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Conversazioni d'autore, 'Un mondo diviso', con E. Occorsio, S. Scarpetta & altri

'Un mondo diviso', con E. Occorsio, S. Scarpetta & altri

Buonasera a tutti, grazie per essere presenti.

Ci vediamo ancora una volta di necessità online per motivi ovvi,

però insomma a suoi vantaggi, perché non siamo ognuno nel proprio ambiente,

nel proprio istituto di lavoro e quindi ognuno ha le prese con le proprie riflessioni,

i propri temi di lavoro.

Allora, oggi presentiamo un libro che immediatamente ho scritto io,

che mi chiamo Eugenio Corso, insieme con Stefano Scarpetta,

che vedete inquadrato, che si chiama Un mondo diviso,

come l'Occidente ha perso crescita e coesione sociale.

Quando la Terza ci ha proposto, insomma abbiamo concorso di fare questo libro,

il problema delle disuguaglianze sembrava già abbastanza, diciamo, trito e ritrito,

e invece abbiamo scoperto, approfondendo con Stefano, con la sua preparazione,

un anno di ricerca e di analisi, che è ancora tutto da scrivere, da scoprire,

e soprattutto ci stupisce, questo l'ha messo anche il governatore Visco,

che ringraziamo per l'onore che ci ha fatto la preparazione,

l'ha messo nel suo scritto il governatore Visco,

c'è stato sì tanta letteratura in materia negli ultimi anni,

ci hanno vinti i premi Nobel, ci ha vinto il premi Nobel Angus Deaton, Esther Duflo,

insomma gli economisti si sono molto esercitati sul tema che è drammatico ed è mondiale,

è comune a tutto l'Occidente.

Però non c'è una adeguata proposta politica,

non si riesce a trovare il bandolo della matassa,

che potrebbe essere banalmente alzare le tasse sui più ricchi,

ma non è neanche così facile, abbiamo scoperto tante cose per cui non...

Certo sì, in America, leggendo questi miliardari, che sono 745 miliardari in America,

pagano in media il 34% di tasse,

che è poco.

Però anche se gli aumenti,

poi è difficilissimo rieganciare il problema,

creare veramente questa giustizia sociale.

E così abbiamo analizzato,

nei paesi di Italia, l'America, ma anche gli altri,

a che punto è l'analisi, la consapevolezza, la profondità di studio di questo problema,

sperando, ne hanno anche qualche idea,

che ci sia un'iniziativa politica che non può essere altro che internazionale,

perché si riesca ad aggredire il problema.

Purtroppo la pandemia,

che è stata ed è ancora in corso, questa sciagura che conosciamo,

ha naturalmente aggravato il problema,

che era già grave prima ed è ancora più grave.

Ci sono calcoli, uno più drammatico dell'altro,

la Banca Mondiale ha calcolato che

100 milioni di persone hanno unito la già nutritissima schiera dei poveri del mondo,

poveri assoluti, poveri da 1,90 dollari,

quindi veramente alla fame,

e sono diventate 800 milioni,

che significa il 10% della popolazione mondiale.

L'Oxfam, questa associazione inglese molto attiva, molto seria,

nel settore parla addirittura di 160 milioni di nuovi poveri.

E noi purtroppo in Italia abbiamo la prova,

perché, se non dico queste cifre,

nei due anni di pandemia i poveri,

che sono non poveri come quelli di cui parlavamo prima,

ma sono relativamente a reddito mediterraneo,

sono persone in grossissima difficoltà,

sono arrivati anche qui al 10% della popolazione quasi,

cioè 5,6 milioni di individui

vivono veramente con difficoltà la quotidianità.

E queste sono cose inaccettabili, cose indegni a democrazia avanzata.

E quindi è importantissimo e fondamentale concentrarsi su questo tema

per cercare in qualche modo di risolverlo.

Noi abbiamo cercato di analizzare questo problema e di capire,

di intervenire, anche la Cassa Integrazione,

il ristore del governo italiano in questi due anni,

sì, sono serviti anche il reddito di cittadinanza,

come ha riconosciuto il sesto presidente Draghi,

sono serviti in qualche modo a temperare lo shock,

la drammaticità del problema, però purtroppo non riescono,

non sono riusciti a frenare l'avanzata di queste inaccettabili disuguaglianze.

Ecco, di questo parleremo oggi,

faccio il doppio ruolo di autore, ma soprattutto di moderatore in questa circostanza,

per cui passiamo subito ai nostri illusi ospiti che vi presento,

direi la Edith Fest, la professoressa Elena Granaglia,

che è una giurista, è fra le fondatrici del foro di disuguaglianza e diversità,

quello animato da economisti noti come Barca, Giovannini e altri,

e lei stessa è una giurista specializzata,

con lunga esperienza anche internazionale in materia di giustizia sociale,

attualmente docente di scienze delle finanze a giurisprudenza all'Università di Roma III.

Poi c'è Ferruccio De Bortoli, che ringraziamo moltissimo per essere presente,

insomma, chi non lo conosce, grande direttore di Quelle d'una Sera,

ed editorialista attualmente del stesso Corriere,

insomma, il giornalista tra i più attenti alle emergenze sociali,

e il nostro amico Stefano Scarpetta, che è un economista dell'Ocse,

che è direttore per gli affari sociali e per il lavoro,

ed è stata la mente pensante per tutta questa operazione,

e mi ha permesso di accedere a questo mondo interessante, drammatico,

interessante da rabbrividire, insomma, che è importante conoscere,

perché veramente, ripeto, in paesi democratici bisogna conoscere queste situazioni.

Allora, io direi poi alla Stefano, Stefano, cominciamo un po' questa nostra esposizione,

così Stefano ci racconta un po' quali sono i punti salienti del nostro libro.

Prego, Stefano.

Grazie Eugenio, e permettimi anche di ringraziare, anche da parte mia,

Elena Granaglia e Ferruccio De Porteri per essere con noi

e per discutere alcuni dei punti che emergono dal libro che abbiamo scritto.

Alcune osservazioni, credo che stiamo parlando di un fenomeno estremamente complesso,

con delle diseguaglianze molto articolate,

con forte differenziazione da un paese all'altro,

poi ci sono alcune tendenze che sono abbastanza comuni,

e una tendenza sicuramente che si riscontra in tre quarti dei paesi occidentali,

in molti paesi emergenti,

è un aumento tendenziale delle diseguaglianze nella distribuzione del reddito,

e direi soprattutto, come tu ricordavi, della ricchezza.

C'è quasi una regolarità, come scriviamo nel libro,

nei paesi occidentali, negli anni 80,

il rapporto tra il reddito del 10% più ricco e quello più povero era di 7 a 1,

poi negli anni 90 è diventato 8 a 1, negli anni 2000 9 a 1,

e prima della pandemia eravamo arrivati alla soglia del 10 a 1,

e ogni decennio si è ampliato questo fossato tra chi sta in basso e chi sta in alto.

Tu ricordavi gli effetti della pandemia,

sappiamo che ha colpito i gruppi più vulnerabili,

i giovani, le donne, quelli a basso reddito, con tratti più precari.

In realtà le misure di ristoro, o comunque le misure di sostegno alle famiglie,

hanno permesso di evitare il peggio,

quindi un aumento drammatico delle diseguaglianze e della povertà.

Un po' meno in Italia, perché come ricordavi,

abbiamo avuto un milione di persone in più che sono scivolate sotto la soglia di povertà.

Siamo al 9,4% della popolazione, un dato sicuramente molto preoccupante.

Dall'altro lato, come scrive nel libro, la Federale Reserve ci ricorda che

in America l'1% più ricco detiene il 32% della ricchezza americana,

e che il 50% più povero soltanto il 2%.

In Italia l'Oxfam ci dice che il 40% degli ultramiliardari italiani

ha una ricchezza equivalente al 30% della popolazione italiana,

con 18 milioni di persone.

40 persone e 18 milioni dall'altro lato.

Però forse il punto che voglio sottolineare,

sul quale mettiamo l'accento nel libro,

è che se fosse soltanto un problema, per quanto drammatico,

di fossato tra chi sta in basso e chi sta in alto,

forse i temi delle diseguaglianze non avrebbero assurdo a questo ruolo

anche nei dibattiti pubblici, nel G20 se ne parla ormai da anni.

E l'altro dato interessante che viene fuori dalla voce dell'Ox,

è che in realtà per chi sta in basso è sempre più difficile

salire sull'ascensore sociale.

Nelle stime che abbiamo fatto guardando i redditi dei genitori

rispetto ai redditi dei figli,

viene fuori un dato che a mio avviso è drammatico.

In media ox, per un discendente di una famiglia povera,

il 10% più povero, occorre 135 anni, 4 generazioni e mezzo,

non per diventare ricchi, ma per arrivare alla classe media,

al reddito medio.

In Italia siamo a 150 anni,

addirittura in Francia e in Germania a 180 anni, 6 generazioni.

E quello che rende insopportabile o sempre meno sopportabile

le diseguaglianze è anche perché per chi sta in basso,

a dispetto della propria competenza, meriti, eccetera,

è sempre più difficile avere una prospettiva di un miglioramento

della propria situazione economica e sociale.

E forse il terzo punto che a qualche volta rende la cosa sempre più,

come dire, anche di opinione pubblica diffusa,

è che mentre prima era un problema dei poveri,

di chi stava veramente in basso,

adesso è un problema che tocca in maniera significativa la classe media.

Alcuni dati anche qui per caratterizzare di cosa stiamo parlando.

Se guardiamo dal 1995 fino ai dati più recenti,

i salari in media della classe media sono aumentati del 20%.

Il costo dell'abituazione è aumentato del 200%.

Questo è in media.

Se qualche generazione fa bastava una persona con un reddito stabile

per poter aspirare a far parte della classe media,

oggi ci vogliono due persone che lavorano in una famiglia

per poter far parte della classe media.

E diciamo, nella composizione,

la classe media è sempre fatta più da persone che sono in lacqua o l'età,

e anche che sono in pensione,

sempre meno di giovani,

per cui accedere a questo status di classe media è sempre più difficile.

Poi c'è un dato ovviamente drammatico per l'Italia.

I redditi medi in Italia dal 90 al 2020 sono addirittura diminuiti del 2,9%.

Vi ricordo che in Francia e in Germania sono aumentati del più del 30%.

Quindi in Italia c'è anche un problema,

la classe media ha visto i propri redditi addirittura non crescere,

ma addirittura diminuire.

Ora, se questa è la diagnosi,

veramente in poche parole e con forte differenziazione

sicuramente da un paese all'altro,

credo che la politica che sono state messe in campo fino ad ora,

cioè lasciamo il mercato fare il suo corso

e poi attraverso le politiche di redistribuzione,

quindi tasse e trasferimenti,

cerchiamo di ridurre queste diseguaglianze

che vengono generate sul mercato,

non ci arriveremo mai.

Bisogna veramente consigliare delle politiche

che vanno alla fonte, alle origini di queste diseguaglianze,

che secondo me mettono molto più l'accento

sull'accesso alle opportunità.

Allora qualcuno mi potrebbe dire,

ma in Italia l'accesso all'istruzione, alla salute sono universali.

Sì, ma come ricordiamo nel libro,

se guardiamo i dati ancora una volta,

per chi viene dal basso,

chi viene da una famiglia a reddito medio-basso,

i risultati scolastici,

addirittura l'accesso alla sanità,

sono sicuramente di qualità inferiore

rispetto a quella di chi viene

da un contesto socio-economico più privilegiato.

Sull'istruzione,

l'Italia spende poco in istruzione,

la probabilità per un giovane che ha genitori

che hanno soltanto la licenza media

di arrivare al laurea è soltanto del 12%.

In altri paesi c'è molto più una progressione

per chi poi ovviamente è meritevole

e riesce a investire nel proprio capitale umano.

Quindi un po' un messaggio nel libro,

prima o poi arrivare a delle politiche

e soprattutto avere le opinioni

di Ferruccio De Borto e di Elena Granaglia,

che bisogna lavorare veramente

non soltanto nell'accesso a istruzione,

sanità, mercato del lavoro,

ma anche guardare alla qualità.

I dati degli invalsi per l'Italia

sul numero di giovani,

soprattutto nel sud Italia,

che escono dalla scuola media-inferiore

con livelli di istruzione molto bassi,

addirittura al di sotto della soglia minima

che definisce in qualche modo

l'analfabetismo funzionale,

e dicono quanto c'è da investire

non solo nell'accesso,

ma nella qualità delle istruzioni.

Nel libro poi parliamo anche

di differenziali enormi

sui risultati addirittura in termini sanitari,

anche in un paese come il nostro

in cui l'accesso alla sanità

ovviamente è per tutti,

ma ci sono delle forti differenze nei risultati.

Quindi chiedo uno dei messaggi del libro

e concludo con questa osservazione

che bisogna veramente avere

una visione molto più globale

del problema delle diseguaglianze

e a mio avviso sì,

sicuramente rafforzare la previdenza,

rafforzare gli strumenti di redistribuzione,

ricordiamo che l'Italia spende pochissimo

nelle politiche sociali per i più poveri,

a dispetto anche del reddito di cittadinanza,

ma veramente andare a affrontare

l'accesso alle opportunità

direi quasi dall'asilo nido in poi,

perché se non si affrontano quei problemi

che si creano veramente

nei primi anni di vita di un individuo

è difficile poi affrontarli dopo,

soprattutto soltanto attraverso

gli strumenti classici in qualche modo

della ridistribuzione

attraverso tasse e trasferimenti.

Vedi Stefano tu dicevi dei ricchi in Italia,

adesso al di là del libro,

proprio ieri il Corriere della Sera

ha pubblicato un'editoriale

del professor Magatti

che conoscete che è della Cattolica,

che dice che in Italia

l'1,2% dei contribuenti

dichiara più di 500.000 euro di reddito,

no scusate, 100.000 euro,

100.000 euro,

infatti sembrava strano,

adesso per 100.000 euro,

l'1,2% è 100.000 euro,

ora secondo il professor Magatti

questa è una cifra irreale,

perché vorrebbe dire che i ricchi

sono estinti in Italia,

e poi anche è secondo lui

sottostimata in modo spaventoso

il 13% dei contribuenti,

5 milioni di persone

che pagano,

che guadagnano 35.000 euro,

insomma per farla breve,

in Italia è un problema di diversione fiscale

mostruoso, come sappiamo,

che aggrava le disuguaglianze

e che non perde l'occasione

per venire fuori,

contro cui non si riesce a fare nulla.

Ma sentiamo la stessa granaglia,

cosa ne pensa?

Il suo laboratorio universitario

da tanti anni segue questo problema,

qual è secondo lei il punto d'attacco

più decisivo che potrebbe essere?

Domanda complicata,

comunque prima di affrontare

la domanda complicata

volevo soltanto spendere due parole

per dire che questo libro

è un libro veramente scritto benissimo,

perché siete stati capaci

di unire un grande rigore scientifico

con una capacità

di decomporre

le diverse proposizioni

in un linguaggio comprensibile

anche a un pubblico che non si è occupato

di economia o di problemi di disuguaglianza.

Grazie.

Quindi questa capacità di unire

questo bel dialogo tra rigore

nelle interpretazioni, evidenze empiriche,

scritte in un modo leggibile,

è assolutamente invidiabile

e mi sembra anche un bel contributo

di educazione civica.

In questa prospettiva,

l'ultimo punto che volevo sottolineare,

ma che mi sembra veramente importante

del vostro libro,

è che cercate di andare oltre

gli indici aggregati, le medie,

cercate di decomporre

questa cosa.

Non guardate soltanto all'1%

o a un Gini, che in fondo è un indice aggregato

che può essere associato a distribuzioni

molto diverse,

cercate di andare dentro

e quindi vedere cosa capita

ai decili più bassi, ai cetti medi

e in più non soltanto

guardate al reddito, ma cercate anche

di tenere conto dei diversi soggetti,

quindi del dato demografico, donne, giovani.

Quindi ho trovato, come dire,

molto attraente questa visione

attenta

alla complessità delle disuguaglianze,

ma sempre con questo

linguaggio così scritto,

così nitido, che veramente da

invidiare

non è una cosa, diciamo, apprezzare.

Veniamo invece

agli aspetti

duri da risolvere.

Non secondo me, ma secondo

molti.

Sicuramente,

quello che diceva Scarpetta

nel suo ultimo intervento, che non dobbiamo

soltanto occuparci di

intervenire expose,

ma che dobbiamo intervenire anche ex-ante,

perché non possiamo caricare

il sistema di tax and transfer

di questo compito

così gigantesco di colmare

delle disuguaglianze così elevate come quelle

che sono state indicate, d'accordissimo.

Credo però che un problema

grosso,

sulla quale dovremmo portare l'attenzione,

e l'Ox itself ha portato l'attenzione

anche molto recentemente, con un bel lavoro

sull'outsourcing domestico,

penso che è un problema

serio e che

contrastare queste disuguaglianze

oggi richiede

in qualche modo di metterci

in gioco tutti noi.

Dobbiamo fare qualcosa e abbiamo

anche qualcosa da perdere.

Faccio un esempio

più preciso. In passato,

negli anni d'oro, anche se con tutti i loro problemi,

la crescita

era una crescita che in realtà

riusciva a sollevare tutte le barche.

In realtà le barchette più piccole,

come nella bella frase di Krugman

su The Great Compression, le barchette più piccole

salivano su più in fretta.

Questo evidentemente era

molto facile, tutti avevamo un beneficio

e chi stava peggio aveva un beneficio maggiore.

Ed era una situazione fantastica.

I paesi che anche crescono,

a differenza dell'Italia,

oggi non riescono più

ad assicurare questo.

Secondo me è sicuramente

molto importante incidere

e potenziare istruzioni

di qualità, sanità pubblica

e così via, ma c'è un problema

serio che ha a che fare con cambiamenti

anche nella distribuzione del potere.

Quello che noi vediamo,

la grossa diminuzione

della quota, del valore aggiunto

che va al lavoro

e dentro al lavoro la grande crescita

delle disuguaglianze tra working poor e working rich,

quelle cose lì,

questi cambiamenti che hanno

fatto sì che anche i paesi che sono

cresciuti abbiano avuto molte disuguaglianze,

questi cambiamenti

sono cambiamenti che sono avvenuti

perché abbiamo avuto un cambiamento

nei rapporti di potere.

Lo sguardo di vedere

l'Ox stesso ha in moltissimi rapporti

messo in evidenza come

l'indebolimento del potere

del lavoro che si è

disaggregato perché sono cambiate

le condizioni economiche, perché abbiamo fatto

molte politiche di regolazione,

il bel lavoro ultimo di Ecoscope

sulla domestic outsourcing che fa vedere

come questo incide sulle disuguaglianze

nei salari mi sembra importante.

Quindi cambiare però i rapporti di potere

vuol dire che qualcuno avrà un po' meno potere

e qualcuno un po' di più, quindi c'è da cedere

non è soltanto come era negli anni

passati che tutti potevamo avere

qualche miglioramento. Questo cambiamento

è complicato. La stessa cosa

faccio ancora due

minuti perché so che i tempi sono stretti

e la stessa cosa della riforma fiscale

giustissimo che i ceti medi

abbiano tassazione minore

sul lavoro. In Italia poi c'erano

con le detrazioni decrescenti e dei problemi molto

seri di alipote marginali effettive

altissime, quindi perfetto questo

cambiamento, però se noi non alziamo

da qualche altra parte, se togliamo

l'IRAP che finanzia un quinto

della spesa sanitaria più o meno in Italia

dobbiamo andare a trovare questi soldi

da qualche altra parte o contrastando l'evasione

o accentuando l'imposizione patrimoniale.

Quindi va benissimo

a diminuire

delle imposte sul lavoro

in particolare dei ceti medi, ma dobbiamo

andare da qualche altra parte. Quindi in sintesi

per contrastare le disuguaglianze

chi ha avuto di più

deve in qualche modo rinunciare

a quel di più che ha avuto. E questo è più complicato

perché invece in passato avevamo

un tipo di crescita che in qualche modo

favoriva un po' tutti. Secondo punto

telegrafico e finisco

cambiare le regole

del gioco richiede un attore pubblico

forte e capace.

E invece noi vediamo

che lo Stato, lo chiamiamo

nel senso lato, si è indebolito

moltissimo, non soltanto in Italia

ma si è indebolito sia ovviamente per

la globalizzazione sia perché

questi ultimi decenni di

non cura dell'intervento

pubblico che è stato sicuramente sminuito

hanno fatto sì in Italia, poi in modo

terribile con la pubblica amministrazione ma non solo

in Italia, che abbiamo perso proprio

come dire la forza

di uno degli attori, non l'unico sicuramente

ma la forza di uno degli attori

fondamentali per modificare le regole

del gioco. Quindi queste due

questioni. Uno che per contrastare

le disuguaglianze dobbiamo un po' modificare

le regole del gioco e chi ha avuto più potere in questi anni

dovrà cederne un po' a qualcun altro.

Due, che la modifica delle regole

del gioco richiede comunque

un attore pubblico forte,

che abbia qualche competenza e qualche capacità

di guida

e che invece quest'attore sia

un po' debolito, secondo me quegli sono

due punti abbastanza complicati

da aggredire, nonostante

cose buone che abbiamo visto, dalla minimum global

tax per le multinazionali, ci sono

delle cose che si possono fare, non è...

finisco con una nota di ottimismo

le proposte recente di Rotrik

per accordi globali

che cerchino di

non contrastare la globalizzazione

ma al tempo stesso di occuparsi di social

dumping. Cioè esistono

delle possibilità,

fortuna possiamo fare qualcosa,

però queste due

questioni che ho portato all'attenzione

mi sembrano nodi, come dire,

duri da attaccare.

Bene, professoressa,

in questi giorni

sempre il filone

di pensieri, di analisi

è sempre questo,

ci si chiede se

nel mondo, diciamo da Biden

fino a Draghi, all'Europa

sta prendendo veramente

piede il concetto che lo Stato

sulla spinta di questa tragedia

collettiva che è la pandemia, che lo Stato

ha il suo ruolo preciso,

deve averlo, deve conservarlo, valorizzarlo,

aiutare la gente,

perché,

si è scoperto adesso, eravamo ancora un po' tutti quanti

condizionati dai tempi della Thatcher, di Reagan,

quando si era detto all'inizio

basta questo intervento

statale, del resto d'Italia abbiamo vissuto

esattamente questo parabolo,

da ripetizione in poi,

lo intervento statale è pernicioso

e lasciamo fare al mercato.

Però adesso c'è questo cambiamento, secondo me

questa cambiamento richiederà anni

perché diventi veramente patrimonio comune,

patrimonio

con saperezza diffusa

e guida politica comune.

Secondo lei è avviato questo processo

internazionalmente?

Posate qualcosa, ne pensa il direttore del Borto

di questo. Ah io pensavo

che avevi sette minuti.

No, no, no, è un piccolo

addendum. Io penso

ad esempio, dopo tanti anni

in cui si parlava di avere comunque una

tassazione societaria che

facesse sì che le grandi multinazionali

comunque pagassero qualcosa, possiamo dire

non volevamo 15, volevamo il 20%

alcuni di noi, però

alcuni cambiamenti, secondo me

forse anche acquiti dalla gravità

della pandemia che come

tutti sappiamo ancora

acquito le

penalizzazioni dovute alla disuguaglianza

penso che ci sia. Forse io ho parlato

poi di Stato ma è più corretto parlare di Repubblica

perché sono diversi poi dopo gli attori

che sono qui. Anche il cambiamento

dell'Amministrazione americana forse ha avuto suo ruolo.

Esatto, assolutamente sì. Piano piano

assolutamente sì.

Ferruccia cosa ne pensi tu? Come la

vedi la situazione?

Ma certamente

perché è così difficile intervenire?

Tanto grazie

dell'invito e

complimenti per il grande sforzo

di divulgazione così

ricco e

così chiaro

nella trattazione del tema

che è per sua natura complesso.

Io

sul cambio

di paradigma politico che è partito

dagli Stati Uniti

avrei qualche riserva

in più

perché è tutto da vedere

se riuscirà

ovviamente Biden

a portare avanti

politiche di

riduzione della disuguaglianza

tenendo conto

che probabilmente a novembre

perderà il controllo del Congresso.

E c'è una forte opposizione

americana

sull'aumento certamente

abnorme della spesa

pubblica

che ha prodotto

già una crescita del

tasso di inflazione

che preoccupa ovviamente

il cosiddetto tax payers

americano.

L'Europa

certamente

si sta avviando ma ovviamente

dipenderà

dal successo

del Next Generation EU

e quel successo

dipende dalla nostra capacità

di poterlo applicare

soprattutto sul versante

dell'inclusione oltre che

della sostenibilità nel suo complesso.

E su questo possiamo

coltivare qualche ragionevole dubbio

ovviamente.

E poi

a livello internazionale

e qui finisco, ti do una risposta molto breve

Eugenio.

A livello internazionale

insomma, tanto

l'ipotesi di

fare un break up

dei grandi gruppi

del web mi sembra tramontata.

Hanno una liquidità

enorme che peraltro

usano magari

per

tra l'altro abbiamo appena visto

come sono cresciute alcune

attribuzioni addirittura con gli ultimi dati

mi sembra che la forbice

si sia ulteriormente

allargata in maniera

persino scandalosa.

Tra l'altro.

Allora da questo punto di vista

il problema che poi

attiene alla

solidità e al futuro

delle democrazie rappresentative

è se questa casta di super ricchi

non abbia un potere politico

così rilevante da poter condizionare

delle politiche

di riduzione della disuguaglianza

di cui abbiamo certamente bisogno.

Il problema di fondo

è che probabilmente avremo

con il passaggio

da fonti

fossili a fonti rinnovabili

è che avremo

una ribellione sociale

molto forte

che

perché ovviamente

le disuguaglianze cresceranno

anche in ragione

delle politiche che verranno

attuate per passare

dalle fonti fossili

a quelle rinnovabili.

Di questo aspetto

del cambiamento di paradigma energetico

ci occupiamo veramente poco.

Mi sembra di cogliere

nelle tue parole la paura

che nel PNRR

questa specie di feticcio

che abbiamo tutti quanti in mente

ha un po' troppo

disquilibrio a favore della

transizione energetica

e si potrebbe forse destinare

qualcosa di più alle politiche sociali?

E' questa una delle tue preoccupazioni?

No, io penso che sia sottovalutato

l'effetto sul consenso

e sulla pace sociale

quindi sulla coesione sociale

di necessari cambiamenti

pensate soltanto

a quello che può avvenire

nell'industria dell'automotive

perché ad un certo momento

è chiaro che l'elettrico

oggi è un bene di lusso

mentre ci sono molte persone

che si stanno impoverendo

e che hanno bisogno

di fonti fossili

e quel passaggio è un passaggio

che creerà, secondo me, delle disuguaglianze

per cui i costi di transizione

vanno valutati un po' meglio

forse sono valutati da alcun punto di vista

delle proiezioni

econometriche

penso e dubito e temo

che siano valutati poco

dal punto di vista delle conseguenze sociali

cioè delle ribellioni

guardate cosa sta succedendo

adesso in queste ore in Canada

con addirittura il Premier

che si è pure baricato

era del tutto imprevedibile

che regissero in quel modo

In Canada,

una specie di Svizzera in Canada considerato

e insomma

adesso la rivolta dei gilet

cos'è un arancioni giallo in Francia

nacque perché

ha abolito il sussidio al diesel agricolo

infatti

questo è un dei problemi

e questo purtroppo come dici tu Ferruccio

è dappertutto, ci chiediamo

dove si andrà a parare

per le disuguaglianze

adesso lo citavi tu

ho preparato qui un foglietto

di un personaggio della stampa

il signor Stephen Schwarzman

fondatore numero uno di Blackstone

una delle più importanti

case finanziarie

ha guadagnato l'anno scorso 610 milioni di dollari

anno

nel 20 anzi della pandemia

Sundar Pichai

che invece è il capo di

Google

ha guadagnato 281 milioni di dollari

a questo punto o finiamo nel folklore

o diciamo

che dobbiamo fare

gli amministrati delegati

le prime 350 aziende

negli Stati Uniti

hanno guadagnato in media

24,2 milioni di dollari

351 volte di più di un lavoro atipico

e quindi

un manager in cassa

non hanno quanto un lavoratore medio in un secolo

questo è il quadro

e da qui scendere alle disuguaglianze

Ferruccio vuole dire un'altra cosa

adesso invece passando

ad altri aspetti che abbiamo già toccato

in queste settimane

un terzo e metà delle classi

di studenti

sono in dad

e si è visto

i risultati

traumatici

le teste in valse e PISA

sono stati chiaramente insufficienti

non c'è paragone rispetto a stare a scuola

rischiamo di creare

una generazione

questo è un aspetto laterale

e in parte

molto a motivo oggettivice

non legato alla discussione di disuguaglianze

ma aggrava il problema

una generazione di spiazzati

di gente che poi andrà a lavorare

si troverà in difficoltà

stanno facendo dei calcoli

il premier Draghi l'ha detto in una conferenza stampa

che questi ragazzi

rischiano di avere la carriera

compromessa per tutta la vita

meno promozione

meno capacità di reddito

cosa si può fare?

ho poi parallelo a tutto

c'è un altro discorso ancora

che è anche importante

che in Italia

negli anni passati

si è inteso

la ricerca

della riduzione delle disuguaglianze

come un abbassamento del livello medio

doveva essere l'opposto

c'è stato chi

si spiega le montagne

e se qualcuno non ce la fa

spiega le montagne

e facciamo piacere

e quindi si aggiorna per tutti

invece si deve fare un discorso più qualitativo

che ne pensi Ferruccio?

la formazione è fondamentale

anche Stefano diceva in inizio

grazie, penso che la professoressa Granaglia

possa dire cose più interessanti

di quanto possa fare io

tra l'altro a me ha colpito

quel passaggio

l'investimento migliore

è quello

sul capitale umano

peccato che gli investimenti

su scuola, università

istruzione, formazione permanente

siano investimenti

che danno un

ritorno concreto

a medio e lungo periodo

però hanno

un costo in termini di consenso

perché io penso che a un certo momento

se si decidesse

di ridurre come è giusto

le pensioni

alcune pensioni

il peso comunque delle pensioni

cito

un passaggio importante

non ovviamente

quelle più piccole ma insomma

il peso complessivo

di quanto noi spendiamo

per le pensioni

è certo che naturalmente

si pagherebbe

un termine, un pezzo

in termini di consenso molto elevato

anche se si dicesse

guardate

riduciamo il monte di pensioni per favorire

i vostri nipoti perché poi

dopo quello che succede

succede che i nonni danno un

sussidio ai propri nipoti

perché non ce la fanno

e questo ovviamente dal punto di vista

delle scelte politiche è un prezzo

molto elevato

che non so se saremmo in grado

di dirgli

nel vostro libro

per esempio un passaggio

da me ha molto colpito che

l'investimento sulla laurea

nei paesi Ocse

è il 50% più elevato

che in Italia che tra l'altro

ricordiamo ha un numero di laureati

credo nell'Unione

Europea tra i più bassi

forse non i più bassi

ma forse ci batte

soltanto la Romania se non

ricordo male

però qui c'è al di là

diciamo di quelle che sono le politiche

per la scuola, l'università, la formazione

necessaria c'è anche una considerazione

di carattere culturale

medio

è anche vero che

se i laureati italiani sono

sottopagati

ciò non dà la dimostrazione

tangibile

che studiare rende

no? oppure

spinge questi laureati

alcuni sono di straordinaria qualità

perché le medie poi ingannano

qualche volta ad andare all'estero

se poi le aziende

anche quelle

che si fanno vanto di essere

assolutamente sostenibili

e quindi di rispettare tutti i

fattori ISG

di cui parliamo

poi trattano i giovani

come un problema e non come una risorsa

io a volte

vi dico con molta sincerità

sono scandalizzato

quando un imprenditore dice

datemi un incentivo

per assumere un giovane

detassatemi

allora quel giovane cosa viene?

assunto perché costa poco?

anche se è una laurea?

io penso che l'imprenditore dovrebbe dire

no, io vado alla ricerca

dei giovani migliori

e se hanno dei problemi di formazione

io investo nella loro formazione

ma non do la sensazione

al pubblico

al paese, alla gente

che io assumo dei giovani semplicemente

perché costano poco

perché allora a questo punto quel giovane che viene assunto

non si sente scelto per quello che vale

ma scelto per quello che costa

cioè poco

e questo purtroppo, vedete, è il fior di imprenditori

anche di imprenditori

che conosco, che apprezzo

che però cascano in questa trappola

il che vuol dire che la società non percepisce

l'importanza dell'investimento

nel capitale umano e nella formazione

allora finisco di darti

questa risposta e ti chiedo

scusa per se ho

rubato un po' di tempo

io sono rimasto molto colpito

che per esempio nel PNR

alla parte che

riguarda il cosiddetto

reskill o upskill

si dice che

entro il 2025 almeno il 70%

della fascia di età

tra i 16 e i 74 anni

dovrà possedere conoscenze digitali di base

con l'ultimo rapporto

d'esi abbiamo migliorato

in pandemia un po' la nostra posizione

però siamo sempre gli ultimi posti

no? ma ne parlavo di questo

no, non ne parlavo

poi c'è un'altra cosa

che riguarda una politica europea

che noi abbiamo sottoscritto

entro il 2030 almeno il 60%

della popolazione adulta

dovrà partecipare ogni anno a corsi di formazione

e aggiornamento

cioè due settimane all'anno

nelle quali

il 60% della popolazione adulta

anziché andare in vacanza

torna idealmente

sui banchi di scuola

io penso che una cosa di questo genere

accade non domani ma dopodomani

dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni

del paese

se voi andate in giro a chiedere a qualcuno

sai di questo aspetto che riguarda

il futuro tuo forse

certamente tuo non soltanto quello

dei tuoi figli, dei tuoi nipoti

non ne sa niente nessuno

noi abbiamo

questo continuiamo a dircelo

il maggior numero di NIT

in Europa tra 15-29 anni

che non studiano, non lavorano

ma questa è un'immensa discarica

di talenti

di cui noi dovremmo vergognarci

civilmente come italiani

ma perché non facciamo qualcosa

perché non

tra l'altro con un capitale sociale

straordinario di gente

generosa, solidale

che si immobiliterebbe

per far sì che

queste persone possano essere recuperate

secondo percorsi

di formazione e di avviamento al lavoro

rivalutando il lavoro

anche

fisico, anche il lavoro

materiale, non soltanto il lavoro

intellettuale

ma al di là di quelli che sono

pensate, piccola notizia

visto che citavamo l'attualità

la truffa

sui sussidi per il

covid che è stata scoperta

che ha coinvolto tante persone

nel nord est apponta

400 milioni di euro che è la metà

di quanto è previsto

nel G di bilancio del 2020

per la scuola e per l'università

allora

questo poi tocca quel tema

dell'evasione fiscale di cui parlavamo

ecco allora non è soltanto un problema

di politiche

ma è un problema anche di coscienza civile

e di consapevolezza

dell'opinione pubblica

io mi auguro che adesso Draghi

che non c'è più la presidenza

della Repubblica

si ricordi quello che ha scritto

nelle considerazioni finali della Banca d'Italia

e ponga questo punto

all'ordine del giorno

dell'azione di governo

eh sì

del resto sai

tutte queste considerazioni amare

si parla sempre di fuga dei cervelli

il discorso era questo

dal punto di vista

se tendo i cervelli in fuga

loro dicono proprio questo

guarda in Italia non riusciamo a farci valere

a farci qualificarci, a farci valorizzare

per quello che noi siamo disponibili a lavorare

tantissimi, appunto i migliori talenti

e manca questa realtà

professore di stagione pensa

che è un tema centralissimo in tutta la partita

a me sembra che tutto quanto

è stato detto nell'intervento di Carruccio De Portoli

sia assolutamente condivisibile

cioè non c'è una parola

che non sia condivisibile quindi su questo

ha già sostanzialmente risposto

posso dire due o tre cose in più forse

che non riguardano tanto l'istruzione

in sé quanto altre

come dire altre condizioni

che servono a garantire

l'uguaglianza di opportunità intergenerazionale

per i giovani

è vero che

abbiamo investito come paese

in Italia poco in istruzione

perché l'istruzione forse è uno di quei classici

beni che genera

benefici a lungo termine

benefici

collettivi mentre ci sono

altre politiche che invece danno dei benefici

a brevi di consenso elettorale

e concentrati su alcuni gruppi che evidentemente

nel gioco politico hanno più peso

quindi è vero che c'è un problema

di sotto investimento nella quantità

e nella qualità dell'istruzione

però se pensiamo

a cosa serve per

favorire la

crescita dei ragazzi e delle ragazze

già che

condivido tutto quello che è stato detto

sull'istruzione e dico qualche cosa in più

penso che dobbiamo vedere anche qualche

cosa in più

dobbiamo occuparci anche di politica

nel contesto, c'è il bel lavoro

di Chetti ad esempio che ci fa vedere

come Chetti e altri

e Anderson eccetera

opportunity project

che ci fa vedere questo riguardo agli Stati Uniti

ma lì avevano dei bei dati perché avevano

un esperimento naturale

da utilizzare

avevano dato un voucher

a delle famiglie povere per cambiare

il luogo di residenza e quello

che è venuto fuori è che la stessa famiglia

se si muoveva da un contesto

molto svantaggiato

a un contesto migliore

che dava il contesto stesso come

opportunità di lavoro e così via

dove c'era anche meno disuguaglianza

e meno povertà, un contesto migliore

quella famiglia, i ragazzi e le ragazze

che avevano

cambiato residenza avevano

nel corso della vita più probabilità

di migliorare e di avere

come dire

di fruire di opportunità

migliori e la cosa interessante

è che questo vantaggio era assolutamente

proporzionale all'anno

di cambiamento, un ragazzino che è un bambino

andava via un anno aveva

molto più possibilità di godere

di buona opportunità rispetto a uno che andava via

15 anni, quindi interventi

nel contesto contano e

il libro parla di molte disuguaglianze

ma anche le disuguaglianze territoriali

dove abbiamo concentrazione

di posti completamente abbandonati

dove c'è poca speranza, dove i ragazzi stessi

e le ragazze non hanno speranza

sono luoghi che anche in presenza

di una buona istruzione rischiano

comunque di renderla meno

efficace perché non hai quasi la

possibilità, come ci ha detto anche

un'autrice che è stata tradotta dalla terza

di Flo

perché non hai quasi la

possibilità per

formarti aspettativa e per impegnarti

per pensare, quindi il

contesto conta insieme a

la politica per l'istruzione

conta anche la

distribuzione più complessiva del reddito

della ricchezza, è solo una

correlazione, la grande famosa furba

del grande Gatsby, è solo una correlazione

c'ha problemi, bla bla bla, tutto quello che vogliamo

però una cosa interessante che ci fa

vedere è che contro una certa

retorica secondo la quale non dobbiamo

occuparci di disuguaglianze di risultati

di reddito di ricchezza ma soltanto di

opportunità, laddove

come nei paesi scandinavi c'è più

c'è minore disuguaglianza

anche se adesso la tendenza è per la crescita ma il livello

è ancora più basso, lì c'è più

disuguaglianza di opportunità intergenerazionale

nonostante appunto l'aristocrazia

del 1% anche lì, ma lasciamo perdere

comunque c'è più possibilità per i giovani

e ultimo punto, questo l'ha già fatto

ne ha già parlato

Ferruccio De Bortoli prima

e vorrei però riprenderlo e richiamarmi

anche al vostro libro e con questo terminare

conta moltissimo

la qualità dei lavori che vengono

offerti, se noi abbiamo, voi nel

libro giustamente fate un bel pezzo

tra i vari bei pezzi fate

un inciso interessante

sulla caratteristica delle piccole

imprese in Italia, noi abbiamo

un numero di piccole imprese che non è

così diverso da quello della Germania

ma abbiamo una differenza fondamentale

nel management, in Italia

abbiamo una

trasmissione familiare anche del

governo di queste imprese, in Germania

non è così e vediamo anche i risultati

a parte che appunto queste imprese non

vanno sul mercato a prendere i giovani

che ci sono formati migliori perché essendo

i giovani sono i giovani che prendono i parenti

dei parenti e così via

e questo è un bel lavoro anche di schivarvi

su tutto questo tema e in questa prospettiva

mi è piaciuto anche

il termine con questo

l'accenno che voi avete fatto

all'importanza della tassazione

di successione, la tassa di successione

lo dico anche con la proposta del forum

Disuguaglianze e Diversità

nel senso che uno degli effetti possibili

potrebbe anche essere quello

di dinamizzare un po' l'economia

e far sì che ci possa essere anche

nella parte di queste piccole imprese

una forma di maggior dinamismo

per cui le imprese vengano anche poi date

anche se questo forse è un po' ottimistico

ma comunque una possibilità

alcune basi, impiri che ci sono

vengano date

in gestione a chi sa renderle

più produttive. Quindi

l'importanza sì dell'istruzione

ma anche interventi più complessivi

su questi altri per prendere

sul serio la

mobilità che ha sia un aspetto peraltro

relativo ma che dipende anche

dal contesto

e dal mercato del lavoro. E finisco

con la citazione che voi ricordate di Stiglitz

In Equality is a Love Man

nel vostro libro riprendendo

un pezzo di una lezione di Stiglitz a Roma

di alcuni anni fa e quindi

questo tipo di disuguaglianza danno

di opportunità

ai giovani che sembra quella che dovrebbe

essere a prima vista quella su cui siamo tutti

d'accordo. Perché la lotteria sociale

mentre possiamo magari

più disquisire anche visto che qua siamo

tutti d'accordo

sulla poca giustificabilità

di queste enormi discrepanze

nelle disuguaglianze, nelle retribuzioni che si sono

avute in questi anni. Però quelle possono essere

un po' più, come dire, ci può essere

più discussione su questo anche se evidentemente

il legame con la produttività lì è molto basso

e il potere è contro. Ma garantire

contro la lotteria sociale

sembra l'obiettivo più, come dire, che dovrebbe

essere più condiviso e invece

non ci riusciamo. E questo

è molto grave.

Però ben fa il vostro libro

a dare una sferzata

ancora una volta. Scusi. Grazie.

Grazie professoressa.

Allora Stefano, siamo

alle conclusioni. Si è parlato

molto di ascensore sociale, la professoressa

citava Stiglitz, io ricordo invece un'altra

battuta di Stiglitz che raccontava

a Trento questa volta

che i ragazzi, la prima cosa che devono fare è

scegliersi bene la famiglia in cui nascere.

Se vogliono.

Se vogliono.

La scensore sociale, sì esatto, la scensore sociale

pare che sia inevitabilmente inceppato.

È così Stefano?

Sì, ma i dati ce lo dicono

chiaramente. C'è l'idea, appunto

anche come ricordava Elena Granaglia

per cui non ci occupiamo delle diseguaglianze

in un momento dato perché quelli

più meritevoli riusciranno comunque ad andare avanti

e migliorare la loro situazione. In realtà

è solo una correlazione, ma c'è una

correlazione abbastanza chiara fra

i livelli di diseguaglianza e mobilità sociale

cioè per chi sta in basso a investire

in quelle cose fondamentali

che il capitale umano è sempre più difficile

quindi pensare che la meritocrazia

di cui c'è moltissimo bisogno in Italia

sia sufficiente ad affrontare

i problemi di diseguaglianza secondo me è un po'

illusorio. Soltanto alcune osservazioni

perché gli spunti sono tantissimi.

Sono d'accordo con Ferruccio De Bortoli

quando dice la transizione

verde così come la transizione digitale

rischia di portare a una

pressione per ulteriori diseguaglianze

lo vediamo già non soltanto in Canada

ma un po' dappertutto, anche con l'aumento

dei prezzi di energia che colpiscono le fasce

più deboli. C'è un

cambiamento di prospettiva rispetto alle

diseguaglianze? Se ne occupano anche i governi

ma anche poi con le grandi imprese?

Non lo so, domanda credo che ci sia. Davos

il tema principale, il nome di Davos

era proprio diseguaglianza. E perché?

Forse perché siamo arrivati a un punto

tale di diseguaglianza e mancanza di

mobilità sociale che ha un impatto negativo

sul potenziale di crescita economica. Cioè

lasciamo da parte per un momento la coesione sociale

ma certi livelli di diseguaglianza

in alcuni paesi

riducono il potenziale di crescita

economica. Perché? Perché non

permettono a chi sta in basso investire

una delle variabili fondamentali per la crescita economica

che è giustamente il capitale umano e l'istruzione.

Quindi questo è un elemento

che mi porterebbe a pensare che forse

c'è una percezione del

problema di diseguaglianza che non è soltanto

di chi si occupa di politiche sociali.

Tra altre cose, i grandi multinazionali

non è che sono dei beneficiatori, però hanno bisogno

anche di consumatori e questi consumatori

devono avere anche un potere di acquisto per poter acquistare

i loro beni e servizi.

Quindi questo è un punto che volevo sottolineare.

Se ricordavo la minimum tax, avremmo tutti

voluto il 20%. Ci abbiamo messo 10 anni

grazie anche all'amministrazione

Biden e siamo riusciti comunque a avere

una minimum tax del 15% a livello

globale che è il risultato stratosferico.

In volta a pensare possiamo

basarci soltanto sulle politiche internazionali

o sugli accordi internazionali, assolutamente no.

Molte delle politiche per affrontare

i problemi di diseguaglianza sono politiche

nazionali. E qui mi porta

al punto che

condivido con Ferruccio De Borti.

Ogni volta che noi presentiamo i dati Pisa

negli altri paesi, succede un

finimondo. Per giorni se ne parla

sui giornali, ci sono interrogazioni parlamentari.

In Italia i risultati Pisa, che non sono

assolutamente incoraggianti,

hanno qualche articoletto nella stampa

del giorno in cui escono e poi non se ne parla.

Non siamo più capaci neanche

in qualche modo di indignarci rispetto a dati

che sono preoccupanti, quelli di Pisa, quelli

dell'Imbalzi che ricordate. Però vi

permetto di dire che il problema del capitale umano

in generale o dell'istruzione in Italia non è soltanto

un problema di offerta, cioè che investiamo

poco nell'istruzione e soprattutto

non ci occupiamo di quei problemi, di quelle sacche

di povertà educativa che sono purtroppo

drammatici in buona parte del Sud Italia.

Ma c'è anche uno scarso

livello di domanda di

capitale umano e di istruzione. E quello

ricordavo la professoressa Gramaglia, perché

comunque anche i nostri manager di tante piccole

e medie imprese hanno livelli

di istruzione relativamente bassi e non

vogliono assumere

giovani con livelli di istruzione elevati.

Per cui bisogna affrontare, da un

lato, il problema dell'investimento formativo

assolutamente, ma dall'altro

lato forse c'è bisogno anche di rinnovare

il tessuto produttivo italiano e

fare sì che quelle tante potenzialità,

quei tanti imprenditori potenziali o meno

possano avere un'opportunità

di emergere e di fare

impresa, perché così si può creare anche

quella domanda che deve andare insieme

all'offerta, all'investimento formativo.

Il ritorno nell'investimento del capitale

umano, c'è il riferimento Ferruccio De Bottoli,

è uno dei più bassi, perché

molti imprenditori non pagano

un salario adeguato a livello di istruzione

di quei giovani che assumono e li

sottoutilizzano, perché non sanno

sostanzialmente di cosa farsene di quel livello di

competenze superiori che hanno acquisito.

Quindi siamo in un equilibrio basso,

come lo chiamiamo nel libro, con basso

investimenti e formazione, ma anche scarsa

domanda di formazione. Per affrontarlo

a mio avviso c'è bisogno di lavorare su due fronti,

ma anche dare un po' di energia, un po'

di dinamismo al settore produttivo,

incentivare quelle piccole e meno imprese, ce ne sono

tantissime che hanno potenzialità di crescita

e permettergli di espandersi, cosa che

in Italia è molto difficile. Si può fare

imprese, si può entrare sul mercato, ma diventare

un'impresa media, non parliamo di un'impresa

grande, in Italia è molto difficile. Accesso

a risorse finanziarie, accesso a

infrastrutture, problemi di corruzione

e di altre nature. Quindi effettivamente sono assolutamente

d'accordo, c'è bisogno di

politica d'ampio spettro. Il PNR ci dà

un'opportunità unica. Dopo la

crisi finanziaria siamo passati

direttamente alla fase di austerità. Adesso

ci sono 41,5 miliardi

a disposizione per la riforma

del welfare. Sono tantissimi soldi, non li abbiamo mai visti.

Il problema è che vi ricordo che in Italia

dal 2014 al 2020 l'Italia

è riuscita a spendere solo il 50%

dei fondi strutturali, cioè le risorse

che andavano all'Italia, le regioni più svantaggiate

per fare quegli investimenti strutturali.

Parliamo di una cifra

minima rispetto ai

oltre 200 miliardi che sono a disposizione

del PNR. Quindi abbiamo

bisogno di traghi, abbiamo bisogno di un governo, abbiamo bisogno

di un'amministrazione che sappia

investire quelle risorse che adesso ci sono e che

prima non c'erano. Questa è un'opportunità unica.

È un luogo comune, non si ripete sempre, ma

a mio avviso è veramente un'opportunità

eccezionale per il nostro paese.

Sì,

purché oltre a ripeterci, l'invento

continua a passare e

le scadenze si approssimano e

purché il governo a questo punto

governi. Sai, questo fatto del

livello tecnologico

o culturale, diciamo, dei piccoli

impenditori italiani è un problema

centrale. Del resto anche

la citavi Davos, Stefano,

anche la ministra del tesoro

Yellen, americana,

a pari da Davos pochissimi giorni fa, ha detto

che la tecnologia può diventare un fattore

ancora una volta di

disuguaglianze, perché

i ragazzi che non sono

adeguati e non sono abbastanza

in materia tecnologica rischiano di restare

indietro. Quindi è ancora una

volta, con tutto che abbiamo detto, un po' più importante

curare la loro formazione

e affinarla.

Bene, a questo punto direi che forse

possiamo chiudere. Che cosa abbiamo fatto? Direi che siamo stati

nei tempi. Grazie a tutti, davvero

grazie Ferruccio, grazie professoressa Granaglia,

grazie Stefano, mia mentore

guida in questo lungo cammino.

Grazie a voi.

Ci vediamo presto. Grazie a tutti.

Grazie.

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'Un mondo diviso', con E. Occorsio, S. Scarpetta & altri Eine geteilte Welt", mit E. Occorsio, S. Scarpetta & anderen 'A World Divided,' with E. Occorsio, S. Scarpetta & others Un mundo dividido", con E. Occorsio, S. Scarpetta y otros 分断された世界」、E.オッコルシオ、S.スカルペッタらと共著 "Um mundo dividido", com E. Occorsio, S. Scarpetta e outros Мир разделенный", с Э. Оккорсио, С. Скарпеттой и др. "En delad värld", med E. Occorsio, S. Scarpetta m.fl.

Buonasera a tutti, grazie per essere presenti. Good evening everyone, thank you for attending.

Ci vediamo ancora una volta di necessità online per motivi ovvi, We meet again of necessity online for obvious reasons,

però insomma a suoi vantaggi, perché non siamo ognuno nel proprio ambiente, however in short to its advantages, because we are not each in our own environment,

nel proprio istituto di lavoro e quindi ognuno ha le prese con le proprie riflessioni, in their own work institution, and so everyone has their own grips with their own reflections,

i propri temi di lavoro. their own working themes.

Allora, oggi presentiamo un libro che immediatamente ho scritto io, So today we are presenting a book that I immediately wrote,

che mi chiamo Eugenio Corso, insieme con Stefano Scarpetta, My name is Eugenio Corso, together with Stefano Scarpetta,

che vedete inquadrato, che si chiama Un mondo diviso, you see framed, which is called A World Divided,

come l'Occidente ha perso crescita e coesione sociale. How the West has lost growth and social cohesion.

Quando la Terza ci ha proposto, insomma abbiamo concorso di fare questo libro, When Third proposed to us, in short we competed to do this book,

il problema delle disuguaglianze sembrava già abbastanza, diciamo, trito e ritrito, the problem of inequality already seemed quite, shall we say, trite,

e invece abbiamo scoperto, approfondendo con Stefano, con la sua preparazione, and instead we discovered, as we delved deeper with Stephen, with his preparation,

un anno di ricerca e di analisi, che è ancora tutto da scrivere, da scoprire, a year of research and analysis, which is yet to be written, yet to be discovered,

e soprattutto ci stupisce, questo l'ha messo anche il governatore Visco, and most of all amazes us, this was also put in by Governor Visco,

che ringraziamo per l'onore che ci ha fatto la preparazione, Who we thank for the honor of our preparation,

l'ha messo nel suo scritto il governatore Visco, Governor Visco put it in his writing,

c'è stato sì tanta letteratura in materia negli ultimi anni, there has been yes so much literature on the subject in recent years,

ci hanno vinti i premi Nobel, ci ha vinto il premi Nobel Angus Deaton, Esther Duflo, Nobel laureates won there, Nobel laureates Angus Deaton, Esther Duflo won there,

insomma gli economisti si sono molto esercitati sul tema che è drammatico ed è mondiale,

è comune a tutto l'Occidente.

Però non c'è una adeguata proposta politica,

non si riesce a trovare il bandolo della matassa,

che potrebbe essere banalmente alzare le tasse sui più ricchi, That could be trivially raising taxes on the wealthiest,

ma non è neanche così facile, abbiamo scoperto tante cose per cui non... But it's also not that easy, we've discovered so many things that we don't...

Certo sì, in America, leggendo questi miliardari, che sono 745 miliardari in America, Of course yes, in America, reading these billionaires, who are 745 billionaires in America,

pagano in media il 34% di tasse, They pay an average of 34 percent in taxes,

che è poco. Which is little.

Però anche se gli aumenti, However, even if the increases,

poi è difficilissimo rieganciare il problema,

creare veramente questa giustizia sociale.

E così abbiamo analizzato, And so we analyzed,

nei paesi di Italia, l'America, ma anche gli altri, in the countries of Italy, America, but also the others,

a che punto è l'analisi, la consapevolezza, la profondità di studio di questo problema,

sperando, ne hanno anche qualche idea, hoping, they also have some ideas,

che ci sia un'iniziativa politica che non può essere altro che internazionale, That there be a political initiative that can be nothing but international,

perché si riesca ad aggredire il problema.

Purtroppo la pandemia,

che è stata ed è ancora in corso, questa sciagura che conosciamo,

ha naturalmente aggravato il problema,

che era già grave prima ed è ancora più grave. That was bad before and is even worse.

Ci sono calcoli, uno più drammatico dell'altro,

la Banca Mondiale ha calcolato che

100 milioni di persone hanno unito la già nutritissima schiera dei poveri del mondo, 100 million people have joined the already very large ranks of the world's poor,

poveri assoluti, poveri da 1,90 dollari,

quindi veramente alla fame,

e sono diventate 800 milioni,

che significa il 10% della popolazione mondiale.

L'Oxfam, questa associazione inglese molto attiva, molto seria,

nel settore parla addirittura di 160 milioni di nuovi poveri.

E noi purtroppo in Italia abbiamo la prova, And we unfortunately in Italy have the proof,

perché, se non dico queste cifre, Because if I don't say these figures,

nei due anni di pandemia i poveri,

che sono non poveri come quelli di cui parlavamo prima, Who are not as poor as those mentioned earlier,

ma sono relativamente a reddito mediterraneo,

sono persone in grossissima difficoltà,

sono arrivati anche qui al 10% della popolazione quasi, have also reached almost 10 percent of the population here,

cioè 5,6 milioni di individui

vivono veramente con difficoltà la quotidianità.

E queste sono cose inaccettabili, cose indegni a democrazia avanzata.

E quindi è importantissimo e fondamentale concentrarsi su questo tema

per cercare in qualche modo di risolverlo.

Noi abbiamo cercato di analizzare questo problema e di capire, We have tried to analyze this problem and understand it,

di intervenire, anche la Cassa Integrazione, to intervene, including the Supplementary Fund,

il ristore del governo italiano in questi due anni,

sì, sono serviti anche il reddito di cittadinanza, yes, they also served the citizenship income,

come ha riconosciuto il sesto presidente Draghi, As the sixth president Draghi acknowledged,

sono serviti in qualche modo a temperare lo shock, served to some extent to temper the shock,

la drammaticità del problema, però purtroppo non riescono, the drama of the problem, however, unfortunately they fail,

non sono riusciti a frenare l'avanzata di queste inaccettabili disuguaglianze.

Ecco, di questo parleremo oggi,

faccio il doppio ruolo di autore, ma soprattutto di moderatore in questa circostanza,

per cui passiamo subito ai nostri illusi ospiti che vi presento, so let's turn right away to our deluded guests, whom I introduce,

direi la Edith Fest, la professoressa Elena Granaglia, I would say the Edith Fest, Professor Elena Granaglia,

che è una giurista, è fra le fondatrici del foro di disuguaglianza e diversità, who is a jurist, is among the founders of the inequality and diversity forum,

quello animato da economisti noti come Barca, Giovannini e altri, the one animated by well-known economists such as Barca, Giovannini and others,

e lei stessa è una giurista specializzata,

con lunga esperienza anche internazionale in materia di giustizia sociale,

attualmente docente di scienze delle finanze a giurisprudenza all'Università di Roma III.

Poi c'è Ferruccio De Bortoli, che ringraziamo moltissimo per essere presente,

insomma, chi non lo conosce, grande direttore di Quelle d'una Sera,

ed editorialista attualmente del stesso Corriere, and current columnist of the same Courier,

insomma, il giornalista tra i più attenti alle emergenze sociali,

e il nostro amico Stefano Scarpetta, che è un economista dell'Ocse,

che è direttore per gli affari sociali e per il lavoro,

ed è stata la mente pensante per tutta questa operazione,

e mi ha permesso di accedere a questo mondo interessante, drammatico, And it gave me access to this interesting, dramatic world,

interessante da rabbrividire, insomma, che è importante conoscere, interesting to cringe at, in short, that it is important to know,

perché veramente, ripeto, in paesi democratici bisogna conoscere queste situazioni.

Allora, io direi poi alla Stefano, Stefano, cominciamo un po' questa nostra esposizione,

così Stefano ci racconta un po' quali sono i punti salienti del nostro libro. So Stephen tells us a little about what the highlights of our book are.

Prego, Stefano.

Grazie Eugenio, e permettimi anche di ringraziare, anche da parte mia,

Elena Granaglia e Ferruccio De Porteri per essere con noi

e per discutere alcuni dei punti che emergono dal libro che abbiamo scritto.

Alcune osservazioni, credo che stiamo parlando di un fenomeno estremamente complesso,

con delle diseguaglianze molto articolate,

con forte differenziazione da un paese all'altro, with strong differentiation from one country to another,

poi ci sono alcune tendenze che sono abbastanza comuni,

e una tendenza sicuramente che si riscontra in tre quarti dei paesi occidentali,

in molti paesi emergenti,

è un aumento tendenziale delle diseguaglianze nella distribuzione del reddito, Is a trend increase in inequality in income distribution,

e direi soprattutto, come tu ricordavi, della ricchezza.

C'è quasi una regolarità, come scriviamo nel libro, There is almost a regularity, as we write in the book,

nei paesi occidentali, negli anni 80,

il rapporto tra il reddito del 10% più ricco e quello più povero era di 7 a 1, the ratio of the income of the richest 10 percent to the poorest 10 percent was 7 to 1,

poi negli anni 90 è diventato 8 a 1, negli anni 2000 9 a 1,

e prima della pandemia eravamo arrivati alla soglia del 10 a 1,

e ogni decennio si è ampliato questo fossato tra chi sta in basso e chi sta in alto. and every decade this gulf has widened between those at the bottom and those at the top.

Tu ricordavi gli effetti della pandemia,

sappiamo che ha colpito i gruppi più vulnerabili,

i giovani, le donne, quelli a basso reddito, con tratti più precari. young people, women, those on low incomes, with more precarious traits.

In realtà le misure di ristoro, o comunque le misure di sostegno alle famiglie, Actually the relief measures, or at any rate the family support measures,

hanno permesso di evitare il peggio, allowed them to avoid the worst,

quindi un aumento drammatico delle diseguaglianze e della povertà. thus a dramatic increase in inequality and poverty.

Un po' meno in Italia, perché come ricordavi,

abbiamo avuto un milione di persone in più che sono scivolate sotto la soglia di povertà. we had one million more people slip below the poverty line.

Siamo al 9,4% della popolazione, un dato sicuramente molto preoccupante.

Dall'altro lato, come scrive nel libro, la Federale Reserve ci ricorda che On the other hand, as he writes in the book, the Federal Reserve reminds us that.

in America l'1% più ricco detiene il 32% della ricchezza americana, in America the richest 1 percent holds 32 percent of American wealth,

e che il 50% più povero soltanto il 2%. and that the poorest 50% only 2%.

In Italia l'Oxfam ci dice che il 40% degli ultramiliardari italiani

ha una ricchezza equivalente al 30% della popolazione italiana,

con 18 milioni di persone.

40 persone e 18 milioni dall'altro lato.

Però forse il punto che voglio sottolineare, Perhaps the point I want to make, though,

sul quale mettiamo l'accento nel libro, On which we put emphasis in the book,

è che se fosse soltanto un problema, per quanto drammatico,

di fossato tra chi sta in basso e chi sta in alto, Of moat between those at the bottom and those at the top,

forse i temi delle diseguaglianze non avrebbero assurdo a questo ruolo perhaps issues of inequality would not be absurd to this role

anche nei dibattiti pubblici, nel G20 se ne parla ormai da anni. even in public debates, it has been talked about in the G20 for years now.

E l'altro dato interessante che viene fuori dalla voce dell'Ox, And the other interesting fact that comes out of Ox's voice,

è che in realtà per chi sta in basso è sempre più difficile is that actually for those at the bottom it is always more difficult

salire sull'ascensore sociale. Get on the social elevator.

Nelle stime che abbiamo fatto guardando i redditi dei genitori In the estimates we made by looking at parents' incomes

rispetto ai redditi dei figli,

viene fuori un dato che a mio avviso è drammatico. comes out a figure that in my opinion is dramatic.

In media ox, per un discendente di una famiglia povera,

il 10% più povero, occorre 135 anni, 4 generazioni e mezzo, poorest 10%, it takes 135 years, 4 1/2 generations,

non per diventare ricchi, ma per arrivare alla classe media, not to get rich, but to get to the middle class,

al reddito medio. to the average income.

In Italia siamo a 150 anni, In Italy we are at 150 years,

addirittura in Francia e in Germania a 180 anni, 6 generazioni.

E quello che rende insopportabile o sempre meno sopportabile And what makes it unbearable or less and less bearable.

le diseguaglianze è anche perché per chi sta in basso, inequalities is also because for those at the bottom,

a dispetto della propria competenza, meriti, eccetera, in spite of one's competence, merits, etc,

è sempre più difficile avere una prospettiva di un miglioramento it is increasingly difficult to have a prospect of an improved

della propria situazione economica e sociale.

E forse il terzo punto che a qualche volta rende la cosa sempre più, And perhaps the third point that sometimes makes it more and more,

come dire, anche di opinione pubblica diffusa, how to say, also of widespread public opinion,

è che mentre prima era un problema dei poveri,

di chi stava veramente in basso,

adesso è un problema che tocca in maniera significativa la classe media. is now a problem that significantly affects the middle class.

Alcuni dati anche qui per caratterizzare di cosa stiamo parlando.

Se guardiamo dal 1995 fino ai dati più recenti,

i salari in media della classe media sono aumentati del 20%.

Il costo dell'abituazione è aumentato del 200%. The cost of habituation has increased by 200%.

Questo è in media.

Se qualche generazione fa bastava una persona con un reddito stabile If a few generations ago one person with a stable income was enough.

per poter aspirare a far parte della classe media, in order to aspire to be part of the middle class,

oggi ci vogliono due persone che lavorano in una famiglia Today it takes two people working in a family

per poter far parte della classe media.

E diciamo, nella composizione, And let's say, in composition,

la classe media è sempre fatta più da persone che sono in lacqua o l'età, the middle class is always made up more of people who are in lacqua or age,

e anche che sono in pensione,

sempre meno di giovani, less and less of young people,

per cui accedere a questo status di classe media è sempre più difficile.

Poi c'è un dato ovviamente drammatico per l'Italia.

I redditi medi in Italia dal 90 al 2020 sono addirittura diminuiti del 2,9%. Average incomes in Italy from 90 to 2020 even decreased by 2.9 percent.

Vi ricordo che in Francia e in Germania sono aumentati del più del 30%. I remind you that in France and Germany they have increased by more than 30 percent.

Quindi in Italia c'è anche un problema,

la classe media ha visto i propri redditi addirittura non crescere,

ma addirittura diminuire. But even decrease.

Ora, se questa è la diagnosi,

veramente in poche parole e con forte differenziazione really in a nutshell and with strong differentiation

sicuramente da un paese all'altro,

credo che la politica che sono state messe in campo fino ad ora,

cioè lasciamo il mercato fare il suo corso

e poi attraverso le politiche di redistribuzione,

quindi tasse e trasferimenti,

cerchiamo di ridurre queste diseguaglianze

che vengono generate sul mercato,

non ci arriveremo mai.

Bisogna veramente consigliare delle politiche

che vanno alla fonte, alle origini di queste diseguaglianze,

che secondo me mettono molto più l'accento

sull'accesso alle opportunità.

Allora qualcuno mi potrebbe dire,

ma in Italia l'accesso all'istruzione, alla salute sono universali.

Sì, ma come ricordiamo nel libro,

se guardiamo i dati ancora una volta,

per chi viene dal basso,

chi viene da una famiglia a reddito medio-basso,

i risultati scolastici,

addirittura l'accesso alla sanità,

sono sicuramente di qualità inferiore

rispetto a quella di chi viene

da un contesto socio-economico più privilegiato.

Sull'istruzione,

l'Italia spende poco in istruzione,

la probabilità per un giovane che ha genitori

che hanno soltanto la licenza media

di arrivare al laurea è soltanto del 12%.

In altri paesi c'è molto più una progressione

per chi poi ovviamente è meritevole

e riesce a investire nel proprio capitale umano.

Quindi un po' un messaggio nel libro,

prima o poi arrivare a delle politiche

e soprattutto avere le opinioni

di Ferruccio De Borto e di Elena Granaglia,

che bisogna lavorare veramente

non soltanto nell'accesso a istruzione,

sanità, mercato del lavoro,

ma anche guardare alla qualità.

I dati degli invalsi per l'Italia

sul numero di giovani,

soprattutto nel sud Italia,

che escono dalla scuola media-inferiore

con livelli di istruzione molto bassi,

addirittura al di sotto della soglia minima

che definisce in qualche modo

l'analfabetismo funzionale,

e dicono quanto c'è da investire

non solo nell'accesso,

ma nella qualità delle istruzioni.

Nel libro poi parliamo anche

di differenziali enormi

sui risultati addirittura in termini sanitari,

anche in un paese come il nostro

in cui l'accesso alla sanità

ovviamente è per tutti,

ma ci sono delle forti differenze nei risultati.

Quindi chiedo uno dei messaggi del libro

e concludo con questa osservazione

che bisogna veramente avere

una visione molto più globale

del problema delle diseguaglianze

e a mio avviso sì,

sicuramente rafforzare la previdenza,

rafforzare gli strumenti di redistribuzione,

ricordiamo che l'Italia spende pochissimo

nelle politiche sociali per i più poveri,

a dispetto anche del reddito di cittadinanza,

ma veramente andare a affrontare

l'accesso alle opportunità

direi quasi dall'asilo nido in poi,

perché se non si affrontano quei problemi

che si creano veramente

nei primi anni di vita di un individuo

è difficile poi affrontarli dopo,

soprattutto soltanto attraverso

gli strumenti classici in qualche modo

della ridistribuzione

attraverso tasse e trasferimenti.

Vedi Stefano tu dicevi dei ricchi in Italia,

adesso al di là del libro,

proprio ieri il Corriere della Sera

ha pubblicato un'editoriale

del professor Magatti

che conoscete che è della Cattolica,

che dice che in Italia

l'1,2% dei contribuenti

dichiara più di 500.000 euro di reddito,

no scusate, 100.000 euro,

100.000 euro,

infatti sembrava strano,

adesso per 100.000 euro,

l'1,2% è 100.000 euro,

ora secondo il professor Magatti

questa è una cifra irreale,

perché vorrebbe dire che i ricchi

sono estinti in Italia,

e poi anche è secondo lui

sottostimata in modo spaventoso

il 13% dei contribuenti,

5 milioni di persone

che pagano,

che guadagnano 35.000 euro,

insomma per farla breve,

in Italia è un problema di diversione fiscale

mostruoso, come sappiamo,

che aggrava le disuguaglianze

e che non perde l'occasione

per venire fuori,

contro cui non si riesce a fare nulla.

Ma sentiamo la stessa granaglia,

cosa ne pensa?

Il suo laboratorio universitario

da tanti anni segue questo problema,

qual è secondo lei il punto d'attacco

più decisivo che potrebbe essere?

Domanda complicata,

comunque prima di affrontare

la domanda complicata

volevo soltanto spendere due parole

per dire che questo libro

è un libro veramente scritto benissimo,

perché siete stati capaci

di unire un grande rigore scientifico

con una capacità

di decomporre

le diverse proposizioni

in un linguaggio comprensibile

anche a un pubblico che non si è occupato

di economia o di problemi di disuguaglianza.

Grazie.

Quindi questa capacità di unire

questo bel dialogo tra rigore

nelle interpretazioni, evidenze empiriche,

scritte in un modo leggibile,

è assolutamente invidiabile

e mi sembra anche un bel contributo

di educazione civica.

In questa prospettiva,

l'ultimo punto che volevo sottolineare,

ma che mi sembra veramente importante

del vostro libro,

è che cercate di andare oltre

gli indici aggregati, le medie,

cercate di decomporre

questa cosa.

Non guardate soltanto all'1%

o a un Gini, che in fondo è un indice aggregato

che può essere associato a distribuzioni

molto diverse,

cercate di andare dentro

e quindi vedere cosa capita

ai decili più bassi, ai cetti medi

e in più non soltanto

guardate al reddito, ma cercate anche

di tenere conto dei diversi soggetti,

quindi del dato demografico, donne, giovani.

Quindi ho trovato, come dire,

molto attraente questa visione

attenta

alla complessità delle disuguaglianze,

ma sempre con questo

linguaggio così scritto,

così nitido, che veramente da

invidiare

non è una cosa, diciamo, apprezzare.

Veniamo invece

agli aspetti

duri da risolvere.

Non secondo me, ma secondo

molti.

Sicuramente,

quello che diceva Scarpetta

nel suo ultimo intervento, che non dobbiamo

soltanto occuparci di

intervenire expose,

ma che dobbiamo intervenire anche ex-ante,

perché non possiamo caricare

il sistema di tax and transfer

di questo compito

così gigantesco di colmare

delle disuguaglianze così elevate come quelle

che sono state indicate, d'accordissimo.

Credo però che un problema

grosso,

sulla quale dovremmo portare l'attenzione,

e l'Ox itself ha portato l'attenzione

anche molto recentemente, con un bel lavoro

sull'outsourcing domestico,

penso che è un problema

serio e che

contrastare queste disuguaglianze

oggi richiede

in qualche modo di metterci

in gioco tutti noi.

Dobbiamo fare qualcosa e abbiamo

anche qualcosa da perdere.

Faccio un esempio

più preciso. In passato,

negli anni d'oro, anche se con tutti i loro problemi,

la crescita

era una crescita che in realtà

riusciva a sollevare tutte le barche.

In realtà le barchette più piccole,

come nella bella frase di Krugman

su The Great Compression, le barchette più piccole

salivano su più in fretta.

Questo evidentemente era

molto facile, tutti avevamo un beneficio

e chi stava peggio aveva un beneficio maggiore.

Ed era una situazione fantastica.

I paesi che anche crescono,

a differenza dell'Italia,

oggi non riescono più

ad assicurare questo.

Secondo me è sicuramente

molto importante incidere

e potenziare istruzioni

di qualità, sanità pubblica

e così via, ma c'è un problema

serio che ha a che fare con cambiamenti

anche nella distribuzione del potere.

Quello che noi vediamo,

la grossa diminuzione

della quota, del valore aggiunto

che va al lavoro

e dentro al lavoro la grande crescita

delle disuguaglianze tra working poor e working rich,

quelle cose lì,

questi cambiamenti che hanno

fatto sì che anche i paesi che sono

cresciuti abbiano avuto molte disuguaglianze,

questi cambiamenti

sono cambiamenti che sono avvenuti

perché abbiamo avuto un cambiamento

nei rapporti di potere.

Lo sguardo di vedere

l'Ox stesso ha in moltissimi rapporti

messo in evidenza come

l'indebolimento del potere

del lavoro che si è

disaggregato perché sono cambiate

le condizioni economiche, perché abbiamo fatto

molte politiche di regolazione,

il bel lavoro ultimo di Ecoscope

sulla domestic outsourcing che fa vedere

come questo incide sulle disuguaglianze

nei salari mi sembra importante.

Quindi cambiare però i rapporti di potere

vuol dire che qualcuno avrà un po' meno potere

e qualcuno un po' di più, quindi c'è da cedere

non è soltanto come era negli anni

passati che tutti potevamo avere

qualche miglioramento. Questo cambiamento

è complicato. La stessa cosa

faccio ancora due

minuti perché so che i tempi sono stretti

e la stessa cosa della riforma fiscale

giustissimo che i ceti medi

abbiano tassazione minore

sul lavoro. In Italia poi c'erano

con le detrazioni decrescenti e dei problemi molto

seri di alipote marginali effettive

altissime, quindi perfetto questo

cambiamento, però se noi non alziamo

da qualche altra parte, se togliamo

l'IRAP che finanzia un quinto

della spesa sanitaria più o meno in Italia

dobbiamo andare a trovare questi soldi

da qualche altra parte o contrastando l'evasione

o accentuando l'imposizione patrimoniale.

Quindi va benissimo

a diminuire

delle imposte sul lavoro

in particolare dei ceti medi, ma dobbiamo

andare da qualche altra parte. Quindi in sintesi

per contrastare le disuguaglianze

chi ha avuto di più

deve in qualche modo rinunciare

a quel di più che ha avuto. E questo è più complicato

perché invece in passato avevamo

un tipo di crescita che in qualche modo

favoriva un po' tutti. Secondo punto

telegrafico e finisco

cambiare le regole

del gioco richiede un attore pubblico

forte e capace.

E invece noi vediamo

che lo Stato, lo chiamiamo

nel senso lato, si è indebolito

moltissimo, non soltanto in Italia

ma si è indebolito sia ovviamente per

la globalizzazione sia perché

questi ultimi decenni di

non cura dell'intervento

pubblico che è stato sicuramente sminuito

hanno fatto sì in Italia, poi in modo

terribile con la pubblica amministrazione ma non solo

in Italia, che abbiamo perso proprio

come dire la forza

di uno degli attori, non l'unico sicuramente

ma la forza di uno degli attori

fondamentali per modificare le regole

del gioco. Quindi queste due

questioni. Uno che per contrastare

le disuguaglianze dobbiamo un po' modificare

le regole del gioco e chi ha avuto più potere in questi anni

dovrà cederne un po' a qualcun altro.

Due, che la modifica delle regole

del gioco richiede comunque

un attore pubblico forte,

che abbia qualche competenza e qualche capacità

di guida

e che invece quest'attore sia

un po' debolito, secondo me quegli sono

due punti abbastanza complicati

da aggredire, nonostante

cose buone che abbiamo visto, dalla minimum global

tax per le multinazionali, ci sono

delle cose che si possono fare, non è...

finisco con una nota di ottimismo

le proposte recente di Rotrik

per accordi globali

che cerchino di

non contrastare la globalizzazione

ma al tempo stesso di occuparsi di social

dumping. Cioè esistono

delle possibilità,

fortuna possiamo fare qualcosa,

però queste due

questioni che ho portato all'attenzione

mi sembrano nodi, come dire,

duri da attaccare.

Bene, professoressa,

in questi giorni

sempre il filone

di pensieri, di analisi

è sempre questo,

ci si chiede se

nel mondo, diciamo da Biden

fino a Draghi, all'Europa

sta prendendo veramente

piede il concetto che lo Stato

sulla spinta di questa tragedia

collettiva che è la pandemia, che lo Stato

ha il suo ruolo preciso,

deve averlo, deve conservarlo, valorizzarlo,

aiutare la gente,

perché,

si è scoperto adesso, eravamo ancora un po' tutti quanti

condizionati dai tempi della Thatcher, di Reagan,

quando si era detto all'inizio

basta questo intervento

statale, del resto d'Italia abbiamo vissuto

esattamente questo parabolo,

da ripetizione in poi,

lo intervento statale è pernicioso

e lasciamo fare al mercato.

Però adesso c'è questo cambiamento, secondo me

questa cambiamento richiederà anni

perché diventi veramente patrimonio comune,

patrimonio

con saperezza diffusa

e guida politica comune.

Secondo lei è avviato questo processo

internazionalmente?

Posate qualcosa, ne pensa il direttore del Borto

di questo. Ah io pensavo

che avevi sette minuti.

No, no, no, è un piccolo

addendum. Io penso

ad esempio, dopo tanti anni

in cui si parlava di avere comunque una

tassazione societaria che

facesse sì che le grandi multinazionali

comunque pagassero qualcosa, possiamo dire

non volevamo 15, volevamo il 20%

alcuni di noi, però

alcuni cambiamenti, secondo me

forse anche acquiti dalla gravità

della pandemia che come

tutti sappiamo ancora

acquito le

penalizzazioni dovute alla disuguaglianza

penso che ci sia. Forse io ho parlato

poi di Stato ma è più corretto parlare di Repubblica

perché sono diversi poi dopo gli attori

che sono qui. Anche il cambiamento

dell'Amministrazione americana forse ha avuto suo ruolo.

Esatto, assolutamente sì. Piano piano

assolutamente sì.

Ferruccia cosa ne pensi tu? Come la

vedi la situazione?

Ma certamente

perché è così difficile intervenire?

Tanto grazie

dell'invito e

complimenti per il grande sforzo

di divulgazione così

ricco e

così chiaro

nella trattazione del tema

che è per sua natura complesso.

Io

sul cambio

di paradigma politico che è partito

dagli Stati Uniti

avrei qualche riserva

in più

perché è tutto da vedere

se riuscirà

ovviamente Biden

a portare avanti

politiche di

riduzione della disuguaglianza

tenendo conto

che probabilmente a novembre

perderà il controllo del Congresso.

E c'è una forte opposizione

americana

sull'aumento certamente

abnorme della spesa

pubblica

che ha prodotto

già una crescita del

tasso di inflazione

che preoccupa ovviamente

il cosiddetto tax payers

americano.

L'Europa

certamente

si sta avviando ma ovviamente

dipenderà

dal successo

del Next Generation EU

e quel successo

dipende dalla nostra capacità

di poterlo applicare

soprattutto sul versante

dell'inclusione oltre che

della sostenibilità nel suo complesso.

E su questo possiamo

coltivare qualche ragionevole dubbio

ovviamente.

E poi

a livello internazionale

e qui finisco, ti do una risposta molto breve

Eugenio.

A livello internazionale

insomma, tanto

l'ipotesi di

fare un break up

dei grandi gruppi

del web mi sembra tramontata.

Hanno una liquidità

enorme che peraltro

usano magari

per

tra l'altro abbiamo appena visto

come sono cresciute alcune

attribuzioni addirittura con gli ultimi dati

mi sembra che la forbice

si sia ulteriormente

allargata in maniera

persino scandalosa.

Tra l'altro.

Allora da questo punto di vista

il problema che poi

attiene alla

solidità e al futuro

delle democrazie rappresentative

è se questa casta di super ricchi

non abbia un potere politico

così rilevante da poter condizionare

delle politiche

di riduzione della disuguaglianza

di cui abbiamo certamente bisogno.

Il problema di fondo

è che probabilmente avremo

con il passaggio

da fonti

fossili a fonti rinnovabili

è che avremo

una ribellione sociale

molto forte

che

perché ovviamente

le disuguaglianze cresceranno

anche in ragione

delle politiche che verranno

attuate per passare

dalle fonti fossili

a quelle rinnovabili.

Di questo aspetto

del cambiamento di paradigma energetico

ci occupiamo veramente poco.

Mi sembra di cogliere

nelle tue parole la paura

che nel PNRR

questa specie di feticcio

che abbiamo tutti quanti in mente

ha un po' troppo

disquilibrio a favore della

transizione energetica

e si potrebbe forse destinare

qualcosa di più alle politiche sociali?

E' questa una delle tue preoccupazioni?

No, io penso che sia sottovalutato

l'effetto sul consenso

e sulla pace sociale

quindi sulla coesione sociale

di necessari cambiamenti

pensate soltanto

a quello che può avvenire

nell'industria dell'automotive

perché ad un certo momento

è chiaro che l'elettrico

oggi è un bene di lusso

mentre ci sono molte persone

che si stanno impoverendo

e che hanno bisogno

di fonti fossili

e quel passaggio è un passaggio

che creerà, secondo me, delle disuguaglianze

per cui i costi di transizione

vanno valutati un po' meglio

forse sono valutati da alcun punto di vista

delle proiezioni

econometriche

penso e dubito e temo

che siano valutati poco

dal punto di vista delle conseguenze sociali

cioè delle ribellioni

guardate cosa sta succedendo

adesso in queste ore in Canada

con addirittura il Premier

che si è pure baricato

era del tutto imprevedibile

che regissero in quel modo

In Canada,

una specie di Svizzera in Canada considerato

e insomma

adesso la rivolta dei gilet

cos'è un arancioni giallo in Francia

nacque perché

ha abolito il sussidio al diesel agricolo

infatti

questo è un dei problemi

e questo purtroppo come dici tu Ferruccio

è dappertutto, ci chiediamo

dove si andrà a parare

per le disuguaglianze

adesso lo citavi tu

ho preparato qui un foglietto

di un personaggio della stampa

il signor Stephen Schwarzman

fondatore numero uno di Blackstone

una delle più importanti

case finanziarie

ha guadagnato l'anno scorso 610 milioni di dollari

anno

nel 20 anzi della pandemia

Sundar Pichai

che invece è il capo di

Google

ha guadagnato 281 milioni di dollari

a questo punto o finiamo nel folklore

o diciamo

che dobbiamo fare

gli amministrati delegati

le prime 350 aziende

negli Stati Uniti

hanno guadagnato in media

24,2 milioni di dollari

351 volte di più di un lavoro atipico

e quindi

un manager in cassa

non hanno quanto un lavoratore medio in un secolo

questo è il quadro

e da qui scendere alle disuguaglianze

Ferruccio vuole dire un'altra cosa

adesso invece passando

ad altri aspetti che abbiamo già toccato

in queste settimane

un terzo e metà delle classi

di studenti

sono in dad

e si è visto

i risultati

traumatici

le teste in valse e PISA

sono stati chiaramente insufficienti

non c'è paragone rispetto a stare a scuola

rischiamo di creare

una generazione

questo è un aspetto laterale

e in parte

molto a motivo oggettivice

non legato alla discussione di disuguaglianze

ma aggrava il problema

una generazione di spiazzati

di gente che poi andrà a lavorare

si troverà in difficoltà

stanno facendo dei calcoli

il premier Draghi l'ha detto in una conferenza stampa

che questi ragazzi

rischiano di avere la carriera

compromessa per tutta la vita

meno promozione

meno capacità di reddito

cosa si può fare?

ho poi parallelo a tutto

c'è un altro discorso ancora

che è anche importante

che in Italia

negli anni passati

si è inteso

la ricerca

della riduzione delle disuguaglianze

come un abbassamento del livello medio

doveva essere l'opposto

c'è stato chi

si spiega le montagne

e se qualcuno non ce la fa

spiega le montagne

e facciamo piacere

e quindi si aggiorna per tutti

invece si deve fare un discorso più qualitativo

che ne pensi Ferruccio?

la formazione è fondamentale

anche Stefano diceva in inizio

grazie, penso che la professoressa Granaglia

possa dire cose più interessanti

di quanto possa fare io

tra l'altro a me ha colpito

quel passaggio

l'investimento migliore

è quello

sul capitale umano

peccato che gli investimenti

su scuola, università

istruzione, formazione permanente

siano investimenti

che danno un

ritorno concreto

a medio e lungo periodo

però hanno

un costo in termini di consenso

perché io penso che a un certo momento

se si decidesse

di ridurre come è giusto

le pensioni

alcune pensioni

il peso comunque delle pensioni

cito

un passaggio importante

non ovviamente

quelle più piccole ma insomma

il peso complessivo

di quanto noi spendiamo

per le pensioni

è certo che naturalmente

si pagherebbe

un termine, un pezzo

in termini di consenso molto elevato

anche se si dicesse

guardate

riduciamo il monte di pensioni per favorire

i vostri nipoti perché poi

dopo quello che succede

succede che i nonni danno un

sussidio ai propri nipoti

perché non ce la fanno

e questo ovviamente dal punto di vista

delle scelte politiche è un prezzo

molto elevato

che non so se saremmo in grado

di dirgli

nel vostro libro

per esempio un passaggio

da me ha molto colpito che

l'investimento sulla laurea

nei paesi Ocse

è il 50% più elevato

che in Italia che tra l'altro

ricordiamo ha un numero di laureati

credo nell'Unione

Europea tra i più bassi

forse non i più bassi

ma forse ci batte

soltanto la Romania se non

ricordo male

però qui c'è al di là

diciamo di quelle che sono le politiche

per la scuola, l'università, la formazione

necessaria c'è anche una considerazione

di carattere culturale

medio

è anche vero che

se i laureati italiani sono

sottopagati

ciò non dà la dimostrazione

tangibile

che studiare rende

no? oppure

spinge questi laureati

alcuni sono di straordinaria qualità

perché le medie poi ingannano

qualche volta ad andare all'estero

se poi le aziende

anche quelle

che si fanno vanto di essere

assolutamente sostenibili

e quindi di rispettare tutti i

fattori ISG

di cui parliamo

poi trattano i giovani

come un problema e non come una risorsa

io a volte

vi dico con molta sincerità

sono scandalizzato

quando un imprenditore dice

datemi un incentivo

per assumere un giovane

detassatemi

allora quel giovane cosa viene?

assunto perché costa poco?

anche se è una laurea?

io penso che l'imprenditore dovrebbe dire

no, io vado alla ricerca

dei giovani migliori

e se hanno dei problemi di formazione

io investo nella loro formazione

ma non do la sensazione

al pubblico

al paese, alla gente

che io assumo dei giovani semplicemente

perché costano poco

perché allora a questo punto quel giovane che viene assunto

non si sente scelto per quello che vale

ma scelto per quello che costa

cioè poco

e questo purtroppo, vedete, è il fior di imprenditori

anche di imprenditori

che conosco, che apprezzo

che però cascano in questa trappola

il che vuol dire che la società non percepisce

l'importanza dell'investimento

nel capitale umano e nella formazione

allora finisco di darti

questa risposta e ti chiedo

scusa per se ho

rubato un po' di tempo

io sono rimasto molto colpito

che per esempio nel PNR

alla parte che

riguarda il cosiddetto

reskill o upskill

si dice che

entro il 2025 almeno il 70%

della fascia di età

tra i 16 e i 74 anni

dovrà possedere conoscenze digitali di base

con l'ultimo rapporto

d'esi abbiamo migliorato

in pandemia un po' la nostra posizione

però siamo sempre gli ultimi posti

no? ma ne parlavo di questo

no, non ne parlavo

poi c'è un'altra cosa

che riguarda una politica europea

che noi abbiamo sottoscritto

entro il 2030 almeno il 60%

della popolazione adulta

dovrà partecipare ogni anno a corsi di formazione

e aggiornamento

cioè due settimane all'anno

nelle quali

il 60% della popolazione adulta

anziché andare in vacanza

torna idealmente

sui banchi di scuola

io penso che una cosa di questo genere

accade non domani ma dopodomani

dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni

del paese

se voi andate in giro a chiedere a qualcuno

sai di questo aspetto che riguarda

il futuro tuo forse

certamente tuo non soltanto quello

dei tuoi figli, dei tuoi nipoti

non ne sa niente nessuno

noi abbiamo

questo continuiamo a dircelo

il maggior numero di NIT

in Europa tra 15-29 anni

che non studiano, non lavorano

ma questa è un'immensa discarica

di talenti

di cui noi dovremmo vergognarci

civilmente come italiani

ma perché non facciamo qualcosa

perché non

tra l'altro con un capitale sociale

straordinario di gente

generosa, solidale

che si immobiliterebbe

per far sì che

queste persone possano essere recuperate

secondo percorsi

di formazione e di avviamento al lavoro

rivalutando il lavoro

anche

fisico, anche il lavoro

materiale, non soltanto il lavoro

intellettuale

ma al di là di quelli che sono

pensate, piccola notizia

visto che citavamo l'attualità

la truffa

sui sussidi per il

covid che è stata scoperta

che ha coinvolto tante persone

nel nord est apponta

400 milioni di euro che è la metà

di quanto è previsto

nel G di bilancio del 2020

per la scuola e per l'università

allora

questo poi tocca quel tema

dell'evasione fiscale di cui parlavamo

ecco allora non è soltanto un problema

di politiche

ma è un problema anche di coscienza civile

e di consapevolezza

dell'opinione pubblica

io mi auguro che adesso Draghi

che non c'è più la presidenza

della Repubblica

si ricordi quello che ha scritto

nelle considerazioni finali della Banca d'Italia

e ponga questo punto

all'ordine del giorno

dell'azione di governo

eh sì

del resto sai

tutte queste considerazioni amare

si parla sempre di fuga dei cervelli

il discorso era questo

dal punto di vista

se tendo i cervelli in fuga

loro dicono proprio questo

guarda in Italia non riusciamo a farci valere

a farci qualificarci, a farci valorizzare

per quello che noi siamo disponibili a lavorare

tantissimi, appunto i migliori talenti

e manca questa realtà

professore di stagione pensa

che è un tema centralissimo in tutta la partita

a me sembra che tutto quanto

è stato detto nell'intervento di Carruccio De Portoli

sia assolutamente condivisibile

cioè non c'è una parola

che non sia condivisibile quindi su questo

ha già sostanzialmente risposto

posso dire due o tre cose in più forse

che non riguardano tanto l'istruzione

in sé quanto altre

come dire altre condizioni

che servono a garantire

l'uguaglianza di opportunità intergenerazionale

per i giovani

è vero che

abbiamo investito come paese

in Italia poco in istruzione

perché l'istruzione forse è uno di quei classici

beni che genera

benefici a lungo termine

benefici

collettivi mentre ci sono

altre politiche che invece danno dei benefici

a brevi di consenso elettorale

e concentrati su alcuni gruppi che evidentemente

nel gioco politico hanno più peso

quindi è vero che c'è un problema

di sotto investimento nella quantità

e nella qualità dell'istruzione

però se pensiamo

a cosa serve per

favorire la

crescita dei ragazzi e delle ragazze

già che

condivido tutto quello che è stato detto

sull'istruzione e dico qualche cosa in più

penso che dobbiamo vedere anche qualche

cosa in più

dobbiamo occuparci anche di politica

nel contesto, c'è il bel lavoro

di Chetti ad esempio che ci fa vedere

come Chetti e altri

e Anderson eccetera

opportunity project

che ci fa vedere questo riguardo agli Stati Uniti

ma lì avevano dei bei dati perché avevano

un esperimento naturale

da utilizzare

avevano dato un voucher

a delle famiglie povere per cambiare

il luogo di residenza e quello

che è venuto fuori è che la stessa famiglia

se si muoveva da un contesto

molto svantaggiato

a un contesto migliore

che dava il contesto stesso come

opportunità di lavoro e così via

dove c'era anche meno disuguaglianza

e meno povertà, un contesto migliore

quella famiglia, i ragazzi e le ragazze

che avevano

cambiato residenza avevano

nel corso della vita più probabilità

di migliorare e di avere

come dire

di fruire di opportunità

migliori e la cosa interessante

è che questo vantaggio era assolutamente

proporzionale all'anno

di cambiamento, un ragazzino che è un bambino

andava via un anno aveva

molto più possibilità di godere

di buona opportunità rispetto a uno che andava via

15 anni, quindi interventi

nel contesto contano e

il libro parla di molte disuguaglianze

ma anche le disuguaglianze territoriali

dove abbiamo concentrazione

di posti completamente abbandonati

dove c'è poca speranza, dove i ragazzi stessi

e le ragazze non hanno speranza

sono luoghi che anche in presenza

di una buona istruzione rischiano

comunque di renderla meno

efficace perché non hai quasi la

possibilità, come ci ha detto anche

un'autrice che è stata tradotta dalla terza

di Flo

perché non hai quasi la

possibilità per

formarti aspettativa e per impegnarti

per pensare, quindi il

contesto conta insieme a

la politica per l'istruzione

conta anche la

distribuzione più complessiva del reddito

della ricchezza, è solo una

correlazione, la grande famosa furba

del grande Gatsby, è solo una correlazione

c'ha problemi, bla bla bla, tutto quello che vogliamo

però una cosa interessante che ci fa

vedere è che contro una certa

retorica secondo la quale non dobbiamo

occuparci di disuguaglianze di risultati

di reddito di ricchezza ma soltanto di

opportunità, laddove

come nei paesi scandinavi c'è più

c'è minore disuguaglianza

anche se adesso la tendenza è per la crescita ma il livello

è ancora più basso, lì c'è più

disuguaglianza di opportunità intergenerazionale

nonostante appunto l'aristocrazia

del 1% anche lì, ma lasciamo perdere

comunque c'è più possibilità per i giovani

e ultimo punto, questo l'ha già fatto

ne ha già parlato

Ferruccio De Bortoli prima

e vorrei però riprenderlo e richiamarmi

anche al vostro libro e con questo terminare

conta moltissimo

la qualità dei lavori che vengono

offerti, se noi abbiamo, voi nel

libro giustamente fate un bel pezzo

tra i vari bei pezzi fate

un inciso interessante

sulla caratteristica delle piccole

imprese in Italia, noi abbiamo

un numero di piccole imprese che non è

così diverso da quello della Germania

ma abbiamo una differenza fondamentale

nel management, in Italia

abbiamo una

trasmissione familiare anche del

governo di queste imprese, in Germania

non è così e vediamo anche i risultati

a parte che appunto queste imprese non

vanno sul mercato a prendere i giovani

che ci sono formati migliori perché essendo

i giovani sono i giovani che prendono i parenti

dei parenti e così via

e questo è un bel lavoro anche di schivarvi

su tutto questo tema e in questa prospettiva

mi è piaciuto anche

il termine con questo

l'accenno che voi avete fatto

all'importanza della tassazione

di successione, la tassa di successione

lo dico anche con la proposta del forum

Disuguaglianze e Diversità

nel senso che uno degli effetti possibili

potrebbe anche essere quello

di dinamizzare un po' l'economia

e far sì che ci possa essere anche

nella parte di queste piccole imprese

una forma di maggior dinamismo

per cui le imprese vengano anche poi date

anche se questo forse è un po' ottimistico

ma comunque una possibilità

alcune basi, impiri che ci sono

vengano date

in gestione a chi sa renderle

più produttive. Quindi

l'importanza sì dell'istruzione

ma anche interventi più complessivi

su questi altri per prendere

sul serio la

mobilità che ha sia un aspetto peraltro

relativo ma che dipende anche

dal contesto

e dal mercato del lavoro. E finisco

con la citazione che voi ricordate di Stiglitz

In Equality is a Love Man

nel vostro libro riprendendo

un pezzo di una lezione di Stiglitz a Roma

di alcuni anni fa e quindi

questo tipo di disuguaglianza danno

di opportunità

ai giovani che sembra quella che dovrebbe

essere a prima vista quella su cui siamo tutti

d'accordo. Perché la lotteria sociale

mentre possiamo magari

più disquisire anche visto che qua siamo

tutti d'accordo

sulla poca giustificabilità

di queste enormi discrepanze

nelle disuguaglianze, nelle retribuzioni che si sono

avute in questi anni. Però quelle possono essere

un po' più, come dire, ci può essere

più discussione su questo anche se evidentemente

il legame con la produttività lì è molto basso

e il potere è contro. Ma garantire

contro la lotteria sociale

sembra l'obiettivo più, come dire, che dovrebbe

essere più condiviso e invece

non ci riusciamo. E questo

è molto grave.

Però ben fa il vostro libro

a dare una sferzata

ancora una volta. Scusi. Grazie.

Grazie professoressa.

Allora Stefano, siamo

alle conclusioni. Si è parlato

molto di ascensore sociale, la professoressa

citava Stiglitz, io ricordo invece un'altra

battuta di Stiglitz che raccontava

a Trento questa volta

che i ragazzi, la prima cosa che devono fare è

scegliersi bene la famiglia in cui nascere.

Se vogliono.

Se vogliono.

La scensore sociale, sì esatto, la scensore sociale

pare che sia inevitabilmente inceppato.

È così Stefano?

Sì, ma i dati ce lo dicono

chiaramente. C'è l'idea, appunto

anche come ricordava Elena Granaglia

per cui non ci occupiamo delle diseguaglianze

in un momento dato perché quelli

più meritevoli riusciranno comunque ad andare avanti

e migliorare la loro situazione. In realtà

è solo una correlazione, ma c'è una

correlazione abbastanza chiara fra

i livelli di diseguaglianza e mobilità sociale

cioè per chi sta in basso a investire

in quelle cose fondamentali

che il capitale umano è sempre più difficile

quindi pensare che la meritocrazia

di cui c'è moltissimo bisogno in Italia

sia sufficiente ad affrontare

i problemi di diseguaglianza secondo me è un po'

illusorio. Soltanto alcune osservazioni

perché gli spunti sono tantissimi.

Sono d'accordo con Ferruccio De Bortoli

quando dice la transizione

verde così come la transizione digitale

rischia di portare a una

pressione per ulteriori diseguaglianze

lo vediamo già non soltanto in Canada

ma un po' dappertutto, anche con l'aumento

dei prezzi di energia che colpiscono le fasce

più deboli. C'è un

cambiamento di prospettiva rispetto alle

diseguaglianze? Se ne occupano anche i governi

ma anche poi con le grandi imprese?

Non lo so, domanda credo che ci sia. Davos

il tema principale, il nome di Davos

era proprio diseguaglianza. E perché?

Forse perché siamo arrivati a un punto

tale di diseguaglianza e mancanza di

mobilità sociale che ha un impatto negativo

sul potenziale di crescita economica. Cioè

lasciamo da parte per un momento la coesione sociale

ma certi livelli di diseguaglianza

in alcuni paesi

riducono il potenziale di crescita

economica. Perché? Perché non

permettono a chi sta in basso investire

una delle variabili fondamentali per la crescita economica

che è giustamente il capitale umano e l'istruzione.

Quindi questo è un elemento

che mi porterebbe a pensare che forse

c'è una percezione del

problema di diseguaglianza che non è soltanto

di chi si occupa di politiche sociali.

Tra altre cose, i grandi multinazionali

non è che sono dei beneficiatori, però hanno bisogno

anche di consumatori e questi consumatori

devono avere anche un potere di acquisto per poter acquistare

i loro beni e servizi.

Quindi questo è un punto che volevo sottolineare.

Se ricordavo la minimum tax, avremmo tutti

voluto il 20%. Ci abbiamo messo 10 anni

grazie anche all'amministrazione

Biden e siamo riusciti comunque a avere

una minimum tax del 15% a livello

globale che è il risultato stratosferico.

In volta a pensare possiamo

basarci soltanto sulle politiche internazionali

o sugli accordi internazionali, assolutamente no.

Molte delle politiche per affrontare

i problemi di diseguaglianza sono politiche

nazionali. E qui mi porta

al punto che

condivido con Ferruccio De Borti.

Ogni volta che noi presentiamo i dati Pisa

negli altri paesi, succede un

finimondo. Per giorni se ne parla

sui giornali, ci sono interrogazioni parlamentari.

In Italia i risultati Pisa, che non sono

assolutamente incoraggianti,

hanno qualche articoletto nella stampa

del giorno in cui escono e poi non se ne parla.

Non siamo più capaci neanche

in qualche modo di indignarci rispetto a dati

che sono preoccupanti, quelli di Pisa, quelli

dell'Imbalzi che ricordate. Però vi

permetto di dire che il problema del capitale umano

in generale o dell'istruzione in Italia non è soltanto

un problema di offerta, cioè che investiamo

poco nell'istruzione e soprattutto

non ci occupiamo di quei problemi, di quelle sacche

di povertà educativa che sono purtroppo

drammatici in buona parte del Sud Italia.

Ma c'è anche uno scarso

livello di domanda di

capitale umano e di istruzione. E quello

ricordavo la professoressa Gramaglia, perché

comunque anche i nostri manager di tante piccole

e medie imprese hanno livelli

di istruzione relativamente bassi e non

vogliono assumere

giovani con livelli di istruzione elevati.

Per cui bisogna affrontare, da un

lato, il problema dell'investimento formativo

assolutamente, ma dall'altro

lato forse c'è bisogno anche di rinnovare

il tessuto produttivo italiano e

fare sì che quelle tante potenzialità,

quei tanti imprenditori potenziali o meno

possano avere un'opportunità

di emergere e di fare

impresa, perché così si può creare anche

quella domanda che deve andare insieme

all'offerta, all'investimento formativo.

Il ritorno nell'investimento del capitale

umano, c'è il riferimento Ferruccio De Bottoli,

è uno dei più bassi, perché

molti imprenditori non pagano

un salario adeguato a livello di istruzione

di quei giovani che assumono e li

sottoutilizzano, perché non sanno

sostanzialmente di cosa farsene di quel livello di

competenze superiori che hanno acquisito.

Quindi siamo in un equilibrio basso,

come lo chiamiamo nel libro, con basso

investimenti e formazione, ma anche scarsa

domanda di formazione. Per affrontarlo

a mio avviso c'è bisogno di lavorare su due fronti,

ma anche dare un po' di energia, un po'

di dinamismo al settore produttivo,

incentivare quelle piccole e meno imprese, ce ne sono

tantissime che hanno potenzialità di crescita

e permettergli di espandersi, cosa che

in Italia è molto difficile. Si può fare

imprese, si può entrare sul mercato, ma diventare

un'impresa media, non parliamo di un'impresa

grande, in Italia è molto difficile. Accesso

a risorse finanziarie, accesso a

infrastrutture, problemi di corruzione

e di altre nature. Quindi effettivamente sono assolutamente

d'accordo, c'è bisogno di

politica d'ampio spettro. Il PNR ci dà

un'opportunità unica. Dopo la

crisi finanziaria siamo passati

direttamente alla fase di austerità. Adesso

ci sono 41,5 miliardi

a disposizione per la riforma

del welfare. Sono tantissimi soldi, non li abbiamo mai visti.

Il problema è che vi ricordo che in Italia

dal 2014 al 2020 l'Italia

è riuscita a spendere solo il 50%

dei fondi strutturali, cioè le risorse

che andavano all'Italia, le regioni più svantaggiate

per fare quegli investimenti strutturali.

Parliamo di una cifra

minima rispetto ai

oltre 200 miliardi che sono a disposizione

del PNR. Quindi abbiamo

bisogno di traghi, abbiamo bisogno di un governo, abbiamo bisogno

di un'amministrazione che sappia

investire quelle risorse che adesso ci sono e che

prima non c'erano. Questa è un'opportunità unica.

È un luogo comune, non si ripete sempre, ma

a mio avviso è veramente un'opportunità

eccezionale per il nostro paese.

Sì,

purché oltre a ripeterci, l'invento

continua a passare e

le scadenze si approssimano e

purché il governo a questo punto

governi. Sai, questo fatto del

livello tecnologico

o culturale, diciamo, dei piccoli

impenditori italiani è un problema

centrale. Del resto anche

la citavi Davos, Stefano,

anche la ministra del tesoro

Yellen, americana,

a pari da Davos pochissimi giorni fa, ha detto

che la tecnologia può diventare un fattore

ancora una volta di

disuguaglianze, perché

i ragazzi che non sono

adeguati e non sono abbastanza

in materia tecnologica rischiano di restare

indietro. Quindi è ancora una

volta, con tutto che abbiamo detto, un po' più importante

curare la loro formazione

e affinarla.

Bene, a questo punto direi che forse

possiamo chiudere. Che cosa abbiamo fatto? Direi che siamo stati

nei tempi. Grazie a tutti, davvero

grazie Ferruccio, grazie professoressa Granaglia,

grazie Stefano, mia mentore

guida in questo lungo cammino.

Grazie a voi.

Ci vediamo presto. Grazie a tutti.

Grazie.