Italian conversation about music with Tia Taylor (ita audio + subs)
Ciao a tutti e bentornati sul mio canale! Oggi ho un'ospite con me, c'è Tia da Milano!
Ciao! Come va? Tutto bene, tu?
Abbastanza bene, dai. Si tira avanti.
Eh sì, l'unica cosa che si può fare a questo punto.
Allora, oggi volevo parlare con te di musica. Inizierei chiedendoti qual è il genere di
musica che ascolti o quali sono i generi - ovviamente se ne hai più di uno che ti piace?
Banalmente ora dire pop, solo perché "pop" copre tante cose. Ovviamente se una canzone
va negli Stati Uniti, la sento e mi piace, la ascolto. Però sono anche molto dentro
il mondo dell'afrobeat, che sostanzialmente è il pop di diversi paesi del continente
africano. Poi, ovviamente, se c'è una canzone che va in Italia, mi piace. Sono tutti generi
diversi, però alla fine è musica pop di diverse popolazioni, diciamo. Poi ogni tanto
vado ad ascoltare vecchie playlist degli anni '70, '80, però se ci pensi anche quelle erano
le canzoni pop dell'epoca. Io dico che ascolto tutto e mi piacciono tanti generi diversi,
però secondo me è soprattutto pop, meno pop commerciale, però la musica popolare
del momento. Da quando vivi in Italia, ma forse dovremmo
dire a Milano - perché secondo me il fatto di essere a Milano influenza un po' i gusti
musicali, non so - i tuoi gusti sono cambiati oppure sono pressoché uguali a quando vivevi
negli Stati Uniti? Sono quasi uguali, ma gli artisti che ascolto
sono diversi, sia per quanto riguarda la musica italiana che americana. Quando ero piccola,
prima di venire qua, ascoltavo gli artisti molto commerciali tipo Kanye West, Rihanna,
Beyoncé, ascoltavo anche tanto Fedez. Avevo una playlist completa, dipendeva anche da
come sono venuta a conoscenza delle canzoni italiane, tramite YouTube - ascoltavo la musica
che aveva più visualizzazioni, quindi Fedez - o tramite diversi film. Il che ti porta
a conoscere questo o quell'altro artista. Prima di venire in Italia ascoltavo gli artisti
italiani super commerciali, poi quando sono venuta qua il mio artista preferito italiano
è Mahmood, e qualcuno direbbe che è commerciale, però per me i testi sono abbastanza diversi
e che sia più profondo di Fedez. Però, boh. Più che ad artisti, vado a canzoni, perché
c'era una canzone di Achille Lauro con un'altra ragazza, non mi ricordo il nome in questo
momento, che andava tanto settimane fa. Sì, ho capito quale. Non mi ricordo il titolo.
Carillon? Qualcosa del genere, mi piaceva tantissimo.
C'era una canzone dei thegiornalisti, quella che fa "ti mando un vocale", per due anni
di fila! Quindi è la stessa cosa, ascolta gli artisti
più commerciali in Italia, però sto più attenta al contenuto della canzone, perché
ovviamente ora riesco a capire, mentre prima no.
Per chi non mi conosce, io ho studiato italiano al liceo e poi ho fatto due settimane di scambio
in Italia nelle Marche, a Fano, ed era in quel periodo che sono diventata un po' più
attiva nella mia ricerca di musica italiana, per capire un po' la cultura italiana. Mi
mancava la lingua, questa è una parte fondamentale ovviamente, se ascolti una canzone senza conoscere
la lingua, vai solo sui suoni, e i suoni commerciali sono i suoni commerciali. Però quando capisci
un po' di più la cultura e la lingua, cambia un po'.
C'è anche da dire, che sarà un dispiacere per tanti italiani, lo so, che quando sono
arrivata qui ho iniziato ad ascoltare la musica neomelodica, anche questo per via delle cose
che guardavo, sono una grande amante di Gomorra, anche se non ho visto l'ultima stagione, le
ultime due stagioni... Vabbè, dettagli!
Esatto! Però quella serie mi aveva aperto un mondo, perché quella è una realtà italiana
che non vedi mai da fuori, è brutto, però è anche una realtà. Inoltre, essendo anche
afroamericana, da un mondo un po' simile, però non simile, potevo capire un po' il
punto di vista degli argomenti, in più i suoni per me erano interessanti.
Quando parliamo, per esempio, di trap qua a Milano, io noto che le persone che cantano
le canzoni trap seguono tutti questi temi che non esistono qui
Che non ci sono, sì. Copiano quello che dicono gli artisti americani,
che è un po' strano, anche se non sono una grande amante della trap americana, è comunque
gente che racconta la propria realtà, le loro esperienze, mentre qua è più un costume
e non sembra autentico. Ok, cantiamo la trap, ma qualcosa che racconta
quello che succede in Italia, a te come giovane italiano.
Quindi anche per questo ero attratta dal neomelodico, è completamente napoletano, è quella realtà.
Esatto, sì. Infatti, diciamo... Eh, allora c'è, come dire, un sentimento molto forte
in negativo nei confronti della musica neomelodica, perché innanzitutto è considerata da tutti
musica di Napoli (non musica italiana), i neomelodici possono essere solo napoletani,
non è che un milanese si mette a fare il neomelodico e purtroppo, spesso, questi cantanti
neomelodici sono legati a una realtà brutta. Di criminalità.
E per questo motivo secondo me è molto difficile esportarla al di fuori di Napoli. E non piace
al di fuori di Napoli. L'unico cantante che ha iniziato come neomelodico, ma vent'anni
fa, e che ha raggiunto il successo in tutta Italia è Gigi D'Alessio, lui è l'unico che
è riuscito a oltrepassare questa linea invalicabile del neomelodico ed è entrato nella musica
pop italiana. È un discorso interessante, perché poi la
musica neomelodica che ho sentito mi ha aperto un mondo sulla musica napoletana in generale,
perché non fanno solo quello. Anche loro hanno un rap che è proprio loro, dove raccontano
le loro storie e hanno Liberato, che non so neanche bene come descriverlo in un genere,
però diciamo pop con dei suoni molto nuovi. E quindi, almeno per me, Napoli è una delle
scene musicali più dinamiche in Italia e più autentiche, come ho detto già.
Ho avuto una discussione con alcuni dei miei followers sul fatto che agli italiani non
piace questo tipo di musica, che secondo me è interessante, perché se io penso alla
musica popolare di diversi paesi, è sempre così.
Se io penso al tipico intellettuale americano se ascolta, io ti dico che non lo ascolto,
non mi identifico con quella musica, però è quella la musica che va.
Per la musica popolare in America è sempre stato così, se tu pensi al rythm and blues
non era la musica mainstream, perché lo erano le canzoni religiose o le canzoni country
o quelle patriottiche, però questa cosa che cantavano i neri era una cosa che era molto
underground. Però poi è diventata popolare. Quindi penso che inizia sempre così e una
cosa molto simile alla neomelodica napoletana è la dancehall giamaicana, che è molto popolare
e famosa. Ma io da ragazza con una madre giamaicana, io non potevo mai ascoltare quella musica
in casa, perché i testi sono super volgari e grafici. Un giamaicano medio, sì, l'ascolta,
ma in modo diverso da come si ascolta all'estero e gli artisti giamaicani che sono più famosi
in questo genere sono quelli più volgari in assoluto. È interessante!
Io parlavo più del fatto che può essere esportato fuori dall'Italia, può essere interessante
per Napoli, considerare la musica come un prodotto. Come i coreani considerano la loro
musica. Tanti coreani conoscono il k-pop, lo ascoltano, però anche lì, non è che
i coreani ascoltano k-pop allo stesso modo degli stranieri. E penso che con tutto l'interesse
per l'Italia, soprattutto in America per l'Italia del sud, perché tanti degli italoamericani
vengono dal sud, può essere interessante dal punto di vista economico, del prodotto.
Stessa cosa con il Volo, che sono che non sono amatissimi in Italia, forse di più dopo
l'Eurovision e Sanremo, però quando a me piacevano nel 2012 e li mostravo ai miei amici
italiani, alla mia insegnante d'italiano, mi hanno detto: "Ma cos'è?", perché ascolti
questo? Sai che cosa c'è secondo me? Ovviamente loro
sono bravissimi e hanno un seguito anche qui in Italia. Però il problema, anche con l'esportare
la musica neomelodica, dal mio punto di vista, potrei dire una cavolata, però, reiteriamo
sempre gli stessi stereotipi all'estero sull'Italia. Alla fine i giovani di adesso non si identificano,
non è che tutti gli italiani si identificano con la musica classica, l'Opera e la musica
neomelodica, no? Quindi esportare questi due prodotti secondo me darebbe (un'idea costruita)
- che vabbè poi sono già esportati, con tutti i telefilm, eccetera.
E questa è l'ironia, non so se influirebbe sulla reputazione dell'Italia tanto quanto
gli italiani pensano, perché anche il mio fidanzato ha detto: "Io la neomelodica no,
non la epsorterei, non voglio che la gente pensa così dell'Italia", però quello che
dico io è: 1) la gente non capirebbe quello che dicono, 2) non penserebbero mai così
profondamente, non è che quando penso al raggaeton ho questi pensieri così profondi
sul Sud America, non penso che quando le persone sentono le canzoni dancehall hanno un'immagine
in testa della Giamaica. Forse un po' di più per hip hop e trap riguardo agli afroamericani,
però penso che ci sono più fattori che entrano in gioco quando parliamo degli stereotipi
e come si sono sviluppati, non penso che sia tutta colpa della musica hip hop che è diventata
virale all'estero. Più che altro dico che è un punto interessante
per motivi di soldi e per far sì che l'Italia rimanga rilevante in un certo senso, esportando
una musica che è contemporanea, perché è anche questo che se tu chiedi ad un americano,
a meno che non studino italiano e non abbiano rapporti più profondi con la cultura, diranno
che conoscono forse Andrea Bocelli. Mia madre ascoltava Andrea Bocelli!
È interessante anche il fatto che ci sono popolazioni a cui non interessa, però ci
sono altre popolazioni che sono tipo "no, no, dobbiamo proteggere a tutti i costi l'immagine
del Paese"! Sai perché secondo me? Perché alla fine
sì, parliamo di Italia come unico Paese, ma in realtà siamo venti teste, ogni regione
ha una testa pensante e ogni regione ha anche la sua identità, quindi magari a un italiano,
appunto, come il tuo ragazzo, delle Marche o della Lombardia non va di essere associato
o rappresentato da un certo tipo di musica che non lo rappresenta affatto. Quindi forse
è questo il motivo di tutto questo. Sarebbe interessante anche vedere se i napoletani
sono disposti ad esportare questa cosa, perché non so, vedo il mondo del neomelodico come
un mondo molto chiuso, però forse mi sbaglio, non lo so.
Io non saprei in assoluto, però trovo sempre molto interessante il feedback che ricevo
dal mio seguito, perché certo c'erano dei napoletani che dicevano che non ascoltano
il neomelodico, parla di criminalità e la malavita e mi mette in imbarazzo, poi c'erano
gli altri che dicevano che in realtà è una musica come tante altre, ci sono canzoni belle
e canzoni brutte e se non piace in Italia è perché è del sud. C'erano varie opinioni,
che secondo me è normale. Cerco sempre di entrare in queste discussioni
che mettono alla prova il pensiero comune, perché...
Perché no? E poi io nel mio cuore sono economista e quindi
guardo sempre queste cose. Soprattutto in questo momento, in cui vediamo tutti arrangiarsi
e reinventarsi, speriamo di viaggiare di nuovo presto, però il fatto che non possiamo dipendere
dal turismo e i settori tipici dell'Italia, dobbiamo iniziare ad essere un po' più creativi
e capire quali sono altri modi per far soldi, creare lavori, l'esportazione delle culture
l'ho sempre trovato molto interessante. In Italia, con anni e anni di storia, già
si esporta la cultura, però vedo sempre un pericolo nel focalizzarsi solo sul passato.
Penso che ogni cultura e ogni popolo deve sempre pensare a come può andare avanti.
Anche in generale nella cultura italiana io vedo questo grande orgoglio del passato, però
non vediamo nessun futuro, soprattutto la nostra generazione.
Questo pessimismo che c'è dilagante, ci sono degli italiani che dicono "che fa tutto schifo",
"all'estero è sempre meglio". Ecco, io non sono d'accordo con questa visione del mondo,
perché è ovvio che l'Italia è un paese come tanti altri paesi in cui ci sono cose
positive e cose negative, cioè, è innegabile, no? Non è che è tuto bello, no. È ovvio
che ci sono anche delle situazioni che vanno cambiate. L'italiano medio è profondamente
pessimista, non reagisce alla situazione che gli si presenta davanti. Quindi più che scappare,
bisognerebbe restare qui e cambiare le cose. Io sono d'accordo, non sarei qua se facesse
tutto schifo. Anzi, è interessante perché in America il pensiero è opposto, ovviamente
anche noi abbiamo tantissimi problemi e altre cose che vanno bene, però il primo pensiero
non è di evitare o scappare. Prima di venire in Italia per la prima volta, io pensavo che
l'America fosse tutto, che non c'era un fuori, se è così qua è peggio in tutti gli altri
posti. È stato quando sono uscita che ho visto che
ci sono diverse realtà, diversi contesti. Mentre qua in Italia io vedo che già i genitori
dicono ai figli di studiare o lavorare all'estero, è un approccio diverso. Però io sono completamente
d'accordo con te quando dici che ogni paese ha i punti di debolezza e i punti di forza,
non è assolutamente impossibile fare in Italia, perché se io sono riuscita a venire da fuori,
donna (l'Italia non è così ospitale a tutte le donne), nera (l'Italia non è un paese
che ama così tanto i neri), non ero ricca, non avevo raccomandazioni, però son riuscita
perché usavo la mia creatività per adattarmi alla situazione. E quindi penso che dobbiamo
spingere la gente ad avere una mentalità più sul fare, ed è quello che cerco di mettere
in tutti i miei contenuti. La vedo così, ovunque.
Sì, sono molto d'accordo, bisogna smettere di lamentarsi e cominciare a fare, avere un
po' più di spirito di iniziativa, forse. Che manca un po' a molti giovani, no? Che
aspettano il posto fisso. Anche se sto notando un cambiamento. Molti giovani che hanno passato
periodi lunghi all'estero, sono voluti andare fuori, hanno fatto la loro esperienza all'estero
e poi sentono un po' il bisogno di riportare le loro competenze qui in Italia. E queste
sono le due facce del Paese secondo me oggi. Ci sono quelli che sono pessimisti nell'animo,
non è che si può fare tanto in quel caso, alcuni si possono salvare, altri no. Altri
invece che tornano, anche quelli che restano qui, ci sono tanti giovani che vogliono fare,
dobbiamo solamente metterci insieme. Poca roba, un lavoro piccolo.
Beh se ci pensi alla fine il futuro dell'Italia siamo noi, quindi chi altro può farlo se
non noi? Penso tanto alle diverse culture, alla globalizzazione,
al passato, al futuro e per me la musica italiana è una grande spunto di pensiero, perché
mostra tutte le cose che abbiamo detto, il regionalismo, il racconto del passato rispetto
al futuro, però è anche interessante se parliamo delle influenze estere rispetto alla
musica locale. Tocca tanti argomenti interessanti diversi.
Io ti ringrazio tanto per aver accettato di fare questa chiacchierata con me. Anche per
dare un punto di vista diverso sulla situazione musicale in Italia.
Ovviamente lascerò tutti i link di Tia nella descrizione del video qui sotto, così voi
potete andare a guardare i suoi video, che sono molto interessanti e molto attuali.
Grazie ancora! Grazie!
Ciao!