Il nuovo vescovo di Milano (383-392) - Ep. 19 (3)
Giustina, Galla e Teodosio
Come sa chi ha letto Dune, il treppiede è la più instabile struttura politica: la spartizione dell'impero non poteva durare. Magno Massimo era un lontano parente di Teodosio e aveva forse sperato di dividere l'impero solo con lui. Inoltre Magno Massimo sapeva che Valentiniano o la sua corte per conto suo avrebbero chiesto il governo dell'intero occidente una volta che questi avesse raggiunta la maggiore età. Massimo decise di anticipare i tempi e nel 387 mosse per attaccare e sconfiggere la corte di Milano. Giustina e Valentiniano fuggirono ad Aquileia e poi di lì si imbarcarono per raggiungere Teodosio. Ambrogio invece restò a Milano e accolse Magno Massimo nella capitale dell'Occidente.
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Giustina non era però spacciata: oh no. Non lei, moglie di due imperatori e madre di uno. Si presentò da Teodosio e iniziò a negoziare il suo intervento contro Magno Massimo. Le nostre fonti di nuovo ci raccontano storie credo prive di fondamento: Orosio e Zosimo sostengono che Teodosio pianificasse già dal 383 di rovesciare Massimo. Eppure Teodosio non fece nulla a riguardo per tre anni e fece perfino costruire delle statue dell'imperatore occidentale nella sua parte dell'Impero: personalmente non credo che Teodosio avesse alcuna intenzione di andare in guerra con suo cugino senza un buon motivo.
Fu Giustina a dargli il buon motivo. L'imperatrice aveva ancora un asset da vendere: sua figlia Galla, ovvero la sorella di Valentiniano II. Teodosio era da poco vedovo, aveva solo un figlio maschio e la sua autorità a governare derivava dall'essere stato nominato da Graziano, ora discreditato. Se Teodosio voleva consolidare il suo potere doveva unire il suo nome e la sua famiglia a quella della dinastia imperiale di Valentiniano I. Teodosio era però un cattolico convinto e chiese un prezzo per il suo appoggio alla causa di Giustina: Valentiniano II si sarebbe convertito alla religione cattolica e Giustina avrebbe smesso di sostenere l'arianesimo. Era un accordo accettabile per Giustina e Il patto fu firmato. Ovviamente Zosimo – il nostro storico pagano nemico dei cristiani – ci dice solo che Teodosio alla vista di Galla fu preso da lascivia incontrollabile e fece di tutto per metterla nel suo letto. Orosio invece sostiene che Teodosio agì solo di suo buon cuore. Credo che la mia versione sia un po' più attendibile.
Guerra civile
Nel 388 Teodosio inviò le sue armate in Italia attraverso i Balcani: si trattava del suo nuovo Comitatus orientale, composto in gran parte da Goti arruolatisi nell'esercito romano. L'esercito “regolare” era poi affiancato dai Goti Tervingi: la tribù in quanto nazione si unì a Teodosio nella prima campagna al fianco dei Romani. Teodosio inviò una colonna al comando di Arbogast attraverso l'Austria e la Svizzera in Gallia, una flotta al comando teorico di Valentiniano II verso Roma e si mise in testa alla colonna principale che avrebbe affrontato Magno Massimo in Italia.
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Magno Massimo tentò di corrompere i Goti Tervingi a tradire Teodosio con un pagamento consistente di denaro ma i suoi emissari furono scovati e catturati. Poi tergiversò quando venne a contatto con Teodosio sul fiume della Sava, nella moderna Croazia, rifiutando di venire a battaglia. Teodosio diede ordine di attraversare il fiume e le sue truppe di esperti guerrieri Goti, pur in inferiorità numerica, riuscirono ad attraversare il fiume e sconfiggere il nemico che si diede alla fuga. Magno Massimo si rifugiò ad Aquileia, la grande fortezza a guardia dell'Italia, ma fu subito assediato. La guarnigione disertò, incatenò Magno Massimo e lo consegnò, con i loro migliori complimenti, a Teodosio. Massimo fu messo immediatamente a morte. Magno Massimo morì il 28 luglio del 388: l'intera, fulminea campagna era durata appena due mesi. Giustina non visse però per vedere i frutti delle sue tribolazioni e morì quello stesso anno.
Teodosio fece il suo ingresso trionfale a Milano e poi non poté trattenersi dal celebrare, nel 389, un trionfo a Roma, l'antica capitale e tuttora la sua più grande metropoli. Teodosio condivideva formalmente il regno con Valentiniano II ma non c'era di nuovo nessun dubbio su chi fosse in comando. Teodosio passò due anni a Milano per sistemare la corte occidentale: installò suoi uomini fidati in tutte le posizioni chiave e nominò un nuovo Magister Equitum per l'occidente: la sua scelta cadde su Abrogast che – come è ovvio dal nome – era un cittadino romano ma di chiaro sangue Franco. I soldati della frontiera renana erano anch'essi in maggioranza di etnia franca, installare uno dei loro a capo dell'esercito parve sicuramente una scelta ragionevole a Teodosio. Va da sé che Abrogast sarebbe anche stato il supremo comandante de facto di tutto l'occidente, con Valentiniano II nell'ahimè per lui consueto ruolo di imperatore da parata.
Sistemate le cose a dovere, nel 391 Teodosio se ne tornò in oriente che era rimasto tranquillo grazie all'accordo che Teodosio aveva raggiunto nel 386 con i Persiani: gli eredi di Shapur erano stanchi delle guerre e Teodosio aveva meglio da fare: Romani e Persiani decisero di dividersi tra loro l'Armenia, con i Persiani a fare la parte del leone. La pace aveva retto e continuò a reggere per molti anni. In controllo totale della situazione orientale, in pace con i Persiani, risolto il problema dei Goti e con un uomo fidato in occidente a tenere sotto controllo il giovane Valentiniano II Teodosio poteva ritenersi genuinamente soddisfatto e fiducioso per il futuro. Dal nulla era diventato il padrone del mondo Romano. Cosa mai sarebbe potuto andare storto?
Qualcosa va storto
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Eppure nel maggio del 392, neanche un anno dopo, qualcosa andò storto: era arrivato un messaggero dall'occidente. Valentiniano II era morto. Abrogast aveva nominato un nuovo imperatore-fantoccio che era persino, orrore degli orrori, un filopagano. Il mestiere di imperatore del Tardo Impero non permette un attimo di tranquillità e di riposo. Teodosio, per l'ultima volta, avrebbe dovuto indossare la sua armatura per combattere una guerra civile e questa volta non si sarebbe trattata di una passeggiata.
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