×

LingQをより快適にするためCookieを使用しています。サイトの訪問により同意したと見なされます cookie policy.


image

NieR Replicant - Diario di Viaggio, Timeskip e Storia di Halua

Timeskip e Storia di Halua

Cinque anni sono passati dal rapimento di Yonah per atto dello Shadowlord.

Nonostante la mancanza di indizi diretti sulla sua posizione, Nier passa ogni giorno a fare a pezzi Ombre su Ombre nella remota speranza possano condurlo dalla sorellina, diventando sempre più forte e capace. Non si perde mai d'animo – o anche se lo fa, non lascia che le preoccupazioni sul troppo tempo che la ragazza ha speso nelle mani del mostro, ancor più considerato il già avanzato stato della sua malattia, possano dissuaderlo dal continuare la sua guerra infinita e dal rinunciare all'ormai tenue speranza di poterla salvare.

Dopo tanto tempo, finalmente arriva una buona notizia: da Emil arriva una lettera in cui rivela di aver trovato un modo per liberare Kainé dalla sua maledizione.

Nier si precipita subito alla villa: non conoscendo la posizione dello Shadowlord, l'opportunità di salvare l'amica è la prima svolta positiva a una situazione ormai disperata.

Vorrei iniziare questo Diario sottolineando quanto io ADORI i salti temporali oltre anni di trama, specialmente se portano come in questo caso il protagonista dall'adolescenza fino all'età adulta. Ma al di là del cambio di fascia d'età che nel Nier Gestalt nemmeno veniva percepito, a volte gli anni saltati servono a creare movimenti della narrativa altrimenti impossibili da giustificare.

La società dei Replicant ha bisogno di tempo per arrivare al collasso e le vicende di alcuni personaggi esigono uno scatto generazionale, che aiuta ad affiancare al cambiamento fisico anche uno caratteriale. Ma se da una parte Replicant sembra proporsi di farlo come si deve, sono dell'opinione che la trasformazione della personalità del protagonista sia insufficiente: nonostante anni di sangue e disperazione, Nier è infatti rimasto lo stesso altruista che era da ragazzo, sempre pronto a soccorrere il prossimo ogni volta che gli viene chiesto aiuto.

Viene persino lasciato intendere dalla narrativa che è così impaziente di salvare Yonah da non prestare più attenzione a nulla e nessuno, ma nella realtà di gioco si prende tutto il tempo che gli occorre per fare ogni sidequest trattando chi ha bisogno di lui con la massima cortesia. E anche senza considerare tali sidequest canoniche, basti pensare all'allegria con cui si fa coinvolgere dal matrimonio di Fyra e Sechs, vicenda che solo incidentalmente si rivelerà utile alla sua missione principale.

Se seguite questa serie dall'inizio è molto probabile già lo saprete, ma nonostante il salto temporale sia in questo punto, la storia si ripete ciclicamente da un poco più avanti – ovvero dal momento in cui Kainé sarà liberata dalla sua prigione di pietra.

Quest'ultimo segmento prima dell'inizio del checkpoint narrativo è quello in cui l'Emil ragazzino ci scorta fino al laboratorio segreto sotto alla sua villa, scoprendo la verità sul suo passato prima di tramutarsi nella versione di sé per cui tutti lo conoscono grazie a Nier Automata. A differenza di altre sezioni della storia, quel che succede qui è veramente chiaro. Ne farò un breve riassunto, per dovere di cronaca: Emil viene a conoscenza del fatto che è un essere millenario, un'arma vivente creata dal National Weapons Laboratory modificando il suo corpo durante la fanciullezza. Verrà etichettato come Numero 7, laddove la sorella Halua a cui è toccata simile sorte sarà schedata come Numero 6. Trovare la sorella rinchiusa gli permetterà di assimilarne i poteri, ottenendo così i mezzi per liberare Kainé – e la libertà di ammirare il mondo senza una benda a coprirne gli occhi.

Descrivo come simile la sorte di Numero 6 e Numero 7, ma la differenza tra cosa capita all'una e all'altro fa interrogare seriamente sul tipo di esperimenti condotti nei laboratori. La bambina è infatti diventata un mostro grottesco ed enorme, mentre il fratello ha mantenuto le sembianze di un ragazzino con l'unico vero fastidio di uno sguardo pietrificante, inconveniente di cui comunque soffre solo in caso di interazioni con gli altri.

Parlare a fondo di Emil è complicato: questo perché oltre a essere l'unico personaggio che danza tra i due Nier e che forse ritroveremmo anche in un eventuale seguito, prequel o capitolo di mezzo, e il cielo solo sa se il segreto che lo riguarda accennato da Yoko Taro non finisca in qualche modo anche a ricollegarlo anche ai Drakengard, non posso trattarlo come vorrei in un singolo Diario in cui si parla contemporaneamente delle vicende del gioco. Mi piacerebbe in tal senso fare un giorno un video di approfondimento dedicato, simile a quello per lo Shadowlord e a quello in progetto per Accord.

Qui mi limiterò perciò a trattare il suo passato a grandi linee.

Emil e Halua erano due bambini nati nel periodo in cui il pianeta era già vittima di Legion e della Sindrome da Clorazione Bianca. Come accennavo, il National Weapons Laboratory trasformò la bambina nell'Arma Sperimentale Numero 6, mentre il fratello diventò successivamente la Numero 7.

Il potere di Halua era sconfinato e distruttivo, ma per sua natura finì inevitabilmente fuori controllo. Numero 6 era una mostruosità sia per l'aspetto fisico, che per la potenza spropositata. Senza mezzi per fermarla, avrebbe causato danni maggiori di quelli che era stata creata per risolvere. Numero 7 fu allora dotato di uno sguardo pietrificante pensato per vincere le difese magiche della sorella e tenerla sigillata per sempre. Il piano funzionò ed Emil rimase nelle mani dell'organizzazione per anni, fondamentalmente inutilizzato – anche perché la pietrificazione di Halua risale al 2026, mentre la caduta di Red Eye corrisponde al 2030 e avviene per mano della Tredicesima Crociata, dopo cui il progetto “Snow White” non era più necessario.

Piccola curiosità: il nome del progetto per creare le armi sperimentali – per l'appunto “Snow White”, Biancaneve – oltre che essere l'ennesima citazione fiabesca dell'universo di Nier, in origine doveva essere usato per il nome del personaggio di Emil – che infatti si sarebbe dovuto chiamare Snow.

Tornando alla storia, nel corso degli anni una delle scienziate si affezionerà al bambino immortale: era l'unica che trattasse lui e la sorella con gentilezza e che fece di fatto da madre per lui, accudendolo dopo che lo costrinsero a pietrificare Halua ed era quindi rimasto solo. La donna si sentì grandemente colpevole del dolore sofferto non solo dai due fratelli, ma dagli altri cinque bambini che avevano scartato e ucciso prima di loro.

Quando circa 20 anni dopo la caduta di Red Eye questi fece temporaneo ritorno da un frammento del suo corpo conservato a insaputa di tutti, la donna fece il possibile per evitare che Emil fosse usato nuovamente come arma – anche se la cosa non valse a molto quando Yura, l'umano che sarebbe diventato Tyrann, decise di porlo dinnanzi al mostro da poco rinato. Ciò beninteso bastò giusto a immobilizzare Red Eye temporaneamente, in ultimo ucciso da una giovanissima Kainé – l'umana da cui poi prese forma il Replicant che conosciamo. Approfondiremo meglio tale vicenda in seguito, ma per quel che riguarda Emil in sé non c'è molto altro da aggiungere: i suoi poteri non sembra stati impiegati ulteriormente e viene banalmente da pensare che, col tempo, tutti gli umani che aveva intorno siano morti di vecchiaia, siano stati trasformati in Gestalt o siamo rimasti uccisi dalla Sindrome – lasciandolo per secoli interi con la sola compagnia dell'Androide Sebastian.

La presenza di statue umane esplorando il cortile della villa fa pensare sia capitato qualcos'altro negli anni e la scena incastonata nella pietra mostra cinque persone ritratte in una situazione ben precisa: di queste due impugnano armi rudimentali, rispettivamente un arco e un'ascia, che sembrano sul punto di usare contro le altre tre statue, e che a loro volta ritraggono quelli che sembrano un bambino, una giovane donna e un anziano chiaramente indifesi.

Il fatto che le armi degli assalitori siano così primitive fa sospettare sia una vicenda legata al nuovo mondo, quindi un attacco da parte di Replicant piuttosto che di umani del ventunesimo secolo. (Aspettare la risposta da UROLOGIST per sapere se effettivamente non se ne parla affatto!) Perché i corpi non siano stati spostati è un mistero, ma penso non ci sia una vera spiegazione: è plausibile servisse come ennesima fonte di inquietudine per arricchire l'atmosfera horror a solo beneficio del giocatore.

Voglio approfittare di questo momento per ringraziare ancora una volta Mitsurulogist grazie a cui ho potuto mettere le mani su dettagli che riguardano pensieri, ragionamenti e dialoghi che hanno subito tagli inspiegabili. Il suo aiuto ha reso questo intero progetto solido e compatto, permettendomi di eliminare molte congetture e di evitare facili malintesi dovuto alle troppe poche linee dei dialoghi in gioco.

Gli approfondimenti delle novel infatti non chiariscono solo aspetti della lore, ma permettono di comprendere meglio anche alcune interazioni trattate a mio parere fin troppo superficialmente dalla regia. Per esempio proprio durante l'esplorazione del laboratorio, vediamo Nier e Weiss quasi indifferenti alle rivelazioni su Emil e sul progetto Snow White: lo consolano, sì, ma non sembrano colpiti dalle scoperte. Il contenuto assai più denso dei Gestalt Plan Memoirs mostra invece un sacco di retroscena e di come Nier, tutt'altro che stupido, si renda conto proprio qui che Emil è un essere millenario, cosa debba avere passato e la sua vera natura di eterno bambino alterato da esperimenti magici.

Ed è vero che decide di non parlargliene, ma difficilmente si può immaginare cosa gli passa per la testa dal poco che traspare in gioco. Sapere quanto a fondo Nier comprende la verità è a mio parere fondamentale per il modo in cui, in seguito, accetterà Emil anche dopo la sua trasformazione. Ci sono RPG che si perdono in chiacchiere veramente inutili o comunque troppo lunghe, ma in Replicant il tentativo di accorciarle penso sia controproducente: senza interi tronconi logici o senza comprendere la partecipazione emotiva dei personaggi alle vicende, una storia con così tanti retroscena viene fraintesa. Per dire: ho perso il conto di quanti mi hanno detto che l'amicizia tra Emil e Kainé sembra venire dal nulla, convinti che si tratti di una mancanza reale e non di meri tagli per snellire il volume dei dialoghi e il numero di scene. Non so se ci sono stati problemi di budget con i doppiatori o cos'altro, ma Nier Replicant è un gioco a cui serviva ogni pezzo di conversazione omesso. O se non proprio tutti, comunque avrebbe giovato di tante aggiunte non incluse nel Version Up: alcune ci sono, ma come già ho detto più di una volta sono decisamente troppe poche.

Per capire cosa succede quando combattiamo Numero 6, ancora una volta dobbiamo affidarci alle novel.

A quanto pare il sigillo pietrificante è andato indebolendosi nei secoli, per scadere… Nell'esatto anno, mese, giorno e ora in cui entriamo noi, suppongo. Più plausibilmente però, mi viene da pensare che Halua abbia avuto una scarica di adrenalina vedendo entrare suo fratello nella stanza e abbia anticipato una liberazione che dal suo torpore avrebbe ancora richiesto molto tempo.

Emil sa che combinare i suoi poteri a quelli della sorella è l'unico modo di guarire Kainé dalla sua condizione, così si lascia divorare intenzionalmente con la speranza di vincere dall'interno le resistenze magiche di Numero 6. In altre parole, nel momento in cui viene assimilato, inizia una sorta di battaglia interna che determinerà chi viene assorbito da chi.

Sono propenso a pensare, sebbene non venga detto chiaramente, che bombardare da fuori il corpo di Halua la distragga dalla battaglia interna e sia quindi grazie a Nier e Weiss se in ultimo il fratello vince.

Di fatto Halua non è cancellata quanto piuttosto assorbita dentro alla coscienza di Emil – ma di questo ne riparleremo verso la fine del viaggio.

Un dettaglio molto interessante che non viene esplicato ma secondo me si può evincere conoscendo tutti i fatti, è la vera natura della disperazione di Emil a fronte del suo nuovo aspetto inumano.

Come spiegato e ribadito in alcune interviste da Yoko Taro, Emil non solo è omosessuale, ma segretamente è innamorato proprio di Nier. È normale associare la propria persona al corpo dentro cui viviamo, specialmente se passano secoli senza che questo cambi, e al di là di come ci si identifica personalmente è fatto noto che gli altri associno d'istinto la nostra persona alla nostra apparenza. Andare oltre all'aspetto è complicato e richiede tempo, spesso molto più per gli altri di quanto non ne richieda a noi stessi guardandoci dentro, nei casi in cui quel che vediamo allo specchio non rifletta il modo in cui vorremmo apparire davvero.

È probabile Emil sappia che il suo amore per Nier non sarà mai ricambiato, non nel modo che vorrebbe, e ora che è ridotto solo a uno scheletro neanche volendo può più aspirare a un legame carnale – che sia con Nier o con chiunque altro. Premesso ciò, Emil desidera comunque essere riconosciuto come sé stesso, apprezzato per l'identità estetica che aveva abbracciato quale eterno bambino, ma anche fosse che sognava un aspetto diverso davvero non ne avrebbe voluto uno che suscitasse direttamente orrore nella persona di cui è innamorato.

Per questo prima ancora di essere inorridito per aver perso una anatomia umana con tutto ciò che comporta, la sua prima urgenza è non essere visto da lui: non sopporterebbe di leggere il disgusto che teme di trovare nel suo sguardo. L'accettazione di Nier in questa specifica circostanza è un gesto a mio parere bellissimo e che dimostra uno spessore di carattere del suo personaggio ineguagliato in qualsiasi altro momento della storia, una empatia che fa sopportare a Emil la sua transizione alla nuova forma permettendogli di accettarla molto più facilmente.

Di ritorno al Villaggio di Nier, Kainé viene prontamente liberata dalla pietrificazione, insieme all'ombra rimasta sigillata in cantina per anni. A tal merito, grazie alle Novel ho scoperto un paio di nozioni importanti che mi consentono di correggere un paio di imprecisioni.

La prima è che Emil non può pietrificare le cose – solo le persone. Ci tiene lui stesso a precisarlo in un dialogo con Nier, e non chiedetemi perché allora passi il tempo bendato anche quando è solo in casa sua. Forse ha paura di pietrificare Sebastian? Un problema che penso si possa risolvere con una campanellina legata al polso. Quindi come mai anche la porta che sigilla Knaves of Heart è di pietra? Anzitutto alcune delle cose toccate da chi è pietrificato sono ovviamente colpite per estensione – cosa che si intuisce valere per armi e abiti. Ma nel caso specifico, la ragione per cui Kainé ha chiesto a Emil di pietrificarla è che sapeva che a diventare di pietra non sarebbe stato tanto il suo corpo, quanto quello di Tyrann – un'ombra abbastanza potente da creare un ostacolo da cui nemmeno l'altro mostro avrebbe potuto fare breccia.

L'essenza del parassita si è quindi fusa a quella della porta e il risultato è stato un muro del tutto infrangibile. Insomma: nonostante alcuni risvolti del finale della prima parte siano ancora fumosi, c'era più attenzione ai particolari di quella che io per primo avrei immaginato. Sconfitta la creatura con facilità grazie agli anni che Nier ha passato a crescere di forza e vigore, Kainé si rialza per riconoscere immediatamente Emil anche col suo nuovo aspetto. Se si combina ciò a quanto fatto prima da Nier, non c'è da stupirsi che l'essere millenario superi così in fretta il trauma della sua trasformazione: l'accettazione di Kainé è infatti importante quasi se non altrettanto di quella del giovane guerriero, dal momento che in lei d'istinto Emil aveva trovato un surrogato della sorella che ricordava in modo latente. Ora, come ho accennato è mia intenzione affrontare tutte le run per i finali multipli simultaneamente.

Per questo motivo dovrei affrontare e discutere le Novel di Kainé, lanciate addosso al giocatore dalla seconda run in poi, dato che la liberazione della donna è il punto esatto da cui ripartiremo ad ogni nuovo Game Plus. Tuttavia, è un argomento troppo denso e che vorrei approfondire, se fosse, in un video dedicato al personaggio – al pari di come auspico di fare per Emil, per l'appunto. Tra le altre cose, vorrei sottolineare quella che ritengo sia la più grande carenza di questo gioco rispetto a Nier Automata: la gestione delle run multiple.

Chi viene dal titolo che ha per protagonisti gli ormai famosi androidi, si aspetta che alla seconda run di Replicant corrisponda una Route B con Kainé per protagonista – a cui sarebbe stato splendido seguisse anche una Route C in cui controllare Emil. Questa aspettativa tradita è dovuta appunto al modo in cui venendo in molti da Automata in cui si giocava con 9S e A2 – e con cui la narrativa peraltro proseguiva, invece di ripetersi e basta – fosse ovvio, trovando anche qua un trio, che il fenomeno si ripetesse. Naturalmente avendo giocato il Nier originale e avendo sentito ribadire più volte di come questo non fosse un vero e proprio Remake, ero certo non ci sarebbe stato nulla del genere ed ero anzi stupito della parentesi con Kainé nella strada verso il Finale E.

Parentesi che però rinverdisce la protesta, invece di alleviarla, perché se era possibile farcela controllare ci stanno dando la prova provata che i mezzi per realizzare la cosa ce li avevano. Anzi: mi chiedo se quella parte sia il recupero di una bozza di un simile progetto, che quando s'è deciso di farne un Version Up invece di un Remake completo, hanno riciclato in un uso più contenuto. Il gioco stesso è fuorviante e alimenta nel giocatore una falsa aspettativa. Concluso la prima volta, appare infatti una striscia di testo che riporta quanto segue: “Terminato il gioco, carica i dati di completamento per rivivere la storia DAL PUNTO DI VISTA DI KAINÉ.” Forse un trafiletto che hanno lasciato da quando ancora speravano di poter rimodellare la storia in stile Nier Automata? Perché sì, viviamo tra virgolette la storia dal suo punto di vista… La sua personale, di un passato lontano.

O forse alludono al fatto che in quella run sentiamo i pensieri di Tyrann e delle Ombre, ma è ovvio che con tutte le parti in cui Kainé non compare il gioco sia comunque dal punto di vista di Nier, semplicemente con qualche dettaglio in più che riguarda lei e le Ombre in generale.

E quando dicevo che è un grande spreco che questo sia probabilmente l'ultimo tentativo di Remake che riceverà il gioco, mi riferivo esattamente a questo: immaginate un Nier Replicant che preveda tre run uniche come quelle di Nier Automata e aggiungete ogni altra cosa che avrebbe ottenuto un Remake, tra svecchiamenti e maggiore qualità grafica.

Il risultato finale sarebbe stato MOLTO diverso. Ad ogni modo, ora che conosciamo a fondo i personaggi e le loro motivazioni, e abbiamo già conosciuto ogni zona del gioco da cui comunque dovremo ripassare una seconda volta, avanzeremo più spediti verso i vari finali.

Ci saranno due sole eccezioni di rilievo. La prima è un capitolo del diario dedicato interamente a Louise e alla sua preziosa aggiunta alla narrativa originale; inoltre poco prima della fine, farò un altro capitolo che approfondisca in modo generale le sidequest, con una parentesi dedicata anche al DLC sul diario della madre di Nier e Yonah. Parleremo quindi in tale sede di tutti i dettagli di contorno del mondo di Nier Replicant.

Nel prossimo Diario di Viaggio inizieremo e concluderemo la ricerca dei cinque frammenti della chiave di pietra, grazie a cui il gruppo potrà finalmente raggiungere lo Shadowlord.


Timeskip e Storia di Halua Timeskip and History of Halua Timeskip e Historia de Halua Tijdsverloop en geschiedenis van Halua Recuo no tempo e história de Halua

Cinque anni sono passati dal rapimento di Yonah per atto dello Shadowlord.

Nonostante la mancanza di indizi diretti sulla sua posizione, Nier passa ogni giorno a fare a pezzi Ombre su Ombre nella remota speranza possano condurlo dalla sorellina, diventando sempre più forte e capace. Non si perde mai d'animo – o anche se lo fa, non lascia che le preoccupazioni sul troppo tempo che la ragazza ha speso nelle mani del mostro, ancor più considerato il già avanzato stato della sua malattia, possano dissuaderlo dal continuare la sua guerra infinita e dal rinunciare all'ormai tenue speranza di poterla salvare.

Dopo tanto tempo, finalmente arriva una buona notizia: da Emil arriva una lettera in cui rivela di aver trovato un modo per liberare Kainé dalla sua maledizione.

Nier si precipita subito alla villa: non conoscendo la posizione dello Shadowlord, l'opportunità di salvare l'amica è la prima svolta positiva a una situazione ormai disperata.

Vorrei iniziare questo Diario sottolineando quanto io ADORI i salti temporali oltre anni di trama, specialmente se portano come in questo caso il protagonista dall'adolescenza fino all'età adulta. Ma al di là del cambio di fascia d'età che nel Nier Gestalt nemmeno veniva percepito, a volte gli anni saltati servono a creare movimenti della narrativa altrimenti impossibili da giustificare.

La società dei Replicant ha bisogno di tempo per arrivare al collasso e le vicende di alcuni personaggi esigono uno scatto generazionale, che aiuta ad affiancare al cambiamento fisico anche uno caratteriale. Ma se da una parte Replicant sembra proporsi di farlo come si deve, sono dell'opinione che la trasformazione della personalità del protagonista sia insufficiente: nonostante anni di sangue e disperazione, Nier è infatti rimasto lo stesso altruista che era da ragazzo, sempre pronto a soccorrere il prossimo ogni volta che gli viene chiesto aiuto.

Viene persino lasciato intendere dalla narrativa che è così impaziente di salvare Yonah da non prestare più attenzione a nulla e nessuno, ma nella realtà di gioco si prende tutto il tempo che gli occorre per fare ogni sidequest trattando chi ha bisogno di lui con la massima cortesia. E anche senza considerare tali sidequest canoniche, basti pensare all'allegria con cui si fa coinvolgere dal matrimonio di Fyra e Sechs, vicenda che solo incidentalmente si rivelerà utile alla sua missione principale.

Se seguite questa serie dall'inizio è molto probabile già lo saprete, ma nonostante il salto temporale sia in questo punto, la storia si ripete ciclicamente da un poco più avanti – ovvero dal momento in cui Kainé sarà liberata dalla sua prigione di pietra.

Quest'ultimo segmento prima dell'inizio del checkpoint narrativo è quello in cui l'Emil ragazzino ci scorta fino al laboratorio segreto sotto alla sua villa, scoprendo la verità sul suo passato prima di tramutarsi nella versione di sé per cui tutti lo conoscono grazie a Nier Automata. A differenza di altre sezioni della storia, quel che succede qui è veramente chiaro. Ne farò un breve riassunto, per dovere di cronaca: Emil viene a conoscenza del fatto che è un essere millenario, un'arma vivente creata dal National Weapons Laboratory modificando il suo corpo durante la fanciullezza. Verrà etichettato come Numero 7, laddove la sorella Halua a cui è toccata simile sorte sarà schedata come Numero 6. Trovare la sorella rinchiusa gli permetterà di assimilarne i poteri, ottenendo così i mezzi per liberare Kainé – e la libertà di ammirare il mondo senza una benda a coprirne gli occhi.

Descrivo come simile la sorte di Numero 6 e Numero 7, ma la differenza tra cosa capita all'una e all'altro fa interrogare seriamente sul tipo di esperimenti condotti nei laboratori. La bambina è infatti diventata un mostro grottesco ed enorme, mentre il fratello ha mantenuto le sembianze di un ragazzino con l'unico vero fastidio di uno sguardo pietrificante, inconveniente di cui comunque soffre solo in caso di interazioni con gli altri.

Parlare a fondo di Emil è complicato: questo perché oltre a essere l'unico personaggio che danza tra i due Nier e che forse ritroveremmo anche in un eventuale seguito, prequel o capitolo di mezzo, e il cielo solo sa se il segreto che lo riguarda accennato da Yoko Taro non finisca in qualche modo anche a ricollegarlo anche ai Drakengard, non posso trattarlo come vorrei in un singolo Diario in cui si parla contemporaneamente delle vicende del gioco. Mi piacerebbe in tal senso fare un giorno un video di approfondimento dedicato, simile a quello per lo Shadowlord e a quello in progetto per Accord.

Qui mi limiterò perciò a trattare il suo passato a grandi linee.

Emil e Halua erano due bambini nati nel periodo in cui il pianeta era già vittima di Legion e della Sindrome da Clorazione Bianca. Come accennavo, il National Weapons Laboratory trasformò la bambina nell'Arma Sperimentale Numero 6, mentre il fratello diventò successivamente la Numero 7.

Il potere di Halua era sconfinato e distruttivo, ma per sua natura finì inevitabilmente fuori controllo. Numero 6 era una mostruosità sia per l'aspetto fisico, che per la potenza spropositata. Senza mezzi per fermarla, avrebbe causato danni maggiori di quelli che era stata creata per risolvere. Numero 7 fu allora dotato di uno sguardo pietrificante pensato per vincere le difese magiche della sorella e tenerla sigillata per sempre. Il piano funzionò ed Emil rimase nelle mani dell'organizzazione per anni, fondamentalmente inutilizzato – anche perché la pietrificazione di Halua risale al 2026, mentre la caduta di Red Eye corrisponde al 2030 e avviene per mano della Tredicesima Crociata, dopo cui il progetto “Snow White” non era più necessario.

Piccola curiosità: il nome del progetto per creare le armi sperimentali – per l'appunto “Snow White”, Biancaneve – oltre che essere l'ennesima citazione fiabesca dell'universo di Nier, in origine doveva essere usato per il nome del personaggio di Emil – che infatti si sarebbe dovuto chiamare Snow.

Tornando alla storia, nel corso degli anni una delle scienziate si affezionerà al bambino immortale: era l'unica che trattasse lui e la sorella con gentilezza e che fece di fatto da madre per lui, accudendolo dopo che lo costrinsero a pietrificare Halua ed era quindi rimasto solo. La donna si sentì grandemente colpevole del dolore sofferto non solo dai due fratelli, ma dagli altri cinque bambini che avevano scartato e ucciso prima di loro.

Quando circa 20 anni dopo la caduta di Red Eye questi fece temporaneo ritorno da un frammento del suo corpo conservato a insaputa di tutti, la donna fece il possibile per evitare che Emil fosse usato nuovamente come arma – anche se la cosa non valse a molto quando Yura, l'umano che sarebbe diventato Tyrann, decise di porlo dinnanzi al mostro da poco rinato. Ciò beninteso bastò giusto a immobilizzare Red Eye temporaneamente, in ultimo ucciso da una giovanissima Kainé – l'umana da cui poi prese forma il Replicant che conosciamo. Approfondiremo meglio tale vicenda in seguito, ma per quel che riguarda Emil in sé non c'è molto altro da aggiungere: i suoi poteri non sembra stati impiegati ulteriormente e viene banalmente da pensare che, col tempo, tutti gli umani che aveva intorno siano morti di vecchiaia, siano stati trasformati in Gestalt o siamo rimasti uccisi dalla Sindrome – lasciandolo per secoli interi con la sola compagnia dell'Androide Sebastian.

La presenza di statue umane esplorando il cortile della villa fa pensare sia capitato qualcos'altro negli anni e la scena incastonata nella pietra mostra cinque persone ritratte in una situazione ben precisa: di queste due impugnano armi rudimentali, rispettivamente un arco e un'ascia, che sembrano sul punto di usare contro le altre tre statue, e che a loro volta ritraggono quelli che sembrano un bambino, una giovane donna e un anziano chiaramente indifesi.

Il fatto che le armi degli assalitori siano così primitive fa sospettare sia una vicenda legata al nuovo mondo, quindi un attacco da parte di Replicant piuttosto che di umani del ventunesimo secolo. (Aspettare la risposta da UROLOGIST per sapere se effettivamente non se ne parla affatto!) Perché i corpi non siano stati spostati è un mistero, ma penso non ci sia una vera spiegazione: è plausibile servisse come ennesima fonte di inquietudine per arricchire l'atmosfera horror a solo beneficio del giocatore.

Voglio approfittare di questo momento per ringraziare ancora una volta Mitsurulogist grazie a cui ho potuto mettere le mani su dettagli che riguardano pensieri, ragionamenti e dialoghi che hanno subito tagli inspiegabili. Il suo aiuto ha reso questo intero progetto solido e compatto, permettendomi di eliminare molte congetture e di evitare facili malintesi dovuto alle troppe poche linee dei dialoghi in gioco.

Gli approfondimenti delle novel infatti non chiariscono solo aspetti della lore, ma permettono di comprendere meglio anche alcune interazioni trattate a mio parere fin troppo superficialmente dalla regia. Per esempio proprio durante l'esplorazione del laboratorio, vediamo Nier e Weiss quasi indifferenti alle rivelazioni su Emil e sul progetto Snow White: lo consolano, sì, ma non sembrano colpiti dalle scoperte. Il contenuto assai più denso dei Gestalt Plan Memoirs mostra invece un sacco di retroscena e di come Nier, tutt'altro che stupido, si renda conto proprio qui che Emil è un essere millenario, cosa debba avere passato e la sua vera natura di eterno bambino alterato da esperimenti magici.

Ed è vero che decide di non parlargliene, ma difficilmente si può immaginare cosa gli passa per la testa dal poco che traspare in gioco. Sapere quanto a fondo Nier comprende la verità è a mio parere fondamentale per il modo in cui, in seguito, accetterà Emil anche dopo la sua trasformazione. Ci sono RPG che si perdono in chiacchiere veramente inutili o comunque troppo lunghe, ma in Replicant il tentativo di accorciarle penso sia controproducente: senza interi tronconi logici o senza comprendere la partecipazione emotiva dei personaggi alle vicende, una storia con così tanti retroscena viene fraintesa. Per dire: ho perso il conto di quanti mi hanno detto che l'amicizia tra Emil e Kainé sembra venire dal nulla, convinti che si tratti di una mancanza reale e non di meri tagli per snellire il volume dei dialoghi e il numero di scene. Non so se ci sono stati problemi di budget con i doppiatori o cos'altro, ma Nier Replicant è un gioco a cui serviva ogni pezzo di conversazione omesso. O se non proprio tutti, comunque avrebbe giovato di tante aggiunte non incluse nel Version Up: alcune ci sono, ma come già ho detto più di una volta sono decisamente troppe poche.

Per capire cosa succede quando combattiamo Numero 6, ancora una volta dobbiamo affidarci alle novel.

A quanto pare il sigillo pietrificante è andato indebolendosi nei secoli, per scadere… Nell'esatto anno, mese, giorno e ora in cui entriamo noi, suppongo. Più plausibilmente però, mi viene da pensare che Halua abbia avuto una scarica di adrenalina vedendo entrare suo fratello nella stanza e abbia anticipato una liberazione che dal suo torpore avrebbe ancora richiesto molto tempo.

Emil sa che combinare i suoi poteri a quelli della sorella è l'unico modo di guarire Kainé dalla sua condizione, così si lascia divorare intenzionalmente con la speranza di vincere dall'interno le resistenze magiche di Numero 6. In altre parole, nel momento in cui viene assimilato, inizia una sorta di battaglia interna che determinerà chi viene assorbito da chi.

Sono propenso a pensare, sebbene non venga detto chiaramente, che bombardare da fuori il corpo di Halua la distragga dalla battaglia interna e sia quindi grazie a Nier e Weiss se in ultimo il fratello vince.

Di fatto Halua non è cancellata quanto piuttosto assorbita dentro alla coscienza di Emil – ma di questo ne riparleremo verso la fine del viaggio.

Un dettaglio molto interessante che non viene esplicato ma secondo me si può evincere conoscendo tutti i fatti, è la vera natura della disperazione di Emil a fronte del suo nuovo aspetto inumano.

Come spiegato e ribadito in alcune interviste da Yoko Taro, Emil non solo è omosessuale, ma segretamente è innamorato proprio di Nier. È normale associare la propria persona al corpo dentro cui viviamo, specialmente se passano secoli senza che questo cambi, e al di là di come ci si identifica personalmente è fatto noto che gli altri associno d'istinto la nostra persona alla nostra apparenza. Andare oltre all'aspetto è complicato e richiede tempo, spesso molto più per gli altri di quanto non ne richieda a noi stessi guardandoci dentro, nei casi in cui quel che vediamo allo specchio non rifletta il modo in cui vorremmo apparire davvero.

È probabile Emil sappia che il suo amore per Nier non sarà mai ricambiato, non nel modo che vorrebbe, e ora che è ridotto solo a uno scheletro neanche volendo può più aspirare a un legame carnale – che sia con Nier o con chiunque altro. Premesso ciò, Emil desidera comunque essere riconosciuto come sé stesso, apprezzato per l'identità estetica che aveva abbracciato quale eterno bambino, ma anche fosse che sognava un aspetto diverso davvero non ne avrebbe voluto uno che suscitasse direttamente orrore nella persona di cui è innamorato.

Per questo prima ancora di essere inorridito per aver perso una anatomia umana con tutto ciò che comporta, la sua prima urgenza è non essere visto da lui: non sopporterebbe di leggere il disgusto che teme di trovare nel suo sguardo. L'accettazione di Nier in questa specifica circostanza è un gesto a mio parere bellissimo e che dimostra uno spessore di carattere del suo personaggio ineguagliato in qualsiasi altro momento della storia, una empatia che fa sopportare a Emil la sua transizione alla nuova forma permettendogli di accettarla molto più facilmente.

Di ritorno al Villaggio di Nier, Kainé viene prontamente liberata dalla pietrificazione, insieme all'ombra rimasta sigillata in cantina per anni. A tal merito, grazie alle Novel ho scoperto un paio di nozioni importanti che mi consentono di correggere un paio di imprecisioni.

La prima è che Emil non può pietrificare le cose – solo le persone. Ci tiene lui stesso a precisarlo in un dialogo con Nier, e non chiedetemi perché allora passi il tempo bendato anche quando è solo in casa sua. Forse ha paura di pietrificare Sebastian? Un problema che penso si possa risolvere con una campanellina legata al polso. Quindi come mai anche la porta che sigilla Knaves of Heart è di pietra? Anzitutto alcune delle cose toccate da chi è pietrificato sono ovviamente colpite per estensione – cosa che si intuisce valere per armi e abiti. Ma nel caso specifico, la ragione per cui Kainé ha chiesto a Emil di pietrificarla è che sapeva che a diventare di pietra non sarebbe stato tanto il suo corpo, quanto quello di Tyrann – un'ombra abbastanza potente da creare un ostacolo da cui nemmeno l'altro mostro avrebbe potuto fare breccia.

L'essenza del parassita si è quindi fusa a quella della porta e il risultato è stato un muro del tutto infrangibile. Insomma: nonostante alcuni risvolti del finale della prima parte siano ancora fumosi, c'era più attenzione ai particolari di quella che io per primo avrei immaginato. Sconfitta la creatura con facilità grazie agli anni che Nier ha passato a crescere di forza e vigore, Kainé si rialza per riconoscere immediatamente Emil anche col suo nuovo aspetto. Se si combina ciò a quanto fatto prima da Nier, non c'è da stupirsi che l'essere millenario superi così in fretta il trauma della sua trasformazione: l'accettazione di Kainé è infatti importante quasi se non altrettanto di quella del giovane guerriero, dal momento che in lei d'istinto Emil aveva trovato un surrogato della sorella che ricordava in modo latente. Ora, come ho accennato è mia intenzione affrontare tutte le run per i finali multipli simultaneamente.

Per questo motivo dovrei affrontare e discutere le Novel di Kainé, lanciate addosso al giocatore dalla seconda run in poi, dato che la liberazione della donna è il punto esatto da cui ripartiremo ad ogni nuovo Game Plus. Tuttavia, è un argomento troppo denso e che vorrei approfondire, se fosse, in un video dedicato al personaggio – al pari di come auspico di fare per Emil, per l'appunto. Tra le altre cose, vorrei sottolineare quella che ritengo sia la più grande carenza di questo gioco rispetto a Nier Automata: la gestione delle run multiple.

Chi viene dal titolo che ha per protagonisti gli ormai famosi androidi, si aspetta che alla seconda run di Replicant corrisponda una Route B con Kainé per protagonista – a cui sarebbe stato splendido seguisse anche una Route C in cui controllare Emil. Questa aspettativa tradita è dovuta appunto al modo in cui venendo in molti da Automata in cui si giocava con 9S e A2 – e con cui la narrativa peraltro proseguiva, invece di ripetersi e basta – fosse ovvio, trovando anche qua un trio, che il fenomeno si ripetesse. Naturalmente avendo giocato il Nier originale e avendo sentito ribadire più volte di come questo non fosse un vero e proprio Remake, ero certo non ci sarebbe stato nulla del genere ed ero anzi stupito della parentesi con Kainé nella strada verso il Finale E.

Parentesi che però rinverdisce la protesta, invece di alleviarla, perché se era possibile farcela controllare ci stanno dando la prova provata che i mezzi per realizzare la cosa ce li avevano. Anzi: mi chiedo se quella parte sia il recupero di una bozza di un simile progetto, che quando s'è deciso di farne un Version Up invece di un Remake completo, hanno riciclato in un uso più contenuto. Il gioco stesso è fuorviante e alimenta nel giocatore una falsa aspettativa. Concluso la prima volta, appare infatti una striscia di testo che riporta quanto segue: “Terminato il gioco, carica i dati di completamento per rivivere la storia DAL PUNTO DI VISTA DI KAINÉ.” Forse un trafiletto che hanno lasciato da quando ancora speravano di poter rimodellare la storia in stile Nier Automata? Perché sì, viviamo tra virgolette la storia dal suo punto di vista… La sua personale, di un passato lontano.

O forse alludono al fatto che in quella run sentiamo i pensieri di Tyrann e delle Ombre, ma è ovvio che con tutte le parti in cui Kainé non compare il gioco sia comunque dal punto di vista di Nier, semplicemente con qualche dettaglio in più che riguarda lei e le Ombre in generale.

E quando dicevo che è un grande spreco che questo sia probabilmente l'ultimo tentativo di Remake che riceverà il gioco, mi riferivo esattamente a questo: immaginate un Nier Replicant che preveda tre run uniche come quelle di Nier Automata e aggiungete ogni altra cosa che avrebbe ottenuto un Remake, tra svecchiamenti e maggiore qualità grafica.

Il risultato finale sarebbe stato MOLTO diverso. Ad ogni modo, ora che conosciamo a fondo i personaggi e le loro motivazioni, e abbiamo già conosciuto ogni zona del gioco da cui comunque dovremo ripassare una seconda volta, avanzeremo più spediti verso i vari finali.

Ci saranno due sole eccezioni di rilievo. La prima è un capitolo del diario dedicato interamente a Louise e alla sua preziosa aggiunta alla narrativa originale; inoltre poco prima della fine, farò un altro capitolo che approfondisca in modo generale le sidequest, con una parentesi dedicata anche al DLC sul diario della madre di Nier e Yonah. Parleremo quindi in tale sede di tutti i dettagli di contorno del mondo di Nier Replicant.

Nel prossimo Diario di Viaggio inizieremo e concluderemo la ricerca dei cinque frammenti della chiave di pietra, grazie a cui il gruppo potrà finalmente raggiungere lo Shadowlord.