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Il giornalino di Gian Burrasca - Vamba, Capitolo 6

Capitolo 6

- Osservino, signori : questa bestia a quattro zampe con la groppa tutta rigata a strisce bige e nere è la Zebra, un curioso animale fatto come un cavallo ma che non è un cavallo, che morde e tira i calci come i ciuchi ma che non è un ciuco, e che vive nelle pianure dell'Affrica cibandosi dei sedani enormi che nascono in quelle regioni, e scorrazzando qua e là a causa delle terribili mosche cavalline che in quei paesi caldi hanno le proporzioni dei nostri pipistrelli... - Accidempoli! - ha detto Angiolino. - O che può essere? - Può essere sicuro! - ho risposto io. Ma tu devi stare zitto, perché mentre si dà la spiegazione delle bestie feroci, è proibito al pubblico di interrompere perché è pericoloso. Quest'altra belva, che è qui accanto a me, è la Tigre del Bengala, che abita in Asia, in Affrica e in altri luoghi dove fa strage degli uomini e anche delle scimmie... - A questo punto della mia spiegazione Pietrino ha incominciato a piagnucolare di sull'albero e, voltandomi in su, ho visto che la fune con la quale l'avevamo legato al ramo s'era allentata ed egli stava sospeso con gli occhi fuor della testa per la paura. In quella posizione pareva proprio una scimmia vera quando sta attaccata agli alberi con la coda, e io ho approfittato subito della circostanza per richiamar l'attenzione del pubblico su questa nuova bestia del mio serraglio. - Hanno udito, signori e signore? Al solo nome della tigre la Scimmia si è messa a stridere, e con ragione, perché essa è spesso vittima degli assalti di questo terribile animale ferino. La scimmia che loro osservano lassù sull'albero è una di quelle che si chiamano volgarmente bertucce e che vivono abitualmente in cima agli alberi delle foreste vergini, dove si nutrono di bucce di cocomero, di torsoli di cavolo e di tutto quel che si trova a portata delle loro mani. Questi curiosi e intelligenti animali hanno il brutto vizio di scimmiottare tutto quel che vedono fare agli altri, e questo è appunto il motivo per cui i naturalisti hanno messo loro il nome di scimmie... Bertuccia, fate una riverenza a questi signori!... - Ma Pietrino non ha voluto saperne di far la riverenza, e ha seguitato a piagnucolare. - Faresti meglio - gli ho detto - a soffiarti il naso... Ma intanto noi passeremo al Leone, a questo nobile e generoso animale che ben a ragione è chiamato il re di tutte le bestie perché col suo bel manto e la sua forza impone soggezione a tutti quanti, essendo capace di mangiarsi anche una mandra di bovi in un boccone... Esso è il carnivoro più carnivoro di tutti i carnivori, e quando ha fame non porta rispetto a nessuno, ma non è tanto feroce come altre belve che ammazzano la gente per puro divertimento; esso invece è un animale di cuore, e si racconta anche nei libri, che una volta, trovandosi egli a Firenze di passaggio, e avendo incontrato per la strada un piccolo bambino che si chiamava Orlanduccio e che si era perso, lo prese delicatamente per la giacchetta e lo riportò pari pari alla sua mamma che se non morì di paura e di consolazione fu un vero miracolo. Molte altre cose avrei potuto dire intorno al leone; ma siccome Pietrino seguitava a berciare sull'albero che pareva lo scannassero, mi sono affrettato a passare al Coccodrillo. - Guardino, signori, questo terribile anfibio che può vivere tanto nell'acqua che nella terra e che abita sulle sponde del Nilo dove dà la caccia ai negri e agli altri animali facendoli sparire nell'enorme bocca come se fossero piccole pasticche di menta!... Esso si chiama coccodrillo perché ha il corpo ricoperto di grosse squame dure come le noci di cocco fresco che si vendono nei bar, e con le quali si difende dai morsi delle altre bestie feroci che si aggirano in quei paraggi... - In così dire ho dato una buona dose di bacchettate sul groppone del maialino che ha incominciato a grugnire come un disperato, mentre il pubblico rideva a più non posso. - La caccia al coccodrillo, signori e signore, è molto difficile appunto perché su quel groppone così duro le armi a punta come la sciabola e il coltello si spuntano, e le armi a fuoco sono inutili perché le palle rimbalzano e se ne vanno via. I coraggiosi cacciatori però hanno pensato un modo molto ingegnoso per pigliare i coccodrilli, servendosi di uno stile a due punte in mezzo al quale è legata una corda, che adoperano così... - E perché quei due poveri ignoranti capissero qualcosa, ho preso un pezzo di legno, poi col temperino vi ho fatto le punte da tutt'e due le parti e vi ho legato uno spago nel mezzo; fatto questo, mi sono avvicinato al maialino, gli ho fatto aprir la bocca e vi ho introdotto dentro arditamente il pezzo di legno, seguitando la mia spiegazione: - Ecco qua; il cacciatore aspetta che il coccodrillo faccia uno sbadiglio, ciò che gli succede spesso, dovendo vivere sempre sulle sponde del Nilo dove anche una bestia finisce per annoiarsi; e allora ficca il suo dardo nell'enorme bocca dell'animale anfibio che naturalmente si affretta a richiuderla. Ma che cosa succede? Succede che chiudendo la bocca viene a infilarsi da sé stesso le due punte del dardo nelle due mascelle, come possono osservare lor signori... - Infatti il maialino, richiudendo la bocca s'era bucato e mandava certi urli che arrivavano al cielo. In quel momento, voltandomi, ho visto il babbo e la mamma d'Angiolino, che venivano giù dal campo trafelati. Il contadino gridava: - Oh, il mi' maialino!... - E la contadina sporgeva le braccia verso quel moccione di Pietrino che seguitava anche lui a piangere, e diceva: - Uh, povera la mi' creatura!... - È inutile. I contadini sono ignoranti, e perciò in tutte le cose si lasciano sempre trasportare all'esagerazione. A vederli correre affannati e fuor della grazia di Dio pareva che gli avessi ammazzato tutti i figliuoli e tutte le bestie, invece di cercare, come facevo io, di istruire què villani tentando di far entrare in què cervellacci duri, delle spiegazioni sulle cose che non avevano mai visto. Ma sapendo quanto sia difficile di far entrar la ragione in quelle zucche, per non compromettermi ho sciolto alla svelta tutte le bestie feroci e, montato sul ciuco, gli ho dato un par di legnate, e via a precipizio su per la strada maestra, con Bianchino dietro, che abbaiava a più non posso. Dopo aver girato un pezzo, finalmente sono arrivato alla villa. La zia Bettina è corsa sulla porta, e vedendomi sul ciuco ha esclamato: - Ah, che hai fatto!... - Poi, vedendo Bianchino tutto tinto di rosso, ha dato un balzo indietro impaurita, come se fosse stato un leone davvero; ma l'ha riconosciuto subito e allora gli si è buttata addosso, tremando come una foglia e gemendo: - Uh, Bianchino mio, Bianchino caro! Come ti hanno ridotto, povero amore mio?... Ah! È stato di certo questo manigoldo!... - E si è rialzata tutta inviperita. Ma io ho fatto più presto di lei, e buttatomi giù dal ciuco, sono corso in questa stanza e mi ci sono chiuso. - Starai lì in prigione finché non viene a ripigliarti tuo padre! - ha detto la zia Bettina: e ha chiuso la porta di fuori, a chiave. Dopo poco ho sentito la contadina che è venuta a far rapporto di tutto quel che ho fatto sull'aia, s'intende esagerando ogni cosa. Ha detto che il maiale sputa sangue, che Pietrino è in uno stato da far pietà, ecc. Basti dire che mi si tiene responsabile anche di quel che non è successo, e infatti è la decima volta che quell'uggiosa ripete: - Ma ci pensa, lei, sora padrona, se il mi' Pierino cascava giù dall'albero?... - Lasciamola dire, bisogna compatire le persone ignoranti, perché loro non ci hanno colpa. Tra pochi minuti arriverà il babbo e speriamo che egli saprà distinguere quel che è la verità...

17 ottobre.

Eccomi a casa mia, nella mia cameretta, che ho rivisto tanto volentieri!... È proprio vero quel che dice il proverbio:

Casa mia, casa mia, Per piccina che tu sia, Tu mi sembri una badia.

E ora bisogna che ripigli la narrazione al punto dove l'ho lasciata ieri... Che giornata piena di avvenimenti!... Avevo appena smesso di scrivere, che arrivò alla villa il mio babbo. La zia Bettina aveva incominciato a raccontargli le mie prodezze, come le chiamava lei, s'intende esagerando ogni cosa e mettendo tutto in cattiva luce (ci vuol tanto poco a rappresentare il fatto più innocente come un atroce delitto, quando si tratta di dare addosso a un povero ragazzo che non ha voce in capitolo!) ma io ho incominciato a tempestare l'uscio di pugni e di calci, urlando a squarciagola: - Apritemi! Voglio rivedere il mio babbo, io!... La zia Bettina mi ha aperto subito e io mi sono buttato addosso al babbo, coprendomi il viso colle mani, perché in quel momento mi sentivo proprio commosso. - Cattivo, - mi ha detto - tu non puoi figurarti quanto ci hai fatto soffrire tutti quanti!... - È un infame! - ha aggiunto la zia Bettina. - Vedete un po' come ha ridotto quel mio povero Bianchino! - Toh! - ha esclamato il babbo guardando il cane tinto di rosso, e mettendosi a ridere. - Come è buffo! - È stato lui! Ed è tinta a olio che non va più via!... Povero Bianchino mio!... - Che male c'è? - ho borbottato io con voce piagnucolosa. - Lo chiami Rossino da qui in avanti... - Ah sì? - ha gridato allora la zia con la sua voce stridula, e tremando dalla rabbia. - Questo sfacciato ha incominciato di prima mattinata a farmi disperare... - Ma che ho fatto, dopo tutto? Ho spiantato la pianta di dìttamo, ma io non sapevo che gliel'avesse regalata il signor Ferdinando per la sua festa e che ora ci fosse dentro lo spirito... - Basta così! - ha gridato la zia Bettina interrompendomi. - Vattene, e non ritornare mai più in casa mia, hai capito? - Silenzio! - ha aggiunto mio padre con voce severa; ma io mi sono accorto che rideva sotto i baffi. Poi ha parlato sottovoce con la zia e ho sentito che ricordava spesso mia sorella Luisa. E da ultimo mi ha preso per la mano, e salutando la zia Bettina le ha detto: - Dunque ci conto, via! Non sarebbe né giusto né serio, per un pettegolezzo riportato da un ragazzo, il mancare a una festa di famiglia così importante. - Quando siamo stati in treno, ho detto al babbo - Hai proprio ragione, sai, babbo, a dir male del servizio ferroviario! - E gli ho raccontato tutte le peripezie del mio viaggio e del finestrino rotto che mi fecero ripagare per nuovo. Il babbo mi ha un po' sgridato, ma ho capito che in fondo mi dava ragione, e questo è naturale, perché io davo ragione a lui. Ora sono in pace con tutti, e mi sento proprio felice. Iersera, alla stazione c'era una vera folla ad aspettarmi: parenti, amici, conoscenti, tutti eran venuti lì apposta per salutarmi, e non si sentiva dir altro che Giannino qua e Giannino là... Mi pareva d'essere un soldato reduce dalla guerra, dopo aver vinto una battaglia. Non dico poi quel che successe a casa; a pensarci solamente mi vien da piangere. La mamma, povera donna, singhiozzava, le mie sorelle non si saziavano di baciarmi, e la Caterina si asciugava gli occhi col grembiule e non faceva che ripetere: - Ah, sor Giovannino! Ah, sor Giovannino!... - È un fatto positivo che un ragazzo che scappa di casa, quando ritorna, poi, ha di gran belle soddisfazioni! Ma poi c'è un'altra cosa che mi rende felice, ed è questa : mia sorella sposa il dottor Collalto e lo sposalizio si farà tra cinque giorni, e ci sarà un gran pranzo di nozze con un'infinità di dolci di tutte le specie... Il Collalto essendosi stancato di aspettare che il dottor Baldi lo prendesse per suo aiuto, aveva concorso per andare assistente in un grande laboratorio di medicina a Roma che non mi ricordo più come si chiama, e ora avendo vinto il posto e dovendo partir subito ha deciso di sposare mia sorella e andar via con lei. Questo veramente mi fa dispiacere perché io voglio molto bene alla Luisa e anche al dottor Collalto che è un giovane allegro che spesso fa il chiasso con me e che sa stare alla burletta. Ma come si fa?

18 ottobre.

Come sono contento! Iersera il dottor Collalto mi ha portato una splendida scatola di tinte, e mi ha detto : - Tieni: tu che hai tanta disposizione per il disegno, ti potrai esercitare all'acquarello... - E mia sorella, accarezzandomi i capelli, ha soggiunto: - E così, quando dipingerai penserai un poco anche alla tua sorella lontana, non è vero? - La voce con la quale mia sorella ha detto queste parole era così affettuosa che mi sarei messo a piangere per la commozione: ma il piacere di possedere finalmente una bella scatola di tinte, di quelle complete come le desideravo da tanto tempo, era troppo grande e mi son messo a saltare dalla contentezza e poi mi sono rinchiuso qui in camera mia e ho voluto subito comunicare per il primo la mia gioia al giornalino, dipingendo il disegno del serraglio che avevo fatto alla villa della zia Bettina mentre ero in prigione aspettando il babbo. Poi ho fatto vedere il mio lavoro al Collalto che ha detto: - Ma bravo! Pare proprio un quadro dell'epoca giottesca! - Ora dico io: se non avessi avuto l'idea di fare il serraglio delle belve feroci non avrei avuto quella di disegnarlo, e allora questo lavoro non ci sarebbe stato! Dunque, certe scappate, per un ragazzo che si sente nato per far l'artista, sono necessarie, e allora perché i parenti sono sempre lì pronti a sgridarlo e a punirlo? Basta, quel che è certo è che il Collalto mi ha fatto un bel regalo e che io bisognerà che in qualche modo gli manifesti la mia gratitudine. Ho un'idea... ma mi ci vogliono tre o quattro lire per metterla in esecuzione. Vedremo!

Capitolo 6 Kapitel 6 Chapter 6

- Osservino, signori : questa bestia a quattro zampe con la groppa tutta rigata a strisce bige e nere è la Zebra, un curioso animale fatto come un cavallo ma che non è un cavallo, che morde e tira i calci come i ciuchi ma che non è un ciuco, e che vive nelle pianure dell'Affrica cibandosi dei sedani enormi che nascono in quelle regioni, e scorrazzando qua e là a causa delle terribili mosche cavalline che in quei paesi caldi hanno le proporzioni dei nostri pipistrelli... - Accidempoli! - ha detto Angiolino. - O che può essere? - Può essere sicuro! - ho risposto io. Ma tu devi stare zitto, perché mentre si dà la spiegazione delle bestie feroci, è proibito al pubblico di interrompere perché è pericoloso. Quest'altra belva, che è qui accanto a me, è la Tigre del Bengala, che abita in Asia, in Affrica e in altri luoghi dove fa strage degli uomini e anche delle scimmie... - A questo punto della mia spiegazione Pietrino ha incominciato a piagnucolare di sull'albero e, voltandomi in su, ho visto che la fune con la quale l'avevamo legato al ramo s'era allentata ed egli stava sospeso con gli occhi fuor della testa per la paura. In quella posizione pareva proprio una scimmia vera quando sta attaccata agli alberi con la coda, e io ho approfittato subito della circostanza per richiamar l'attenzione del pubblico su questa nuova bestia del mio serraglio. - Hanno udito, signori e signore? Al solo nome della tigre la Scimmia si è messa a stridere, e con ragione, perché essa è spesso vittima degli assalti di questo terribile animale ferino. La scimmia che loro osservano lassù sull'albero è una di quelle che si chiamano volgarmente bertucce e che vivono abitualmente in cima agli alberi delle foreste vergini, dove si nutrono di bucce di cocomero, di torsoli di cavolo e di tutto quel che si trova a portata delle loro mani. Questi curiosi e intelligenti animali hanno il brutto vizio di scimmiottare tutto quel che vedono fare agli altri, e questo è appunto il motivo per cui i naturalisti hanno messo loro il nome di scimmie... Bertuccia, fate una riverenza a questi signori!... - Ma Pietrino non ha voluto saperne di far la riverenza, e ha seguitato a piagnucolare. - Faresti meglio - gli ho detto - a soffiarti il naso... Ma intanto noi passeremo al Leone, a questo nobile e generoso animale che ben a ragione è chiamato il re di tutte le bestie perché col suo bel manto e la sua forza impone soggezione a tutti quanti, essendo capace di mangiarsi anche una mandra di bovi in un boccone... Esso è il carnivoro più carnivoro di tutti i carnivori, e quando ha fame non porta rispetto a nessuno, ma non è tanto feroce come altre belve che ammazzano la gente per puro divertimento; esso invece è un animale di cuore, e si racconta anche nei libri, che una volta, trovandosi egli a Firenze di passaggio, e avendo incontrato per la strada un piccolo bambino che si chiamava Orlanduccio e che si era perso, lo prese delicatamente per la giacchetta e lo riportò pari pari alla sua mamma che se non morì di paura e di consolazione fu un vero miracolo. Molte altre cose avrei potuto dire intorno al leone; ma siccome Pietrino seguitava a berciare sull'albero che pareva lo scannassero, mi sono affrettato a passare al Coccodrillo. - Guardino, signori, questo terribile anfibio che può vivere tanto nell'acqua che nella terra e che abita sulle sponde del Nilo dove dà la caccia ai negri e agli altri animali facendoli sparire nell'enorme bocca come se fossero piccole pasticche di menta!... Esso si chiama coccodrillo perché ha il corpo ricoperto di grosse squame dure come le noci di cocco fresco che si vendono nei bar, e con le quali si difende dai morsi delle altre bestie feroci che si aggirano in quei paraggi... - In così dire ho dato una buona dose di bacchettate sul groppone del maialino che ha incominciato a grugnire come un disperato, mentre il pubblico rideva a più non posso. - La caccia al coccodrillo, signori e signore, è molto difficile appunto perché su quel groppone così duro le armi a punta come la sciabola e il coltello si spuntano, e le armi a fuoco sono inutili perché le palle rimbalzano e se ne vanno via. I coraggiosi cacciatori però hanno pensato un modo molto ingegnoso per pigliare i coccodrilli, servendosi di uno stile a due punte in mezzo al quale è legata una corda, che adoperano così... - E perché quei due poveri ignoranti capissero qualcosa, ho preso un pezzo di legno, poi col temperino vi ho fatto le punte da tutt'e due le parti e vi ho legato uno spago nel mezzo; fatto questo, mi sono avvicinato al maialino, gli ho fatto aprir la bocca e vi ho introdotto dentro arditamente il pezzo di legno, seguitando la mia spiegazione: - Ecco qua; il cacciatore aspetta che il coccodrillo faccia uno sbadiglio, ciò che gli succede spesso, dovendo vivere sempre sulle sponde del Nilo dove anche una bestia finisce per annoiarsi; e allora ficca il suo dardo nell'enorme bocca dell'animale anfibio che naturalmente si affretta a richiuderla. Ma che cosa succede? Succede che chiudendo la bocca viene a infilarsi da sé stesso le due punte del dardo nelle due mascelle, come possono osservare lor signori... - Infatti il maialino, richiudendo la bocca s'era bucato e mandava certi urli che arrivavano al cielo. In quel momento, voltandomi, ho visto il babbo e la mamma d'Angiolino, che venivano giù dal campo trafelati. Il contadino gridava: - Oh, il mi' maialino!... - E la contadina sporgeva le braccia verso quel moccione di Pietrino che seguitava anche lui a piangere, e diceva: - Uh, povera la mi' creatura!... - È inutile. I contadini sono ignoranti, e perciò in tutte le cose si lasciano sempre trasportare all'esagerazione. A vederli correre affannati e fuor della grazia di Dio pareva che gli avessi ammazzato tutti i figliuoli e tutte le bestie, invece di cercare, come facevo io, di istruire què villani tentando di far entrare in què cervellacci duri, delle spiegazioni sulle cose che non avevano mai visto. Ma sapendo quanto sia difficile di far entrar la ragione in quelle zucche, per non compromettermi ho sciolto alla svelta tutte le bestie feroci e, montato sul ciuco, gli ho dato un par di legnate, e via a precipizio su per la strada maestra, con Bianchino dietro, che abbaiava a più non posso. Dopo aver girato un pezzo, finalmente sono arrivato alla villa. La zia Bettina è corsa sulla porta, e vedendomi sul ciuco ha esclamato: - Ah, che hai fatto!... - Poi, vedendo Bianchino tutto tinto di rosso, ha dato un balzo indietro impaurita, come se fosse stato un leone davvero; ma l'ha riconosciuto subito e allora gli si è buttata addosso, tremando come una foglia e gemendo: - Uh, Bianchino mio, Bianchino caro! Come ti hanno ridotto, povero amore mio?... Ah! È stato di certo questo manigoldo!... - E si è rialzata tutta inviperita. Ma io ho fatto più presto di lei, e buttatomi giù dal ciuco, sono corso in questa stanza e mi ci sono chiuso. Mais j'ai fait plus vite qu'elle, et me jetant à bas de l'âne, j'ai couru dans cette chambre et je m'y suis enfermé. - Starai lì in prigione finché non viene a ripigliarti tuo padre! - Vous y resterez en prison jusqu'à ce que votre père vienne vous chercher ! - ha detto la zia Bettina: e ha chiuso la porta di fuori, a chiave. Dopo poco ho sentito la contadina che è venuta a far rapporto di tutto quel che ho fatto sull'aia, s'intende esagerando ogni cosa. Ha detto che il maiale sputa sangue, che Pietrino è in uno stato da far pietà, ecc. Il dit que le cochon crache du sang, que Pietrino a pitié, etc. Basti dire che mi si tiene responsabile anche di quel che non è successo, e infatti è la decima volta che quell'uggiosa ripete: - Ma ci pensa, lei, sora padrona, se il mi' Pierino cascava giù dall'albero?... - Lasciamola dire, bisogna compatire le persone ignoranti, perché loro non ci hanno colpa. Tra pochi minuti arriverà il babbo e speriamo che egli saprà distinguere quel che è la verità... Dans quelques minutes le Père arrivera et nous espérons qu'il pourra discerner quelle est la vérité...

17 ottobre.

Eccomi a casa mia, nella mia cameretta, che ho rivisto tanto volentieri!... È proprio vero quel che dice il proverbio:

Casa mia, casa mia, Per piccina che tu sia, Tu mi sembri una badia. Ma maison, ma maison, Aussi petite que tu sois, Tu ressembles à une abbaye.

E ora bisogna che ripigli la narrazione al punto dove l'ho lasciata ieri... Che giornata piena di avvenimenti!... Et maintenant il faut que je reprenne le récit au point où je l'ai laissé hier... Quelle journée bien remplie !... Avevo appena smesso di scrivere, che arrivò alla villa il mio babbo. La zia Bettina aveva incominciato a raccontargli le mie prodezze, come le chiamava lei, s'intende esagerando ogni cosa e mettendo tutto in cattiva luce (ci vuol tanto poco a rappresentare il fatto più innocente come un atroce delitto, quando si tratta di dare addosso a un povero ragazzo che non ha voce in capitolo!) ma io ho incominciato a tempestare l'uscio di pugni e di calci, urlando a squarciagola: - Apritemi! Voglio rivedere il mio babbo, io!... La zia Bettina mi ha aperto subito e io mi sono buttato addosso al babbo, coprendomi il viso colle mani, perché in quel momento mi sentivo proprio commosso. - Cattivo, - mi ha detto - tu non puoi figurarti quanto ci hai fatto soffrire tutti quanti!... - È un infame! - ha aggiunto la zia Bettina. - Vedete un po' come ha ridotto quel mio povero Bianchino! - Toh! - ha esclamato il babbo guardando il cane tinto di rosso, e mettendosi a ridere. - Come è buffo! - È stato lui! Ed è tinta a olio che non va più via!... Povero Bianchino mio!... - Che male c'è? - ho borbottato io con voce piagnucolosa. - Lo chiami Rossino da qui in avanti... - Ah sì? - ha gridato allora la zia con la sua voce stridula, e tremando dalla rabbia. - Questo sfacciato ha incominciato di prima mattinata a farmi disperare... - Ma che ho fatto, dopo tutto? Ho spiantato la pianta di dìttamo, ma io non sapevo che gliel'avesse regalata il signor Ferdinando per la sua festa e che ora ci fosse dentro lo spirito... - Basta così! J'ai pillé la plante dìttamo, mais je ne savais pas que M. Ferdinando la lui avait donnée pour sa fête et que maintenant l'esprit était dedans... - Ça suffit ! - ha gridato la zia Bettina interrompendomi. - Vattene, e non ritornare mai più in casa mia, hai capito? - Va-t'en et ne reviens jamais chez moi, tu comprends ? - Silenzio! - ha aggiunto mio padre con voce severa; ma io mi sono accorto che rideva sotto i baffi. - ajouta mon père d'une voix sévère ; mais je me suis rendu compte qu'il riait sous sa moustache. Poi ha parlato sottovoce con la zia e ho sentito che ricordava spesso mia sorella Luisa. Puis il a parlé à voix basse avec sa tante et j'ai entendu dire qu'il se souvenait souvent de ma sœur Luisa. E da ultimo mi ha preso per la mano, e salutando la zia Bettina le ha detto: - Dunque ci conto, via! Et enfin il me prit par la main, et en saluant tante Bettina me dit : — Alors j'y compte, vas-y ! Non sarebbe né giusto né serio, per un pettegolezzo riportato da un ragazzo, il mancare a una festa di famiglia così importante. Il ne serait ni juste ni sérieux, pour un commérage rapporté par un garçon, de manquer une fête de famille aussi importante. - Quando siamo stati in treno, ho detto al babbo - Hai proprio ragione, sai, babbo, a dir male del servizio ferroviario! - Quand nous étions dans le train, j'ai dit à papa - Tu as raison, tu sais papa, c'est le moins qu'on puisse dire sur le service de train ! - E gli ho raccontato tutte le peripezie del mio viaggio e del finestrino rotto che mi fecero ripagare per nuovo. - Et je lui ai raconté tous les hauts et les bas de mon voyage et la vitre brisée qui m'a fait payer à nouveau. Il babbo mi ha un po' sgridato, ma ho capito che in fondo mi dava ragione, e questo è naturale, perché io davo ragione a lui. Ora sono in pace con tutti, e mi sento proprio felice. Iersera, alla stazione c'era una vera folla ad aspettarmi: parenti, amici, conoscenti, tutti eran venuti lì apposta per salutarmi, e non si sentiva dir altro che Giannino qua e Giannino là... Mi pareva d'essere un soldato reduce dalla guerra, dopo aver vinto una battaglia. Hier soir, à la gare, il y avait une vraie foule qui m'attendait : parents, amis, connaissances, tous étaient venus exprès pour me saluer, et on n'entendait plus que Giannino par ci et Giannino par là... J'avais l'air d'être un vétéran de la guerre, après avoir remporté une bataille. Non dico poi quel che successe a casa; a pensarci solamente mi vien da piangere. La mamma, povera donna, singhiozzava, le mie sorelle non si saziavano di baciarmi, e la Caterina si asciugava gli occhi col grembiule e non faceva che ripetere: - Ah, sor Giovannino! Ah, sor Giovannino!... Ah, Sor Giovannino !... - È un fatto positivo che un ragazzo che scappa di casa, quando ritorna, poi, ha di gran belle soddisfazioni! Ma poi c'è un'altra cosa che mi rende felice, ed è questa : mia sorella sposa il dottor Collalto e lo sposalizio si farà tra cinque giorni, e ci sarà un gran pranzo di nozze con un'infinità di dolci di tutte le specie... Il Collalto essendosi stancato di aspettare che il dottor Baldi lo prendesse per suo aiuto, aveva concorso per andare assistente in un grande laboratorio di medicina a Roma che non mi ricordo più come si chiama, e ora avendo vinto il posto e dovendo partir subito ha deciso di sposare mia sorella e andar via con lei. Questo veramente mi fa dispiacere perché io voglio molto bene alla Luisa e anche al dottor Collalto che è un giovane allegro che spesso fa il chiasso con me e che sa stare alla burletta. Ma come si fa?

18 ottobre. 18 octobre.

Come sono contento! Iersera il dottor Collalto mi ha portato una splendida scatola di tinte, e mi ha detto : - Tieni: tu che hai tanta disposizione per il disegno, ti potrai esercitare all'acquarello... - E mia sorella, accarezzandomi i capelli, ha soggiunto: - E così, quando dipingerai penserai un poco anche alla tua sorella lontana, non è vero? - La voce con la quale mia sorella ha detto queste parole era così affettuosa che mi sarei messo a piangere per la commozione: ma il piacere di possedere finalmente una bella scatola di tinte, di quelle complete come le desideravo da tanto tempo, era troppo grande e mi son messo a saltare dalla contentezza e poi mi sono rinchiuso qui in camera mia e ho voluto subito comunicare per il primo la mia gioia al giornalino, dipingendo il disegno del serraglio che avevo fatto alla villa della zia Bettina mentre ero in prigione aspettando il babbo. Poi ho fatto vedere il mio lavoro al Collalto che ha detto: - Ma bravo! Puis j'ai montré mon travail à Collalto qui m'a dit : - Bravo ! Pare proprio un quadro dell'epoca giottesca! On dirait un tableau de l'époque Giotto ! - Ora dico io: se non avessi avuto l'idea di fare il serraglio delle belve feroci non avrei avuto quella di disegnarlo, e allora questo lavoro non ci sarebbe stato! - Maintenant je dis : si je n'avais pas eu l'idée de faire la ménagerie des fauves je n'aurais pas eu l'idée de la dessiner, et puis cette œuvre n'aurait pas existé ! Dunque, certe scappate, per un ragazzo che si sente nato per far l'artista, sono necessarie, e allora perché i parenti sono sempre lì pronti a sgridarlo e a punirlo? Par conséquent, certaines évasions, pour un garçon qui se sent né pour être artiste, sont nécessaires, alors pourquoi les parents sont-ils toujours là prêts à le gronder et à le punir ? Basta, quel che è certo è che il Collalto mi ha fatto un bel regalo e che io bisognerà che in qualche modo gli manifesti la mia gratitudine. Ho un'idea... ma mi ci vogliono tre o quattro lire per metterla in esecuzione. J'ai une idée... mais il me faut trois ou quatre lires pour la concrétiser. Vedremo!