'Quello che possiamo imparare in Africa'
e la sua presenza.
Eccoci. Buongiorno a tutti.
Buongiorno a tutti che ci
ascoltate e ci vedete e buongiorno a Don Dante
Carraro e buongiorno a Paolo Di
Paolo. Io non vi presenterò perché la stessa incontro sarà
una presentazione. Dirò soltanto che io sono
particolarmente contento di questa nostra chiacchierata
perché oggi il libro arriva in tutte le librerie. Il libro di
cui parliamo, l'avete visto la presentazione, è un libro che
si chiama Quello che possiamo imparare in Africa e un po'
spero che lo capiremo parlando con voi di quello che possiamo
imparare, un po' che avete imparato, un po' che possiamo
imparare e poi ha un sottotitolo importante che è La salute
come bene comune. Il libro è un libro di Dante Carraro ma con
Paolo Di Paolo che come vedremo la presentazione è stato un
coprotagonista prezioso, essenziale. Vorrei che questo
nostro incontro fosse un viaggio, quello che io non sono non ho
potuto fare, che avete fatto voi, che ha fatto Paolo con con
Dante. Io per una serie di motivi sarei dovuto venire con
voi, non ci sono riuscito ma ci verrò e quindi vorrei che però
lo facessimo insieme con chi ci ascolta questo viaggio e
quindi la prima cosa che vorrei fare è proprio il viaggio del
libro, cioè come è nato. Allora io sono andato a trovare a
cercare Dante nei nostri archivi mail perché come dice
Maurizio Ferraris in un bellissimo libro che abbiamo
appena pubblicato sull'età della documentazione internet è
quello in cui tutto viene registrato. Allora sono andato a
vedere e io ho trovato che io ti avevo mandato una mail, credo
che ti dessi ancora del lei il diciotto, il ventitré luglio
il duemiladiciotto e gli dicevo che dopo la nostra
telefonata mi avrebbe fatto molto piacere incontrarti per
parlare di questo progetto, quindi io ti avevo cercato,
avevo sentito molto parlare di te, particolarmente lo ricordo
al nostro amico Pietro Veronese che è un amico caro mio ma
credo anche vostro del QAM tuo eccetera. È tantissimo. Che è
stato per molti anni corrispondente in Africa di
Repubblica eccetera che ha un grande amore per l'Africa eh
ti avevo cercato e ti avevo detto che avrei avuto
piacere incontrarti per parlare di un libro. Tu mi avevi
detto che la cosa ti interessava e quindi poi ci
siamo incontrati dopo l'estate. Abbiamo ragionato su come fare
i libri, abbiamo pensato che Paolo Di Paolo che credo
avesse già un rapporto con il QAM e comunque voi stimavate
quanto me e io l'avevo da molti anni con Paolo perché
facciamo molti libri, abbiamo fatto vari libri insieme e
anche lezione di storia all'auditorium e quindi abbiamo
pensato era un compagno di strada ideale. A questo punto
io ho chiamato Di Paolo e gli gli passo subito la parola
però perché questo viaggio continua con lui nel senso che
da quel punto in poi sarà lui a dirti e passare poi la parola
a te per completare questo primo round e cominciare questo
viaggio insieme. Paolo. Sì appunto hai pensato a un libro
che ancora non aveva nessuna forma. Lo spunto era quello di
eh come dire raccontare l'esperienza pluridecennale del
del QAM di medici con l'Africa trovando una modalità
narrativa che tirasse in ballo sia l'esperienza personale di
Dante Carraro e poi naturalmente tutto il lavoro
della comunità del QAM in Africa nei paesi dell'Africa
cercando di spiegare che tipo di cooperazione eh fa il QAM
che tipo di attenzione presta al tema della salute e della
costruzione di ospedali di reti eh sanitarie nei vari paesi
dell'Africa in cui opera però tutto questo naturalmente come
dire in un disegno di racconto che doveva essere tirato fuori
attraverso una maieutica appunto della sollecitazione per
cui la prima ipotesi era quella di una intervista, di una
conversazione, poi in realtà invece abbiamo trovato una
quadra molto più interessante, cioè siamo partiti dai
presupposti dell'intervista, io ho incontrato più volte Dante
abbiamo registrato diverse ore di conversazione, queste si
sono tradotte in sbobbinature nelle quali poi ci siamo
reimmersi, lui ha intervenuto riscrivendo, correggendo,
abbiamo tagliato anche con l'aiuto di Anna Talami, di
altre figure del QAM, abbiamo ricomposto fino a che non
abbiamo trovato un disegno che ci sembrava fosse quello giusto.
È un libro che quindi nasce diciamo per strati e anche per
accumulo di domande perché mentre avevamo all'inizio messo
a fuoco alcuni aspetti poi ci sono stati due elementi
secondo me dirimenti visto che la cosa datava appunto un po'
da qualche anno fa ormai. Uno è stato un breve, di cui magari
parleremo più avanti, breve viaggio in Uganda fatto appunto
con Dante, con Anna, con altre persone del QAM che mi ha
riguardato direttamente ma è una porzione di questa storia
naturalmente, quel viaggio in Uganda e poi naturalmente la
crisi sanitaria che ha rallentato a un certo punto il
libro ma che gli ha anche dato la possibilità di essere un
libro che interroga il tempo presente in un modo perfino
più radicale perché ci siamo trovati in Europa a vivere una
situazione in Europa, in Occidente, una situazione a tutte
le latitudini poi nei fatti perché è una pandemia appunto
globale e quindi quella cosa lì, quella cosa che stava
accadendo anche nel cuore delle nostre città con tutte le
ansie, gli affanni, con tutte anche le implicazioni che ha
sulla rete di pressione, sulle reti sanitarie che
credevamo diciamo così tutto sommato inscalfibili e che
invece hanno mostrato anche le loro debolezze, tutto questo
diciamo è entrato come se uno avesse lasciato una porta
aperta giustamente è entrata una burrasca e quella burrasca
diciamo che stavamo vivendo ha illuminato anche tutto il senso
del nostro ragionamento. L'ultima cosa che posso dirti
lasciando la parola a Dante è che è stato anche un esercizio
come dire di fiducia reciproca no? Perché bisognava in qualche
modo trovarsi, trovare un orizzonte comune eh io facevo la
parte come mi è capitato già di dire del se vuoi un
esercizio del se vuoi del dell'inesperto e del e anche
dell'incompetente perché secondo me è giusto che sia così
cioè in qualche misura di chi non aveva esperienze non aveva
notizie precise quindi si fidava diciamo della propria
curiosità. Ho fatto un sacco di domande, ho cercato di capire
in che posizione puoi essere rispetto alla storia del QAM
come eh donatore, come operatore, come volontario,
come osservatore, come spettatore, insomma ho cercato
di guardare da tutte le prospettive possibili e
fiducia ha messo in campo la sua esperienza. Lui tra
l'altro ma questo si capisce ascoltandolo è appunto un uomo
molto molto pressato diciamo dal fare e quindi dalla
concretezza e allora abbiamo cercato di spingere a non a
teorizzare cosa che fa sempre malvolentieri perché dice che
comunque le teorie sono sempre approssimative e si deducono
poi a posteriori più che a priori semmai se funzionano eh
però soprattutto la cosa che mi ha colpito è che poi abbiamo
tirato fuori un patrimonio di storie che lui ha vissuto in
prima persona e lì è stato bello perché c'era un corpo a
corpo che magari anche quando il treno mio stava per partire e
e poi lo ritardavamo all'ultimo perché magari veniva fuori una
storia bellissima che lui mi raccontava di come magari si
traghettava un si eh guadava un fiume in un certo modo con una
motoambulanza eh cioè c'erano delle cose che venivano fuori
all'improvviso magari dalla sua memoria di viaggi africani e io
dicevo vedi ecco questo è quello che dobbiamo raccontare no?
Quindi a un certo punto si scaldavamo entrambi
dimenticando gli orari e anche le altre scadenze ma il libro si
ha nutrito di questo cioè dal fatto che lo stimolo diciamo
reciproco ha portato a ad affollare questo libro spero
che il lettore e la lettrice potenziale se ne avveda l'ha
nutrito davvero di tante storie di tanti volti è un libro
corale anche se è firmato Dante Carraro insomma. Non ci hai
detto dove siete stati però in tutto questo dove stavate?
Allora tutto il grosso dei nostri incontri si è svolto
a Padova nella sede del QAM dove Dante è. Ma in Africa?
Ovviamente ecco aspetta appunto poi qualche puntata romana e
poi naturalmente siamo stati anche in Uganda abbiamo fatto
un viaggio all'inizio del duemilaventi che ha toccato
varie località dell'Uganda in particolare la Caramoggia
l'area della Caramoggia che è un'area depressa insomma
sicuramente complicata di quel paese e abbiamo toccato anche
la capitale evidentemente insomma è stato un viaggio breve
ma intenso che mi ha dato l'occasione di avere il primo
impatto con l'Africa ed è un primo impatto che io sempre
imbarazzo a parlarne di questo viaggio perché mi sembra che
uno poi comincia a fare l'esperto di quello che di cui non è
esperto no? Diciamo sono stati in Africa sì sei stato in Uganda
per qualche giorno insomma no? Bisogna sempre circoscrivere
essere trasparenti e onesti soprattutto no? Però è chiaro
che quel viaggio per me è stato diciamo due livelli rapidamente
il primo l'impatto anche solo visivo, auditivo, sonoro,
fisico, sensoriale con un paesaggio che naturalmente uno
può anche immaginare perché le stratificazioni dell'immaginario
sono infinite però fino a che non lo tocchi fino a che non vedi
quel cielo ad un azzurro veramente intenso che quasi ferisce
gli occhi oppure quella polvere oppure tutto quello che uno
magari può immaginare ma poi quando senti quel tempo, quella
dilatazione spaziale, quelle distanze, quella natura
obiettivamente maestosa, obiettivamente imponente e poi
tutta la la la il crepitio di vita che naturalmente vedi
questo fa la differenza e poi l'altro aspetto è che siamo
andati proprio nelle strutture del QAM quindi io ho conosciuto
medici, infermieri, direttori sanitari, direttori sanitari
che personale è formato in Uganda ma personale ugandese
anche in larga parte. Posso dire posso dire un particolare
un aneddoto biografico spero che Paolo non si dispiace dovevo
andarci anch'io eh e ho fatto anche i vaccini poi c'è stato
un contrattempo che è stato un bellissimo contrattempo lo
possiamo dire Paolo qual è stato lo vuoi dire tu il
contrattempo? Eh sì era tutto un viaggio organizzatissimo
fino a che io non ho scoperto diciamo che sarei di lì a poco
diventato genitore come si dice in questi casi e questo ha
scombussolati i calendari. No tra l'altro questo ha molto a
che fare con l'attività di Dante. No? All'altro. Cioè è
una delle cose racconta nel libro. Allora veniamo a Dante.
Ehm quando un editore propone un libro a un autore hai in
mente un'idea. Dopodiché non è detto che sia la stessa
l'autore. Quindi vorrei che dicessi tu anzi qualche qualcuno
dei più grandi pasticci editoriali nasce quando le due
le due del si scopre che non sono le stesse. In questo caso
non è così. Vorrei che dicessi tu in questo viaggio quando ti
sei immerso in questa avventura anche con Paolo eccetera perché
questo libro cosa ti premeva e cosa ti preme eh trasmettere in
questo libro in due parole poi continueremo il viaggio
insieme ma insomma lo scopo di questo viaggio perché un libro
è un viaggio in particolare lo stato qual è? È questo o vale
a dire la la eh tante volte sento la domanda per me stesso ma
molto anche ehm mi viene chiesto dalla gente ma serve eh
lavorare in Africa serve il lavoro che fate la cooperazione
ma ehm quest'Africa riusciamo riesce a evolvere o rimane un
buco nero della storia una disgrazia capitata vicino a
casa perché ce l'abbiamo sotto la Sicilia eh è davvero un eh
come dire ecco la tua vita che stai spendendo come eh con te
con con qualcuna persona ma penso anche come
organizzazione questi settant'anni di vita che che con
oltre due tanti volontari che sono partiti tanti progetti
tanti ospedali no ecco scusa mi senti interrompo questa sigla
QAM è fantastica poi dopo c'è medici con l'Africa il con lo
spiegheremo è collegio universitario aspiranti medici
aspiranti medici missionari perché aspiranti? Perché ci
sono anche ehm la una categoria a noi molto preziosa che è
proprio quella degli studenti cioè qualcuno che vuole
diventare medico studia per diventare medico ma anche
cooperante eccetera ma ancora non lo è io penso al al grosso
investimento che stiamo facendo anche proprio sugli studenti
di medicina ecco perché abbiamo voluto nel nome ancora la
mila novecentocinquanta se sta parlando e e mettere gli
aspiranti perché il QAM è nato proprio un collegio la sede
fisica del QAM è proprio lì dove nel mila novecentocinquanta
Canova, il professor Canova, Francesco Canova, di cui parlo
nel libro, assieme al vescovo di Pata hanno deciso di di mettere
questo collegio che doveva essere un momento formativo per
ragazzi che aspiravano, stavano studiando per diventare medici
missionari. L'abbiamo tenuto nel nome perché tutta la
formazione anche dei giovani, ospetriche, infermieri, medici
da da dagli anni fine anni ottanta inizio anni novanta
l'abbiamo proprio roversiata trasferita tutta proprio nei
paesi africani perché perché l'evoluzione anche del QAM ha
fatto capire come anche i i ragazzi africani, i giovani
africani hanno bisogno di formarsi lì in quel contesto
per tantissimi motivi che sono anche facilmente il primo il
primo aspirante medico sei tu giusto? Tu sei un medico
formatico aspirante. Io sono sono no però anch'io quando sono
arrivato al QAM questo per dire eh noi facciamo una formazione
ehm per tutte le persone medici anche infermieri anche italiani
no? Che che che desiderano mettersi in cammino facciamo
una formazione proprio qui a Pano. Io sono arrivato qua che
ero eh medico poi ho fatto un cardiologo insomma no? E poi ho
fatto il prete. Sono diventato mi sono laureato nell'ottantatré
alla specialità entro i seminari divento prete finalmente
nel novantuno eh tre anni di di parrocchia ma col desiderio di
di quest'Africa e e nel libro se se leggete capirete anche i
particolari nel novantaquattro vengo al QAM. Entro anch'io
immerso in questa realtà e anch'io mi sono dovuto con molta
umiltà a eh eh fare il corso di formazione capendo che tutto il
patrimonio di conoscenza che abbiamo ma va adattato, va
compreso per essere eh utile, usufruibile, gestibile proprio
nel continente africano e quindi questo ti metti in cammino.
Ecco. E quel cammino che si esprime anche in quel con
l'Africa perché eh non vai là a insegnare. Impari a camminare
con loro. Impari a camminare con conoscenze, con esperienze, con
contesti, con scusa se ti interrompo ma ci torneremo su
questo. Stamattina abbiamo fatto un incontro molto bello anche
con il vescovo ehm e dicevamo io dicevo questo libro andrebbe
spero sarà letto nelle scuole perché questo imparare eh eh
c'è molto di di questa materia che vale per tutti, non vale
soltanto per l'Africa o per noi con l'Africa. Ehm di nuovo per
quei pochissimi che non lo sapessero noi parliamo
generalmente di Africa ma nel libro ci sono tantissime
storie racconti è un libro peraltro collettivo perché è un
libro personale biografico si racconta la storia anche di
come Dante è arrivato al cuor ma si raccontano tante storie
diciamo ehm eh sono quelli che Dante chiama i cavalieri del
bene di tante persone che con insieme a Dante prima di Dante
con Dante hanno lavorato alcune purtroppo non ci sono più
perché hanno pagato anche con la vita il loro il loro sforzo e
il loro sacrificio e anche quindi un libro corale questo
è importante perché Dante è riuscito con con Paolo che è
stato molto bravo a restituire questo senso anche della
comunità ovviamente in questa comunità ci sono delle persone
Dante ne è il rappresentante anche visibile più visibile
esterno e questo per chiudere la domanda immagino sia uno dei
motivi per cui ho fatto il libro perché ovviamente è una
testimonianza oh scusami volevi dire no no era no era proprio
così eh e voglio aggiungere che il motivo dell'Uganda sì è
stato proprio questo cioè uno dei paesi dove noi abbiamo
come QA ma abbiamo dico noi perché è davvero questa storia
che che che ti stinge anche in avanti con i gli esempi con eh
no eh ecco il primo medico che è partito con la nave per
l'Africa capito? Adesso si si si si vola eccetera. Adesso se
andate in Uganda perché? Perché l'Uganda ripeto abbiamo
iniziato a lavorare lì nel cinquantotto. Avevamo un un un
una pattuglia di di di medici consistenti eh eh italiani in
particolare. E dopo sessanta settant'anni l'Uganda è un
paese che è cambiato solo con il nostro contributo no col
contributo di tanti però noi abbiamo fatto la nostra parte
perché adesso anche per esempio per dire il nostro
rappresentante paese è un ugandese e e all'inizio
rigorosamente bianchi eccetera. E i segnali di un paese che è
cambiato a eh adesso una volta nel cinquantasei eh non non
aveva ehm pochissimi laureati in medicina adesso centottanta
duecento medici ugandesi che ogni anno si laurano eccetera.
E poi c'è per dire che cosa? Torno al punto che c'è la
necessità anche di raccontare e di dire che la cooperazione e
anche il continente africano con la cooperazione insieme se si
lavora in un certo modo se si approccia in un certo modo
davvero anche eh eh eh è lo specchio anche di cambiamenti
importanti che il paese sta facendo. In Caramogia dove
siamo stati con con Paolo, poi l'ho toccato anche con Mano
che in quindici anni eh vedendo gli indicatori sanitari di una
la regione più povera del paese, più fragile del paese, che è
la Caramogia al nord est con lo strade di Matani che fa da da
riferimento passato da una copertura dei dei parti
assistiti che era attorno al ventidue, ventitré per cento e
in quindici, diciotto anni siamo passati al settantatré
settantacinque. Infatti una delle prime cose che dicemo
quando ci incontramo e me lo ricordo benissimo fu che tu
dicesti deve essere un libro in cui l'Africa viene fuori come un
continente in movimento non è quel con quella terra
desolata, statica, immobile da noi ci rappresentiamo noi
europei come continua trasformazione, il progresso, no?
La tecnologia, il bene. L'Africa è sempre ferma da
millenni. Non è così. È quello che stai dicendo molti dei
dati. Il libro tra l'altro è pieno di dati. Lo voglio dire
è un libro raccontato eh come può fare uno scrittore come
Paolo ma è pieno di dati e questo è uno dei più
interessanti i dati sulla sulla ecco io firmerei qui
questa prima parte e continuerei il viaggio in maniera
con un piccolo gioco cioè eh facciamo continuiamo questo
viaggio tra la Padova e Roma ma anche tra l'Africa e
l'Italia abbiamo detto della eh Tanzania ma dico o dell'Uganda
ma anche Sierra Leone, Sud Sudan, Angola, Etiopia,
Mozambico, Repubblica Centraficana sono eh molti i
paesi dove il cumo è presente. Vorrei fare questo gioco. Io vi
dico alcune parole che ci sono nel libro e magari leggo due
righe e vorrei che su queste parole eh Dante ci desse come
dire un feedback dall'Africa nella sua cosa perché le ha
capite queste cose come? E Paolo ugualmente ci desse un
feedback sia del suo viaggio ma anche in generale perché
appunto come ho detto questo è un libro che ha una risonanza
non soltanto perché la si trova lì ma una persona come Paolo
che è ha una straordinaria sensibilità eclettica mi
piacerebbe anche una reazione a caldo a queste parole. Allora
le prime due parole che vi propongo che si trovano nel
libro nei primi capitoli sono la parola libertà e la parola
obbedienza. Allora a pagina dodici io trovo scritto da
Dante eh io ho avuto la spinta sta raccontando anche come è
arrivato al cuore ma a fare scelte radicali e da un lato
trovavo io stesso quasi sconvergenti queste queste
scelte dall'altro vedevo cariche di una libertà
soprattutto interiore di cui mi fidavo. Mmh. Questo è quello
che mi ha colpito questo eh qualche pagina dopo, pagina
diciannove dice credo molto nell'obbedienza mettersi al
servizio degli altri richiede anche una qualche forma di
obbedienza però era naturale che in chi or mio fosse
insoddisfatto delle mansioni da scrivania eh allora io eh ti
vorrei chiedere in pochi minuti poi passiamo a Paolo facciamo
un gioco rapido di di dirmi libertà e obbedienza in Africa
le hai verificate queste due tue spinte che sembrano
contraddittorie ma poi non lo sono ci spiegherai perché?
Certo ehm il dato è un dato come dire ehm personale prima
di tutto no? Eh eh cos'è che fa sì che un un medico come come
ero io appassionato della medicina, innamorato della
cardiologia, a un certo punto dice eh cambio e faccio il
prete o insomma evolvo nel fare anche il prete. Beh la
spinta è stata proprio questa che eh sentire che ehm la mia
libertà più profonda era nell'aderire a questo dio che
lo posso semplificare chiamandolo adesso una parola
abusata ma insomma tentate di di coglierla nella sua più
profonda accezione ecco che è che è l'amore che è eh eh
sentire che la mia vita non ha altri vincoli che non
consacrarla tutta a a a ciò che per me è amore che vuol dire
servizio attenzione al più povero ehm potermi spendere
con tutta la libertà della mia vita anche dovessi rinunciare
paradossalmente alla professione che amavo per
dedicarmi a questo. Ecco la libertà più profonda. E in
questo sentire che divento profondamente obbediente perché
allora non faccio più quello che voglio io della mia vita ma
in forza di quell'amore mi metto a obbedire ai bisogni più
gravi della popolazione. Sono in Africa. Ecco la mia
obbedienza all'Africa. Che nasce dal fatto che son lì che ho
incontrato e continuo a incontrare le situazioni più
drammatiche che chiedono il tutto della mia vita. Ecco
l'obbedienza a quel continente, a quella situazione. Quando
dico nel libro anche quando iniziamo ci stiamo proprio per
essere obbedienti a quell'estrema situazione e la
libertà interiore di poterlo fare senza vincoli eh che sono
beh solo dico perché qualcuno mi chiede anche ma è in questo
senso che intendi anche il celibato sì esattamente in
questo senso io sono ho avuto le mie morose insomma le mie i
miei amori eh li ho gustati fino in fondo però a un certo
punto ho scoperto che quella libertà era talmente preziosa
ecco anche per mollare anche quello che è una roba
bellissima e che ho assaporato che sono anche gli affetti
inti beh eh a pagina trentatré tu scrivi sempre di libertà mi
porto dentro il suo esempio di fede parli di Francesco Canova
è stato un uomo in grado di non farsi mai ingabbiare né
dalla dottrina né dalla gerarchia ecclesiastica e Paolo
è paradossale che Dante pubblichi presso l'editore di
Benetto Croce che coltivava la religione della libertà non è
bufo sarebbe divertente risuscitarlo e farlo di
dialogare con no? Un religioso che parla di estrema libertà
nella casa editrice di un filosofo che coltivava la
religione della libertà fantastico. Un applauso all'editore
un applauso all'editore. Ma però sai la terza compie
quest'anno centoventi anni e quell'ampio catalogo che
appunto è stato pubblicato che naturalmente è per
bibliofili però insomma che dà conto di una storia
lunghissima lunga più di un secolo se tu vai a penso a
pescare anche solo nei titoli la parola libertà di tutti i
libri pubblicati in questi centovent'anni la ritrovi
frequentemente e non la ritrovi nella stessa declinazione
questa è la cosa che mi affascina no? Cioè la libertà
che poi appunto è lo spazio del possibile e beh ognuno la
la vede in un modo proprio perché forse è libera anche la
la visione della libertà e credo che in questo senso la
cosa che che è affascinante sempre eh guarda sia nella
religione della libertà di croce che nella libertà di
Dante adesso non inteso come Alighieri ma come eh come
Dante Carraro però è sempre come dire la la libertà della
scelta e della convinzione della scelta cioè a me sembra che
il punto sia quello quando tu scegli come diceva sui banchi
di scuola nostri Kierkegaard quando lo leggevamo a
proposito dei filosofi scegli con tutta l'intensità della
personalità e allora significa che tu sei libero in quella
scelta che non ti fai dettare scelte da altri no? Perché
sempre stando al filosofo dice che c'è un momento in cui poi
non è più possibile scegliere perché la vita ha scelto per
te però se tu scegli e scegli intensamente dentro quella
scelta sei libero allora l'obbedienza per finire secondo
me anche in uno schema se vuoi di lettura completamente laico
è un'obbedienza intesa secondo me anche come fedeltà a se
stessi no? Cioè tu sei dentro una scelta hai scelto la tua
libertà i confini della tua libertà sono parametrati
diciamo così dal tuo senso dell'impegno della costanza
della disciplina per certi versi non è che cioè la libertà
di scrivere per dirti o la libertà di fare eh vita
intellettuale, la libertà di di votarsi a Dio, la libertà di
fare eh missione, quello che uno fa nella vita in fondo no?
Che però l'ha scelto? Beh non è che poi è incondizionata
quella libertà. Implica una disciplina quindi in qualche
modo un'obbedienza. Diciamo non c'è non c'è non c'è libertà
senza responsabilità. Assolutamente. Ecco ehm abbiamo
detto che è un libro di racconto abbiamo detto che è un
libro anche di valori vi abbiamo parlato adesso libertà
obbedienza però è anche un libro politico vogliamo dirlo
è anche un libro che affronta in maniera molto netta e chiara
a questioni dell'oggi e allora la eh uno dei centri del libro
io ho detto prima che il libro ha un insegnamento che va molto
oltre l'Africa e che è un insegnamento che riguarda
l'Italia, la classe dirigente, è l'idea dell'emergenza
l'emergenza, il concetto è l'emergenza. Allora pagina
ottantadue eh eh si dice oggi il futuro dell'Europa è in
Africa ha affermato Paolo Gentiloni eh però poi dice
Dante l'Unione Europea tannagliata la paura non riesce
a darsi prospettive lungimiranti e ragiona qui si parla in
particolare dell'immigrazione ma l'Africa in generale in
termini emergenziali l'emergenza sbarchi l'emergenza di un
conflitto di una guerra di un'epidemia non si riesce a
uscire il QAM è l'antitesi di questo il QAM è una grande la
più grande organizzazione in Africa ma è anche un'organizzazione
che ha una logica che non è dell'emergenza naturalmente la
affronta la gestisce ma l'idea è di lavorare per i tempi
medilunghi eh e e questo è un grande insegnamento per
l'Italia se l'Italia è stagnante da trent'anni forse è anche
perché anche in Italia la nostra classe dirigente ha
ragionato non solo sull'immigrazione in termini
di ehm siamo bravissimi a come sempre si dice nel calcio no?
Segniamo all'ultimo minuto dopodiché la manutenzione che
è fondamentale no? Io costruisco una cosa bellissima
dopodiché devo fare la manutenzione che è quello che
il QAM fa negli ospedali in Africa cioè una manutenzione
delle persone non solo dei luoghi fisici. Ecco io vorrei
che tu ci raccontassi eh con qualche esempio Dante perché
appunto siamo qui anche per parlare in concreto come si
applica nella vostra lavoro in Africa questa prospettiva che
esce dall'emergenza cioè come come la si traduce
concretamente? Guarda potremmo rispondere eh proprio così
cioè avere come cuore eh della del tuo intervento del tuo
eh approccio del il capitale umano. Eh ed è vero dal punto
di vista umano anche eh proprio esistenziale ed è vero anche
dal punto di vista eh organizzativo. Eh non puoi
pensare di eh ecco la tentazione del tutto è subito che è un male
che ci attenà attanaglia anche il nostro paese come dicevi tu
eh il tutto è subito è tanto più vero in Africa ed è per
questo che l'Africa ci sta insegnando a me è insegnato
molto eh proprio da questo punto di vista e faccio eh un
esempio molto concreto quando vai in un paese come è capitato
a noi nel anche in Sud Sudan eh quando nel duemilasette abbiamo
messo piede a a Irol eh eh nell'ospedale un ospedale
c'erano baracche e ti rendi conto che devi creare
prospettiva di di futuro eh per lo sviluppo di questo di questa
area e allora lì devi fare un'analisi della situazione
partire passo passo a riabilitare l'ospedale pian pianino devi
tentare di ricostruire anche lì più che inventarti robe nuove eh
eh è molto bello io sono affascinato da da dal dal da un
po' come Renzo Piano sottolinea no? Trasformare un rudere e
farlo diventare farlo fiorire in in in qualcosa di bello. Beh
riprende in mano un ospedale rimette un incesto poi cominci
a eh coinvolgere il personale locale noi lavoriamo sempre con
cinque sei persone a gruppettini di cinque sei
allora con una cinquantina di persone che partono da quello
che sono e investi pian pianino un anno due anni tre anni
cinque anni dieci anni e allora quel personale diventa
intanto eh capace di sentire quell'edificio proprio senti
che che che sta tirando fuori anche tutte le energie di vita
e di competenze che un po' alla volta comincia ad assumere e
quell'ospedale un po' alla volta diventa suo ecco fra l'altro
quel con l'Africa che ritorna eh non è una roba mia ma è una
roba partecipata inizialmente magari più nostra perché
l'abbiamo riabilitato un po' alla volta diventa tuo come
giusto sia e tu cominci a crescere quell'ospedale
diventa autonomo e prima di diventare autonomo all'ospedale
diventi tu collega africano, infermiere africano eh
ostetrica africana proprietaria eh senti che quell'ospedale
diventa tuo e diventa e diventi tu capace un po' alla volta
anche di orientare le scelte e io sono al fianco tuo ti aiuto
lì dove tu non arrivi e imparo io e impari e impariamo
insieme ecco la logica eh eh e questo è bellissimo perché
quando cominci a sentire io ho in mente John eh un autista,
un driver nostro che che che che a un certo punto eh pensando
dice eh sono sono molto contento dice perché una volta
pensavo davvero a all'Europa è un giovane alto d'Inca poderoso
mh eh pieno di vita davanti venticinque anni nero
bellissimi occhi meravigliosi e ti dice pensavo all'Europa oggi
sento la voglia di di di dare di di dare il mio contributo a a
a questo paese non penso più all'Europa penso a a a qui ecco
questo è quello che eh come dire che che che che sogniamo che
portiamo avanti insomma ho in mente gli occhi di Peter eh
quello accennavo prima a Luganda eh che da da da figlio di pastore
Carimo John vede l'ospedale di di di Matà e vede che questi
medici bianchi eh stan là eh magari cambiano i volti ma c'è
questa presenza a fianco di loro e dice mi sono innamorato di
queste figure e allora dice ho cominciato a studiare
inizialmente l'abbiamo aiutato noi come CUA poi ha si è
guadagnato le borse di studi diventa medico va a fare un
maestro a Londra torna e mi dice non Dante ma io come posso
anch'io eh diventare medico medico CUA e gli ho detto fai il
tuo dai che un po' la volta no eh ci ci conosciamo eccetera e e
dopo tre anni eh avevamo bisogno di una figura di riferimento a
Campala e gli abbiamo la proposta e dice sono orgoglioso
di poter essere rappresentante CUA ecco per dire come questo
investimento a lunga gittata produce effetti che poi sono
effetti duraturi adesso questo che l'Africa è una grande
insegnante ma sei stato molto suggestivo e convincente voglio
dire una cosa proprio mentre tu parli così questo è un libro
eh anche molto concreto e anche un libro sulla trasparenza e vi
dico una cosa che testimonia la trasparenza nel concreto c'è
una pagina pagina settantaquattro in cui Dante
parla dei finanziamenti al QAM ed ha un dato molto interessante
perché è un tema che ricorre dice noi abbiamo finanziamenti
pubblici e privati li spiega eccetera abbiamo finanziamenti
che spendiamo per la parte amministrativa cioè la gestione
per meno del cinque per cento tenendo conto che normalmente si
ritiene che la soglia si possa arrivare al quindici e molte
organizzazioni sono sopra tant'è che ci sono persone che un po'
dicono ma queste organizzazioni poi alla fine sono
un po' auto sostenute ecco eh lo dico perché lo voglio dire
molto francamente questo libro serve anche a sostenere il
quindi se chi ci sente dà una mano è vero Dante non fa male
ecco chiudiamo chiudiamo la parentesi ma credo che tutto
quello che stiamo facendo ovviamente ha anche questo
senso quindi tanto vale dirlo voglio dire il QAM è un'
organizzazione trasparente appunto di persone che si
conoscono che danno conto del loro lavoro in tutti i modi in
tutte le pubblicazioni assolutamente che si criticano
che superano gli errori ehm ritorniamo a Paolo Paolo di
queste ultime cose che ha detto eh Dante eh sul tema
dell'emergenza e della continuità tu come la percepisci
come qual è che idea ti sei fatta tu sul tema e sul lavoro
del QAM? Ecco che quello che suggerivi come prospettiva da
cui partire per quanto riguarda la mia esperienza diciamo sia
di scrittura che di affiancamento a Dante eh appunto
è proprio questo il fatto che da qui abbiamo l'impressione che
sia solo un discorso emergenziale che molto spesso le
campagne mediatiche anche le campagne se volete benefiche
da un certo punto di vista proprio per raccolta fondi
magari di altre realtà però insistono su un'immagine solo
critica emergenziale come se in effetti non ci fosse un senso
di continuità di rapporto tu agisci per tamponare una
situazione d'emergenza però io ho capito delle cose in questo
senso un po' comprendendo meglio i meccanismi del lavoro del
QAM cioè l'idea che appunto Dante già accennato e cioè che si
costruisce un ospedale perché quell'ospedale poi abbia la
forza di continuare a lavorare in un'area magari anche
critica ma tutto sommato che poi si presuppone possa
svilupparsi e soprattutto sviluppare delle competenze
nel luogo per cui come è capitato più volte di dire a me
insomma io ho stato stupito di stringere la mano a un
direttore sanitario eh formato in Uganda formato magari nella
capitale che poi è andata a dirigere un ospedale in un
altro luogo di quel paese rimasto in Uganda e naturalmente
il QAM l'ha formato lo ha aiutato a formarsi per poi farne
proprio un direttore sanitario quindi con personale appunto
eh africano. Allora la cosa che mi affascina è questa no?
della permanenza e della durata di un rapporto non l'idea
che vai soltanto a mettere appunto l'ospedale da campo che
può essere assolutamente eh significativo in in situazioni
d'emergenza ma che non è l'unica prospettiva però più in
generale visto che non voglio entrare naturalmente in
questioni eh che Dante racconta meglio ehm dico invece
proprio delle nostre che sono insufficienti di occidentali
abbiamo un'impressione di compattezza del racconto
africano proprio perché non riusciamo a vederne invece
tanti aspetti cioè l'impressione quella di un
continente in affanno complicatissimo eh in eterna
emergenza in eterna crisi non è così intanto perché c'è
paese paese c'è realtà in realtà e poi perché esiste
anche una possibilità diciamo di fare di distinguo delle
differenze su situazioni di guerra civile situazioni di
crisi sanitaria ma situazioni invece anche come il caso
dell'Uganda di crescita di crescita del prodotto interno
lordo di crescita delle strutture socio sanitarie di
crescita della scolarizzazione dell'alfabetizzazione appunto
dei parti in sicurezza cioè ci sono delle questioni che vanno
viste da un'altra specola il rischio è se no che noi
compattiamo questo continente in un'idea del tutto
schiacciata sull'emergenza eh però ecco è come se uno adesso
io uso veramente non so eh Giuseppe me la perdonerai una
sorta di perbole no? È come se uno forse esagero ma la
uso come provocazione è come se uno si fosse potesse farsi
un'idea della sanità italiana registrando l'affanno di
alcune regioni nel gestire la crisi sanitaria cioè se io
osservatore che scendeva dal cielo e guardavo come la crisi
sanitaria ha avuto un contraccolpo violento sulla
sanità lombarda senso senza entrare nella logica di
responsabilità ma voglio dire quel sistema sanitario è
un affanno ed era il sistema sanitario di una delle prime
regioni italiane da un punto di vista proprio no? Delle
della crescita, della ricchezza, eccetera. Allora il
punto è proprio quello che se tu metti la lente sbagliata,
vedi qualcosa di insufficiente, no? Non puoi capire un quadro
eh complessivo. Io penso che questo libro un po' aiuti
proprio a fare questo, a distinguere, a capire che ci
sono realtà e realtà e come agire su quelle realtà senza
quell'atteggiamento di chi arriva lì risolve i problemi
con la bacchetta magica e poi se ne va perché una cosa
e finisco su questo che mi ha colpito dei racconti che
faceva Dante è che se quel patto di fiducia con la
popolazione locale tu riesci a stabilirlo lo fai in virtù del
fatto che devi superare una diffidenza che è naturale sia
nei confronti di una sorta d'atteggiamento colonialista
che sia benevolo malevolo sempre comunque arrivi come
europeo bianco eccetera e poi che comunque tu te ne vai
sostanzialmente hai risolto la pratica e te ne vai invece
quell'alleanza da quello che ho capito da quello che
raccontava Dante da quello che vedevo in Uganda è un
alleanza che si consolida nel tempo proprio perché c'è un
patto di responsabilità reciproca ma nel tempo nella
durata non non nell'istante soltanto ecco allora Paolo ci
ha portato esattamente dove io speravo di andare cioè nel
punto centrale secondo me del libro che è anche nel titolo
e che nel con cioè la condivisione eh il il lo
costruire insieme allora vorrei fare un gioco nel gioco
Paolo non so se tu hai una copia del libro sottomano
allora vai a pagina cento perché ti chiedo di leggere
l'incipit di quella pagina ma non è facile prima prima e fino
a eh collaudata sul campo pagina cento bene il il tema è
questo e e poi lascio la parola il tema è questo bisogna
cambiare la mentalità bisogna portare conoscenza dice Dante
ma questo non si può fare senza la fiducia e al sua volta la
fiducia bisogna costruirla come? Leggici pagina cento che
non è facile contrapporsi ad abitudini eradicate da sempre a
pregiudizi e diffidenze ma hai davanti due strade comportati
da occidentale che tende la mano e se non viene afferrata
volta le spalle bofonchiando un peggio per voi o cercare di
entrare in relazione autentica con la comunità come ha fatto
il dottor Giovanni Dall'Oglio portando con sé un piccolo
ecografo collegato a un proiettore sul lenzuolo appeso
agli alberi ha mostrato i movimenti del feto ha fatto
ascoltare il battito del cuore le donne si sono messe a
battere le mani seguendo il ritmo cardiaco è stata come una
rivelazione per gli uomini del villaggio ma anche per le donne
come se mettessero a fuoco la vita che portano dentro e questo
è servito a infondere fiducia a creare un'alleanza che spesso
la linea del colore rende comunque difficile non sempre
gli altri possono fidarsi delle nostre parole dei nostri
principi d'altra parte siamo ai loro occhi quelli che stanno
qualche giorno e poi vanno via è inutile ribadire l'importanza
del taglio cesareo fatto in sicurezza della trasfusione di
sangue in caso di emorragia del cuscino che favorisce il parto
naturale se non stabilisce un contatto una relazione solida
una sorta di alleanza collaudata sul campo grazie vedete come
scrive Paolo Di Paolo è straordinario cioè il libro il
libro si legge adesso è banale dire come un romanzo visto che
gli scrive Paolo ma ha una lettura straordinaria no cioè
va beh allora la domanda è proprio questa Dante cioè
la fiducia è l'ingrediente fondamentale cioè il capitale
umano va col capitale sociale direbbero gli economisti no
ed è l'ingrediente fondamentale di ogni sviluppo di ogni
progresso lo vediamo non solo in Africa lo vediamo in Italia
lo vediamo in tutto il mondo ecco e c'è qualcosa che possiamo
imparare qui entriamo appunto nel cuore il libro sulla fiducia
da questa esperienza africana Dante ci devi ci devi credere
e devi investire anche quando magari è difficile però quando
la sperimenti ti rendi conto di quanto preziosa è faticosa perché
bisogna davvero costruirla per esempio per noi stiamo adesso
sostenendo 23 strutture ospedaliere ospedali no e sarebbe
per certi aspetti più facile o i soldi mettiamo per viabilitare
il centro di formazione piuttosto che il reparto di medicina e
dire decido di farlo perché perché c'è bisogno altra cosa è coltivare
per anni come stiamo facendo la partecipazione io partecipo a
tanti per esempio i consigli di gestione sarà una sorta di piccolo
consiglio di amministrazione dell'ospedale dove c'è due delle
autorità locali c'è il cuore ma è o col direttore c'è magari se ci
sono una comunità missionaria ci sono due del missionario altri
della comunità un consiglio e costruire quella scelta
condividendola sentendo che lì impari un linguaggio capisci il
percepito senti le fatiche anche nostre quando loro sentono che ma
ci puoi aiutare dico ma sono via tutte le sere partecipo a 100.000
incontri proprio per sostenere la raccolta fondi anche per essere
capisco ok ma allora anche noi possiamo vendere la vacca e magari
quei pochi diventa veramente un metodo che dopo quando hai
l'emergenza vera questo metodo diventa diventa veramente capace di
darti coraggio da una parte e soluzioni dall'altra che altrimenti non
avresti faccio l'esempio di quello che è capitato a Puget un ospedale
della Sierra Leone quando nel 2015 è scoppiata l'ebola e paura molti
ospedali chiusi il personale sanitario che ha perso la vita l'ebola si
prende in ospedale e la decisione per esempio di tenere aperto un ospedale
è faticosissima è faticosa per noi perché mettere a rischio a rischio la
vita nostra del personale nostro insomma ecco ma anche per i locali e sentire
a un certo punto che il direttore mi dice noi manteniamo aperto all'ospedale
se voi rimanete con noi se questo cammino lo facciamo insieme e io ho
risposto e noi restiamo qua se tu dottor boom rimani qua e lì si è consolidato
un patto di alleanza che è più ancora di fiducia e che ti dà il coraggio di
affrontare situazioni che da solo non riesce ad affrontare e allora pensate a
immaginare cos'è la gioia infinita quando il ministero della salute dopo
otto mesi infernali di paura di tensione di condivisione di qualche piccola gioia
che c'è insomma quando dopo otto mesi il ministero della salute della Sierra
Leone ha dichiarato il distretto di puggio il primo distretto a essere stato
a ebola è stata davvero una vittoria condivisa ecco penso alle a all'ingrosso
insegnamento quando c'è una crisi acuta come abbiamo avuto noi durante la
pandemia eccetera devi coagulare devi costruire stringere ancora di più tanto
che quella fiducia del tessuto connettivo della sociale che tiene
insieme di un assaggio diventa addirittura alleanza e questo è un
termine fortissimo secondo me che dovremo recuperare potentemente anche per il nostro paese
bene prima di affrontare l'ultimo tema che è quello del sottotitolo la salute
come bene comune la salute globale su cui oggi c'è veramente in corso una
battaglia diciamo è un tema enorme volevo fare proprio un piccolo inciso con Paolo
della sua esperienza come scrittore in questo libro perché il tema della fiducia
ha anche un riguarda anche l'uso delle parole no Paolo cioè come dire uno può
dire che c'è una scrittura onesta no può dire che c'è una scrittura di un libro
c'è una scrittura di un articolo c'è scritto di un romanzo ecco quando tu come
scrittore ti sei posto questo compito raccontare accompagnando in questo
viaggio il viaggio di Dante ma che era anche il tuo perché in qualche modo l'hai
fatto tuo ecco dal punto di vista della scrittura credo che sia una cosa che
incuriosisce le persone come ti sei potuto all'inizio hai detto all'inizio
era un'intervista poi abbiamo pensato di farla insieme che problemi ti sei posto
questo secondo me è anche molto interessante da scrittore.
Perché tu sai che anche in altri libri che abbiamo fatto insieme io ho avuto questa
funzione diciamo così di maieuta come abbiamo detto all'inizio è successo con
Dacia Maraini proprio ormai 15 anni fa poi è successo con Umberto Orsini poi con
altri e questa idea di comunque cercare intanto di restituire la voce della
persona con cui tu stai dialogando perché Dante sia per ragioni di tempo che di
abitudine naturalmente non forse non ce l'avrebbe come dire fatta ma non per come
dire mancanza di capacità ma proprio di tempo soprattutto di scriverlo il libro
allora bisognava che in qualche modo nascesse insieme ma soprattutto la cosa
che mi stava più a cuore davvero questo lo dico con grande trasparenza e che se
tu fai un libro con appunto un attore uno scrittore oppure con un'altra figura tu
devi in qualche modo fare sì che quella voce che tu restituisci somigli il più
possibile alla voce di quella persona allora io chiaramente proprio perché
vedi come Dante racconta in un modo trasparente in un modo concreto bisognava
e lui infatti quando magari io gli restituivo alcune pagine ne parlavamo
anche con Anna Talami del QAM lui era sempre preoccupato appunto di non essere
semplice di non essere trasparente di essere troppo teorizzante troppo come
dire uno che appunto ti racconta e ti spiega perché sapeva che pubblicava
con la casettice di croce questa era la sua preoccupazione
è stata un'avventura che abbiamo fatto insieme perché era proprio pagina per
pagina lui a un certo punto ha avuto anche un periodo in cui si è proprio
immerso anche lui in questo testo ha fatto delle correzioni delle cose che ha
riscritto ha voluto ridire in un modo diverso però io sono contento del
risultato per due ragioni una perché come hai detto tu anche io rileggendo
l'ho avuto l'impressione che ci siano molti dati molte cose che si capiscono
proprio a partire da numeri da cose concrete e poi che si riesce a leggere
non come la biografia di Dante che non voleva fosse questo ma come una persona
con la sua vita che incontra una comunità e condivide un percorso e
quello che tutto questo quindi produce nel libro è l'effetto di una coralità
perché ti dico ecco quasi ti do un lampo da scrittore che non ho usato e poi ti
spiego in un minuto perché non l'ho usato una sera mentre scendeva il
crepuscolo io sono stato a fare un viaggio un piccolo viaggio in un
villaggio della Caramoggia un villaggio lontano davvero che ti dà il senso del
remoto e ti dà il senso del niente sostanzialmente del non avere quasi
niente una capanna seduti a terra allora quell'esperienza che io ho fatto con una
piccola famiglia che ci ha ospitato pur non capendo una parola di quello che noi
dicevamo anche attraverso la mediazione però con un'accoglienza che mi ha
sconvolto perché eravamo degli intrusi vestiti in un modo diverso con la nostra
macchina fotografica cioè che cosa stavamo facendo lì allora io già ero
molto in imbarazzo in quella situazione no però la cosa che ho avuto netta era
che se io avessi raccontato questo e ti dico ci ho pensato perché ho dei corsivi
in questo libro in cui racconto delle delle esperienze no che ho fatto e che
inframmezzano avrei in qualche modo estetizzato un rapporto col mondo no e
lo posso fare solo in certe circostanze secondo me in una circostanza come
questa l'estetismo in qualche modo anche la forza l'intensità di quella situazione
avrebbe in qualche modo sovvecchiato la verità cioè la verità era quella di una
relazione sproporzionata squilibrata in qualche modo perché c'era qualcuno che
ti dava hanno messo anche a disposizione delle seggiole non so dove l'hanno pescate
no per farci sedere raccontarci qualcosa e io mi sentivo tutto detto in questo
imbarazzo e quasi mi mi raggelava ma che cosa è l'emozione stata forte ma se io
l'avessi raccontata avrei in qualche modo sarei contravvenuto a un patto che
abbiamo fatto con dante di non mettersi in una posizione contemplativa della
sofferenza degli altri o di quella che tu giudichi sofferenza perché poi pure
questo è un discrimine guarda molto sottile cioè la dignità che c'era in quel
villaggio la dignità umana non so come dire è assolutamente come ti posso dire
davvero non riconducibile degli schemi fissi perché c'era una grande dignità in
quella povertà se io però avessi provato a raccontarlo dicendo quanto mi fanno
tra virgolette pena o tenerezza in qualche modo non le avrei rispettati
umanamente perché loro non hanno bisogno della mia pena o della mia tenerezza non
so come dire allora in questo senso era molto utile quando lui mi rimetteva sulla
barra e andavamo sempre su un piano pratico cioè che cosa stavamo facendo
lì che cosa possiamo fare lì poi ti puoi anche e finisco su questo mettere a
guardare un paesaggio a un certo punto e restarne stordito perché è vero che
quando facevamo questi lunghi movimenti in macchina ogni tanto ti giri per
chilometri e chilometri c'è niente c'è solo la natura con una prepotenza con una
virtuosità abbagliante però non era un racconto di viaggio questo non so come
dire no quindi ho ottenuto per me queste queste zone ho cercato soltanto che
ogni tanto lampeggiassero appena perché la cosa essenziale era restituire una
voce e il senso soprattutto di un percorso altrimenti ecco se io avessi
parlato che ti posso dire con moravia che andava negli anni 70 in africa il racconto
sarebbe stato un altro ma era un'altra strategia di narrazione che o Pasolini
quando ci va in africa scrive il suo libro ci vai con un'altra intenzione ci
vai con con con altri uffici non so come dire allora bisognava essere fedeli
soprattutto alla sostanza di questo racconto che è quello che nel titolo mi
sembra sia abbastanza chiaro e in questo senso è davvero chiudo era importante
che Dante soprattutto come dire si riconoscesse il più possibile nella
restituzione del suo della sua voce come si sono riconosciuti altri personaggi
con cui ho avuto la fortuna di dialogare bene allora io chiederei a Dante di
chiudere questa nostra conversazione in realtà potremmo andare avanti per
pensare la parola che ha pronunciato Paolo dignità potremmo aprire qui
meravigliò parola meravigliosa straordinaria è al centro della
Costituzione italiana Stefano Rototà un giorno mi disse qual è la parola
centrale dei Costituenti e dignità no è una parola straordinaria però io vorrei
veramente non eludere il tema della salute globale e la domanda che faccio a
Dante è questa noi abbiamo detto che abbiamo cominciato a ragionare questo
libro nel settembre del 2018 il libro esce oggi 20 maggio 2021 è cambiato il
mondo è cambiato tutto non è vero una parte di quel mondo rimane però le
prospettive sono molto diverse avevamo un presidente americano che diceva
prima gli americani abbiamo avuto in Italia chi ha ripetuto ha fatto eco a
questa cosa qui dicendo prima gli italiani poi è arrivata la pandemia e
poi è arrivato un presidente americano che ha detto forse bisogna liberalizzare
i vaccini forse i brevetti vanno sospesi temporaneamente per consentire a tutti
allora la domanda che ti faccio è questa per concludere quando noi ci siamo
incontrati siamo rivisti a Padova per il festival salute globale di cui il
QAM è stato protagonista lo ricordo perché mi fa molto piacere con Walter
Ricciardi e Stefano Vella il comune di Padova l'università ha dato un
contributo tante ONG ma il QAM è stato centrale perché da anni il QAM lavorava
sull'idea di salute globale come ripensarla oggi questa idea di salute
globale alla luce di questo cataclisma che è successo e oggi come dobbiamo
utilizzare le parole di Biden come dobbiamo renderle operative dobbiamo
come dire svolgere nella nostra azione hanno hanno senso quelle parole e tu come
le leggi tu come le interpreti il QAM come cosa che messaggio ci mandi su
questo? Guarda è evidente che anche i dati in Italia stanno dimostrando che il
vaccino sta portando tutti i benefici non tutti ma insomma quelli sperati
questo a dire che l'unica l'arma vera in questo caso contro questo virus questa
pandemia è la possibilità di essere vaccinati e di vaccinare vaccinarci
tutti appunto la pandemia e anche la soluzione alla pandemia il vaccino è un
tema di natura globale noi questa intuizione lavorando in Africa nel
continente africano l'abbiamo avuta chiarissima che è il motivo per cui da
ormai da forse 10 15 anni parliamo al nostro interno di salute sempre di più
come globale che deve essere un bene comune intendo dire che ci sono dei
grandi pilastri grandi temi grandi valori del nostro pianeta della nostra
umanità la salute la l'istruzione e la cultura il tema ambientale sono beni
comuni che non puoi salvare da una parte pensando che salvandola lì nel mio
veneto nella mia italia nella mia europa ho risolto sono grandi patrimoni e lì ci
vedono i battuti che sono tre ll'unità e l'alleneghenza nel campio di
autonomia a un banco race genocide.
crecole ecco questi facendo evidente ora qualcosa di biologico non vi molio
Non voglio fare foto con rispetto alla malattia stereoscopia ma è vero che
sono due grandi S. La S di solidarietà, chiamiamola giustizia, chiamiamola appunto
dare dignità anche sanitaria anche ai più poveri del continente africano.
Quindi la S di solidarietà e la S di sicurezza perché se diamo spazio al
vaccino di replicarsi aumentano le variante, diventano meno sicuro loro e
meno sicuri noi. Allora l'altra S è quella della sicurezza. Le due S vanno
assieme. Va fatto uno sforzo corale di tutti. È intelligente. Io ringrazio
Biden ma con lui ringrazio Macron e Draghi che su questo stanno dicendo
parole importanti ed è fondamentale farlo perché servono più dosi vaccinali
e servono più attori che aiutano i paesi a trasferire quel vaccino, cioè
trasformare quel vaccino in vaccinazione, cioè dalla capitale a quell'ultimo miglio.
E questo è il nostro compito come CUA ed è per questo che abbiamo lanciato
questa campagna Un vaccino per noi, proprio chiedendo l'aiuto di tutti su questo.
Allora io mi scuso, ci sono tantissime persone che ci stanno seguendo e ci sono
tante persone che vorrebbero porre domande. Non è possibile perché la materia è
talmente ampia, però io vi propongo questo. Prendiamoci un appuntamento tra un
paio di mesi così le persone, intanto tante, leggeranno il libro e dal libro
verranno fuori delle domande e facciamo un incontro di risposta alle domande
se siete d'accordo. Allora io vi invito a fare una cosa molto semplice.
Noi abbiamo varie mail, vi do la mia. La mia è g.laterza.chiocciola.laterza.it
Qualunque domanda intanto mandatevela a me e la giro subito a Dante e Paolo
che vi possono rispondere subito oppure in questo incontro se sei d'accordo
Dante e Paolo, tra un paio di mesi ci rivediamo. Tu ci racconterai cosa hai
fatto nel frattempo tra questi due mesi. La stessa cosa Paolo e anche la situazione
perché quello che ci hai appena raccontato è una situazione in enorme cambiamento.
Speriamo che tra due mesi noi possiamo dire che quella battaglia per la
vaccinazione di tutti ha fatto grandi passi in avanti e siamo in grado di dire
che le case farmaceutiche, le istituzioni hanno messo a disposizione di quella parte
dell'umanità. Mi diceva il l'area capo l'altro giorno per esempio i vaccini
termostabili fondamentali, vaccini che si possono, lei sta facendo una battaglia
per questo, si possono conservare anche in località appunto che non ha. Ecco
diamoci appuntamento tra due mesi per riparlarne. Prendete il libro, leggetelo
perché è pieno di idee, compratelo per sostenere anche il QAM, eccolo lì, quello
che possiamo imparare dall'Africa. È un libro straordinario. Io come si dice
sempre ogni scarafone è bello a mamma sua per cui ci si crede poco, però devo
dire, l'ho detto anche stamattina, ho chiamato Paolo per dire guarda Paolo
stamattina ho riletto il libro perché un editori legge sempre in dati di scritto,
passa del tempo. È un libro straordinario, è un cantiere, un cantiere di idee per
tutti ma molto al di là dell'Africa. Ci fa conoscere l'Africa, ci fa conoscere
la realtà del QAM ma è pieno di stimoli per chiunque e qualunque cosa faccia
per l'oggi e questa è la grande capacità che hanno avuto Dante con la sua
esperienza, Paolo con la sua sapienza, intelligenza, messe insieme di darci un
libro veramente interessante. Quindi ringrazio voi, ringrazio tutte le persone
del QAM che hanno lavorato per questo libro perché devo dire che Paolo ne ha
citata una, è nata l'anima, c'è una squadra formidabile, questa è stata, devo
dire, la grande vostra capacità di tenere insieme queste persone e quindi ci
rivediamo tra un paio di mesi. Nel frattempo ci succederanno tante cose
intorno al libro, eventi, incontri eccetera, ma qui noi tre intanto ci vediamo e
faremo un incontro di interlocuzione e risposta alle domande se siete d'accordo.
Sono d'accordissimo e un grazie infinito e non l'ho detto finora perché non c'è
un'altra parola, un'altra parola che mi abbia fatto rilevare.
Grazie a Paolo perché davvero quello che diceva prima è riuscito, lui è un
raffinato scrittore eccetera e quando l'ho letto mi sono sentito raffinato
perché scrive bene però ho interpretato e sentire che dentro lì c'ero,
la cosa più bella di tutto questo nostro incontro è che grazie a Paolo per un
attimo siamo stati lì in quel piccolo villaggio, in quella capanna con quelle
persone e abbiamo capito che da quelle persone appunto come dice il titolo
potremmo imparare tantissimo. Grazie a tutti, grazie a voi, a presto.
Grazie, grazie, grazie.