Come Finanziare la Tua Start Up, con Anna Amati - YouTube
Ho una grande idea! Lancio una start up e ho bisogno di finanziamenti. E adesso? Dove
vado? A chi li chiedo? Come li chiedo? Tutto questo e molto altro i temi della puntata
di Impact Girl che stai per cominciare a guardare tra pochissimi secondi, prima però ti invito
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Impact Girl, in altre parole, per non perderti mai nemmeno una puntata. Cominciamo!
Ciao a tutti e Benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl, il podcast italiano
dedicato alla crescita professionale tutta al femminile. Oggi ho la fortuna e il privilegio
di essere in compagnia di Anna Amati. Ciao Anna, grazie per essere qui con noi oggi!
A: Ciao ciao a tutti voi, grazie per l'invito! C: Allora Anna, prima di introdurti, perché
hai una una biografia che probabilmente coprirebbe un'ora di registrazione quindi ovviamente
l'ho riassunta, anticipo il tema che affronteremo oggi che è come finanziare il nostro progetto
imprenditoriale, un tema che è estremamente confuso per chi non è addetto ai lavori.
Su Internet si trova tutto e il contrario di tutto. Non sai da dove partire e soprattutto
io ancora non ho capito quando davvero ti serve finanziare un progetto, nel senso che
a volte capita anche di cercare finanziamenti quando le risorse sono a disposizione. Allora
cercheremo di capire in quali scenari andiamo a chiedere un investimento, perché si dovrebbe
chiedere un investimento magari quando abbiamo comunque delle risorse a disposizione, cosa
fare invece quando le risorse scarseggiano e magari facciamo fatica a chiedere aiuto
in questo senso e molti altri aspetti ma prima di entrare nel cuore del nostro tema.. Anna
tu sei Vicepresidente e membro del Consiglio di Amministrazione di Meta Group, che è un'azienda
Internazionale che opera nel settore della innovazione. Sei anche investitrice per Startup
quindi in gel investor, sei Architetto abilitatrice di Innovazione e hai oltre 20 anni di esperienza
per quanto riguarda le politiche di sviluppo economico e i meccanismi alla base dell'innovazione,
sia di imprese che di territori. Come accennavo prima sei mille altre cose, ma tutte queste
saranno messe per iscritto quindi se ragazzi volete conoscere tutto il percorso di Anna
ce l'avrete a disposizione sotto l'episodio. Io non induco oltre perché voglio tuffarmi
subito su quella che è la prima domanda: quali sono Anna gli scenari in cui un'azienda
sceglie o può scegliere di chiedere un finanziamento? A: Grazie, grazie! È un tema molto dibattuto,
è un tema che scoraggia molti, molti giovani, molte donne nell'intraprendere questo percorso
imprenditoriale. Il tema della finanza vuol rappresentare uno degli ingredienti fondamentali
della crescita del passaggio da un'idea a un'impresa e spesso viene etichettata come
andare in banca e prendere un prestito. Il prestito non si riceve perché magari non
si hanno a disposizione immobili o garanzie da parte dei genitori e di altri familiari
o amici o folli, come si dice, e quindi il giovane o la giovane si trovano scoraggiati
nell'intraprendere. Un piccolo aneddoto in cui credo molto, che fa capire il senso anche
poi della ricerca della finanza e che credo forse io stessa, come molti altri imprenditori
che ho conosciuto, quando non ci sono i soldi e lì che nasce e che si fa vedere proprio
lo spirito imprenditoriale. Quindi il primo consiglio, il primo segreto a tutti voi è
di guardarvi un pò dentro e di capire se effettivamente siete in grado di intraprendere
un percorso che vuol dire anche saper attrarre, trovare il modo di avere queste risorse che
chiaramente la maggior parte di noi non ha a disposizione. È proprio lì la differenza.
se vi doveste dire il primo elemento che in questo ruolo di investitrice valuto, cioè
la capacità di partire a prescindere anche dalla finanza di cui disponete. So che è
un discorso scomodo, so che magari molti mi diranno facile a dirlo difficile a farlo ma
credetemi è realmente così. Quando vediamo che spesso si raccontano le storie, le belle
storie delle idee che nascono nei garage e arrivano poi ad essere imprese di successo,
saranno sicuramente molto romanzate ma c'è anche molto del vero. Cioè ci sono persone
che intuiscono un percorso originale per trovare i primi finanziatori e convincerli che la
loro idea è talmente buona da poter essere finanziata. Per cui non demordete, ecco il
primo consiglio nella finanza, sia che andiate in banca, che poi vedremo affrontiate altri
percorsi, se avete veramente l'idea del secolo, la vostra idea del secolo, non potete rinunciare
dicendo e coprendovi soprattutto dietro al fatto “non ho trovato i finanziamenti giusti
se no avrei fatto tanta strada” questo è un primo elemento di mancanza proprio di spirito
imprenditoriale. C: Può essere anche paura Anna? Si può dire
che lo spirito imprenditoriale si acquisisce o ci si nasce?
A: Lo spirito imprenditoriale credo che sia qualcosa che si respiri fin da piccoli e quindi
se uno nasce in un ambiente che è propenso al rischio, alla paura, all'incertezza, al
futuro, a lanciarsi in avventure perché un pò è nel dna familiare o di lodi di chi
ci sta intorno sicuramente si hanno meno difficoltà a crescere e a sperimentare. Però, per esperienza,
insomma e per la nascita anche di tanti percorsi di formazione, di acceleratori, di incubatori
di imprese e di coach, di mentor insomma c'è tutto un mondo che non esisterebbe se non
fosse poi possibile invece trovare anche la forza per prepararsi per affrontare i propri
limiti e acquisire le competenze necessarie. Quindi sì penso che si possa imparare. Si
può imparare anche senza andare nei percorsi di formazione ma con le proprie esperienze.
Quindi un consiglio che do spesso a chi intraprende è di prepararsi per bene, anche qui, è un
discorso di non chiedere agli altri ma essere proattivi e creare, costruirsi un percorso
importante quindi studiare le lingue, andare fuori, fare esperienze, connettersi, avere
relazioni guardare, essere curiosi..insomma avere quello spirito che poi ti permette di
riportare a casa tante di quelle informazioni che messe insieme alla tua idea fanno sì
che poi uno si senta pronto per fare l'imprenditore ecco quindi questi sono i consigli principali.
C: Mi verrebbe da aggiungere anche il superare questa idea che, soprattutto tipica femminile,
non siamo portate, quello che hai accennato all'inizio. Il mondo dei finanziamenti non
è un mondo tipicamente femminile e spesso a livello imprenditoriale abbiamo delle idee,
solo che siamo convinte di non essere tagliate per riuscire a gestirle in maniera ottimale,
a maggior ragione quando dobbiamo chiedere aiuto (altra cosa su cui noi donne non siamo
per niente brave) ma anche proprio capire come funziona un finanziamento pro e contro.
Quindi andare oltre questa idea che appunto siamo nate così e provare ad abbracciare
l'idea che, come dici tu, attraverso lo studio e l'esperienza anche graduale, un passo alla
volta, chiedendo appunto anche a delle figure di riferimento, che ormai magari lo fanno
addirittura di lavoro, provare insomma a imparare quali sono gli step e poi accettare anche
di poter sbagliare. Solo che quando si sbaglia ecco coi finanziamenti..
A: Hai ragione Cecilia, perfettamente. Alle ragazze spesso devo dare, se posso (perché
poi sommare anch'io ho una certa responsabilità nel trasferire informazioni nel dare suggerimenti)
sicuramente quando arrivano da me le ragazze devono fare un percorso in più rispetto agli
uomini di presa di consapevolezza, delle proprie capacità, delle proprie competenze e anche
dello “scotto” diciamo di secoli di diversa interpretazione del ruolo nella società.
E per cui sicuramente siamo meno avvezze al rischio perché magari abbiamo sempre gestito
il budget familiare un certo modo e quindi sappiamo insomma che cosa magari vuol dire
non potersi trovare senza risorse, insomma per far crescere poi la famiglia e così via,
ce ne sarebbero tanti di aneddoti. Io credo che le cose stiano cambiando e stiano cambiando
anche grazie a programmi come il vostro di education un pò trasversale e senza limiti
né di orari né di e quindi insomma ascoltabili da tutti. E credo che sia un percorso lungo.
Mi imbatto spesso in dialettica, diciamo così, anche con il mondo delle istituzioni, chiedendo
a gran voce che possano essere da subito messi anche da percorsi, addirittura dalle elementari,
di educazione imprenditoriale ma educazione anche finanziaria, perché questi sono sono
limiti esclusivamente culturali. Non è che le donne non sappiano gestire i soldi, non
possano prendere decisioni, non siano capaci di gestire il rischio. Non è una questione
di Dna anche perché in altri paesi diversi dal nostro questi problemi non ci sono, altrimenti
sarebbe il contrario. Quindi è chiaro che le donne hanno avuto un ruolo, anche un atteggiamento
molto diverso, molto meno, se vuoi anche superficiale in alcuni momenti, per cui non si buttano
se non sono strapeparate e se non hanno studiato tutto quello che c'era da studiare. Questo
è un grande è un grande limite perché poi insomma invece la realtà va affrontata anche
con una certa leggerezza e si può anche imparare man mano che si affronta un percorso. Però
quello che tu dici è vero cioè c'è una scarsa comprensione del rischio e conoscenza
delle dinamiche economiche finanziarie, che poi alla resa dei conti pesano significativamente
sul fatto di poter solo pensare di intraprendere, nemmeno iniziare l'iniziativa imprenditoriale
e questo insieme ad altri temi caldi sulle donne, ma insomma andremo oltre quello che
ci eravamo prefisse, sicuramente è un elemento, una barriera all'ingresso.
C: Ecco Anna, lo scenario che tu hai nominato all'inizio che forse è anche quello più
tipico, è quello di una start up o qualcuno che ha un'idea, non ha i finanziamenti e va
a cercarli. Vedremo appunto come e perché tra pochissimo. Però c'è anche lo scenario,
che mi è capitato appunto di osservare, anche se non mi ha mai coinvolto direttamente, dove
ha un'attività che comunque genera una certa entrata, costante e prevedibile ma scegli
comunque di coinvolgere degli investitori. Ci aiuti a capire quando e perché, ad esclusione
della situazione in cui è assolutamente necessario ricevere un finanziamento, può avere senso
coinvolgere degli investitori esterni? A: Sì, grazie della domanda perché anche
qua abbiamo fatto dei grandi passi in avanti negli ultimi anni dal decreto Passera in poi
e adesso anche con il nuovo piano nazionale dell'innovazione l'attenzione ha avuto una
risonanza anche importante, quindi è giusto fare un pò di differenze. Non tutti i tipi
di imprese sono “adatte” a ricevere investimenti di quello che si chiama capitale di rischio,
cioè di fondi, quindi di strutture organizzate che gestiscono dei soldi di altri e che vogliono
investire in imprese che sappiano far ritornare importanti i rendimenti economici a chi ha
investito e forme più informali, come possono essere i club di business Angel, piuttosto
che di altri investitori, che sono sempre disposti a investire proprie risorse, non
in immobili, non in qualcosa di fisico ma che decidono di supportare giovani talenti,
giovani spiritualmente ma insomma anche l'età media è tra 35-40 anni in Italia, quindi
non ai giovanissimi, però insomma di dedicare parte delle loro risorse investendo in aziende
e prendendo in cambio delle quote delle aziende che finanziano. Non avendo garanzie se non
la capacità del team dell'imprenditore di arrivare al successo chiaramente questi investitori
sono abbastanza esigenti. In Italia sono pochi, sono tuttora pochi. Se qualcuno vuole approfondire
ci sono veramente tanti argomenti, tanti articoli e tanti ormai dibattiti sul tema però chiaramente
l'elemento importante è che i capitali, quelli che servirebbero per far nascere tante iniziative
imprenditoriali innovative e di successo, da una parte sono pochi, in Italia per lo
meno, poi apro la parentesi c'è sempre un mondo che è in cerca di buone idee su cui
investire e quindi anche qui la capacità degli individui ci sono ragazzi è start up,
imprese insomma che non hanno bisogno di avere mamma Italia che li aiuti ma trovano le finanze
dove sono e sono disposti chiaramente anche a fare sacrifici e andare fuori eccetera..
E poi ci sono dall'altra parte però invece gli investitori che dicono che i soldi ce
l'abbiamo ma non troviamo delle idee abbastanza innovative su cui valga la pena di investire.
Questo è il paradosso che da anni stiamo vivendo. L'investitore e l'investimento che
ne deriva non è uno strumento di sviluppo economico in sé quindi non è un grant un
finanziamento un pò pioggia, che tutti possono ricevere, questo è serio e doveroso sottolinearlo,
ma proprio per la tipicità del tipo di investimento cioè devo riuscire a convincere qualcuno
a darmi i suoi soldi per una cosa che non gli appartiene, è chiaro che è per pochi.
Quindi è per pochi e per poche anche idee o per poche tipologie di impresa. Quindi la
prima cosa da capire “io sono una impresa che può ricevere questo tipo di investimenti?”
Devo avere dei requisiti. Devo avere un modello di business di un certo tipo quindi insomma
in pochi anni raggiungere dei traguardi eccellenti. In termini economici soprattutto devo essere
internazionale, quindi devo essere in grado di avere milioni, se non miliardi di utenti
di clienti e devo basarmi su innovazioni, su tecnologie, su tutta una serie di elementi
che possano essere cosiddette disruptive, quindi possono cambiare il modo di operare
e di vivere di milioni di persone e quindi chiaramente, se ho una qualsiasi attività
commerciale pur florida, che cresce anche diciamo linearmente come qualità e anche
come fatturato e come utili, non per forza ritroverò l'investitore che crede in me,
anzi diciamo sarà molto difficile. Il che non deve scoraggiare. Quindi se uno si fa
questa analisi, si aiuta un pò con con tanti pitch che ci sono per capire e anche tanti
articoli dicono chi ha trovato investimenti o no è capire se effettivamente può rientrare
in questo tipo di categoria, poi il contatto devo dire che è abbastanza facile in Italia
ad oggi. Non lo era assolutamente dieci anni fa ma adesso sarà competizione idee e di
start up open innovation programme, quindi insomma aziende grandi che cercano innovazione
e la cercano all'esterno, quindi cercano start up che abbiano delle soluzioni fatte apposta
già ad acquistare e comprare e inserire nel processo produttivo ce ne sono sempre di più.
Ci sono le università, molte università che hanno introdotto diciamo questo queste
competizioni anche a livello nazionale che valorizzano la conoscenza all'interno all'università.
Quindi anche qua c'è un grande bacino diciamo di possibilità di entrare in contatto e poi
si sono tutti i club. Io faccio parte di IAG, Italian Angels for Growth, che è un network
di Business Angel che ha sede a Milano ma che è aperto per ricevere investimenti da
tutta Italia e ce ne sono tanti altri, cioè club degli investitori a Torino. C'è un club
appena nato di cui faccio sempre parte che investe iniziative solo al femminile, che
è stato promosso da Impact Hub Milano ed Axa, quindi ci sono acceleratori c'è LUISS
ENLABS a Roma, c'è Digital Magics a Milano e Impact Hub per l'innovazione sociale. Poi
sicuramente faccio qualche gaffe.. H Farm nel Veneto. Ci sono acceleratori anche a Napoli,
a Bari. Insomma c'è un bel movimento in Italia e quindi credo che lo sportello a cui chiedere
sia facile trovarlo, ripeto più difficile è avere un'idea che sia talmente convincente
e abbia talmente chiare le potenzialità di mercato che può esprimere il futuro da attrarre
l'attenzione e poi successivamente i soldi di questi business Angel, si cercano un certo
quantità di soldi, quindi si cerca qualche centinaio di migliaia di euro e fondi di venture
capital e interessi se la finanza che si cerca è un pochino più elevata.
C: Ecco a questo proposito ti chiedo.. in realtà continuo ad avere altre domande che
arrivano, però voglio intanto coprire quelle che ci eravamo prefisse. A proposito di quello
che un investitore verifica o guarda prima di scegliere se finanziare un progetto, qualche
caratteristica l'hai già nominata. Poi hai detto anche di non scoraggiarci però a me
quelle caratteristiche che hai detto scoraggiano non poco, quindi deve essere un progetto internazionalizzabile,
che può raggiungere milioni di utenti. Quali possono essere, supponiamo che io comincia,
non lo so, mi viene in mente.. potrebbe essere un progetto editoriale, per esempio, oppure
qualcosa che sia potenziale che però non è un'idea così disruptive, che può cambiare
il mondo ma può comunque avere un impatto nella realtà a me più vicina, che può essere
la realtà italiana oppure addirittura quella più piccolina che può essere la mia realtà
regionale, può essere la realtà europea ma non quella non lo so che va oltre oceano.
Ci sono delle caratteristiche, magari che riguardano degli acceleratori piuttosto che
altri che a cui possiamo guardare con un pochino più di speranza, rispetto ai piccoli progetti?
A: Giusto. Mi sento di dire questo. Io ho fatto un'analisi seria per mettere in condizioni
le persone che vogliano trovare un investitore di essere pronti a farlo. Ma non tutti i business
hanno bisogno di investitori per nascere e per crescere. E questa è la bella notizia,
anzi devo dire la mia esperienza anche per le start up che mi hanno incrociato e con
cui insomma ho condiviso parte della loro vita, dei loro percorsi, dei loro sogni, delle
loro frustrazioni, credo che non possano che darmene atto, dico sempre che è più facile
sicuramente ricevere le porte in faccia che ricevere dei soldi e quindi se tutti gli imprenditori
non fossero partiti ripeto perché qualcuno gli ha detto “no mi spiace la tua idea non
è una buona idea o no no ma non ha le caratteristiche” il mondo non avrebbe imprenditori. Invece
ce ne sono tanti. Quindi ritorno un pò alla mia convinzione iniziale che non bisogna essere
ostinati. Cioè bisogna essere sinceri bisogna anche capire se effettivamente un mercato
per la nostra idea non c'è, ma se siamo sicuri che un mercato, per quel progetto che stiamo
facendo, per quel servizio che abbiamo pensato, per quel prodotto che abbiamo realizzato c'è,
sta solo a noi trovare un modo per portarcelo. Sta solo a noi portarselo.... anzi un altro
pensiero che io che io conservo insomma in tutte queste incontri che faccio è proprio
la semplicità cioè io ho visto che poi alla fine chi ha oltre che aver preso i soldi ma
in generale chi ce l'ha fatta che secondo me è la cosa più importante, e poi qui ricordami
che ti devo dire una cosa, sono proprio le idee semplici. Idee che nascono per risolvere
un problema di tanti milioni di persone o problemi o necessità, perché non sono tutti
i problemi, e che sono sviluppate anche in modo talmente semplice che la solita nonna
può utilizzarlo. Mi viene in mente Instagram che secondo me è una delle no degli esempi
che si possa fare è chiaro che c'è tanta tecnologia dietro ma l'idea in sé cioè di
condividere delle foto con altri appassionati e poi di lì in avanti farla diventare quello
che è diventato, può venire in mente a tutti. Non è che c'è bisogno della laurea in fisica
nucleare per fare una cosa del genere. Quindi ripeto: la differenza tra avere una buona
idea e avere Instagram è un percorso della persona, del team che individua tutta una
serie di strade, di colpi giusti e quindi sa farsi trovare preparato, far incontrare
le persone giuste, sa andare nei luoghi giusti, sa sacrificarsi nei modi giusti, quindi ha
anche un fattore che spesso insomma lo ha aiutato, però ci credo proprio, nel senso
che la fortuna di per sé non aiuta gli imprenditori, sono imprenditori che si fanno trovare pronti
quando c'è l'occasione giusta. C: Quindi hai detto trovare il posto giusto
e le persone giuste possiamo dire che questo implica anche sbattere la testa sui posti
sbagliati e le persone sbagliate, quindi prima hai fatto una lista solo parziale peraltro
di acceleratori che possono sostenere progetti. Qui una persona si trova di fronte a questa
lista dice “ok cosa faccio, mi baso su la tipologia e la caratteristica che magari ciascun
acceleratore a per cui alcuni acceleratori finanze ad un certo tipo di progetto altri
ne finanziano un altro oppure me la gioco sulla prossimità geografica oppure parto
da quello che sembra più facile come dire si è da quello che sembra più facile convincere”...
che criteri utilizzo per orientarmi ed evitare troppi posti sbagliati e persone sbagliate?
A: Mi è capitato non più tardi della settimana scorsa io sono umbra e quindi l'Umbria non
è proprio sulla mappa geografica dell'innovazione magari dei luoghi sacri, del buon cibo e del
buon vino però su questo insomma stiamo stiamo lavorando e ci abbiamo imprenditori successo
sappiamo Brunello Cucinelli insomma ci abbiamo le nostre le nostre chicche, però sicuramente
i ragazzi che vivono in Umbria o che vivono a Perugia o a Terni, non hanno le opportunità
che hanno i ragazzi che vivono a Milano, questo insomma questo è ovvio. Io stando la metà
della settimana a Milano sono in grado di accorgermi delle differenze e delle sollecitazioni
dell'opportunità. Quindi è chiaro che da un lato c'è un ruolo che deve rivestire la
parte più istituzionale del paese se vuoi, di rendere queste opportunità sempre più,
sempre più capillarmente nei vari nei vari territori. E non dico solo Nord – Sud, sarebbe
limitativo. Cioè se voi andate nella provincia di Treviso, in un paesino sparso a 10(0) chilometri
di distanza da Treviso è la stessa situazione che si vive magari insomma in un paesino vicino
a Terni o nel paesino vicino a Palermo quindi è un concetto diverso. Dove sono gli hub
dell'innovazione. A tutti quelli che non abitano che non hanno la fortuna di poter abitare
nei luoghi, dove si respira un pò questo clima di innovazione e che sono molto pochi
in Italia, consiglio di utilizzare il web. Quello che a me sembra assurdo è che nel
periodo della massima diffusione del nella storia dell'uomo di un strumento che permette
di mettere in rete miliardi di persone, c'è un isolamento e un aumento della distanza
tra la campagna e la città, mi verrebbe di dire, quindi tra zone periferiche e le zone
centrali. E questo è solo il digitale che può ridurre, quindi facendo tutti possono
accedere a YouTube, tutti possono andare a vedere un Webinar, c'è una democratizzazione
del sapere cioè il mith che lascia tutto aperto, tutta una serie di corsi online, per
esempio, per formarsi in maniera gratuita. Quindi diciamo che non ci sono più scuse
per non avere gli strumenti, ci vorrebbe solo forse un pò di testimonianze, di contaminazione.
Io lo dico spesso adesso insomma non Alessandro Fusacchia che era il capo gabinetto del miur
un po di anni fa spesso ridevo ma insomma ho proposto varie volte di pensare a dei percorsi
e delle gite scolastiche insomma queste uscite educative, che non fossero sempre insomma
nelle bellezze per carità di ravenna dei mosaici che devono seguitare, non vorrei diciamo
poi ricadere nel far diventare ignoranti diciamo i ragazzi italiani. Però insomma andare a
vedere un luogo come l'Olivetti raccontare una storia di successo italiana oppure entrare
in un acceleratore di impresa che è collegato magari con la Silicon Valley e fare fare un
gemellaggio. Cioè insomma ecco ci sono cose che non ci vorrebbe molto a fare, se uno volesse
farle. Quindi c'è questo aspetto che sicuramente non dipende dal singolo ma ci sono ripeto
con il web la responsabilità del successo delle nostre azioni dipende anche molto da
noi. Quindi non ci sono scuse, c'è la Ryanair che ancora con 30-40 euro quindi poco più
di una pizza e di una birra di un weekend, diciamo così ti permette di entrare a contatto
in contatto con con posti invece dove dove dovresti andare per capire se il tuo business
successo oppure no per incontrare persone quindi è un po un atteggiamento che va che
va che va modificato che va insomma diciamo anche qua un po stimolato perché le cose
accadano ecco io quello che vedo e che lo vedo anche io ho tre figli insomma tutti universitari
che chiaramente non ne possono più di start up innovazione, scappano da tutte le parti.
Però ho cercato di prendere loro come cavia proprio per capire quanto distante fosse queste
queste nuove generazioni di ventenni da quello che noi stiamo cercando di costruire anche
e soprattutto per loro, devo dire, e c'è tanta distanza, c'è tanto ancora voler vivere
con la spensieratezza anche giusta di 20 anni un'età di non preoccuparsi, di non doversi
connettere per forza, di non dover prendere esempio, di non doversi impegnare però insomma
è a 20-21 anni ripeto se uno vuole perseguire questa strada ci sono esempi di stra successo
quindi non è che sono giovani secondo me quando uno dice no che sono sono sono piccoli
insomma sono non lo sono. A vent'anni, 20-25 anni puoi decidere bene il tuo futuro e il
futuro spesso dipende da te. C: Assolutamente! Hai parlato di Web. Ora
ci sono varie forme di finanziamenti, estremamente confuse per quanto mi riguarda, perchè veramente
si parla di, non lo so un investimento che appunto è l'Angel Investment, poi c'è la
JV quindi JV sta per Joint Ventures poi ci sono i Silent Partners. Poi c'è il Crowdfunding,
che sembra invece dare accesso a chiunque, ai finanziamenti che desidera. Aiutarci a
fare un po di chiarezza. Se non so quale investimento voglio e che tipo di coinvolgimento dell'investitore
io voglio è difficile che io riesca a capire qual è la strada migliore per procedere,
giusto? A: Giusto. Ripeto, riprendiamo un pezzettino
di quanto abbiamo detto prima. Io ho un'idea, secondo me l'idea del secolo. Nessuno ce l'ha
mai avuta così bella, così come l'ho pensata io e non esistono altre cose uguali eccetera
eccetera. Tutte le cose che abitualmente nei primi tre minuti ci dicono spesso nelle persone
che arrivano con il loro il loro pitch ben preparato.. Che accade lì,ripeto, la risposta
degli investitori il più delle volte è no. Allora mettiamo.. non prendiamo i fortunati,
perché se la risposta è sì, si aprono due scenari, anzi forse prendiamolo come binario.
La risposta è si, la risposta è sì, ci è piaciuta la tua idea, ma soprattutto ci
è piaciuto il tuo team come imprenditore insomma le tue caratteristiche, il tuo background,
la tua capacità di pensare in grande eccetera, la tua esperienza.. e quindi decido di darti
dei soldi in cambio di quote. Adesso semplifico molto il discorso. Bene, intraprendiamo un
percorso insieme. L'investitore ha tutte le volontà che questa storia abbia successo,
per non bruciare i suoi soldi, perché insomma se poi l'impresa va male e l'investitore non
è riavrà il suo capitale indietro, quindi cosa può accadere?
Può accadere che, cosa anzi che succede molto molto spesso, questo è un primo passo.. aver
trovato i soldi era questa la cosa che ti volevo dire che ti volevo ricordare di dirmi,
non vuol dire purtroppo ahimé avere successo, perlomeno nell'accezione che è successo deve
avere per me, per un imprenditore. Quindi quando si leggono anche tanti articoli sui
giornali “ah grande successo di questo gruppo di start up per che hanno ricevuti investimenti
per 10-12 milioni ...” chiaro che sono stati bravi a coinvolgere altri a far credere nel
sogno insomma collettivo, ma il mercato è un'altra cosa cioè per me un impresa è un'impresa
se vende un prodotto un servizio a qualcuno e quindi su questo si aprono degli scenari
che possono essere coadiuvati dalla finanza che uno è riuscito a trovare quindi è chiaro
che ho trovato un milione di euro per fare una campagna di marketing avrò un milione
di euro a disposizione e farò una campagna di marketing di un certo tipo. Se non ce li
ho coi soldi devo fare un'azione molto più piccola molto più “hand made” quindi
questo è chiaro che il processo viene accelerato e viene facilitato. Ma i soldi finiscono cioè
se non c'è un prodotto dietro i soldi degli investitori finiscono se non c'è la capacità
di portare quel prodotto sul mercato e di conquistare la fetta di mercato che uno pensava
di dover conquistare, i soldi finiscono e se finisce la cassa, e questo capita dopo
2-3 anni perché i piani di business che uno aveva ipotizzato nel famoso business plan
qui si aprirebbe un altro discorso che un'altra puntata forse affronteremo, però se finiscono
quei soldi l'impresa deve chiudere se non ne trova altri. Perché se non entrano “incassi”
cioè se non entrano soldi per la vendita dei prodotti perché ancora uno magari lo
sta sviluppando sta facendo ancora prototipo sta facendo il testing e ha calcolato però
male le risorse che servivano, si trova in un mare di guai perché non riesce a trovare
altri investitori sempre più raramente perché dici dopo tutti quei soldi che ha investito
dovevi arrivare qui non ci sei arrivato perché ti dovrei finanziare io oltre un ulteriore
sviluppo senza garanzia. Non hai ancora raggiunto il mercato quindi i clienti dicono io non
te lo compro il prodotto così se non ha queste caratteristiche, se non ha questa affidabilità,
se non ha questa certificazione e così via quindi molte delle imprese quindi quando si
dice che c'è un write off quindi insomma che è andato male l'investimento vuol dire
questo che abbiamo scommesso su un team che non è stato in grado di gestire l'impresa
in maniera diciamo con successo e in più che non siamo riusciti a trovare la giusta
finanza per continuare a farla crescere. Questo è uno dei degli esempi anche più cogenti
che abbiamo avuto nel periodo perché anche anche noi siamo come investitori, in start
up, abbiamo fatto i nostri errori nel non valutare di tenerci un pò di soldi per quelli
che si dicono i “secondi round”. Quindi io ti do dei soldi tu fai quello che dovevi
fare, non riusciamo comunque ad avere il successo auspicato sul mercato, ci servirebbero altri
soldi. Se non li troviamo sul mercato e non li abbiamo noi, e anche lì si apre una crisi
che porta poi alla chiusura della startup. Quindi anche qua, non è che voglio spaventare
ma aver essere menzionati su un giornale per aver trovato 8 milioni 10 milioni 3 milioni
un milione eccetera, non vuol dire aver fatto una exit di qualche milione se non decina
di milioni di euro della propria startup. Se dovessimo indicare il successo di una startup
lo indichiamo in quel modo oppure lo indichiamo con la crescita di un fatturato, chiaramente
insomma di un utile collegato esponenziale, per cui non siamo ancora arrivati al regime
ma la nostra azienda ha il primo hanno venduto dieci prodotti, il secondo anno ne ha venduti
10.000, adesso per dico per dire cioè degli indicatori che ti dicano stiamo andando molto
bene il mercato questo cielo ce lo riconosce. Quindi questo e se le cose vanno bene, se
troviamo la finanza ne dobbiamo probabilmente trovare altra subito dopo. Quindi è un'altra
delle cose che mentre si sviluppa il prodotto si deve già pensare alla finanza successiva
e qui in Italia abbiamo fatto dei passi in avanti. Ci sono adesso diversi fondi di venture
capital che stanno crescendo anche nella capacità di investimento. Ci sono dei fondi esteri
che guardano con attenzione le nostre start up per questi famosi round successivi. Quindi
devo dire che è una finanza di elite se volete non elite nobiliare ma di elite meritocratica,
quindi chi si merita riesce anche a scalare vette più alte però è un percorso che fino
a che uno non arriva a una prova di mercato insomma di successo non è mai finita. Dicevo
prima, poi se invece la porta dell'investitore si chiude non si apre prima di tutto non bisogna
disperare, appunto, perché magari ripeto dopo una cosa dopo una delusione c'è sempre
in genere una voglia di riscatto e quindi si trovano altre formule. Io consiglio anche
tante persone a non seguire le mode e anche a utilizzare degli strumenti che possono essere
magari meno “fighi” se vogliamo usare questa espressione però invece hanno aiutato
anche Meta Group per esempio a partire 25 anni fa. C'erano dei prestiti che la regione
dava mi sembra fossero 25 milioni di lire adesso insomma non ricordo più, però insomma
noi da giovani laureati insomma un po in cerca di un posto nel mondo siamo partiti così.
Anche cercare di trovare bandi con piccoli grant come per esempio adesso la regione Lazio,
mi dispiace per chi non abita nel Lazio, però ci sono anche le altre regioni, sicuramente
insomma ecco chiedere in regione e nei vari sportelli insomma per l'impresa in camera
di commercio insomma, tante volte non si conoscono ma l'opportunità ci sono. La regione Lazio
ha lanciato tantissime iniziative per le donne per i giovani, forse quelli in più svantaggiati
sono gli uomini diciamo sopra i 35 anni, che ti permettono di così di prendere confidenza,
di sviluppare un pochino meglio la tua idea, di capire se è un'idea tradizionale tra virgolette
un'idea che può scalare, quindi insomma può raggiungere mete più ambiziose, e se tu sei
un imprenditore che vuole essere ambizioso o se invece sarà un imprenditore che vuole
concedersi anche tante altre cose nella vita, perché poi anche questo, apriremo l'altro
filone su chi vuoi essere da grande, però io la faccio sempre a domanda. Cioè è inutile
che intraprendiamo un percorso con un investitore se tu poi vuoi vivere un altro tipo di vita
e spesso la si vuole vivere e quindi insomma se si è preso impone una morsa nella spirale
dover dimostrare di essere di nuovo il noi lo start upper dell'anno ma magari a uno piace
andare in barca a vela o non so andare in Canada fare una camminata in montagna, con
molta più frequenza di quanto poi invece la vita da startupper ti permetta. Quindi
insomma, con cautela avvicinarsi anche a questo mondo, preferire per iniziare dei bandi meno
aggressivi come molto spesso quasi tutte le regioni ma c'è Invitalia con tutti i limiti
che magari mi vengono raccontati sui tempi della burocrazia, per carità però, insomma,
ci sono agevolazioni adesso c'è il “Resto al Sud” per i giovani, non ne conosco i
dettagli però so che insomma.. c'è anche un bando sull'imprenditoria femminile giovane
sotto i 35 anni sempre di Invitalia che è ancora aperto, che non saranno perfetti, però
insomma non sono nemmeno rischiosi, ecco. Quindi se uno vuole annusare un pò questi
percorsi lo può fare anche in maniera un pochino più soft per poi perché non lanciarsi
in avventure più spericolate. C: Torniamo allo scenario in cui ho molta
probabilità di ricevere questo finanziamento. Una volta che l'investitore entra a far parte
del mio contesto imprenditoriale ha il diritto di dirmi come dovrei fare certe cose? Cioè
quanto influenza poi la mia libertà d'azione perché magari si accorge appunto che io sto
dilapidando tutto e non sto seguendo il percorso giusto, può fare qualcosa, non può fare
nulla, dipende dai modelli, come funziona? A: Certo certo, questo è stato sempre anche
il problema non solo per le start up ma delle piccole e medie imprese italiane, cioè il
fatto di essere e voler rimanere imprese familiari sottende il fatto che avere un investitore
esterno che miri chiaramente a far crescere azienda in un certo modo pone dei limiti,
dei limiti o dei vantaggi però insomma di trasparenza, di ufficialità, di organizzazione,
di metodologie e procedure di un certo tipo. Quindi quando uno diciamo firma una lettera
d'intenti con con un investitore sono mettiamo il caso che uno abbia trovato un angelo un
business angel che vuole investire in genere si firma una prima lettera che sono due paginette
in cui si regolano i rapporti, gli argomenti, gli articoli principali e quindi insomma si
stringe un primo patto che chiaramente non è preciso poi come sarà invece l'atto successivo
che è quello insomma proprio dell'investimento, dell'accordo di investimento. Per cui è chiaro