Episodio 3 - Gli stivali del diavolo (3)
Questa è Antonella, la figlia più grande dei Giacco
Qualcuno che l'aveva portata via dalla scuola. Perché mia mamma non si sapeva spiegare, allora…”
I poliziotti non aggiungono altro su Margherita, ma informano il padre Santo che sono lì soprattutto per un altro motivo:
Live Santo: “Lei ha fatto una rapina con sua moglie”. “Mia moglie?”
“Sì, sua moglie ha portato la macchina e lei è entrato dentro”
All'inizio l'allontanamento di Margherita sembra una conseguenza della rapina fatta dai genitori. Santo Giacco però non crede a quell'accusa mossa a lui e alla moglie dalla polizia...
“Ma forse avete visto qualche film? Lei non ha nemmeno la patente, nemmeno la bicicletta sa portare”
La casa viene perquisita e Santo a quel punto nota qualcosa che al momento non riesce a spiegarsi...
Però sai, se io avevo fatto la rapina, come dicevano loro, perché vai a prendere le cassette?
Giacco si riferisce a un armadio pieno di videocassette che tiene in camera da letto. Dopo averle notate perquisendo la casa, la polizia gliele aveva sequestrate e portate tutte via.
“Ho detto mah, c'è qualcosa che non quadra. Se ho fatto la rapina che c'entrano le videocassette?
Ma videocassette di cosa?
Allora, siccome io c'ho un casino di videocassette di Ercole, Maciste, guerrieri, quella roba lì, prendono tutta la roba e ci portano in caserma.”
La coppia viene divisa
Live Maria: “A lui lo chiudevano dentro a una camera, a me dentro a un'altra. Volevano sapere chi è che lavava la bambina. Facevo io “la lavo io la mia bambina. C'ho sei figli...”
Live Santo : “Cominciano a dire “sua moglie lascia da solo in casa con la bambina…” Gli ho detto venite in conclusione, cosa volete?”.
I Giacco vengono informati che in realtà non c'è mai stata nessuna rapina, era solo una scusa per portarli in caserma senza problemi. Il vero motivo per cui sono lì è che c'è il forte sospetto che Margherit, la loro figlia più piccola, abbia subito degli abusi sessuali. E c'è il forte sospetto che li abbia subiti da una persona depravata all'interno della loro famiglia. Mentre parlano, i poliziotti usano spesso un termine che Santo e Maria non hanno mai sentito.
“Pedofono, pedofono, che io facevo: “che è questa cosa pedofono”?
E' la prima volta che sento questa parola, pedofonia. Cos'è la pedofonia? Mi dicevano: quando uno violenta i bambini. Violenta i bambini? Io so che la chiamavano maniech…”
Qualche ora dopo, i Giacco tornano a casa, frastornati. Margherita però non è con loro. Non sanno dove sia, non sanno con chi sia. E soprattutto, continuano a non capire cosa possa essere successo.
“Io andavo tutti i giorni ai servizi sociali, facevo delle urla…
Loro mi dicevano “signora finché non ci arriva l'avviso non possiamo fare i collochi”
“Quindi non sapevate perché era stata portata via?” “No, niente”
La Procura di Modena, nel frattempo, chiede che la bambina venga portata in visita da una dottoressa di Milano. Cristina Maggioni, la stessa che ha già visitato le due vicine di casa di Mirandola, Elisa e Marta. L'esito della visita è lo stesso: vengono riscontrati segni di abusi.
Margherita viene subito portata in una casa famiglia nei pressi di Reggio Emilia.
E qualche mese dopo, a giugno, i suoi racconti daranno conferma della diagnosi della Maggioni.
Il papà e la mamma la portavano spesso in un bar di Finale Emilia. La bambina restava lì, a volte da sola, ad aspettarli. Finché un giorno un uomo che non riesce a identificare la porta nel bagno. E i tuoi genitori dov'erano? E' successo solo quella volta? Margherita ancora non ricorda. Fa fatica a parlarne.
Valeria Donati cerca di spronarla, di aiutarla. Proprio come aveva fatto con Dario e Marta, riuscendo finalmente ad avere racconti precisi e dettagliati.
Qualche mese dopo essere stata portata al Cenacolo Francescano, anche Marta infatti ha iniziato a parlare.
La bambina ha saputo che la mamma Francesca si è suicidata e inizia a parlare di lei.
Non era stata una brava madre. L'aveva venduta a dei maniaci sessuali a Massa Finalese e a Mirandola. E non solo a loro, ma anche al loro vicino di casa, Federico Scotta. I racconti si arricchiscono, seduta dopo seduta. Sono dettagliati, precisi, ricchi di particolari. La bambina sta prendendo coraggio. Si sta piano piano aprendo. Sta svelando i segreti di quel mondo oscuro e diabolico e dei suoi adepti.
Sì, c'era anche lei nei cimiteri assieme a Dario e alla piccola Elisa. Sua mamma Francesca ce la portava di notte e offriva il suo corpo ad altri uomini e donne travestiti da animali. Marta racconta di aver visto anche dei cadaveri dissotterrati. Non capisce a cosa serva tutto questo. Ha paura. Poi si chiude e non riesce più ad andare avanti nei racconti.
Valeria Donati le dà del tempo e si concentra su Dario e su Margherita, la figlia dei Giacco.
Finché quest'ultima fa un passo in avanti: ad abusare di lei non c'era solo quell'uomo misterioso nel bar di Finale. C'era anche suo padre, Santo.
I bambini che accusano i genitori sono 3 su 5. Elisa e Nik Scotta d'altronde sono troppo piccoli per parlare ed essere ritenuti credibili. Ma Dario, Marta e Margherita lo sono.
E così anche la famiglia Giacco si ritrova nei guai.
Live Antonella:
Poi quando ha sentito “pedofilia”, come cazzo si dice quella parola, mio padre è crollato. Ma è crollato perché si è sentito sporco.
Live Giacco:
Tu hai mai messo le mani addosso a tua figlia? Chiedilo a lei. Chiedilo a lei.
No, io lo chiedo a te voglio una risposta da te.
A tutti i miei figli devi chiedere che padre sono stato e basta.
Lo chiediamo ad Antonella
Live Antonella:
Come vi trattava vostro padre?
Da dio. Tanto che ci teneva, che gli dava fastidio anche se andavamo in bagno con la mamma...se andavamo in bagno in due...perché ci teneva all'onestà.
Live Santo
io sai che dicevo? Non vi permettete perché vi stacco la testa. Deve andare uno alla volta nel bagno. O se maschio o se è femmina. Veniamo di Afragola, un paese di merda. Un paese che i nostri padri, i nostri genitori, i nostri nonni, c'hanno imparato che l'educazione come si deve, coi figli e coi cugini e con tutte le famiglie.
E io mi permettevo di fare una cosa così? Ma io mi buttavo sotto a un treno! Che poi queste cose qua non mi venivano proprio. Non li capivo nemmeno. Sui miei figli? Ma stiamo scherzando? Stiamo parlando dei figli, non stiamo parlando delle formiche.
Santo Giacco non viene creduto. Sei mesi dopo l'allontanamento di Margherita, i carabinieri lo vanno a prendere a casa. Hanno un mandato d'arresto. I racconti della figlia lo dipingono non solo come un abusatore seriale, ma anche come il capo della setta che porta i bambini ai cimiteri. Per lui si aprono le porte del carcere.
Live Antonella
Poi quando è successo il fatto che hanno portato via mio padre, lì dopo siamo andati in panico. Poi dopo hanno cominciato a venirgli le crisi …
A chi?
A mia mamma Che crisi?
Crisi che noi ci credevamo che era uscita fuori di testa
Addirittura una volta ho dovuto chiamare l'auto-ambulanza e le abbiamo dovuto mettere la camicia di forza.
Eh perché avevano portato via mia sorella, avevano portato via mio padre, poi dopo tutto all'improvviso abbiamo cominciato a vedere che incominciavano a venire gente e portavano. vano via i mobili, portavano via questo...ci siamo trovati una cosa…
Ma tu dici le forze dell'ordine che venivano a perquisire?
No no no, quelli che dovevano avere i soldi da mio padre, che poi mio padre in casa non c'era più in casa, noi non riuscivamo a pagare e quindi ci siamo ritrovati tutto addosso e lei è andata in crisi.
Live Maria: Io non sapevo più cosa dovevo fare, cosa mi stava succedendo, ero diventata pazza.
Io volevo mia figlia e mio marito. Volevo sapere cosa era successo.
In carcere i Galliera, Maria Rosa Busi, Alfredo Bergamini, Federico Scotta e Santo Giacco si fanno la stessa domanda.
Live Santo- Federico
Io mi so trovato in carcere, non so perchè..
La cosa più brutta è quando ti senti chiudere le porte del carcere, che lasci un mondo per entrare in un altro mondo. Dove, in quel mondo, i detenuti giudicano loro stessi la persona con la quale hanno a che fare.
I carcerati lo sai quando c'hanno a uno per questa cosa qua, ti fanno un culo così.. Certamente non è stato un bell'entrare.
Allora c'ho spiegato un pò la storia, poi i carcerati non so stronzi..ti vedono in faccia le persone, dice noo..
Federico Scotta comincia a convincersi che dietro a questa operazione di caccia ai pedofili in realtà c'è solo un disegno ben più subdolo, che vede la complicità di psicologi, assistenti sociali e giudici. Ok. Ma allora perché i loro figli hanno fatto quei racconti? E perché una ginecologa di un importante clinica di Milano ha riscontrato segni inequivocabili di abuso? Come fa a non essere vero? L'abbiamo chiesto a Federico Scotta.
Oggi Scotta ha 42 anni. Fa la guardia giurata e vive a Bologna. Ha divorziato dalla moglie thailandese e non ha idea di dove siano i figli… Dopo 20 anni, 12 dei quali passati in carcere, continua a negare ogni accusa e a proclamare la propria innocenza e quella di tutti gli altri imputati.
LIVE SCOTTA:
Hai mai fatto niente di quello di cui sei accusato? No assolutamente no..mai
Conosci delle persone all'intorno di questi processi che secondo te, possono aver fatto quelle cose? Per quello che ho avuto modo di vedere io secondo me no
LIVE SCOTTA: Il non avere un figlio o il non avere più i figli non è quell'espressione costruita, cioè è un qualcosa che sei vivo ma sei morto dentro. L'espressione, la tristezza che avevano negli occhi non era da attori….
Esco dalla casa di Federico Scotta, e risalgo in macchina. Insieme a me c'è Alessia Rafanelli, la co-autrice di Veleno.
LIVE MACCHINA PABLO- ALESSIA
Che dici? mmmm..Io non direi mai che è un pedofilo...
Semplicemente quella persona che vedi non è la persona che hanno descritto le carte… Se ha fatto quello che dicono è un attore da premio Oscar, da premio Oscar.
Torniamo nello studio di Valeria Donati, a Mirandola.
Dario è di nuovo di fronte a lei, per l'ennesimo colloquio. E' il 29 ottobre del 1998.
Il bambino sta per fare una rivelazione che scatenerà il panico. Poco prima di essere allontanato dalla sua famiglia naturale, suo padre Romano, durante un rito satanico in un cimitero, gli aveva messo in mano un coltello e lo aveva guidato nell'uccisione di un bambino.
I cimiteri da semplici luoghi di una squallida messa in scena da parte di un gruppo di pedofili, diventano teatro di omicidi.
E a confermare le parole di Dario, poco dopo, arrivano anche i ricordi di Marta e Margherita.
Gli incappucciati uccidono bambini di tutte le età e loro sono costretti a guardare e a partecipare. Si parla di sevizie e torture orribili, di traumi indelebili per questi piccoli, che hanno solo fra i sette e i nove anni, ma hanno già visto com'è l'inferno.
Il livello di attenzione all'interno dei Servizi Sociali, del Tribunale dei Minori e della Procura è altissimo.
I giornali di zona e le trasmissioni televisive non parlano d'altro.
LIVE TRASMISSIONE TV SU DON GIORGIO E poi dopo, io l'ho guardati per l'ultima volta.