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Yourcenar - Memorie di Adriano, 1. ANIMULA VAGULA BLANDULA (3)

1. ANIMULA VAGULA BLANDULA (3)

Confesso che la ragione si smarrisce di fronte al prodigio dell'amore, strana ossessione che fa sì che questa stessa carne, della quale ci curiamo tanto poco quando costituisce il nostro corpo, preoccupandoci unicamente di lavarla, di nutrirla, e fin dov'è possibile - d'impedirle che soffra, possa ispirarci una così travolgente sete di carezze sol perchè è animata da una individualità diversa dalla nostra, e perchè è dotata più o meno di certi attributi di bellezza su i quali, del resto, anche i giudici migliori son discordi. Di fronte all'amore, la logica umana è impotente, come in presenza delle rivelazioni dei Misteri: non s'è ingannata la tradizione popolare, che ha sempre ravvisato nell'amore una forma di iniziazione, uno dei punti ove il segreto e sacro s'incontrano. E per un altro aspetto ancora, l'espressione sensuale si può paragonare ai Misteri, in quanto il primo contatto appare al non iniziato un rito più o meno pauroso, violentemente diverso dalle funzioni consuete del sonno, del bere e del mangiare, oggetto di scherno, di vergogna o di terrore. L'amore, non altrimenti della danza delle Menadi e del delirante furore dei Coribanti, ci trascina in un universo insolito, ove in altri momenti è vietato avventurarci, e dove cessiamo di orientarci non appena l'ardore si spegne e il piacere si placa. Avvinto al corpo amato come un crocifisso alla sua croce, ho appreso sulla vita segreti che ormai si dileguano nei ricordi, per opera di quella stessa legge che impone al convalescente guarito di dimenticare le verità misteriose del suo male; al prigioniero, una volta libero, di obliare la tortura, e al trionfatore la gloria, quando l'ebbrezza del trionfo è svanita.

A volte, ho sognato di elaborare un sistema di conoscenza umana basato sull'EROTICA: una teoria del contatto, nella quale il mistero e la dignità altrui consisterebbero appunto nell'offrire al nostro IO questo punto di riferimento d'un mondo diverso. In questa filosofia, la voluttà rappresenterebbe una forma più completa, ma anche più caratterizzata dei contatti con l'ALTRO, una tecnica in più messa al servizio della conoscenza del non IO. Anche nei rapporti più alieni dai sensi, l'emozione sorge o si attua proprio nel contatto: la mano ripugnante di quella vecchia che mi sottopone una supplica, la fronte madida di mio padre nei suoi ultimi istanti, la piaga detersa di un ferito, persino i rapporti più intellettuali o più anodini si istituiscono attraverso questo sistema di segnali del corpo: il lampo d'intesa che illumina lo sguardo del tribuno al quale si spieghi una manovra prima della battaglia, il saluto impersonale d'un subalterno che al nostro passaggio s'immobilizza in un atteggiamento di obbedienza, lo sguardo amichevole d'uno schiavo che ringrazio per avermi portato un vassoio, l'espressione da intenditore d'un vecchio amico davanti al dono d'un cammeo greco. Con la maggior parte degli esseri umani, i più lievi, i più superficiali di questi contatti bastano, o persino superano l'attesa; ma se essi si ripetono, si moltiplicano attorno a un unico essere sino ad avvolgerlo interamente; se ogni particella d'un corpo umano si impregna per noi di tanti significati conturbanti quante sono le fattezze del suo volto; se un essere solo, anziché ispirarci tutt'al più irritazione, piacere o noia, ci insegue come una musica e ci tormenta come un problema, se trascorre dagli estremi confini al centro del nostro universo, e infine ci diviene più indispensabile che noi stessi, ecco verificarsi il prodigio sorprendente, nel quale ravviso ben più uno sconfinamento dello spirito nella carne che un mero divertimento di quest'ultima.

Opinioni come queste sull'amore possono indurre a una carriera di seduttore. Se non l'ho seguita, senza dubbio dipende dal fatto che mi son dedicato a cose diverse, se non migliori. Una carriera del genere, in mancanza d'estro, richiede una serie di attenzioni, persino di stratagemmi, per i quali non mi sentivo portato. Tendere insidie sempre eguali, percorrere la solita strada, che si limita a perpetui approcci, e alla quale la conquista segna il traguardo, son cose che mi hanno tediato. La tecnica del vero seduttore esige, nel passaggio da un soggetto a un altro, una disinvoltura, un'indifferenza che io non provo e che, comunque perdevo prima di abbandonarle intenzionalmente: non ho mai compreso come si possa essere sazio di un essere umano. La molteplicità delle conquiste contrasta con il desiderio di enumerare esattamente le ricchezze che ogni nuovo amore ci reca, di osservarlo mentre si trasforma; fors'anche, mentre invecchia.

Un tempo, ho creduto che un certo gusto per la bellezza avrebbe surrogato in me la virtù, e avrebbe saputo immunizzarmi dalle tentazioni troppo volgari. M'ingannavo. Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d'oro che scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro dell'intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni. Per un uomo di gusto, poi, l'ostacolo più grave consiste nel fatto di occupare una posizione preminente, che implica ineluttabilmente il rischio dell'adulazione e della menzogna. Il pensiero che in mia presenza qualcuno snaturi, sia pure di un'ombra, l'esser suo, può giungere a farmelo compiangere, disprezzare, odiare persino. Ho sofferto di questi inconvenienti della mia fortuna come un povero di quelli della sua miseria. Ancora un passo, e avrei accettato la finzione che consiste nel pretendere di sedurre, quando si sa bene che ci si impone: ma di qui si comincia a esser nauseati, o forse imbecilli. Si finirebbe per preferire agli accorgimenti leggeri della seduzione le verità brutali della dissolutezza se anche qui non regnasse la menzogna. Sono pronto ad ammettere che la prostituzione non sia che un'arte, alla stessa stregua del massaggio e della pettinatura, ma mi riesce già difficile andare di buon grado dal barbiere o dal massaggiatore. Non ci sono al mondo persone più volgari dei nostri complici. L'occhiata obliqua dell'oste che mi riserva il vino migliore, e per conseguenza ne priva qualcun altro, bastava già, nei giorni della mia giovinezza, a ispirarmi un profondo disgusto per gli svaghi di Roma. Non mi piace che un essere umano ritenga di conoscer già il mio desiderio, prevederlo, adattarsi meccanicamente a quella che suppone la mia scelta: l'immagine bassa e deforme di me stesso, che mi offre un altro in quei momenti, mi farebbe preferire i tristi effetti dell'ascetismo. Se la leggenda non ha esagerato gli eccessi di Nerone e le ricerche sapienti di Tiberio, quei voraci consumatori di piaceri dovevano avere sensi molto inerti per andar cercando apparati così complicati, e uno straordinario disprezzo degli uomini per tollerare che si ridesse o si abusasse di loro fino a quel punto. E tuttavia, se ho quasi rinunciato a queste forme troppo meccaniche del piacere, o almeno non mi sono spinto molto avanti, lo devo più alla mia buona sorte che a una virtù che non sa resistere a nulla. Potrei ricadervi, ora che invecchio, come in una sregolatezza qualunque, o nel tedio. La malattia, la morte ormai imminente, mi salveranno forse dalla ripetizione monotona degli stessi gesti; e come il compitare stentato d'una lezione imparata a memoria.

Di tutti i piaceri che lentamente mi abbandonano, uno dei più preziosi, e più comuni al tempo stesso, è il sonno. Chi dorme poco o male, sostenuto da molti guanciali, ha tutto l'agio per meditare su questa voluttà particolare. Ammetto che il sonno perfetto è quasi necessariamente un'appendice dell'amore: come un riposo riverberato, riflesso in due corpi. Ma qui m'interessa quel particolare mistero del sonno, goduto per se stesso, quel tuffo inevitabile nel quale l'uomo, ignudo, solo, inerme, s'avventura ogni sera in un oceano, nel quale ogni cosa muta - i colori, la densità delle cose, persino il ritmo del respiro, un oceano nel quale ci vengono incontro i morti. Nel sonno, una cosa ci rassicura, ed è il fatto di uscirne, e di uscirne immutati, dato che una proibizione bizzarra c'impedisce di riportare con noi il residuo esatto dei nostri sogni. Ci rassicura altresì il fatto che il sonno ci guarisce dalla stanchezza; ma ce ne guarisce temporaneamente, e mediante il procedimento più radicale riuscendo a fare che non siamo più. Qui, come in altre cose, il piacere e l'arte consistono nell'abbandonarsi deliberatamente a quest'incoscienza felice, nell'accettare di esser sottilmente più deboli, più pesanti, più leggeri, più vaghi dell'esser nostro. Tornerò in seguito sulla popolazione prodigiosa dei sogni: preferisco parlare di certe esperienze di sonno puro, di puro risveglio, che confinano con la morte e la risurrezione. Cerco di riafferrare la sensazione precisa di certi sonni fulminei dell'adolescenza, quando si piombava addormentati sui libri, ancora vestiti, e dalla matematica o dal diritto si era trasportati d'un tratto entro un sonno duro e compatto, denso di energie potenziali, tanto che vi si assaporava, per così dire, il senso puro dell'essere attraverso le palpebre chiuse. Evoco i sonni repentini sulla nuda terra, nella foresta, dopo estenuanti battute di caccia: mi destava l'abbaiare dei cani, o le loro zampe ritte sul mio petto. Era un'eclissi così totale che, ogni volta, avrei potuto ridestarmi diverso, e mi sorprendevo - mi dolevo, a volte - della disposizione rigorosa che mi riconduceva da così lontano nell'angusta particella di umanità che è la mia. In che cosa consistono le caratteristiche alle quali teniamo di più, se contano così poco per chi dorme, e se per un istante, prima di rientrare di malavoglia nel mio guscio di Adriano, giungevo ad assaporare quasi coscientemente quell'uomo vuoto di sè, quell'esistenza senza passato?

D'altro canto, anche la malattia e l'età hanno i loro aspetti straordinari, e ricevono dal sonno altri favori, sotto altre forme: circa un anno fa, dopo una giornata particolarmente estenuante, a Roma, ho avuto uno di quei riposi in cui la spossatezza ha operato gli stessi miracoli, o meglio, altri miracoli, che le riserve inesauste d'altri tempi. Vado raramente in città, ormai; e, quando ci vado, cerco di sbrigare più cose che posso. Avevo avuto una giornata sgradevole, densa: una seduta in Senato, una in tribunale, e una discussione interminabile con uno dei questori; e infine, una cerimonia religiosa che non fu possibile abbreviare, sotto la pioggia. Avevo predisposto io stesso, una dopo l'altra, queste attività differenti, per lasciare il minor tempo possibile, negli intervalli, agli importuni e agli adulatori. Tornai a cavallo: fu una delle ultime volte. Rientrai in Villa depresso, accasciato, infreddolito come si può esserlo solo quando il sangue sembra fermare il suo corso, e non agisce più nelle arterie. Celere e Cabria si prodigavano intorno a me, ma le premure possono stancare, anche se sincere. Mi chiusi in camera, ingoiai poche cucchiaiate di brodo caldo, che preparai da me, non per sospetto - tutt'altro - come si immagina, ma perchè così mi concedo il lusso d'esser solo. Mi misi a letto; il sonno pareva tanto lontano quanto la salute, la giovinezza, il vigore. Mi addormentai.

La clessidra mi provò che avevo dormito appena un'ora; un breve momento di abbandono totale, all'età mia, equivale ai sonni che in altri tempi duravano quanto impiegano gli astri a compiere per metà il loro percorso. Il tempo ormai si misura per me in unità molto più brevi. Ma era bastata un'ora sola per compiere l'umile e sorprendente prodigio: il calore del sangue mi riscaldava le mani; il cuore, i polmoni avevano ripreso a operare, quasi di buona lena; la vita fluiva come una fonte non molto copiosa, ma sicura. In così breve lasso di tempo, il sonno m'aveva fatto ricuperare il dispendio dovuto all'attività, con la stessa imparzialità con la quale avrebbe riparato gli eccessi del vizio. La divinità di questo grande donatore di ristoro consiste nell'operare i suoi benefici su chi dorme senza tener conto della sua persona, come l'acqua ricca di poteri terapeutici non si dà alcuna pena di sapere chi beve alla sorgente.

Ma ci occupiamo tanto poco di un fenomeno che assorbe almeno un terzo dell'esistenza di ognuno di noi perchè è necessaria una certa dose di modestia per apprezzarne i doni: Caio Caligola e Aristide il giusto si equivalgono nel sonno. Io depongo i miei vani e pomposi privilegi, non mi distinguo più dal guardiano negro che dorme di traverso davanti alla mia porta. Che cos'è l'insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue, il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni? L'uomo che non dorme - da qualche mese a questa parte ho fin troppe occasioni di constatarlo su me stesso - si rifiuta più o meno consapevolmente di affidarsi al flusso delle cose. Fratello della morte... S'ingannava, Isocrate, e la sua frase non è altro che l'iperbole d'un retore. Comincio a conoscerla, la morte: essa cela altri segreti, ben più estranei alla nostra attuale condizione di uomini. E tuttavia, questi misteri di assenza, di oblio parziale sono così intricati e profondi che avvertiamo distintamente la sorgente chiara e quella oscura confluire chissà dove. Non mi è mai piaciuto guardare le persone che amavo mentre dormivano: si riposavano di me, lo so bene; mi sfuggivano, anche. E non c'è uomo che non provi vergogna del proprio viso, guasto dal sonno. Quante volte, levandomi alle prime ore del mattino per studiare o per leggere, ho riordinato con le mie mani quei guanciali spiegazzati, quelle coperte in disordine, testimonianze quasi turpi dei nostri incontri con il nulla, prove che ogni notte non siamo già più...

Poco a poco, questa lettera cominciata per informarti dei progressi del mio male è diventata lo sfogo d'un uomo che non ha più l'energia necessaria per applicarsi a lungo agli affari dello Stato; la meditazione scritta d'un malato che dà udienza ai ricordi. Ora, mi propongo ancor più: ho concepito il progetto di raccontarti la mia vita. Certo, l'anno scorso ho steso un resoconto ufficiale dei miei atti, sul frontespizio del quale Flegone, il mio segretario, ha messo il suo nome. Ivi, ho mentito il meno possibile. Tuttavia ragioni di interesse pubblico e di decoro mi hanno costretto a ritoccare alcuni avvenimenti. La verità che mi propongo d'esporre qui non è particolarmente scandalosa, o meglio non lo è se non nella misura in cui non c'è verità che non susciti scandalo. Non m'aspetto che i tuoi diciassette anni ne capiscano qualcosa; ci tengo, tuttavia, a istruirti, fors'anche a urtarti. I precettori che t'ho scelto io stesso ti hanno impartito una educazione severa, sorvegliata, forse troppo protetta, dalla quale tutto sommato m'aspetto un gran bene per te e per lo Stato. Qui, ti offro, a guisa di correttivo, un racconto scevro di preconcetti e di astrazioni, tratto dall'esperienza d'un uomo, me stesso. Ignoro a quali conclusioni mi trascinerà questo racconto. Conto su questo esame dei fatti per definirmi, forse anche per giudicarmi o, almeno, per conoscermi meglio prima di morire.

Come chiunque altro, io non dispongo che di tre mezzi per valutare l'esistenza umana: lo studio di se stessi è il metodo più difficile, il più insidioso, ma anche il più fecondo; l'osservazione degli uomini, i quali nella maggior parte dei casi s'adoperano per nasconderci i loro segreti o per farci credere di averne; e i libri, con i caratteristici errori di prospettiva che sorgono tra le righe. Ho letto, più o meno, tutto quel che è stato scritto dai nostri storici, dai nostri poeti, persino dai favolisti, benché questi ultimi siano considerati frivoli, e son loro debitore d'un numero d'informazioni, forse, maggiore di quante ne abbia raccolte nelle esperienze pur tanto varie della mia stessa vita. La parola scritta m'ha insegnato ad ascoltare la voce umana, press'a poco come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini. Viceversa, con l'andar del tempo, la vita m'ha chiarito i libri.

Ma questi mentono, anche i più sinceri. I meno abili, in mancanza di parole e di frasi nelle quali racchiuderla, colgono, della vita, un'immagine povera e piatta; altri, come Lucano, l'appesantiscono, l'ammantano di una dignità che non possiede. Altri ancora, al contrario, come Petronio, l'alleggeriscono, ne fanno una palla vuota e saltellante, che è facile prendere e lanciare in un universo senza peso. I poeti ci trasportano in un mondo più vasto, o più bello, più ardente o più dolce di quello che ci è dato; per ciò appunto, diverso, e, in pratica, pressoché inabitabile. I filosofi sottopongono la realtà, per poterla studiare allo stato puro, press'a poco alle stesse trasformazioni che subiscono i corpi sotto l'azione del fuoco o del macero: di un essere o di un avvenimento, quali li abbiamo conosciuti noi, pare non sussista nulla in quei cristalli o in quella cenere. Gli storici ci propongono una visione sistematica del passato, troppo completa, una serie di cause ed effetti troppo esatta e nitida per aver mai potuto esser vera del tutto; rimodellano questa docile materia inanimata, ma io so che anche a Plutarco sfuggirà sempre Alessandro. I narratori, gli autori di favole milesie altro non fanno che appendere in mostra sul banco, a guisa di macellai, piccoli pezzi di carne graditi alle mosche. Mi troverei molto male in un mondo senza libri, ma non è li che si trova la realtà, dato che non vi è per intero.

L'osservazione diretta degli uomini è una norma ancora meno completa, limitata com'è, nella maggior parte dei casi, alle constatazioni piuttosto grette di cui la maldicenza umana si pasce. Il rango, la posizione, i casi della nostra vita restringono inoltre il campo visivo dell'osservatore: il mio schiavo ha possibilità di osservarmi completamente diverse da quelle che ho io per osservar lui; e tanto brevi quanto le mie. Son venti anni che il vecchio Euforione mi porge il flacone dell'olio e la spugna, ma la mia conoscenza di lui si ferma al suo compito, e la sua di me al mio bagno; e qualsiasi tentativo per saperne di più fa presto a sembrare indiscrezione, sia all'imperatore sia allo schiavo. Quel che sappiamo sul conto degli altri è quasi tutto di seconda mano. Se per caso qualcuno si confida, non fa che perorare la sua causa; la sua apologia è già pronta. Se lo osserviamo, non è solo. Mi è stato rimproverato di leggere con piacere i rapporti della polizia di Roma; vi scopro continuamente di che stupire; amici o sospetti, sconosciuti o familiari, questa gente mi sorprende; le loro follie mi servono di scusante alle mie. Non mi stanco mai di paragonare la persona tutta vestita all'uomo nudo. Ma questi rapporti ingenuamente circostanziati aumentano il fascio dei miei documenti e non mi danno l'ombra d'un aiuto per emettere un verdetto. Che il tale magistrato dall'aspetto austero abbia commesso un delitto non mi consente affatto di conoscerlo meglio. Ormai, mi trovo in presenza di due fenomeni anziché di uno solo, l'apparenza del magistrato, e il suo delitto.

Quanto all'osservazione di me stesso, mi ci costringo, non foss'altro che per entrare a far parte di questo individuo in compagnia del quale mi toccherà vivere fino all'ultimo giorno; ma una familiarità che dura da quasi sessant'anni comporta ancora parecchie probabilità di errore. Nel profondo, la mia conoscenza di me stesso è oscura; interiore, inespressa, segreta come una complicità. Dal punto di vista più impersonale, è gelida, tanto quanto le teorie che posso elaborare sui numeri: mi valgo di quel po' d'intelligenza che ho per esaminare più dall'alto, da lontano, la mia vita, che, in tal modo, diventa la vita di un altro. Ma questi due procedimenti della conoscenza di sè sono difficili, ed esigono, l'uno che ci si cali entro se stessi, l'altro che ci si ponga all'esterno. Per inerzia, tendo come tutti a sostituirvi mezzi meramente consuetudinari, un'idea della mia vita parzialmente modificata dall'idea che se ne forma il pubblico: giudizi bell'e fatti, cioè a dire mal fatti, come un modello già preparato sul quale un sarto maldestro adatti a fatica la nostra stoffa. Strumenti di valore ineguale, utensili più o meno logori; ma non ne possiedo altri: me ne servo per foggiarmi alla meglio un'idea del mio destino d'uomo.

Quando prendo in esame la mia vita, mi spaventa di trovarla informe. L'esistenza degli eroi, quella che ci raccontano, è semplice: va diritta al suo scopo come una freccia. E gli uomini, per lo più, si compiacciono di riassumere la propria esistenza in una formula - talvolta un'ostentazione, talvolta una lamentela, quasi sempre una recriminazione; la memoria compiacente compone loro una esistenza chiara, spiegabile. La mia vita ha contorni meno netti: come spesso accade, la definisce con maggiore esattezza proprio quello che non sono stato: buon soldato, NON grande uomo di guerra; amatore d'arte, NON artista come credette d'essere Nerone alla sua morte; capace di delitti, ma NON carico di delitti. Mi vien fatto di riflettere che i grandi uomini emergono proprio in virtù d'un atteggiamento estremo, e che il loro eroismo consiste nel mantenervisi per tutta la vita: essi sono i nostri poli, o i nostri antipodi. Io ho occupato volta a volta tutte le posizioni estreme, ma non vi sono rimasto: la vita me ne ha fatto sempre slittare. E malgrado ciò, non posso neppure, come una brava persona che abbia fatto l'agricoltore o il facchino, vantarmi d'aver vissuto sempre al centro.

Si direbbe che il quadro dei miei giorni come le regioni di montagna, si componga di materiali diversi agglomerati alla rinfusa. Vi ravviso la mia natura, già di per se stessa composita, formata in parti eguali di cultura e d'istinto. Affiorano qua e là i graniti dell'inevitabile; dappertutto, le frane del caso. Mi studio di ripercorrere la mia esistenza per ravvisarvi un piano, per individuare una vena di piombo o d'oro, il fluire d'un corso d'acqua sotterraneo, ma questo schema fittizio non è che un miraggio della memoria. Di tanto in tanto, credo di riconoscere la fatalità in un incontro, in un presagio, in un determinato susseguirsi di avvenimenti, ma vi sono troppe vie che non conducono in alcun luogo, troppe cifre che a sommarle non danno alcun totale. In questa difformità, in questo disordine, percepisco la presenza di un individuo, ma si direbbe che sia stata sempre la forza delle circostanze a tracciarne il profilo; e le sue fattezze si confondono come quelle di un'immagine che si riflette nell'acqua. Io non sono di quelli che dicono che le loro azioni non gli assomigliano: bisogna bene che le mie mi assomiglino, dato che esse costituiscono la sola misura dell'esser mio, il solo mezzo di cui dispongo per affidare me stesso alla memoria degli uomini, e persino alla mia; dato che forse l'impossibilità di continuare a esprimersi e a modificarsi con nuove azioni costituisce la sola differenza tra l'esser morti e l'esser vivi. Pure, tra me e queste azioni che mi configurano si apre uno jato indefinibile, e la prova ne è che sento senza posa il bisogno di soppesarle, di spiegarmele, di rendermene conto. Vi sono lavori di breve durata, senza dubbio trascurabili; ma altre occupazioni, che si prolungarono tutta la vita, non hanno maggior significato. Per esempio, nel momento in cui scrivo, mi sembra a malapena essenziale d'esser stato imperatore.

D'altronde, i tre quarti della mia vita sfuggono a una definizione fornita dalle azioni: il complesso delle mie velleità, dei miei desideri, persino dei miei progetti resta vago ed evanescente quanto un fantasma. Il resto, la parte tangibile, più o meno autenticata dai fatti, si distingue poco più nettamente, e gli avvenimenti si susseguono nel modo confuso dei sogni. Mi son fatto una cronologia tutta mia, che è impossibile concordare con quella basata sulla fondazione di Roma, o sull'era delle Olimpiadi. Quindici anni sotto le armi son durati per me meno di una mattinata ad Atene; vi sono persone che ho frequentato tutta la vita e che non riconoscerò agli Inferi. I piani spaziali si sovrappongono anch'essi; l'Egitto e la valle di Tempe son vicinissimi, e non sempre sto a Tivoli quando ci sono. Talora la mia vita mi appare banale al punto da non meritare non dico di scriverla, ma neppure di ripensarvi a lungo, e non è affatto più importante, neppure ai miei occhi, di quella del primo che capita. Talora mi sembra unica, e perciò appunto senza valore; inutile, perchè è impossibile adeguarla all'esperienza comune. Nulla vale a spiegarmela: i miei vizi, le mie virtù, sono assolutamente insufficienti; vi riesce di più la mia gioia; ma a intervalli, senza continuità, e soprattutto senza un serio motivo. Ma ripugna allo spirito umano accettare la propria esistenza dalle mani della sorte, esser null'altro che il prodotto caduco di circostanze alle quali nessun dio presieda, soprattutto non egli stesso. Una parte di ogni vita umana, persino di quelle che non meritano attenzione, trascorre nella ricerca delle ragioni dell'esistenza, dei punti di partenza, delle origini. La mia incapacità di scoprirle mi fece inclinare a volte verso le interpretazioni magiche, mi indusse a ricercare nei deliri dell'occulto ciò che il senso comune non mi offriva. Quando tutti i calcoli astrusi si dimostrano falsi, quando persino i filosofi non hanno più nulla da dirci, è scusabile volgersi verso il cicaleccio fortuito degli uccelli, o verso il contrappeso remoto degli astri.

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1. ANIMULA VAGULA BLANDULA (3) 1. ANIMULA VAGULA BLANDULA (3)

Confesso che la ragione si smarrisce di fronte al prodigio dell'amore, strana ossessione che fa sì che questa stessa carne, della quale ci curiamo tanto poco quando costituisce il nostro corpo, preoccupandoci unicamente di lavarla, di nutrirla, e fin dov'è possibile - d'impedirle che soffra, possa ispirarci una così travolgente sete di carezze sol perchè è animata da una individualità diversa dalla nostra, e perchè è dotata più o meno di certi attributi di bellezza su i quali, del resto, anche i giudici migliori son discordi. I confess that reason gets lost in the face of the prodigy of love, a strange obsession that causes this same flesh, of which we care so little when it constitutes our body, worrying only about washing it, nourishing it, and as far as possible. - to prevent her from suffering, can inspire us with such an overwhelming thirst for caresses only because she is animated by an individuality different from ours, and because she is more or less endowed with certain attributes of beauty on which, moreover, even the best judges are disagree. Di fronte all'amore, la logica umana è impotente, come in presenza delle rivelazioni dei Misteri: **non s'è ingannata la tradizione popolare, che ha sempre ravvisato nell'amore una forma di iniziazione, uno dei punti ove il segreto e sacro s'incontrano. In the face of love, human logic is powerless, as in the presence of the revelations of the Mysteries: ** popular tradition has not deceived itself, which has always recognized love as a form of initiation, one of the points where the secret and sacred meet. E per un altro aspetto ancora, l'espressione sensuale si può paragonare ai Misteri, in quanto il primo contatto appare al non iniziato un rito più o meno pauroso, violentemente diverso dalle funzioni consuete del sonno, del bere e del mangiare, oggetto di scherno, di vergogna o di terrore. And for yet another aspect, the sensual expression can be compared to the Mysteries, as the first contact appears to the uninitiated as a more or less fearful rite, violently different from the usual functions of sleep, drinking and eating, object of mockery. , of shame or terror. L'amore, non altrimenti della danza delle Menadi e del delirante furore dei Coribanti, ci trascina in un universo insolito, ove in altri momenti è vietato avventurarci, e dove cessiamo di orientarci non appena l'ardore si spegne e il piacere si placa. Love, not otherwise than the dance of the Maenads and the delirious fury of the Coribanti, drags us into an unusual universe, where at other times it is forbidden to venture, and where we cease to orient ourselves as soon as the ardor is extinguished and the pleasure subsides. **Avvinto al corpo amato come un crocifisso alla sua croce, ho appreso sulla vita segreti che ormai si dileguano nei ricordi, per opera di quella stessa legge che impone al convalescente guarito di dimenticare le verità misteriose del suo male; al prigioniero, una volta libero, di obliare la tortura, e al trionfatore la gloria, quando l'ebbrezza del trionfo è svanita. ** Attached to the beloved body like a crucifix to his cross, I learned about life secrets that now disappear in the memories, thanks to that same law that requires the recovered convalescent to forget the mysterious truths of his illness; to the prisoner, once free, to forget torture, and to the victor glory, when the thrill of triumph is gone.

A volte, ho sognato di elaborare un sistema di conoscenza umana basato sull'EROTICA: una teoria del contatto, nella quale il mistero e la dignità altrui consisterebbero appunto nell'offrire al nostro IO questo punto di riferimento d'un mondo diverso. At times, I have dreamed of elaborating a system of human knowledge based on EROTICS: a theory of contact, in which the mystery and the dignity of others would consist precisely in offering our ego this reference point of a different world. In questa filosofia, la voluttà rappresenterebbe una forma più completa, ma anche più caratterizzata dei contatti con l'ALTRO, una tecnica in più messa al servizio della conoscenza del non IO. In this philosophy, voluptuousness would represent a more complete, but also more characterized form of contacts with the OTHER, an additional technique at the service of the knowledge of the non-self. Anche nei rapporti più alieni dai sensi, l'emozione sorge o si attua proprio nel contatto: la mano ripugnante di quella vecchia che mi sottopone una supplica, la fronte madida di mio padre nei suoi ultimi istanti, la piaga detersa di un ferito, persino i rapporti più intellettuali o più anodini si istituiscono attraverso questo sistema di segnali del corpo: **il lampo d'intesa che illumina lo sguardo del tribuno al quale si spieghi una manovra prima della battaglia, il saluto impersonale d'un subalterno che al nostro passaggio s'immobilizza in un atteggiamento di obbedienza, lo sguardo amichevole d'uno schiavo che ringrazio per avermi portato un vassoio, l'espressione da intenditore d'un vecchio amico davanti al dono d'un cammeo greco. Even in relationships that are most alien to the senses, emotion arises or takes place precisely in contact: the repulsive hand of the old woman who submits a plea to me, the wet forehead of my father in his last moments, the cleansed sore of a wounded man, even the more intellectual or more anodyne relationships are established through this system of signals of the body: ** the flash of understanding that illuminates the gaze of the tribune to whom a maneuver is explained before the battle, the impersonal greeting of a subordinate who passage freezes in an attitude of obedience, the friendly gaze of a slave whom I thank for bringing me a tray, the connoisseur's expression of an old friend in front of the gift of a Greek cameo. Con la maggior parte degli esseri umani, i più lievi, i più superficiali di questi contatti bastano, o persino superano l'attesa; ma se essi si ripetono, si moltiplicano attorno a un unico essere sino ad avvolgerlo interamente; se ogni particella d'un corpo umano si impregna per noi di tanti significati conturbanti quante sono le fattezze del suo volto; **se un essere solo, anziché ispirarci tutt'al più irritazione, piacere o noia, ci insegue come una musica e ci tormenta come un problema, se trascorre dagli estremi confini al centro del nostro universo, e infine ci diviene più indispensabile che noi stessi, ecco verificarsi il prodigio sorprendente, nel quale ravviso ben più uno sconfinamento dello spirito nella carne che un mero divertimento di quest'ultima. With most human beings, the mildest, the most superficial of these contacts suffice, or even exceed the wait; but if they are repeated, they multiply around a single being until it is completely enveloped; if every particle of a human body is impregnated for us with as many disturbing meanings as the features of its face; ** if a single being, instead of inspiring us at the most irritation, pleasure or boredom, pursues us like music and torments us like a problem, if it passes from the extreme borders to the center of our universe, and finally becomes more indispensable to us than us themselves, here is the surprising prodigy, in which I see much more an encroachment of the spirit into the flesh than a mere amusement of the latter. Con la mayoría de los seres humanos, el más ligero y superficial de estos contactos es suficiente o incluso supera la expectativa; pero si se repiten, se multiplican alrededor de un solo ser hasta envolverlo por completo; si cada partícula de un cuerpo humano está imbuida para nosotros de tantos significados perturbadores como los rasgos de su rostro; si un solo ser, en lugar de inspirarnos al menos irritación, placer o aburrimiento, nos persigue como la música y nos atormenta como un problema, si pasa de los extremos al centro de nuestro universo, y finalmente se vuelve más indispensable a nosotros que a nosotros mismos, he aquí el sorprendente prodigio, en el que veo mucho más una usurpación del espíritu en la carne que una mera diversión de ésta.

Opinioni come queste sull'amore possono indurre a una carriera di seduttore. Opinions like these about love can lead to a career as a seducer. Se non l'ho seguita, senza dubbio dipende dal fatto che mi son dedicato a cose diverse, se non migliori. If I have not followed it, it undoubtedly depends on the fact that I have dedicated myself to different, if not better things. Una carriera del genere, in mancanza d'estro, richiede una serie di attenzioni, persino di stratagemmi, per i quali non mi sentivo portato. A career like this, in the absence of inspiration, requires a series of attentions, even stratagems, for which I did not feel suited. Tendere insidie sempre eguali, percorrere la solita strada, che si limita a perpetui approcci, e alla quale la conquista segna il traguardo, son cose che mi hanno tediato. Tending always the same pitfalls, walking the usual road, which is limited to perpetual approaches, and to which conquest marks the finish line, are things that have bored me. La tecnica del vero seduttore esige, nel passaggio da un soggetto a un altro, una disinvoltura, un'indifferenza che io non provo e che, comunque perdevo prima di abbandonarle intenzionalmente: non ho mai compreso come si possa essere sazio di un essere umano. The technique of the true seducer requires, in the passage from one subject to another, an ease, an indifference that I do not feel and that, in any case, I lost before intentionally abandoning them: I have never understood how one can be satiated with a human being. La molteplicità delle conquiste contrasta con il desiderio di enumerare esattamente le ricchezze che ogni nuovo amore ci reca, di osservarlo mentre si trasforma; fors'anche, mentre invecchia. The multiplicity of conquests contrasts with the desire to enumerate exactly the riches that each new love brings us, to observe it while it is transformed; perhaps even as he gets older.

**Un tempo, ho creduto che un certo gusto per la bellezza avrebbe surrogato in me la virtù, e avrebbe saputo immunizzarmi dalle tentazioni troppo volgari. ** At one time, I believed that a certain taste for beauty would substitute virtue in me, and would be able to immunize me from too vulgar temptations. M'ingannavo. Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d'oro che scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro dell'intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni. Whoever loves beauty ends up finding it everywhere, like a gold vein that flows even in the most ignoble gangue, and when he has these admirable fragments in his hands, even if soiled and imperfect, he feels the rare pleasure of the connoisseur who is the only one to collect ceramics considered common. Per un uomo di gusto, poi, l'ostacolo più grave consiste nel fatto di occupare una posizione preminente, che implica ineluttabilmente il rischio dell'adulazione e della menzogna. For a man of taste, then, the most serious obstacle consists in occupying a pre-eminent position, which inevitably involves the risk of flattery and lies. Il pensiero che in mia presenza qualcuno snaturi, sia pure di un'ombra, l'esser suo, può giungere a farmelo compiangere, disprezzare, odiare persino. The thought that in my presence someone would distort his being, even if by a shadow, can come to make me feel sorry for him, despise him, even hate him. Ho sofferto di questi inconvenienti della mia fortuna come un povero di quelli della sua miseria. I have suffered from these inconveniences of my fortune as a poor one of those of his misery. Ancora un passo, e avrei accettato la finzione che consiste nel pretendere di sedurre, quando si sa bene che ci si impone: ma di qui si comincia a esser nauseati, o forse imbecilli. One more step, and I would have accepted the fiction that consists in pretending to seduce, when you know well that one imposes oneself: but from here one begins to be nauseated, or perhaps imbeciles. Si finirebbe per preferire agli accorgimenti leggeri della seduzione le verità brutali della dissolutezza se anche qui non regnasse la menzogna. One would end up preferring the brutal truths of debauchery to the light devices of seduction if, here too, lies did not reign. Sono pronto ad ammettere che la prostituzione non sia che un'arte, alla stessa stregua del massaggio e della pettinatura, ma mi riesce già difficile andare di buon grado dal barbiere o dal massaggiatore. I am ready to admit that prostitution is just an art, like massage and hairdo, but I find it difficult to go to the barber or the masseur. Non ci sono al mondo persone più volgari dei nostri complici. There are no more vulgar people in the world than our accomplices. L'occhiata obliqua dell'oste che mi riserva il vino migliore, e per conseguenza ne priva qualcun altro, bastava già, nei giorni della mia giovinezza, a ispirarmi un profondo disgusto per gli svaghi di Roma. The oblique glance of the innkeeper who reserves me the best wine, and consequently deprives someone else, was already enough, in the days of my youth, to inspire me a deep disgust for the amusements of Rome. Non mi piace che un essere umano ritenga di conoscer già il mio desiderio, prevederlo, adattarsi meccanicamente a quella che suppone la mia scelta: l'immagine bassa e deforme di me stesso, che mi offre un altro in quei momenti, mi farebbe preferire i tristi effetti dell'ascetismo. I don't like that a human being thinks he already knows my desire, foresees it, mechanically adapting to what my choice implies: the low and deformed image of myself, which someone else offers me in those moments, would make me prefer the sad effects of asceticism. Se la leggenda non ha esagerato gli eccessi di Nerone e le ricerche sapienti di Tiberio, quei voraci consumatori di piaceri dovevano avere sensi molto inerti per andar cercando apparati così complicati, e uno straordinario disprezzo degli uomini per tollerare che si ridesse o si abusasse di loro fino a quel punto. If the legend did not exaggerate Nero's excesses and Tiberius's wise researches, those voracious consumers of pleasures must have had very inert senses to go looking for such complicated apparatuses, and an extraordinary contempt for men to tolerate laughing or abusing them. up to that point. E tuttavia, se ho quasi rinunciato a queste forme troppo meccaniche del piacere, o almeno non mi sono spinto molto avanti, lo devo più alla mia buona sorte che a una virtù che non sa resistere a nulla. And yet, if I have almost given up on these overly mechanical forms of pleasure, or at least have not gone very far, I owe it more to my good luck than to a virtue that cannot resist anything. Potrei ricadervi, ora che invecchio, come in una sregolatezza qualunque, o nel tedio. La malattia, la morte ormai imminente, mi salveranno forse dalla ripetizione monotona degli stessi gesti; e come il compitare stentato d'una lezione imparata a memoria. Illness, death by now imminent, will perhaps save me from the monotonous repetition of the same gestures; and like the broken spelling of a lesson learned by heart. La enfermedad y la muerte inminente tal vez me salvarán de la monótona repetición de los mismos gestos; y como la ortografía entrecortada de una lección aprendida de memoria. **

Di tutti i piaceri che lentamente mi abbandonano, uno dei più preziosi, e più comuni al tempo stesso, è il sonno. Of all the pleasures that slowly leave me, one of the most precious, and most common at the same time, is sleep. Chi dorme poco o male, sostenuto da molti guanciali, ha tutto l'agio per meditare su questa voluttà particolare. Whoever sleeps little or badly, supported by many pillows, has all the ease to meditate on this particular pleasure. Ammetto che il sonno perfetto è quasi necessariamente un'appendice dell'amore: come un riposo riverberato, riflesso in due corpi. I admit that perfect sleep is almost necessarily an appendage of love: like a reverberated rest, reflected in two bodies. Ma qui m'interessa quel particolare mistero del sonno, goduto per se stesso, quel tuffo inevitabile nel quale l'uomo, ignudo, solo, inerme, s'avventura ogni sera in un oceano, nel quale ogni cosa muta - i colori, la densità delle cose, persino il ritmo del respiro, un oceano nel quale ci vengono incontro i morti. But here I am interested in that particular mystery of sleep, enjoyed for itself, that inevitable plunge into which man, naked, alone, helpless, ventures every evening into an ocean, in which everything changes - the colors, the density of things, even the rhythm of breathing, an ocean in which the dead come to meet us. Nel sonno, una cosa ci rassicura, ed è il fatto di uscirne, e di uscirne immutati, dato che una proibizione bizzarra c'impedisce di riportare con noi il residuo esatto dei nostri sogni. In sleep, one thing reassures us, and that is to get out of it, and to get out of it unchanged, since a bizarre prohibition prevents us from taking back with us the exact residue of our dreams. Ci rassicura altresì il fatto che il sonno ci guarisce dalla stanchezza; ma ce ne guarisce temporaneamente, e mediante il procedimento più radicale riuscendo a fare che non siamo più. It also reassures us that sleep heals us from fatigue; but he heals us temporarily, and through the most radical procedure, managing to make us no longer. También nos tranquiliza el hecho de que el sueño nos cura del cansancio; pero nos cura temporalmente, y por el procedimiento más radical logra que ya no existamos. **Qui, come in altre cose, il piacere e l'arte consistono nell'abbandonarsi deliberatamente a quest'incoscienza felice, nell'accettare di esser sottilmente più deboli, più pesanti, più leggeri, più vaghi dell'esser nostro. ** Here, as in other things, pleasure and art consist in deliberately abandoning ourselves to this happy unconsciousness, in accepting that we are subtly weaker, heavier, lighter, more vague than our being. Tornerò in seguito sulla popolazione prodigiosa dei sogni: preferisco parlare di certe esperienze di sonno puro, di puro risveglio, che confinano con la morte e la risurrezione. I will return later to the prodigious population of dreams: I prefer to speak of certain experiences of pure sleep, of pure awakening, which border on death and resurrection. Volveré más adelante sobre la prodigiosa población de los sueños: prefiero hablar de ciertas experiencias de puro dormir, de puro despertar, que lindan con la muerte y la resurrección. Cerco di riafferrare la sensazione precisa di certi sonni fulminei dell'adolescenza, quando si piombava addormentati sui libri, ancora vestiti, e dalla matematica o dal diritto si era trasportati d'un tratto entro un sonno duro e compatto, denso di energie potenziali, tanto che vi si assaporava, per così dire, il senso puro dell'essere attraverso le palpebre chiuse. I try to recapture the precise sensation of certain lightning-fast dreams of adolescence, when one fell asleep on books, still dressed, and from mathematics or law one was suddenly transported into a hard and compact sleep, full of potential energies, so much that the pure sense of being was savored, so to speak, through closed eyelids. **Evoco i sonni repentini sulla nuda terra, nella foresta, dopo estenuanti battute di caccia: mi destava l'abbaiare dei cani, o le loro zampe ritte sul mio petto. ** I evoke the sudden sleeps on the bare ground, in the forest, after exhausting hunts: the barking of the dogs awakened me, or their paws standing on my chest. Era un'eclissi così totale che, ogni volta, avrei potuto ridestarmi diverso, e mi sorprendevo - mi dolevo, a volte - della disposizione rigorosa che mi riconduceva da così lontano nell'angusta particella di umanità che è la mia. It was such a total eclipse that, each time, I could have awakened differently, and I was surprised - I was sorry, at times - by the strict disposition that led me from so far back into the narrow particle of humanity that is mine. In che cosa consistono le caratteristiche alle quali teniamo di più, se contano così poco per chi dorme, e se per un istante, prima di rientrare di malavoglia nel mio guscio di Adriano, giungevo ad assaporare quasi coscientemente quell'uomo vuoto di sè, quell'esistenza senza passato? What do the characteristics we care about most consist of, if they count so little for those who sleep, and if for a moment, before reluctantly returning to my shell as Adriano, I came to savor almost consciously that man empty of himself, that man existence without a past?

**D'altro canto, anche la malattia e l'età hanno i loro aspetti straordinari, e ricevono dal sonno altri favori, sotto altre forme: circa un anno fa, dopo una giornata particolarmente estenuante, a Roma, ho avuto uno di quei riposi in cui la spossatezza ha operato gli stessi miracoli, o meglio, altri miracoli, che le riserve inesauste d'altri tempi. ** On the other hand, illness and age also have their extraordinary aspects, and they receive other favors from sleep, in other forms: about a year ago, after a particularly exhausting day in Rome, I had one of those rests in which exhaustion has worked the same miracles, or rather, other miracles, than the inexhaustible reserves of other times. Vado raramente in città, ormai; e, quando ci vado, cerco di sbrigare più cose che posso. I rarely go to town now; and, when I go there, I try to do as much as I can. Avevo avuto una giornata sgradevole, densa: una seduta in Senato, una in tribunale, e una discussione interminabile con uno dei questori; e infine, una cerimonia religiosa che non fu possibile abbreviare, sotto la pioggia. I had had an unpleasant, dense day: a session in the Senate, one in court, and an interminable discussion with one of the Quaestors; and finally, a religious ceremony that could not be shortened in the rain. Avevo predisposto io stesso, una dopo l'altra, queste attività differenti, per lasciare il minor tempo possibile, negli intervalli, agli importuni e agli adulatori. I myself had arranged these different activities, one after the other, to leave as little time as possible, in the intervals, to the intruders and flatterers. Tornai a cavallo: fu una delle ultime volte. I rode back: it was one of the last times. Rientrai in Villa depresso, accasciato, infreddolito come si può esserlo solo quando il sangue sembra fermare il suo corso, e non agisce più nelle arterie. I returned to the Villa depressed, slumped, cold as one can only be when the blood seems to stop its course, and no longer acts in the arteries. Celere e Cabria si prodigavano intorno a me, ma le premure possono stancare, anche se sincere. Celere and Cabria worked hard around me, but cares can tire, even if sincere. Mi chiusi in camera, ingoiai poche cucchiaiate di brodo caldo, che preparai da me, non per sospetto - tutt'altro - come si immagina, ma perchè così mi concedo il lusso d'esser solo. I locked myself in my room, swallowed a few spoonfuls of hot broth, which I prepared myself, not out of suspicion - far from it - as you imagine, but because in this way I allow myself the luxury of being alone. Mi misi a letto; il sonno pareva tanto lontano quanto la salute, la giovinezza, il vigore. I went to bed; sleep seemed as far away as health, youth, vigor. Mi addormentai. I fell asleep.

La clessidra mi provò che avevo dormito appena un'ora; un breve momento di abbandono totale, all'età mia, equivale ai sonni che in altri tempi duravano quanto impiegano gli astri a compiere per metà il loro percorso. The hourglass proved to me that I had barely slept an hour; a brief moment of total abandonment, at my age, is equivalent to sleeps that in other times lasted as long as it takes the stars to complete half their journey. Il tempo ormai si misura per me in unità molto più brevi. Time is now measured for me in much shorter units. Ma era bastata un'ora sola per compiere l'umile e sorprendente prodigio: il calore del sangue mi riscaldava le mani; il cuore, i polmoni avevano ripreso a operare, quasi di buona lena; la vita fluiva come una fonte non molto copiosa, ma sicura. But it had only taken an hour to accomplish the humble and surprising prodigy: the warmth of the blood warmed my hands; the heart, the lungs had resumed their work, almost at a good pace; life flowed like a source not very copious, but sure. In così breve lasso di tempo, il sonno m'aveva fatto ricuperare il dispendio dovuto all'attività, con la stessa imparzialità con la quale avrebbe riparato gli eccessi del vizio. In such a short space of time, sleep had made me recover the expenditure due to the activity, with the same impartiality with which it would have repaired the excesses of the vice. La divinità di questo grande donatore di ristoro consiste nell'operare i suoi benefici su chi dorme senza tener conto della sua persona, come l'acqua ricca di poteri terapeutici non si dà alcuna pena di sapere chi beve alla sorgente. The divinity of this great giver of refreshment consists in operating its benefits on those who sleep without taking into account their person, just as water rich in therapeutic powers does not take any pains to know who drinks from the spring. ** **

Ma ci occupiamo tanto poco di un fenomeno che assorbe almeno un terzo dell'esistenza di ognuno di noi perchè è necessaria una certa dose di modestia per apprezzarne i doni: Caio Caligola e Aristide il giusto si equivalgono nel sonno. But we care so little about a phenomenon that absorbs at least a third of the existence of each of us because a certain amount of modesty is necessary to appreciate its gifts: Gaius Caligula and Aristide the just are equal in sleep. Io depongo i miei vani e pomposi privilegi, non mi distinguo più dal guardiano negro che dorme di traverso davanti alla mia porta. I lay down my vain and pompous privileges, I no longer distinguish myself from the black guardian who sleeps sideways in front of my door. Che cos'è l'insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue, il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni? What is insomnia if not the maniacal obstinacy of our mind to fabricate thoughts, reasonings, syllogisms and definitions of its own, its refusal to abdicate in the face of the divine unconsciousness of closed eyes or the wise madness of dreams? L'uomo che non dorme - da qualche mese a questa parte ho fin troppe occasioni di constatarlo su me stesso - si rifiuta più o meno consapevolmente di affidarsi al flusso delle cose. The man who does not sleep - for some months now I have had too many opportunities to see this about myself - more or less consciously refuses to rely on the flow of things. Fratello della morte... S'ingannava, Isocrate, e la sua frase non è altro che l'iperbole d'un retore. Brother of death ... He was mistaken, Isocrates, and his sentence is nothing but the hyperbole of a rhetorician. Comincio a conoscerla, la morte: essa cela altri segreti, ben più estranei alla nostra attuale condizione di uomini. I begin to know death: it hides other secrets, much more foreign to our current condition as men. E tuttavia, questi misteri di assenza, di oblio parziale sono così intricati e profondi che avvertiamo distintamente la sorgente chiara e quella oscura confluire chissà dove. And yet, these mysteries of absence, of partial oblivion, are so intricate and profound that we distinctly feel the clear and dark sources converge who knows where. Non mi è mai piaciuto guardare le persone che amavo mentre dormivano: si riposavano di me, lo so bene; mi sfuggivano, anche. I never liked looking at the people I loved while they slept: they rested on me, I know well; they escaped me, too. E non c'è uomo che non provi vergogna del proprio viso, guasto dal sonno. And there is no man who does not feel ashamed of his face, spoiled by sleep. Quante volte, levandomi alle prime ore del mattino per studiare o per leggere, ho riordinato con le mie mani quei guanciali spiegazzati, quelle coperte in disordine, testimonianze quasi turpi dei nostri incontri con il nulla, prove che ogni notte non siamo già più... How many times, getting up in the early hours of the morning to study or to read, have I rearranged those crumpled pillows with my hands, those messy blankets, almost ugly testimonies of our encounters with nothingness, proofs that every night we are no longer already .. .

Poco a poco, questa lettera cominciata per informarti dei progressi del mio male è diventata lo sfogo d'un uomo che non ha più l'energia necessaria per applicarsi a lungo agli affari dello Stato; la meditazione scritta d'un malato che dà udienza ai ricordi. Ora, mi propongo ancor più: ho concepito il progetto di raccontarti la mia vita. **Certo, l'anno scorso ho steso un resoconto ufficiale dei miei atti, sul frontespizio del quale Flegone, il mio segretario, ha messo il suo nome. Por supuesto, el año pasado redacté un informe oficial de mis procedimientos, en la portada de la cual Phlegon, mi secretario, puso su nombre. Ivi, ho mentito il meno possibile. Tuttavia ragioni di interesse pubblico e di decoro mi hanno costretto a ritoccare alcuni avvenimenti. La verità che mi propongo d'esporre qui non è particolarmente scandalosa, o meglio non lo è se non nella misura in cui non c'è verità che non susciti scandalo. Non m'aspetto che i tuoi diciassette anni ne capiscano qualcosa; ci tengo, tuttavia, a istruirti, fors'anche a urtarti. I precettori che t'ho scelto io stesso ti hanno impartito una educazione severa, sorvegliata, forse troppo protetta, dalla quale tutto sommato m'aspetto un gran bene per te e per lo Stato. Qui, ti offro, a guisa di correttivo, un racconto scevro di preconcetti e di astrazioni, tratto dall'esperienza d'un uomo, me stesso. Ignoro a quali conclusioni mi trascinerà questo racconto. Conto su questo esame dei fatti per definirmi, forse anche per giudicarmi o, almeno, per conoscermi meglio prima di morire. **

Come chiunque altro, io non dispongo che di tre mezzi per valutare l'esistenza umana: lo studio di se stessi è il metodo più difficile, il più insidioso, ma anche il più fecondo; l'osservazione degli uomini, i quali nella maggior parte dei casi s'adoperano per nasconderci i loro segreti o per farci credere di averne; e i libri, con i caratteristici errori di prospettiva che sorgono tra le righe. Como todo el mundo, sólo tengo tres medios para evaluar la existencia humana: el estudio de sí mismo es el método más difícil, el más insidioso, pero también el más fecundo; la observación de los hombres, que en la mayoría de los casos trabajan para ocultarnos sus secretos o para hacernos creer que los tienen; y los libros, con los característicos errores de perspectiva surgiendo entre líneas. Ho letto, più o meno, tutto quel che è stato scritto dai nostri storici, dai nostri poeti, persino dai favolisti, benché questi ultimi siano considerati frivoli, e son loro debitore d'un numero d'informazioni, forse, maggiore di quante ne abbia raccolte nelle esperienze pur tanto varie della mia stessa vita. La parola scritta m'ha insegnato ad ascoltare la voce umana, press'a poco come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini. Viceversa, con l'andar del tempo, la vita m'ha chiarito i libri.

**Ma questi mentono, anche i più sinceri. I meno abili, in mancanza di parole e di frasi nelle quali racchiuderla, colgono, della vita, un'immagine povera e piatta; altri, come Lucano, l'appesantiscono, l'ammantano di una dignità che non possiede. Los menos capaces, a falta de palabras y frases que la encierren, captan una imagen pobre y plana de la vida; otros, como Lucan, la pesan, la revisten de una dignidad que no posee. Altri ancora, al contrario, come Petronio, l'alleggeriscono, ne fanno una palla vuota e saltellante, che è facile prendere e lanciare in un universo senza peso. I poeti ci trasportano in un mondo più vasto, o più bello, più ardente o più dolce di quello che ci è dato; per ciò appunto, diverso, e, in pratica, pressoché inabitabile. I filosofi sottopongono la realtà, per poterla studiare allo stato puro, press'a poco alle stesse trasformazioni che subiscono i corpi sotto l'azione del fuoco o del macero: di un essere o di un avvenimento, quali li abbiamo conosciuti noi, pare non sussista nulla in quei cristalli o in quella cenere. Para poder estudiarla en estado puro, los filósofos someten la realidad a casi las mismas transformaciones que sufren los cuerpos bajo la acción del fuego o del despulpado: de un ser o de un acontecimiento, tal como los hemos conocido, parece que no hay nada en esos cristales o en esa ceniza. Gli storici ci propongono una visione sistematica del passato, troppo completa, una serie di cause ed effetti troppo esatta e nitida per aver mai potuto esser vera del tutto; rimodellano questa docile materia inanimata, ma io so che anche a Plutarco sfuggirà sempre Alessandro. I narratori, gli autori di favole milesie altro non fanno che appendere in mostra sul banco, a guisa di macellai, piccoli pezzi di carne graditi alle mosche. **Mi troverei molto male in un mondo senza libri, ma non è li che si trova la realtà, dato che non vi è per intero.

L'osservazione diretta degli uomini è una norma ancora meno completa, limitata com'è, nella maggior parte dei casi, alle constatazioni piuttosto grette di cui la maldicenza umana si pasce. La observación directa de los hombres es una norma aún menos completa, limitada como está, en la mayoría de los casos, a las observaciones más bien mezquinas de las que se alimentan las murmuraciones humanas. **Il rango, la posizione, i casi della nostra vita restringono inoltre il campo visivo dell'osservatore: il mio schiavo ha possibilità di osservarmi completamente diverse da quelle che ho io per osservar lui; e tanto brevi quanto le mie. Son venti anni che il vecchio Euforione mi porge il flacone dell'olio e la spugna, ma la mia conoscenza di lui si ferma al suo compito, e la sua di me al mio bagno; e qualsiasi tentativo per saperne di più fa presto a sembrare indiscrezione, sia all'imperatore sia allo schiavo. **Quel che sappiamo sul conto degli altri è quasi tutto di seconda mano. Se per caso qualcuno si confida, non fa che perorare la sua causa; la sua apologia è già pronta. Se lo osserviamo, non è solo. Mi è stato rimproverato di leggere con piacere i rapporti della polizia di Roma; vi scopro continuamente di che stupire; amici o sospetti, sconosciuti o familiari, questa gente mi sorprende; le loro follie mi servono di scusante alle mie. Non mi stanco mai di paragonare la persona tutta vestita all'uomo nudo. Ma questi rapporti ingenuamente circostanziati aumentano il fascio dei miei documenti e non mi danno l'ombra d'un aiuto per emettere un verdetto. **Che il tale magistrato dall'aspetto austero abbia commesso un delitto non mi consente affatto di conoscerlo meglio. Ormai, mi trovo in presenza di due fenomeni anziché di uno solo, l'apparenza del magistrato, e il suo delitto. **

Quanto all'osservazione di me stesso, mi ci costringo, non foss'altro che per entrare a far parte di questo individuo in compagnia del quale mi toccherà vivere fino all'ultimo giorno; ma una familiarità che dura da quasi sessant'anni comporta ancora parecchie probabilità di errore. Nel profondo, la mia conoscenza di me stesso è oscura; interiore, inespressa, segreta come una complicità. Dal punto di vista più impersonale, è gelida, tanto quanto le teorie che posso elaborare sui numeri: mi valgo di quel po' d'intelligenza che ho per esaminare più dall'alto, da lontano, la mia vita, che, in tal modo, diventa la vita di un altro. Ma questi due procedimenti della conoscenza di sè sono difficili, ed esigono, l'uno che ci si cali entro se stessi, l'altro che ci si ponga all'esterno. Per inerzia, tendo come tutti a sostituirvi mezzi meramente consuetudinari, un'idea della mia vita parzialmente modificata dall'idea che se ne forma il pubblico: giudizi bell'e fatti, cioè a dire mal fatti, come un modello già preparato sul quale un sarto maldestro adatti a fatica la nostra stoffa. Strumenti di valore ineguale, utensili più o meno logori; ma non ne possiedo altri: me ne servo per foggiarmi alla meglio un'idea del mio destino d'uomo.

Quando prendo in esame la mia vita, mi spaventa di trovarla informe. L'esistenza degli eroi, quella che ci raccontano, è semplice: va diritta al suo scopo come una freccia. E gli uomini, per lo più, si compiacciono di riassumere la propria esistenza in una formula - talvolta un'ostentazione, talvolta una lamentela, quasi sempre una recriminazione; la memoria compiacente compone loro una esistenza chiara, spiegabile. La mia vita ha contorni meno netti: come spesso accade, la definisce con maggiore esattezza proprio quello che non sono stato: buon soldato, NON grande uomo di guerra; amatore d'arte, NON artista come credette d'essere Nerone alla sua morte; capace di delitti, ma NON carico di delitti. **Mi vien fatto di riflettere che i grandi uomini emergono proprio in virtù d'un atteggiamento estremo, e che il loro eroismo consiste nel mantenervisi per tutta la vita: essi sono i nostri poli, o i nostri antipodi. Io ho occupato volta a volta tutte le posizioni estreme, ma non vi sono rimasto: la vita me ne ha fatto sempre slittare. E malgrado ciò, non posso neppure, come una brava persona che abbia fatto l'agricoltore o il facchino, vantarmi d'aver vissuto sempre al centro. **

Si direbbe che il quadro dei miei giorni come le regioni di montagna, si componga di materiali diversi agglomerati alla rinfusa. Vi ravviso la mia natura, già di per se stessa composita, formata in parti eguali di cultura e d'istinto. Affiorano qua e là i graniti dell'inevitabile; dappertutto, le frane del caso. Mi studio di ripercorrere la mia esistenza per ravvisarvi un piano, per individuare una vena di piombo o d'oro, il fluire d'un corso d'acqua sotterraneo, ma questo schema fittizio non è che un miraggio della memoria. Di tanto in tanto, credo di riconoscere la fatalità in un incontro, in un presagio, in un determinato susseguirsi di avvenimenti, ma vi sono troppe vie che non conducono in alcun luogo, troppe cifre che a sommarle non danno alcun totale. In questa difformità, in questo disordine, percepisco la presenza di un individuo, ma si direbbe che sia stata sempre la forza delle circostanze a tracciarne il profilo; e le sue fattezze si confondono come quelle di un'immagine che si riflette nell'acqua. Io non sono di quelli che dicono che le loro azioni non gli assomigliano: bisogna bene che le mie mi assomiglino, dato che esse costituiscono la sola misura dell'esser mio, il solo mezzo di cui dispongo per affidare me stesso alla memoria degli uomini, e persino alla mia; **dato che forse l'impossibilità di continuare a esprimersi e a modificarsi con nuove azioni costituisce la sola differenza tra l'esser morti e l'esser vivi. Pure, tra me e queste azioni che mi configurano si apre uno jato indefinibile, e la prova ne è che sento senza posa il bisogno di soppesarle, di spiegarmele, di rendermene conto. Vi sono lavori di breve durata, senza dubbio trascurabili; ma altre occupazioni, che si prolungarono tutta la vita, non hanno maggior significato. **Per esempio, nel momento in cui scrivo, mi sembra a malapena essenziale d'esser stato imperatore.

D'altronde, i tre quarti della mia vita sfuggono a una definizione fornita dalle azioni: il complesso delle mie velleità, dei miei desideri, persino dei miei progetti resta vago ed evanescente quanto un fantasma. Il resto, la parte tangibile, più o meno autenticata dai fatti, si distingue poco più nettamente, e gli avvenimenti si susseguono nel modo confuso dei sogni. **Mi son fatto una cronologia tutta mia, che è impossibile concordare con quella basata sulla fondazione di Roma, o sull'era delle Olimpiadi. Quindici anni sotto le armi son durati per me meno di una mattinata ad Atene; vi sono persone che ho frequentato tutta la vita e che non riconoscerò agli Inferi. I piani spaziali si sovrappongono anch'essi; l'Egitto e la valle di Tempe son vicinissimi, e non sempre sto a Tivoli quando ci sono. **Talora la mia vita mi appare banale al punto da non meritare non dico di scriverla, ma neppure di ripensarvi a lungo, e non è affatto più importante, neppure ai miei occhi, di quella del primo che capita. Talora mi sembra unica, e perciò appunto senza valore; inutile, perchè è impossibile adeguarla all'esperienza comune. Nulla vale a spiegarmela: i miei vizi, le mie virtù, sono assolutamente insufficienti; vi riesce di più la mia gioia; ma a intervalli, senza continuità, e soprattutto senza un serio motivo. **Ma ripugna allo spirito umano accettare la propria esistenza dalle mani della sorte, esser null'altro che il prodotto caduco di circostanze alle quali nessun dio presieda, soprattutto non egli stesso. Una parte di ogni vita umana, persino di quelle che non meritano attenzione, trascorre nella ricerca delle ragioni dell'esistenza, dei punti di partenza, delle origini. La mia incapacità di scoprirle mi fece inclinare a volte verso le interpretazioni magiche, mi indusse a ricercare nei deliri dell'occulto ciò che il senso comune non mi offriva. **Quando tutti i calcoli astrusi si dimostrano falsi, quando persino i filosofi non hanno più nulla da dirci, è scusabile volgersi verso il cicaleccio fortuito degli uccelli, o verso il contrappeso remoto degli astri.