Come Lavorare Bene Sotto Pressione - YouTube
C: Una cosa è certa: a prescindere da quanto possiamo essere organizzate,
precise, perfezioniste i cambiamenti inaspettati, i problemi, le sfide arriveranno a prescindere e
a prescindere non soltanto, diciamo così, dal lavoro che facciamo, ma a prescindere
anche da quanto impegno ci mettiamo nelle cose. Ci saranno delle situazioni dove con tutta la
pianificazione del mondo ci troveremo di fronte ad una forma di pressione, chiamiamola così,
working under pressure, il fatto di trovarci improvvisamente di fronte ad una situazione
imprevista che quindi ci porta a reagire di solito in due modi. C'è chi adora queste situazioni,
le persone che adorano insomma quella quella sorta di scarica e di adrenalina che arriva
e quindi e riescono ad eccellere ancora di più, e poi invece ci sono le persone come la
sottoscritta che si bloccano completamente, che entrano in panico perché hanno questo desiderio
che poi più che un desiderio è un'illusione, lo vedremo insieme, di avere sempre tutto
sotto controllo. E però visto che le situazioni di pressione si verificano sia che siamo fatto
in un modo sia che siamo fatti in un altro, e tu di working under pressure ne sai parecchio
perché ci lavori costantemente, aiutaci a capire quali possono essere gli strumenti pratici più
utili che tu stessa utilizzi per te, che ti hanno aiutato a imparare a lavorare meglio
sotto pressione o comunque a lavorare bene sotto pressione, a non peggiorare le tue performance.
S: Allora innanzitutto è un qualcosa che ho capito, diciamo che l'ho sperimentato sulla
mia pelle è che per riuscire a lavorare bene stato pressione è necessario,
questo proprio lo metto come punto principale perché se non si fa questo prima o poi si cede,
è importante prendersi cura di se stessi sia dal punto di vista fisico che mentale ma nella
vita di tutti i giorni, quindi è una questione proprio di stile di vita. E io sono fortunata
da questo punto di vista perché diciamo che non solo la mia azienda ma in particolare
la mia azienda ma la Formula 1 ha capito questo, infatti è normale per un team avere una palestra
nel sito dove il team lavora perché abbiamo una palestra generalmente c'è la palestra oppure
se una convenzione con una palestra molto vicina gratuita, quindi siamo incoraggiati a fare sport,
a prendere una pausa. E poi una cosa generale qui in Inghilterra ma soprattutto con il mio team,
c'è proprio un discorso di salute mentale, si sta cercando di lavorare per rimuovere
lo stigma e alcuni sono stati proprio anche incoraggiati ad avere del training specifico
quindi siamo stati proprio incoraggiati a pensare che se c'è un problema anche dal punto di vista
mentale, che se appunto lo stress sta diventando troppo, siamo liberi di parlarne, siamo liberi
di dire “non ce la faccio più”, insomma è necessario mettere se stessi al primo posto
e questo è fondamentale altrimenti lavororare ad alta pressione non funziona, non puoi reggere.
C: Quindi diciamo prendersi cura del proprio corpo e della propria mente, che sembrano delle
banalità ma in realtà tanto banali non sono perché di solito soprattutto quando il lavoro diventa una
parte molto predominante della nostra vita quindi quando stiamo appunto sviluppando una carriera,
quando abbiamo una nostra azienda, di solito tutto il resto finisce in secondo piano. E
poi appunto tu hai parlato di di stigma e tra l'altro ecco c'è questa idea che appunto credo
tra l'altro molto forse più preponderante ancora nel mondo anglosassone ma anche in Italia secondo
cui appunto, mi viene in mente la prima cosa che una persona ti risponde quando gli chiedi
come sta è “sono di corsa, però va tutto bene”, poi ognuno ha le sue declinazioni regionali,
le sue forme di espressione però è come se fosse un budget da indossare con onore quello
di dire “sono sempre piena di cose, sono sempre stressata, sono sempre di corsa” come se il
fatto di dire “va tutto bene, sono tranquilla, mi sto prendendo una vacanza” per dire fosse
quasi riflesso del fatto che non ci stiamo dando da fare abbastanza, quando in realtà,
come ben sottolinei tu e come tra l'altro la vostra azienda ha riconosciuto, nel momento
in cui ci prendiamo uno stacco sia fisico che mentale riusciamo poi a performare molto meglio.
S: Esatto quindi da questo punto di vista siamo incoraggiati ed è fondamentale. Poi
la seconda cosa è ovviamente organizzarsi. La prima cosa che faccio io stessa quando arrivo
in ufficio è organizzare quello che devo fare. So quello che devo fare ogni giorno e tendo proprio
a fare una lista, qua ci sono delle persone che sono amanti delle liste e persone che non lo sono,
però in realtà fare le liste aiuta ed è importante mettere qualche un nero su bianco all'inizio della
giornata quello che dobbiamo fare e magari anche io aggiungo numerino oppure le scrivo in ordine
le cose per avere delle priorità. Ci sono cose che sono urgenti e che non possono aspettare,
cose che sono importanti ma non urgenti, quelle cose che sono urgenti ma non importanti,
cose che insomma.. farsi una specie di lista e capire quali sono le cose che dobbiamo
assolutamente completare, quali sono le cose che è meglio portare avanti il più possibile, eccetera
C: Aggiungo su questo scusami se ti interrompo che è importantissima la distinzione fra quello
che è importante quello che è urgente nel senso che altrimenti se non facciamo questa
distinzione di solito quello che è importante quello che definisco più strategico, non so se
sei d'accordo ma insomma quello che ha ci aiuta a procedere in direzione dei nostri obiettivi,
quello che è urgente di solito è la chiamata che non era prevista oppure non lo so l'imprevisto che
appunto non era previsto altre mi dimostrava un imprevisto e che però puntualmente essendo fuori
da quella che era insomma la nostra pianificazione diventano i protagonisti e urlano no nel senso che
hanno una voce particolarmente alta per cui tendiamo ad ascoltare solo
loro il resto passa in secondo piano. Quindi credo che sia importantissimo
sottolinearlo, tu hai parlato di darti dei numeri, poi insomma ci sono un sacco di strumenti che ti
consentono di dare i colori diversi alle al task che vuoi perseguire quel giorno..
S: Carta e penna, un software, qualunque cosa. E poi per me che lavoro in un team è importante
ricordarsi che magari ricevo una email o una chiamata da parte di un'altra persona nel team,
per me non è importante però diventa urgente perché c'è una persona che aspetta la mia
risposta e quindi anche se per me quella può essere l'ultima cosa che io faccio alla fine
della giornata, se altra persona aspettando la mia risposta perché invece per quella
persona è importante, io devo rispondere. Quindi imparare a riconoscere quali sono le priorità,
imparare appunto a essere efficienti e comunque io sottolineo il fatto di scriverlo o comunque
maggior nero su bianco perché questo poi è un altro dei punti che toccherò in seguito:
è importante avere un'idea chiara di quello che devo fare durante il giorno
e poter essere in grado di anche avere un qualcosa da modificare nel senso che
appunto se arriva qualcos'altro che è più importante o urgente,
possiamo fare una croce e dire “ok, questo non ce la faccio più , questo va alla scaletta di domani”
C: Quindi flessibilità, potremmo riassumere in una parola.
S: Poi un'altra cosa, ovviamente lavorare sotto pressione abbiamo
detto è importante essere efficienti, quindi quando un progetto è completo,
per esempio quando il mio team finisce una sessione in Galleria del Vento o comunque se
c'è un progetto grande in cui siamo coinvolti o un certo numero di persone sono coinvolte però
anche se sono solo io a portarlo avanti, una volta che il progetto il completo è importante
onestamente analizzarlo e capire cosa è andato bene, quindi strategia che abbiamo applicato e
che vale la pena di continuare ad applicare in futuro, cosa è andato male e perché e se
ci sono delle cose che possiamo fare per evitare che gli stessi errori si ripetano.
C: Spiegaci al volo cos'è la galleria del vento per i non addetti ai lavori.
S: La galleria del vento è sostanzialmente diciamo noi simuliamo quella che sono le
condizioni in pista quando la macchina sta andando ad alta velocità. Simuliamo parte
delle condizioni che la macchina vede, quindi abbiamo diciamo un grande tubo a circuito chiuso
con un grande ventilatore dentro che accendiamo, questo spara il vento nel caso della formula 1 si
va a circa 40 metri al secondo (chilometri orari non saprei) però veloce, e poi su nostro modello
abbiamo prese di pressione e strumenti vari che ci dicono quali sono le forze che la macchina
vede a causa del vento, non a causa di quella che può essere non so la forma del circuito,
quello è tutta un'altra cosa, un altro dipartimento si occupa di queste cose
noi come aerodinamici ci occupiamo proprio degli effetti dall'aerodinamica quindi come
la forma dal veicolo interagisce con l'aria. C: Ed è chiaro che c'è sempre uno spazio di
miglioramento quindi questo punto 3 che hai nominato che io riassumerei come “analisi
obiettiva”, quindi il fatto di prendere le distanze dire ok che cosa è stato che cosa
è andato bene e quindi possiamo replicare, che cosa invece possiamo continuare a migliorare
credo ci impedisca poi tolto fuori dal contesto ovviamente automobilistico e applicato al contesto
quotidiano ci impedisca di ristagnare pensando di o aver raggiunto già il top, che è improbabile
raggiungere facilmente perché poi insomma significa che smettiamo appunto ed imparare,
oppure convincerci che non si può fare nulla, quindi il fatto di dire ok togliamo emozione
dal contesto e vediamo obiettivamente cosa si può fare. Qual è il prossimo strumento invece?
S: Questa è una cosa che è importante soprattutto per chi lavora in team quindi io lo metto fra uno
dei primi punti per me è importante la comunicazione perché ovviamente senza
comunicazione insomma dal mio punto di vista non si va da nessuna parte. Innanzitutto comunicare
con chi ci ha insegnato il lavoro, sia con le altre persone che lavorano nello stesso team.
Questo perché innanzitutto se qualcuno mi assegna un lavoro io devo avere un chiaro briefing,
devo sapere esattamente su che cosa devo lavorare, il tempo è contato, devo avere dei risultati che
sono tangibili quindi devo riuscire a usare le mie risorse che sono il mio tempo, la mia capacità in
maniera efficiente. Quindi se si ritorna alla fatto dell'importante urgente, se ci sono degli
aspetti più importanti di altri allora io saprò se la persona che mi ha segnato lavoro mi chiarisce
“questo è particolarmente importante” io mi focalizzo su migliorare particolare aspetto.
Se appunto si lavora in un team e si parla di un progetto più ampio, se magari c'è un
aspetto che io sto sviluppando e mi rendo conto che ho una certa caratteristica che andrebbe
bene in combinata con qualcosa su cui un'altra persona sta lavorando.. anziché dire “ah ok potrei
lavorare anche su questo e modificare..” magari il mio collega lo ha già fatto, ma se io non vado da
lui e non glielo chiedo non lo saprò mai. Quindi è importante comunicare e vale la stessa cosa,
il mio collega può aver bisogno di qualcosa che ho sviluppato io, viene e mi chiede.
C: Questo è no fondamentale, di più! La parola comunicazione sembra quasi un cliché “ah va beh
no comunichiamo ogni giorno quindi quanto può essere complicato comunicare”, eppure quante
volte in team molto più piccoli del vostro o comunque sicuramente molto meno pressati da un
lavoro di altissima responsabilità, quante volte vengono fatti lavori doppi. Io ne so qualcosa nel
senso che comunque lavoro con un team, ho lavorato dentro un team e poi gestisco un team da diversi
anni e davvero senza un'adeguata comunicazione fra i singoli membri.. e mi è piaciuto molto quando
hai detto tra l'altro.. è una comunicazione bidirezionale. Cioè una comunicazione tra
colleghi tra pari, chiamiamola così, che è una comunicazione fondamentale per non perché
comunicare è importante e quindi bisogna farlo, ma proprio perché migliora la nostra efficienza.
Quando tu mi dici “il mio collega potrebbe aver già fatto qualcosa che a me serve per eccellere
e accelerare il mio lavoro”, questo è un punto fondamentale e viceversa, perché poi ovviamente..
S: O ancor peggio, magari quell'idea non funziona e lui e ha già “sprecato” il tempo,
perché non il tempo non è mai sprecato, se tu provvista che
non funziona hai un'informazione però non è necessario provare di nuovo.
C: Chiaro e poi tutti riferisce anche
una comunicazione rispetto ai piani alti chiamiamoli così.
S: Esatto poi appunto abbiamo parlato comunicazione nel senso divisione dei
compiti più efficiente. Poi si ritorna al primo punto. Salute mentale, essere a proprio
agio. Se il carico di lavoro che mi è stato assegnato è troppo alto io devo comunicarlo,
perché appunto vogliamo evitare in futuro di ripetere lo stesso errore. Quindi anche
lì è importante comunicare “tutto questo non ce la faccio”. Magari ci sono persone e ho visto persone
che arrivano magari al loro primo lavoro, vogliono fare del loro meglio e iniziano a lavorare ogni
giorno oltre 12 ore, sabati e domeniche.. non è sostenibile. È comprensibile che una persona
appena soprattutto agli inizi o comunque magari un nuovo ruolo voglia dare il massimo e voglia
lavorare il più possibile e quindi non dice mai di no quando il superiore assegnati un lavoro,
però appunto non è sostenibile. Dobbiamo avere il coraggio di comunicare, bisogna trovare i giusti,
comunicare che il carico di lavoro è eccessivo. Oppure se magari ci sono
imprevisti e il team aspetta il nostro risultato ma magari c'è un imprevisto,
quindi non siamo in grado di dare un risultato in tempo, anche lì comunicare “ho bisogno di
aiuto” oppure “è successo questo e nessuno di noi lo aveva previsto” è importante!
C: Tra l'altro mi sento di aggiungere una piccola tip pratica questo perché tu hai
sottolineato che bisogna trovare il coraggio di comunicarlo nel modo giusto. Non lo so è
una cosa che che rispecchia anche il modo in cui in cui voi procedete all'interno del vostro team,
ma una cosa che ho notato sia quando lavoravo dentro un team e quindi dovevo rendere conto
a qualcuno, sia quando invece qualcuno come accade oggi deve rendere conto a me, che la
chiave è sempre partire dalla soluzione è mai buttare semplicemente addosso alla persona a cui
ti rivolgi il problema quindi partire sempre.. in inglese si direbbe “starting from a place of
solution and not from the place of the problem” in italiano è un po' ostico tradurlo letteralmente,
però questo significa, il fatto di non soltanto presentarti al tuo superiore,
al suo manager o chi per lui, dicendo “ok, ho troppo lavoro, non so come fare” perché allora
entriamo nel vortice controproducente e spesso la persona dice “ok, lo do qualcun altro” oppure “tu
non sei la persona giusta” ma dire “ok le cose stanno così razionalmente è successo questo”
oppure “obiettivamente questa cosa mi richiede tanto tempo per farlo con una certa qualità
e quindi ti chiedo..” e proporre la soluzione “ti chiedo di spostare la deadline, ti chiedo
di..” è già arrivi ed entri in gioco con un piano d'azione e non soltanto con un problema in tasca
che riversi sul tavolo, sperando che qualcuno come un bravo babysitter ti risolva la questione.
S: Possiamo dire forse in italiano e qui ritorniamo al primissimo punto,
che è salute mentale. Forse l'approccio ottimistico è quello che ci serve,
quindi sempre avere una visione positiva. Quindi dire “ok ho un problema, però la
soluzione è già qui” te la sto proponendo, aiutami a decidere oppure è una tua scelta
perché tu sei il capo e quindi insomma sempre una visione ottimistica su quello che dobbiamo fare.
Ora che abbiamo parlato di quello che possono essere gli imprevisti ritorniamo
a quali a secondo punto è ricordarsi che aveva una scaletta organizzativa. Quindi è importante
averla nero su bianco perché quando succedono gli imprevisti, quando ci sono i dettagli che
non ci aspettiamo e magari questi dettagli a noi sembrano “oh, è successa questa cosa,
mi ci devo dedicare” dobbiamo essere sicuri di seguire quello per cui ci siamo organizzati
all'inizio della giornata, perché abbiamo detto ci sono varie task, importanti e urgenti,
persone che aspettano la nostra risposta. Non possiamo partire per una tangente e andare a
sviluppare quello che a noi sembra in dettaglio o comunque quello che a noi è arrivato come
problema improvviso e così insomma siamo andati per conto nostro, ci siamo dimenticati di quello
che è importante a quel punto si arriva alla fine con tutta la pressione alla scadenza e ci
rendiamo conto che non abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Quindi è importante ogni
tanto fermarsi e dire ok sono ancora qui, sono arrivato fin qua ok, cosa c'è, no..
C: e come posso cambiarle eventualmente.
S: Ci sono questi i momenti in cui dobbiamo sempre
stare un area quella cara la nostra organizzazione iniziale.
C: E tra l'altro è su questo scusami ma credo sia importantissimo sottolineare come appunto
siano due aspetti diversi perché uno può pensare se alla ripetizione del
fatto di avere la lista. Scrivere le cose nero su bianco è molto utile ma spesso ci
fermiamo a quello. Quindi la lista poi ce la siamo tolta dalla testa ci riempiva la
mente ce l'abbiamo messa su un pezzo di carta e tendiamo a iniziare la giornata,
è un po' e l'aspetto anche della forza di volontà no, che va a scemare dall'inizio della giornata
verso la fine perché poi ovviamente il nostro secchio di will power un pochino si corrode,
insomma si riduce. E quindi cosa succede iniziamo super carichi con i primi due punti della lista,
poi magari se non sono i miei punti sono sei gli ultimi tre io li dimentico, tanto sono scritti
da qualche parte, intanto arrivano nuove cose e il giorno dopo che cosa succede che i punti
di ieri si sono accumulati a quelli di oggi e comincio ad avere queste liste della spesa
infinite. Quindi l'aspetto di check in regolari, come li chiami tu, credo sia fondamentale.
S: E poi tra l'altro, il fatto che noi ci imponiamo di rendere conto alla lista
ci aiuta anche ad essere obiettivi, perché io potrei scrivere la mia lista e nella mia lista
potrei scrivere sviluppo una macchina nuova da capo in una giornata. Non è realistico,
non ce la farò mai, non lo farò mai nessuno ma tanto sei io la lista non la guardo io posso anche
scrivere che conquisterò il mondo, che diventerò il prossimo Presidente degli Stati Uniti nel 2021,
non è realistico ma tanto quella lista non la guarda nessun altro quindi insomma, no.
Bisogna essere obiettivi e la lista c'è non perché abbiamo preso un pezzo
di carta e avevamo voglia di fare un po' di doodles ma c'è perché ci serve, è importante e dobbiamo
rendere conto a quello che abbiamo scritto. Poi, altro punto importante, se appunto arrivano
i cosiddetti problemi imprevisti, cose che non ci aspettavamo e quindi cioè il momento di nebbia
mentale, il momento in cui panico è la prima cosa che ci viene in mente, di staccarsi dal problema.
Quindi prendere una pausa caffè oppure una cosa che noi facciamo a seconda dei periodi,
durante l'anno c'è tanta gente che gira attorno al nostro parcheggio, un po' di aria fresca,
il computer si mette in stand by, vai fuori fai un po' di giri nel parcheggio,
abbiamo un parco addirittura, quindi penso che appunto il parco ci sia per questo
motivo. Prendere un po' di distacco, anche magari dimenticare completamente il problema,
anzi forse sa qual è la cosa migliore, andare a fare una chiacchierata con qualcuno,
andare a fare un giro, a prendere un caffè e poi tornare a mente fresca e cercare
di analizzare il problema con distacco. Il panico non ci porta da nessuna parte.
C: E questo tra l'altro è l'opposto della reazione che ci verrebbe da avere di solito,
reagiamo d'istinto a una situazione che ci infastidisce o ad una situazione a cui non
troviamo risposta per cui diciamo “ok, adesso non mi alzo dalla sedia fino a quando questa
cosa non è risolta” e quindi dobbiamo veramente trovare la forza di ricordare questo punto,
la distanza, e dire “ok no, la soluzione la possa trovare soltanto nel momento in cui
faccio in modo che la mia mente possa rigenerarsi” perché è così che diventa più creativa, è proprio
una forma di ringiovanimento, di “refreshing” di quella che è il nostro assetto mentale.
S: Poi altra cosa, abbiamo detto è importante essere ottimisti questo è fondamentale,
è importante avere un piano, è importante avere la mente su quelli che sono i nostri risultati
positivi e quello che vogliamo ottenere, però diciamo che avere un piano B non guasta, perché
appunto i risultati inaspettati ci sono e essere preparati aiuta, aiuta a evitare il panico,
aiuta ad essere più efficienti aiuta appunto ad affrontare la tensione, a rispettare le scadenze.
Perchè se per esempio io che sto progettando una specifica parte della macchina non so per esempio
vedo un altro team che ha fatto una cosa oppure io ho un'idea e dico “devo dare questa forma a questo
componente perché sono sicura che qui è tutta la soluzione” e impiego tutte le mie energie su
quest'unica soluzione unica forma che magari dispone che a far funzionare in simulazione,
poi la mando appunto a fare il test in galleria del vento, quindi prendiamo misure nel mondo
reale e non funziona. Però io non ho alternative perché ero così sicura ero così ottimista che la
mia soluzione sarebbe stata quella giusta che io non ho voluto pensare a un qualcosa
di diverso. Questo vuol dire che io sprecato il tempo. Non che io abbia sprecato il tempo dello
sviluppo perché come si è detto prima, anche una risposta sbagliata è utile, però il tempo
in galleria del vento è limitato e quindi se io non ho un'alternativa ho sprecato un'opportunità.
C: Mi fa pensare che ci sono un po' due scuole di pensiero in questo senso: c'è chi ritiene che
avere un piano B in qualche modo ti fa sedere sugli allori perché così sai che il piano A può
fallire e c'è chi invece dice no, assolutamente il piano B, come dici tu non fa mai male.
Io sono tra l'altro, non essendo amante del lavoro sotto pressione o comunque del lavoro imprevisto,
sono un'amante della seconda scuola di pensiero. Perché non avere un piano B, che poi non significa
che il piano A perde d'importanza, lì però sta a noi dire ok do comunque il massimo
nel mio piano a pur sapendo che potrebbe ovviamente fallire, tra l'altro quella è
un'opzione che purtroppo non è che la possiamo eliminare mai completamente dall'equazione.
S: Noi in Formula 1 si lavora sempre così, sopratutto in aerodinamica. Se
un team porta più o meno un update, non esattamente a ogni gara ma quasi,
forse alcuni team si a ogni gara, magari anche i piccoli dettagli,
quindi diciamo se ci sono alcune update sono più grandi però più o meno diciamo che se una
persona dall'esterno guarda le macchine può vedere 20 configurazioni diverse nel corso di
un anno. In galleria del vento le configurazioni che vengono testate in un anno, e non esagero,
forse saranno 80. Solo una piccolissima percentuale di quello che proviamo effettivamente
funziona e va in pista, questo perché? Perché abbiamo sempre non solo il piano
b c d e f, perchè dobbiamo trovare tante tante tante opzioni ed è importante.
C: E tra l'altro questo si collega al tuo prossimo punto, che riguarda,
se non sbaglio, il fatto di accettare che ci sono degli aspetti che vanno al
di là di quello che noi possiamo controllare, anche questo estremamente banale se vogliamo,
perché è facile no capirlo in teoria.. ovviamente non controllo se piove, non controllo se il week
end posso farmi la gita fuori porta, non controllo questo o quello, però poi quando
effettivamente ci ritroviamo di fronte a fattori che non possiamo controllare perdiamo le staffe.
S: Si però alla fine, se non lo possiamo controllare vale la pena preoccuparsene.
Magari sì ci si preoccupa perché c'è questo pensiero che è qui.. però alla fine se non
lo possiamo controllare è uno spreco di energia e quindi torniamo al fatto dell'efficienza.
Se siamo già sotto pressione non vale la pena per noi andare a utilizzare quelle
che sono le nostre energie su un qualcosa che comunque è al di là del nostro controllo.
Invece ci sono altri fattori che possiamo effettivamente controllare su cui vale
la pena investire energie, tempo e soldi nel caso di una grande azienda eccetera,
quindi è importante distinguere fra quelle che sono le cose che possiamo controllare
le cose che non possiamo controllare. Immagino poi una persona che ha un'azienda,
se c'è una crisi bancaria mondiale come quello del 2008 c'è poco che possiamo controllare,
però magari ci sono degli aspetti nel nostro business che abbiamo
sotto controllo e quelle sono le cose cui vale la pena dedicarsi e preoccuparsi.
C: E ci sono degli aspetti anche in noi stessi per passare in mezzo presenza,
che so che è un punto importante della di strumenti che ha in mente che quello
sì possiamo controllarlo, non che sia facile
S: No non è facile e soprattutto cosa stiamo sotto stress però è importantissimo. È una
cosa che si dice soprattutto io come donna magari qualcuno tenta ancora di dirmi questa
cosa “ah ma tu come donna dovresti essere brava nel multitasking”, no. Le donne fanno multitasking
perché le donne sono obbligate a fare multitasking perché se tu sei una mamma che ha una famiglia e
un lavoro non può dimenticarsi la famiglia mentre lavora e poi a seconda di quello che è il lavoro
che si fa dimenticarsi completamente del lavoro quando si sta prendendo cura della famiglia.
Quindi ovviamente una donna deve fare il multitasking. Da questo punto di vista
si sta migliorando sul fatto che anche gli uomini si prendono cura quella della famiglia,
però il multitasking non è mai efficente, quindi evitarlo il più possibile, evitarlo come la morte.
È importante quando si sta dedicando a qualcosa, soprattutto se questa cosa
è fondamentale che noi ci siamo al cento%. Le conseguenze di decisioni prese quando non siamo
presenti di conversazioni forte quando non siamo presenti, quando stiamo pensando a qualcos'altro
possono essere veramente veramente negative e quindi è importante evitare il multitasking.
C: Una delle cose che a me personalmente aiuta molto proprio per evitare il multitasking è quello
di darmi un tempo minimo nel corso della giornata dove mi alleno a non continuamente zompettare
da una cosa all'altra. Viviamo comunque in un periodo storico anche dove la tecnologia ci ci
sta educando molto gentilmente al multitasking continuo, che siamo donne e uomini, la nostra
mente ha continuamente frammentata. E quindi diventa quasi impossibile memorizzare un passo
di un libro, concentrarci sulla pagina che stavamo leggendo, continuare a fare la stessa cosa per tot
minuti senza interromperci. Quindi dire vita del multitasking è un po' come già ovviamente proporre
quello che sarebbe lo scenario ideale, è quasi impossibile per donne per uomini a mio avviso,
però quello che possiamo fare almeno quello che funziona per me dire “ok in questa mezz'ora cerco
e consapevolmente di non interrompermi con cose inutili”. Poi può essere che non succeda
che non ce la faccia ma non è ovviamente motivo di scoraggiamento non è tanto il fatto di raggiungere
l'obiettivo quanto il fatto di continuare a provare fino a quando non ci riusciamo.
E questo tra l'altro si collega al all'ultimo punto che è quello insomma della prospettiva,
il fatto di cambiare prospettiva anche riguardo ai nostri in questo caso nel
caso del multitasking a un nostro non al nostro fallimento nel tentare di evitarlo,
però anche quando parliamo no di situazioni ad alta pressione, come ben dici tu,
cambiare prospettive guardarle con occhi diversi può rivelarsi particolarmente utile.
S: Si altrimenti direi forse meglio cambiare lavoro, perché l'alta pressione,
lo stress non solo rovinano la vita, in certi casi si dice anche che uccidono,
insomma molte persone si ammalano ed è importante avere un aspetto, una visione positiva, vedere
quello che appunto dobbiamo affrontare ogni giorno come una sfida, piuttosto che come un qualcosa
di negativo che ci viene imposto dall'alto. Se ci sentiamo questi sono i nostri sentimenti
forse varrà la pena pensare onestamente a quello che vogliamo fare. E questo io lo vado ci sono
persone che un certo punto dicono “è stato bello, mi sono divertito la formula 1 non fa più per me”.
Nessuno di noi quando c'è un collega che decide di andarsene perché dice “non ce la faccio più
con questo stress, non voglio più, non mi diverto più, non sono più più l'entusiasmo dell'inizio”..
nessuno di noi critica un collega che se ne va per questi motivi perché appunto è difficile. Poi
alla fine succede alle persone che sono e vanno ritornano alla Formula 1 perché dopo che ti abitui
a questo ambiente di continui stimoli, continui stress, continui... ti manca e vuoi tornarci.
Ho visto tante persone che hanno detto “basta, non ce la faccio più” e poi
dopo due anni erano di nuovo a lavorare in Formula 1, magari in un altro team.
C: Sottolineiamo che ovviamente livello di stress e di pressione a questi capitolati voi è veramente
alto. Quindi quello che mi sento di dire è non cediamo subito a quello che può essere
una situazione di stress ma cominciamo perlomeno inizialmente, nel vostro caso può veramente poi
avere degli effetti deleteri ovviamente sulla propria salute psicofisica a quel punto uno
dice ok prendo le distanze, prendo una pausa poi torno faccio un'altra cosa. E questo può succedere
ovviamente anche in altri lavori, l'importante a mio avviso è non usarla come scusa, quindi ogni
problema diventa.. non lo so questa è una cosa che noto a volte nelle donne perché siamo molto più
emotive degli uomini come come modus operandi.. e quindi spesso reagiamo con tutte questa emotività
che ci stressa, perché è stressante, e trasforma ogni sassolino in una montagna. Quindi ecco,
ricordiamoci e questo è un appello alle Biz girls che stanno ascoltando la puntata,
ricordiamoci di Sara quando siamo sotto pressione e valutiamo se davvero siamo sotto pressione
o se possiamo, cambiando prospettiva affrontare il problema in modo diverso.
S: Per noi è normale. Il mio capo magari può venire dire “oh è successo che da questo
dipartimento hanno chiesto questa cosa”, “ok per quanto gli serve?” “domani”, “ok vediamo cosa
posso fare!” alla fine se lui mi dice “ domani” e io mi strappo i capelli non ottengo niente.
C: E questa è la prova che si può allenare anche a lavorare sotto pressione attraverso questi
punti che abbiamo detto che ricapitolando possiamo riassumere in keyword secondo me.
Hai parlato di cura della propria mente del proprio corpo da non sottovalutare,
assolutamente andiamo oltre gli stereotipi secondo cui lavorare sempre comunque è la
chiave del successo, non lo è. Due hai parlato di previsione e
flessibilità quindi organizzare e quelle che sono obiettivamente i propri compiti
di inizio giornata però mantenendoci flessibili, in maniera tale che non ci
strappiamo appunto i capelli nel momento in cui qualcosa va come non era previsto.
Poi hai parlato di potremmo dire un'analisi obiettiva, quindi il fatto di dire ok ho
completato il mio progetto questo è il risultato a prescindere dal fatto che
sia buono o cattivo cercare di capire cosa è andato bene e che cosa può essere migliorato.
Poi hai parlato di comunicazione abbiamo detto tanto banale e semplice visto che la
usiamo ogni giorno, quanto cruciale nel momento in cui soprattutto lavoriamo in
team o dobbiamo rivolgerci a qualcuno sopra di noi e parlare con chiarezza.
Poi i check in che vi sono piaciuti moltissimo perché appunto sono un uno strumento per
aggiornare quella che è la nostra situazione nella lista di cose da fare e riadattarla alle
circostanze, quindi torniamo all'aspetto della flessibilità nell'organizzare la nostra giornata.
Abbiamo parlato di distanza quindi il fatto di prendere le distanze da una
situazione che ci appanna la mente, anche se la reazione potrebbe essere quella di
sguazzarci dentro nella speranza di trovare una soluzione che tanto non troveremo così facendo.
Hai parlato di obiettività e di ottimismo, ottimismo unito ad obiettività. Quindi il
fatto di dire sono ottimista sul fatto che il mio piano A andrà bene però, se possibile, facciamo
in modo che se cadiamo cadiamo sul morbido può non ci rompiamo tutti gli arti del corpo, quindi
avere un piano B che in qualche modo ci possa dare un'alternativa se le cose non vanno come previsto.
Hai parlato del lasciare andare quindi il fatto di riconoscere che a volte lo stress è collegato
al nostro tentativo di controllare situazioni che non possiamo controllare e qui, tra l'altro,
lo collego alla distanza quindi il fatto di dire secondo me è ok c'è questa situazione,
non dipende da me, non ci posso fare nulla in questo momento, fammi prendere le distanze
emotivamente da questa cosa e vediamo se posso trovare un modo alternativo di affrontare
il problema attraverso quello che io posso controllare, ad esempio, e questo è il punto
successivo che abbiamo affrontato, la presenza. Quindi il fatto di dire ok multitasking è un po'
parte del nostro modo di vivere ormai integrato nel nostro Dna magari mi alleno per un piccolo
momento della giornata ad essere pienamente presente in quello che faccio. E poi da un
piccolo momento diventeranno due momenti tre movimenti quattro momenti e anche qui graduale
senza scoraggiarci e infine la prospettiva, quindi il fatto di dire ok è davvero una situazione
talmente sfidante che va oltre le mie possibilità di gestione e che sta minando la mia salute e in
questo caso cosa conviene che io faccia. Oppure è una situazione che sto ingigantendo per tutti
i motivi che abbiamo detto sopra: perché non avevo una lista, perché hanno preso le distanze,
perché non ero obiettivo, perché non avevo il mio piano b e adesso mi ritrovo col sedere per
terra e in questo caso cosa posso fare per cambiare il modo in cui guardo alle cose,
ti sentivi aggiungere qualcos'altro un ultimo boost per le ragazze in ascolto?
S: Io penso che la cosa più importante sia divertisti.
C: Questo è assolutamente la chiave!
S: Altrimenti cambiare! Altro esempio: la mia esperienza. Io non ho studiato esattamente quello
che avrei dovuto studiare per fare l'aerodinamico, anche se io sapevo di voler fare l'aerodinamico
forse perchè venendo dalla Sardegna nessuno ci credeva che potessi arrivare fino a qua,
forse perché i miei genitori non volevano che io lasciassi Cagliari. Io ho studiato
a Cagliari ingegneria meccanica, ho avuto diciamo un'infarinatura una cosa di base che mi ha aiutata
all'uninversità però decisamente non ero pronta per fare questo lavoro. Ho deciso che volevo
imparare di più sulle macchine e mi sono dato da fare con la formula students, poi mi sono trovata
un dottorato a Londra, ho imparato e adesso sto lavorando in Formula Uno però ogni tanto penso,
perché adesso stanno cambiando le regole non si sa come la formula 1 diventerà nel 2021,
e poi ogni tanto penso ma non sono sicura di voler restare,
potrei andare a lavorare in Aerospace potrei andare a lavorare negli Stati Uniti, oppure
potrei cambiare e lavorare nel marketing oppure.. alcune persone vedono come una
sconfitta il fatto che diciamo non voglio più fare questo, voglio cambiare invece no,
alla fine la cosa più importante è divertirsi in quello che si fa, anche se c'è stress o anche se
ci sono momenti bui però cercare di divertirsi e quando non ci si diverte più cambiare.