Tempi profetici: Visioni di emancipazione politica...
ehm
Mentre un messaggio inocente da
Giorgio Eccoci eh buonasera
buonasera a tutti eh buonasera
eh siamo di nuovo in una delle
nostre conversazioni di Casa La
Terza, le conversazioni d'autore
della casa editrice dove eh
presentiamo spesso nostri libri
ma non solo abbiamo io sono
Paolo Sardegna, il padre di
Torila Terza e insieme eh con me
abbiamo stasera abbiamo l'onore
di ospitare qui da noi eh
Maurizio Viroli e il padre Enzo
Bianchi eh e parleremo del libro
di Maurizio Viroli Tempi
Profetici eh Tempi Profetici che
è un libro appena uscito, è
uscito i primi di giugno e ha
già fatto molto discutere di sé
perché insomma come come
rappresentazione di questa
nostra conversazione è un libro
che presenta veramente molte
molti motivi di interesse eh
anche sull'oggi pur essendo un
libro di storia del pensiero
politico insomma ehm io partirei
se voi siete d'accordo ehm
chiedendo a padre Bianchi che ha
letto diciamo il libro eh che
impressione ne ha riportate dal
suo punto di vista
abbiamo tra le mani un libro
estremamente interessante e che
ci sorprende anche il titolo è
Tempi Profetici e magari un
lettore si attende altre cose
Maurizio Viroli riesce
innanzitutto a mettere in
evidenza uno degli aspetti della
profezia e poi riesce a leggere
dei tempi a partire da Dante
all'interno di questo arco di
tempo individua delle figure,
delle voci, ne illustra il
pensiero e dice anche i
tentativi che si sono fatti
proprio grazie a questa
profezia, tentativi a livello
sociale, a livello politico e
quindi un libro che è molto
stimolante. Io certamente ho una
competenza soprattutto a livello di
profezia biblica perché ho
commentato più volte i libri
profetici contenuti nella Bibbia e
certamente la parola profeta usata da
Viroli va oltre a quel significato
tecnico della profezia biblica. Che
cosa si può ritenere in continuità tra
la profezia biblica?
Certamente il nostro vocabolario
profetico è stato forgiato dal Grande
Codice e il profetismo biblico che ci
ha dato la possibilità di leggere la
profezia, in quanto nel mondo pagano, nel
mondo greco e romano non c'erano tracce
di profezia, c'erano altre strade che
potremmo chiamare in altro modo. Il
profeta, attenzione, non è un indovino,
non è uno che predice il futuro, è uno
che sa leggere in profondità il presente
ma lo legge talmente in profondità che ne
vede, permettetemi l'espressione, le tracce
del prossimo futuro. È un visionario, ci
sa indicare dove va il mondo, dove va la
storia e i rischi che sono insiti in
questo cammino della storia e questa
direi la bellezza e la grandezza del
profeta. Più volte io scambio la
parola profeta con visionario ma nel
senso più alto del termine. È un uomo che
ha una visione, che va oltre i confini
ristretti e l'orizzonte prossimo, proprio
perché è uno che ha radici profonde nel
passato, sa vivere il presente ma sa anche
proiettarsi nel futuro e leggere il
futuro. Maurizio Veroni riesce a fare
questo a livello anche in questo tragitto
di persone che non è pensabile sempre
come profeta. Mi piace che Maurizio
Veroni inizi questa specie di viaggio a
cominciare da Dante e certamente Dante,
magari pochi lo pensano come profeta, ma
le immagini che ci fortisce Dante, le sue
visioni, ed è secondo me abbastanza triste
che in questa commemorazione che viene
fatta quest'anno di Dante in realtà poco
si mette in luce, si parla molto del
Dante linguista, del Dante poeta, ma di
questa capacità di Dante che aveva di
visione viene poco fuori. Ma
significativamente poi parla del
Savonarola, questo uomo riformatore,
fratello medicano, certamente con una
visione teocratica che aveva in quel
tempo e non poteva averne un'altra
nella visione della polis, della
dittà e della città ideale come lui
voleva. Però, attenzione, indicava una
strada che chiedeva davvero mutamente
di paradigma della società verso la
giustizia, verso la fraternità, insomma
una figura che in questo momento è poco
evocata, ma perché questo è un momento
poco sensibile alla riforma, alla
rivoluzione, al cambiamento, quasi fa
paura una figura come Savonarola, tanto
più nello spazio della chiesa.
Poi certo ci stupiremmo e ci stupiamo
forse quando parla di profeta riguardo
a Machiavelli, ma ne dà le dimostrazioni
in questa visionarietà e poi fino alla
pira e lì Maurizio Nironi tocca uno che
ho conosciuto personalmente e di cui sono
stato amico anche se giovanissimo, che ho
frequentato e che conoscevo in queste
sue visionarietà mistiche, ma veramente
anche lui se vogliamo con degli accenti
teocratici si può dire, non poteva far
altro, però capace in nome della
fraternità fare dei passi indietro come
ricorda Veroli, in modo che la polis
mostrasse tuttavia una capacità della
concordia, la concordia civium dei
cittadini. E' stato capace di questo, il
suo sogno soprattutto non si è realizzato
di un Mediterraneo, ma pensate se si
fosse realizzato il sogno di questo mare
che invece essere un cimitero diventava
un ponte tra il Nord Africa, il
Medio Oriente e l'Europa, in un'unica
comunità, certamente molto differente, una
pluralità che non era capita quando lui
ma c'era. E poi conclude con un altro che
ho conosciuto, poeta Pasolini, e ne ho
capito lo molto bello, quello in cui ci
dice di Pasolini, di questa sua
visionarietà, questa vera capacità
rivoluzionaria che si manifestava
all'interno della sua poesia, dei suoi
scritti, e poi lo conosciamo in tutte le
capacità che aveva, ma sono persone
visionarie, la cui visione richiamava al
cambiamento, le cui parole erano frecce,
toccavano le persone. Adesso noi siamo
all'interno invece di una situazione in
cui mancano i tempi profetici. Bisogna
dirlo con viroli, certamente gli ultimi
tempi sono tempi di stanchezza, sono
tempi oserei dire senza passione e
mancano soprattutto grandi visioni che
potrebbero aiutarci a uscire da questa
crisi che ha investito tutto l'Occidente
che lo sappiamo è una crisi globale, perché
non è solo una crisi economica, politica,
è una crisi legale, è una crisi religiosa,
una crisi morale, etica, è una crisi che
impedisce proprio all'uomo di sognare il
futuro e di pensarlo nella società.
Ecco, il cammino che ci fa fare a Rialto
è che lui ci dessa tante domande e anche
un libro, forse la parola non piace a
volte, ma veramente è un ditto e non solo
perché dà notizie che neanche io sapevo,
dà dei testi, ce li fornisce, che io mai
avevo letto e quindi è un testo fecondo
per chi vuol pensare e chi vuol capire
dove stiamo andando.
Allora, grazie Padre Bianchi.
Professore, che cosa risponde rispetto a
questa interpretazione?
Prima di tutto ringrazio Padre Bianchi per
aver letto il libro e per il suo commento
così attento, ringrazio la casa editrice
per aver promosso questo incontro.
Ho avuto la gioia e la letizia di
incontrare Padre Bianchi tanti anni fa
appunto a Lugano e non c'è niente di più
bello nella vita che ritrovare, ritrovare
persone dalle quali abbiamo imparato,
ritrovare gli amici, ritrovare i maestri,
ritrovare persone con le quali possiamo
avere un dialogo nel quale ogni parola
che pronunciamo è una parola sentita,
è una parola vera nella quale crediamo
senza impingimenti, senza cercare di fare
colpo su nessuno. Poi è divertente, mi
permetto di rivelare, lo sapete tutti,
che mentre Padre Bianchi è un credente
io sono un vecchio birbone romagnolo
poco credente, ma poi qualcuno adesso qui
mi ha molto colpito il fatto che
recentemente sul Fatto Quotidiano
Furio Colombo abbia scritto che nel mio
libro c'è un'istanza religiosa, forse
altri vedono meglio di me stesso su me
stesso. Comunque, questo può succedere.
Sulle considerazioni di Padre Bianchi
vorrei iniziare dalla sua precisazione
fondamentale. Il profeta è una persona
che sente di avere ricevuto un'ispirazione
divina, l'ispirazione è un'elevazione
morale, un distacco dai problemi, dalle
ansie della situazione umana, una
predisposizione a vedere e quindi poi
alla revelazio, cioè cosa vede il profeta.
Non è un indovino, appunto come ha
spiegato Padre Bianchi, a volte i profeti
parlano del passato, del presente immediato.
I profeti sono persone che hanno un
sapere che permette loro di cogliere il
significato di determinati segni, per cui
per esempio in una guerra, in una
pestilenza, in un cataclisma naturale, in
un rituale, possono vedere i segni di una
possibile redenzione politica oppure
possono vedere i segni di una decadenza
sociale, segni della fine della libertà.
Io se dovessi aggiungere un capitolo o
qualche pagina a questo libro alla domanda
di cos'è per te, per te Maurizio Liroli, che
non sei credente nel Dio cristiano, ma amo
tanto l'etica e il messaggio cristiani,
che cos'è il profeta? Io direi che è un
interprete, una persona che coglie
significati, che coglie significati dagli
eventi che altri non vogliono, non sanno,
non sono in grado di vedere.
Ma questo fa sì che il profeta ha un
sapere particolare e lo propone, il vero
profeta direi, per elaborare ancora la
distinzione che padre Bianchi ha messo in
evidenza, io direi che il vero profeta, poi
lo vedi dagli atti, dal comportamento, il
tono della voce e dalla condotta morale, il
vero profeta deve essere una persona di
grande integrità, deve essere una persona
di grande competenza e soprattutto i profeti
di cui parlo io, perché il mio libro non è
sulla profezia in generale, purtroppo non
ne avrei le competenze di scrivere, padre
Bianchi le ho, non io, di scrivere sul
profetismo biblico, io ho scritto più
semplicemente delle profezie di
emancipazione politica e sociale che si
sono manifestate nella
vita di un italiano, e solo c'è qui
profeti che hanno esortato i loro
compatrioti a impegnarsi per
conquistare, nel caso per esempio di
Savonarola, sul quale tornerò, la
libertà repubblicana, di fondare un governo
repubblicano a Firenze, o profeti come
Mazzini che hanno esortato gli italiani a
unirsi, a liberarsi dal dominio
e a creare una repubblica intessuta da un
forte senso del dovere civile, idea
peraltro quanto mai attuale necessaria, mi
pare sia difficile negare. Ecco, i profeti
sono questo tipo di persone, sono persone
che parlano quando sentono, io direi, un
comando della coscienza, per cui hanno
una voce particolare, che al contempo
è una voce che esorta l'impegno, una voce
che chiama alla lotta, una voce che
chiama la resistenza, una voce che
chiama la scelta morale, ecco, questi sono
i profeti, e lo fanno con una voce che è
forte, è severa, ma anche una voce che
esprime la convinzione che una comunità
possa rinascere, possa rinascere perché
riprende, ritrova la bellezza della vita
morale. Io vorrei soltanto rapidamente dare
un esempio di questa mia idea, che ci
siano state voci profettiche nella storia
italiana che hanno esortato in primo
luogo gli italiani a conquistare quella
che secondo me è la libertà più di tutti
importante, che è la libertà morale, qual è
la libertà morale? È la libertà della
persona che coscientemente attraverso una
ricerca, una riflessione, un dialogo con
altri, accetta, accoglie dei principi
morali e vive per quelli, ecco, questo è
l'opposto della persona morale, la persona
banale, la persona che non ha principi, che
non crede in nulla, che è moralmente vuoto,
che è solo superficiale, questi, i profeti
fanno che? Ma i profeti sanno benissimo,
tutti i profeti, che ho citato in questo
lungo viaggio nella storia, lo sapevano
benissimo, che parlare ai compatrioti
italiani ed esortarli a vivere secondo la
legge morale non ti apre la via al successo,
all'applauso e alla popolarità, al contrario,
per questo che Cacciaguida, nel Divina
Commedia, quando parla Dante, che se la
tua voce sarà molesta nel primo gusto,
cioè non piacerà affatto, vi da il
nutrimento, lascerà poi, quando sarà
digesta, appunto, lascerà vita, un
nutrimento dello spirito, quando sarà
digesta, questo tuo grido ai tuoi
contemporanei farà come il vento che le
più alte cime, appunto, percuote le più
alte cime e ciò non fa di onore poco
argomento, questo è il profeta e Padre
Bianchi ha citato Savonarola,
importantissimo, Savonarola spesso viene
deriso, perché lo si legge secondo me in
maniera, ripeto, io ho credenziali come
laico, credenziali impeccabili, nessuno mi
può contestare, questo, ma Savonarola,
quando esorti Fiorentini a istituire il
Consiglio Grande dopo aver cacciato i
Medici, fonda, fonda la prima Repubblica
profetica della storia, altri, i miei amici
americani ridono, io dimostro che il 1494
è venuto prima del 1700, così, perché
era profetica, in che senso era profetica
la Repubblica che Savonarola ha
istituito, ho finito, perché dice dovete
eleggere Cristo Re di Firenze,
immagini i miei soci laici,
cosa voleva dire? Mettere Cristo Re di
Firenze, mica Cristo è una persona, voleva
dire che finché è Re di Firenze Cristo,
vuol dire che tu ti impegni a seguire la
legge di Cristo e se Cristo è Re non vorrai
un Re, perché c'è già che è appunto Cristo,
quindi il messaggio di Savonarola, che era
appunto profeta, che tra l'altro parlava
in maniera estremamente dura, estremamente
diretta, pensate alla fine tragica che ha
fatto, giustiziato il suo corpo a Arco, in
Piazza della Signoria nel 1498, cioè i
profeti sono questi, cioè nell'ambito
della mia ricerca, sono quelli che esortano
i compatrioti a istituire
dei regimi politici in cui si possa
vivere liberi. Per concludere,
le indicazioni, le ultime due che ci ha
offerto Padre Bianchi, insomma la Pira,
qualcuno sa ancora che la Pira
voleva un preambolo alla Costituzione
nella quale si diceva che il popolo
italiano si dà la presente Costituzione
nel nome di Dio, ma perché lo faceva?
Perché, hai capito, che quando gli esseri
umani non credono in un Dio, nel Dio della
tradizione cristiana, spesso poi si formano
un idolo e l'avevano l'idolo, che era il
Duce Divinizzato, quindi l'idea di la Pira
era che tu devi avere un fondamento
morale per avere una buona Repubblica,
senza questo fondamento morale non hai
la buona Repubblica. Chi fa nascere in un
popolo questa volontà di vivere secondo
un principio morale, nel caso che cito io,
sono sempre principi morali di libertà e
di giustizia, parlo di questi, che sono i
profeti. Non so che cosa abbiano di
speciale, ma ci sono. Quindi la
conclusione è questa, senza profeti
niente emancipazione sociale. Ora,
francamente, vivere in tempi in cui, come
questi, ci sono movimenti di emancipazione
sociale, ma siamo onesti, qualcuno vede una
forza, una tenacia, un'ampiezza, una
determinazione di emancipazione, c'è
volontà di sottrarsi alle forme di
dominio, di distruggere le pratiche di
esclusione, in questi tempi, ma forse una
ragione è anche perché non ci sono
profeti. Esatto, una delle cose che il
libro, secondo me, mette in luce in
maniera molto interessante è la
connessione anche tra la profezia o la
mancanza di profezia e la decadenza
dell'Italia. Ecco, questo vorrei che
appunto il professor Viroli ci dicesse
qualcosa su questo e poi sentirei la
risposta di Padre Bianco. Chiedo e desidero
ascoltare soprattutto il padre Bianchi, per
cui sarò telegrafico. Non è che da
mille anni, quando si fanno
periodizzazioni storiche, noi vecchi
storici sappiamo che bisogna farle con
prudenza e che sono semplicemente
modi per, non sono indiscutibili,
però sono indicativi.
Diciamo dal 1550, più o meno, fino agli
inizi dell'Ottocento, non è che in Italia
non ci siano state voci profe, c'è stato
Tommaso Campanella, per citarne uno,
c'è stato Francesco De Rigi, ci sono
stati altri profeti, hanno parlato, hanno
scritto a sovrani, ma non hanno
lasciato il segno nella storia.
Quando invece, e questi sono stati i
tempi, sono i tempi ormai insomma, è
difficile negarlo, della decadenza
politica italiana, eravamo, il fatto che
non esisteva all'Italia, il dominio
straniero, ma la spaventosa corruzione
delle corti, sì lo so che c'è anche chi
esalta le arti eccetera nel periodo
della cosiddetta decadenza, ma
politicamente eravamo seri. Quando poi
cominciano i poeti all'inizio dell'Ottocento,
Fieri, Fosco, i grandi scrittori, Manzoni,
beh, la differenza sta in questo, che
nei tempi profetici le voci dei profeti
sono ascoltate. Io, è semplicemente questa
la mia distinzione, però è difficile
negare che quando le voci profetiche non
sono state ascoltate, l'Italia ha vissuto
decadenza politica.
Su questo Padre Bianchi voleva dire qualcosa?
No, confermo, aderisco a quello che ha detto
Maurizio Mironi. Faccio notare che è
significativo all'interno della Bibbia
quando c'è una situazione di decadenza,
di desolazione, il ritornello che viene
fatto in un pianto terribile e non c'è
più un profeta tra di noi. La
nostra tradizione non c'è più un profeta,
nei salmi, in altre cose, proprio nei
momenti non c'è più un profeta, per cui
c'è la notte, manca l'orientamento, non
sappiamo dove andiamo. Ecco, devo dire che
a volte mi chiedo, ma oggi si vogliono i
profeti? Si sopportano i profeti? Perché
che i profeti facciano una brutta fine è
una legge. Il profeta, proprio perché alza
il velo su quello che gli altri non
vogliono vedere, certamente ferisce,
dispiace, lo sappiamo bene, quindi è
perseguitato. Anche lì c'è una parola di
Gesù molto chiara. Volete conoscere chi è
profeta? Quando è perseguitato
certamente è un profeta, quando è
disprezzato è un profeta. Se uno e sono
applaudito non è un profeta, vi fidate, ma
quando uno è disprezzato e perseguitato è un
profeta. Certo, deve avere dentro di sé la
coerenza tra il dire e il fare,
l'autorevolezza di una parola in cui si
sente che dice ciò che vive e non
semplicemente delle chiacchiere o delle
parole di propaganda, però in quel caso
abbiamo davanti un profeta. Il problema è
che oggi si è indifferenti, si chiedono
dei profeti, siamo disposti ad ascoltarli?
Questa è una domanda, proprio perché
regna, al di là della decadenza, che siamo
tutti convinti, regna questa situazione
di indifferenza, una società che non ha
grandi attese, che si accontenta di poco.
Bauman, tutti i titoli dei suoi libri,
basta una volta metterli insieme per
fare un'analisi della società in cui noi
viviamo. E noi con tutti i suoi titoli,
viceversa, una società di passioni tristi,
che non ha un dinamismo, che non sente la
propulsione, non ha passioni e i profeti
li gridano nel deserto.
Speriamo che vengano fuori, ma certamente
persone che la stanno pagando come
l'ha pagata l'ultimo di cui parla
Veroni, Pasolini e che ha alzato la voce.
È difficile il rivenimento all'interno
della situazione italiana, leggiamo la verità.
La situazione ci rende il clima pesante,
ce ne è via, ce ne è via, ce ne è via.
Questa è la mia constatazione e non
troviamo bene l'orientamento, ma abbiamo
bisogno di profeti, proprio perché il profeta
è l'interprete, è l'interprete dove noi
non riusciamo a leggere e quello è sempre
un precursore, sta davanti a noi e ci dà
delle indicazioni e legge ciò che per noi
è ambiguo o ciò che per noi è un enigma.
Lui comincia a leggerlo senza pretesa e ci
invita certamente alla resistenza, ma la
nostra società è capace di resistenza.
Io mi domando questo con l'indifferenza
che c'è, se c'è un appello alla resistenza
per qualcosa oggi, questo appello cade nel
vuoto, abbiamo il coraggio di dirlo sì o no?
Cade nel vuoto.
Purtroppo non posso padre Bianchi che
concordare con lei, anche se oggi emergessero
dei profeti che avessero una profondità di
ispirazione eccezionale, che sapessero essere,
so che questa è una parola che per lei è
importante, anche testimoni in senso biblico
della parola che pronuncio, cioè che vivono
secondo gli ideali di libertà e di giustizia
che annunciano, anche se avessero una
qualità che pochi profeti, non tutti, pochi
profeti avevano, cioè l'eloquenza, che
sapessero anche parlare con forza,
persuasiva, io temo che troverebbero di fronte,
lei ha detto l'indifferenza, io temo
l'incapacità di ascoltare, perché tu puoi
redimere una coscienza serva, puoi
redimere la coscienza di un contadino, la
coscienza di un operaio, la coscienza di
una persona dominata, sfruttata, oppressa,
ma ci deve essere ancora la coscienza, se
non c'è più la coscienza non parli a un
profeta, ma a chiunque altro parla nel
vuoto.
Cosa ne dici?
Coscienza e capacità di resistenza
vengono a mancare, non ci sono.
Ma io per questo che
sono disposto ad ascoltare l'ultima voce
che dice quello che non capisci tu, te lo
faccio capire io.
Esatto, esatto.
Posso interrompervi in questo momento,
che è veramente molto interessante, per
farvi una domanda che arriva da uno dei
nostri ascoltatori, in particolare
Jacopo Favaro, che ci chiede se appunto
nella classicità latina e greca non
c'erano profeti, vuol dire che non c'è
stata emancipazione sociale e sviluppo,
emancipazione politica?
Bella domanda, bella domanda, bella domanda.
Su questo poi parlerà di più, ma questo
mi fa pensare, c'erano gli auguri, c'era chi
interpretava i segni della natura, c'erano
i civili, c'erano queste persone qui, io non
ho mai sostenuto che solo per esserci
profeti di emancipazione sociale devi avere
delle voci profetiche, devi avere dei profeti.
Ho semplicemente sostenuto che molte
esperienze di emancipazione sociale in
Italia sono state sostenute da voci
profeti. Ora, la prima Repubblica
Fiorentina, quella che nasce nel 94 e
finisce nel 12, è stata aperta da Savonarola,
sostenuta da Savonarola. L'ultima
Repubblica Fiorentina, quella del 27-30, è
stata sostenuta da profeti che si
ispiravano a Savonarola. L'esperienza di
emancipazione politica più importante
della nostra storia è stata il risorgimento,
insomma nel risorgimento chi vorrà
pentirsi e fare un po' di penitenza e
leggere il mio libro troverà, cosa
Mastini ha stato per il risorgimento, ma
verdi, insomma più profetico del
Nabucco, pensate all'area di Abapesi.
Ma questo non si... se vogliamo all'estero
le esperienze di emancipazione davvero
più importanti, molto, come la
rivoluzione americana o come la
rivoluzione inglese, penitenze di
Cromwell, ma queste erano, come ha
scritto Michael, revolution of the saints,
addirittura altro che i profeti, cioè
persone che volevano realizzare in terra
il disegno di Dio, cioè interpretavano la
mente di Dio e quindi parlavano profeticamente.
Questo non vuol dire che non ci siano
state esperienze di emancipazione, o che ci
potranno essere, esperienze di
emancipazione politica non sostenute da
voci profetiche, ma da altro tipo di
appelli morali, di linguaggi morali, su
questo non ci sono dubbi. Però anche
molto recentemente l'esperienza
d'emancipazione dei neri americani, ad
esempio, passa attraverso una voce
profetica come quella di Martin Luther
King, che è I have a dream, cioè più
profetico di quello, diciamo, e quella è
la profezione. In ultimo, secondo me, non so
cosa ne pensiate voi, ma io da allora non
ho mica più visto grandi esperienze di
emancipazione, un po' che mancano.
Eh, insomma, Padre Bianchi, che ne pensa?
Io penso che effettivamente gli ultimi
segni di profezia, a livello anche, se
vogliamo, in diversi luoghi, perché come
segni dei luoghi e non come segni dei
tempi, si fermano agli anni Sessanta.
Poi, in realtà, in tutto il mondo è
cominciato una sorta, oserei dire, non che
non è anche, si possa dire, una restaurazione,
ma una sorta di depressione che, pianin
pianino, è invaso dappertutto e, certamente,
la mondializzazione, io non sono uno che
la demonizzo, ma per ora è riuscita
soprattutto a mondializzare la depressione,
per cui, dall'esistenza, vediamo ogni
tanto dei focolai, dei segni, che si
spegnono subito, non hanno
propulsione. Mi permetta di dire, in una
maniera, anche che è la prima cosa che
mi viene in mente, ma in Italia,
l'ultimo segno di una voce forte, che,
tra l'altro, sarebbe bene non ricordarla
per la reazione che c'è stata, sono i
fatti di Genova, ma non hanno avuto
seguito e, dopo allora, qualunque
accenno che ci sia, anche di movimento
politico, non dura una stagione. Io non
voglio neanche entrare in politica, ma
abbiamo visto quella cosperanza, ogni
tanto sorgere qualcosa, al di fuori
eventualmente degli schemi dei partiti,
dicendo, ecco, sorge il nuovo, sorge il
nuovo, non avevamo ancora affermato che
era già finito tutto e questa mancanza
di profezia e della sua dinamis vera e
propria, che invece vuole essere
attestata, a costo dell'utopia, ma a un
certo punto vuole bucare la storia.
Attualmente non c'è.
Una nostra ascoltatrice, per rimanere
su questo, proprio su questa linea, dice
appunto, chiede se siete d'accordo
rispetto a questa affermazione, che i
soli profeti politici degli ultimi 50
anni in Italia sono stati Marco Pannell
e Danilo Dolci. Danilo Dolci,
certamente, io credo che sia stato uno
dei profeti. Pannell è più difficile, più
discutibile, anche se, devo dire, ho molta
ammirazione per la sua figura e ho anche
avuto qualche dialogo con lui, ma siamo
già all'interno di un lagone più
discutibile. Danilo Dolci, Capitini, sono
stati ancora voci, oserei dire che hanno
saputo dire qualcosa, però che eredità,
dove sono? Non han lasciato discepoli, non
han lasciato voci, se non qualcuno che
testimonia per loro, il che è importante,
però non si è attestato nulla. È quello
che voglio dire in questo momento, che
dispiace, ma indubbiamente non possiamo
dire che è un tempo profetico come
quelli che Veroli, nel suo libro, fa
emergere. Questi non sono tempi profetici.
Aspettiamo, invochiamo, non so, ma questo
non è un tempo profetico.
Un'altra nostra ascoltatrice ci dice,
Giorgia Lujan, mi chiede quanto il nostro
scetticismo ci impedisce di riconoscere
il vero profeta.
Il profeta non ha paura
dello spirito scettico che vuole esaminare
idee, che vuole metterle in discussione e
che vuole anche verificare se le visioni
di emancipazione del profeta sono
compatibili, coerenti con i tempi, sono
realizzabili. Non è tanto lo spirito
scettico, lo spirito critico che si voglia
dire, anche se tra i due ci sia differenza,
non è nemmeno il realismo politico il
vero nemico dello spirito profetico.
Se per realismo politico si intende la
consapevolezza di come gli esseri umani
sono, che sono spesso, come diceva il mio
autore preferito, Machiavelli, sono più
inclini al male che non al bene.
Ma non sono né il realismo, né lo
scetticismo, né lo spirito critico le vere
barriere ad accettare e capire il valore
del messaggio profetico. Il vero ostacolo
ad ascoltare e recepire una parola
profetica è appunto quello che il padre
Bianchi ha definito depressione. Io direi
il dissecarsi dello spirito, è
l'indifferenza, è una chiusura, ma è una
chiusura che sa di morte, è una chiusura
secca, è una chiusura arida, ed è
l'incapacità di avere le grandi passioni.
Ora uno può anche dire io vivo secondo
le piccole passioni, guardate, io voglio
arricchirmi, io voglio vincere nella vita,
voglio essere un dominatore, bene,
buon per te, però ci sono stati altri
modi di vivere la vita, cioè le grandi
non è tanto, ripeto, spirito critico,
nemico della profezie, ma anche questa,
io lo chiamo miseria morale, ma sono
termini antichi. Vorrei solo aggiungere una
piccola considerazione che me l'ha
stimolata l'ultima considerazione di
padre Bianchi. È vero, ci sono le
tradizioni profetiche, cioè i profeti a
volte si spinano, spesso si spinano a
profeti precedenti, ma non sempre, però
ci sono le voci profetiche che in
qualche modo continuano a vivere nel
tempo. Le idee Savonaroliane secondo me
sono presenti ancora in La Pira, questa
sua idea di fare della Repubblica
italiana che nacque nel 1946 una
Repubblica con un preambolo in cui
si poneva sotto, sotto l'egide di Dio,
rievoca in maniera eloquente l'idea
di Cristo re di Firenze, Cristo re della
Repubblica, l'idea di porre Firenze
sotto la protezione di Cristo.
E del resto è ancora nel
pieno novecento, nell'ambito
della resistenza italiana, padre Bianchi
vive a Torino, credo che sia nato anche a
Torino, sei nato a Torino?
A Bonferrato!
A Bonferrato!
Molti militanti della resistenza si
appellavano, avevano ancora in mente il
messaggio profetico di Giuseppe
Mazzini, quindi i profeti veri
lasciano il segno, il problema è
che adesso anche i segni sono veramente
poco percettibili, io ho cercato
semplicemente, come altre volte mi è
capitato di cercare di fare in passato,
di riscoprire, di riportare in luce dei
segni, delle parole, dei temi, delle persone,
delle visioni, che chissà che magari non
portino qualche frutto, sarebbe poi anche
bello vederle.
C'era l'ultima domanda che abbiamo,
sempre per il professor Viroli, viene da
Claudio Lodoli, che ci chiede, appunto,
mette in contrasto Mazzini con
Machiavelli, o meglio col
machiavellismo, cioè Mazzini però
scrive che il machiavellismo è il
travestimento meschino della scienza,
quindi c'è una continuità, diciamo, tra
queste due profezie, tra la profezia di
Machiavelli e quella di Mazzini?
Mazzini detestava
profondamente il machiavellismo come
arte dell'inganno, ma in
Mazzini c'è fortissima un'idea di
redenzione dell'Italia, un'idea di
redenzione dell'Italia che può avvenire
soltanto se la sua elite politica e
sociale, intellettuale e anche il popolo
riscoprono il senso del dovere.
In questo, secondo me, io spero che
Machiavelli, col quale parlo tutte le
sere prima di andarmi a letto, non mi
bastoni, io credo che Mazzini con la
sua etica del dovere abbia elaborato una
visione di emancipazione più forte di
quella di Machiavelli, ma le due non sono
in contrasto, perché quando Machiavelli
esorta a riscoprire gli antichi principi
repubblicani, la virtù civile, non parlava
poi un linguaggio così diverso da quello
del buon Mazzini, che generoso com'era,
riconobbe a Machiavelli che non riuscì a
proporre la visione di emancipazione
perché viveva, ha vissuto un periodo
storico di troppo radicale decadenza.
Ma il dialogo fra i due sarebbe il tema di
un bellissimo libro che qualcuno un giorno
o l'altro dovrà pubblicare.
Certo, questo senza dubbio speriamo di
essere magari noi a pubblicarlo.
E' un libro che si chiama Business
Inmute, vedi che riuscite a leggere.
Certo, cinicamente io non riesco a sentire
le voci dei profondi.
Perché mi interessa come lettore,
insomma, è questo il mio problema, che
sono ancora attaccato alla pagina scritta
e piace leggere, insomma, approfondire.
Bene, allora, siamo arrivati penso
alla conclusione del nostro incontro e
io sono rimasto molto colpito da questo
dialogo e spero anche voi, insomma,
voi che ci state ascoltando.
Volete chiudere in qualche modo questa
nostra conversazione? Avete qualche...
Padre Bianchi, padre Bianchi.
Sì, certo.
Vorrei ascoltarlo ancora.
No, io posso solo dire con convinzione
che vale la pena fare la lettura di
questo libro, proprio per sentire
l'urgenza della profezia per i nostri
tempi, per il nostro paese, per il nostro
occidente. Ci aiuterà forse anche a capire
meglio se ci sono dei movimenti
profetici e io penso anche a avere un po'
di speranza. In tutte le cose che si
dicevano alla fine, certamente sarebbe
stato aprire un lungo discorso, ma non
era possibile. Ma teniamo conto, forse,
lo scetticismo che c'è in perante,
l'indifferenza. Noi siamo anche in una
stagione delle speranze cadute, delle
illusioni tramontate nella Chiesa e
all'interno della società. Noi non ne
teniamo abbastanza conto, anzi sono ancora
in vita le generazioni che hanno sperato
in un futuro altro dal presente che
vivevano attraverso il socialismo. E poi
certamente è stata una caduta, è una
illusione, ma che pesa ancora e molti
nella Chiesa hanno creduto alla primavera
del Concilio, ad anche primavera. Ma si ha
sempre l'impressione che ogni primavera
sia costantemente raggiunta da una
gelata repentina e quindi in realtà si è
veramente un po' frustrati. Ecco, è tempo
di speranza e di capire che nella storia
questi tempi profetici ci saranno ancora,
ci saranno. Noi dobbiamo desiderarli e
prepararli e invocarli, però nel senso di
preghiera, invocarli nel senso di chiedere
alla società di pensare all'urgenza della
profezia, se vuole davvero una convivenza
migliore. Come diceva un grande filosofo,
il principio speranza, insomma, credere nel
principio speranza. Esattamente, il principio
speranza è assolutamente necessario e è
chiaro che quando lo diceva Bloch, dopodiché
l'ha preso la teologia e l'ha preso tutti
ed è quello che ancora dovrebbe essere per
noi uno stimolo, ma che non è ancora
diventato efficace.
Professore, è difficile chiudere dopo
queste parole. No, devo solo dire un
grazie di cuore a padre Bianchi e a
Raccaldi di Ciatese perché... Grazie a voi,
grazie Maurizio, per avermi rivederci ancora.
Vengo a trovarla qui, padre Bianchi.
Ciao, fate bene. Grazie, è troppo bello.
Arrivederci, arrivederci a tutti.