Resilienza sul Lavoro (anche in condizioni estreme) - YouTube
BRRRR.. Che freddo! Oggi la puntata di Impact Girl arriva niente
meno che all'Antartide, dove ci sta già aspettando Giuditta Celli, scienziata e glaciologa giovanissima
che davvero ha preso il coraggio a quattro mani per perseguire una passione tanto insolita
quanto preziosa, soprattutto al giorno d'oggi. Con Giuditta cercheremo di capire, direttamente
dall'antartide, come possiamo trovare tutti il coraggio di realizzare i nostri sogni,
di scendere in campo prima di tutto, ma anche poi la disciplina per portarli avanti con
costanza. Prima di lasciarci a questa puntata un po' freddolosa ti invito come sempre a
dare un'occhiata al sito Biz-academy.it/podcast e iscriverti alla newsletter del podcast di
Impact Girl, questo per due motivi principali: 1 per non perderti nessuna delle puntate che
esce ogni mese in versione audio e in versione video, ma anche, e soprattutto, per non perderti
i Biz Confidential, pillole business che condivido solo via mail ogni mese solo quando sei iscritto
al sito Biz academy.it/podcast e che ti aiuteranno a continuare a far crescere la tua attività
oppure ad avviarla se sei agli inizi.
C: Giuditta, prima di addentrarci in quello che significa essere coraggiose in quanto
donne, che sarà un pochino il cuore tematico della nostra puntata, anche se l'affronteremo
da diverse angolazioni legate alla tua esperienza.. tu sei una glaciologa. Io non ho mai sentito
questo termine e mi ha affascinato tantissimo è chiaro che intuitivamente si può capire che
cosa vuol dire essere glaciologa ma facci capire che cosa significa, come si diventa
glaciologi e che cosa fai, qual è la tua giornata tipo qual è la tua missione lavorativa?
G: Allora sì già dal nome glaciologo o glaciologa è chiaro che studiamo il freddo, quindi abbiamo
sempre a che fare con neve e ghiaccio in questo caso io sono in campo, sono in Antartide alla
stazione italo-francese Concordia e qua quindi mi occupo di prelevare campioni di neve, campioni
di ghiaccio, che in realtà poi verranno analizzati in Italia e quindi essere glaciologi vuol
dire questo, in campo prendere i campioni, fare piccole misure dirette e poi in laboratorio
fare tutte le analisi chimiche che riguardano i campioni prelevati. Come si diventa glaciologi..
io ho una laurea in chimica e comunque serve un percorso di studi di tipo scientifico.
Ad esempio il collega francese sempre glaciologo, ma per la parte francese, che ha una laurea
in geologia, quindi è un po' vasto.
C: Ecco. Questa è un po' la preparazione teorica che viene richiesta a seconda insomma
del ramo immagino di specializzazione. Poi però c'è appunto tutta la parte che io definisco
del coraggio che riguarda il fatto di vivere dove tu sei in questo momento vedremo abbracciare
anche uno stile di vita abbastanza estremo e abbastanza impegnativo rispetto alla vita
vita comoda cui siamo abituati. Quindi queste sono vere e proprie spedizioni giusto, che voi fate?
G: Sì praticamente quello che sto facendo è una spedizione cosiddetta “invernale”.
Sono arrivata a novembre dell'anno scorso e vado via a novembre di quest'anno, quindi
sono tredici mesi e ci tengo a ricordare che siamo qua grazie al Pnrl Enea, che è l'ente
che ci permette di venire qua e ci gestisce e al Cnr e al Miur che si occupano di tutta la
parte scientifica.. e poi ci sono le stagioni estive che sono piccoline, durano da novembre
a febbraio e la base è strapiena di persone, mentre adesso siamo solo 13, quindi insomma
una piccola famiglia.
C: I coraggiosi! Ma e quindi, fammi capire, qual è la preparazione prima di partire per una spedizione?
Adesso tu immagino sia collaudata ma prima di partire per una spedizione, qual è la
preparazione teorica e pratica che dovete seguire per poi sentirvi pronti nel momento
in cui siete lì?
G: Allora, veramente pronti forse non ci sentiamo mai, perché la paura rimane sempre. Abbiamo
a parte la preparazione del lavoro quindi le cose tecniche pratiche del lavoro in realtà
è molto importante un adattamento al freddo. Infatti Enea prima di partire ci fa fare un
campeggio di una settimana sotto il Dente del Gigante sul Monte Bianco per adattarci
al freddo e poi comunque abbiamo esercizi di primo soccorso antincendio quindi siamo
preparati per queste evenienze qua e poi serve tanto amore per il proprio lavoro perché
qua è difficile e se non si ama il proprio lavoro alla fine diventa difficile arrivare
in fondo molto faticoso.
C: Ecco a questo proposito ci racconti in linea di massima la tua giornata tipo, perché
poi quello che vorrei chiederti è come sviluppi una routine in una situazione così particolare,
però prima cerchiamo di spiegare qual è questa situazione in maniera che possiamo
capire anche come puoi adattarla in maniera diversa alla nostra.
G: La mia situazione è molto particolare perché ci troviamo nel plateau antartico
siamo nel niente più totale, abbiamo 11 mila chilometri di distanza dalla costa e siamo
a 3.300 metri di altitudine quindi anche fisicamente non abbiamo ossigeno e viviamo con un periodo
di buio totale un periodo di giorno totale e brevi periodi di alternanza giorno notte.
Freddo, molto freddo siamo sempre intorno almeno -60 e -70 d'inverno e anche molto vento,
quindi situazione fisica e psicologica molto dura. Quindi una routine è indispensabile
per sopravvivere perché altrimenti ti lasci andare alla non voglia, al sonno, che poi
in realtà, come dicevi tu, è un po' come può succedere anche nella vita di tutti i
giorni, che hai quelle giornate in cui non hai voglia di fare niente, staresti a letto
sempre, stai lì e dici “ma perché io mi devo alzare?”. Io qui mi sono obbligata
e forzata quotidianamente a trovarmi una routine perché altrimenti non puoi sopravvivere.
E quindi sveglia, anche se la notte in realtà non dormo, perché è molto difficile, però
sveglia sempre la mattina più o meno alla stessa ora, colazione, lavoro fuori, poi c'è
il pranzo, lavoro in ufficio, poi vai in palestra o leggi e stai con i colleghi. Poi c'è la
cena, il film dopo cena, quindi tutte quelle piccole cose che mi piace fare e che mi obbligo
a fare perché mi distraggono, alcune mi rilassano..
C: Ti danno un ritmo anche immagino?
G: Esatto, ti permettono di non farti soccombere dalla non voglia di fare le cose, poi in realtà
un po' quello che si può fare anche nella vita reale, non c'è bisogno di essere qua.
C: Infatti una cosa che mi ha colpito quando parlavamo quando ci siamo conosciute -conosciute
online naturalmente per il momento, io ancora il coraggio di seguirti non ce l'ho, apparte
la mancanza di preparazione poi teorica, però una cosa che mi aveva colpito è quando mi
hai detto che voi siete appunto in questo momento un gruppo abbastanza piccolino che
però vive in uno spazio anche abbastanza ridotto e che per quanto poi ciascuno faccia
le proprie cose a livello lavorativo sia importante per voi, per tutti voi, avere dei momenti
come per esempio la colazione il pranzo e la cena mi dicevi, che siano momenti condivisi
perché altrimenti il rischio è anche quello di alienarti un pochino, no immagino, da quello
che è poi la socializzazione umana.
G: Esatto diventa un tuo problema a livello psicologico perché rischi comunque anche
un po' la depressione qua perché comunque sei lontano da casa, dagli affetti. Considera
che qui dalla finestra vediamo una distesa di bianco infinita, quindi i colori, i rumori,
gli odori.. anche il cibo comunque è quello che è. Non abbiamo frutta fresca da marzo,
quindi insomma a livello psicologico diventa difficile e se ti isoli e non trovi uno sbocco
per rilassarti un po', per sfogarti, i rischi a livello psicologico dispiace anche al gruppo
se ti isoli perché comunque è una figura in meno, però il primo che ha dei problemi
poi sei te.
C: questo secondo me è molto importante perché magari chi ci ascolta dice vabbè, ma io non
vivo in mezzo ai ghiacci.. però uno degli strumenti che ci porta ad allenarci continuamente
soprattutto oggigiorno è il web. Abbiamo questa questa mancanza di ritmo, anche a livello
familiare ,o a livello lavorativo.. c'è chi ingoia, non lo so, un piatto di pasta mentre
continua a lavorare e a rispondere alle email, che ormai è diventata una routine e questo
senza accorgercene. Ci si priva di quello che è un ritmo sano, ecco perché mi aveva
colpito molto questa tua puntualizzazione e ci tenevo a sottolinearla, anche per chi
magari dici beh va beh ma questo vale solo per le situazioni estreme. Assolutamente no.
G: No, no guarda a proposito ti dico che comunque qua la connessione come puoi vedere è quella
che è e non abbiamo modo di utilizzare molto i social network abbiamo whatsapp per comunicare
con la famiglia e quindi il fatto di non poterci isolare online ha permesso di riscoprire un
po' una socializzazione che in realtà si, avevamo perso, perché il gioco da tavolo,
il gioco di carte dopo cena boh chissà quanto tempo è che ormai quasi nessuno fa più,
quindi insomma.. il film tutti insieme, la festa, insomma.. sì ti ritrovi un po' la
parte umana in realtà.
C: Bellissimo che è quella che che dovremo trovare un po' tutti. Senti giuditta ma c'è
qualcos'altro che c'è a livello di ritmo quotidiano per dare a te stessa una mano non
lo so mi viene in mente la mindfulness la meditazione oppure la lettura di una cosa
di particolare, non lo so l'esercizio fisico. Che cosa fai a livello di strumenti pratici,
che magari chi ci ascolta può dire “mah potrei provarle anche io nella mia realtà
quotidiana”?
G: Allora correre ovviamente non fuori perché non è molto possibile, sul tapis roulant!
Mi aiuta a stendere i nervi quando sono nervosa, magari qualcosa è andato storto, così..corro,
e quello mi aiuta a rilassare, musica di sottofondo e via.. leggo molto, in generale leggo un
po' tutto. E un'altra cosa che mi ha aiutato molto è stato studiare il francese, perché
essendo un gruppo italo francese ho iniziato a studiare una nuova lingua e questo mi ha
aiutato perchè comunque era uno sforzo, un qualcosa che mi teneva impegnata e quindi
non mi faceva pensare momenti un po' tristi, e mi distratto. Queste sono le cose principali.
C: Quindi possiamo un po' categorizzarle in due grandi categorie, il fatto di dedicare
un pochino di tempo al tuo corpo, che immagino insomma in un contesto dove poi non puoi uscire
all'aria aperta facilmente è ancora piu imperativo, e qualcosa che fai per la tua mente e anche
a livello emotivo perché poi quando impari analizzato e non solo apri la mente ma poi
è un emozione poter interagire con gli altri. Quindi un po' le tre emozioni, intelletto
e corpo, che sono un po' quelle che io personalmente cerco di seguire in quella che chiamo rdm
che è l'acronimo che sta per routine del mattino, che non sono altro che delle mini
attività.. ecco a proposito di questo tu le segui secondo un ritmo preciso, quindi
leggi in un momento preciso, corri in un momento preciso o quello è qualcosa che seguì in
base a come ti senti in quel momento?
G: No seguo in base a come mi sento, perché a volte in realtà mi basta non so stendermi
sul letto a fare niente, guardo il soffitto però mi rilasso, quindi dipende da cui mi
sento, quindi da come va la giornata, da cosa succede..
C: E a livello invece di allenamento mentale, il fatto di non sentirti in trappola perché
immagino che ad un certo punto, mentre parlavi mi immaginavo la situazione che vivi.. guardo
fuori e vedo una distesa di neve bianca infinita, non ho frutta fresca, siamo sempre noi in
questo spazio angusto.. A livello di allenamento mentale cosa hai fatto prima o cosa fai oggi
per non soccombere a quella che può essere un po' appunto depressione a livello magari
estremo ma semplicemente anche scoraggiamento che forse una parola più comune a chi ci
ascolta.
G: Sì. Ma in realtà non ho mai fatto del mindfulness o cose del genere, anche perché
fortunatamente non ho mai avuto questo senso di chiuso e di oppressione che si può immaginare.
Quindi no. Ci sono dei momenti in cui magari si ti senti comunque un po' abbattuto perché
sei sempre qui, vedi sempre le stesse persone, gli stessi muri quello si, però mi viene
spontaneo affrontarlo, tipo non so, andando dal collega o comunque dalla persona che è
diventata il tuo amico, quindi passare del tempo con gli altri nonostante siano sempre
i soliti, però questioni aiuta a affrontare quei piccoli momenti appunto di sconforto.
C: E anche qui secondo me c'è una lezione da trarre importante, perché tornando al
discorso della dell'alienazione, dell'isolamento che ci stiamo un po' auto-imponendo in quella
che è la nostra quotidianità, in una situazione di vita normale andare dagli altri anche solo
a chiedere aiuto, fare una domanda o trovarsi per un pranzo insieme al lavoro è ormai diventato
quasi qualcosa da evitare perché ci fa perdere tempo, oppure perché temiamo che quel qualcuno
possa essere disturbato o che possa in qualche modo dirci di no, quando in realtà l'uomo
è un essere sociale insomma è una creatura sociale, socievole, non lo so adesso qual
è il termine giusto, però mi piace molto come possiamo trarre delle piccole lezioni
poi da quello che per te sembra normale però tu l'hai reso normale nel momento in cui è
diventata una necessità probabilmente, quando non è una necessità di visione diventa un
lusso, che sembra quasi non ci possiamo mai permettere.
Senti, tu sei una donna che è molto giovane, molto brillante però sappiamo che nel tuttora
nonostante insomma si siano fatti passi in questo senso però nel settore scientifico
c'è sempre un po' lo stereotipo, tutti i settori scientifici sono un pochino e poi
non solo quelli ma in balia ecco di una di una dominazione maschile. Secondo te ci sono
le competenze ci sono le competenze che ti sei trovato ad acquisire nel tuo settore per
cui essere donna a tuo avviso si è rivelato uno svantaggio, quindi qualcosa per cui non
ti sei sentita portata, in quanto donna?
G: Guarda sono qua, quindi fortunatamente ti posso dire no. Fortunatamente ti posso
dire che queste stazioni non si è mai verificata anzi durante il percorso degli studi universitari
ad esempio non ho mai avuto problemi per il fatto che fossi donna quindi professori o
discriminazioni di alcun genere. Anche comunque le selezioni per molto professionali, non
ho avuto nessun tipo di problema al riguardo, fortunatamente ho avuto solo un episodio in
vita mia di discriminazione di genere durante un colloquio di lavoro e il classico del “lei
ha tutte le caratteristiche che cerco ma preferisco assumere un uomo perché è una sostituzione
maternità lei è una donna e quindi..” ..Quindi?
Quello è stato il momento in cui ho provato più rabbia e disgusto però a parte questo
piccolo tra virgolette episodio fortunatamente no, non ho avuto problemi, né per acquisire
capacità, né per laurearmi oppure per arrivare dove sono adesso, quindi mi ritengo fortunata.
C: E quindi quando è cominciata la tua passione per.. tu hai una laurea in chimica quindi
insomma la passione per l'aspetto scientifico o ce l'hai o ce l'hai. È qualcosa che ti
ricordo di aver avuto fin da bambina, oppure qualcosa che hai acquisito nel tempo che ti
sei resa conto ti piaceva nel tempo?
G: Guarda da bambina volevo fare il pasticcere quindi sì l'ho acquisita nel tempo, andando
avanti con gli studi e quando ho capito che la parte umanistica tipo di lettere queste
cose così, proprio non era per me, mi sono avvicinata quindi alla chimica con attenzione,
sono sempre stata indecisa se chimica diciamo delle cellule quindi la biochimica o la chimica
per l'ambiente. In realtà mi sono laureata in biochimica ma poi ho iniziato a lavorare
per l'ambiente, quindi insomma, un percorso un po' tortuoso.
C: Ho capito. Ma invece, a proposito, ti inverto la domanda che ti ho appena fatto: quali sono,
se ci sono, delle competenze che ti sei trovata ad acquisire nel tempo, nel tuo settore per
cui a tuo avviso essere donna si è rivelato invece un vantaggio. Come donne sono delle
caratteristiche particolari che a volte sono considerate.. che a volte sono date per scontate.
Mi viene in mente non lo so la capacità organizzativa semplicemente per il fatto di crescere in
una società che ci abitua a pensare, per quanto appunto ci stiamo un po' svincolando,
che dobbiamo sempre gestire mille cose no c'è la famiglia c'è il lavoro c'è la carriera
c'è questo c'è quello i figli e quando ci saranno..... e quindi già il mindset che
noi abbiamo che ne sviluppiamo il mindset di qualcuno che sa che deve gestire un sacco
di cose, non una e quella è, questa è una regola però non viene mai considerato e spesso
deve essere ricordato che questo può essere un enorme vantaggio a livello aziendale. Ecco
questo è solo un esempio mio personale ma le competenze invece che nel tuo caso hai
acquisito e perché hai acquisito più facilmente secondo te proprio grazie ad alcune tue caratteristiche
femminili quali sono?
G: Ma guarda quella di riorganizzazione in effetti, ora che l'ha nominata, penso sia
una delle prime cose perché ad esempio quando ero intesi nel laboratorio avevo ragazzo che
faceva dottorato che mi seguiva e io sono arrivata tempo un mese gli ho un po' rivoluzionato
il laboratorio, gliel'ho tutto organizzato, ho iniziato io a gestire la cosa. Cioè lui
era il mio boss ma io comunque ho preso in mano la situazione perché come era gestito
da lui io non riuscivo a lavorare, per farti un esempio.
C: Ecco, non stiamo dicendo gli uomini sono disorganizzati, lungi da noi quello di dire
questa cosa però resta il fatto dimostrato che l'aspetto organizzativo è una caratteristica
che le donne acquisiscono insomma volenti o nolenti, non tutte magari però molte di
noi e c'è qualcos'altro..?
G: A me viene spontaneo
C: c'è qualcos'altro che ti viene in mente a livello di competenze o di qualità o di
talento che insomma sembra nemmeno di solito per clichy appartenere più alle donne che
agli uomini?
G: Ma forse sì forse per cresce comunque esatto anche la voglia di aiutare gli altri
che spesso viene associata al senso di maternità, che per me non è così, non è che perché
sei donna e allora deve avere un senso di maternità allora sei presenza di vita degli
altri, però per clichè è così e quindi sì perché comunque magari vedo che, non
lo so, uno ha un po' bisogno di qualcosa allora a me non costa niente e gli dà una mano,
le piccolezze insomma basilari giornaliere, magari si, anche questo.
C: Questo credo sia molto importante perché poi a livello lavorativo, quello che succede
spesso parlo magari di corporations o aziende quello che succede spesso è che si creano
le Uome, che in realtà è un termine che non ho coniato io ma un amico che conosco
e che mi è rimasto impresso perché cioè lui lui si riferiva con questo termine a queste
donne che combattono contro quella che è una natura se vogliamo percepita come debole
perché appunto più aperta alla comunicazione, più aperta proprio istintivamente alla maternità,
intesa come prendersi cura dell'ambiente che ci circonda, non necessariamente di un figlio
ecco, e rifiutano questo modello e si trasformano in finti uomini, cioè cominciano a diventare
queste donne aggressive, alcune per carità possono esserlo di natura, ma molto spesso
si si si creano questo personaggio, e quando in realtà il questo questo aspetto che tu
hai nominato del aiutare gli altri, è chiave chiave quando gestisce un team, è chiave
quando invece sei parte di un team, è chiave nel tuo rapporto con un cliente, è chiave
nel tuo rapporto con un subordinato così come con il tuo capo, quindi credo che sia
un elemento cruciale a prescindere da quello che fai e da dove lavori.
G: Si, a prescindere anche da chi sei, uomo o donna che sia
C: Assolutamente! Senti Giuditta, come tieni alta la motivazione quando qualcosa non va
come previsto visto che insomma gli elementi di sfogo che hai sono abbastanza ridotti?
G: Qua non è facile. In generale in realtà non sono è stata molto brava tener alta la
motivazione, sono sempre stata una persona che come qualcosa andava male si abbatteva
era sconfortata, ero una di quelle che dicevano “Capitano sempre tutte a me”, insomma
ero un po' pessimista. E poi col tempo e soprattutto qua la cosa fortunatamente è cambiata. Diciamo
che ho un po' fatto lo step del dire ok io mi impegno al massimo in quello che sto facendo,
do tutta me stessa per fare in modo che le cose vadano bene o comunque vadano al meglio,
se poi non succede vediamo se è colpa mia, cosa ho fatto dopo sbagliato, quindi tentiamo
di guardare un po' il lato costruttivo e istruttivo e se non ha sbagliato niente va bene così
non ci posso fare nulla. Tipo l'altro giorno avuto un problema con uno strumento, ancora
non funziona. È dieci giorni che non riesco a capacitarmi di cosa sta succedendo, e si
è a un po desolante perché comunque insomma è uno strumento su cui lavorare, sei qui
per quello però più che applicarmi chiedere aiuto ai colleghi e tecnici a tutti, io non
posso fare qui ho fatto il mio!
C: Ti concentri su quello che è sotto il nostro controllo che è l'impegno, che è
una grande cosa in realtà, perché spesso ci concentriamo sul risultato che poi non
dipende da noi e non solo da noi da noi dipende però quanto solo quanto il dare il massimo,
che poi insomma ovviamente a vari livelli perché a volte pensiamo di aver dato il massimo
e non è così, ma è proprio l'introspezione di cui parlavi chiusi dalla risposta. Ho dato
il massimo, potevo fare di più e a volte abbiamo veramente dato il massimo di quello
che ci poteva essere se invece non è stato così allora forse qualcosa che possiamo migliorare
la prossima volta quindi somma o otteniamo risultato che vogliamo o la lezione di cui
abbiamo bisogno. A proposito di relazioni una cosa che in realtà
volevo chiederti prima mi è sfuggita, quando parlavi appunto del rapporto con i colleghi
che in qualche modo un salvavita in un contesto che altrimenti rischia di risultare un pochino
alienante. Resta il fatto che quando si lavora in un ambiente così sfidante è così ridotto
a fisicamente parlando, magari le relazioni subiscono anche delle battute d'arresto dei
contraccolpi. Ci sono delle regole che seguite le relazioni tra di voi per evitare litigi
oppure per affrontare eventuali situazioni di disaccordo?
G: Allora c'è da dire che qua vista la situazione di convivenza forzata comunque costretto comunque
hai scelto di convivere forzatamente con persone che sono sconosciuti, quindi in realtà non
sai bene con chi stai andando a vivere per un anno. E vista la situazione di isolamento
e tutto qualsiasi screzio o piccolezza può diventare una litigata enorme tipo dalla bottiglia
lasciato cosa nel frigo e mai sostituita, ai biscotti che non sono stati riportati in
sala, a piccolezze che in realtà possono all'interno delle guerre e fortunatamente
non abbiamo avuto uno di questi insomma sono stati molto bravi, però nel caso in cui tutti
ti litighi con una persona e c'hai dei problemi c'è da tenere conto che qui è quasi impossibile
evitare quella persona, perché o ti rinchiusi in ufficio o ti rinchiudi in camera e quindi
ti alieni come dicevamo prima o lo vedi la vedi sempre comunque qui insomma diventa molto
difficile. Per far fronte a questo è importante molta
pazienza, di accettare il fatto che non possono piacerti tutte le persone e che non puoi piacere
a tutte le persone, ovviamente, devi essere molto paziente, a volte eviti gli screzi,
perché magari senti qualcosa che non ti piace, senti un discorso che ti può dar fastidio
ma ti allontani e non rispondi, molta maturità quindi e nel caso in cui magari la situazione
è diventata pesante poni la conversazione su un livello molto gentile, parliamone, affrontiamo
i problemi, insomma tentare di parlare, parlare è la cosa fondamentale qua.
C: Che ancora una volta mi piace molto perché lo estrapoli dal contesto e non è che in
una relazione di coppia o in relazione tra colleghi in ufficio.. quando hai parlato della
della bottiglia vuota mi sono venute in mente delle situazioni paradossali quando lavoravo
in ufficio e questo ufficio a circa un centinaio di persone al tempo e c'era sempre qualcuno
a cui veniva rubato il pranzo perché magari, non era intenzionale ma si scambiavano le
cose, oppure cose marce in frigo, oppure bevi il caffè, lasciavi la tazza sporca nel lavandino
ed era un continuo reminder, il promemoria per favore “prendetevi cura del vostro ambiente
come se fosse casa vostra”, c'era questo continuo slogan no della serie “se siete
così sporchi qui vuol dire che siete sporchi e disordinati anche a casa”, che è probabile,
nel senso che poi spesso a casa non è che siamo molto bravi a gestire il frigorifero
o altre cose, insomma parlo in prima persona.. però lì, una cosa che hai detto è stata
veramente cruciale perché lì hai una scelta, puoi effettivamente nell'ufficio a tre piani,
decidere di stare nel piano dove non c'è la persona che ti infastidisce, oppure puoi
addirittura creare delle coalizioni tra gruppi, che è pessimo e deleterio perché poi toglie
energia, toglie proprio vitalità al gruppo invece voi in qualche modo tornate alle basi,
perché sono le basi di quella che è la convivenza civile e che ci dimentichiamo continuamente.
E quindi questo è secondo me un promemoria importantissimo. Ci hai già dato dei consigli
e dei suggerimenti pratici, ti chiedo però tre consigli particolarmente pratici che ti
senti di condividere con noi, che hai appreso vivendo e lavorando al polo sud ma che pensi
che anche chi non lavora nei ghiacciai potrebbe utilizzare nella propria vita per sopravvivere
a situazioni, chiamiamole così, ostili o inaspettate..
G: Guarda più che consigli che consigli pratici per sopravvivere diciamo che quello che ho
appreso qua sono cose molto più personali a livello intimo diciamo, quindi li chiamerei
quasi consigli di vita per riuscire a vivere almeno per quanto mi riguarda in maniera se
non più felice comunque migliore. Perché una delle cose ma dentro le cose che ho imparato
è sui pregiudizi comunque processi li abbiamo tutti volente o nolente ce l'abbiamo erano
cosa ho imparato è quella di non fermarsi precisissima di poter dare alla persona sempre
un'opportunità di mostrarti come bene o male che poi alla fine ne esca perché sono stata
stupito in modo positivo di alcune persone e quindi questo no il fatto capire che se
mi fossi fermata al primo impatto avrei perso la possibilità di conoscere persone che in
realtà sono meravigliose. un'altra è quella come dicevo prima di aiutare gli altri nelle
piccolezze, non c'è bisogno di fare grandi cose, di diventare dei grandi eroi, però
proprio la piccolezza che fa piacere all'altro, che in quel momento magari è sommerso di
lavoro, è stressato e tu hai del tempo quindi perché no. Una cosa che faccio spesso perché
amo farlo è quella di aiutare il cuoco in cucina, quindi preparo sempre le torte di
compleanno per esempio. Quindi lui è indaffaratissimo a preparare la parte della cena e io vado
là e gli faccio un po' di compagnia e preparo le torte di compleanno, a me piace e a lui
fa piacere, quindi perché no! L'ultima, che forse era quella più importante,
è quella di credere in me stessa, è aumentato molto questa parte. Prima non avevo fiducia
in me, non credevo in me e nelle cose che potevo fare, potevo arrivare a fare. Adesso
invece ho capito che non c'è bisogno che qualcuno mi dica “Sei forte, brava così..”
cioè io lo so, è una cosa che so io, quindi non c'è bisogno che qualcuno venga a dirti
che sei bravissima, sei eccezionale è una cosa che tu sai, quindi contare molto su se
stessi. Ovviamente se qualcuno lo dice ovvio che ci fa piacere, però non deve essere quello
il punto di partenza, per fare qualcosa, deve essere solo un po' un appagamento, diciamo,
per il resto devi puntare su te stessa.
C: Questo è molto bello. Tra l'altro si collega alla domanda che volevo farti adesso che è
appunto relativa a un suggerimento che ti sentiresti di dare a una donna in particolare
che vuole il intraprendere o che ha già intrapreso una carriera scientifica, attraverso i suoi
studi e adesso magari a livello lavorativo ma che è attorniata magari da un contesto
estremamente stereotipato e maschile si sente non all'altezza, pur sapendo dentro di sé
che ha tutte le carte in regola per farcela, ma ha subito quella convinzione e si sta convincendo
di non potercela fare, cosa le diresti?
G: Io patirei col dirle che ha torto! Ok se non è proprio gentilissimo, però è diretto
esatto! Perché appunto, perché non si sente all'altezza? E lì il punto, allora se è
come è stato per me all'università, perché avevo paura allora ok possiamo risolvere la
questione, puoi forse avere un minimo di ragione. Però se è perché appunto non lo so è lo
stereotipo, la famiglia, che ti dice “ah ma perché non fai qualcosa di più facile,
ah ma credi veramente di arrivare fino in fondo?” sono quelle domande che ti innervosiscono
e se non hai forza e non hai carattere allora si ti lasci soccombere. Quindi io ho avuto
un periodo in cui volevo ritirarmi dall'università al primo anno perché gli esami non andavano
come volevo, ero convinta che tutti fossero migliori di me, mi sentivo proprio un fallimento.
Per fortuna i miei genitori mi hanno fatto riflettere e mi hanno sempre appoggiato e
quindi alla fine ha detto “no aspetta questo è quello che me piace, io lo voglio fare,
mi sono iscritta perchè voglio arrivare fino in fondo”. Quindi mi sono data un anno di
tempo, ho detto in questo anno devo dare tutta me stessa per dimostrare a me e poi agli altri
che ce la posso fare. Quindi mi sono impegnata tantissimo, ho avuto tanti alti e bassi, però
dopo alla fine dell'anno mi ero data di tempo avevo ottenuto i risultati e allora ho detto
vabbè, voi continuate a parlare, ma io ce la faccio e vado dove voglio.
C: Torniamo al discorso di prima che è estremamente importante no quello di cercare di dare il
massimo, sapendo che il risultato potrebbe arrivare in un tempo diverso da quello che
ci eravamo prefissi tu ti sei data un anno di tempo e non necessariamente è il tempo
che ci viene imposto dall'esterno, questo è bellissimo e credo sia estreamemente importante.
Senti, un aneddoto particolare magari che si collega queste esperienze, a questi suggerimenti
che ci hai dato. Un aneddoto nella tua esperienza tra i ghiacciai che consideri forse una delle
lezioni di vita più preziosa in assoluto?
G: Questa è una domanda che mi è toccato un po' perché è un aiuto un po personale
in realtà perché prima di arrivare qua erano una persona che non si dava molti degli altri,
aveva fatica a relazionarsi aprirsi, a confidarsi, a dare fiducia. Qui poi ho avuto un periodo
personale un po' difficile e mi sono ritrovata con il bisogno di parlare gli amici non solo
qua e mi sono isolato quindi a confidarmi una persona che alla fine dei conti l'avevo
conosciuto da quattro mesi quindi era uno sconosciuto. E però è stata una scoperta
meravigliosa perché ho trovato un'apertura, ho trovato accoglienza, supporto consigli
e quindi la lezione è stata che in realtà fino adesso ho sbagliato. Perché non è detto
che comunque non è detto che ovviamente tutti siano così ben disposti nei nostri confronti,
ovviamente troverai sempre qualcuno che dice ma che vuoi però questo non toglie che tra
di loro ci sia qualcuno che in realtà può darti tanto, perché da lì poi le piccole
attenzioni, del “hai mangiato oggi” del “come stai, se riuscita a dormire” sono
quelle piccole cose che in realtà poi mi hanno aiutato tantissimo si ritorna sempre
il discorso di aiutare gli altri l'aiuto anche semplicemente morale perché è una persona
che sta male chiedere come stai gli fai un bene che non può immaginare. Quindi si questa
è stata una lezione molto molto forte che ho appreso.
C: Grazie grazie veramente per averla condivisa perché credo che possa risuonare molto nelle
corde di chi ci ascolta . Senti Giuditta, una donna che ammiri particolarmente e che
secondo te dovremmo intervistare dopo di te chi è?
G: Guarda io in realtà ho due donne che ammiro, che sono state un po' dei punti di riferimento
una Margherita Hack perché comunque è stata una grandissima scienziata che è riuscita
a fare cose in un mondo del tutto maschile che sono memorabili riuscita quindi a fermarsi
a riprendere in mano il centro astronomico e non era facile ai sui tempi come non è
facile nemmeno adesso in realtà e l'altra e Samantha Cristoforetti perché anche lei
comunque un mondo militare sappiamo che è completamente maschile e quindi le donne non
hanno vita facile, ma nonostante questo oltre a essere appunto pilota militare è riuscita
a diventare astronauta è stata una delle due donne europee sulle ss, la prima donna
con più giorni a soggiornare lassù e quindi si, l'ammiro molto per il coraggio perché
vivere era comunque non è facile per la forza e la determinazione.
C: Fantastico tutto quello che ci hai condiviso è probabilmente no ovvio per te ormai grazie
all'allenamento e un po' alla necessità ma è stato un promemoria, una bella sveglia
per noi e per chi magari appunto dà per scontate tutta una serie di cose che invece, quando
ti mancano ti rendi conto sono la chiave non dico della felicità ma insomma dello star
bene. Io ti ringrazio tantissimo Giuditta è stata una bellissima chiacchiera, la connessione
ci ha supportato, non non ci sono stati durissimi problemi, quindi sono grata anche di questo.
Naturalmente ricordo a chi ci ascolta che troverete ragazze tutti i punti salienti della
puntata indicati minuto per minuto sotto il post video, audio o testo, a seconda che vi
piaccia leggere, ascoltare o guardare la puntata che trovate nel sito Biz academy.it/podcast
Vi abbraccio e vi saluto e soprattutto abbraccio e saluto Te Giuditta in questo contesto e
ti auguro uno splendido proseguimento di lavoro, di carriera e di missione!
G: Grazie a te!
C: Questo è tutto per la puntata di oggi, spero di averti dato qualche utile spunto
che potrai implementare sin da subito. Se crescere un business in cui credi sul web
in modo autentico e proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz
Academy puoi farlo visitando il sito Biz-academy.it Noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla
prossima puntata Impact Girl [Musica]