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Pensieri & Parole, 113. Nomi italiani

113. Nomi italiani

Nomi italiani

Nomi e cognomi raccontano la nostra cultura e non solo. Raccontano anche un momento storico preciso che parla dell'evoluzione della società, della vita sociale, della lingua. Nomi e cognomi cambiano con il tempo. Sono le nostre radici e con loro possiamo raccontare la nostra storia.

Cos'è un nome? In italiano questa parola è un po' ambigua perché chiamiamo “nome” anche un sostantivo, un elemento della frase, che indica un oggetto. Per evitare equivoci, chiamiamo i nomi dati alle persone “nomi propri” oppure “nomi di battesimo”. Anche il gruppo dei nomi personali, però, racchiude in sé altri nomi che possiamo usare. Non solo nome e cognome, ma anche il soprannome. Cos'è un soprannome? In italiano è quella parola che possiamo usare per descrivere una persona, ma che non è presente nei suoi documenti. Può essere l'abbreviazione del nome stesso, come Giovanni che può diventare Gio o Nanni oppure una parola legata ad altro: una caratteristica fisica oppure qualcosa che è successo e genera ironia.

Poi c'è il “nome d'arte”, quel nome scelto dagli artisti per presentarsi nel mondo dello spettacolo. Il cantante Jovanotti, nome d'arte, si chiama nella vita reale Lorenzo Cherubini. Lo “pseudonimo”, il nome scelto per coprire la propria identità e presentarsi in pubblico con un altro nome. È il caso di Elena Ferrante, una scrittrice di cui non conosciamo la vera identità.

In Italia ci sono state innumerevoli influenze. Il nome Sofia ha origini greche, Giulia latine, Sara ebraiche, Francesca arriva dal volgare medievale. In quell'epoca, infatti, si chiamava “francesco” ciò che era francese. Matteo e Mattia sono ebraici come Gabriele e Daniele. Andrea è asiatico, Luca greco, Marco latino e Federico longobardo.

Poi in italia esistono nomi etruschi come Antonio, Camillo o Fabio. Sappiamo che l'impero romano era grande e aveva conquistato buona parte dei territori europei vicini all'Italia. Quando i romani prendevano il potere in un territorio imponevano le loro leggi e il latino, ma davano spazio alle culture locali, alla religione e alle tradizioni dei popoli stranieri. Per questo motivo molti nomi in origine etruschi con il tempo sono latinizzati e sono giunti fino a noi.

Poi i Romani ci hanno messo del loro e ancora oggi esistono nomi che arrivano dalla tradizione romana. I nomi dei grandi imperatori, ad esempio: Adriano, Augusto, Giulio, Paolo.

Alcuni nomi risalgono alla devozione cristiana e se li osserviamo sono nomi di augurio. È il caso di Felice, ad esempio, oppure Fortunato o ancora di devozione, ma di origine greca come Agnese o Luca. Dal greco abbiamo anche Alessandro e poi i nomi dei grandi eroi come Achille, Ulisse, Elena, Enea. Come tutti i nomi, ci sono momenti di più o meno successo. La storia dei nomi è ciclica e mi sembra che anche i grandi nomi di eroi, come Ettore o Enea, stanno tornando di moda. Tra tutti i popoli che governarono nella penisola italiana, i longobardi lasciarono la loro influenza nei nomi propri: Orlando, Alfonso, Anselmo, Aldo. In genere tutti i nomi composti con -aldo o qualche variazione sono di origine germanica. Tra le popolazioni che sono passate dalla penisola italiana molte hanno lasciato la propria influenza nei nomi di persona. Un'eccezione sono gli arabi. Nella lingua italiana esistono molte parole che arrivano dall'arabo come “arancia”, “limone”, “albicocca”… Non sono però rimasti i nomi propri di persona.

Ci sono nomi ridicoli? Esistono anche in Italia e ci sono stati casi di processi aperti in tribunale per cambiarli. Possiamo, ad esempio, citare il caso di Venerdì, un nome che nel 2007 era stato scelto da una famiglia ligure per il figlio. Possiamo, però, dire che casi come questo sono rari e i nomi seguono piuttosto le mode del momento. Un nome, infatti, dipende dall'epoca e dalla geografia.

Nel mondo antico e medievale le mode erano influenzate dall'incontro con altri popoli e religioni. Questo aumentava o diminuiva il numero di nomi in circolazione. Uomini e donne dei popoli conquistati dai romani ricevevano un nome latino insieme alla cittadinanza romana. I primi cristiani iniziarono ad usare nomi di umiltà che ad esempio richiamavano animali. Chi viveva sotto il dominio delle popolazioni germaniche probabilmente aveva anche un nome germanico oppure mescolato. Sempre nel Medioevo nascono le voci augurali e gratulatorie, di solito legate alla religione: Amadeo o Allegro sono due esempi.

Ma le mode cambiano e così anche le tendenze che riguardano i nomi di battesimo. È un processo ciclico e funziona più o meno così: un nome inizia ad essere usato in un certo ambiente. I genitori di nuovi nati lo ascoltano, gli piace, lo associano a un nome bello per un bambino. Così più genitori iniziano a dare questo nome ai figli fino a quando lo stesso nome raggiunge il culmine della sua popolarità. A quel punto il nome è percepito come troppo comune, non più originale. Con il passare del tempo, quel nome inizia ad essere associato a una persona adulta perché nel frattempo i bambini sono cresciuti. È così che quello stesso nome che fino a 10 o 20 anni prima era popolare perde di prestigio fino a diventare raro con il passare degli anni. Dopo qualche anno, cinquanta o cento il nome non sarà più vecchio, ma “antico”, tornerà ad avere fascino e tornerà ad essere percepito come prezioso. I neo genitori inizieranno a usare ancora quel nome e il ciclo ricomincerà. Si calcola che questo processo ha una durata media di 120-140 anni. Certo, ci sono nomi che rimangono costanti: quelli legati ai santi o alla religione in Italia sono sempre usati: Maria, Francesco, questi non passano di moda.

Gli eventi storici possono poi influenzare la storia di un nome. E così, oggi, pochi genitori darebbero a un figlio il nome di Benito o Adolfo. Allo stesso modo ci possono essere scelte influenzate da personaggi famosi. Un padre o una madre possono dare il nome Sofia a una figlia magari ispirati a Sofia Loren, ma questi omaggi di solito non diventano vere e proprie mode, non raggiungono numeri alti.

In generale si sceglie un nome se ha un bel suono, ricorda qualcosa di esotico oppure è legato a una memoria di famiglia. In alcune aree, soprattutto in Sud Italia è ancora comune dare ai figli i nomi dei nonni. È una tradizione antica, ma non è molto comoda per l'omonimia che comporta. Ci sono persone che possono avere lo stesso nome e cognome, di solito di due generazioni diverse oppure due cugini i cui padri sono fratelli. Per distinguere, a volte, si aggiunge il suffisso -ina12. E così, può capitare che la nonna si chiami Giuseppa e la nipote Giuseppina.

Come abbiamo detto, anche i nomi passano di moda e sono abbandonati. A volte, nella lingua, capita che un nome di persona diventi una parola comune, per descrivere un oggetto. È il caso della parola “Tizio” che in passato era un nome di persona e oggi, insieme alla parola “tale” si usa per descrivere un uomo o una donna qualunque. Se dico: “c'è un tizio alla porta” significa che davanti alla mia porta di casa c'è una persona che non conosco. Nomi del tutto fuori moda possono essere usati per i nostri amici animali e così è possibile chiamare un cane Argo o Minerva una cagnetta.

Ci sono nomi italiani che possono essere fraintesi all'estero. Nomi che terminano con -a, ma sono di solito maschili. È il caso di Nicola, ad esempio, che in Italia è nome maschile. Il corrispondente femminile è Nicoletta. Michele, un altro nome maschile il cui corrispettivo femminile è Michela. Poi c'è il caso di Andrea. In molti paesi Andrea è un nome femminile. In Italia Andrea è usato spesso per nominare un bambino. Ci sono genitori che scelgono il nome Andrea per una bambina, ma sono ancora la minoranza.

Ma quali sono i nomi più popolari oggi in Italia? Sul sito Istat cioè l'Istituto Nazionale italiano di Statistica si possono trovare molti dati interessanti. Vediamo che nel 2020 i nomi più comuni dati a bambine neonate sono stati Sofia, Giulia, Aurora e Ginevra. Per avere un' idea in numeri il nome Sofia è stato dato a 5604 bambine che corrispondono al 2,87% del totale sulle femmine nate. Tra i bambini il nome più dato nel 2020 è stato Leonardo con 8604 entrate, seguito da Francesco, Alessandro e Lorenzo. Andrea che come ho spiegato prima è un nome che può essere sia femminile sia maschile è stato dato nel 2020 a 151 bambine e 4041 bambini.

Prima di leggere i materiali che ho usato per scrivere questo episodio, pensavo che il mio nome fosse la mia storia personale e la storia della mia famiglia. In realtà, i nomi di battesimo possono dirci di più, possono parlarci della società in cui viviamo nel presente e anche del passato del nostro Paese. L'episodio di oggi finisce qui, ancora una volta ti ringrazio per aver esplorato e imparato con me. Buona settimana e a presto.

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113. Nomi italiani 113. Italienische Namen 113. Italian names 113. Nombres italianos 113. Noms italiens 113.イタリア名 113. Italiaanse namen 113. Nomes italianos 113.意大利名字

Nomi italiani

Nomi e cognomi raccontano la nostra cultura e non solo. Raccontano anche un momento storico preciso che parla dell'evoluzione della società, della vita sociale, della lingua. Nomi e cognomi cambiano con il tempo. Sono le nostre radici e con loro possiamo raccontare la nostra storia.

Cos'è un nome? In italiano questa parola è un po' ambigua perché chiamiamo “nome” anche un sostantivo, un elemento della frase, che indica un oggetto. Per evitare equivoci, chiamiamo i nomi dati alle persone “nomi propri” oppure “nomi di battesimo”. Anche il gruppo dei nomi personali, però, racchiude in sé altri nomi che possiamo usare. Non solo nome e cognome, ma anche il soprannome. Cos'è un soprannome? In italiano è quella parola che possiamo usare per descrivere una persona, ma che non è presente nei suoi documenti. Può essere l'abbreviazione del nome stesso, come Giovanni che può diventare Gio o Nanni oppure una parola legata ad altro: una caratteristica fisica oppure qualcosa che è successo e genera ironia.

Poi c'è il “nome d'arte”, quel nome scelto dagli artisti per presentarsi nel mondo dello spettacolo. Il cantante Jovanotti, nome d'arte, si chiama nella vita reale Lorenzo Cherubini. Lo “pseudonimo”, il nome scelto per coprire la propria identità e presentarsi in pubblico con un altro nome. È il caso di Elena Ferrante, una scrittrice di cui non conosciamo la vera identità.

In Italia ci sono state innumerevoli influenze. Il nome Sofia ha origini greche, Giulia latine, Sara ebraiche, Francesca arriva dal volgare medievale. In quell'epoca, infatti, si chiamava “francesco” ciò che era francese. Matteo e Mattia sono ebraici come Gabriele e Daniele. Andrea è asiatico, Luca greco, Marco latino e Federico longobardo.

Poi in italia esistono nomi etruschi come Antonio, Camillo o Fabio. Sappiamo che l'impero romano era grande e aveva conquistato buona parte dei territori europei vicini all'Italia. Quando i romani prendevano il potere in un territorio imponevano le loro leggi e il latino, ma davano spazio alle culture locali, alla religione e alle tradizioni dei popoli stranieri. Per questo motivo molti nomi in origine etruschi con il tempo sono latinizzati e sono giunti fino a noi.

Poi i Romani ci hanno messo del loro e ancora oggi esistono nomi che arrivano dalla tradizione romana. I nomi dei grandi imperatori, ad esempio: Adriano, Augusto, Giulio, Paolo.

Alcuni nomi risalgono alla devozione cristiana e se li osserviamo sono nomi di augurio. È il caso di Felice, ad esempio, oppure Fortunato o ancora di devozione, ma di origine greca come Agnese o Luca. Dal greco abbiamo anche Alessandro e poi i nomi dei grandi eroi come Achille, Ulisse, Elena, Enea. Come tutti i nomi, ci sono momenti di più o meno successo. La storia dei nomi è ciclica e mi sembra che anche i grandi nomi di eroi, come Ettore o Enea, stanno tornando di moda. Tra tutti i popoli che governarono nella penisola italiana, i longobardi lasciarono la loro influenza nei nomi propri: Orlando, Alfonso, Anselmo, Aldo. In genere tutti i nomi composti con -aldo o qualche variazione sono di origine germanica. Tra le popolazioni che sono passate dalla penisola italiana molte hanno lasciato la propria influenza nei nomi di persona. Un'eccezione sono gli arabi. Nella lingua italiana esistono molte parole che arrivano dall'arabo come “arancia”, “limone”, “albicocca”… Non sono però rimasti i nomi propri di persona.

Ci sono nomi ridicoli? Esistono anche in Italia e ci sono stati casi di processi aperti in tribunale per cambiarli. Possiamo, ad esempio, citare il caso di Venerdì, un nome che nel 2007 era stato scelto da una famiglia ligure per il figlio. Possiamo, però, dire che casi come questo sono rari e i nomi seguono piuttosto le mode del momento. Un nome, infatti, dipende dall'epoca e dalla geografia.

Nel mondo antico e medievale le mode erano influenzate dall'incontro con altri popoli e religioni. Questo aumentava o diminuiva il numero di nomi in circolazione. Uomini e donne dei popoli conquistati dai romani ricevevano un nome latino insieme alla cittadinanza romana. I primi cristiani iniziarono ad usare nomi di umiltà che ad esempio richiamavano animali. Chi viveva sotto il dominio delle popolazioni germaniche probabilmente aveva anche un nome germanico oppure mescolato. Sempre nel Medioevo nascono le voci augurali e gratulatorie, di solito legate alla religione: Amadeo o Allegro sono due esempi.

Ma le mode cambiano e così anche le tendenze che riguardano i nomi di battesimo. È un processo ciclico e funziona più o meno così: un nome inizia ad essere usato in un certo ambiente. I genitori di nuovi nati lo ascoltano, gli piace, lo associano a un nome bello per un bambino. Così più genitori iniziano a dare questo nome ai figli fino a quando lo stesso nome raggiunge il culmine della sua popolarità. A quel punto il nome è percepito come troppo comune, non più originale. Con il passare del tempo, quel nome inizia ad essere associato a una persona adulta perché nel frattempo i bambini sono cresciuti. È così che quello stesso nome che fino a 10 o 20 anni prima era popolare perde di prestigio fino a diventare raro con il passare degli anni. Dopo qualche anno, cinquanta o cento il nome non sarà più vecchio, ma “antico”, tornerà ad avere fascino e tornerà ad essere percepito come prezioso. I neo genitori inizieranno a usare ancora quel nome e il ciclo ricomincerà. Si calcola che questo processo ha una durata media di 120-140 anni. Certo, ci sono nomi che rimangono costanti: quelli legati ai santi o alla religione in Italia sono sempre usati: Maria, Francesco, questi non passano di moda.

Gli eventi storici possono poi influenzare la storia di un nome. E così, oggi, pochi genitori darebbero a un figlio il nome di Benito o Adolfo. Allo stesso modo ci possono essere scelte influenzate da personaggi famosi. Un padre o una madre possono dare il nome Sofia a una figlia magari ispirati a Sofia Loren, ma questi omaggi di solito non diventano vere e proprie mode, non raggiungono numeri alti.

In generale si sceglie un nome se ha un bel suono, ricorda qualcosa di esotico oppure è legato a una memoria di famiglia. In alcune aree, soprattutto in Sud Italia è ancora comune dare ai figli i nomi dei nonni. È una tradizione antica, ma non è molto comoda per l'omonimia che comporta. Ci sono persone che possono avere lo stesso nome e cognome, di solito di due generazioni diverse oppure due cugini i cui padri sono fratelli. Per distinguere, a volte, si aggiunge il suffisso -ina12. E così, può capitare che la nonna si chiami Giuseppa e la nipote Giuseppina.

Come abbiamo detto, anche i nomi passano di moda e sono abbandonati. A volte, nella lingua, capita che un nome di persona diventi una parola comune, per descrivere un oggetto. È il caso della parola “Tizio” che in passato era un nome di persona e oggi, insieme alla parola “tale” si usa per descrivere un uomo o una donna qualunque. Se dico: “c'è un tizio alla porta” significa che davanti alla mia porta di casa c'è una persona che non conosco. Nomi del tutto fuori moda possono essere usati per i nostri amici animali e così è possibile chiamare un cane Argo o Minerva una cagnetta.

Ci sono nomi italiani che possono essere fraintesi all'estero. Nomi che terminano con -a, ma sono di solito maschili. È il caso di Nicola, ad esempio, che in Italia è nome maschile. Il corrispondente femminile è Nicoletta. Michele, un altro nome maschile il cui corrispettivo femminile è Michela. Poi c'è il caso di Andrea. In molti paesi Andrea è un nome femminile. In Italia Andrea è usato spesso per nominare un bambino. Ci sono genitori che scelgono il nome Andrea per una bambina, ma sono ancora la minoranza.

Ma quali sono i nomi più popolari oggi in Italia? Sul sito Istat cioè l'Istituto Nazionale italiano di Statistica si possono trovare molti dati interessanti. Vediamo che nel 2020 i nomi più comuni dati a bambine neonate sono stati Sofia, Giulia, Aurora e Ginevra. Per avere un' idea in numeri il nome Sofia è stato dato a 5604 bambine che corrispondono al 2,87% del totale sulle femmine nate. Tra i bambini il nome più dato nel 2020 è stato Leonardo con 8604 entrate, seguito da Francesco, Alessandro e Lorenzo. Andrea che come ho spiegato prima è un nome che può essere sia femminile sia maschile è stato dato nel 2020 a 151 bambine e 4041 bambini.

Prima di leggere i materiali che ho usato per scrivere questo episodio, pensavo che il mio nome fosse la mia storia personale e la storia della mia famiglia. In realtà, i nomi di battesimo possono dirci di più, possono parlarci della società in cui viviamo nel presente e anche del passato del nostro Paese. L'episodio di oggi finisce qui, ancora una volta ti ringrazio per aver esplorato e imparato con me. Buona settimana e a presto.