L'Impero colpisce ancora (410-418) - Ep. 26 (1)
Nello scorso episodio l'impensabile è accaduto: l'equivalente tardoantico dell'11 settembre 2001. Roma è stata saccheggiata dai Goti di Alaric. Dopo 3 giorni nella città eterna i Goti si sono portati via il suo oro, il suo orgoglio e la sua principessa, vale a dire Galla Placidia, sorella dell'Imperatore Onorio, figlia di Teodosio il forse grande, nipote di Valentiniano I. I goti hanno poi perso il loro leader, Alaric detto il grande, primo re riconosciuto dei Visigoti.
In questo episodio vedremo cosa è successo nel frattempo nel resto dell'occidente: il dramma italiano è infatti solo un pezzo della tragedia degli anni a cavallo del 410. Gallia e penisola Iberica si avviteranno sempre di più nel caos mentre i Goti avranno un nuovo Re che li finirà per condurli proprio in Gallia.
Nonostante tutto questo cupio dissolvi in questo episodio le forze dell'entropia troveranno finalmente del filo da torcere: Flavio Costanzo, un capace politico e generale di stampo stiliconiano. Questi si impadronirà del potere a Ravenna e passo dopo passo rimetterà assieme il puzzle impazzito dell'occidente. Roma è stata saccheggiata, ma l'Impero non è ancora sconfitto, anzi: in questo episodio l'Impero colpisce ancora.
I travagli di Costantino III
Forse qualcuno tra i più attenti ascoltatori si sarà domandato: mentre Alaric e Onorio danzavano la loro danza mortale cosa faceva Costantino III ad Arles? Perché non sfruttò il vuoto di potere causato dalla morte di Stilicone e Il terribile momento di debolezza di Onorio e della sua corte per diventare l'unico imperatore d'occidente? Sembrerebbe l'occasione perfetta per colpire Ravenna.
La risposta è che Costantino III finì anche lui vittima, negli anni seguenti al 408, delle forze centrifughe che stavano colpendo il mondo Romano. Il primo colpo fu una rivolta in Spagna da parte del clan teodosiano. Vi ricorderete che Teodosio il forse grande era originario della Spagna: alcuni membri della sua famiglia organizzarono una rivolta, con l'obiettivo di ricongiungere la Spagna a Ravenna e alla legittima dinastia Teodosiana. Costanzo III inviò suo figlio Costante e il suo generale Geronzio, i due sbrigarono la faccenda in poco tempo durante l'estate del 408. Costante tornò ad Arles e lasciò Geronzio al potere in Spagna, vedremo che non sarà una scelta molto azzeccata.
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Tornando a Onorio, questi nel tardo 408 era in una situazione molto difficile, con i Goti che scorrazzavano per la penisola e ponevano per la prima volta l'assedio a Roma. Tanto difficile che aveva deciso, ovviamente su suggerimento della sua corte, di inviare una veste purpurea imperiale a Costantino III, implicitamente riconoscendolo come collega e nominandolo a Console per il 409.
Costantino, felice del riconoscimento, non pensò ad invadere l'Italia e rimase sul suo lato delle Alpi: la sua scelta di accontentarsi del riconoscimento di Onorio sarà deleteria per le sue speranze visto che Ravenna con questa mossa aveva solo cercato di comprarsi un minimo di respiro e non aveva nessuna intenzione di riconoscere l'autorità di Costantino III, almeno nel lungo periodo.
Gli invasori del Reno
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Le migrazioni dei due gruppi di Vandali, i Vandali Isding (rosa) e Hasding (giallo)
Nel 409 Costantino III aveva avuto lui stesso dei grossi grattacapi: non aveva infatti ancora risolto il problema degli invasori del Reno. Mentre Alaric e la corte di Ravenna danzavano l'uno attorno all'altro la situazione nel resto dell'impero continuava a peggiorare: Vandali, Alani e Svevi, dopo tre anni di saccheggi in Gallia, erano alla fame: le province galliche non potevano più sostenerli e oramai una terribile carestia si era abbattuta sull'impero occidentale a causa delle molte devastazioni degli ultimi anni. I poveri tra la popolazione romana morivano sia in Italia che in Gallia, devastate dalla guerra.
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I barbari non avevano nessuna intenzione di restare a morire in Gallia e quindi, raggruppatisi nuovamente in modo da non poter essere fermati, valicarono i Pirenei e invasero una delle poche aree dell'impero che non era stata ancora davvero coinvolta dalla guerra: la penisola iberica. La penisola, a differenza della Gallia, non aveva alcuna forza militare in grado di neanche impensierire gli invasori che passarono alacremente a dividersi tutte le province iberiche. Come narra il cronista Idazio: «I barbari si spartirono tra loro le province per insediarvisi: i Vandali Hasding si impadronirono della Galizia, gli Svevi di quella parte della Galizia situata lungo la costa occidentale dell'Oceano. Gli Alani ebbero la Lusitania e la Cartaginense, mentre i Vandali Siling si presero la Betica. Gli spagnoli delle città e delle roccaforti che erano sopravvissuti al disastro si arresero in schiavitù ai barbari che spadroneggiavano in tutte le province.»
Da questa divisione comprendiamo che gli Alani fecero la parte del leone, occupando il moderno Portogallo e la maggior parte della Spagna centrale. I Vandali Hasding e gli Svevi presero i territori montuosi della Spagna settentrionale, quelli di minor valore. Ai Vandali Siling andò invece la moderna Andalusia, una delle regioni più ricche dell'Impero.
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La divisione della penisola iberica
L'occupazione della Spagna fu molto diversa dalla devastazione della Gallia: i barbari, dopo anni di saccheggi, non intendevano vivere più in quel modo ramingo: si stabilirono nelle spagne sostanzialmente taglieggiando i locali e chiedendo tributi in oro e vettovaglie in cambio della loro “protezione”. Alcuni storici hanno sostenuto che l'occupazione dell'Iberia fu fatta con l'accordo dello stato Romano, come sarà tra pochi anni per i Visigoti, ma questo non è affatto provato e il comportamento futuro della corte di Ravenna sembrerebbe dimostrare il contrario.
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L'ascesa di Costantino III fu dovuta, in sostanza, al vuoto di potere creatosi in Gallia: i proprietari terrieri della Gallia cercarono di trovare qualcuno, chiunque, che avesse a cuore il destino delle loro terre e beni, terre e beni che non potevano essere spostati in Italia, l'area dell'impero che pareva avere tutte le attenzioni da parte di Stilicone. La stessa dinamica si avrà in Spagna, dove all'arrivo dei barbari i possidenti locali si sentiranno abbandonati sia da Ravenna che da Arles e si getteranno nelle braccia del primo che passa: in questo caso, Geronzio. Nel 409 infatti Geronzio elevò un carneade alla dignità imperiale e si ribellò a Costantino III. In contemporanea lo stesso avveniva più a nord: razzie di pirati Sassoni nel nord della Gallia e in Britannia convinsero i Britanni e gli abitanti dell'Armorica – la futura Bretagna – ad espellere quello che rimaneva dell'amministrazione di Costantino III, non riconoscendolo più come loro imperatore. Questa non era una dichiarazione di indipendenza, tutt'altro: speravano di ricongiungersi con il governo legittimo di Ravenna e a tal fine invieranno nel 410 una ambasciata nella capitale imperiale. Onorio e la sua corte avevano però altre gatte gotiche da pelare e gli dissero sostanzialmente di arrangiarsi, per il momento.
Costantino III nel 408 era stato riconosciuto imperatore da Ravenna e si poteva definire padrone di tutta la ex prefettura delle Gallie, comprendente anche Britannia e Spagna. Nel 409 la sua base di potere si era ristretta alla Gallia, non ci deve stupire quindi che passò il 409 e il 410 a cercare di risolvere questi problemi senza avere mai la possibilità di intervenire in Italia, dove Alaric e la corte di Ravenna erano impegnati nella loro danza mortale. Ma ora è tempo di tornare in Italia e vedere quali furono le conseguenze politiche di questa danza che portò al sacco di Roma e, pochi mesi dopo, alla morte di Alaric il grande.
I Visigoti
I Goti erano rimasti fulminati dalla morte di Alaric: il loro leader era scomparso ma per fortuna avevano un membro della sua famiglia allargata a portata di mano, un comandante di uomini già affermato e che ho già nominato: Athaulf, il cognato di Alaric. Athaulf fu eletto Re dall'assemblea dei nobili, i Visigoti avevano il loro secondo Re. Athaulf capì che il suo enorme gruppo non poteva più sopravvivere in Italia: la penisola, devastata da anni di guerre e saccheggi, era alla fame. Non c'era più un angolo della penisola che potesse sostenerli davvero, neanche a breve. Diede quindi l'ordine di marciare verso nord e nel 411 i Goti sono attestati di nuovo in Nord Italia, nelle vicinanze di Ravenna. Città nella quale c'era stato un nuovo sommovimento politico in seguito allo shock del sacco di Roma. Ma come reagì la corte di Ravenna a queste notizie sconvolgenti?
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Una leggenda riportata da Procopio, uno storico che sarà la nostra fonte principale per il sesto secolo, racconta che Onorio avesse come animali da compagnia delle galline, una delle quali era chiamata Roma. Un messaggero sarebbe arrivato a corte riportando “Roma è morta!” e Onorio avrebbe risposto “Ma no, cosa dici? Ha appena beccato il mangime dalle mie mani!”. La leggenda è sicuramente apocrifa ma la dice lunga sulla popolarità di Onorio, almeno presso i posteri. Ravenna era paralizzata dalle lotte di potere e dalle guerre tra bande ma quanto la notizia-bomba della morte della gallina arrivò a Ravenna tutti compresero che il tempo delle mezze misure e dei tentennamenti era terminato. A corte, dopo un colpo di stato e il solito round di assassinii, emerse un uomo nuovo che si impadronì delle leve del potere.
L'entropia trova il suo degno avversario
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Flavio Costanto
Quest'uomo si chiamava Flavio Costanzo e non sappiamo quasi nulla di lui prima di questo evento seminale: era nato a Nis, in Illiria. Sì proprio l'Illiria, la dura terra balcanica da cui era venuta la crema dei soldati dell'impero per secoli, nonché quasi tutti gli imperatori del tardo impero. Questo a partire da Claudio il Gotico, il primo illirico, la cui storia ho narrato nell'episodio Premium e che potreste scaricare con una semplice donazione. Andate sul mio sito www.italiastoria.com e cliccate su “sostenere il podcast” per sapere come fare!
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Flavio Costanzo venne in occidente assieme a Stilicone e Teodosio e combatté nella seminale battaglia del Frigido. Olimpiodoro lo descrive così: “Nelle cerimonie pubbliche Costanzo teneva gli occhi bassi e se ne stava in disparte e imbronciato. Aveva gli occhi sporgenti, un lungo collo e una grossa testa. Eppure alle feste e ai banchetti era così allegro e amabile da tenere testa ai buffoni che spesso scherzavano alla sua tavola”. Insomma, non certo a prima vista una figura eroica. Eppure la sua azione fu quanto più energica possibile.
Nell'accingersi all'imponente compito di riportare ordine nell'Impero Flavio Costanzo seguì un ordine logico e preciso. Non si fece influenzare dall'ingombrante presenza dei Goti e decise che la priorità fosse di sconfiggere gli usurpatori Romani: solo con le forze riunite dell'occidente romano avrebbe avuto le risorse per poi affrontare i Goti e piegarli al suo volere e i Goti erano il principale, il più sofisticato e il più potente gruppo barbaro. Una volta risolto il problema gotico avrebbe poi affrontato i germani che soggiornavano abusivamente in Spagna, loro dovevano aspettare.
La fine di Costantino III
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Situazione nel 408: In rosso l'area sotto il controllo di Costantino
Quindi la priorità, nonostante i Goti a due passi da Ravenna, era Costantino III. Nel 411 Flavio Costanzo mosse rapidamente il suo esercito dall'altro lato delle alpi e verso Arles. In contemporanea lo stesso aveva fatto Geronzio dalla Spagna: dopo aver sconfitto e ucciso il figlio di Costantino III Geronzio aveva posto sotto assedio Costantino III ad Arles. Immaginatevi la sorpresa di Flavio Costanzo quando, all'arrivo in Provenza, trovò due usurpatori al prezzo di uno. Il suo esercito d'Italia fece a pezzi le unità spagnole di Geronzio, che troverà la morte poco tempo dopo. Costantino III non ebbe il tempo di gioire per la sconfitta del suo assediante che fu assediato a sua volta dal vincitore.
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Costantino resistette in città, in attesa di un contingente raccolto da uno dei suoi generali tra i Franchi della Gallia settentrionale, ma queste truppe furono prese in una imboscata dall'efficientemente spietato Flavio Costanzo e distrutte. Le ultime speranze di Costantino svanirono quando le sue guarnigioni renane lo abbandonarono e si ribellarono.
Costantino, rassegnatosi all'inevitabile, iniziò a trattare la sua resa: ottenne da Flavio Costanzo la promessa di un salvacondotto se si fosse arreso e fatto prete. Costanzo acconsentì, Costantino III si arrese e fu prontamente arrestato e inviato in Italia. Ma l'usurpatore sconfitto non giunse vivo alla corte di Onorio: solo la sua testa giunse a Ravenna per essere messa in mostra in città: era il 18 settembre del 411. I Romani, cristianesimo o no, mantenevano la loro brutale tradizione politica di assassinio di qualunque usurpatore. Costantino III aveva provato ad essere imperatore per quattro anni, era stato un semplice soldato senza una grande famiglia o grandi beni a sostenerlo e nonostante questo era arrivato più vicino di quanto sembrasse possibile al premio più alto.