#36 - Disordine e disorganizzazione (2)
Attenzione però: benché si tratti di (5) due caratteristiche che spesso si hanno insieme (chi ha una ha anche l'altra), disordine e disorganizzazione non sono la stessa cosa. Credo che una delle due sia (3) la causa dell'altra: volendo cercare una causa che spieghi (6) perché alcune persone, come me, sono disordinate, secondo me dovremmo dare la colpa proprio alla mancanza di organizzazione. La disorganizzazione causa il disordine; ma causa anche tanti altri problemi.
Che cos'è la disorganizzazione? Se dovessi (A – periodo ipotetico) darle una definizione direi che è l'assenza di sistemi e strutture nella propria vita che ti permettano (6) di sapere con certezza come comportarti nelle maggior parte delle situazioni della vita quotidiana e che ti aiutino (6) a limitare le ambiguità nel prendere decisioni.
Come ho detto, una mentalità disorganizzata ha una manifestazione molto ben visibile nello spazio fisico, che è appunto il disordine.
Facciamo un esempio basato sulla mia vita: mi capita spesso di non sapere dove debba (4) essere riposto un determinato oggetto e, di conseguenza, metterlo in un posto che non è né giusto né sbagliato perché non ho mai determinato quale sia (4) il posto giusto per tale oggetto. Dove va messo questo libro? Dove va messo il tagliere? Dove va messo lo zaino con l'attrezzatura fotografica? E le scarpe da corsa? Sia chiaro, la soluzione non è mai “per terra” oppure “dove capita”. La soluzione è determinare un luogo, come fanno gli adulti e le persone ragionevoli, che si presti (6) ad accoglierle, le scarpe da corsa. Preciso che sto parlando in primo luogo a me stesso; non pensate infatti che mi rivolga a voi (3) in qualità di guru, predicatore dell'ordine, Marie Kondo del nord Italia. Inoltre, mentre vi scrivo, non so dove abbia messo (4) le scarpe da corsa.
In altre parole, l'indecisione che sopraggiunge al momento in cui occorre riporre un oggetto è sia una conseguenza dalla disorganizzazione, sia la causa del disordine, perché quando poi questo comportamento è reiterato e l'oggetto fuori posto (o meglio, senza posto) non è uno ma sono trenta è inevitabile che il caos più totale prenda (2) possesso della nostra casa.
Penso che poi ci sia (3) un secondo elemento importante che contribuisce al disordine, ovvero, banalmente, la pigrizia di riordinare. A volte, pur sapendo dove andrebbe riposto un oggetto, non ho voglia di metterlo a posto. Erika in un episodio di Riflessioni senza trascrizioni ha definito questo fenomeno “micropigrizia”. Vi faccio un esempio perché capiate (5 – fin) che cosa intendo: bevo il mio caffelatte la mattina e lascio la tazza sulla scrivania. Faccio esercizio e lascio il tappetino per terra. Mi alzo e non rifaccio il letto. “Micropigrizia” perché non è la procrastinazione naturale che proviamo di fronte a compiti difficili, come iniziare a scrivere la tesi di laurea, ma una banale mancanza di voglia di fare cose semplici.
Devo però ammettere, con enorme orgoglio, che, sebbene stia (5 – con) ancora combattendo con i primi due problemi, sono riuscito a sconfiggere il terzo e sviluppare l'abitudine di rifare il letto tutti i giorni.
Sapete poi cosa c'è? Forse ho una soglia di tolleranza nei confronti del disordine troppo alta. Mi manca un impulso, una sensazione di sufficiente fastidio che mi porti (6) ad agire, che mi spinga (6) a raccogliere gli oggetti sparsi sul divano e metterli al loro posto (o trovargliene uno). Di norma è solamente quando il disordine diventa insostenibile che mi decido ad agire e a riordinare, esasperato dal caos che mi circonda.
Ciononostante, tollerare il disordine non significa che mi piaccia. (2) Nel mio caso anche un livello di disordine medio causa un po' di fastidio e nervosismo.
Chiunque mi conosca (6) da un po' di tempo probabilmente è al corrente di questa mia caratteristica. Quando vivevo con i miei genitori la mia cameretta era il tempio del disordine, con oggetti sparsi dappertutto, letto sfatto, vestiti lasciati a caso in giro. Mia madre ha sempre cercato di trovare un modo per farmi riordinare, un modo che funzionasse (6) e non venisse (6) da me ignorato. Non che fosse (2) facile trovare qualcosa che mi convincesse (6) a cambiare. Le cose sono comunque un po' migliorate con il tempo (anche se sono ancora lontano dall'essere il Marie Kondo del Nord Italia). Non c'è giorno in cui non combatta (6) con le mie vecchie abitudini.
Il disordine non è solo fastidioso da vedere. Causa anche dei problemi pratici ancor più irritanti: non trovare un calzino di quella che in passato era solita essere una coppia, non sapere dove si sia nascosta (4) la maledetta scheda SD della macchina fotografica, non ricordarsi dove cavolo abbia messo (4) (o perso) le chiavi della macchina. Quest'ultimo esempio è molto recente, quindi fa ancora male.
Trovo divertente (per modo di dire) che il mio disordine si estenda (3) anche agli spazi digitali. Penso che il mio desktop attuale sia (3) il più disordinato che esista (6) sulla faccia della terra. Qualcuno di voi ascolta Podcast Italiano da tanto tempo? Per i 10 tra voi, vi ricorderete quanto disordinato e incasinato fosse (4) il mio sito tempo fa e quanto incoerenti tra di loro fossero (4) i nomi che davo agli episodi. Non che adesso sia (2) esattamente un capolavoro, ma un po' meglio almeno sì.
Se estendiamo il discorso dal disordine a quella che ho definito la sua causa, la disorganizzazione, potrei menzionare tutta una serie di altri problemi.
La mia scarsa puntualità è un esempio perfetto. Chiunque abbia avuto (6) a che fare con me sa quanto sia (4) raro che io arrivi (2) puntuale. E questo perché? Perché sono disorganizzato. E perché non trovo le chiavi della macchina, perché sono disordinato (in quanto disorganizzato).
È meglio poi (2) che non vediate l'interno di una mia valigia o di un mio zaino quando devo partire per un viaggio. Sarebbero la valigia o lo zaino più disordinati che abbiate (6) mai visto.
Più volte nella mia vita ho provato ad adottare un sistema di task-managing che mi aiutasse (6) a gestire le cose da fare. Più volte, ammetto, ho fallito. Non so nemmeno io quale sia (5) esattamente la ragione, forse si tratta anche in questo caso di pigrizia. Pigrizia nello scriversi le cose da fare, pigrizia nell'organizzare le proprie attività in progetti, pigrizia nel prendere nota di qualcosa che non voglio dimenticarmi. Più facile fare tutto a caso e improvvisare, vero Davide?
Sembra paradossale, ma a volte capita che io sia (2) pigro anche nel prendere il telefono per aprire l'app delle note e scrivermi di comprare la carta igienica. Poi però non sono mai pigro quando si tratta di aprire YouTube o Instagram.
Comunque sia, (6) due cose mi rincuorano: la prima è che so bene di non essere il solo ad avere questo problema, così come non sono l'unico con una memoria non eccezionale a giudicare dai commenti che mi avete lasciato; la seconda è che comunque mi sembra che il problema pian piano migliori (3) con il tempo. Non penso sia (3) possibile sconfiggere definitivamente le proprie cattive abitudini. Siamo esseri umani, deboli e con scarsa forza di volontà (o almeno io lo sono). È però apprezzando i vantaggi che portano con sé le buone abitudini, rendendosi conto di quanto sia (4) bello avere una valigia organizzata, una stanza in ordine, un posto per ogni oggetto, che magari, forse, così mi hanno detto, si può cambiare.
Se avete una soluzione per me, una strategia che mi possa aiutare (6), scrivetemi. Voglio migliorare. Non è che mi manchino (2) i buoni propositi.
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Questo era l'episodio di oggi. Spero che vi abbia aiutato e spero che questa serie di episodi vi stia aiutando con il congiuntivo. Se avete bisogno di aiuto extra vi ricordo che pubblicherò sul podcast Italiano club un'analisi di tutti i congiuntivi che ho usato in questo episodio.
Ora è il momento di un messaggio audio. Sentiamo la storia di Flavio.
Ciao, Davide, Mi chiamo Flavio e vivo a Brasilia. Ho iniziato ad imparare l'italiano 9 mesi fa. Per imparare, ascolto podcast. Il tuo Podcast Italiano è il mio preferito per te motivi: la parte tecnica (audio e video) è perfetta; parli di cose interessanti; e il tuo accento e dizione sono fantastici. Tutti i podcast italiani parlano di cibo, cultura …
ma il tuo è l'unico che ha parlato di politica italiana, diritti LGBT, Greta e cambiamenti climatici. Queste sono questioni veramente importanti. mia moglie ti odia, perché ascolto Caparezza tutti i giorni. sempre le stesse canzoni, come: una chiave, abiura di me, non me lo posso permettere, mica van Gogh, ti fa stare bene, vengo da la luna, e la preferita delle mie figlie: vieni a ballare in Puglia. anche se in questa canzone ballare significa morire. Non sono ancora un membro del tuo Podcast Italiano Club, ma consiglio sempre il tuo podcast agli amici e nel mondo virtuale. imparare l'italiano non mi è utile, non mi serve, e magari è per questo quei è bello: non è una ragione pragmatica o elementi estrinseci. secondo me, quando parlo italiano, sembra un sogno, una cosa magica, pura fantasia. mi piace davvero tanto.
Che bello Flavio, mi fa molto piacere che per te parlare l'italiano sia una cosa magica, come hai detto tu. Alla fine nelle lingue c'è anche un elemento di magia e di meraviglia ogni tanto, hai ragione. Sono contento che il podcast ti aiuti e sono contento di averti fatto diventare un fan di Caparezza. Grazie per il tuo messaggio e se volete potete mandarmi anche voi dei messaggi audio in cui mi raccontate la vostra storia con l'italiano.
Come sempre un grazie enorme va alle persone che mi fanno donazioni su PayPal e questa settimana ringrazio Alessandro. Grazie a te.
Siamo arrivati alla fine di questo episodio. Probabilmente mi prenderò una pausa dal podcast e da YouTube nel mese di agosto perché ne ho bisogno. In questi mesi ho lavorato davvero molto, il che ha dato i suoi frutti e ne sono contento, e ora mi merito una pausa.
Vi auguro buone vacanze, se le farete, ci risentiamo presto. Alla prossima. Ciao.