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Storia D'Italia, Il generalissimo dell'occidente (395-401) - Ep. 22 (1)

Il generalissimo dell'occidente (395-401) - Ep. 22 (1)

Nello scorso episodio della narrazione principale abbiamo posto fine alla carriera di Teodosio il forse grande, un imperatore fondamentale per la storia di tutto l'occidente e l'ultimo a potersi fregiare del titolo di imperatore di un impero unito.

A succedergli sono i suoi due giovani, incapaci e totalmente inutili figli: Arcadio e Onorio. Nei libri di storia questo è il momento in cui l'oriente si divide dall'occidente e l'Impero si spezza in due parti, fine della storia. La realtà è un po' più complessa: per me la data vera di separazione è il 364. In quella data abbiamo la divisione tra Valentiniano e Valente anche se entrambe le due corti, Milano e Costantinopoli, continuarono a giurare di far parte di un solo impero, con una sola legge ma due imperatori al servizio dello stato, come era stato almeno dai tempi di Diocleziano: Onorio e Arcadio, secondo lo storico antico Orosio, sono semplicemente correggenti dello stato Romano.

Eppure le conseguenze della quasi-separazione che durava da decenni saranno presto evidenti. I due imperatori, incapaci a governare, scateneranno una gara a controllare i gangli del potere dietro al potere: cortigiani, eunuchi, militari semibarbari, imperatrici e un certo Re dei Goti cercheranno di assumere il potere sui due giovani figli dell'Imperatore. Molti moriranno nel tentativo.

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Dittico di Stilicone, conservato a Monza, dipinge la famiglia del generalissimo dell'Occidente: lo stesso Stilicone, sua moglie Serena (dalla casa di Teodosio) e il figlio Eucherio, destinato da Stilicone probabilmente a diventare un giorno imperatore

Un poeta greco d'egitto che scrive in latino

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Prima di tuffarci nell'azione dobbiamo introdurre la nostra fonte principale per questo periodo: siamo piuttosto fortunati per questi anni perché abbiamo una fonte aggiuntiva rispetto ai soliti autori cristiani o a quel pasticcione di Zosimo. La nostra fonte è di natura molto originale, si tratta infatti non di uno storico ma di un poeta, nato ad Alessandria in Egitto. Uno degli intellettuali pagani della città, fuggirà da Alessandria dopo la rivolta che distrusse il Serapeum e la possibilità di una convivenza pacifica con i cristiani e il loro Vescovo. Il nostro poeta si imbarcò per Roma, ancora la più grande città dell'impero, e qui fu assoldato dalla più importante famiglia patrizia Romana che aveva bisogno di un poeta cortigiano. Quasi subito le sue doti di retore, poeta e autore di panegirici furono notati dal nuovo padrone dell'occidente, Stilicone, che lo volle a Milano. Claudiano, questo il suo nome, è uno degli ultimi grandi poeti pagani, certamente il più ammirato dell'epoca. Le sue poesie erano dei veri mezzi di propaganda al servizio del potere che lo aveva assoldato. Per questo sono degli strumenti interessantissimi non tanto come fonti affidabili di quello che accadde veramente ma come fonte su quello che il suo committente voleva che si sapesse di lui e della sua politica: in sostanza, sono una fonte inesauribile di dettagli sulla politica della prima decade successiva alla morte di Teodosio.

Il generalissimo dell'Occidente

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Quadro pre-raffaellita che dipinge Onorio, l'imperatore-bambino dell'Occidente

Alla morte di Teodosio-il-forse-grande fu acclamato imperatore a Milano suo figlio Onorio. Onorio era un bambino di nove anni e quindi avrebbe avuto bisogno di un guardiano e protettore. Il protettore che Teodosio scelse nel 394, a pochi mesi dalla morte, era uno dei suoi più fidati collaboratori. Sì proprio lui, Stilicone, che fu nominato Magister Militum Utriusque Militiae: vale a dire Magister Militum della cavalleria e della fanteria, prima divise: la concentrazione del potere militare in una sola persona voleva dire che Stilicone era l'Imperatore in tutto tranne che nel nome.

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Stilicho, questo il suo nome latino, era figlio di un ufficiale di cavalleria Vandalo e di madre Romana ma niente ci lascia supporre che lui stesso si considerasse null'altro che un Romano dalla punta dei piedi ai capelli. Mi irrita sempre leggere nei libri di storia che Stilicone fosse un Vandalo, lo era nella stessa misura con la quale si può considerare Napoleone un italiano. Stilicone aveva fatto carriera nella nuova armata che Teodosio aveva arruolato dopo Adrianopoli ed era diventato uno degli ufficiali più fidati di Teodosio. Le sue doti non erano limitate alle arti della guerra, anzi sembra si trovasse ancora più a suo agio nelle sottigliezze della politica imperiale: nel 386 era stato lui a negoziare l'importantissimo trattato con la Persia. Sul fronte militare si era distinto nel 392, quando aveva affrontato la sua futura nemesi, Alaric, costringendolo ad arrendersi e tornare nei ranghi dell'alleanza con Roma. Aveva seguito il suo padrone Teodosio nella guerra che lo aveva portato in Italia, combattendo al Frigido al comando dell'esercito orientale. Era anche imparentato con la casata di Teodosio, avendo sposato la nipote di quest'ultimo, Serena. Credo che furono proprio le sue capacità di statista e la sua appartenenza alla famiglia imperiale che convinsero Teodosio ad affidargli il destino del figlio: un membro della casa imperiale avrebbe avuto tutto l'interesse a mantenere la casata in vita e con sé la sua legittimità a governare. Inoltre Stilicho, di sangue barbaro, poteva ambire alla posizione di Generalissimo ma mai a quella di Augusto dell'Impero Romano: Teodosio, nel suo ultimo atto, si dimostrò un accorto politico come sempre. Ci aveva visto lungo e Stilicone non tradì mai Teodosio deponendo Onorio, come aveva fatto invece pochi anni prima Arbogast con Valentiniano II.

Stilicone, è dimostrabile leggendo i poemi di Claudiano, da subito non si accontentò però del dominio dell'occidente: i poemi da lui commissionati dimostrano chiaramente che Stilicone ambiva ad essere considerato il tutore di entrambi gli imperatori. Non si trattava neanche di una richiesta peregrina: nel gennaio del 395 a Milano erano radunati infatti quello che restava dei due grandi eserciti da campo imperiali, sia quello occidentale che quello orientale. Stilicone li comandava entrambi, anche se da subito la sua futura nemesi, Alaric, sfuggì al suo controllo.

Il nuovo Re dei Goti

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Alaric I, Re dei Goti di Romania (illustrazione moderna)

I Goti avevano subito la gran parte dell'onere della terribile battaglia del Frigido: a spargere sale sulle ferite era giunta notizia che le loro terre danubiane, in loro assenza, erano state saccheggiate dagli Unni: si trattava della prima seria incursione Unna in territorio Romano. Mentre guerrieri Goti sanguinavano per conto dei Romani in una delle loro eterne guerre civili, le loro famiglie venivano ridotte in schiavitù o in povertà. Con la morte di Teodosio, I Goti ne avevano avuto abbastanza del trattato del 382, l'unica cosa di cui avevano veramente bisogno era di un leader. Ecco ovviamente emergere Alaric il Baltha, erede della più grande famiglia dei Tervingi e un leader naturale. Non sappiamo bene quando avvenne di preciso ma Alaric fu acclamato Re e sollevato sugli scudi dai suoi: Alaric divenne il primo vero Re dei Goti in terra Romana, atto che da solo rompeva il trattato del 382 che era molto esplicito nel proibirlo.

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Una volta nominato Re, Alaric perseguì sempre una politica ben chiara: per il suo popolo voleva una patria sicura: non la Moesia ancora esposta a quegli stessi Unni che li avevano costretti a migrare nell'Impero, venti anni prima. No, per i suoi voleva una terra nel cuore dell'impero, al riparo dalle incursioni ed esclusivamente sotto il dominio dei Goti e del loro sovrano. Tutte cose che la pace del 382, nel suo inevitabile compromesso, aveva lasciato irrisolte visto che i Goti erano rimasti in un limbo: né Romani, né pienamente indipendenti. In più Alaric voleva per sé un alto comando militare romano e per il suo popolo l'inquadramento nell'esercito regolare. Può sembrare un obiettivo in contraddizione con il primo ma l'inquadramento nell'esercito voleva dire accedere al superbo sistema di remunerazione e distribuzione dei rifornimenti che lo stato romano aveva costruito nei secoli e che i Goti potevano sognarsi se continuavano ad essere trattati come una nazione semindipendente. In sostanza, in quanto soldati ufficiali avrebbero ricevuto uno stipendio e rifornimenti di ogni genere, in quanto popolo foederato, come erano stati fino ad oggi, avevano invece dovuto guadagnarsi tutto con il duro lavoro dei campi. Voi cosa preferireste? Da tutto questo dovrebbe emergere una cosa importante: Alaric non era affatto un rozzo barbaro ma un politico e sovrano con una chiara agenda. Alaric non si comportò mai, in tutta la sua carriera, come un barbaro razziatore delle povere città romane: cercò sempre strenuamente un accordo con l'impero che fosse vantaggioso per sé e il suo popolo. Vedremo con quale fortuna.

Guerra nei balcani (di nuovo)

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I movimenti di Alaric nel 395-397 e la missione di Stilicone del 397. I due finiranno per affrontarsi nei pressi di Patrasso e Stilicone riuscirà a bloccare Alaric e i suoi in una stretta penisola.

La prima mossa di Alaric fu di riportare i suoi uomini – probabilmente poco più di dieci mila guerrieri – verso la Moesia Gotica per raccogliere quello che restava del loro popolo: a quanto pare la logistica imperiale aveva preparato rifornimenti solo per il viaggio di andata dell'esercito orientale e sul ritorno i Goti, per sopravvivere, dovettero darsi di nuovo al saccheggio. Lungo la strada raccolsero anche con tutta probabilità la parte dei Goti Greutungi che era stanziata in Pannonia. La permanenza nell'Impero Romano aveva fatto comprendere a Greutungi e Tervingi che avrebbero avuto assai maggiore probabilità di negoziare un accordo vantaggioso se avessero unito le forze: da questo momento in poi non abbiamo nessuna traccia vera di divisione tra i due popoli Gotici. Molti storici li chiamano da questo momento in poi, o anche prima, con il nome con il quale diverranno famosi: Visigoti. Io aspetterò ancora a farlo, visto che manca un ultimo importante elemento dei Visigoti che arriverà solo tra qualche anno.

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Oramai in aperta ribellione l'intera tribù, come ai bei tempi della guerra Gotica, si diresse verso Costantinopoli ma la grande capitale non era un osso meno duro oggi di quanto lo fosse un tempo: i Goti decisero di virare verso la Macedonia e la Grecia: arrivarono, sempre saccheggiando in lungo e in largo, fino in Tessaglia, nel centro della Grecia. Qui finalmente furono affrontati da un nemico che avrebbe potuto fermarli: Stilicone, il padrone dell'occidente, non era stato con le mani in mano e aveva portato le due grandi armate comitatensi verso la Grecia, con l'obiettivo di bloccare sulla nascita la ribellione gotica. Qui le superiori forze romane riuscirono a circondare Alaric e i suoi Goti, ponendoli sostanzialmente sotto assedio.

Ne seguì ovviamente il massacro dei Goti, la morte di Alaric e la fine della minaccia gotica che incombeva sull'impero. The end. Credo sappiate che non è così che andò a finire: per la seconda volta Alaric la fece franca. E non sarà neanche l'ultima. Credo occorra capire di nuovo come mai, basti dire che dopo mesi di assedio Stilicone tornò a Milano con il suo Comitatus occidentale mentre inviò il Comitatus orientale a Costantinopoli, i libri di storia ci dicono su richiesta di sua nullità l'imperatore Arcadio. Mi sembra una storia che ha dell'incredibile: perché Stilicone, così vicino al suo obiettivo, fece dietrofront? E perché rinunciò a metà del suo esercito quando il suo obiettivo politico era chiaramente di prendere il potere su tutto l'impero? Stilicone era un politico raffinato e un capace comandante militare, le sue azioni vanno spiegate con la logica. Il libro di Alan Cameron dedicato a Claudiano fornisce i seguenti passi logici per spiegare le azioni del generalissimo occidentale, mi pare la ricostruzione più attendibile tra le molte che ho letto.

Innanzitutto dobbiamo capire i motivi di Stilicone: i 10-20 mila soldati Goti in aperta ribellione non erano più dei semplici barbari: da venti anni vivevano e combattevano nell'Impero Romano, la maggior parte erano cristiani, quasi tutti probabilmente parlavano latino, la gran parte aveva sviluppato un certo cameratismo con i “colleghi” dell'esercito regolare. I Goti di Alaric erano i barbari meno barbari che l'impero avesse nelle vicinanze, un popolo che poteva essere importante per combattere i futuri invasori e nemici dell'impero. Distruggerli, anche se fosse stato nella capacità dell'esercito, era oramai fuori questione

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Stilicone aveva portato in oriente da Milano i suoi due comitati falcidiati dalle perdite della battaglia del Frigido: lo aveva fatto però senza l'autorizzazione di Rufino, il prefetto del Pretorio di Costantinopoli che in quanto guardiano di Arcadio era il governatore de facto dell'oriente. Rufino si dimostrò tuttavia ostile all'azione di Stilicone e impedì alla macchina organizzativa dell'Impero d'Oriente di rifornire o pagare le truppe del generalissimo: questi aveva sì un enorme esercito ma poteva contare solo sui rifornimenti e le tasse occidentali per pagarli. Fino a quando i soldati sarebbero rimasti tranquilli in queste condizioni?

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Il generalissimo dell'occidente (395-401) - Ep. 22 (1) Der Generalissimus des Westens (395-401) - Ep. 22 (1) The generalissimo of the west (395-401) - Ep. 22 (1) El Generalísimo de Occidente (395-401) - Ep. 22 (1) O Generalíssimo do Ocidente (395-401) - Ep. 22 (1) Västvärldens generalissimus (395-401) - Ep. 22 (1) Batı'nın Başkomutanı (395-401) - Ep. 22 (1)

Nello scorso episodio della narrazione principale abbiamo posto fine alla carriera di Teodosio il forse grande, un imperatore fondamentale per la storia di tutto l'occidente e l'ultimo a potersi fregiare del titolo di imperatore di un impero unito.

A succedergli sono i suoi due giovani, incapaci e totalmente inutili figli: Arcadio e Onorio. Nei libri di storia questo è il momento in cui l'oriente si divide dall'occidente e l'Impero si spezza in due parti, fine della storia. La realtà è un po' più complessa: per me la data vera di separazione è il 364. In quella data abbiamo la divisione tra Valentiniano e Valente anche se entrambe le due corti, Milano e Costantinopoli, continuarono a giurare di far parte di un solo impero, con una sola legge ma due imperatori al servizio dello stato, come era stato almeno dai tempi di Diocleziano: Onorio e Arcadio, secondo lo storico antico Orosio, sono semplicemente correggenti dello stato Romano.

Eppure le conseguenze della quasi-separazione che durava da decenni saranno presto evidenti. I due imperatori, incapaci a governare, scateneranno una gara a controllare i gangli del potere dietro al potere: cortigiani, eunuchi, militari semibarbari, imperatrici e un certo Re dei Goti cercheranno di assumere il potere sui due giovani figli dell'Imperatore. ||||||will unleash||||||||||||courtiers||||empresses|||||||||||||||| Molti moriranno nel tentativo.

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Dittico di Stilicone, conservato a Monza, dipinge la famiglia del generalissimo dell'Occidente: lo stesso Stilicone, sua moglie Serena (dalla casa di Teodosio) e il figlio Eucherio, destinato da Stilicone probabilmente a diventare un giorno imperatore ||||||||||generalissimo||||||||||||||||||||||||

**Un poeta greco d'egitto che scrive in latino**

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Prima di tuffarci nell'azione dobbiamo introdurre la nostra fonte principale per questo periodo: siamo piuttosto fortunati per questi anni perché abbiamo una fonte aggiuntiva rispetto ai soliti autori cristiani o a quel pasticcione di Zosimo. La nostra fonte è di natura molto originale, si tratta infatti non di uno storico ma di un poeta, nato ad Alessandria in Egitto. Uno degli intellettuali pagani della città, fuggirà da Alessandria dopo la rivolta che distrusse il Serapeum e la possibilità di una convivenza pacifica con i cristiani e il loro Vescovo. ||||||will flee||||||||||||||||||||||| Il nostro poeta si imbarcò per Roma, ancora la più grande città dell'impero, e qui fu assoldato dalla più importante famiglia patrizia Romana che aveva bisogno di un poeta cortigiano. |||||||||||||||||||||||||||||court poet Quasi subito le sue doti di retore, poeta e autore di panegirici furono notati dal nuovo padrone dell'occidente, Stilicone, che lo volle a Milano. Claudiano, questo il suo nome, è uno degli ultimi grandi poeti pagani, certamente il più ammirato dell'epoca. Le sue poesie erano dei veri mezzi di propaganda al servizio del potere che lo aveva assoldato. Per questo sono degli strumenti interessantissimi non tanto come fonti affidabili di quello che accadde veramente ma come fonte su quello che il suo committente voleva che si sapesse di lui e della sua politica: in sostanza, sono una fonte inesauribile di dettagli sulla politica della prima decade successiva alla morte di Teodosio.

**Il generalissimo dell'Occidente**

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Quadro pre-raffaellita che dipinge Onorio, l'imperatore-bambino dell'Occidente

Alla morte di Teodosio-il-forse-grande fu acclamato imperatore a Milano suo figlio Onorio. Onorio era un bambino di nove anni e quindi avrebbe avuto bisogno di un guardiano e protettore. Il protettore che Teodosio scelse nel 394, a pochi mesi dalla morte, era uno dei suoi più fidati collaboratori. Sì proprio lui, Stilicone, che fu nominato Magister Militum Utriusque Militiae: vale a dire Magister Militum della cavalleria e della fanteria, prima divise: la concentrazione del potere militare in una sola persona voleva dire che Stilicone era l'Imperatore in tutto tranne che nel nome.

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Stilicho, questo il suo nome latino, era figlio di un ufficiale di cavalleria Vandalo e di madre Romana ma niente ci lascia supporre che lui stesso si considerasse null'altro che un Romano dalla punta dei piedi ai capelli. Mi irrita sempre leggere nei libri di storia che Stilicone fosse un Vandalo, lo era nella stessa misura con la quale si può considerare Napoleone un italiano. Stilicone aveva fatto carriera nella nuova armata che Teodosio aveva arruolato dopo Adrianopoli ed era diventato uno degli ufficiali più fidati di Teodosio. Le sue doti non erano limitate alle arti della guerra, anzi sembra si trovasse ancora più a suo agio nelle sottigliezze della politica imperiale: nel 386 era stato lui a negoziare l'importantissimo trattato con la Persia. Sul fronte militare si era distinto nel 392, quando aveva affrontato la sua futura nemesi, Alaric, costringendolo ad arrendersi e tornare nei ranghi dell'alleanza con Roma. Aveva seguito il suo padrone Teodosio nella guerra che lo aveva portato in Italia, combattendo al Frigido al comando dell'esercito orientale. Era anche imparentato con la casata di Teodosio, avendo sposato la nipote di quest'ultimo, Serena. Credo che furono proprio le sue capacità di statista e la sua appartenenza alla famiglia imperiale che convinsero Teodosio ad affidargli il destino del figlio: un membro della casa imperiale avrebbe avuto tutto l'interesse a mantenere la casata in vita e con sé la sua legittimità a governare. Inoltre Stilicho, di sangue barbaro, poteva ambire alla posizione di Generalissimo ma mai a quella di Augusto dell'Impero Romano: Teodosio, nel suo ultimo atto, si dimostrò un accorto politico come sempre. Ci aveva visto lungo e Stilicone non tradì mai Teodosio deponendo Onorio, come aveva fatto invece pochi anni prima Arbogast con Valentiniano II.

Stilicone, è dimostrabile leggendo i poemi di Claudiano, da subito non si accontentò però del dominio dell'occidente: i poemi da lui commissionati dimostrano chiaramente che Stilicone ambiva ad essere considerato il tutore di entrambi gli imperatori. Non si trattava neanche di una richiesta peregrina: nel gennaio del 395 a Milano erano radunati infatti quello che restava dei due grandi eserciti da campo imperiali, sia quello occidentale che quello orientale. Stilicone li comandava entrambi, anche se da subito la sua futura nemesi, Alaric, sfuggì al suo controllo.

**Il nuovo Re dei Goti**

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Alaric I, Re dei Goti di Romania (illustrazione moderna)

I Goti avevano subito la gran parte dell'onere della terribile battaglia del Frigido: a spargere sale sulle ferite era giunta notizia che le loro terre danubiane, in loro assenza, erano state saccheggiate dagli Unni: si trattava della prima seria incursione Unna in territorio Romano. Mentre guerrieri Goti sanguinavano per conto dei Romani in una delle loro eterne guerre civili, le loro famiglie venivano ridotte in schiavitù o in povertà. Con la morte di Teodosio, I Goti ne avevano avuto abbastanza del trattato del 382, l'unica cosa di cui avevano veramente bisogno era di un leader. Ecco ovviamente emergere Alaric il Baltha, erede della più grande famiglia dei Tervingi e un leader naturale. Non sappiamo bene quando avvenne di preciso ma Alaric fu acclamato Re e sollevato sugli scudi dai suoi: Alaric divenne il primo vero Re dei Goti in terra Romana, atto che da solo rompeva il trattato del 382 che era molto esplicito nel proibirlo.

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**Guerra nei balcani (di nuovo)**

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I movimenti di Alaric nel 395-397 e la missione di Stilicone del 397. I due finiranno per affrontarsi nei pressi di Patrasso e Stilicone riuscirà a bloccare Alaric e i suoi in una stretta penisola.

La prima mossa di Alaric fu di riportare i suoi uomini – probabilmente poco più di dieci mila guerrieri – verso la Moesia Gotica per raccogliere quello che restava del loro popolo: a quanto pare la logistica imperiale aveva preparato rifornimenti solo per il viaggio di andata dell'esercito orientale e sul ritorno i Goti, per sopravvivere, dovettero darsi di nuovo al saccheggio. Lungo la strada raccolsero anche con tutta probabilità la parte dei Goti Greutungi che era stanziata in Pannonia. La permanenza nell'Impero Romano aveva fatto comprendere a Greutungi e Tervingi che avrebbero avuto assai maggiore probabilità di negoziare un accordo vantaggioso se avessero unito le forze: da questo momento in poi non abbiamo nessuna traccia vera di divisione tra i due popoli Gotici. Molti storici li chiamano da questo momento in poi, o anche prima, con il nome con il quale diverranno famosi: Visigoti. Io aspetterò ancora a farlo, visto che manca un ultimo importante elemento dei Visigoti che arriverà solo tra qualche anno.

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Ne seguì ovviamente il massacro dei Goti, la morte di Alaric e la fine della minaccia gotica che incombeva sull'impero. The end. Credo sappiate che non è così che andò a finire: per la seconda volta Alaric la fece franca. E non sarà neanche l'ultima. Credo occorra capire di nuovo come mai, basti dire che dopo mesi di assedio Stilicone tornò a Milano con il suo Comitatus occidentale mentre inviò il Comitatus orientale a Costantinopoli, i libri di storia ci dicono su richiesta di sua nullità l'imperatore Arcadio. Mi sembra una storia che ha dell'incredibile: perché Stilicone, così vicino al suo obiettivo, fece dietrofront? E perché rinunciò a metà del suo esercito quando il suo obiettivo politico era chiaramente di prendere il potere su tutto l'impero? Stilicone era un politico raffinato e un capace comandante militare, le sue azioni vanno spiegate con la logica. Il libro di Alan Cameron dedicato a Claudiano fornisce i seguenti passi logici per spiegare le azioni del generalissimo occidentale, mi pare la ricostruzione più attendibile tra le molte che ho letto.

Innanzitutto dobbiamo capire i motivi di Stilicone: i 10-20 mila soldati Goti in aperta ribellione non erano più dei semplici barbari: da venti anni vivevano e combattevano nell'Impero Romano, la maggior parte erano cristiani, quasi tutti probabilmente parlavano latino, la gran parte aveva sviluppato un certo cameratismo con i “colleghi” dell'esercito regolare. I Goti di Alaric erano i barbari meno barbari che l'impero avesse nelle vicinanze, un popolo che poteva essere importante per combattere i futuri invasori e nemici dell'impero. Distruggerli, anche se fosse stato nella capacità dell'esercito, era oramai fuori questione

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