#92 – Parma. Tra duchi, imperatrici, prosciutto e parmigiano
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 10 dicembre 2022.
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Se tracciassimo una linea immaginaria che va da Firenze a Milano, quella linea sfiorerebbe la parte più estrema dell'Emilia. Quel pezzo di pianura Padana dove l'identità regionale si fa meno chiara. Un po' di spontaneità toscana, un po' di praticità lombarda, ma soprattutto tanta cordialità emiliana.
Bologna sembra così lontana, eppure è molto vicina. Nella cucina, nello spirito, nell'architettura. E lo dimostra il senso di rivalità che le persone qui in zona sentono verso i bolognesi.
La città di cui parliamo oggi vanta eccellenze culturali tra cui il più famoso compositore italiano di sempre, e anche eccellenze gastronomiche con ben due dei prodotti culinari italiani più amati e conosciuti anche a livello internazionale.
È una città orgogliosa, che ama stare per i fatti suoi ma anche sentirsi aperta e cosmopolita. Che si sente un po' francese, e lo dimostra anche nella lingua, ma che rivendica il suo essere italiana ed emiliana. Come Bologna. Anzi, più di Bologna.
Senza dimenticare che, nello sport e nel calcio in particolare, da qui sono passate glorie e allori negli anni Novanta che ancora oggi è difficile dimenticare.
Andiamo a Parma. Tra duchi, imperatrici, prosciutto e parmigiano.
Se guardate sulla cartina, vedrete che Parma è quasi l'ultima grande città dell'Emilia, l'ultima è Piacenza, e si trova a pochi chilometri dal corso del fiume Po, il confine naturale e amministrativo oltre il quale comincia la Lombardia. Da qui, Milano e Bologna sono quasi alla stessa distanza, mentre il mare più vicino è quello della Liguria e della parte nord della Toscana. Molto più vicino della costiera romagnola di Rimini e Riccione, da cui Parma sembra molto lontana anche nello spirito.
Gli storici antichi attribuiscono la fondazione di Parma agli Etruschi, ma non ci sono prove archeologiche a confermare questa teoria. Non si possono escludere gli etruschi, certo, ma nemmeno le popolazioni celtiche e liguri della zona.
Importa fino a un certo punto perché Parma fiorì davvero quando entrò nell'orbita di Roma e quando, sotto l'impero, prese il titolo di città augusta.
Il periodo più interessante per la storia cittadina iniziò tuttavia dopo la caduta dell'impero romano, quando Parma diventò per un po' capitale longobarda e poi crebbe nel lungo medioevo italiano assieme alle altre città della zona.
Due sono gli eventi del medioevo particolarmente importanti per la città, entrambi legati agli eterni scontri delle città dell'Italia settentrionale con la volontà accentratrice degli imperatori germanici.
Per la verità Parma fu a lungo ghibellina e quindi, semplificando un po', fedele al potere dell'imperatore.
Lo dimostra quello che successe nel 1161 quando truppe parmensi aiutarono quelle imperiali ad assediare Milano, che aveva osato ribellarsi.
Pochi anni dopo, tuttavia, nel 1247 un gioco di potere interno ai nobili di Parma portò la città contro l'imperatore, che in quel periodo era Federico II il Barbarossa, uno a cui saltava facilmente la mosca al naso. E il Barbarossa infuriato, infatti, decise di assediare la città per punirla. L'assedio fu duro per Parma, ma a sorpresa un esercito cittadino contrattaccò le truppe imperiali con un'azione a sorpresa e conquistò una clamorosa vittoria, portando come trofeo di guerra addirittura una corona che pare appartenesse all'imperatore Federico e che poi fu esposta nel duomo.
Nel Rinascimento, la città fu al centro di un'intricatissima serie di intrighi, guerre intestine, lotte tra famiglie nobili e tanto altro che era all'ordine del giorno nella storia italiana di quel tempo.
Ricordatevelo quando pensate al Rinascimento. Certo la pittura, certo la poesia, certo la musica. Ma fu anche un periodo di complotti, guerre e fiumi di sangue.
Anche per Parma. Che, dopo un periodo turbolento, nel XVIII secolo entrò nell'orbita della famiglia Borbone, imparentata con i reali di Francia, e incominciò così un periodo di stretto legame con la cultura francese i cui effetti si vedono ancora oggi. Il ministro dei Borbone che si occupò di Parma, Guillame du Tillot, fu responsabile della costruzione di alcuni palazzi neoclassici di gusto francese che ancora oggi fanno parte del panorama cittadino di Parma.
E persino dopo la rivoluzione giacobina, a Parma si continuò a respirare aria francese. Bonaparte unì direttamente all'impero francese il ducato di Parma e Piacenza, e poi -dopo la fine dell'avventura napoleonica- a diventare duchessa fu la vedova dello stesso Napoleone, Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, a Parma nota anche come Maria Luigia e -si dice- molto amata dai suoi sudditi.
Il periodo francese di Parma fu davvero ricco per l'architettura e, alcuni credono, anche per la lingua. Infatti la peculiarità unica dei parlanti di Parma e della provincia è la pronuncia molto arrotolata del suono R, quella che colloquialmente si chiama erre moscia in italiano e che è un tratto distintivo della lingua francese.
In realtà, non sembra davvero possibile attribuire alla presenza di soldati e funzionari francesi in città per un periodo di tempo ridotto un tratto così forte di un dialetto come la pronuncia. È molto più probabile che quello della r uvulare fosse un tratto presente nella lingua degli abitanti preromani della zona, passato poi al latino e quindi al dialetto parmigiano. Tuttavia, a molte persone a Parma piace credere che sia un'eredità francese di cui, tra il serio e il faceto, sono fieri ancora oggi.
Come tutte le città d'arte italiane, Parma è un vero e proprio museo a cielo aperto. Basta passeggiare un po' per le strade del centro per imbattersi nelle tracce architettoniche che il tempo ha lasciato da queste parti. Iniziando con il Duomo medievale, passando alle Chiese decorate con le opere rinascimentali di grandi artisti locali come il Parmigianino o il Correggio per poi andare ai palazzi neoclassici eredità del periodo francese. In particolare i teatri e soprattutto il Teatro Regio, ancora oggi il più famoso teatro lirico d'Italia insieme alla scala di Milano e alla Fenice di Venezia, e che oggi ospita ogni anno il Festival Verdi, dedicato al famosissimo compositore Giuseppe Verdi. L'autore di opere senza tempo come il Nabucco o la Traviata, infatti, è nato a Busseto, poco lontano da Parma, anche se poi è cresciuto musicalmente a Milano.
Parma comunque lo tratta come un figlio della città e lo onora in tutti i modi possibili, a partire dal Festival ma non solo.
Per chi all'arte tradizionale preferisce l'arte culinaria, Parma ha veramente molto da offrire. Come tutte le città dell'Emilia, la regina della cucina qui è la pasta all'uovo e in particolare quella ripiena. La risposta parmigiana ai tortellini sono gli anolini, ravioli di carne e formaggio cotti rigorosamente in brodo.
E se Bologna ha le tagliatelle al ragù, Parma risponde con i tagliolini al culatello, un tipico salume locale.
E poi, andiamo al sodo, i prodotti per cui Parma è famosa nel mondo sono due.
Il famoso prosciutto crudo di Parma e il parmigiano reggiano.
Il prosciutto crudo di Parma è uno dei prosciutti più famosi al mondo, si produce naturalmente dalla carne della coscia di maiale trattata esclusivamente con sale.
Il parmigiano reggiano, che si chiama così proprio perché prodotto tra le zone di Parma e la vicina Reggio Emilia, è il formaggio italiano più conosciuto a livello internazionale. Ha un famoso rivale statunitense, il Parmesan Cheese, che molti credono che sia una versione contraffatta del parmigiano.
La verità è che la produzione di Parmesan negli Stati Uniti è stata introdotta da emigrati italiani e addirittura è precedente alla produzione industriale di Parmigiano Reggiano per come la conosciamo oggi. È un formaggio diverso, con una storia diversa ma una tradizione simile in fondo. Nessun desiderio di copiare il Made in Italy, questa volta.
Per quanto riguarda i vini, invece la cosa migliore è accompagnare tutto con un bel bicchiere di Barolo, il vino rosso frizzantino amato in tutta Emilia senza esclusioni.
Andiamo all'altra grande passione italiana dopo il cibo, ovvero lo sport. Parma contende alla vicina Modena il ruolo di regina della pallavolo. Negli anni 90, gli anni d'oro della pallavolo italiana, tra queste due città passavano le sorti dei campionati italiani e a volte anche delle coppe europee.
Lo sport a Parma tuttavia passa quasi tutto dal calcio. Anche in questo caso, in particolare negli anni 90, quando il Parma Football Club con le sue maglie gialle e blu ha emozionato gli appassionati di pallone. Era una delle “sette sorelle” assieme a Juventus, Inter, Milan, Roma, Lazio e Fiorentina che davano spettacolo in Italia e in Europa. Il palmarès del Parma in effetti è invidiabile per una provinciale: tre volte vincitori della coppa Italia, due volte della coppa Uefa, un'altra volta della Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA.
Sono passati in gialloblù giocatori poi diventati tra i più forti del calcio mondiale come gli argentini Hernan Crespo e Juan Sebastian Veron ma soprattutto gli azzurri Fabio Cannavaro e Gianluigi Buffon, campioni del mondo nel 2006. Buffon, addirittura, è proprio tornato a Parma recentemente per chiudere la carriera con la stessa squadra in cui l'aveva iniziata.
Gli anni d'oro del Parma nel calcio per la verità sono legati anche a una storia un po' spiacevole. Quella dell'azienda produttrice di latte, la Parmalat, il cui proprietario era anche il presidente della squadra.
Il latte Parmalat è ancora uno dei più presenti nelle case di tutta Italia, ma il nome di quest'azienda a molte persone fa storcere il naso. Questo perché nel 2003 è stato scoperto un caso di clamoroso falso in bilancio da parte della Parmalat, che aveva dichiarato il falso sui suoi conti per anni. Il risultato è stato il fallimento dell'azienda con gravissimi danni per tantissime persone che avevano investito i loro risparmi nell'azienda e che si sono trovate con un pugno di mosche in mano. Il principale responsabile di questa storia, Calisto Tanzi, è stato condannato a 18 anni di carcere ed è morto poco tempo fa, il primo gennaio del 2022.
In città oggi lo ricordano in modo decisamente ambivalente. Come il responsabile del crac Parmalat, ma anche come il presidente del grande Parma campione d'Europa.
Comunque sia, oggi come allora, il Parma gioca le sue partite nello stadio Ennio Tardini, uno stadio antichissimo, visto che risale al 1922, anche se naturalmente è stato più volte rimodernato. Dopo varie vicissitudini societarie, oggi la squadra è in serie B in mano a una proprietà americana ambiziosa che spera di riportare il Parma nel calcio che conta.
Lo sperano non solo i tifosi più accaniti dei gialloblù, ma probabilmente tutti i parmigiani. Questa è una città che ama essere lasciata in pace, ma è anche una città orgogliosa e che non vuole passare inosservata.
E chi può dare a una città del genere la giusta attenzione se non viaggiatori e viaggiatrici che amano l'Italia e le sue storie?
Ricordate che l'Emilia, prima di essere una regione, è soprattutto una strada. Che parte dal mare adriatico e sale lentamente fino al Po. Passa da tanti posti che hanno tradizioni simili, eppure diverse. Cresciute tra identità orgogliose, grandi rivalità, ma anche un grande senso di comunità.
E Parma è proprio una di queste. Venite ad assaggiare le sue prelibatezze culinarie, ma anche ad apprezzare la sua storia, la sua gente. E magari, anche la sua erre così peculiare.