. Biden chiedeva il ritiro dal Vietnam, difendeva i diritti civili degli afroamericani e soprattutto era l'incarnazione del nuovo, del cambiamento, di una nuova generazione. Era carismatico e sorridente, riusciva a instaurare un contatto vero con le persone in pochi secondi, era ottimista: e come poteva non essere ottimista, lui che aveva quella famiglia bellissima, lui che era l'immagine del futuro. In quella che fu una sorpresa clamorosa per la politica americana, a novembre del 1972 Joe Biden vinse le elezioni per appena tremila voti.
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La vittoria clamorosa di Biden fu LA notizia di quelle elezioni per il Congresso, e attirò moltissima attenzione su di lui e sulla sua famiglia. L'attenzione aumentò ancora a dismisura, e tragicamente, pochi giorni dopo: il 18 dicembre.
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Il 18 dicembre del 1972 la moglie di Biden era in macchina con i tre figli, stavano andando a fare compere per Natale in città mentre Joe Biden era a Washington, a occuparsi delle pratiche in vista del suo insediamento al Senato. La macchina su cui viaggiavano fu investita a grande velocità da un camion che non aveva rispettato la precedenza. Neilia Biden morì nell'incidente, insieme alla figlia più piccola che aveva appena un anno. I due figli maschi, Beau e Hunter, furono portati in ospedale in condizioni gravi.
Più volte in questi anni Biden ha raccontato che quei giorni furono i più duri della sua vita. Mise in discussione la sua fede religiosa, pensò di suicidarsi. Pensò ovviamente anche di rinunciare all'elezione al Senato. Improvvisamente era un padre single con due figli piccoli che avevano bisogno di cure e che avevano appena perso la mamma e la sorella. Da tutto il paese arrivarono grandissime manifestazioni di commozione e affetto nei confronti di Biden, anche dai Repubblicani, anche da chi non seguiva la politica, e lui fu invitato con calore a prendersi tutto il tempo necessario ma a non rinunciare al suo incarico. Persino il presidente Nixon telefonò a Biden per fargli le sue condoglianze e invitarlo ad andare avanti, a pensare che poteva essere utile al paese, che non doveva rinunciare a vivere a 29 anni. La telefonata oggi è parte degli archivi di stato, e possiamo ascoltarla.
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Il capo della maggioranza al Senato gli promise attenzione, pazienza e incarichi importanti, se non si fosse ritirato. Addirittura il Senato intero approvò una mozione per permettergli di prestare giuramento da casa e non a Washington, così che non dovesse lasciare i suoi figli convalescenti nemmeno per un giorno. Biden era distrutto e tentennava. Diceva: “Voi potete trovarvi un altro senatore ma i miei figli non si possono trovare un altro padre”. Ma soprattutto Biden pensava di non essere all'altezza del compito, senza sua moglie. Più volte aveva descritto sua moglie come il vero cervello dietro la sua incredibile campagna elettorale. La persona che aveva avuto le idee più intelligenti, quella che gli aveva dato i consigli migliori.
Alla fine i suoi colleghi lo convinsero a restare, e Biden prestò giuramento dall'ospedale. Quando finirete di ascoltare questo episodio cercate le foto su Google: mostrano Biden prestare giuramento accanto al letto di suo figlio Beau, che ha una gamba rotta in trazione. La sua vita, però, era cambiata completamente. Le attenzioni della stampa proseguirono e diventarono anche un po' morbose. Un giornale scrisse che Biden era diventato improvvisamente lo scapolo più desiderato di Washington. Anche il lavoro non era semplice. Contrariamente ai suoi colleghi, che passavano la settimana a Washington e tornavano a casa nel weekend, Biden decise che sarebbe tornato in Delaware dai suoi figli ogni sera. Gli addetti del Senato erano stati istruiti a interromperlo anche durante i lavori in caso di telefonate da casa. I suoi continui viaggi in treno – un'ora e mezzo all'andata e un'ora e mezzo al ritorno – lo fecero diventare un grande sostenitore della costruzione di nuove tratte ferroviarie. Per molto tempo, negli anni successivi, Biden organizzò periodicamente a casa sua una festa di Natale per i dipendenti locali dell'Amtrak, la società che gestisce le tratte ferroviarie interstatali negli Stati Uniti; e ogni tanto i dipendenti dell'Amtrak facevano partire l'ultimo treno con qualche minuto di ritardo pur di permettergli di prenderlo. Nel 2011 la stazione di Wilmington, la stazione da cui Biden partiva e in cui arrivava ogni giorno, gli è stata intitolata, a seguito del suo settemillesimo viaggio. Per ricordare sua moglie e sua figlia, da allora ogni anno il 18 dicembre Joe Biden non lavora.
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A trent'anni appena compiuti Joe Biden diventò quindi il sesto senatore più giovane della storia americana. Per anni dovette fare i conti con le conseguenze di quella tragedia sulla sua vita e sul suo carattere. Era pieno di rabbia e di dubbi, e ha raccontato che anche attorno a lui percepiva un certo scetticismo. I commessi del Senato facevano scommesse su quanti mesi sarebbe durato, e con ogni probabilità Biden sarebbe durato molto poco, se nel 1975, tre anni dopo, non avesse conosciuto Jill Tracy Jacobs, 24 anni, insegnante, anche lei nata in Pennsylvania ma cresciuta in Delaware. I due si conobbero in un appuntamento al buio che era stato organizzato dal fratello di Biden, per provare a dare a Joe l'occasione di ricominciare, di rifarsi una vita, visto quanto era giovane. E funzionò.
I due cominciarono a vedersi, e poi a vedersi più spesso, e poi a capire che il loro incontro poteva diventare una relazione vera. Joe Biden ha raccontato più volte che fu l'incontro con Jill a ridargli davvero l'interesse verso la politica, verso il mondo, verso le altre persone. Due anni dopo Jill e Joe Biden si sposarono, dopo che lui si propose per ben cinque volte. Ma aveva ogni ragione di insistere: Beau, il figlio primogenito di Biden, ha raccontato che furono lui e suo fratello a chiedere al padre di restare con Jill, e che di fatto furono tutti e tre, insieme, a sposarla.