Five mistakes Italians should NEVER make - [ITA - w/ subs in ITA]
Ciao a tutti e benvenuti su Podcast Italiano,
oggi voglio parlarvi di cinque errori che in italiano sono considerati gravi,
ovvero errori che a noi italiani fin dalla scuola elementare dicono che
assolutamente non bisogna fare, che sono gravi e quindi sono molto stigmatizzati. Quegli errori che se sento io, oppure sente un altro italiano istintivamente penserà:
"No, qualcosa non va bene, questo è un errore grave che non devi fare". Quindi errori per cui c'è uno stigma molto forte.
Il primo è "a me mi".
Questa è una cosa che ci insegnano fino dalle elementari. "A me mi" in italiano
non si dovrebbe dire. Perché non si deve dire? Perché" a me" e "mi" in teoria sono una ripetizione. Cioè, sono lo stesso pronome uno in versione tonica e l'altro in versione atona, diciamo così.
E quindi "a me mi" è un po' come dire la stessa cosa due volte. In realtà questa è una cosa che molte persone, fanno ci sono esempi anche nella letteratura,
ne "I promessi sposi" di Manzoni, uno dei libri più famosi della letteratura italiana.
Inoltre vorrei anche dire che secondo me
è soprattutto la prima persona che viene considerata sbagliata, perché per esempio
"a lui gli" oppure "a noi ci", "a voi vi" non sono così male.
È proprio "a me mi" e forse "a te ti" che vengono considerati errati e secondo me perché
fin da piccoli ci dicono "a me mi" uguale = il male, non fate questo errore assolutamente.
Quindi... la cosa divertente è che in spagnolo "a mi me" è assolutamente corretto,
quindi questa è l'arbitrarietà degli errori grammaticali.
Il secondo errore sarebbe "ma però", ovvero utilizzare sia "ma" sia "però" insieme, "ma però".
E la motivazione sostanzialmente è la medesima, la stessa, cioè "ma" e "però"
vogliono dire sostanzialmente la stessa cosa e quindi non si dovrebbero usare insieme.
Anche se molte persone usano "ma" e "però" insieme e io sinceramente non ci vedo nulla di male,
ma questa è una regola che qualcuno ha deciso.
La terza regola è una regola in realtà più di ortografia, ovvero come scriviamo.
Quando abbiamo il verbo "avere" in italiano, come forse, immagino, saprete, le prime persone
"ho", "hai" e "ha", così come anche la terza persona plurale "hanno" richiedono l'acca (h).
Ma l'infinito "avere" e la prima e seconda persona plurale "abbiamo" e "avete"
non hanno nessuna "h". Qual è il motivo di questa "h"?
Il motivo è che in latino l'acca c'era. "Habere". Si pronunciava anche, era "habere", non come in italiano,
"avere", dove l'acca non esiste. In realtà potremmo anche non scriverla, però dato che
la parola "o" senz'acca è una parola, la parola "ai" (preposizione articolata) è una parola,
la parola "a" è una preposizione semplice e la parola "anno" è una parola
(cioè, anno come "quanti anni hai?"), si è pensato, non so chi, ma in passato si è deciso che bisogna lasciare l'h per distinguere il verbo da tutte queste altre parole.
In latino ovviamente "abbiamo" aveva l'acca ("habemus"), così come anche in spagnolo c'è l'acca
nella parola hemos*. Però in italiano abbiamo deciso di tenerla solo in quei casi
in cui potrebbe confonderci perché ci sono altre parole. Scrivere "io o", oppure
"lui a", oppure, non so, "ce l'o" senza utilizzare l'acca è considerato un errore
molto molto grave a scuola, ed è un errore molto stigmatizzato.
Stessa cosa per la terza persona singolare del verbo "essere", "è".
L'accento viene utilizzato solamente perché la parola "e" è una congiunzione
L'accento potrebbe anche indicare la pronuncia diversa in italiano standard,
cioè "e" - "è", ma in realtà questa pronuncia non è diversa in molti dialetti o in
molti modi di parlare di italiano (intendo dire: in alcuni modi di parlare l'italiano i due suoni corrispondono) e quindi anche qui l'accento
è soprattutto utilizzato per non confondere le due parole.
Un altro tipo di errore in italiano o di errori sono tutti quelli che hanno che vedere con l'utilizzo
della "q" della "cq" o della "qq" perché se... forse non sapete, c'è una parola almeno in italiano che ha 2 "q" di fila. Ma a cosa serve la lettera q? Perché, per esempio, non possiamo scrivere
"cuando" con la c in italiano? (come in spagnolo alla fine) Beh, questo perché in latino quando avevamo il suono "k", come quando,
seguito dalla semi-consonante "w", come "kwando", "kwesto", questo "w",
questo suono qua, che in italiano è una "ua", oppure "ue", "ui," uo", non so, per qualche motivo si decise in latino
che questo suono doveva essere preceduto da una "q" (e non da una "c"), mentre la "c" veniva utilizzata
per le altre parole, non so, per esempio "cantare".
La "q" in realtà è abbastanza ridondante, potremmo tranquillamente non avere la "q" e nessuno morirebbe.
In italiano però ci sono delle parole in cui c'è questo suono, "kwa", uno di questi suoni,
"kwa", "kwi", "kwe", "kwo", però vediamo una "c", come la parola "scuola", oppure anche la parola "cuoco".
Perché questa cosa? Beh, in latino queste parole non erano né scuola, né cuoco,
ma erano "schola" e "cocus", non c'era la "w", "wo", in nessuna di queste due parole
e quindi in italiano per omaggiare in qualche modo il latino si è deciso di tenere la lettera "c".
Diverso è il caso di "acqua". In "acqua", che deriva dal latino "aqua" in italiano è comparsa una lettera... una consonante doppia, no? "Akkwa".
E si è deciso per qualche motivo che per raddoppiare la "q" bisogna mettere una "c",
quindi "acqua" oppure "acquistare". Sentite la differenza? Acquistare, non "aquistare".
"Acquistare". C'è una parola molto rara in italiano che sarebbe "soqquadro",
(che significa sostanzialmente disordine, "mettere a soqquadro" è come mettere in disordine)
in cui c'è una doppia "q". Ora non vi spiego l'origine, vi dico solo che
"soqquadro" deriva da "sotto quadro" e quindi quando ci sono queste parole, questi composti,
queste parole che si fondono come, non so, per esempio, "abbastanza",
da "a" e "bastanza", oppure "ebbene", "siccome", "seppure", "soprattutto", la consonante
raddoppia in italiano, quindi per utilizzare la stessa regola di raddoppiamento,
(raDDoppiamento) si è deciso di scrivere "soqquadro" con 2 "q". È un'eccezione.
E infine l'ultimo errore che fa accapponare la pelle agli italiani è l'utilizzo sbagliato del congiuntivo.
Allora il congiuntivo, sapete, è molto difficile, anche molti italiani lo sbagliano.
Ed è molto stigmatizzato, ci sono molti "grammar-nazi" che muoiono internamente quando sentono
un congiuntivo sbagliato. Per loro un congiuntivo sbagliato rende un intero discorso invalido,
cioè, uno può dire qualsiasi cosa ma se sbaglia un congiuntivo è un'idiota, uno stupido.
Vi faccio un esempio, non so, l'errore forse considerato peggiore è quando abbiamo un verbo che regge, che necessita di un congiuntivo. Quindi, per esempio, "penso che sia", "credo che sia".
Se diciamo "penso che è", oppure "credo che è", molte persone che ci ascoltano
- se siete stranieri non è un problema, vi capiranno, ma un italiano che dice
una cosa del genere fa l'impressione di un idiota.
Un altro tipo di errore con il congiuntivo è utilizzare (intendo: quando utilizziamo) quello che sarebbe il terzo periodo ipotetico,
ovvero "se io l'avessi visto glielo avrei detto", non utilizzare tutte queste forme difficili
ma usare l'imperfetto: "se lo vedevo glielo dicevo". Questa è una cosa,
in realtà, secondo me, percepita come meno grave, perché noi italiani la usiamo,
forse più di quanto ce ne rendiamo conto e quindi è comune dire "se lo vedevo glielo dicevo"
È un modo molto più veloce per dire la stessa cosa ed è molto più facile .
Quindi è comune, però viene considerato un errore. E un altro errore
considerato molto grave, che riguarda il congiuntivo è l'utilizzo del condizionale
al posto del congiuntivo, quindi dire per esempio "se avrei tempo" lo farei, al posto di
"se avessi tempo lo farei".
Tra l'altro devo ammettere che io ho fatto lo stesso errore. Nella descrizione
di molti video c'è un punto in cui c'è la possibilità di farmi delle donazioni su PayPal
e ho scritto se avresti voglia potresti, qualcosa del genere.
Quindi anche a me succede. Adesso l'ho corretto, però in video vecchi
c'è ancora questa cosa, quindi anche a me succede. Succede a tutti, è normale,
non siamo delle macchine.
Tutti questi errori come vi ho detto sono molto stigmatizzati e sono sicuro che anche nelle vostre lingue
ci sono errori così, stigmatizzati, che quando sentite una persona a dire una di queste cose
pensate :O, è impazzito, oppure "è un ignorantone", non sa parlare la propria lingua.
Ma vi voglio lasciare con questo pensiero, cioè: tutte le lingue evolvono.
Noi non parliamo il latino, cioè, se un latino ci sente (ci sentisse) parlare pensano (penserebbe*) che
la nostra lingua sia un abominio.
L'italiano (di oggi) è diverso dall'italiano di duecento anni fa, così come lo è l'inglese, il francese, il giapponese, lo swahili.
La scrittura un pochino rallenta questa evoluzione perché fa sì che ci sia un "bello stile" che è più lento a cambiare,
ma in ogni caso la lingua è prima di tutto una cosa parlata ed è destinata a cambiare, e lo farà.
È inevitabile. Come le nuvole cambiano nel cielo. E non migliorano né peggiorano, ma cambiano.
È nella natura delle lingue.
Quindi da un lato penso che è (sia*) giusto che ci sia un bello stile, così come c'è una moda, c'è uno stile a cui
dobbiamo adeguarci quando andiamo a un colloquio di lavoro o quando parliamo in pubblico.
È giusto che ci sia un bello stile, ma non dobbiamo dimenticarci* che gli stili, le mode cambiano
e allo stesso modo le lingue cambiano, è nella loro natura.
Quindi i nostri figli, i nostri nipoti parleranno in un modo diverso, che non è peggiore del nostro,
così come il nostro modo di parlare non è peggiore di quello dei nostri genitori, dei nostri nonni,
o di Dante Alighieri o di Shakespeare. Checché ne dicano i grammar nazi. Mi sono accorto nell'editing che il telefono aveva smesso di registrare.
Volevo solo dirvi che ringrazio per aver visto questo video. Vi chiedo di mettere "mi piace" o di iscrivervi
se vi è piaciuto, se lo avete trovato utile.
E ci vediamo nel prossimo video, che spero sarà molto presto. Grazie ancora e alla prossima. Ciao!