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Conversazioni d'autore, 'Quello che possiamo imparare in Africa'

'Quello che possiamo imparare in Africa'

e la sua presenza.

Eccoci. Buongiorno a tutti.

Buongiorno a tutti che ci

ascoltate e ci vedete e buongiorno a Don Dante

Carraro e buongiorno a Paolo Di

Paolo. Io non vi presenterò perché la stessa incontro sarà

una presentazione. Dirò soltanto che io sono

particolarmente contento di questa nostra chiacchierata

perché oggi il libro arriva in tutte le librerie. Il libro di

cui parliamo, l'avete visto la presentazione, è un libro che

si chiama Quello che possiamo imparare in Africa e un po'

spero che lo capiremo parlando con voi di quello che possiamo

imparare, un po' che avete imparato, un po' che possiamo

imparare e poi ha un sottotitolo importante che è La salute

come bene comune. Il libro è un libro di Dante Carraro ma con

Paolo Di Paolo che come vedremo la presentazione è stato un

coprotagonista prezioso, essenziale. Vorrei che questo

nostro incontro fosse un viaggio, quello che io non sono non ho

potuto fare, che avete fatto voi, che ha fatto Paolo con con

Dante. Io per una serie di motivi sarei dovuto venire con

voi, non ci sono riuscito ma ci verrò e quindi vorrei che però

lo facessimo insieme con chi ci ascolta questo viaggio e

quindi la prima cosa che vorrei fare è proprio il viaggio del

libro, cioè come è nato. Allora io sono andato a trovare a

cercare Dante nei nostri archivi mail perché come dice

Maurizio Ferraris in un bellissimo libro che abbiamo

appena pubblicato sull'età della documentazione internet è

quello in cui tutto viene registrato. Allora sono andato a

vedere e io ho trovato che io ti avevo mandato una mail, credo

che ti dessi ancora del lei il diciotto, il ventitré luglio

il duemiladiciotto e gli dicevo che dopo la nostra

telefonata mi avrebbe fatto molto piacere incontrarti per

parlare di questo progetto, quindi io ti avevo cercato,

avevo sentito molto parlare di te, particolarmente lo ricordo

al nostro amico Pietro Veronese che è un amico caro mio ma

credo anche vostro del QAM tuo eccetera. È tantissimo. Che è

stato per molti anni corrispondente in Africa di

Repubblica eccetera che ha un grande amore per l'Africa eh

ti avevo cercato e ti avevo detto che avrei avuto

piacere incontrarti per parlare di un libro. Tu mi avevi

detto che la cosa ti interessava e quindi poi ci

siamo incontrati dopo l'estate. Abbiamo ragionato su come fare

i libri, abbiamo pensato che Paolo Di Paolo che credo

avesse già un rapporto con il QAM e comunque voi stimavate

quanto me e io l'avevo da molti anni con Paolo perché

facciamo molti libri, abbiamo fatto vari libri insieme e

anche lezione di storia all'auditorium e quindi abbiamo

pensato era un compagno di strada ideale. A questo punto

io ho chiamato Di Paolo e gli gli passo subito la parola

però perché questo viaggio continua con lui nel senso che

da quel punto in poi sarà lui a dirti e passare poi la parola

a te per completare questo primo round e cominciare questo

viaggio insieme. Paolo. Sì appunto hai pensato a un libro

che ancora non aveva nessuna forma. Lo spunto era quello di

eh come dire raccontare l'esperienza pluridecennale del

del QAM di medici con l'Africa trovando una modalità

narrativa che tirasse in ballo sia l'esperienza personale di

Dante Carraro e poi naturalmente tutto il lavoro

della comunità del QAM in Africa nei paesi dell'Africa

cercando di spiegare che tipo di cooperazione eh fa il QAM

che tipo di attenzione presta al tema della salute e della

costruzione di ospedali di reti eh sanitarie nei vari paesi

dell'Africa in cui opera però tutto questo naturalmente come

dire in un disegno di racconto che doveva essere tirato fuori

attraverso una maieutica appunto della sollecitazione per

cui la prima ipotesi era quella di una intervista, di una

conversazione, poi in realtà invece abbiamo trovato una

quadra molto più interessante, cioè siamo partiti dai

presupposti dell'intervista, io ho incontrato più volte Dante

abbiamo registrato diverse ore di conversazione, queste si

sono tradotte in sbobbinature nelle quali poi ci siamo

reimmersi, lui ha intervenuto riscrivendo, correggendo,

abbiamo tagliato anche con l'aiuto di Anna Talami, di

altre figure del QAM, abbiamo ricomposto fino a che non

abbiamo trovato un disegno che ci sembrava fosse quello giusto.

È un libro che quindi nasce diciamo per strati e anche per

accumulo di domande perché mentre avevamo all'inizio messo

a fuoco alcuni aspetti poi ci sono stati due elementi

secondo me dirimenti visto che la cosa datava appunto un po'

da qualche anno fa ormai. Uno è stato un breve, di cui magari

parleremo più avanti, breve viaggio in Uganda fatto appunto

con Dante, con Anna, con altre persone del QAM che mi ha

riguardato direttamente ma è una porzione di questa storia

naturalmente, quel viaggio in Uganda e poi naturalmente la

crisi sanitaria che ha rallentato a un certo punto il

libro ma che gli ha anche dato la possibilità di essere un

libro che interroga il tempo presente in un modo perfino

più radicale perché ci siamo trovati in Europa a vivere una

situazione in Europa, in Occidente, una situazione a tutte

le latitudini poi nei fatti perché è una pandemia appunto

globale e quindi quella cosa lì, quella cosa che stava

accadendo anche nel cuore delle nostre città con tutte le

ansie, gli affanni, con tutte anche le implicazioni che ha

sulla rete di pressione, sulle reti sanitarie che

credevamo diciamo così tutto sommato inscalfibili e che

invece hanno mostrato anche le loro debolezze, tutto questo

diciamo è entrato come se uno avesse lasciato una porta

aperta giustamente è entrata una burrasca e quella burrasca

diciamo che stavamo vivendo ha illuminato anche tutto il senso

del nostro ragionamento. L'ultima cosa che posso dirti

lasciando la parola a Dante è che è stato anche un esercizio

come dire di fiducia reciproca no? Perché bisognava in qualche

modo trovarsi, trovare un orizzonte comune eh io facevo la

parte come mi è capitato già di dire del se vuoi un

esercizio del se vuoi del dell'inesperto e del e anche

dell'incompetente perché secondo me è giusto che sia così

cioè in qualche misura di chi non aveva esperienze non aveva

notizie precise quindi si fidava diciamo della propria

curiosità. Ho fatto un sacco di domande, ho cercato di capire

in che posizione puoi essere rispetto alla storia del QAM

come eh donatore, come operatore, come volontario,

come osservatore, come spettatore, insomma ho cercato

di guardare da tutte le prospettive possibili e

fiducia ha messo in campo la sua esperienza. Lui tra

l'altro ma questo si capisce ascoltandolo è appunto un uomo

molto molto pressato diciamo dal fare e quindi dalla

concretezza e allora abbiamo cercato di spingere a non a

teorizzare cosa che fa sempre malvolentieri perché dice che

comunque le teorie sono sempre approssimative e si deducono

poi a posteriori più che a priori semmai se funzionano eh

però soprattutto la cosa che mi ha colpito è che poi abbiamo

tirato fuori un patrimonio di storie che lui ha vissuto in

prima persona e lì è stato bello perché c'era un corpo a

corpo che magari anche quando il treno mio stava per partire e

e poi lo ritardavamo all'ultimo perché magari veniva fuori una

storia bellissima che lui mi raccontava di come magari si

traghettava un si eh guadava un fiume in un certo modo con una

motoambulanza eh cioè c'erano delle cose che venivano fuori

all'improvviso magari dalla sua memoria di viaggi africani e io

dicevo vedi ecco questo è quello che dobbiamo raccontare no?

Quindi a un certo punto si scaldavamo entrambi

dimenticando gli orari e anche le altre scadenze ma il libro si

ha nutrito di questo cioè dal fatto che lo stimolo diciamo

reciproco ha portato a ad affollare questo libro spero

che il lettore e la lettrice potenziale se ne avveda l'ha

nutrito davvero di tante storie di tanti volti è un libro

corale anche se è firmato Dante Carraro insomma. Non ci hai

detto dove siete stati però in tutto questo dove stavate?

Allora tutto il grosso dei nostri incontri si è svolto

a Padova nella sede del QAM dove Dante è. Ma in Africa?

Ovviamente ecco aspetta appunto poi qualche puntata romana e

poi naturalmente siamo stati anche in Uganda abbiamo fatto

un viaggio all'inizio del duemilaventi che ha toccato

varie località dell'Uganda in particolare la Caramoggia

l'area della Caramoggia che è un'area depressa insomma

sicuramente complicata di quel paese e abbiamo toccato anche

la capitale evidentemente insomma è stato un viaggio breve

ma intenso che mi ha dato l'occasione di avere il primo

impatto con l'Africa ed è un primo impatto che io sempre

imbarazzo a parlarne di questo viaggio perché mi sembra che

uno poi comincia a fare l'esperto di quello che di cui non è

esperto no? Diciamo sono stati in Africa sì sei stato in Uganda

per qualche giorno insomma no? Bisogna sempre circoscrivere

essere trasparenti e onesti soprattutto no? Però è chiaro

che quel viaggio per me è stato diciamo due livelli rapidamente

il primo l'impatto anche solo visivo, auditivo, sonoro,

fisico, sensoriale con un paesaggio che naturalmente uno

può anche immaginare perché le stratificazioni dell'immaginario

sono infinite però fino a che non lo tocchi fino a che non vedi

quel cielo ad un azzurro veramente intenso che quasi ferisce

gli occhi oppure quella polvere oppure tutto quello che uno

magari può immaginare ma poi quando senti quel tempo, quella

dilatazione spaziale, quelle distanze, quella natura

obiettivamente maestosa, obiettivamente imponente e poi

tutta la la la il crepitio di vita che naturalmente vedi

questo fa la differenza e poi l'altro aspetto è che siamo

andati proprio nelle strutture del QAM quindi io ho conosciuto

medici, infermieri, direttori sanitari, direttori sanitari

che personale è formato in Uganda ma personale ugandese

anche in larga parte. Posso dire posso dire un particolare

un aneddoto biografico spero che Paolo non si dispiace dovevo

andarci anch'io eh e ho fatto anche i vaccini poi c'è stato

un contrattempo che è stato un bellissimo contrattempo lo

possiamo dire Paolo qual è stato lo vuoi dire tu il

contrattempo? Eh sì era tutto un viaggio organizzatissimo

fino a che io non ho scoperto diciamo che sarei di lì a poco

diventato genitore come si dice in questi casi e questo ha

scombussolati i calendari. No tra l'altro questo ha molto a

che fare con l'attività di Dante. No? All'altro. Cioè è

una delle cose racconta nel libro. Allora veniamo a Dante.

Ehm quando un editore propone un libro a un autore hai in

mente un'idea. Dopodiché non è detto che sia la stessa

l'autore. Quindi vorrei che dicessi tu anzi qualche qualcuno

dei più grandi pasticci editoriali nasce quando le due

le due del si scopre che non sono le stesse. In questo caso

non è così. Vorrei che dicessi tu in questo viaggio quando ti

sei immerso in questa avventura anche con Paolo eccetera perché

questo libro cosa ti premeva e cosa ti preme eh trasmettere in

questo libro in due parole poi continueremo il viaggio

insieme ma insomma lo scopo di questo viaggio perché un libro

è un viaggio in particolare lo stato qual è? È questo o vale

a dire la la eh tante volte sento la domanda per me stesso ma

molto anche ehm mi viene chiesto dalla gente ma serve eh

lavorare in Africa serve il lavoro che fate la cooperazione

ma ehm quest'Africa riusciamo riesce a evolvere o rimane un

buco nero della storia una disgrazia capitata vicino a

casa perché ce l'abbiamo sotto la Sicilia eh è davvero un eh

come dire ecco la tua vita che stai spendendo come eh con te

con con qualcuna persona ma penso anche come

organizzazione questi settant'anni di vita che che con

oltre due tanti volontari che sono partiti tanti progetti

tanti ospedali no ecco scusa mi senti interrompo questa sigla

QAM è fantastica poi dopo c'è medici con l'Africa il con lo

spiegheremo è collegio universitario aspiranti medici

aspiranti medici missionari perché aspiranti? Perché ci

sono anche ehm la una categoria a noi molto preziosa che è

proprio quella degli studenti cioè qualcuno che vuole

diventare medico studia per diventare medico ma anche

cooperante eccetera ma ancora non lo è io penso al al grosso

investimento che stiamo facendo anche proprio sugli studenti

di medicina ecco perché abbiamo voluto nel nome ancora la

mila novecentocinquanta se sta parlando e e mettere gli

aspiranti perché il QAM è nato proprio un collegio la sede

fisica del QAM è proprio lì dove nel mila novecentocinquanta

Canova, il professor Canova, Francesco Canova, di cui parlo

nel libro, assieme al vescovo di Pata hanno deciso di di mettere

questo collegio che doveva essere un momento formativo per

ragazzi che aspiravano, stavano studiando per diventare medici

missionari. L'abbiamo tenuto nel nome perché tutta la

formazione anche dei giovani, ospetriche, infermieri, medici

da da dagli anni fine anni ottanta inizio anni novanta

l'abbiamo proprio roversiata trasferita tutta proprio nei

paesi africani perché perché l'evoluzione anche del QAM ha

fatto capire come anche i i ragazzi africani, i giovani

africani hanno bisogno di formarsi lì in quel contesto

per tantissimi motivi che sono anche facilmente il primo il

primo aspirante medico sei tu giusto? Tu sei un medico

formatico aspirante. Io sono sono no però anch'io quando sono

arrivato al QAM questo per dire eh noi facciamo una formazione

ehm per tutte le persone medici anche infermieri anche italiani

no? Che che che desiderano mettersi in cammino facciamo

una formazione proprio qui a Pano. Io sono arrivato qua che

ero eh medico poi ho fatto un cardiologo insomma no? E poi ho

fatto il prete. Sono diventato mi sono laureato nell'ottantatré

alla specialità entro i seminari divento prete finalmente

nel novantuno eh tre anni di di parrocchia ma col desiderio di

di quest'Africa e e nel libro se se leggete capirete anche i

particolari nel novantaquattro vengo al QAM. Entro anch'io

immerso in questa realtà e anch'io mi sono dovuto con molta

umiltà a eh eh fare il corso di formazione capendo che tutto il

patrimonio di conoscenza che abbiamo ma va adattato, va

compreso per essere eh utile, usufruibile, gestibile proprio

nel continente africano e quindi questo ti metti in cammino.

Ecco. E quel cammino che si esprime anche in quel con

l'Africa perché eh non vai là a insegnare. Impari a camminare

con loro. Impari a camminare con conoscenze, con esperienze, con

contesti, con scusa se ti interrompo ma ci torneremo su

questo. Stamattina abbiamo fatto un incontro molto bello anche

con il vescovo ehm e dicevamo io dicevo questo libro andrebbe

spero sarà letto nelle scuole perché questo imparare eh eh

c'è molto di di questa materia che vale per tutti, non vale

soltanto per l'Africa o per noi con l'Africa. Ehm di nuovo per

quei pochissimi che non lo sapessero noi parliamo

generalmente di Africa ma nel libro ci sono tantissime

storie racconti è un libro peraltro collettivo perché è un

libro personale biografico si racconta la storia anche di

come Dante è arrivato al cuor ma si raccontano tante storie

diciamo ehm eh sono quelli che Dante chiama i cavalieri del

bene di tante persone che con insieme a Dante prima di Dante

con Dante hanno lavorato alcune purtroppo non ci sono più

perché hanno pagato anche con la vita il loro il loro sforzo e

il loro sacrificio e anche quindi un libro corale questo

è importante perché Dante è riuscito con con Paolo che è

stato molto bravo a restituire questo senso anche della

comunità ovviamente in questa comunità ci sono delle persone

Dante ne è il rappresentante anche visibile più visibile

esterno e questo per chiudere la domanda immagino sia uno dei

motivi per cui ho fatto il libro perché ovviamente è una

testimonianza oh scusami volevi dire no no era no era proprio

così eh e voglio aggiungere che il motivo dell'Uganda sì è

stato proprio questo cioè uno dei paesi dove noi abbiamo

come QA ma abbiamo dico noi perché è davvero questa storia

che che che ti stinge anche in avanti con i gli esempi con eh

no eh ecco il primo medico che è partito con la nave per

l'Africa capito? Adesso si si si si vola eccetera. Adesso se

andate in Uganda perché? Perché l'Uganda ripeto abbiamo

iniziato a lavorare lì nel cinquantotto. Avevamo un un un

una pattuglia di di di medici consistenti eh eh italiani in

particolare. E dopo sessanta settant'anni l'Uganda è un

paese che è cambiato solo con il nostro contributo no col

contributo di tanti però noi abbiamo fatto la nostra parte

perché adesso anche per esempio per dire il nostro

rappresentante paese è un ugandese e e all'inizio

rigorosamente bianchi eccetera. E i segnali di un paese che è

cambiato a eh adesso una volta nel cinquantasei eh non non

aveva ehm pochissimi laureati in medicina adesso centottanta

duecento medici ugandesi che ogni anno si laurano eccetera.

E poi c'è per dire che cosa? Torno al punto che c'è la

necessità anche di raccontare e di dire che la cooperazione e

anche il continente africano con la cooperazione insieme se si

lavora in un certo modo se si approccia in un certo modo

davvero anche eh eh eh è lo specchio anche di cambiamenti

importanti che il paese sta facendo. In Caramogia dove

siamo stati con con Paolo, poi l'ho toccato anche con Mano

che in quindici anni eh vedendo gli indicatori sanitari di una

la regione più povera del paese, più fragile del paese, che è

la Caramogia al nord est con lo strade di Matani che fa da da

riferimento passato da una copertura dei dei parti

assistiti che era attorno al ventidue, ventitré per cento e

in quindici, diciotto anni siamo passati al settantatré

settantacinque. Infatti una delle prime cose che dicemo

quando ci incontramo e me lo ricordo benissimo fu che tu

dicesti deve essere un libro in cui l'Africa viene fuori come un

continente in movimento non è quel con quella terra

desolata, statica, immobile da noi ci rappresentiamo noi

europei come continua trasformazione, il progresso, no?

La tecnologia, il bene. L'Africa è sempre ferma da

millenni. Non è così. È quello che stai dicendo molti dei

dati. Il libro tra l'altro è pieno di dati. Lo voglio dire

è un libro raccontato eh come può fare uno scrittore come

Paolo ma è pieno di dati e questo è uno dei più

interessanti i dati sulla sulla ecco io firmerei qui

questa prima parte e continuerei il viaggio in maniera

con un piccolo gioco cioè eh facciamo continuiamo questo

viaggio tra la Padova e Roma ma anche tra l'Africa e

l'Italia abbiamo detto della eh Tanzania ma dico o dell'Uganda

ma anche Sierra Leone, Sud Sudan, Angola, Etiopia,

Mozambico, Repubblica Centraficana sono eh molti i

paesi dove il cumo è presente. Vorrei fare questo gioco. Io vi

dico alcune parole che ci sono nel libro e magari leggo due

righe e vorrei che su queste parole eh Dante ci desse come

dire un feedback dall'Africa nella sua cosa perché le ha

capite queste cose come? E Paolo ugualmente ci desse un

feedback sia del suo viaggio ma anche in generale perché

appunto come ho detto questo è un libro che ha una risonanza

non soltanto perché la si trova lì ma una persona come Paolo

che è ha una straordinaria sensibilità eclettica mi

piacerebbe anche una reazione a caldo a queste parole. Allora

le prime due parole che vi propongo che si trovano nel

libro nei primi capitoli sono la parola libertà e la parola

obbedienza. Allora a pagina dodici io trovo scritto da

Dante eh io ho avuto la spinta sta raccontando anche come è

arrivato al cuore ma a fare scelte radicali e da un lato

trovavo io stesso quasi sconvergenti queste queste

scelte dall'altro vedevo cariche di una libertà

soprattutto interiore di cui mi fidavo. Mmh. Questo è quello

che mi ha colpito questo eh qualche pagina dopo, pagina

diciannove dice credo molto nell'obbedienza mettersi al

servizio degli altri richiede anche una qualche forma di

obbedienza però era naturale che in chi or mio fosse

insoddisfatto delle mansioni da scrivania eh allora io eh ti

vorrei chiedere in pochi minuti poi passiamo a Paolo facciamo

un gioco rapido di di dirmi libertà e obbedienza in Africa

le hai verificate queste due tue spinte che sembrano

contraddittorie ma poi non lo sono ci spiegherai perché?

Certo ehm il dato è un dato come dire ehm personale prima

di tutto no? Eh eh cos'è che fa sì che un un medico come come

ero io appassionato della medicina, innamorato della

cardiologia, a un certo punto dice eh cambio e faccio il

prete o insomma evolvo nel fare anche il prete. Beh la

spinta è stata proprio questa che eh sentire che ehm la mia

libertà più profonda era nell'aderire a questo dio che

lo posso semplificare chiamandolo adesso una parola

abusata ma insomma tentate di di coglierla nella sua più

profonda accezione ecco che è che è l'amore che è eh eh

sentire che la mia vita non ha altri vincoli che non

consacrarla tutta a a a ciò che per me è amore che vuol dire

servizio attenzione al più povero ehm potermi spendere

con tutta la libertà della mia vita anche dovessi rinunciare

paradossalmente alla professione che amavo per

dedicarmi a questo. Ecco la libertà più profonda. E in

questo sentire che divento profondamente obbediente perché

allora non faccio più quello che voglio io della mia vita ma

in forza di quell'amore mi metto a obbedire ai bisogni più

gravi della popolazione. Sono in Africa. Ecco la mia

obbedienza all'Africa. Che nasce dal fatto che son lì che ho

incontrato e continuo a incontrare le situazioni più

drammatiche che chiedono il tutto della mia vita. Ecco

l'obbedienza a quel continente, a quella situazione. Quando

dico nel libro anche quando iniziamo ci stiamo proprio per

essere obbedienti a quell'estrema situazione e la

libertà interiore di poterlo fare senza vincoli eh che sono

beh solo dico perché qualcuno mi chiede anche ma è in questo

senso che intendi anche il celibato sì esattamente in

questo senso io sono ho avuto le mie morose insomma le mie i

miei amori eh li ho gustati fino in fondo però a un certo

punto ho scoperto che quella libertà era talmente preziosa

ecco anche per mollare anche quello che è una roba

bellissima e che ho assaporato che sono anche gli affetti

inti beh eh a pagina trentatré tu scrivi sempre di libertà mi

porto dentro il suo esempio di fede parli di Francesco Canova

è stato un uomo in grado di non farsi mai ingabbiare né

dalla dottrina né dalla gerarchia ecclesiastica e Paolo

è paradossale che Dante pubblichi presso l'editore di

Benetto Croce che coltivava la religione della libertà non è

bufo sarebbe divertente risuscitarlo e farlo di

dialogare con no? Un religioso che parla di estrema libertà

nella casa editrice di un filosofo che coltivava la

religione della libertà fantastico. Un applauso all'editore

un applauso all'editore. Ma però sai la terza compie

quest'anno centoventi anni e quell'ampio catalogo che

appunto è stato pubblicato che naturalmente è per

bibliofili però insomma che dà conto di una storia

lunghissima lunga più di un secolo se tu vai a penso a

pescare anche solo nei titoli la parola libertà di tutti i

libri pubblicati in questi centovent'anni la ritrovi

frequentemente e non la ritrovi nella stessa declinazione

questa è la cosa che mi affascina no? Cioè la libertà

che poi appunto è lo spazio del possibile e beh ognuno la

la vede in un modo proprio perché forse è libera anche la

la visione della libertà e credo che in questo senso la

cosa che che è affascinante sempre eh guarda sia nella

religione della libertà di croce che nella libertà di

Dante adesso non inteso come Alighieri ma come eh come

Dante Carraro però è sempre come dire la la libertà della

scelta e della convinzione della scelta cioè a me sembra che

il punto sia quello quando tu scegli come diceva sui banchi

di scuola nostri Kierkegaard quando lo leggevamo a

proposito dei filosofi scegli con tutta l'intensità della

personalità e allora significa che tu sei libero in quella

scelta che non ti fai dettare scelte da altri no? Perché

sempre stando al filosofo dice che c'è un momento in cui poi

non è più possibile scegliere perché la vita ha scelto per

te però se tu scegli e scegli intensamente dentro quella

scelta sei libero allora l'obbedienza per finire secondo

me anche in uno schema se vuoi di lettura completamente laico

è un'obbedienza intesa secondo me anche come fedeltà a se

stessi no? Cioè tu sei dentro una scelta hai scelto la tua

libertà i confini della tua libertà sono parametrati

diciamo così dal tuo senso dell'impegno della costanza

della disciplina per certi versi non è che cioè la libertà

di scrivere per dirti o la libertà di fare eh vita

intellettuale, la libertà di di votarsi a Dio, la libertà di

fare eh missione, quello che uno fa nella vita in fondo no?

Che però l'ha scelto? Beh non è che poi è incondizionata

quella libertà. Implica una disciplina quindi in qualche

modo un'obbedienza. Diciamo non c'è non c'è non c'è libertà

senza responsabilità. Assolutamente. Ecco ehm abbiamo

detto che è un libro di racconto abbiamo detto che è un

libro anche di valori vi abbiamo parlato adesso libertà

obbedienza però è anche un libro politico vogliamo dirlo

è anche un libro che affronta in maniera molto netta e chiara

a questioni dell'oggi e allora la eh uno dei centri del libro

io ho detto prima che il libro ha un insegnamento che va molto

oltre l'Africa e che è un insegnamento che riguarda

l'Italia, la classe dirigente, è l'idea dell'emergenza

l'emergenza, il concetto è l'emergenza. Allora pagina

ottantadue eh eh si dice oggi il futuro dell'Europa è in

Africa ha affermato Paolo Gentiloni eh però poi dice

Dante l'Unione Europea tannagliata la paura non riesce

a darsi prospettive lungimiranti e ragiona qui si parla in

particolare dell'immigrazione ma l'Africa in generale in

termini emergenziali l'emergenza sbarchi l'emergenza di un

conflitto di una guerra di un'epidemia non si riesce a

uscire il QAM è l'antitesi di questo il QAM è una grande la

più grande organizzazione in Africa ma è anche un'organizzazione

che ha una logica che non è dell'emergenza naturalmente la

affronta la gestisce ma l'idea è di lavorare per i tempi

medilunghi eh e e questo è un grande insegnamento per

l'Italia se l'Italia è stagnante da trent'anni forse è anche

perché anche in Italia la nostra classe dirigente ha

ragionato non solo sull'immigrazione in termini

di ehm siamo bravissimi a come sempre si dice nel calcio no?

Segniamo all'ultimo minuto dopodiché la manutenzione che

è fondamentale no? Io costruisco una cosa bellissima

dopodiché devo fare la manutenzione che è quello che

il QAM fa negli ospedali in Africa cioè una manutenzione

delle persone non solo dei luoghi fisici. Ecco io vorrei

che tu ci raccontassi eh con qualche esempio Dante perché

appunto siamo qui anche per parlare in concreto come si

applica nella vostra lavoro in Africa questa prospettiva che

esce dall'emergenza cioè come come la si traduce

concretamente? Guarda potremmo rispondere eh proprio così

cioè avere come cuore eh della del tuo intervento del tuo

eh approccio del il capitale umano. Eh ed è vero dal punto

di vista umano anche eh proprio esistenziale ed è vero anche

dal punto di vista eh organizzativo. Eh non puoi

pensare di eh ecco la tentazione del tutto è subito che è un male

che ci attenà attanaglia anche il nostro paese come dicevi tu

eh il tutto è subito è tanto più vero in Africa ed è per

questo che l'Africa ci sta insegnando a me è insegnato

molto eh proprio da questo punto di vista e faccio eh un

esempio molto concreto quando vai in un paese come è capitato

a noi nel anche in Sud Sudan eh quando nel duemilasette abbiamo

messo piede a a Irol eh eh nell'ospedale un ospedale

c'erano baracche e ti rendi conto che devi creare

prospettiva di di futuro eh per lo sviluppo di questo di questa

area e allora lì devi fare un'analisi della situazione

partire passo passo a riabilitare l'ospedale pian pianino devi

tentare di ricostruire anche lì più che inventarti robe nuove eh

eh è molto bello io sono affascinato da da dal dal da un

po' come Renzo Piano sottolinea no? Trasformare un rudere e

farlo diventare farlo fiorire in in in qualcosa di bello. Beh

riprende in mano un ospedale rimette un incesto poi cominci

a eh coinvolgere il personale locale noi lavoriamo sempre con

cinque sei persone a gruppettini di cinque sei

allora con una cinquantina di persone che partono da quello

che sono e investi pian pianino un anno due anni tre anni

cinque anni dieci anni e allora quel personale diventa

intanto eh capace di sentire quell'edificio proprio senti

che che che sta tirando fuori anche tutte le energie di vita

e di competenze che un po' alla volta comincia ad assumere e

quell'ospedale un po' alla volta diventa suo ecco fra l'altro

quel con l'Africa che ritorna eh non è una roba mia ma è una

roba partecipata inizialmente magari più nostra perché

l'abbiamo riabilitato un po' alla volta diventa tuo come

giusto sia e tu cominci a crescere quell'ospedale

diventa autonomo e prima di diventare autonomo all'ospedale

diventi tu collega africano, infermiere africano eh

ostetrica africana proprietaria eh senti che quell'ospedale

diventa tuo e diventa e diventi tu capace un po' alla volta

anche di orientare le scelte e io sono al fianco tuo ti aiuto

lì dove tu non arrivi e imparo io e impari e impariamo

insieme ecco la logica eh eh e questo è bellissimo perché

quando cominci a sentire io ho in mente John eh un autista,

un driver nostro che che che che a un certo punto eh pensando

dice eh sono sono molto contento dice perché una volta

pensavo davvero a all'Europa è un giovane alto d'Inca poderoso

mh eh pieno di vita davanti venticinque anni nero

bellissimi occhi meravigliosi e ti dice pensavo all'Europa oggi

sento la voglia di di di dare di di dare il mio contributo a a

a questo paese non penso più all'Europa penso a a a qui ecco

questo è quello che eh come dire che che che che sogniamo che

portiamo avanti insomma ho in mente gli occhi di Peter eh

quello accennavo prima a Luganda eh che da da da figlio di pastore

Carimo John vede l'ospedale di di di Matà e vede che questi

medici bianchi eh stan là eh magari cambiano i volti ma c'è

questa presenza a fianco di loro e dice mi sono innamorato di

queste figure e allora dice ho cominciato a studiare

inizialmente l'abbiamo aiutato noi come CUA poi ha si è

guadagnato le borse di studi diventa medico va a fare un

maestro a Londra torna e mi dice non Dante ma io come posso

anch'io eh diventare medico medico CUA e gli ho detto fai il

tuo dai che un po' la volta no eh ci ci conosciamo eccetera e e

dopo tre anni eh avevamo bisogno di una figura di riferimento a

Campala e gli abbiamo la proposta e dice sono orgoglioso

di poter essere rappresentante CUA ecco per dire come questo

investimento a lunga gittata produce effetti che poi sono

effetti duraturi adesso questo che l'Africa è una grande

insegnante ma sei stato molto suggestivo e convincente voglio

dire una cosa proprio mentre tu parli così questo è un libro

eh anche molto concreto e anche un libro sulla trasparenza e vi

dico una cosa che testimonia la trasparenza nel concreto c'è

una pagina pagina settantaquattro in cui Dante

parla dei finanziamenti al QAM ed ha un dato molto interessante

perché è un tema che ricorre dice noi abbiamo finanziamenti

pubblici e privati li spiega eccetera abbiamo finanziamenti

che spendiamo per la parte amministrativa cioè la gestione

per meno del cinque per cento tenendo conto che normalmente si

ritiene che la soglia si possa arrivare al quindici e molte

organizzazioni sono sopra tant'è che ci sono persone che un po'

dicono ma queste organizzazioni poi alla fine sono

un po' auto sostenute ecco eh lo dico perché lo voglio dire

molto francamente questo libro serve anche a sostenere il

quindi se chi ci sente dà una mano è vero Dante non fa male

ecco chiudiamo chiudiamo la parentesi ma credo che tutto

quello che stiamo facendo ovviamente ha anche questo

senso quindi tanto vale dirlo voglio dire il QAM è un'

organizzazione trasparente appunto di persone che si

conoscono che danno conto del loro lavoro in tutti i modi in

tutte le pubblicazioni assolutamente che si criticano

che superano gli errori ehm ritorniamo a Paolo Paolo di

queste ultime cose che ha detto eh Dante eh sul tema

dell'emergenza e della continuità tu come la percepisci

come qual è che idea ti sei fatta tu sul tema e sul lavoro

del QAM? Ecco che quello che suggerivi come prospettiva da

cui partire per quanto riguarda la mia esperienza diciamo sia

di scrittura che di affiancamento a Dante eh appunto

è proprio questo il fatto che da qui abbiamo l'impressione che

sia solo un discorso emergenziale che molto spesso le

campagne mediatiche anche le campagne se volete benefiche

da un certo punto di vista proprio per raccolta fondi

magari di altre realtà però insistono su un'immagine solo

critica emergenziale come se in effetti non ci fosse un senso

di continuità di rapporto tu agisci per tamponare una

situazione d'emergenza però io ho capito delle cose in questo

senso un po' comprendendo meglio i meccanismi del lavoro del

QAM cioè l'idea che appunto Dante già accennato e cioè che si

costruisce un ospedale perché quell'ospedale poi abbia la

forza di continuare a lavorare in un'area magari anche

critica ma tutto sommato che poi si presuppone possa

svilupparsi e soprattutto sviluppare delle competenze

nel luogo per cui come è capitato più volte di dire a me

insomma io ho stato stupito di stringere la mano a un

direttore sanitario eh formato in Uganda formato magari nella

capitale che poi è andata a dirigere un ospedale in un

altro luogo di quel paese rimasto in Uganda e naturalmente

il QAM l'ha formato lo ha aiutato a formarsi per poi farne

proprio un direttore sanitario quindi con personale appunto

eh africano. Allora la cosa che mi affascina è questa no?

della permanenza e della durata di un rapporto non l'idea

che vai soltanto a mettere appunto l'ospedale da campo che

può essere assolutamente eh significativo in in situazioni

d'emergenza ma che non è l'unica prospettiva però più in

generale visto che non voglio entrare naturalmente in

questioni eh che Dante racconta meglio ehm dico invece

proprio delle nostre che sono insufficienti di occidentali

abbiamo un'impressione di compattezza del racconto

africano proprio perché non riusciamo a vederne invece

tanti aspetti cioè l'impressione quella di un

continente in affanno complicatissimo eh in eterna

emergenza in eterna crisi non è così intanto perché c'è

paese paese c'è realtà in realtà e poi perché esiste

anche una possibilità diciamo di fare di distinguo delle

differenze su situazioni di guerra civile situazioni di

crisi sanitaria ma situazioni invece anche come il caso

dell'Uganda di crescita di crescita del prodotto interno

lordo di crescita delle strutture socio sanitarie di

crescita della scolarizzazione dell'alfabetizzazione appunto

dei parti in sicurezza cioè ci sono delle questioni che vanno

viste da un'altra specola il rischio è se no che noi

compattiamo questo continente in un'idea del tutto

schiacciata sull'emergenza eh però ecco è come se uno adesso

io uso veramente non so eh Giuseppe me la perdonerai una

sorta di perbole no? È come se uno forse esagero ma la

uso come provocazione è come se uno si fosse potesse farsi

un'idea della sanità italiana registrando l'affanno di

alcune regioni nel gestire la crisi sanitaria cioè se io

osservatore che scendeva dal cielo e guardavo come la crisi

sanitaria ha avuto un contraccolpo violento sulla

sanità lombarda senso senza entrare nella logica di

responsabilità ma voglio dire quel sistema sanitario è

un affanno ed era il sistema sanitario di una delle prime

regioni italiane da un punto di vista proprio no? Delle

della crescita, della ricchezza, eccetera. Allora il

punto è proprio quello che se tu metti la lente sbagliata,

vedi qualcosa di insufficiente, no? Non puoi capire un quadro

eh complessivo. Io penso che questo libro un po' aiuti

proprio a fare questo, a distinguere, a capire che ci

sono realtà e realtà e come agire su quelle realtà senza

quell'atteggiamento di chi arriva lì risolve i problemi

con la bacchetta magica e poi se ne va perché una cosa

e finisco su questo che mi ha colpito dei racconti che

faceva Dante è che se quel patto di fiducia con la

popolazione locale tu riesci a stabilirlo lo fai in virtù del

fatto che devi superare una diffidenza che è naturale sia

nei confronti di una sorta d'atteggiamento colonialista

che sia benevolo malevolo sempre comunque arrivi come

europeo bianco eccetera e poi che comunque tu te ne vai

sostanzialmente hai risolto la pratica e te ne vai invece

quell'alleanza da quello che ho capito da quello che

raccontava Dante da quello che vedevo in Uganda è un

alleanza che si consolida nel tempo proprio perché c'è un

patto di responsabilità reciproca ma nel tempo nella

durata non non nell'istante soltanto ecco allora Paolo ci

ha portato esattamente dove io speravo di andare cioè nel

punto centrale secondo me del libro che è anche nel titolo

e che nel con cioè la condivisione eh il il lo

costruire insieme allora vorrei fare un gioco nel gioco

Paolo non so se tu hai una copia del libro sottomano

allora vai a pagina cento perché ti chiedo di leggere

l'incipit di quella pagina ma non è facile prima prima e fino

a eh collaudata sul campo pagina cento bene il il tema è

questo e e poi lascio la parola il tema è questo bisogna

cambiare la mentalità bisogna portare conoscenza dice Dante

ma questo non si può fare senza la fiducia e al sua volta la

fiducia bisogna costruirla come? Leggici pagina cento che

non è facile contrapporsi ad abitudini eradicate da sempre a

pregiudizi e diffidenze ma hai davanti due strade comportati

da occidentale che tende la mano e se non viene afferrata

volta le spalle bofonchiando un peggio per voi o cercare di

entrare in relazione autentica con la comunità come ha fatto

il dottor Giovanni Dall'Oglio portando con sé un piccolo

ecografo collegato a un proiettore sul lenzuolo appeso

agli alberi ha mostrato i movimenti del feto ha fatto

ascoltare il battito del cuore le donne si sono messe a

battere le mani seguendo il ritmo cardiaco è stata come una

rivelazione per gli uomini del villaggio ma anche per le donne

come se mettessero a fuoco la vita che portano dentro e questo

è servito a infondere fiducia a creare un'alleanza che spesso

la linea del colore rende comunque difficile non sempre

gli altri possono fidarsi delle nostre parole dei nostri

principi d'altra parte siamo ai loro occhi quelli che stanno

qualche giorno e poi vanno via è inutile ribadire l'importanza

del taglio cesareo fatto in sicurezza della trasfusione di

sangue in caso di emorragia del cuscino che favorisce il parto

naturale se non stabilisce un contatto una relazione solida

una sorta di alleanza collaudata sul campo grazie vedete come

scrive Paolo Di Paolo è straordinario cioè il libro il

libro si legge adesso è banale dire come un romanzo visto che

gli scrive Paolo ma ha una lettura straordinaria no cioè

va beh allora la domanda è proprio questa Dante cioè

la fiducia è l'ingrediente fondamentale cioè il capitale

umano va col capitale sociale direbbero gli economisti no

ed è l'ingrediente fondamentale di ogni sviluppo di ogni

progresso lo vediamo non solo in Africa lo vediamo in Italia

lo vediamo in tutto il mondo ecco e c'è qualcosa che possiamo

imparare qui entriamo appunto nel cuore il libro sulla fiducia

da questa esperienza africana Dante ci devi ci devi credere

e devi investire anche quando magari è difficile però quando

la sperimenti ti rendi conto di quanto preziosa è faticosa perché

bisogna davvero costruirla per esempio per noi stiamo adesso

sostenendo 23 strutture ospedaliere ospedali no e sarebbe

per certi aspetti più facile o i soldi mettiamo per viabilitare

il centro di formazione piuttosto che il reparto di medicina e

dire decido di farlo perché perché c'è bisogno altra cosa è coltivare

per anni come stiamo facendo la partecipazione io partecipo a

tanti per esempio i consigli di gestione sarà una sorta di piccolo

consiglio di amministrazione dell'ospedale dove c'è due delle

autorità locali c'è il cuore ma è o col direttore c'è magari se ci

sono una comunità missionaria ci sono due del missionario altri

della comunità un consiglio e costruire quella scelta

condividendola sentendo che lì impari un linguaggio capisci il

percepito senti le fatiche anche nostre quando loro sentono che ma

ci puoi aiutare dico ma sono via tutte le sere partecipo a 100.000

incontri proprio per sostenere la raccolta fondi anche per essere

capisco ok ma allora anche noi possiamo vendere la vacca e magari

quei pochi diventa veramente un metodo che dopo quando hai

l'emergenza vera questo metodo diventa diventa veramente capace di

darti coraggio da una parte e soluzioni dall'altra che altrimenti non

avresti faccio l'esempio di quello che è capitato a Puget un ospedale

della Sierra Leone quando nel 2015 è scoppiata l'ebola e paura molti

ospedali chiusi il personale sanitario che ha perso la vita l'ebola si

prende in ospedale e la decisione per esempio di tenere aperto un ospedale

è faticosissima è faticosa per noi perché mettere a rischio a rischio la

vita nostra del personale nostro insomma ecco ma anche per i locali e sentire

a un certo punto che il direttore mi dice noi manteniamo aperto all'ospedale

se voi rimanete con noi se questo cammino lo facciamo insieme e io ho

risposto e noi restiamo qua se tu dottor boom rimani qua e lì si è consolidato

un patto di alleanza che è più ancora di fiducia e che ti dà il coraggio di

affrontare situazioni che da solo non riesce ad affrontare e allora pensate a

immaginare cos'è la gioia infinita quando il ministero della salute dopo

otto mesi infernali di paura di tensione di condivisione di qualche piccola gioia

che c'è insomma quando dopo otto mesi il ministero della salute della Sierra

Leone ha dichiarato il distretto di puggio il primo distretto a essere stato

a ebola è stata davvero una vittoria condivisa ecco penso alle a all'ingrosso

insegnamento quando c'è una crisi acuta come abbiamo avuto noi durante la

pandemia eccetera devi coagulare devi costruire stringere ancora di più tanto

che quella fiducia del tessuto connettivo della sociale che tiene

insieme di un assaggio diventa addirittura alleanza e questo è un

termine fortissimo secondo me che dovremo recuperare potentemente anche per il nostro paese

bene prima di affrontare l'ultimo tema che è quello del sottotitolo la salute

come bene comune la salute globale su cui oggi c'è veramente in corso una

battaglia diciamo è un tema enorme volevo fare proprio un piccolo inciso con Paolo

della sua esperienza come scrittore in questo libro perché il tema della fiducia

ha anche un riguarda anche l'uso delle parole no Paolo cioè come dire uno può

dire che c'è una scrittura onesta no può dire che c'è una scrittura di un libro

c'è una scrittura di un articolo c'è scritto di un romanzo ecco quando tu come

scrittore ti sei posto questo compito raccontare accompagnando in questo

viaggio il viaggio di Dante ma che era anche il tuo perché in qualche modo l'hai

fatto tuo ecco dal punto di vista della scrittura credo che sia una cosa che

incuriosisce le persone come ti sei potuto all'inizio hai detto all'inizio

era un'intervista poi abbiamo pensato di farla insieme che problemi ti sei posto

questo secondo me è anche molto interessante da scrittore.

Perché tu sai che anche in altri libri che abbiamo fatto insieme io ho avuto questa

funzione diciamo così di maieuta come abbiamo detto all'inizio è successo con

Dacia Maraini proprio ormai 15 anni fa poi è successo con Umberto Orsini poi con

altri e questa idea di comunque cercare intanto di restituire la voce della

persona con cui tu stai dialogando perché Dante sia per ragioni di tempo che di

abitudine naturalmente non forse non ce l'avrebbe come dire fatta ma non per come

dire mancanza di capacità ma proprio di tempo soprattutto di scriverlo il libro

allora bisognava che in qualche modo nascesse insieme ma soprattutto la cosa

che mi stava più a cuore davvero questo lo dico con grande trasparenza e che se

tu fai un libro con appunto un attore uno scrittore oppure con un'altra figura tu

devi in qualche modo fare sì che quella voce che tu restituisci somigli il più

possibile alla voce di quella persona allora io chiaramente proprio perché

vedi come Dante racconta in un modo trasparente in un modo concreto bisognava

e lui infatti quando magari io gli restituivo alcune pagine ne parlavamo

anche con Anna Talami del QAM lui era sempre preoccupato appunto di non essere

semplice di non essere trasparente di essere troppo teorizzante troppo come

dire uno che appunto ti racconta e ti spiega perché sapeva che pubblicava

con la casettice di croce questa era la sua preoccupazione

è stata un'avventura che abbiamo fatto insieme perché era proprio pagina per

pagina lui a un certo punto ha avuto anche un periodo in cui si è proprio

immerso anche lui in questo testo ha fatto delle correzioni delle cose che ha

riscritto ha voluto ridire in un modo diverso però io sono contento del

risultato per due ragioni una perché come hai detto tu anche io rileggendo

l'ho avuto l'impressione che ci siano molti dati molte cose che si capiscono

proprio a partire da numeri da cose concrete e poi che si riesce a leggere

non come la biografia di Dante che non voleva fosse questo ma come una persona

con la sua vita che incontra una comunità e condivide un percorso e

quello che tutto questo quindi produce nel libro è l'effetto di una coralità

perché ti dico ecco quasi ti do un lampo da scrittore che non ho usato e poi ti

spiego in un minuto perché non l'ho usato una sera mentre scendeva il

crepuscolo io sono stato a fare un viaggio un piccolo viaggio in un

villaggio della Caramoggia un villaggio lontano davvero che ti dà il senso del

remoto e ti dà il senso del niente sostanzialmente del non avere quasi

niente una capanna seduti a terra allora quell'esperienza che io ho fatto con una

piccola famiglia che ci ha ospitato pur non capendo una parola di quello che noi

dicevamo anche attraverso la mediazione però con un'accoglienza che mi ha

sconvolto perché eravamo degli intrusi vestiti in un modo diverso con la nostra

macchina fotografica cioè che cosa stavamo facendo lì allora io già ero

molto in imbarazzo in quella situazione no però la cosa che ho avuto netta era

che se io avessi raccontato questo e ti dico ci ho pensato perché ho dei corsivi

in questo libro in cui racconto delle delle esperienze no che ho fatto e che

inframmezzano avrei in qualche modo estetizzato un rapporto col mondo no e

lo posso fare solo in certe circostanze secondo me in una circostanza come

questa l'estetismo in qualche modo anche la forza l'intensità di quella situazione

avrebbe in qualche modo sovvecchiato la verità cioè la verità era quella di una

relazione sproporzionata squilibrata in qualche modo perché c'era qualcuno che

ti dava hanno messo anche a disposizione delle seggiole non so dove l'hanno pescate

no per farci sedere raccontarci qualcosa e io mi sentivo tutto detto in questo

imbarazzo e quasi mi mi raggelava ma che cosa è l'emozione stata forte ma se io

l'avessi raccontata avrei in qualche modo sarei contravvenuto a un patto che

abbiamo fatto con dante di non mettersi in una posizione contemplativa della

sofferenza degli altri o di quella che tu giudichi sofferenza perché poi pure

questo è un discrimine guarda molto sottile cioè la dignità che c'era in quel

villaggio la dignità umana non so come dire è assolutamente come ti posso dire

davvero non riconducibile degli schemi fissi perché c'era una grande dignità in

quella povertà se io però avessi provato a raccontarlo dicendo quanto mi fanno

tra virgolette pena o tenerezza in qualche modo non le avrei rispettati

umanamente perché loro non hanno bisogno della mia pena o della mia tenerezza non

so come dire allora in questo senso era molto utile quando lui mi rimetteva sulla

barra e andavamo sempre su un piano pratico cioè che cosa stavamo facendo

lì che cosa possiamo fare lì poi ti puoi anche e finisco su questo mettere a

guardare un paesaggio a un certo punto e restarne stordito perché è vero che

quando facevamo questi lunghi movimenti in macchina ogni tanto ti giri per

chilometri e chilometri c'è niente c'è solo la natura con una prepotenza con una

virtuosità abbagliante però non era un racconto di viaggio questo non so come

dire no quindi ho ottenuto per me queste queste zone ho cercato soltanto che

ogni tanto lampeggiassero appena perché la cosa essenziale era restituire una

voce e il senso soprattutto di un percorso altrimenti ecco se io avessi

parlato che ti posso dire con moravia che andava negli anni 70 in africa il racconto

sarebbe stato un altro ma era un'altra strategia di narrazione che o Pasolini

quando ci va in africa scrive il suo libro ci vai con un'altra intenzione ci

vai con con con altri uffici non so come dire allora bisognava essere fedeli

soprattutto alla sostanza di questo racconto che è quello che nel titolo mi

sembra sia abbastanza chiaro e in questo senso è davvero chiudo era importante

che Dante soprattutto come dire si riconoscesse il più possibile nella

restituzione del suo della sua voce come si sono riconosciuti altri personaggi

con cui ho avuto la fortuna di dialogare bene allora io chiederei a Dante di

chiudere questa nostra conversazione in realtà potremmo andare avanti per

pensare la parola che ha pronunciato Paolo dignità potremmo aprire qui

meravigliò parola meravigliosa straordinaria è al centro della

Costituzione italiana Stefano Rototà un giorno mi disse qual è la parola

centrale dei Costituenti e dignità no è una parola straordinaria però io vorrei

veramente non eludere il tema della salute globale e la domanda che faccio a

Dante è questa noi abbiamo detto che abbiamo cominciato a ragionare questo

libro nel settembre del 2018 il libro esce oggi 20 maggio 2021 è cambiato il

mondo è cambiato tutto non è vero una parte di quel mondo rimane però le

prospettive sono molto diverse avevamo un presidente americano che diceva

prima gli americani abbiamo avuto in Italia chi ha ripetuto ha fatto eco a

questa cosa qui dicendo prima gli italiani poi è arrivata la pandemia e

poi è arrivato un presidente americano che ha detto forse bisogna liberalizzare

i vaccini forse i brevetti vanno sospesi temporaneamente per consentire a tutti

allora la domanda che ti faccio è questa per concludere quando noi ci siamo

incontrati siamo rivisti a Padova per il festival salute globale di cui il

QAM è stato protagonista lo ricordo perché mi fa molto piacere con Walter

Ricciardi e Stefano Vella il comune di Padova l'università ha dato un

contributo tante ONG ma il QAM è stato centrale perché da anni il QAM lavorava

sull'idea di salute globale come ripensarla oggi questa idea di salute

globale alla luce di questo cataclisma che è successo e oggi come dobbiamo

utilizzare le parole di Biden come dobbiamo renderle operative dobbiamo

come dire svolgere nella nostra azione hanno hanno senso quelle parole e tu come

le leggi tu come le interpreti il QAM come cosa che messaggio ci mandi su

questo? Guarda è evidente che anche i dati in Italia stanno dimostrando che il

vaccino sta portando tutti i benefici non tutti ma insomma quelli sperati

questo a dire che l'unica l'arma vera in questo caso contro questo virus questa

pandemia è la possibilità di essere vaccinati e di vaccinare vaccinarci

tutti appunto la pandemia e anche la soluzione alla pandemia il vaccino è un

tema di natura globale noi questa intuizione lavorando in Africa nel

continente africano l'abbiamo avuta chiarissima che è il motivo per cui da

ormai da forse 10 15 anni parliamo al nostro interno di salute sempre di più

come globale che deve essere un bene comune intendo dire che ci sono dei

grandi pilastri grandi temi grandi valori del nostro pianeta della nostra

umanità la salute la l'istruzione e la cultura il tema ambientale sono beni

comuni che non puoi salvare da una parte pensando che salvandola lì nel mio

veneto nella mia italia nella mia europa ho risolto sono grandi patrimoni e lì ci

vedono i battuti che sono tre ll'unità e l'alleneghenza nel campio di

autonomia a un banco race genocide.

crecole ecco questi facendo evidente ora qualcosa di biologico non vi molio

Non voglio fare foto con rispetto alla malattia stereoscopia ma è vero che

sono due grandi S. La S di solidarietà, chiamiamola giustizia, chiamiamola appunto

dare dignità anche sanitaria anche ai più poveri del continente africano.

Quindi la S di solidarietà e la S di sicurezza perché se diamo spazio al

vaccino di replicarsi aumentano le variante, diventano meno sicuro loro e

meno sicuri noi. Allora l'altra S è quella della sicurezza. Le due S vanno

assieme. Va fatto uno sforzo corale di tutti. È intelligente. Io ringrazio

Biden ma con lui ringrazio Macron e Draghi che su questo stanno dicendo

parole importanti ed è fondamentale farlo perché servono più dosi vaccinali

e servono più attori che aiutano i paesi a trasferire quel vaccino, cioè

trasformare quel vaccino in vaccinazione, cioè dalla capitale a quell'ultimo miglio.

E questo è il nostro compito come CUA ed è per questo che abbiamo lanciato

questa campagna Un vaccino per noi, proprio chiedendo l'aiuto di tutti su questo.

Allora io mi scuso, ci sono tantissime persone che ci stanno seguendo e ci sono

tante persone che vorrebbero porre domande. Non è possibile perché la materia è

talmente ampia, però io vi propongo questo. Prendiamoci un appuntamento tra un

paio di mesi così le persone, intanto tante, leggeranno il libro e dal libro

verranno fuori delle domande e facciamo un incontro di risposta alle domande

se siete d'accordo. Allora io vi invito a fare una cosa molto semplice.

Noi abbiamo varie mail, vi do la mia. La mia è g.laterza.chiocciola.laterza.it

Qualunque domanda intanto mandatevela a me e la giro subito a Dante e Paolo

che vi possono rispondere subito oppure in questo incontro se sei d'accordo

Dante e Paolo, tra un paio di mesi ci rivediamo. Tu ci racconterai cosa hai

fatto nel frattempo tra questi due mesi. La stessa cosa Paolo e anche la situazione

perché quello che ci hai appena raccontato è una situazione in enorme cambiamento.

Speriamo che tra due mesi noi possiamo dire che quella battaglia per la

vaccinazione di tutti ha fatto grandi passi in avanti e siamo in grado di dire

che le case farmaceutiche, le istituzioni hanno messo a disposizione di quella parte

dell'umanità. Mi diceva il l'area capo l'altro giorno per esempio i vaccini

termostabili fondamentali, vaccini che si possono, lei sta facendo una battaglia

per questo, si possono conservare anche in località appunto che non ha. Ecco

diamoci appuntamento tra due mesi per riparlarne. Prendete il libro, leggetelo

perché è pieno di idee, compratelo per sostenere anche il QAM, eccolo lì, quello

che possiamo imparare dall'Africa. È un libro straordinario. Io come si dice

sempre ogni scarafone è bello a mamma sua per cui ci si crede poco, però devo

dire, l'ho detto anche stamattina, ho chiamato Paolo per dire guarda Paolo

stamattina ho riletto il libro perché un editori legge sempre in dati di scritto,

passa del tempo. È un libro straordinario, è un cantiere, un cantiere di idee per

tutti ma molto al di là dell'Africa. Ci fa conoscere l'Africa, ci fa conoscere

la realtà del QAM ma è pieno di stimoli per chiunque e qualunque cosa faccia

per l'oggi e questa è la grande capacità che hanno avuto Dante con la sua

esperienza, Paolo con la sua sapienza, intelligenza, messe insieme di darci un

libro veramente interessante. Quindi ringrazio voi, ringrazio tutte le persone

del QAM che hanno lavorato per questo libro perché devo dire che Paolo ne ha

citata una, è nata l'anima, c'è una squadra formidabile, questa è stata, devo

dire, la grande vostra capacità di tenere insieme queste persone e quindi ci

rivediamo tra un paio di mesi. Nel frattempo ci succederanno tante cose

intorno al libro, eventi, incontri eccetera, ma qui noi tre intanto ci vediamo e

faremo un incontro di interlocuzione e risposta alle domande se siete d'accordo.

Sono d'accordissimo e un grazie infinito e non l'ho detto finora perché non c'è

un'altra parola, un'altra parola che mi abbia fatto rilevare.

Grazie a Paolo perché davvero quello che diceva prima è riuscito, lui è un

raffinato scrittore eccetera e quando l'ho letto mi sono sentito raffinato

perché scrive bene però ho interpretato e sentire che dentro lì c'ero,

la cosa più bella di tutto questo nostro incontro è che grazie a Paolo per un

attimo siamo stati lì in quel piccolo villaggio, in quella capanna con quelle

persone e abbiamo capito che da quelle persone appunto come dice il titolo

potremmo imparare tantissimo. Grazie a tutti, grazie a voi, a presto.

Grazie, grazie, grazie.

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'Quello che possiamo imparare in Africa' |||||África Was wir in Afrika lernen können 'What we can learn in Africa' Lo que podemos aprender en África

e la sua presenza. and his presence.

Eccoci. Buongiorno a tutti. aquí estamos||| Here we are. Good morning everyone.

Buongiorno a tutti che ci good morning|||| Good morning to everyone who is with us

ascoltate e ci vedete e buongiorno a Don Dante |||||||Mr.| ||||||||Dante listen and you see us and good morning to Don Dante

Carraro e buongiorno a Paolo Di Carraro||||Paolo| Carraro and good morning to Paolo Di

Paolo. Io non vi presenterò perché la stessa incontro sarà Paolo. I will not introduce you because the same meeting will be

una presentazione. Dirò soltanto che io sono |||only|||

particolarmente contento di questa nostra chiacchierata

perché oggi il libro arriva in tutte le librerie. Il libro di ||||||||bookstores|||

cui parliamo, l'avete visto la presentazione, è un libro che

si chiama Quello che possiamo imparare in Africa e un po'

spero che lo capiremo parlando con voi di quello che possiamo

imparare, un po' che avete imparato, un po' che possiamo

imparare e poi ha un sottotitolo importante che è La salute

come bene comune. Il libro è un libro di Dante Carraro ma con

Paolo Di Paolo che come vedremo la presentazione è stato un

coprotagonista prezioso, essenziale. Vorrei che questo

nostro incontro fosse un viaggio, quello che io non sono non ho

potuto fare, che avete fatto voi, che ha fatto Paolo con con

Dante. Io per una serie di motivi sarei dovuto venire con

voi, non ci sono riuscito ma ci verrò e quindi vorrei che però

lo facessimo insieme con chi ci ascolta questo viaggio e

quindi la prima cosa che vorrei fare è proprio il viaggio del

libro, cioè come è nato. Allora io sono andato a trovare a

cercare Dante nei nostri archivi mail perché come dice |||||mail|||

Maurizio Ferraris in un bellissimo libro che abbiamo Maurizio|Ferraris||||||

appena pubblicato sull'età della documentazione internet è

quello in cui tutto viene registrato. Allora sono andato a

vedere e io ho trovato che io ti avevo mandato una mail, credo

che ti dessi ancora del lei il diciotto, il ventitré luglio |||||||||twenty-three|July

il duemiladiciotto e gli dicevo che dopo la nostra

telefonata mi avrebbe fatto molto piacere incontrarti per

parlare di questo progetto, quindi io ti avevo cercato,

avevo sentito molto parlare di te, particolarmente lo ricordo

al nostro amico Pietro Veronese che è un amico caro mio ma |||Pietro|Veronese|||||querido||

credo anche vostro del QAM tuo eccetera. È tantissimo. Che è ||||QAM(1)|||||| ||||QAM(1)||||||

stato per molti anni corrispondente in Africa di

Repubblica eccetera che ha un grande amore per l'Africa eh |||||||||eh

ti avevo cercato e ti avevo detto che avrei avuto

piacere incontrarti per parlare di un libro. Tu mi avevi

detto che la cosa ti interessava e quindi poi ci

siamo incontrati dopo l'estate. Abbiamo ragionato su come fare

i libri, abbiamo pensato che Paolo Di Paolo che credo

avesse già un rapporto con il QAM e comunque voi stimavate

quanto me e io l'avevo da molti anni con Paolo perché

facciamo molti libri, abbiamo fatto vari libri insieme e

anche lezione di storia all'auditorium e quindi abbiamo

pensato era un compagno di strada ideale. A questo punto

io ho chiamato Di Paolo e gli gli passo subito la parola

però perché questo viaggio continua con lui nel senso che

da quel punto in poi sarà lui a dirti e passare poi la parola

a te per completare questo primo round e cominciare questo

viaggio insieme. Paolo. Sì appunto hai pensato a un libro ||||exactly|||||

che ancora non aveva nessuna forma. Lo spunto era quello di |||||||punto|||

eh come dire raccontare l'esperienza pluridecennale del |||||pluridecenal|

del QAM di medici con l'Africa trovando una modalità

narrativa che tirasse in ballo sia l'esperienza personale di ||||juego||||

Dante Carraro e poi naturalmente tutto il lavoro

della comunità del QAM in Africa nei paesi dell'Africa |||QAM||||| ||||||||de África

cercando di spiegare che tipo di cooperazione eh fa il QAM

che tipo di attenzione presta al tema della salute e della

costruzione di ospedali di reti eh sanitarie nei vari paesi

dell'Africa in cui opera però tutto questo naturalmente come

dire in un disegno di racconto che doveva essere tirato fuori

attraverso una maieutica appunto della sollecitazione per ||mayéutica|||solicitud|

cui la prima ipotesi era quella di una intervista, di una

conversazione, poi in realtà invece abbiamo trovato una

quadra molto più interessante, cioè siamo partiti dai

presupposti dell'intervista, io ho incontrato più volte Dante

abbiamo registrato diverse ore di conversazione, queste si

sono tradotte in sbobbinature nelle quali poi ci siamo |||bobinados|||||

reimmersi, lui ha intervenuto riscrivendo, correggendo,

abbiamo tagliato anche con l'aiuto di Anna Talami, di ||||||Anna||

altre figure del QAM, abbiamo ricomposto fino a che non

abbiamo trovato un disegno che ci sembrava fosse quello giusto.

È un libro che quindi nasce diciamo per strati e anche per

accumulo di domande perché mentre avevamo all'inizio messo

a fuoco alcuni aspetti poi ci sono stati due elementi

secondo me dirimenti visto che la cosa datava appunto un po'

da qualche anno fa ormai. Uno è stato un breve, di cui magari

parleremo più avanti, breve viaggio in Uganda fatto appunto

con Dante, con Anna, con altre persone del QAM che mi ha

riguardato direttamente ma è una porzione di questa storia

naturalmente, quel viaggio in Uganda e poi naturalmente la

crisi sanitaria che ha rallentato a un certo punto il

libro ma che gli ha anche dato la possibilità di essere un

libro che interroga il tempo presente in un modo perfino

più radicale perché ci siamo trovati in Europa a vivere una

situazione in Europa, in Occidente, una situazione a tutte ||||West||||

le latitudini poi nei fatti perché è una pandemia appunto

globale e quindi quella cosa lì, quella cosa che stava

accadendo anche nel cuore delle nostre città con tutte le

ansie, gli affanni, con tutte anche le implicazioni che ha

sulla rete di pressione, sulle reti sanitarie che

credevamo diciamo così tutto sommato inscalfibili e che

invece hanno mostrato anche le loro debolezze, tutto questo

diciamo è entrato come se uno avesse lasciato una porta

aperta giustamente è entrata una burrasca e quella burrasca

diciamo che stavamo vivendo ha illuminato anche tutto il senso

del nostro ragionamento. L'ultima cosa che posso dirti

lasciando la parola a Dante è che è stato anche un esercizio

come dire di fiducia reciproca no? Perché bisognava in qualche

modo trovarsi, trovare un orizzonte comune eh io facevo la

parte come mi è capitato già di dire del se vuoi un

esercizio del se vuoi del dell'inesperto e del e anche

dell'incompetente perché secondo me è giusto che sia così

cioè in qualche misura di chi non aveva esperienze non aveva

notizie precise quindi si fidava diciamo della propria

curiosità. Ho fatto un sacco di domande, ho cercato di capire

in che posizione puoi essere rispetto alla storia del QAM

come eh donatore, come operatore, come volontario,

come osservatore, come spettatore, insomma ho cercato

di guardare da tutte le prospettive possibili e

fiducia ha messo in campo la sua esperienza. Lui tra

l'altro ma questo si capisce ascoltandolo è appunto un uomo

molto molto pressato diciamo dal fare e quindi dalla

concretezza e allora abbiamo cercato di spingere a non a

teorizzare cosa che fa sempre malvolentieri perché dice che

comunque le teorie sono sempre approssimative e si deducono

poi a posteriori più che a priori semmai se funzionano eh

però soprattutto la cosa che mi ha colpito è che poi abbiamo

tirato fuori un patrimonio di storie che lui ha vissuto in

prima persona e lì è stato bello perché c'era un corpo a

corpo che magari anche quando il treno mio stava per partire e

e poi lo ritardavamo all'ultimo perché magari veniva fuori una

storia bellissima che lui mi raccontava di come magari si

traghettava un si eh guadava un fiume in un certo modo con una

motoambulanza eh cioè c'erano delle cose che venivano fuori ambulance motorcycle||||||||

all'improvviso magari dalla sua memoria di viaggi africani e io

dicevo vedi ecco questo è quello che dobbiamo raccontare no?

Quindi a un certo punto si scaldavamo entrambi

dimenticando gli orari e anche le altre scadenze ma il libro si

ha nutrito di questo cioè dal fatto che lo stimolo diciamo

reciproco ha portato a ad affollare questo libro spero

che il lettore e la lettrice potenziale se ne avveda l'ha

nutrito davvero di tante storie di tanti volti è un libro

corale anche se è firmato Dante Carraro insomma. Non ci hai choir||||||||||

detto dove siete stati però in tutto questo dove stavate?

Allora tutto il grosso dei nostri incontri si è svolto

a Padova nella sede del QAM dove Dante è. Ma in Africa?

Ovviamente ecco aspetta appunto poi qualche puntata romana e

poi naturalmente siamo stati anche in Uganda abbiamo fatto

un viaggio all'inizio del duemilaventi che ha toccato

varie località dell'Uganda in particolare la Caramoggia

l'area della Caramoggia che è un'area depressa insomma

sicuramente complicata di quel paese e abbiamo toccato anche

la capitale evidentemente insomma è stato un viaggio breve

ma intenso che mi ha dato l'occasione di avere il primo

impatto con l'Africa ed è un primo impatto che io sempre

imbarazzo a parlarne di questo viaggio perché mi sembra che

uno poi comincia a fare l'esperto di quello che di cui non è

esperto no? Diciamo sono stati in Africa sì sei stato in Uganda

per qualche giorno insomma no? Bisogna sempre circoscrivere

essere trasparenti e onesti soprattutto no? Però è chiaro

che quel viaggio per me è stato diciamo due livelli rapidamente

il primo l'impatto anche solo visivo, auditivo, sonoro,

fisico, sensoriale con un paesaggio che naturalmente uno

può anche immaginare perché le stratificazioni dell'immaginario |||||stratifications|

sono infinite però fino a che non lo tocchi fino a che non vedi

quel cielo ad un azzurro veramente intenso che quasi ferisce

gli occhi oppure quella polvere oppure tutto quello che uno

magari può immaginare ma poi quando senti quel tempo, quella

dilatazione spaziale, quelle distanze, quella natura

obiettivamente maestosa, obiettivamente imponente e poi

tutta la la la il crepitio di vita che naturalmente vedi

questo fa la differenza e poi l'altro aspetto è che siamo

andati proprio nelle strutture del QAM quindi io ho conosciuto

medici, infermieri, direttori sanitari, direttori sanitari

che personale è formato in Uganda ma personale ugandese

anche in larga parte. Posso dire posso dire un particolare

un aneddoto biografico spero che Paolo non si dispiace dovevo

andarci anch'io eh e ho fatto anche i vaccini poi c'è stato

un contrattempo che è stato un bellissimo contrattempo lo

possiamo dire Paolo qual è stato lo vuoi dire tu il

contrattempo? Eh sì era tutto un viaggio organizzatissimo

fino a che io non ho scoperto diciamo che sarei di lì a poco

diventato genitore come si dice in questi casi e questo ha

scombussolati i calendari. No tra l'altro questo ha molto a

che fare con l'attività di Dante. No? All'altro. Cioè è

una delle cose racconta nel libro. Allora veniamo a Dante.

Ehm quando un editore propone un libro a un autore hai in

mente un'idea. Dopodiché non è detto che sia la stessa

l'autore. Quindi vorrei che dicessi tu anzi qualche qualcuno

dei più grandi pasticci editoriali nasce quando le due

le due del si scopre che non sono le stesse. In questo caso

non è così. Vorrei che dicessi tu in questo viaggio quando ti

sei immerso in questa avventura anche con Paolo eccetera perché

questo libro cosa ti premeva e cosa ti preme eh trasmettere in

questo libro in due parole poi continueremo il viaggio

insieme ma insomma lo scopo di questo viaggio perché un libro

è un viaggio in particolare lo stato qual è? È questo o vale

a dire la la eh tante volte sento la domanda per me stesso ma

molto anche ehm mi viene chiesto dalla gente ma serve eh

lavorare in Africa serve il lavoro che fate la cooperazione

ma ehm quest'Africa riusciamo riesce a evolvere o rimane un

buco nero della storia una disgrazia capitata vicino a

casa perché ce l'abbiamo sotto la Sicilia eh è davvero un eh

come dire ecco la tua vita che stai spendendo come eh con te

con con qualcuna persona ma penso anche come

organizzazione questi settant'anni di vita che che con

oltre due tanti volontari che sono partiti tanti progetti

tanti ospedali no ecco scusa mi senti interrompo questa sigla

QAM è fantastica poi dopo c'è medici con l'Africa il con lo

spiegheremo è collegio universitario aspiranti medici

aspiranti medici missionari perché aspiranti? Perché ci

sono anche ehm la una categoria a noi molto preziosa che è

proprio quella degli studenti cioè qualcuno che vuole

diventare medico studia per diventare medico ma anche

cooperante eccetera ma ancora non lo è io penso al al grosso

investimento che stiamo facendo anche proprio sugli studenti

di medicina ecco perché abbiamo voluto nel nome ancora la

mila novecentocinquanta se sta parlando e e mettere gli

aspiranti perché il QAM è nato proprio un collegio la sede

fisica del QAM è proprio lì dove nel mila novecentocinquanta

Canova, il professor Canova, Francesco Canova, di cui parlo

nel libro, assieme al vescovo di Pata hanno deciso di di mettere

questo collegio che doveva essere un momento formativo per

ragazzi che aspiravano, stavano studiando per diventare medici

missionari. L'abbiamo tenuto nel nome perché tutta la

formazione anche dei giovani, ospetriche, infermieri, medici

da da dagli anni fine anni ottanta inizio anni novanta

l'abbiamo proprio roversiata trasferita tutta proprio nei

paesi africani perché perché l'evoluzione anche del QAM ha

fatto capire come anche i i ragazzi africani, i giovani

africani hanno bisogno di formarsi lì in quel contesto

per tantissimi motivi che sono anche facilmente il primo il

primo aspirante medico sei tu giusto? Tu sei un medico

formatico aspirante. Io sono sono no però anch'io quando sono

arrivato al QAM questo per dire eh noi facciamo una formazione

ehm per tutte le persone medici anche infermieri anche italiani

no? Che che che desiderano mettersi in cammino facciamo

una formazione proprio qui a Pano. Io sono arrivato qua che

ero eh medico poi ho fatto un cardiologo insomma no? E poi ho

fatto il prete. Sono diventato mi sono laureato nell'ottantatré

alla specialità entro i seminari divento prete finalmente

nel novantuno eh tre anni di di parrocchia ma col desiderio di

di quest'Africa e e nel libro se se leggete capirete anche i

particolari nel novantaquattro vengo al QAM. Entro anch'io

immerso in questa realtà e anch'io mi sono dovuto con molta

umiltà a eh eh fare il corso di formazione capendo che tutto il

patrimonio di conoscenza che abbiamo ma va adattato, va

compreso per essere eh utile, usufruibile, gestibile proprio

nel continente africano e quindi questo ti metti in cammino.

Ecco. E quel cammino che si esprime anche in quel con

l'Africa perché eh non vai là a insegnare. Impari a camminare

con loro. Impari a camminare con conoscenze, con esperienze, con

contesti, con scusa se ti interrompo ma ci torneremo su

questo. Stamattina abbiamo fatto un incontro molto bello anche

con il vescovo ehm e dicevamo io dicevo questo libro andrebbe ||bishop||||||||

spero sarà letto nelle scuole perché questo imparare eh eh

c'è molto di di questa materia che vale per tutti, non vale

soltanto per l'Africa o per noi con l'Africa. Ehm di nuovo per

quei pochissimi che non lo sapessero noi parliamo

generalmente di Africa ma nel libro ci sono tantissime

storie racconti è un libro peraltro collettivo perché è un

libro personale biografico si racconta la storia anche di

come Dante è arrivato al cuor ma si raccontano tante storie

diciamo ehm eh sono quelli che Dante chiama i cavalieri del

bene di tante persone che con insieme a Dante prima di Dante

con Dante hanno lavorato alcune purtroppo non ci sono più

perché hanno pagato anche con la vita il loro il loro sforzo e

il loro sacrificio e anche quindi un libro corale questo

è importante perché Dante è riuscito con con Paolo che è

stato molto bravo a restituire questo senso anche della

comunità ovviamente in questa comunità ci sono delle persone

Dante ne è il rappresentante anche visibile più visibile

esterno e questo per chiudere la domanda immagino sia uno dei

motivi per cui ho fatto il libro perché ovviamente è una

testimonianza oh scusami volevi dire no no era no era proprio

così eh e voglio aggiungere che il motivo dell'Uganda sì è

stato proprio questo cioè uno dei paesi dove noi abbiamo

come QA ma abbiamo dico noi perché è davvero questa storia

che che che ti stinge anche in avanti con i gli esempi con eh

no eh ecco il primo medico che è partito con la nave per

l'Africa capito? Adesso si si si si vola eccetera. Adesso se

andate in Uganda perché? Perché l'Uganda ripeto abbiamo

iniziato a lavorare lì nel cinquantotto. Avevamo un un un

una pattuglia di di di medici consistenti eh eh italiani in |patrol|||||||||

particolare. E dopo sessanta settant'anni l'Uganda è un

paese che è cambiato solo con il nostro contributo no col

contributo di tanti però noi abbiamo fatto la nostra parte

perché adesso anche per esempio per dire il nostro

rappresentante paese è un ugandese e e all'inizio

rigorosamente bianchi eccetera. E i segnali di un paese che è

cambiato a eh adesso una volta nel cinquantasei eh non non

aveva ehm pochissimi laureati in medicina adesso centottanta

duecento medici ugandesi che ogni anno si laurano eccetera.

E poi c'è per dire che cosa? Torno al punto che c'è la

necessità anche di raccontare e di dire che la cooperazione e

anche il continente africano con la cooperazione insieme se si

lavora in un certo modo se si approccia in un certo modo

davvero anche eh eh eh è lo specchio anche di cambiamenti

importanti che il paese sta facendo. In Caramogia dove

siamo stati con con Paolo, poi l'ho toccato anche con Mano

che in quindici anni eh vedendo gli indicatori sanitari di una

la regione più povera del paese, più fragile del paese, che è

la Caramogia al nord est con lo strade di Matani che fa da da

riferimento passato da una copertura dei dei parti

assistiti che era attorno al ventidue, ventitré per cento e

in quindici, diciotto anni siamo passati al settantatré

settantacinque. Infatti una delle prime cose che dicemo

quando ci incontramo e me lo ricordo benissimo fu che tu

dicesti deve essere un libro in cui l'Africa viene fuori come un

continente in movimento non è quel con quella terra

desolata, statica, immobile da noi ci rappresentiamo noi

europei come continua trasformazione, il progresso, no?

La tecnologia, il bene. L'Africa è sempre ferma da

millenni. Non è così. È quello che stai dicendo molti dei

dati. Il libro tra l'altro è pieno di dati. Lo voglio dire

è un libro raccontato eh come può fare uno scrittore come

Paolo ma è pieno di dati e questo è uno dei più

interessanti i dati sulla sulla ecco io firmerei qui

questa prima parte e continuerei il viaggio in maniera

con un piccolo gioco cioè eh facciamo continuiamo questo

viaggio tra la Padova e Roma ma anche tra l'Africa e

l'Italia abbiamo detto della eh Tanzania ma dico o dell'Uganda

ma anche Sierra Leone, Sud Sudan, Angola, Etiopia,

Mozambico, Repubblica Centraficana sono eh molti i

paesi dove il cumo è presente. Vorrei fare questo gioco. Io vi

dico alcune parole che ci sono nel libro e magari leggo due

righe e vorrei che su queste parole eh Dante ci desse come

dire un feedback dall'Africa nella sua cosa perché le ha

capite queste cose come? E Paolo ugualmente ci desse un

feedback sia del suo viaggio ma anche in generale perché

appunto come ho detto questo è un libro che ha una risonanza

non soltanto perché la si trova lì ma una persona come Paolo

che è ha una straordinaria sensibilità eclettica mi

piacerebbe anche una reazione a caldo a queste parole. Allora

le prime due parole che vi propongo che si trovano nel

libro nei primi capitoli sono la parola libertà e la parola

obbedienza. Allora a pagina dodici io trovo scritto da

Dante eh io ho avuto la spinta sta raccontando anche come è

arrivato al cuore ma a fare scelte radicali e da un lato

trovavo io stesso quasi sconvergenti queste queste

scelte dall'altro vedevo cariche di una libertà

soprattutto interiore di cui mi fidavo. Mmh. Questo è quello

che mi ha colpito questo eh qualche pagina dopo, pagina

diciannove dice credo molto nell'obbedienza mettersi al

servizio degli altri richiede anche una qualche forma di

obbedienza però era naturale che in chi or mio fosse

insoddisfatto delle mansioni da scrivania eh allora io eh ti

vorrei chiedere in pochi minuti poi passiamo a Paolo facciamo

un gioco rapido di di dirmi libertà e obbedienza in Africa

le hai verificate queste due tue spinte che sembrano

contraddittorie ma poi non lo sono ci spiegherai perché?

Certo ehm il dato è un dato come dire ehm personale prima

di tutto no? Eh eh cos'è che fa sì che un un medico come come

ero io appassionato della medicina, innamorato della

cardiologia, a un certo punto dice eh cambio e faccio il

prete o insomma evolvo nel fare anche il prete. Beh la

spinta è stata proprio questa che eh sentire che ehm la mia

libertà più profonda era nell'aderire a questo dio che

lo posso semplificare chiamandolo adesso una parola

abusata ma insomma tentate di di coglierla nella sua più

profonda accezione ecco che è che è l'amore che è eh eh

sentire che la mia vita non ha altri vincoli che non

consacrarla tutta a a a ciò che per me è amore che vuol dire

servizio attenzione al più povero ehm potermi spendere

con tutta la libertà della mia vita anche dovessi rinunciare

paradossalmente alla professione che amavo per

dedicarmi a questo. Ecco la libertà più profonda. E in

questo sentire che divento profondamente obbediente perché

allora non faccio più quello che voglio io della mia vita ma

in forza di quell'amore mi metto a obbedire ai bisogni più

gravi della popolazione. Sono in Africa. Ecco la mia

obbedienza all'Africa. Che nasce dal fatto che son lì che ho

incontrato e continuo a incontrare le situazioni più

drammatiche che chiedono il tutto della mia vita. Ecco

l'obbedienza a quel continente, a quella situazione. Quando

dico nel libro anche quando iniziamo ci stiamo proprio per

essere obbedienti a quell'estrema situazione e la

libertà interiore di poterlo fare senza vincoli eh che sono

beh solo dico perché qualcuno mi chiede anche ma è in questo

senso che intendi anche il celibato sì esattamente in

questo senso io sono ho avuto le mie morose insomma le mie i

miei amori eh li ho gustati fino in fondo però a un certo

punto ho scoperto che quella libertà era talmente preziosa

ecco anche per mollare anche quello che è una roba

bellissima e che ho assaporato che sono anche gli affetti

inti beh eh a pagina trentatré tu scrivi sempre di libertà mi

porto dentro il suo esempio di fede parli di Francesco Canova

è stato un uomo in grado di non farsi mai ingabbiare né

dalla dottrina né dalla gerarchia ecclesiastica e Paolo

è paradossale che Dante pubblichi presso l'editore di

Benetto Croce che coltivava la religione della libertà non è

bufo sarebbe divertente risuscitarlo e farlo di

dialogare con no? Un religioso che parla di estrema libertà

nella casa editrice di un filosofo che coltivava la

religione della libertà fantastico. Un applauso all'editore

un applauso all'editore. Ma però sai la terza compie

quest'anno centoventi anni e quell'ampio catalogo che

appunto è stato pubblicato che naturalmente è per

bibliofili però insomma che dà conto di una storia

lunghissima lunga più di un secolo se tu vai a penso a

pescare anche solo nei titoli la parola libertà di tutti i

libri pubblicati in questi centovent'anni la ritrovi

frequentemente e non la ritrovi nella stessa declinazione

questa è la cosa che mi affascina no? Cioè la libertà

che poi appunto è lo spazio del possibile e beh ognuno la

la vede in un modo proprio perché forse è libera anche la

la visione della libertà e credo che in questo senso la

cosa che che è affascinante sempre eh guarda sia nella

religione della libertà di croce che nella libertà di

Dante adesso non inteso come Alighieri ma come eh come

Dante Carraro però è sempre come dire la la libertà della

scelta e della convinzione della scelta cioè a me sembra che

il punto sia quello quando tu scegli come diceva sui banchi

di scuola nostri Kierkegaard quando lo leggevamo a

proposito dei filosofi scegli con tutta l'intensità della

personalità e allora significa che tu sei libero in quella

scelta che non ti fai dettare scelte da altri no? Perché

sempre stando al filosofo dice che c'è un momento in cui poi

non è più possibile scegliere perché la vita ha scelto per

te però se tu scegli e scegli intensamente dentro quella

scelta sei libero allora l'obbedienza per finire secondo

me anche in uno schema se vuoi di lettura completamente laico

è un'obbedienza intesa secondo me anche come fedeltà a se

stessi no? Cioè tu sei dentro una scelta hai scelto la tua

libertà i confini della tua libertà sono parametrati

diciamo così dal tuo senso dell'impegno della costanza

della disciplina per certi versi non è che cioè la libertà

di scrivere per dirti o la libertà di fare eh vita

intellettuale, la libertà di di votarsi a Dio, la libertà di

fare eh missione, quello che uno fa nella vita in fondo no?

Che però l'ha scelto? Beh non è che poi è incondizionata

quella libertà. Implica una disciplina quindi in qualche

modo un'obbedienza. Diciamo non c'è non c'è non c'è libertà

senza responsabilità. Assolutamente. Ecco ehm abbiamo

detto che è un libro di racconto abbiamo detto che è un

libro anche di valori vi abbiamo parlato adesso libertà

obbedienza però è anche un libro politico vogliamo dirlo

è anche un libro che affronta in maniera molto netta e chiara

a questioni dell'oggi e allora la eh uno dei centri del libro

io ho detto prima che il libro ha un insegnamento che va molto

oltre l'Africa e che è un insegnamento che riguarda

l'Italia, la classe dirigente, è l'idea dell'emergenza

l'emergenza, il concetto è l'emergenza. Allora pagina

ottantadue eh eh si dice oggi il futuro dell'Europa è in

Africa ha affermato Paolo Gentiloni eh però poi dice

Dante l'Unione Europea tannagliata la paura non riesce

a darsi prospettive lungimiranti e ragiona qui si parla in

particolare dell'immigrazione ma l'Africa in generale in

termini emergenziali l'emergenza sbarchi l'emergenza di un

conflitto di una guerra di un'epidemia non si riesce a

uscire il QAM è l'antitesi di questo il QAM è una grande la

più grande organizzazione in Africa ma è anche un'organizzazione

che ha una logica che non è dell'emergenza naturalmente la

affronta la gestisce ma l'idea è di lavorare per i tempi

medilunghi eh e e questo è un grande insegnamento per

l'Italia se l'Italia è stagnante da trent'anni forse è anche

perché anche in Italia la nostra classe dirigente ha

ragionato non solo sull'immigrazione in termini

di ehm siamo bravissimi a come sempre si dice nel calcio no?

Segniamo all'ultimo minuto dopodiché la manutenzione che

è fondamentale no? Io costruisco una cosa bellissima

dopodiché devo fare la manutenzione che è quello che

il QAM fa negli ospedali in Africa cioè una manutenzione

delle persone non solo dei luoghi fisici. Ecco io vorrei

che tu ci raccontassi eh con qualche esempio Dante perché

appunto siamo qui anche per parlare in concreto come si

applica nella vostra lavoro in Africa questa prospettiva che

esce dall'emergenza cioè come come la si traduce

concretamente? Guarda potremmo rispondere eh proprio così

cioè avere come cuore eh della del tuo intervento del tuo

eh approccio del il capitale umano. Eh ed è vero dal punto

di vista umano anche eh proprio esistenziale ed è vero anche

dal punto di vista eh organizzativo. Eh non puoi

pensare di eh ecco la tentazione del tutto è subito che è un male

che ci attenà attanaglia anche il nostro paese come dicevi tu

eh il tutto è subito è tanto più vero in Africa ed è per

questo che l'Africa ci sta insegnando a me è insegnato

molto eh proprio da questo punto di vista e faccio eh un

esempio molto concreto quando vai in un paese come è capitato

a noi nel anche in Sud Sudan eh quando nel duemilasette abbiamo

messo piede a a Irol eh eh nell'ospedale un ospedale

c'erano baracche e ti rendi conto che devi creare

prospettiva di di futuro eh per lo sviluppo di questo di questa

area e allora lì devi fare un'analisi della situazione

partire passo passo a riabilitare l'ospedale pian pianino devi

tentare di ricostruire anche lì più che inventarti robe nuove eh

eh è molto bello io sono affascinato da da dal dal da un

po' come Renzo Piano sottolinea no? Trasformare un rudere e

farlo diventare farlo fiorire in in in qualcosa di bello. Beh

riprende in mano un ospedale rimette un incesto poi cominci

a eh coinvolgere il personale locale noi lavoriamo sempre con

cinque sei persone a gruppettini di cinque sei

allora con una cinquantina di persone che partono da quello

che sono e investi pian pianino un anno due anni tre anni

cinque anni dieci anni e allora quel personale diventa

intanto eh capace di sentire quell'edificio proprio senti

che che che sta tirando fuori anche tutte le energie di vita

e di competenze che un po' alla volta comincia ad assumere e

quell'ospedale un po' alla volta diventa suo ecco fra l'altro

quel con l'Africa che ritorna eh non è una roba mia ma è una

roba partecipata inizialmente magari più nostra perché

l'abbiamo riabilitato un po' alla volta diventa tuo come

giusto sia e tu cominci a crescere quell'ospedale

diventa autonomo e prima di diventare autonomo all'ospedale

diventi tu collega africano, infermiere africano eh

ostetrica africana proprietaria eh senti che quell'ospedale

diventa tuo e diventa e diventi tu capace un po' alla volta

anche di orientare le scelte e io sono al fianco tuo ti aiuto

lì dove tu non arrivi e imparo io e impari e impariamo

insieme ecco la logica eh eh e questo è bellissimo perché

quando cominci a sentire io ho in mente John eh un autista,

un driver nostro che che che che a un certo punto eh pensando

dice eh sono sono molto contento dice perché una volta

pensavo davvero a all'Europa è un giovane alto d'Inca poderoso

mh eh pieno di vita davanti venticinque anni nero

bellissimi occhi meravigliosi e ti dice pensavo all'Europa oggi

sento la voglia di di di dare di di dare il mio contributo a a

a questo paese non penso più all'Europa penso a a a qui ecco

questo è quello che eh come dire che che che che sogniamo che

portiamo avanti insomma ho in mente gli occhi di Peter eh

quello accennavo prima a Luganda eh che da da da figlio di pastore

Carimo John vede l'ospedale di di di Matà e vede che questi

medici bianchi eh stan là eh magari cambiano i volti ma c'è

questa presenza a fianco di loro e dice mi sono innamorato di

queste figure e allora dice ho cominciato a studiare

inizialmente l'abbiamo aiutato noi come CUA poi ha si è

guadagnato le borse di studi diventa medico va a fare un

maestro a Londra torna e mi dice non Dante ma io come posso

anch'io eh diventare medico medico CUA e gli ho detto fai il

tuo dai che un po' la volta no eh ci ci conosciamo eccetera e e

dopo tre anni eh avevamo bisogno di una figura di riferimento a

Campala e gli abbiamo la proposta e dice sono orgoglioso

di poter essere rappresentante CUA ecco per dire come questo

investimento a lunga gittata produce effetti che poi sono

effetti duraturi adesso questo che l'Africa è una grande

insegnante ma sei stato molto suggestivo e convincente voglio

dire una cosa proprio mentre tu parli così questo è un libro

eh anche molto concreto e anche un libro sulla trasparenza e vi

dico una cosa che testimonia la trasparenza nel concreto c'è

una pagina pagina settantaquattro in cui Dante

parla dei finanziamenti al QAM ed ha un dato molto interessante

perché è un tema che ricorre dice noi abbiamo finanziamenti

pubblici e privati li spiega eccetera abbiamo finanziamenti

che spendiamo per la parte amministrativa cioè la gestione

per meno del cinque per cento tenendo conto che normalmente si

ritiene che la soglia si possa arrivare al quindici e molte

organizzazioni sono sopra tant'è che ci sono persone che un po'

dicono ma queste organizzazioni poi alla fine sono

un po' auto sostenute ecco eh lo dico perché lo voglio dire

molto francamente questo libro serve anche a sostenere il

quindi se chi ci sente dà una mano è vero Dante non fa male

ecco chiudiamo chiudiamo la parentesi ma credo che tutto

quello che stiamo facendo ovviamente ha anche questo

senso quindi tanto vale dirlo voglio dire il QAM è un'

organizzazione trasparente appunto di persone che si

conoscono che danno conto del loro lavoro in tutti i modi in

tutte le pubblicazioni assolutamente che si criticano

che superano gli errori ehm ritorniamo a Paolo Paolo di

queste ultime cose che ha detto eh Dante eh sul tema

dell'emergenza e della continuità tu come la percepisci

come qual è che idea ti sei fatta tu sul tema e sul lavoro

del QAM? Ecco che quello che suggerivi come prospettiva da

cui partire per quanto riguarda la mia esperienza diciamo sia

di scrittura che di affiancamento a Dante eh appunto

è proprio questo il fatto che da qui abbiamo l'impressione che

sia solo un discorso emergenziale che molto spesso le

campagne mediatiche anche le campagne se volete benefiche

da un certo punto di vista proprio per raccolta fondi

magari di altre realtà però insistono su un'immagine solo

critica emergenziale come se in effetti non ci fosse un senso

di continuità di rapporto tu agisci per tamponare una

situazione d'emergenza però io ho capito delle cose in questo

senso un po' comprendendo meglio i meccanismi del lavoro del

QAM cioè l'idea che appunto Dante già accennato e cioè che si

costruisce un ospedale perché quell'ospedale poi abbia la

forza di continuare a lavorare in un'area magari anche

critica ma tutto sommato che poi si presuppone possa

svilupparsi e soprattutto sviluppare delle competenze

nel luogo per cui come è capitato più volte di dire a me

insomma io ho stato stupito di stringere la mano a un

direttore sanitario eh formato in Uganda formato magari nella

capitale che poi è andata a dirigere un ospedale in un

altro luogo di quel paese rimasto in Uganda e naturalmente

il QAM l'ha formato lo ha aiutato a formarsi per poi farne

proprio un direttore sanitario quindi con personale appunto

eh africano. Allora la cosa che mi affascina è questa no?

della permanenza e della durata di un rapporto non l'idea

che vai soltanto a mettere appunto l'ospedale da campo che

può essere assolutamente eh significativo in in situazioni

d'emergenza ma che non è l'unica prospettiva però più in

generale visto che non voglio entrare naturalmente in

questioni eh che Dante racconta meglio ehm dico invece

proprio delle nostre che sono insufficienti di occidentali

abbiamo un'impressione di compattezza del racconto

africano proprio perché non riusciamo a vederne invece

tanti aspetti cioè l'impressione quella di un

continente in affanno complicatissimo eh in eterna

emergenza in eterna crisi non è così intanto perché c'è

paese paese c'è realtà in realtà e poi perché esiste

anche una possibilità diciamo di fare di distinguo delle

differenze su situazioni di guerra civile situazioni di

crisi sanitaria ma situazioni invece anche come il caso

dell'Uganda di crescita di crescita del prodotto interno

lordo di crescita delle strutture socio sanitarie di

crescita della scolarizzazione dell'alfabetizzazione appunto

dei parti in sicurezza cioè ci sono delle questioni che vanno

viste da un'altra specola il rischio è se no che noi

compattiamo questo continente in un'idea del tutto

schiacciata sull'emergenza eh però ecco è come se uno adesso

io uso veramente non so eh Giuseppe me la perdonerai una

sorta di perbole no? È come se uno forse esagero ma la

uso come provocazione è come se uno si fosse potesse farsi

un'idea della sanità italiana registrando l'affanno di

alcune regioni nel gestire la crisi sanitaria cioè se io

osservatore che scendeva dal cielo e guardavo come la crisi

sanitaria ha avuto un contraccolpo violento sulla

sanità lombarda senso senza entrare nella logica di

responsabilità ma voglio dire quel sistema sanitario è

un affanno ed era il sistema sanitario di una delle prime

regioni italiane da un punto di vista proprio no? Delle

della crescita, della ricchezza, eccetera. Allora il

punto è proprio quello che se tu metti la lente sbagliata,

vedi qualcosa di insufficiente, no? Non puoi capire un quadro

eh complessivo. Io penso che questo libro un po' aiuti

proprio a fare questo, a distinguere, a capire che ci

sono realtà e realtà e come agire su quelle realtà senza

quell'atteggiamento di chi arriva lì risolve i problemi

con la bacchetta magica e poi se ne va perché una cosa

e finisco su questo che mi ha colpito dei racconti che

faceva Dante è che se quel patto di fiducia con la

popolazione locale tu riesci a stabilirlo lo fai in virtù del

fatto che devi superare una diffidenza che è naturale sia

nei confronti di una sorta d'atteggiamento colonialista

che sia benevolo malevolo sempre comunque arrivi come

europeo bianco eccetera e poi che comunque tu te ne vai

sostanzialmente hai risolto la pratica e te ne vai invece

quell'alleanza da quello che ho capito da quello che

raccontava Dante da quello che vedevo in Uganda è un

alleanza che si consolida nel tempo proprio perché c'è un

patto di responsabilità reciproca ma nel tempo nella

durata non non nell'istante soltanto ecco allora Paolo ci

ha portato esattamente dove io speravo di andare cioè nel

punto centrale secondo me del libro che è anche nel titolo

e che nel con cioè la condivisione eh il il lo

costruire insieme allora vorrei fare un gioco nel gioco

Paolo non so se tu hai una copia del libro sottomano

allora vai a pagina cento perché ti chiedo di leggere

l'incipit di quella pagina ma non è facile prima prima e fino

a eh collaudata sul campo pagina cento bene il il tema è

questo e e poi lascio la parola il tema è questo bisogna

cambiare la mentalità bisogna portare conoscenza dice Dante

ma questo non si può fare senza la fiducia e al sua volta la

fiducia bisogna costruirla come? Leggici pagina cento che

non è facile contrapporsi ad abitudini eradicate da sempre a

pregiudizi e diffidenze ma hai davanti due strade comportati

da occidentale che tende la mano e se non viene afferrata

volta le spalle bofonchiando un peggio per voi o cercare di

entrare in relazione autentica con la comunità come ha fatto

il dottor Giovanni Dall'Oglio portando con sé un piccolo

ecografo collegato a un proiettore sul lenzuolo appeso

agli alberi ha mostrato i movimenti del feto ha fatto

ascoltare il battito del cuore le donne si sono messe a

battere le mani seguendo il ritmo cardiaco è stata come una

rivelazione per gli uomini del villaggio ma anche per le donne

come se mettessero a fuoco la vita che portano dentro e questo

è servito a infondere fiducia a creare un'alleanza che spesso

la linea del colore rende comunque difficile non sempre

gli altri possono fidarsi delle nostre parole dei nostri

principi d'altra parte siamo ai loro occhi quelli che stanno

qualche giorno e poi vanno via è inutile ribadire l'importanza

del taglio cesareo fatto in sicurezza della trasfusione di

sangue in caso di emorragia del cuscino che favorisce il parto

naturale se non stabilisce un contatto una relazione solida

una sorta di alleanza collaudata sul campo grazie vedete come

scrive Paolo Di Paolo è straordinario cioè il libro il

libro si legge adesso è banale dire come un romanzo visto che

gli scrive Paolo ma ha una lettura straordinaria no cioè

va beh allora la domanda è proprio questa Dante cioè

la fiducia è l'ingrediente fondamentale cioè il capitale

umano va col capitale sociale direbbero gli economisti no

ed è l'ingrediente fondamentale di ogni sviluppo di ogni

progresso lo vediamo non solo in Africa lo vediamo in Italia

lo vediamo in tutto il mondo ecco e c'è qualcosa che possiamo

imparare qui entriamo appunto nel cuore il libro sulla fiducia

da questa esperienza africana Dante ci devi ci devi credere

e devi investire anche quando magari è difficile però quando

la sperimenti ti rendi conto di quanto preziosa è faticosa perché

bisogna davvero costruirla per esempio per noi stiamo adesso

sostenendo 23 strutture ospedaliere ospedali no e sarebbe

per certi aspetti più facile o i soldi mettiamo per viabilitare

il centro di formazione piuttosto che il reparto di medicina e

dire decido di farlo perché perché c'è bisogno altra cosa è coltivare

per anni come stiamo facendo la partecipazione io partecipo a

tanti per esempio i consigli di gestione sarà una sorta di piccolo

consiglio di amministrazione dell'ospedale dove c'è due delle

autorità locali c'è il cuore ma è o col direttore c'è magari se ci

sono una comunità missionaria ci sono due del missionario altri

della comunità un consiglio e costruire quella scelta

condividendola sentendo che lì impari un linguaggio capisci il

percepito senti le fatiche anche nostre quando loro sentono che ma

ci puoi aiutare dico ma sono via tutte le sere partecipo a 100.000

incontri proprio per sostenere la raccolta fondi anche per essere

capisco ok ma allora anche noi possiamo vendere la vacca e magari

quei pochi diventa veramente un metodo che dopo quando hai

l'emergenza vera questo metodo diventa diventa veramente capace di

darti coraggio da una parte e soluzioni dall'altra che altrimenti non

avresti faccio l'esempio di quello che è capitato a Puget un ospedale

della Sierra Leone quando nel 2015 è scoppiata l'ebola e paura molti

ospedali chiusi il personale sanitario che ha perso la vita l'ebola si

prende in ospedale e la decisione per esempio di tenere aperto un ospedale

è faticosissima è faticosa per noi perché mettere a rischio a rischio la

vita nostra del personale nostro insomma ecco ma anche per i locali e sentire

a un certo punto che il direttore mi dice noi manteniamo aperto all'ospedale

se voi rimanete con noi se questo cammino lo facciamo insieme e io ho

risposto e noi restiamo qua se tu dottor boom rimani qua e lì si è consolidato

un patto di alleanza che è più ancora di fiducia e che ti dà il coraggio di

affrontare situazioni che da solo non riesce ad affrontare e allora pensate a

immaginare cos'è la gioia infinita quando il ministero della salute dopo

otto mesi infernali di paura di tensione di condivisione di qualche piccola gioia

che c'è insomma quando dopo otto mesi il ministero della salute della Sierra

Leone ha dichiarato il distretto di puggio il primo distretto a essere stato

a ebola è stata davvero una vittoria condivisa ecco penso alle a all'ingrosso

insegnamento quando c'è una crisi acuta come abbiamo avuto noi durante la

pandemia eccetera devi coagulare devi costruire stringere ancora di più tanto

che quella fiducia del tessuto connettivo della sociale che tiene

insieme di un assaggio diventa addirittura alleanza e questo è un

termine fortissimo secondo me che dovremo recuperare potentemente anche per il nostro paese

bene prima di affrontare l'ultimo tema che è quello del sottotitolo la salute

come bene comune la salute globale su cui oggi c'è veramente in corso una

battaglia diciamo è un tema enorme volevo fare proprio un piccolo inciso con Paolo

della sua esperienza come scrittore in questo libro perché il tema della fiducia

ha anche un riguarda anche l'uso delle parole no Paolo cioè come dire uno può

dire che c'è una scrittura onesta no può dire che c'è una scrittura di un libro

c'è una scrittura di un articolo c'è scritto di un romanzo ecco quando tu come

scrittore ti sei posto questo compito raccontare accompagnando in questo

viaggio il viaggio di Dante ma che era anche il tuo perché in qualche modo l'hai

fatto tuo ecco dal punto di vista della scrittura credo che sia una cosa che

incuriosisce le persone come ti sei potuto all'inizio hai detto all'inizio

era un'intervista poi abbiamo pensato di farla insieme che problemi ti sei posto

questo secondo me è anche molto interessante da scrittore.

Perché tu sai che anche in altri libri che abbiamo fatto insieme io ho avuto questa

funzione diciamo così di maieuta come abbiamo detto all'inizio è successo con

Dacia Maraini proprio ormai 15 anni fa poi è successo con Umberto Orsini poi con

altri e questa idea di comunque cercare intanto di restituire la voce della

persona con cui tu stai dialogando perché Dante sia per ragioni di tempo che di

abitudine naturalmente non forse non ce l'avrebbe come dire fatta ma non per come

dire mancanza di capacità ma proprio di tempo soprattutto di scriverlo il libro

allora bisognava che in qualche modo nascesse insieme ma soprattutto la cosa

che mi stava più a cuore davvero questo lo dico con grande trasparenza e che se

tu fai un libro con appunto un attore uno scrittore oppure con un'altra figura tu

devi in qualche modo fare sì che quella voce che tu restituisci somigli il più

possibile alla voce di quella persona allora io chiaramente proprio perché

vedi come Dante racconta in un modo trasparente in un modo concreto bisognava

e lui infatti quando magari io gli restituivo alcune pagine ne parlavamo

anche con Anna Talami del QAM lui era sempre preoccupato appunto di non essere

semplice di non essere trasparente di essere troppo teorizzante troppo come

dire uno che appunto ti racconta e ti spiega perché sapeva che pubblicava

con la casettice di croce questa era la sua preoccupazione

è stata un'avventura che abbiamo fatto insieme perché era proprio pagina per

pagina lui a un certo punto ha avuto anche un periodo in cui si è proprio

immerso anche lui in questo testo ha fatto delle correzioni delle cose che ha

riscritto ha voluto ridire in un modo diverso però io sono contento del

risultato per due ragioni una perché come hai detto tu anche io rileggendo

l'ho avuto l'impressione che ci siano molti dati molte cose che si capiscono

proprio a partire da numeri da cose concrete e poi che si riesce a leggere

non come la biografia di Dante che non voleva fosse questo ma come una persona

con la sua vita che incontra una comunità e condivide un percorso e

quello che tutto questo quindi produce nel libro è l'effetto di una coralità

perché ti dico ecco quasi ti do un lampo da scrittore che non ho usato e poi ti

spiego in un minuto perché non l'ho usato una sera mentre scendeva il

crepuscolo io sono stato a fare un viaggio un piccolo viaggio in un

villaggio della Caramoggia un villaggio lontano davvero che ti dà il senso del

remoto e ti dà il senso del niente sostanzialmente del non avere quasi

niente una capanna seduti a terra allora quell'esperienza che io ho fatto con una

piccola famiglia che ci ha ospitato pur non capendo una parola di quello che noi

dicevamo anche attraverso la mediazione però con un'accoglienza che mi ha

sconvolto perché eravamo degli intrusi vestiti in un modo diverso con la nostra

macchina fotografica cioè che cosa stavamo facendo lì allora io già ero

molto in imbarazzo in quella situazione no però la cosa che ho avuto netta era

che se io avessi raccontato questo e ti dico ci ho pensato perché ho dei corsivi

in questo libro in cui racconto delle delle esperienze no che ho fatto e che

inframmezzano avrei in qualche modo estetizzato un rapporto col mondo no e

lo posso fare solo in certe circostanze secondo me in una circostanza come

questa l'estetismo in qualche modo anche la forza l'intensità di quella situazione

avrebbe in qualche modo sovvecchiato la verità cioè la verità era quella di una

relazione sproporzionata squilibrata in qualche modo perché c'era qualcuno che

ti dava hanno messo anche a disposizione delle seggiole non so dove l'hanno pescate

no per farci sedere raccontarci qualcosa e io mi sentivo tutto detto in questo

imbarazzo e quasi mi mi raggelava ma che cosa è l'emozione stata forte ma se io

l'avessi raccontata avrei in qualche modo sarei contravvenuto a un patto che

abbiamo fatto con dante di non mettersi in una posizione contemplativa della

sofferenza degli altri o di quella che tu giudichi sofferenza perché poi pure

questo è un discrimine guarda molto sottile cioè la dignità che c'era in quel

villaggio la dignità umana non so come dire è assolutamente come ti posso dire

davvero non riconducibile degli schemi fissi perché c'era una grande dignità in

quella povertà se io però avessi provato a raccontarlo dicendo quanto mi fanno

tra virgolette pena o tenerezza in qualche modo non le avrei rispettati

umanamente perché loro non hanno bisogno della mia pena o della mia tenerezza non

so come dire allora in questo senso era molto utile quando lui mi rimetteva sulla

barra e andavamo sempre su un piano pratico cioè che cosa stavamo facendo

lì che cosa possiamo fare lì poi ti puoi anche e finisco su questo mettere a

guardare un paesaggio a un certo punto e restarne stordito perché è vero che

quando facevamo questi lunghi movimenti in macchina ogni tanto ti giri per

chilometri e chilometri c'è niente c'è solo la natura con una prepotenza con una

virtuosità abbagliante però non era un racconto di viaggio questo non so come

dire no quindi ho ottenuto per me queste queste zone ho cercato soltanto che

ogni tanto lampeggiassero appena perché la cosa essenziale era restituire una

voce e il senso soprattutto di un percorso altrimenti ecco se io avessi

parlato che ti posso dire con moravia che andava negli anni 70 in africa il racconto

sarebbe stato un altro ma era un'altra strategia di narrazione che o Pasolini

quando ci va in africa scrive il suo libro ci vai con un'altra intenzione ci

vai con con con altri uffici non so come dire allora bisognava essere fedeli

soprattutto alla sostanza di questo racconto che è quello che nel titolo mi

sembra sia abbastanza chiaro e in questo senso è davvero chiudo era importante

che Dante soprattutto come dire si riconoscesse il più possibile nella

restituzione del suo della sua voce come si sono riconosciuti altri personaggi

con cui ho avuto la fortuna di dialogare bene allora io chiederei a Dante di

chiudere questa nostra conversazione in realtà potremmo andare avanti per

pensare la parola che ha pronunciato Paolo dignità potremmo aprire qui

meravigliò parola meravigliosa straordinaria è al centro della

Costituzione italiana Stefano Rototà un giorno mi disse qual è la parola

centrale dei Costituenti e dignità no è una parola straordinaria però io vorrei

veramente non eludere il tema della salute globale e la domanda che faccio a

Dante è questa noi abbiamo detto che abbiamo cominciato a ragionare questo

libro nel settembre del 2018 il libro esce oggi 20 maggio 2021 è cambiato il

mondo è cambiato tutto non è vero una parte di quel mondo rimane però le

prospettive sono molto diverse avevamo un presidente americano che diceva

prima gli americani abbiamo avuto in Italia chi ha ripetuto ha fatto eco a

questa cosa qui dicendo prima gli italiani poi è arrivata la pandemia e

poi è arrivato un presidente americano che ha detto forse bisogna liberalizzare

i vaccini forse i brevetti vanno sospesi temporaneamente per consentire a tutti

allora la domanda che ti faccio è questa per concludere quando noi ci siamo

incontrati siamo rivisti a Padova per il festival salute globale di cui il

QAM è stato protagonista lo ricordo perché mi fa molto piacere con Walter

Ricciardi e Stefano Vella il comune di Padova l'università ha dato un

contributo tante ONG ma il QAM è stato centrale perché da anni il QAM lavorava

sull'idea di salute globale come ripensarla oggi questa idea di salute

globale alla luce di questo cataclisma che è successo e oggi come dobbiamo

utilizzare le parole di Biden come dobbiamo renderle operative dobbiamo

come dire svolgere nella nostra azione hanno hanno senso quelle parole e tu come

le leggi tu come le interpreti il QAM come cosa che messaggio ci mandi su

questo? Guarda è evidente che anche i dati in Italia stanno dimostrando che il

vaccino sta portando tutti i benefici non tutti ma insomma quelli sperati

questo a dire che l'unica l'arma vera in questo caso contro questo virus questa

pandemia è la possibilità di essere vaccinati e di vaccinare vaccinarci

tutti appunto la pandemia e anche la soluzione alla pandemia il vaccino è un

tema di natura globale noi questa intuizione lavorando in Africa nel

continente africano l'abbiamo avuta chiarissima che è il motivo per cui da

ormai da forse 10 15 anni parliamo al nostro interno di salute sempre di più

come globale che deve essere un bene comune intendo dire che ci sono dei

grandi pilastri grandi temi grandi valori del nostro pianeta della nostra

umanità la salute la l'istruzione e la cultura il tema ambientale sono beni

comuni che non puoi salvare da una parte pensando che salvandola lì nel mio

veneto nella mia italia nella mia europa ho risolto sono grandi patrimoni e lì ci

vedono i battuti che sono tre ll'unità e l'alleneghenza nel campio di

autonomia a un banco race genocide.

crecole ecco questi facendo evidente ora qualcosa di biologico non vi molio

Non voglio fare foto con rispetto alla malattia stereoscopia ma è vero che

sono due grandi S. La S di solidarietà, chiamiamola giustizia, chiamiamola appunto

dare dignità anche sanitaria anche ai più poveri del continente africano.

Quindi la S di solidarietà e la S di sicurezza perché se diamo spazio al

vaccino di replicarsi aumentano le variante, diventano meno sicuro loro e

meno sicuri noi. Allora l'altra S è quella della sicurezza. Le due S vanno

assieme. Va fatto uno sforzo corale di tutti. È intelligente. Io ringrazio

Biden ma con lui ringrazio Macron e Draghi che su questo stanno dicendo

parole importanti ed è fondamentale farlo perché servono più dosi vaccinali

e servono più attori che aiutano i paesi a trasferire quel vaccino, cioè

trasformare quel vaccino in vaccinazione, cioè dalla capitale a quell'ultimo miglio.

E questo è il nostro compito come CUA ed è per questo che abbiamo lanciato

questa campagna Un vaccino per noi, proprio chiedendo l'aiuto di tutti su questo.

Allora io mi scuso, ci sono tantissime persone che ci stanno seguendo e ci sono

tante persone che vorrebbero porre domande. Non è possibile perché la materia è

talmente ampia, però io vi propongo questo. Prendiamoci un appuntamento tra un

paio di mesi così le persone, intanto tante, leggeranno il libro e dal libro

verranno fuori delle domande e facciamo un incontro di risposta alle domande

se siete d'accordo. Allora io vi invito a fare una cosa molto semplice.

Noi abbiamo varie mail, vi do la mia. La mia è g.laterza.chiocciola.laterza.it

Qualunque domanda intanto mandatevela a me e la giro subito a Dante e Paolo

che vi possono rispondere subito oppure in questo incontro se sei d'accordo

Dante e Paolo, tra un paio di mesi ci rivediamo. Tu ci racconterai cosa hai

fatto nel frattempo tra questi due mesi. La stessa cosa Paolo e anche la situazione

perché quello che ci hai appena raccontato è una situazione in enorme cambiamento.

Speriamo che tra due mesi noi possiamo dire che quella battaglia per la

vaccinazione di tutti ha fatto grandi passi in avanti e siamo in grado di dire

che le case farmaceutiche, le istituzioni hanno messo a disposizione di quella parte

dell'umanità. Mi diceva il l'area capo l'altro giorno per esempio i vaccini

termostabili fondamentali, vaccini che si possono, lei sta facendo una battaglia

per questo, si possono conservare anche in località appunto che non ha. Ecco

diamoci appuntamento tra due mesi per riparlarne. Prendete il libro, leggetelo

perché è pieno di idee, compratelo per sostenere anche il QAM, eccolo lì, quello

che possiamo imparare dall'Africa. È un libro straordinario. Io come si dice

sempre ogni scarafone è bello a mamma sua per cui ci si crede poco, però devo

dire, l'ho detto anche stamattina, ho chiamato Paolo per dire guarda Paolo

stamattina ho riletto il libro perché un editori legge sempre in dati di scritto,

passa del tempo. È un libro straordinario, è un cantiere, un cantiere di idee per

tutti ma molto al di là dell'Africa. Ci fa conoscere l'Africa, ci fa conoscere

la realtà del QAM ma è pieno di stimoli per chiunque e qualunque cosa faccia

per l'oggi e questa è la grande capacità che hanno avuto Dante con la sua

esperienza, Paolo con la sua sapienza, intelligenza, messe insieme di darci un

libro veramente interessante. Quindi ringrazio voi, ringrazio tutte le persone

del QAM che hanno lavorato per questo libro perché devo dire che Paolo ne ha

citata una, è nata l'anima, c'è una squadra formidabile, questa è stata, devo

dire, la grande vostra capacità di tenere insieme queste persone e quindi ci

rivediamo tra un paio di mesi. Nel frattempo ci succederanno tante cose

intorno al libro, eventi, incontri eccetera, ma qui noi tre intanto ci vediamo e

faremo un incontro di interlocuzione e risposta alle domande se siete d'accordo.

Sono d'accordissimo e un grazie infinito e non l'ho detto finora perché non c'è

un'altra parola, un'altra parola che mi abbia fatto rilevare.

Grazie a Paolo perché davvero quello che diceva prima è riuscito, lui è un

raffinato scrittore eccetera e quando l'ho letto mi sono sentito raffinato

perché scrive bene però ho interpretato e sentire che dentro lì c'ero,

la cosa più bella di tutto questo nostro incontro è che grazie a Paolo per un

attimo siamo stati lì in quel piccolo villaggio, in quella capanna con quelle

persone e abbiamo capito che da quelle persone appunto come dice il titolo

potremmo imparare tantissimo. Grazie a tutti, grazie a voi, a presto.

Grazie, grazie, grazie.