XIV puntata
Da Mosca La Voce della Russia!
Vi invitiamo all'ascolto della XIV puntata del ciclo di Dmitrij Mincenok "1812.
La bufera napoleonica".
Alla guerra fra la Russia e la Russia mancava soltanto un pretesto ufficiale.
E tutti erano attesa di chi sarebbe stata la prima mossa. Allora, a differenza di quanto siamo stati abituati a leggere nei libri di scuola, non era affatto scontato che l'iniziativa dovesse essere obbligatoriamente di Napoleone.
Nelle caricature dell'epoca il fiero corso era rappresentato come un leone mentre ad Alessandro si confaceva la parte dell'agnello sacrificale.
Eppure nella corte dell'imperatore russo non mancavano i lupi.
Risale al 1811 il piano in cui il generale Bagration proponeva ad Alessandro di attaccare per primo.
La Russia avrebbe iniziato le ostilità al fine di allontanare dal territorio nazionale il teatro delle operazioni.
L'armata di Bagration avrebbe attaccato e annientato prima le truppe francesi e poi quelle polacche prima che avessero avuto il tempo di riconcentrarsi. Da un punto di vista strategico quel piano era una utopia, come un volo verso altri pianeti.
Un piano audace, ma irrealizzabile in quanto non teneva conto del rapporto di forze oltre che dell'impossibilità di preparare in tempo i rifornimenti.
Se ne rendeva conto lo stesso autore, il quale aggiungeva che quello era un piano squisitamente militare e non politico.
Quel piano pero, al di là della sua follia, esercitò un suo ruolo nefasto.
L'idea di spostare le truppe dai quartieri di inverno verso i confini del Granducato di Varsavia e la Bielorussia occidentale fece pensare ad Alessandro che quello di Napoleone fosse un gioco, che la concentrazione degli eserciti francesi ai confini occidentali dell'impero fosse soltanto una manovra per ammorbidire le sue posizioni e renderlo più arrendevole.
In realtà - diceva - Napoleone non aveva nessun a intenzione di attaccare.
Egli infatti affermava che il rafforzamento delle truppe di occupazione nella Germania settentrionale non minacciava la Russia, ma puntava esclusivamente a scongiurare una aggressione inglese.
Al là del carattere futile di ogni paragone del genere in un certo senso quella situazione potrebbe ricordare le incertezze del 1941 e il rapporto esistente fra Hitler e Stalin.
Le spie di Napoleone in Russia informarono sull'inizio di alcuni apprestamenti militari soltanto nella primavera del 1812.
Venivano costruite due nuove fortezze, una a Bobruiski e l'altra a Daugavpils e si potenziavano le fortificazioni di Riga e Kiev. Napoleone inoltre sapeva benissimo che a contrastarlo c'erano realmente soltanto tre armate.
La prima, quella occidentale al comando del generale Barklai De Tolle forte di 127 mila uomini. La seconda armata occidentale al comando di Bagration di 48 mila uomini. La terza armata era di riserva e al comando del generale Tormasov disponeva di 43 mila uomini. Se a queste forze si assommavano le unità di milizia popolare, la Russia poteva schierare in campo circa 220 mila uomini che per di più erano dislocati lungo una frontiera di 500 verste. Nell'esercito russo c'era però una novità, costituita dalla ricostituzione della cavalleria leggera, come principale strumento di attacco e di difesa.
La cavalleria pesante, così a Paolo I, le cui funzioni sarebbero paragonabili a quelle dei moderni carri armati, era rappresenta da alcuni reggimenti di corazzieri.
I corazzieri dagli elmi piumati, montati su cavalli giganteschi, con le lance in resta, quando caricavano a ranghi serrati, sotto il rullio dei tamburi, incutevano terrore.
Si supponeva che quella massa gigantesca fosse in grado di assestare un colpo di forza inaudita dimenticando una delle principali leggi della meccanica, secondo cui la forza di un colpo dipende non solo dalla massa, ma dalla velocità del corpo in movimento. Per cui in un attacco di cavalleria la massa sarebbe stata sempre a scapito della velocità.
I giganteschi cavalli dei corazzieri non potevano mai essere paragonati ai regolari cavalli da sella, per cui in uno scontro avrebbero avuto sempre la peggio.
In contrapposizione ai corazzieri la cavalleria leggera, rappresentata in Russia dagli ussari, era paragonabile ai moderni blindati per trasporto truppe.
I reggimenti degli ussari avevano una grande mobilità ed esercitavano una importante funzione bellica.
A loro, agli ussari sarebbe toccata la sorte di coprirsi di gloria durante la guerra con Napoleone.
Un ussaro, Denis Davidov, chiamato il folle, sarebbe diventato una leggenda vivente. Una leggenda tutta intessuta di contraddizioni. L'imperatore Alessandro rimase scioccato nell'apprendere che Davidov aveva assestato un ceffone al gendarme mandato ad arrestarlo. I suoi contemponeari raccontavano di lui cose impossibili che i posteri trasformarono in leggende.
Ma tutto ciò sarebbe venuto dopo.
Dopo la guerra. Intanto la società russa era in spasmodica attesa dello scontro.
A nessuno era dato di sapere chi in battaglia sarebbe divenuto un eroe e chi un caduto senza nome
Mancavano pochi giorni all'inizio della guerra.
Avete ascoltato la XIV puntata del ciclo di Dmitrij Mincenok "1812.La bufera napoleonica".