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Il giornalino di Gian Burrasca - Vamba, Capitolo 16

Capitolo 16

29 dicembre.

Ieri sono stato a girare col cavalier Metello che è un signore amico dì Collalto, molto istruito e che sa la storia d'ogni monumento dall'a alla zeta. Mi ha portato a vedere il Colosseo che anticamente era un anfiteatro dove facevano i combattimenti degli schiavi con le bestie feroci, e le matrone si divertivano a veder mangiare i cristiani vivi. Com'è bella Roma per uno che abbia passione per la storia! E che grande varietà di paste al caffè Aragno, dove sono stato iersera con mia sorella! Stamani andiamo con lei a fare una passeggiata a Ponte Molle.

Torno ora da Ponte Molle, dove sono stato in tranvai con Luisa. Le ho domandato perché si chiama Ponte Molle, ma lei non lo sapeva, e allora ci siamo rivolti a un uomo di lì il quale ha detto: - Si chiama Ponte Molle perché è sul Tevere che è sempre molle, ossia bagnato a questo modo, e non è come tanti altri fiumi che appena vien l'estate si asciugano subito. - Quando ho detto questa cosa al cavalier Metello, che è venuto poco fa per fissar la passeggiata di domani, si è messo a ridere a crepapelle, e poi, ritornato serio, ha detto: - Questo ponte si chiamava anticamente Molvius e anche Mulvius e v'è pure chi lo chiamava Milvius, ma il nome che ha ora è forse una corruzione dell'antica denominazione Molvius, nome che deriva probabilmente dal colle che gli sovrasta di faccia, sebbene molti si ostinino nella denominazione Milvius, facendola derivare da Aemilius ossia da Emilio Scauro che si crede sia stato il costruttore del ponte, mentre d'altra parte è provato che lo stesso ponte esisteva un secolo prima che nascesse Emilio Scauro, tanto è vero che Tito Livio dichiara che quando il popolo di Roma andò incontro ai messi che portavano la notizia della vittoria contro Asdrubale, traversarono proprio quel ponte... - Il cavalier Metello è molto istruito, e certo pochi possono vantarsi di sapere la storia romana come la sa lui; ma in quanto a me, dico la verità, mi persuadeva più la spiegazione che mi ha dato stamani quell'uomo che tutti i Milvius, i Molvius e i Mulvius del cavalier Metello. 30 dicembre.

Oggi, mentre eravamo a colazione, Pietro il cameriere è venuto a dire a Collalto: - Professore, c'è la marchesa Sterzi, che desidera parlar con lei per quella cura che le disse ieri l'altro... - Il Collalto che aveva molto appetito ha incominciato a sbuffare dicendo: - Proprio in questo momento!... Dille che aspetti... E intanto tu va' dal farmacista, e fatti spedir questa ricetta subito!... - E mentre il cameriere se n'andava ha aggiunto: - Questa vecchia civetta che parla col naso come un òboe, si è messa in testa che io possa farla guarire... Però è buona cliente, e va trattata bene... - Dopo questo discorso mi è venuto naturalmente una voglia pazza di vedere questa signora, e poco dopo, con una scusa, mi sono alzato da tavola e sono andato nella sala d'aspetto dove infatti ho trovato una signora buffa con una bella mantella di pelliccia, e che appena mi ha visto mi ha detto: - Ah, bel ragazzino... che fai? - Io lì per lì non ho saputo resistere alla tentazione di rifarle il verso, e ho risposto discorrendo col naso: - Io sto bene, e lei? - Nel sentirmi discorrere col naso si è turbata, poi mi ha guardato, e vedendo che stavo serio, mi ha detto: - Ah! forse anche tu hai la mia malattia? - E io, parlando col naso più che mai: - Sissignora! - - Forse - ha seguitato la marchesa - fai anche tu la cura del professor Collalto? - E io daccapo: - Sissignora!... - Allora mi ha abbracciato e baciato, e poi ha detto: - Il professor Collalto è molto bravo, è uno specialista e, vedrai, ci guarirà tutti e due...- E io, sempre discorrendo col naso: - Sissignora, sissignora!... - In quel momento è entrato il Collalto che sentendomi discorrere a quel modo è diventato pallido come questa carta, e voleva certo dirmi qualcosa, ma la signora non glie ne ha dato il tempo perché ha detto subito: - Ecco qui un mio compagno di sventura, è vero, professore? Anche lui, mi ha detto, è ammalato come me, e viene da lei a chiederle la guarigione... - Il Collalto mi ha dato un'occhiata che pareva volesse fulminarmi, ma per non pregiudicare la situazione ha detto in fretta: - Eh, già, già... vedremo, sicuro! Intanto ecco, signora marchesa, prenda questa boccetta e faccia delle inalazioni mattina e sera, versando poche gocce del contenuto in una catinella d'acqua bollente... - Io sono uscito dalla sala e son corso da mia sorella, dove poco dopo mi ha raggiunto il Collalto che mi ha detto con la voce che gli tremava dalla rabbia: - Bada bene, Giannino: se tu ardisci un'altra volta di entrare nella sala d'aspetto e di parlare con i clienti, io ti strozzo, hai capito? Ti strozzo, in parola d'onore... Ricòrdatelo! - Come sono interessanti gli uomini, e specialmente i dottori specialisti in malattie del naso e della gola! Per paura di perder la clientela strozzerebbero anche le persone di famiglia e perfino i poveri ragazzi innocenti.

31 dicembre.

Com'è uggioso quel cavalier Metello! Anche oggi mi ha portato a veder Roma e questo mi fa piacere, ma lui ci mette tante spiegazioni, che è una cosa insopportabile. Per esempio dinanzi all'arco di Settimio Severo s'è messo a dire: - Questo splendido arco trionfale eretto dal Senato l'anno 205 dell'Era cristiana in onore di Settimio Severo e, dei suoi figli Caracalla e Geta, ha sulle due facce un' iscrizione nella quale è dette come in seguito alle vittorie riportate sui Parti, sugli Arabi, sugli Adiabeni... - Ah! Alla fine del discorso quest'arco di Settimio Severo mi pareva d'averlo tutto sullo stomaco, e la mia bocca era diventata un arco trionfale più grande di tutti gli archi trionfali di Roma messi insieme... La sora Matilde, cioè la sorella di Collalto, è molto brutta e molto uggiosa, e non fa che sospirare e discorrere col gatto e col canarino; però con me va molto d'accordo, e anche oggi mi ha detto che in fondo sono un buon figliolo. Mi domanda sempre come era Luisa da ragazza e che cosa faceva e diceva, e io le ho raccontato la storia delle fotografie che trovai in camera sua prima che pigliasse marito e della burletta che feci distribuendole ai rispettivi originali, e poi le ho detto anche di quando le trovai nel cassetto della toeletta un vasetto di pomata rossa con la quale mi tinsi le gote e lei s'arrabbiò tanto e mi dette perfino uno schiaffo, perché c'era presente la sua amica Bice Rossi che era una ragazza pettegola e non le sarebbe parso il vero d'andare a dire che mia sorella si tingeva... Bisognava vedere come si divertiva la sora Matilde a sentirmi descrivere queste cose, e basti dire che da ultimo mi ha regalato cinque gianduiotti e due caramelle di limone, e bisogna proprio dire che mi vuole bene, perché, a quel che dice la Luisa, è più golosa lei di dolci che dieci ragazzi, e se li mangia tutti per sé. Se li tiene tutti chiusi nell'armadio e ce n'ha di tutte le qualità, ma se mi riesce un di questi giorni di metterci le mani, può dire addio alle sue provviste!... Ora, caro giornalino, ti lascio perché domani è il primo dell'anno e devo scrivere una lettera ai miei genitori per chieder perdono delle mie mancanze di quest'anno, e promettere per l'anno novo d'esser buono, studioso e ubbidiente. 2 gennaio.

Eccoci nell'anno novo! Che pranzo, ieri! Quanti dolci e liquori e rosolii e pasticcini di tutti i colori e di tutti i sapori! Che bella cosa è il capodanno e che peccato che venga così di rado! Se comandassi io, vorrei fare una legge perché il primo dell'anno capitasse almeno un paio di volte al mese, e ci starebbe anche la sora Matilde, la quale ieri mangiò tanti biscottini, che stamani ha dovuto pigliare l'acqua di Janos. 3 gennaio.

Ieri ne ho fatta una grossa, ma però ci sono stato spinto; e se si andasse in tribunale, credo che i giudici mi darebbero le circostanze attenuanti, perché era un pezzo che il signor marchese mi provocava senza nessuna ragione. Questo signor marchese è un vecchio ganimede tutto ritinto che viene dal professor Perussi, dove anche lui fa una cura elettrica ma tutta diversa dalla mia perché lui fa i bagni di luce, mentre io fo il massaggio... o per dir meglio lo facevo perché dopo questo fatto non lo fo più. Pare che a questo tale il professor Perussi avesse raccontato il fatto dell'automobile che fu causa che io mi ruppi il braccio, perché ogni volta che ci incontravamo su nel gabinetto di consultazione mi diceva: - Ehi, giovanotto! Quando andiamo a fare una corsa in automobile! - E questo me lo diceva con un risolino così maligno, che non so come abbia fatto a non rispondergli male. Io domando chi gli dava il diritto, a questo corvo spelacchiato che non so nemmeno come si chiama, di mettere in ridicolo la mia disgrazia, e se io non avevo tutte le ragioni d'averlo preso in uggia e di accarezzare l'idea di fargli qualche tiro che gli servisse di lezione... E il tiro gliel'ho fatto ieri ed è riuscito anche peggio di come l'avevo architettato io. Bisogna sapere prima di tutto che il bagno di luce che fa il signor marchese consiste in una specie di cassa piuttosto grande, dentro la quale il malato si mette a sedere su un apposito sedile, e ci rimano chiuso dentro con tutta la persona, meno la testa, che sporge fuori da un'apertura rotonda nella parete superiore. Dentro questa cassa vi sono moltissime lampade rosse di luce elettrica che rimane accesa e nella quale dicono che il malato fa il bagno, mentre invece non si bagna per niente e resta asciutto come quando ci è entrato, se non di più. Io, dunque, avevo visto un paio di volte il signor marchese entrare in codesto cassettone, che è in una stanza molto distante da quella dove io mi facevo il massaggio, e rimanervi un'ora, trascorsa la quale l'inserviente andava ad aprir la cassa e a levarlo di dentro. E lì in quella stanza ieri si è svolta la mia feroce ma feroce ma giusta vendetta. Avevo portato con me una cipolla che avevo trovato in cucina a casa di mia sorella. E dopo fatto il massaggio, invece d'andar via, sgattaiolai nella stanza del bagno di luce dove si era recato poco prima il signor marchese. Egli era là, infatti, ed era così buffa quella sua testa tutta ritinta sporgente fuori da quel cassettone, che non potei fare a meno di ridere. Egli mi guardò meravigliato, e poi, col suo solito risolino canzonatorio, mi disse: - Che venite a far qui? Perché non andate a fare una passeggiata in automobile, oggi che è una bella giornata? Io non ne potevo più dalla rabbia. Tirai fuori la cipolla e gliela stropicciai forte forte sotto il naso e tutt' intorno alla bocca; ed era buffo il sentirlo agitar gambe e braccia dentro il cassone dov'era chiuso, senza poter difendersi in nessuna maniera, e vederlo fare con la faccia le più ridicole smorfie, cercando di gridare, ma inutilmente, perché l'odore acutissimo della cipolla quasi lo soffocava... - Ed ora, - gli dissi - se permettete, vado a far una giratina in automobile! - E me ne venni via, richiudendo la porta della stanza. Stamani ho saputo che, passata l'ora del bagno gli inservienti andarono per levarlo dal cassone, e vedendolo col viso rosso e tutto in lacrime, chiamarono d'urgenza il professor Perussi che esclamò subito: - Questa è una crisi nervosa... Presto, fategli una doccia... - E il signor marchese fu inaffiato ben bene, malgrado le sue proteste e le sue grida, le quali non facevano che confermar sempre più il professore nella sua opinione che si trattasse di una terribile sovraeccitazione nervosa. Inutile dire che il professor Perussi si è affrettato a informare dell'accaduto il suo amico e mio cognato Collalto, pregandolo di non mandarmi più a far la cura elettrica; ed è anche inutile aggiungere che il Collalto me ne ha dette di tutti i colori, terminando con queste parole: - Bravo davvero!... Gian Burrasca non poteva incominciar l'anno meglio di così... Ma in quanto a proseguirlo, caro mio, lo proseguirai a casa tua, perché io ne ho abbastanza!

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Capitolo 16 Kapitel 16 Chapter 16

29 dicembre.

Ieri sono stato a girare col cavalier Metello che è un signore amico dì Collalto, molto istruito e che sa la storia d'ogni monumento dall'a alla zeta. Mi ha portato a vedere il Colosseo che anticamente era un anfiteatro dove facevano i combattimenti degli schiavi con le bestie feroci, e le matrone si divertivano a veder mangiare i cristiani vivi. Com'è bella Roma per uno che abbia passione per la storia! E che grande varietà di paste al caffè Aragno, dove sono stato iersera con mia sorella! Stamani andiamo con lei a fare una passeggiata a Ponte Molle.

Torno ora da Ponte Molle, dove sono stato in tranvai con Luisa. Le ho domandato perché si chiama Ponte Molle, ma lei non lo sapeva, e allora ci siamo rivolti a un uomo di lì il quale ha detto: - Si chiama Ponte Molle perché è sul Tevere che è sempre molle, ossia bagnato a questo modo, e non è come tanti altri fiumi che appena vien l'estate si asciugano subito. - Quando ho detto questa cosa al cavalier Metello, che è venuto poco fa per fissar la passeggiata di domani, si è messo a ridere a crepapelle, e poi, ritornato serio, ha detto: - Questo ponte si chiamava anticamente Molvius e anche Mulvius e v'è pure chi lo chiamava Milvius, ma il nome che ha ora è forse una corruzione dell'antica denominazione Molvius, nome che deriva probabilmente dal colle che gli sovrasta di faccia, sebbene molti si ostinino nella denominazione Milvius, facendola derivare da Aemilius ossia da Emilio Scauro che si crede sia stato il costruttore del ponte, mentre d'altra parte è provato che lo stesso ponte esisteva un secolo prima che nascesse Emilio Scauro, tanto è vero che Tito Livio dichiara che quando il popolo di Roma andò incontro ai messi che portavano la notizia della vittoria contro Asdrubale, traversarono proprio quel ponte... - Il cavalier Metello è molto istruito, e certo pochi possono vantarsi di sapere la storia romana come la sa lui; ma in quanto a me, dico la verità, mi persuadeva più la spiegazione che mi ha dato stamani quell'uomo che tutti i Milvius, i Molvius e i Mulvius del cavalier Metello. 30 dicembre.

Oggi, mentre eravamo a colazione, Pietro il cameriere è venuto a dire a Collalto: - Professore, c'è la marchesa Sterzi, che desidera parlar con lei per quella cura che le disse ieri l'altro... - Il Collalto che aveva molto appetito ha incominciato a sbuffare dicendo: - Proprio in questo momento!... Dille che aspetti... E intanto tu va' dal farmacista, e fatti spedir questa ricetta subito!... - E mentre il cameriere se n'andava ha aggiunto: - Questa vecchia civetta che parla col naso come un òboe, si è messa in testa che io possa farla guarire... Però è buona cliente, e va trattata bene... - Dopo questo discorso mi è venuto naturalmente una voglia pazza di vedere questa signora, e poco dopo, con una scusa, mi sono alzato da tavola e sono andato nella sala d'aspetto dove infatti ho trovato una signora buffa con una bella mantella di pelliccia, e che appena mi ha visto mi ha detto: - Ah, bel ragazzino... che fai? - Io lì per lì non ho saputo resistere alla tentazione di rifarle il verso, e ho risposto discorrendo col naso: - Io sto bene, e lei? - Nel sentirmi discorrere col naso si è turbata, poi mi ha guardato, e vedendo che stavo serio, mi ha detto: - Ah! forse anche tu hai la mia malattia? - E io, parlando col naso più che mai: - Sissignora! - - Forse - ha seguitato la marchesa - fai anche tu la cura del professor Collalto? - E io daccapo: - Sissignora!... - Allora mi ha abbracciato e baciato, e poi ha detto: - Il professor Collalto è molto bravo, è uno specialista e, vedrai, ci guarirà tutti e due...- E io, sempre discorrendo col naso: - Sissignora, sissignora!... - In quel momento è entrato il Collalto che sentendomi discorrere a quel modo è diventato pallido come questa carta, e voleva certo dirmi qualcosa, ma la signora non glie ne ha dato il tempo perché ha detto subito: - Ecco qui un mio compagno di sventura, è vero, professore? Anche lui, mi ha detto, è ammalato come me, e viene da lei a chiederle la guarigione... - Il Collalto mi ha dato un'occhiata che pareva volesse fulminarmi, ma per non pregiudicare la situazione ha detto in fretta: - Eh, già, già... vedremo, sicuro! Intanto ecco, signora marchesa, prenda questa boccetta e faccia delle inalazioni mattina e sera, versando poche gocce del contenuto in una catinella d'acqua bollente... - Io sono uscito dalla sala e son corso da mia sorella, dove poco dopo mi ha raggiunto il Collalto che mi ha detto con la voce che gli tremava dalla rabbia: - Bada bene, Giannino: se tu ardisci un'altra volta di entrare nella sala d'aspetto e di parlare con i clienti, io ti strozzo, hai capito? Ti strozzo, in parola d'onore... Ricòrdatelo! - Come sono interessanti gli uomini, e specialmente i dottori specialisti in malattie del naso e della gola! Per paura di perder la clientela strozzerebbero anche le persone di famiglia e perfino i poveri ragazzi innocenti.

31 dicembre.

Com'è uggioso quel cavalier Metello! Anche oggi mi ha portato a veder Roma e questo mi fa piacere, ma lui ci mette tante spiegazioni, che è una cosa insopportabile. Per esempio dinanzi all'arco di Settimio Severo s'è messo a dire: - Questo splendido arco trionfale eretto dal Senato l'anno 205 dell'Era cristiana in onore di Settimio Severo e, dei suoi figli Caracalla e Geta, ha sulle due facce un' iscrizione nella quale è dette come in seguito alle vittorie riportate sui Parti, sugli Arabi, sugli Adiabeni... - Ah! Alla fine del discorso quest'arco di Settimio Severo mi pareva d'averlo tutto sullo stomaco, e la mia bocca era diventata un arco trionfale più grande di tutti gli archi trionfali di Roma messi insieme... La sora Matilde, cioè la sorella di Collalto, è molto brutta e molto uggiosa, e non fa che sospirare e discorrere col gatto e col canarino; però con me va molto d'accordo, e anche oggi mi ha detto che in fondo sono un buon figliolo. Mi domanda sempre come era Luisa da ragazza e che cosa faceva e diceva, e io le ho raccontato la storia delle fotografie che trovai in camera sua prima che pigliasse marito e della burletta che feci distribuendole ai rispettivi originali, e poi le ho detto anche di quando le trovai nel cassetto della toeletta un vasetto di pomata rossa con la quale mi tinsi le gote e lei s'arrabbiò tanto e mi dette perfino uno schiaffo, perché c'era presente la sua amica Bice Rossi che era una ragazza pettegola e non le sarebbe parso il vero d'andare a dire che mia sorella si tingeva... Bisognava vedere come si divertiva la sora Matilde a sentirmi descrivere queste cose, e basti dire che da ultimo mi ha regalato cinque gianduiotti e due caramelle di limone, e bisogna proprio dire che mi vuole bene, perché, a quel che dice la Luisa, è più golosa lei di dolci che dieci ragazzi, e se li mangia tutti per sé. Se li tiene tutti chiusi nell'armadio e ce n'ha di tutte le qualità, ma se mi riesce un di questi giorni di metterci le mani, può dire addio alle sue provviste!... Ora, caro giornalino, ti lascio perché domani è il primo dell'anno e devo scrivere una lettera ai miei genitori per chieder perdono delle mie mancanze di quest'anno, e promettere per l'anno novo d'esser buono, studioso e ubbidiente. 2 gennaio.

Eccoci nell'anno novo! Che pranzo, ieri! Quanti dolci e liquori e rosolii e pasticcini di tutti i colori e di tutti i sapori! Che bella cosa è il capodanno e che peccato che venga così di rado! Se comandassi io, vorrei fare una legge perché il primo dell'anno capitasse almeno un paio di volte al mese, e ci starebbe anche la sora Matilde, la quale ieri mangiò tanti biscottini, che stamani ha dovuto pigliare l'acqua di Janos. 3 gennaio.

Ieri ne ho fatta una grossa, ma però ci sono stato spinto; e se si andasse in tribunale, credo che i giudici mi darebbero le circostanze attenuanti, perché era un pezzo che il signor marchese mi provocava senza nessuna ragione. Questo signor marchese è un vecchio ganimede tutto ritinto che viene dal professor Perussi, dove anche lui fa una cura elettrica ma tutta diversa dalla mia perché lui fa i bagni di luce, mentre io fo il massaggio... o per dir meglio lo facevo perché dopo questo fatto non lo fo più. Pare che a questo tale il professor Perussi avesse raccontato il fatto dell'automobile che fu causa che io mi ruppi il braccio, perché ogni volta che ci incontravamo su nel gabinetto di consultazione mi diceva: - Ehi, giovanotto! Quando andiamo a fare una corsa in automobile! - E questo me lo diceva con un risolino così maligno, che non so come abbia fatto a non rispondergli male. Io domando chi gli dava il diritto, a questo corvo spelacchiato che non so nemmeno come si chiama, di mettere in ridicolo la mia disgrazia, e se io non avevo tutte le ragioni d'averlo preso in uggia e di accarezzare l'idea di fargli qualche tiro che gli servisse di lezione... E il tiro gliel'ho fatto ieri ed è riuscito anche peggio di come l'avevo architettato io. Bisogna sapere prima di tutto che il bagno di luce che fa il signor marchese consiste in una specie di cassa piuttosto grande, dentro la quale il malato si mette a sedere su un apposito sedile, e ci rimano chiuso dentro con tutta la persona, meno la testa, che sporge fuori da un'apertura rotonda nella parete superiore. Dentro questa cassa vi sono moltissime lampade rosse di luce elettrica che rimane accesa e nella quale dicono che il malato fa il bagno, mentre invece non si bagna per niente e resta asciutto come quando ci è entrato, se non di più. Io, dunque, avevo visto un paio di volte il signor marchese entrare in codesto cassettone, che è in una stanza molto distante da quella dove io mi facevo il massaggio, e rimanervi un'ora, trascorsa la quale l'inserviente andava ad aprir la cassa e a levarlo di dentro. E lì in quella stanza ieri si è svolta la mia feroce ma feroce ma giusta vendetta. Avevo portato con me una cipolla che avevo trovato in cucina a casa di mia sorella. E dopo fatto il massaggio, invece d'andar via, sgattaiolai nella stanza del bagno di luce dove si era recato poco prima il signor marchese. Egli era là, infatti, ed era così buffa quella sua testa tutta ritinta sporgente fuori da quel cassettone, che non potei fare a meno di ridere. Egli mi guardò meravigliato, e poi, col suo solito risolino canzonatorio, mi disse: - Che venite a far qui? Perché non andate a fare una passeggiata in automobile, oggi che è una bella giornata? Io non ne potevo più dalla rabbia. Tirai fuori la cipolla e gliela stropicciai forte forte sotto il naso e tutt' intorno alla bocca; ed era buffo il sentirlo agitar gambe e braccia dentro il cassone dov'era chiuso, senza poter difendersi in nessuna maniera, e vederlo fare con la faccia le più ridicole smorfie, cercando di gridare, ma inutilmente, perché l'odore acutissimo della cipolla quasi lo soffocava... - Ed ora, - gli dissi - se permettete, vado a far una giratina in automobile! - E me ne venni via, richiudendo la porta della stanza. Stamani ho saputo che, passata l'ora del bagno gli inservienti andarono per levarlo dal cassone, e vedendolo col viso rosso e tutto in lacrime, chiamarono d'urgenza il professor Perussi che esclamò subito: - Questa è una crisi nervosa... Presto, fategli una doccia... - E il signor marchese fu inaffiato ben bene, malgrado le sue proteste e le sue grida, le quali non facevano che confermar sempre più il professore nella sua opinione che si trattasse di una terribile sovraeccitazione nervosa. Inutile dire che il professor Perussi si è affrettato a informare dell'accaduto il suo amico e mio cognato Collalto, pregandolo di non mandarmi più a far la cura elettrica; ed è anche inutile aggiungere che il Collalto me ne ha dette di tutti i colori, terminando con queste parole: - Bravo davvero!... Gian Burrasca non poteva incominciar l'anno meglio di così... Ma in quanto a proseguirlo, caro mio, lo proseguirai a casa tua, perché io ne ho abbastanza!