Trova il Coraggio di Osare Nonostante le Insicurezze - YouTube
C: Allora Patrizia, la prima domanda che ti faccio mi tocca un po' sul personale,
la domanda è questa: tutto quello che riguarda le materie STEM di cui tu sai molto più che
qualcosa quindi scienze, tecnologia, ingegneria e matematica offrono un sacco di opportunità,
sia di carattere lavorativo, per chi poi ci può lavorare dentro, sia per cambiare un po' le cose,
visto che il mondo sta andando in una direzione che a volte fa un po' paura. Solo che noi donne,
come gruppo spesso cresciamo convinte di non essere portate per questo tipo di materie. Io
perlomeno sono cresciuta convinta di non esserlo e ho avuto una serie di conferme da parte dei miei
insegnanti e delle mie insegnanti peraltro sul fatto che forse era meglio mi dedicassi ad altro.
E per me è tuttora un grande mistero capire cosa sarebbe successo se a quel tempo avessi deciso
che no, che io ero portata per queste materie e volendo ci sarai cimentata invece non c'è
nemmeno provato. Ti chiedo allora come possiamo recuperare come donne questa sicurezza nel fatto
che se ci sentiamo attratte verso queste materie i requisiti per farcela ce li abbiamo davvero?
P: La cosa più importante che ciascuno di noi deve avere chiaramente in testa
è che non esiste un cervello maschile e un cervello femminile. I cervelli sono tutti
uguali. Davanti a uno scan di un cervello nessun espertissimo può riconoscere se è un cervello di
un maschio o il cervello di una femmina, quindi tutti abbiamo potenzialmente le stesse capacità.
Ovviamente possiamo avere delle inclinazioni diverse ma non è assolutamente accettabile che
ne un genitore ne un professore siano essi maschi o femmine dicano a un'alunna o a un alunno che
è inutile che si sforzi per raggiungere risulta certi risultati perché tanto non ci riuscirà mai,
ecco, non è assolutamente accettabile. È una questione di principio e ovviamente questo fa
parte del dei terribili stereotipi della nostra società. I maschietti sono adatti a fare i medici
gli ingegneri, i piloti di aereo, qualsiasi cosa interessante e invece che mi devono dedicarsi a
appunto mestieri creativi oppure sociali. fare il medico, l'infermiera cioè tutte cose che
richiedono fosse più empatia. Devo dire che la settimana scorsa sono state in California
e sono stata particolarmente soddisfatta che il comandante del volo che mi ha portato a San
Francisco fosse una signora che tranquillamente si è presentata “sono il vostro comandante,
ho qui vicino a me il primo ufficiale eccetera..”, assolutamente normale. Questa signora chiaramente
ha fatto tutte le scuole di volo che hanno fatto i maschietti e si è dimostrata tanto brava quanto
loro, quindi le ragazze devono essere prima di tutto coscienti che loro possono, noi possiamo,
come diceva un vecchio slogan “noi valiamo”, ecco, non esiste nulla che una donna non posso fare.
C: Ecco hai parlato di empatia che effettivamente volente o nolente è un po' una caratteristica che
le donne sembrano avere più degli uomini anche qui probabilmente è uno stereotipo,
però insomma questa idea del senso materno, a prescindere che uno abbia figlio no,
è considerato caratteristica tipicamente maschile. Ecco ti chiedo caratteristiche come questa,
come come l'empatia, il desiderio di rapportarsi all'altro possono essere delle qualità che si
rivelano più che vincenti in questo mondo STEM un pochino dominato dagli stereotipi?
P: Assolutamente sì perché specialmente nelle collaborazioni, quando si ha a che
fare con persone di tutte le nazioni e che quindi vengono da culture diverse, avere un atteggiamento
empatico, cioè essere curiose ma anche attente a quelli che potrebbero essere delle diverse
priorità che le persone hanno a seguito della loro diversa cultura, effettivamente favorisce una
buona atmosfera all'interno della collaborazione e quindi fa nascere degli ottimi ambienti di
lavoro. Beh nel mio caso ha fatto nascere anche molte proprio amicizie personali perché così,
chiacchierando, si è passato dalle stelle di neutroni ai figli, agli hobby cioè a tutte
le componenti che fanno parte della vita di una persona, sia il lavoro, sia la sfera personale.
C: E a proposito di ambiente di lavoro, una cosa è credere, sapere più che credere,
sapere di potercela fare e magari avercela anche fatta, altra cosa poi è gestire quelle
che sono le reazioni che arrivano dall'esterno quindi da altri fuori di noi. Per chi lavora,
per le donne che lavorano in un contesto tipicamente maschile,
l'esperienza piuttosto comune è quella di sentirsi continuamente sminuite,
in forma diretta e indiretta verbale e non verbale. È quasi qualcosa che viene naturale
veramente difficile riconoscere l'autorevolezza di una donna all'interno di un di un contesto
mi vengono in mente aziendale corporate ma in generale come può fare quindi una donna
a smettere di perdere tempo cercando di farsi valere e riconoscere o reclamare oggettivamente
quello che è il suo valore quindi e guadagnandosi anche un rispetto che va oltre lo stereotipo?
P: La parola fondamentale è autorevolezza, come hai detto tu, nel senso che, le qualità
fondamentali di una persona che vuole riuscire sia essa maschio o femmina sono secondo me e due:
la determinazione, cioè essere sicure di quello che vuoi e l'autorevolezza,
avere acquisito conoscenze nel campo nel quale tu vuoi operare. Una volta che tu
hai queste due qualità e queste due qualità ti danno la sicurezza che quello che tu fai
è corretto, cioè le decisioni che tu prendi sono quelle migliori, visto il contesto nel quale ti
muovi, in generale questo viene riconosciuto. Ovviamente forse non immediatamente ma con
il tempo tu vieni in qualche modo incasellata come una persona della quale ci si può fidare,
se ti chiedono un parere, tu dai un parere informato, io non ho mai paura di rispondere
“guarda che io questo argomento non lo conosco”, non non mi invento tuttologa
per il piacere di farlo. Io do opinioni quando penso di avere qualche cosa da dire.
C: Possiamo riassumere quello che ha detto “in preparazione”,
che credo sia qualcosa che a volte è un po' sottovalutato,
nel senso che con l'esperienza magari la preparazione viene meno.. questa non era una
domanda che volevo farti ma mi è venuta in mente in questo momento.. tu smetti mai di prepararti,
di aggiornati anche dopo tutti questi anni di grossissima esperienza sul campo e non?
P: Ma ovviamente io continuo a leggere, continuo a studiare, continua a scoprire di non sapere un
sacco di cose e quindi si, buona parte della del mio tempo disponibile è sempre dedicato
alla lettura dei nuovi risultati, delle nuove interpretazioni, spesso critiche di
tutto quello che si credeva andasse bene che si scopre che invece traballa, assolutamente.
Il continuare a seguire, sai la scienza è un'evoluzione continua e a volte frenetica,
ti garantisco che a volte si fa fatica a stare dietro anche solo a un argomento scientifico.
Quindi la preparazione è fondamentale, e il continuare a studiare è altrettanto importante.
C: Per quanto riguarda invece errori intesi in senso molto ampio, ad esempio ti sei mai resa
conto di aver sostenuto la teoria sbagliata o la ricerca sbagliata, oppure se ti sei mai
resa conto che la ricerca che avevi sostenuto, che avevi studiato all'improvviso è obsoleta,
perché mi dici no che è in continua evoluzione, come superi un po' quella
sensazione di di scoraggiamento per aver quasi avuto la sensazione di perdere tempo?
P: Questo qui fa parte del lavoro di un ricercatore di uno scienziato,
si tentano delle strade mica tutte funzionano e quindi è assolutamente vero che a volte uno si
convince che le cose debbano andare in un certo modo poi fa un test e scopre che no
vanno in un modo assolutamente diverso quindi vuol dire che i presupposti erano sbagliati,
quindi vuol dire bisogna ricominciare diciamo a riconsiderare tutto, ma ancora una volta è così
che va avanti la scienza, con sempre uno spirito molto critico e molto aperto. Ci vuole veramente
molta umiltà, bisogna accettare il fatto che gli sbagli sono sempre dietro l'angolo.
C: Forse mi verrebbe da dire anche questa è un po' considerata in termini stereotipati
una caratteristica tipicamente femminile, il fatto di quasi a volte un'umiltà un po' forzata
e molte di noi, il fatto di non riconoscere mai i nostri nostri valori i nostri successi,
quindi forse ci viene anche un po più semplice accettare gli errori secondo te?
P: Sai se uno non accetta gli errori non va mai avanti eh, perché gli eroi li fanno tutti
non li fanno mica solo le femminucce, li fanno anche i maschietti cioè quando uno non accetta
il fatto di essersi sbagliato si condanna a non progredire e quindi è proprio un atteggiamento
di apertura mentale. Bisogna assolutamente.. Ci sono stati i premi nobel vinti perché si
cercava qualcosa si è trovato qualcos'altro. E allora quando si è trovata una cosa così diversa
dalle aspettative è stato necessario rivedere completamente il paradigma e quindi devo dire
che tutti gli scienziati sono abbastanza, devono essere pronti ad accettare il fatto che quello
che si aspettavano non è giusto perchè magari da una cosa diversa nasce la grande scoperta.
C: E questo molto bello perché mi viene in mente quanto importante poi possa essere
applicare questo atteggiamento alla vita quotidiana, quante volte intraprendiamo una
strada dopo aver superato la paura di dire ok ci provo, ci proviamo non si rivela quello che
avevamo pensato però scopriamo qualcosa nel percorso. C'è sempre qualcosa che possiamo
scoprire nola la chiave sta un po nell'essere aperti al fatto che c'è quel qualcosa invece di
fossilizzarsi sul fatto che abbiamo sbagliato tutto, che la strada a quella sbagliata,
che vorremmo tornare indietro cosa che non si può fare perché non si può cambiare il passato.
P: L'elasticità mentale è una delle grandi doti del genere umano,
tutto sommato homo sapiens ha conquistato il mondo
e ha conquistato lo spazio proprio perché ha una mente che è straordinariamente elastica.
C: A proposito di elasticità abbiamo parlato di determinazione, autorevolezza, preparazione
metto tutto in bagaglio di vento “la capa” chiamiamomi così, comunque qualcuno che deve
gestire un gruppo. Questo gruppo si compone di uomini e donne. Gli uomini non mi prendono
sul serio, le donne mi invidiano. Cosa faccio per lasciarmi scivolare addosso
questa cosa e creare comunque un team, una sensazione di squadra, un fare squadra?
P: Bisogna prima di tutto saper ascoltare, dimostrare di saper ascoltare tutti,
saper ascoltare i problemi di tutti e dimostrare a tutti che si è in grado
di dare qualche tipo di supporto, che può essere semplicemente un consiglio, può essere un aiuto,
può essere un indirizzamento, fai così piuttosto che cosà, vedrai che migliorerai,
eccetera.. Tutto ciò ovviamente basato su sul fatto di dover dimostrare sempre la propria
autorevolezza senza però diventare autoritario. Io dico sempre, diciamo ai miei giovani colleghi,
tu non devi dimostrare niente a nessuno, prima di tutto tu lo devi dimostrare a te stesso. Quindi
quando io interagisco col resto del mondo io non voglio dimostrare al resto del mondo quanto sono
brava ma quanto io ho voglia di lavorare con loro per arrivare un risultato comune.
C: E quindi a questo può aiutare anche qualora a qualche mio collega non mi prendesse sul serio?
P: Non si è mai presentata l'opportunità perché a quel punto io mordo.
C: Ok quindi mordere fa parte delle azioni consigliate, se necessario?
P: Assolutamente sì, se necessario. Si ma è stato necessario molte poche volte nella mia vita.
C: Ok quindi per mordere intendi essere molto dirette sul rispetto reciproco necessario, giusto?
P: Si, dicendogli o dicendole che appunto noi siamo qui tutti per lavorare insieme,
non per dimostrare chi è il più bravo e se c'è bisogno di
mostrare che è il più bravo io non sono mai dietro a nessuno.
C: Bellissima, questo dovrei forse tatuarla da qualche parte, scriverla da qualche parte,
perché poi magari serve una volta nella vita, ma quella volta sarebbe facile saperlo.
P: C'è un detto sudafricano che è “When the going get tough, the tough get going” ovvero “quando il
gioco si fa duro i duri giocano” però appunto i duri possono anche giocare in modo soft, non è
necessario sempre fare il gioco duro, se però il gioco si fa duro bisogna giocare in modo duro.
C: Assolutamente una cosa che ha detto che mi ha colpito il fatto di dire appunto ai tuoi colleghi
più giovani non è necessario che tu dimostri nulla a nessuno, dimostrarlo a te stesso. Una cosa che
tra l'altro non avevo mai sentito definita così e che però ho letto è che le donne dicono si dice
soffrano della cosiddetta sindrome della chiara cioè abbiamo bisogno, poi la spiegazione insomma
suona familiare abbiamo bisogno di essere incoronate continuamente da qualcuno che ci
riconosca che siamo brave e che quindi abbiamo un certo valore, anche quando siamo super preparate,
anzi a volte molte di noi si preparano allo sfinimento e nonostante questo non si sentono
mai abbastanza pronte. Ci dai qualche consiglio pratico per chi tra le ascoltatrici si trova in
questa situazione, cioè sente il continuo bisogno di ricevere un riconoscimento dai
propri colleghi maschi, dico maschi perché nel mio caso io sono stata circondata da colleghi
maschi tra l'altro spesso anche più grandi di me e sono stata ossessionata da questa idea di
voler assolutamente essere riconosciuta come quella brava, quella di valore, quella tosta,
cosa che tra l'altro non è mai successa quando la volevo, è successa poi in situazioni dove
avevo lasciato andare la presa, per altro ma questa è un'altra storia..
P: Diciamo che il vero consiglio pratico che io mi sento di dare è ciascuno/ciascuna si
deve ricordare sempre che gli altri pensano di te quello che tu pensi di te stessa,
quindi se tu sei conscia delle tue capacità, ti senti tranquilla e quindi hai autorevolezza
nel tuo campo, questo filtrerà dal tuo modo di fare e verrà riconosciuto. Quindi veramente,
se uno invece si sente insicuro, indeciso, titubante, gli altri penseranno che tu sei
insicuro, indeciso, titubante perché tu lo fai filtrare. Veramente gli altri pensano
di noi quello che noi pensiamo di noi stessi, quindi primo consiglio training autogeno essere
assolutamente tranquille e sicure di sè stesse, perché questo è un ingrediente fondamentale.
C: Secondo te quand'è che sappiamo di aver veramente fatto il massimo
per prepararci e per acquisire quella autorevolezza? Quand'è che sappiamo
che davvero non possiamo dare di più che siamo arrivati al nostro
top in termini di capacità di dare del nostro meglio in quel momento?
P: Quando facendoci un po un esame di coscienza siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto,
dopodiché aggiungo subito che vivere significa sempre fosse degli obiettivi più alti,
quindi sei soddisfatto di quello che hai fatto, ma a quel punto vorresti fare di più,
vorresti raggiungere un altro obiettivo più alto più difficile. E quindi, ancora una volta,
è qualche cosa di molto interiore, non c'è nessuno che ci possa dire “ok va bene,
a questo punto sei pronto per la prossima sfida”, ti devi convincere da sola che sei
pronta per la prossima sfida, e poi non è detto perché magari la sfida la fai e la perdi eh..
C: ..che fa parte del gioco, per cui non dovrebbe scoraggiarci!
P: Ma no, figurati! Quelli che studiano le start up dicono che il fallimento delle per
tappe la cosa più normale del mondo. Quando uno accetta una sfida fallire fa parte del gioco.
Poi se succede a te non sei mica contento eh, garantisco.. ma effettivamente il fallimento
fa parte del mettersi in gioco perché non si può mica solo avere successo nella vita, ogni tanto
si sbatte una facciata e quello lì ci ricorda che un pochino di umiltà è sempre una dote positiva.
C: Senti Patrizia c'è un aneddoto particolare della tua esperienza con gli astri che secondo
te può essere considerata anche una vera e propria lezione di vita utile
per chi ci sta ascoltando a prescindere da quello che fai e da dove lavora ?
P: L'aneddoto che racconto sempre che è divertente al suo modo è che una volta ero
stata invitata a fare un importante intervento a una conferenza sulle stelle di neutroni,
che sono le cose che studio io. Quindi c'era un presidente di sessione, che presenta dice
“parlerà di bla bla bla” e poi in generale uno ti dice ti faccio segno cinque minuti prima che
finisca il tuo tempo in modo tale da permetterti di finire il discorso eccetera. Questo qua mi
metto davanti un orologio, tipo contaminuti, da cucina e mi dice non c'è bisogno che ti spieghi
come funziona perché sicuramente tu sai come funziona un contaminuti da cucina, ecco l'avrei
strangolato ovviamente. Questo qui appunto fa parte.. questo questo collega che diciamo
presentava “la scienziata” e quindi in qualche modo riconosceva il fatto che era una persona,
diciamo, di riferimento nel campo, dopo di che non si è potuto esimere dal fare la battutina
cretina e io gli ho detto vabbè la prossima volta ti spiego come funziona un orologio da cucina..
C: Peraltro io sinceramente non avrei saputo come utilizzarlo
perché non amo particolarmente stare ai fornelli
quindi mi sarei trovata in difficoltà ;) Però ti chiedo a quindi la lezione di vita che
altre donne potrebbero portarsi a casa da questo aneddoto come la riassumeresti in tre parole?
P: Di non farsi scoraggiare da queste piccole punzecchiature, ecco, come dico era un ambiente
nel quale chiaramente veniva riconosciuto il mio merito ma volendo fare una battutina si è fatta
una battutina collegata al fatto che io fossi una signora, a un uomo non l'avrebbero fatta
questa cosa qui. Però questo qui uno appunto deve lasciarsi scivolare e magari rispondere a tono,
ma senza diciamo “inalberarsi”. Non bisogna assolutamente prendersela, perché sennò uno
passa tutto il suo tempo a queste sciocchezze piuttosto che occuparsi delle cose serie.
C: Parlando di cose serie, qual è il tuo prossimo obiettivo più alto?
P: Ah.. obiettivi più alti dipende! Ce ne sono di diverso livello adesso sto pensando
a un nuovo libro ad esempio, dedicato alle nuove astronomie, alle nuove finestre che
si aprono nello studio dell'universo che sono quella delle onde gravitazionali dei neutrini,
questo è una cosa che penso di scrivere a breve e poi invece dal punto di vista della mia ricerca,
nel mio lavoro spero di riuscire a vedere l'Italia occupare il posto
che le compete in una grande collaborazione internazionale che si chiama Osservatorio CTA,
CTA sta Cherenkov Telescope Array che è diciamo il prossimo grande osservatorio per studiare
astrofisica delle alte energie. L'Italia ha una grandissima tradizione in questo campo,
sta facendo grandi investimenti e quindi stiamo facendo tutta una serie di azioni scientifiche,
tecnologiche e politiche perché il nostro ruolo venga riconosciuto.
C: Questo è bellissimo. Io sono fuori dall'Italia quando avevo 18
anni e raramente ne sento parlare bene e questo mi spezza il cuore,
quindi sono felicissima di sapere che stiamo per una volta facendo dei grandi
passi verso qualcosa di così importante. Senti Patrizia, una donna che pensi
dovremo intervistare dopo di te e che ammiri moltissimo e per quale ragione.
P: Una donna che ammiro moltissimo è la mia amica professoressa Maria Pia Abbracchio,
professoressa di farmacologia all'Università di Milano, che è prorettore dell'Università di
Milano, quindi ha accettato una sfida grandissima perché oltre a essere una scienziata importante ha
deciso di dedicare diversi anni della sua vita per lavorare per l'università, che significa
lavorare per gli altri. Da quando è diventata prorettore praticamente non riesco più a vederla,
ogni tanto ci mandiamo dei messaggini ma è una delle persone più autorevoli,
più dolci e più simpatiche che io conosca e anche elegantissima,
è l'unica signora che conosco che non esce mai senza cappello, pensa!
C: Quindi anche questo dimostra la capacità di multitasking anche se insomma su questo
si aprirebbe un altro universo, di noi donne che siamo in grado comunque in
inglese si dice “to keep it all together”, non ci sfugge nulla nemmeno il cappello in questo caso!
Io, Patrizia ti ringrazio moltissimo, è stato veramente un'ispirazione
parlare con te e spero ci saranno moltissime altre occasioni per farlo,
magari anche per vederci fisicamente e non attraverso aggeggi tecnologici che
amo ma hanno i loro limiti, c'è un'ultima cosa che vorresti dire prima di lasciarci?
P: Facciamo uno slogan “ragazze credete in voi stesse!”
C: Bellissimo, bellissimo grazie mille! Patrizia grazie ancora
P: Ciao buon lavoro!
Questo è tutto per la puntata di oggi. Spero di averti dato qualche
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