Resilienza e Leadership al Femminile con Elena David - YouTube
Ciao a tutti e benvenuti ad una nuovissima puntata di Impact Girl.
Oggi parliamo di Resilienza e Leadership al femminile,
in altre parole come può fare una donna a trovare e soprattutto a coltivare con
continuità il coraggio per costruirsi una carriera di successo, senza farsi
abbattere dalle difficoltà presunte o reali, perché molte volte sono nella
nostra testa e basta, e come può riuscirci senza sminuire il proprio
valore, senza scendere a compromessi. Parleremo di questo tema con Elena David!
Ciao Elena. Ciao! Grazie per essere qui con noi oggi. E' un piacere mio. Abbiamo
parlato poco fa con Elena di come riuscire ad incastrare i nostri
appuntamenti oggi sia stata una vera impresa, quindi non voglio indugiare
troppo e corro subito al cuore. Prima però Elena merita un'introduzione che
in qualche modo non rende giustizia in realtà alla sua esperienza, però cercherò
di riassumerla in poche righe. Tu Elena hai un'esperienza davvero
immensa nel campo manageriale, sei stata amministratore delegato
amministratrice delegata di importanti realtà turistiche
da Starhotel a Valtur, passando per hotels and resorts. Oggi
ricopri l'incarico di consigliere indipendente nella società quotata della
Doria e Fideuram, che non so come dirlo, Intesa San Paolo Banking e in
attesa, come hai detto tu, di nuovi sviluppi, che quelli non mancano mai!
Allora, una delle frasi Elena che mi ha colpito di più leggendoti,
ascoltandoti è questa, che non è appunto una frase tua, è di Winston Churchill
ma che ti rappresenta appieno in questa fase della tua esperienza e
dice: il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, è il coraggio di
andare avanti che conta. Allora aiutarci a capire quali sono le caratteristiche
che una donna deve coltivare per trovare questo coraggio.
Sì grazie Cecilia di questa opportunità e
diciamo che ho pensato di rispondere a questa domanda focalizzandomi su dieci
elementi chiave, tutti con l'accento sulla a, e quello da cui mi piace partire è
femminilità. Femminilità che è una parola, spesso potrebbe essere quasi un tabù
se parliamo di managerialità, leadership e resilienza
ma in realtà la femminilità mi vuole portare alla parola bellezza,
quindi questo significa intanto non perdere come donna le proprie
caratteristiche, la propria percezione di sé appunto, come essere femminile con la
cura e l'attenzione al dettaglio, che sono anche delle nostre tipiche diciamo
capacità e con proprio la ricerca della bellezza, che è un elemento, qualcuno ha
detto: " la bellezza salverà il mondo". Io sono convinta di questo. E ho scelto
di far memorizzare a chi ci ascolta queste singole tips diciamo
attraverso l'immagine. In questo caso ti voglio raccontare questo attraverso Andy
Warhol e il ritratto Gold di Marilyn. Credo che lei sia per tutti l'icona
della bellezza, in questo tra l'altro quadro è una bellezza che è stata
fissata, è stata bloccata ma contestualmente c'è anche una storia
drammatica che conosciamo e che vuole anche richiamare come spesso
vivere questa femminilità non sia nemmeno così semplice, ma non c'è nessun
motivo per cui vi si debba rinunciare, non abbiamo nessuna ragione per
farlo e non va dimenticato di poter perseguire la leadership assumendo i
tratti maschili del potere del comando.
L'essere donna per tanto tempo è stata anche una chiave di successo e dopo di
che, quando ha costituito un motivo di difficoltà ovviamente l'ho affrontata,
senza però rinuncia. C'è stata una situazione che ci puoi raccontare in cui
appunto essere donna è diventata quasi un motivo di debolezza agli occhi di
chi ti circondava? Questo purtroppo succede e ci sono ambienti come
quelli della finanza dove sicuramente è molto più difficile. E' il frutto di un
pregiudizio storico, di una condizione culturale. Non ci si arrende di fronte a
quella, bisogna necessariamente, come dire, combatterla necessariamente, opporvisi,
non cercando di cambiare, rimanendo se stessi e affermandosi tramite altri
elementi che poi, insomma, mi piace raccontarti. Ma questa tua domanda vi
porta subito a linkare alla parola successiva che è la caparbietà.
Infatti nelle doti, negli elementi da coltivare questa mantenere
grinta, determinazione, essere costante, non arrendersi, non farsi intimorire e
credere nelle proprie te è stato determinante,
qualche volta anche difficile evidentemente da sostenere. E questa
caparbietà ci porta a una seconda parola che è appunto costanza, che diciamo dopo
bellezza sicuramente un altro termine che vorrei fissare e credo qui di aver
trovato l'immagine veramente rappresentativa in due sensi. Infatti
voglio fare riferimento a Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi.
Qui i tratti della determinazione della caparbietà sono duplici, da un lato
sicuramente nell'immagine di questa Giuditta che con sguardo determinato e
con forza compie questo gesto anche violento in
nome della libertà del suo popolo quindi questa grande difesa delle proprie idee.
Ma in realtà questa costanza e questa proprio caparbietà sono addirittura
nell'autrice. Tutti conosciamo la storia di Artemisia Gentileschi, le sue
difficoltà addirittura insomma l'episodio dello stupro la sua difesa
di fronte al giudizio della chiesa ma lei non si è mai arresa ed ha
continuato ad essere la grande artista che conosciamo. Tra l'altro colgo
l'occasione per dirvi che ho scoperto che l'anno prossimo
la National Gallery gli dedicherà una incredibile
mostra, tant'è che hanno acquistato in previsione proprio un
quadro che adesso è nella hall della National Gallery e quindi io sono in
fremente attesa perché effettivamente ho una grande adorazione per questa
grande artista. Tra l'altro mi viene proprio in mente che
questo collegare le parole alle immagini, soprattutto quando l'immagine si
riferisce a qualcuno che davvero ha vissuto delle situazioni molto più
drammatiche delle nostre, in un contesto storico molto più pesante verso la donna
rispetto a quello che viviamo oggi, forse forse riusciamo anche a dirci "Beh in
fin dei conti posso farcela anch'io, se ce l'ha fatta lei". Assolutamente, diciamo
che ci sono una serie di icone, di modelli che a modo loro sono sempre
fonte di ispirazione, anche se poi ci appaiono lontani dalla quotidianità e
dalle beghe o dalle difficoltà che ci troviamo ad affrontare. Passo io alla
prossima, a cui sono molto legata.. si tratta dell'onestà. Onestà in questo caso
è mantenere un profilo inattaccabile, non scendere a compromessi e quindi far sì
che il proprio sviluppo professionale non possa consentire a qualcuno di
metterti in una posizione di ricatto e questo lo fai solo se, specialmente
quando, ti trovi ad essere leader e quindi a gestire persone, usi la
meritocrazia come unico valore. Quindi non l'amicizia, nel senso
le tue valutazioni devono essere sempre basate sul merito,
merito della persona o merito oggettivo delle questioni. La parola che a cui mi
collego è la trasparenza e in questo caso ho usato come immagine cioè mi è
venuta alla mente l'immagine un'opera che è I Bari di Caravaggio, che è
completamente se vogliamo no, in realtà rappresenta proprio il momento della
disonestà, però dentro questo quadro l'invito è ad osservare questo
atteggiamento quasi sereno se vogliamo della persona, del giovane
che sarà tra virgolette truffato e derubato. Cioè ha uno sguardo
concentrato e sereno che a me non piace leggere come quello di chi da
fessacchiotto diciamo si fa fregare, ma in realtà come che è lo sguardo sereno e
concentrato di chi sa di essere onesto, giusto e quindi sì, può anche subire
qualche volta, sicuramente è accaduto, è accaduto anche
a me di non di subire qualche tra virgolette "danno",
ma quello che è importante è che io abbia potuto mantenere nella mia storia
questo profilo, appunto di assoluta trasparenza, di assoluta onestà, che mi ha
anche consentito di essere sempre libera, ecco, perché è un concetto molto
importante, da non trascurare. Mi piace molto il fatto che tu abbia
sottolineato le espressioni di chi sta per essere ingannato perché quello che
stavo per chiederti è: se io non sono ancora magari in una posizione di
leadership, sappiamo che la meritocrazia non è
proprio una parola chiave italiana, magari lo sta piano piano diventando un
pochino di più ma non è parte della nostra storia
e quando mi trovo dall'altra parte quando la sensazione è quella di star
subendo da un pochino troppo tempo, che cosa posso fare, come possono reagire, per
mantenermi onesta e trasparente perché poi la tendenza magari è quella di
cercare vendetta oppure altre strade? Così
come addetta Aristotele che l'eccellenza è un'abitudine
in realtà anche questa, chiamiamola onestà, cioè questo tratto di fermezza
altrettanto lo deve essere. Cioè in realtà sono comportamenti che devono
essere parte di te, parte della persona e che a mio parere, nell'auspicabilmente
medio termine, devono produrre un risultato perché il tuo merito deve
uscire non soltanto dalla tua competenza, che ora poi ci arriveremo, ma deve uscire
anche proprio dall'essere una persona che ha un tratto di assoluto rigore nei
confronti della valutazione delle situazioni. E quindi il sinallagma è che
questo deve essere raccolto e recepito. Se poi non succede, come dire, è ora di
cambiare lavoro, cioè è ora di dirigersi da altre parti perché
evidentemente se tu c'hai lottato, ci hai messo tutto l'impegno e poi non nasce..
Però io voglio pensare positivo a questo sguardo sereno e concentrato del giovane
che comunque potrà subire il danno, potrà subire il momento di, ma è così che ci si
pone di fronte alla vita e di fronte alla sfida anche professionale.
Bellissimo, credo che questo riferimento non lo dimenticherò facilmente, questo
gioco di immagini è incredibile. Quindi ti chiedo già di partire con la prossima
parola perché non vedo l'ora! Allora la prossima è qualcosa che anche
qui è un pò tabù, è fragilità. Fragilità che poi porta anche a resilienza è, che è
esattamente il tuo termine. Fragilità vuol dire non avere paura di
essere fragile, lasciare che i dubbi ti colgono quindi mettere in discussione,
avere proprio una ricerca che ti porta a contrastare la fragilità e quindi
l'insicurezza con l'approfondimento e quindi generare sicurezza, quindi è
proprio un percorso. Questa sicurezza che nasce dall'essere pronti e preparati
dall'avere approfondito, quindi proprio fragilità come premessa per la ricerca
della sicurezza. Io oggi sono qua preparata, questo mi fa
sentire sicura, perché io non ho detto ok ho 30 anni alle spalle ho parlato
ovunque, vado lì e qualcosa racconto. Io ho voluto preparare questo, studiarlo con
te, sono mesi che ne abbiamo parlato e questo mi rende assolutamente sicura di
questo. Lo devi fare come stile, come mindset. Non è qualcosa che si fa un
giorno sì e un giorno no, è qualcosa che deve essere parte di te. E l'immagine qui
sarà ancora più bella secondo me! Giacometti, sicuramente un autore in
questo caso moderno contemporaneo.. ah una cosa
importante che devo dire, che me l'ha raccomandata la mia sorella, che questa
lettura delle opere che io sto dando assolutamente non è iconografia ufficiale,
è proprio una percezione, una sensazione, altrimenti qualche nostro ascoltatore
dirà questa sta bestemmiando, possibilissimo, ma questo è in realtà
soltanto la mia lettura, quindi certamente non si vuole proporre come
una lettura ufficiale in alcun modo. Torno alla fragilità..
Giacometti ha fatto un'opera che solo nel titolo è già indicativa: "L'uomo che
cade". Non so se l'hai mai vista, le figure di Giacometti sono queste
figure molto esili, in questo passo, quasi uno scheletro, una fragilità che quindi si
esprime sia nel corpo che nella mente ma il passo è quello che conta e che poi ti
richiama la mia frase di Churchill: "è il coraggio di andare avanti quello che
conta". Quindi anche quest'uomo così debole che ti sembra che possa cadere da
un momento all'altro in realtà non sta accadendo, sta facendo il passo per
andare avanti e quindi questa è secondo me un'immagine di fragilità positiva, di
fragilità che non ti abbandona. A proposito di fragilità, mi viene in
mente un episodio che ho vissuto tantissimi anni fa, all'inizio di quella
che era la mia esperienza nel mondo del web, che poi è diventato un pò la mia
casa, "il mio ufficio" e ricordo che
entrai nell'ufficio del mio superiore, del mio manager e gli feci vedere quello che
avevo fatto e lui scosse la testa in maniera evidentemente infastidita e
mi disse tutto quello che non andava
bene. E mi senti così negata, così fragile, così vulnerabile, così insicura tanto che
comincerà a mettere subito in dubbio tutta una serie di scelte che avevo
fatto. Ricordo di avergli detto qualcosa come "Ah forse non sono portata per
questa cosa" e lui, con il suo bagaglio esperienziale, mi disse: "No, non è
una questione ne d'intelligenza né di sicurezza e solo mancanza di esperienza.
Io ricordo di aver lasciato l'ufficio sapendo di essere caduta ma sapendo che
avevo già la forza per rialzarmi. L'esperienza, in realtà, non va confusa
semplicemente con l'anzianità e il passare del tempo. E' proprio la preparazione
cioè è quello l'approfondimento, è il fatto che tu quando fai un lavoro deve
avere dei dubbi, delle forti domande. La domanda è sempre il momento
per iniziare il cammino e di approfondirlo, non pensare che chi viene
dopo di te sia più intelligente, possa quindi comprendere, devi essere
esplicativo, devi aver approfondito. Questo ti dà la sicurezza di poter
affrontare e questo ovviamente poi crea l'esperienza però è importante
l'approfondimento e la preparazione, è importante non pensare di vivere della
rendita di conoscenza che hai, ogni task va affrontato con la giusta
determinazione il giusto approfondimento, considerando che c'è sempre qualcosa in
più, che puoi aggiungere, che puoi precisare, che perfeziona il tuo lavoro. Bellissimo.
Quindi qualcosa da abbracciare sempre comunque, a prescindere da quanti anni di
esperienza abbiamo. Assolutamente no, io ti ripeto, tuttora e
non sono giovanissima, che ho tanti anni, credo che proprio l'approfondimento,
naturalmente è più semplice quando hai un bagaglio temporale alle spalle di
cose vissute però l'approccio deve essere sempre quello di chi deve
comunque, in qualche modo, imparare e approfondire, questo è fondamentale non
perderlo. Parlare della mia età mi porta poi facilmente al punto successivo, la
maternità. Anche qui potrebbe quasi sembrare una
negazione in termini, spesso si dice appunto, che per far carriera non devi,
come dire, in qualche modo farti interrompere da questo evento.
Io la penso assolutamente al contrario. Vuoi perché va beh, e poi lo racconteremo,
per me la maternità è stata una chiave di volta del successo ma a prescindere
dall'esperienza personale, sono assolutamente convinta che la maternità,
che è il prologo ed approdo ma verso la costituzione di una famiglia, famiglia è
proprio il luogo ideale dove ritrovarsi e la famiglia è il punto di raccolta.
E' quella situazione nella quale devi fare i conti anche con le priorità, devi
gestirle, devi affrontarle, deve saperle valutare ed è il primo banco di prova,
probabilmente, prima ancora del lavoro. E quindi
la maternità, appunto collegata alla famiglia, collegata poi ha un senso di
accoglienza cioè di ricevere, è un momento fondamentale. Ti dicevo prima,
nella mia vita in realtà è stata proprio un episodio legato a uno scatto di
carriera perché il mio datore di lavoro dell'epoca,
in occasione della seconda maternità, quella di Virginia, e qui devo spendere
due parole per i miei gioielli Lorenzo, che ha 26 anni e che adesso lavora al
Ritz a Londra, e quindi un pò in qualche modo, segue la strada e Virginia, invece
è una atleta fantastica, gioca a pallamano. Insomma, per ora non sappiamo che cosa
farà, ha vent'anni, ma si sta divertendo con questo sport, che poi praticava il
padre, non tanto diffuso in Italia ma l'ha portata a stare due anni in
Danimarca, ha fatto bellissime esperienze. Chiudo la parentesi per dire che proprio
quando aspettavo Virginia ero in Starhotel, era un momento molto
importante della mio sviluppo professionale e in quel momento questa
maternità mi sembrava quasi quasi un'interruzion, però ovviamente
Virginia doveva arrivare ed eravamo felici di accoglierla. Io ero andata
dall'ingegner Fabri dicendo "Guardi, non si preoccupi, comunque io torno subito dopo".
E lui è stato così lungimirante, del resto insomma, io lo considero veramente
un grande genio imprenditoriale, un uomo sicuramente unico, che per me è stato un
maestro, capì che doveva darmi una spinta forte perché questo rientro avvenisse,
tenuto conto che insomma, bene o male c'era la possibilità anche che io mollassi
un attimo, avendo già un bambino di sei anni eccetera e tant'è che subito dopo
la nascita di Virginia lui impostò le cose e io sono rientrata e sono diventata
Direttore Generale perché nella sua testa capiva chee darmi un forte stimolo
sarebbe servito a ovviamente fare quello che molte purtroppo sappiamo che fanno.
Poi, non dico neanche purtroppo, perché se sono scelte personali vanno sempre
rispettate. Quindi però diciamo, non è tanto che racconto questo nella logica,
ma voglio tornare al concetto della maternità perché questo ti consente di
avere la famiglia, la famiglia come luogo dell'accoglienza e come banco di prova
per la gestione, per la conciliazione e la gestione delle priorità che sono
comunque situazioni che trovi perfettamente anche quando sei in
ufficio e nel lavoro e non le puoi lasciare. E qua sulla maternità c'è
un'immagine che è unica. Non avrei saputo individuarne altre, è la Madonna del
parto di Piero Della Francesca, e credo che la poesia e la sublimazione che
deriva dalla semplice visione di quest'opera non abbia bisogno di
ulteriori parole, solo una notazione per quel gesto della mano posato sul ventre
che credo scateni ancora in me una tenerezza incredibile. E' proprio la
tenerezza che voglio legare alla maternità. Elena ti chiedo di darci un
suggerimento quando ci troviamo in una situazione meno privilegiata,
perché si può dire che è stato un privilegio avere
qualcuno sopra di te che, invece di spingerti in basso perché poteva in
qualche modo diventare un peso per l'azienda, con la maternità ti ho detto
no invece io ti do addirittura la possibilità di tornare alla
grande. Ho diversi amiche che si sono trovate recentemente in situazioni poco
piacevoli, dove la maternità, appunto vissuto come un peso, diventa l'occasione
per ridurre lo stipendio oppure abbassare il grado di lavoro di
esperienza, nonostante il livello di preparazione. Guarda è una risposta
scomoda la mia, però la devo dare nella sua totale franchezza. Sono due cose che
contano, premesso che ci sono le leggi, diritti
quindi onestamente non entro nel merito di chi fa cose che non si devono fare,
però fondamentalmente le cose sono che tu devi da un lato dimostrare che saprai
gestire e conciliare queste cose perché inevitabilmente l'azienda ti chiede un
tipo di dedizione, che non significa rinunciare ai suoi figli perché io li ho
cresciuti, insomma, non ho fatto niente di più o di
meno di quello che hanno fatto altre, mi sono ovviamente organizzata,
ho sofferto tantissimo, questo diciamolo, perché quando mancavo, quando non potevo..
quindi nulla di facile, assolutamente, però è chiaro che ho dato all'azienda la
la possibilità di sentirsi sicura della mia
adesione al processo che l'azienda richiede, perché purtroppo l'azienda lo
richiede. E poi vabbè, erano altri tempi, non c'era Internet, anche il lavoro in
remoto era molto più difficile, insomma.. Dall'altro è evidente, è
quello che tu chiami privilegio e che io non voglio chiamare così, perché come
diceva la Thatcher: "non sono fortunata, me lo sono meritato" nasce dal fatto che ero
importante, cioè il mio lavoro era importante, fare a meno di me per
l'azienda sarebbe stato un problema. Quindi ti sei resa indispensabile in un certo senso.
Si, diciamo che è fondamentale che tu abbia un ruolo che
serve, ripeto questo però lo astraggo un
attimo, perché poi oggi ci sono norme, ci sono leggi, la tutela, non si deve essere
penalizzate perché si decide di fare figli
però nello stesso tempo ci sono dei meccanismi di cui dobbiamo anche essere
consci, prendere atto, funziona così e quindi tu effettivamente puoi avere una
chance addirittura in più che nasce dalla maternità
se il tuo ruolo è davvero, si è reso un ruolo significativo e importante se non
sei così facilmente sostituibile con un'altra che magari non chiede un permesso,
quindi ecco, questo lo considero importante. Credo che sia cruciale questo
aspetto, quindi un pò spostare l'ago della bilancia, perché mi fa anche
pensare a quanto spesso ci troviamo a correre come delle pazze, facendo un
sacco di cose, ma se non spostiamo l'ago della bilancia nel contesto in cui siamo
appunto diventiamo facilmente sostituibili. E quindi lì magari ci vuole
un piccolo lavoro di preparazione a monte, per cui prendiamo le distanze,
cerchiamo di capire come nel nostro lavoro possiamo fare la differenza. E
guarda la parola successiva sembra proprio,
nonostante la spontaneità del nostro dialogo cade a proposito, la parola
successiva è università. Università è solo un termine per raccontare la necessità
di essere molto competenti, molto preparate. Dico università ma in realtà
dico appunto competenza. La parola vera su cui soffermarci è competenza, che poi
ci richiama a quella abbiamo detto prima dell'approfondimento. E' chiaro che ai
tempi in cui ho iniziato io effettivamente ancora laurearsi ti dava
una facilità di accesso maggiore al mondo del lavoro. Oggi, certamente
dopo oltre 30 anni, le cose sono abbastanza
diverse e non è più sufficiente l'università in quanto tale ma io
sottolineo la competenza, quindi essere ben preparati a farlo attraverso tutti i
vari percorsi sia di studio che di esperienze pre lavorative ma è
importante, perché solo se tu hai un valore vero alla fine puoi cercare di
misurarti, se sei così uno come tante o una come tante e comunque il tuo valore
aggiunto non è immediato, non è percepibile là diventa molto più
difficile. Per raccontarti questo tema ho scelto un'opera il cui significato è
completamente diverso, ma mi piaceva l'idea del libro è "Madame Ginoux" di Van
Gogh. In realtà un pò perché è un pò una immagine secca e lunga, che per qualcuno io
sono un po così! Non che gli assomigli però insomma, c'è questa idea un po così ma
l'unico riferimento in questo caso il libro Van Gogh è un autore che adoro
tantissimo e quindi è il primo che mi è venuto in mente per parlare
di libri di studio. Ma c'è una parola chiave che si collega a quella successiva
immediatamente cioè Madame Ginoux è una donna che ha un atteggiamento molto
dignitoso e dignità è un altro termine fondamentale. Dignità che cosa
significa? Cosa ci racconta? Che devi rimanere integro, devi rimanere coerente,
non scendere appunto a compromessi, mantenerti fiera, mantenerti sempre
alta. Questo vale anche quando, attenzione io non sto parlando solo di quando fai
l'amministratore delegato, questo vale a ogni livello.
La tua compostezza di essere, questa tua fermezza e questa tua dignità
che significa, ripeto, non scendere a compromessi significa anche mantenere
appunto una fierezza che qualche volta ti può anche costare. Io la trovo
fondamentale anche nei lavori più umili, questo non è assolutamente,
ripeto, non lo voglio collegare alle posizioni apicali. Sempre Van Gogh, nei
suoi Mangiatori di Patate, ci mostra una scena di assoluta di povertà se vogliamo
quindi di cibi poveri eccetera. Ma soffermiamoci su quella contadina, sulle
sue mani nodose quindi anche su un'idea proprio che ci riconduce al lavori
fondamentalmente bassi, o meno importanti, ma con quale dignità effettua
questo servizio e questa immagine è molto forte.
La dignità è strettamente connessa con un'altra parola a cui voglio arrivare che è
l'umiltà se ci pensi, che nel nostro racconto significa questo, significa che
intanto si parte dal basso e non si deve avere paura di partire dal basso.
Io mi sono laureata con 110 e lode ero una persona quindi con il suo bel
curriculum scolastico, una persona brillante e sono entrata in una grande
azienda, Starhotel teniamo conto che nell'area fiorentina non c'erano,
non ci sono tuttora grandissime aziende, c'è un numero molto limitato di grandi
aziende. E ci sono entrata dalla porta secondaria.
Sono stata assunta come assistente del direttore della direzione finanziaria ma
non ho avuto dubbi o meglio, in questo caso anche il dubbio
che ho avuto, mio marito mi ha aiutato molto, all'epoca
stavamo insieme a valutarlo, perché io ho letto che quella era una grande azienda
strutturata, tra l'altro io due giorni dopo la laurea ero entrata invece in
una piccola azienda locale molto interessante, una nicchia, un'azienda che fa
ceramica nel sesto fiorentino, una capitale insomma no della ceramica c'era
la famosa Ginori, quindi un'azienda molto piccola dove avevo già diciamo così mi
ero già posizionata in un ruolo potenzialmente interessante perché avrei
dovuto in progress coordinare gli agenti esteri
quindi insomma fare un'attività anche interessante nel campo delle vendite.
Però io non ho esitato nel momento in cui mi è stata offerta la possibilità di
entrare in Starhotel, seppur ripeto, con un ruolo che forse anche sminuente
apparentemente per una che si era laureata in economia e commercio con 110 e lode. E questo
tratto di umiltà l'ho sempre mantenuto anche nella del lavoro successivo perché
questo ricordo di averlo spiegato un giorno, ho avuto il piacere
di partecipare a una giornata di formazione di Kpmg verso i giovani
insomma che entravano, e ho raccontato la storia degli archivi di Starhotel
appunto, a un certo punto c'era questo famoso armadio
dove era stata raccolta tutta la documentazione relativa alle operazioni
di acquisizione dei vari Hotel e l'Ingegner Fabri, che è una persona
molto strutturata, proprio da ingegnere, così a un certo punto io capii che aveva
interesse a che questo archivio forse diciamo organizzato in un certo modo.
Ecco, è un lavoro che ha affrontato senza nessun disturbo perché in realtà poi
e l'ho capito forse anche dopo, quello mi ha acconsentito cioè mettere in
ordine questi documenti mi ha consentito di conoscere a fondo
tante cose, di avere una serie di conoscenze e come sappiamo poi quando
arrivi al tavolo di lavoro la conoscenza cioè chi è che domina una riunione? Chi
sa le cose, non è tanto solo chi ha il potere ma la conoscenza è
potere. E quindi quella situazione mi aveva dato l'opportunità di conoscere le
opportunità di sapere e io consiglio sempre una grande umiltà
nell'approccio e non mettersi mai su qualche piedistallo dicendo no quello
non è un lavoro per me, perché anche dai lavori a volte più apparentemente
elementari può nascere. E inoltre l'umiltà la raccomando come modo di
approcciare il tema, cioè non pensare mai di partire "top down", ma pensare sempre di
andare dal basso verso l'alto perché è un modo di sapere e quando sai
quando conosci diventi forte. Per me l'umiltà ha una sola immagine,
una sola faccia, quella del Padre ne "il Ritorno del Figliol Prodigo" di Rembrandt.
Ho avuto la fortuna di essere all'Ermitage prima di Natale e quindi di
riassaporarmelo da vicino. Questo padre ricco, importante ma nei cui occhi c'è
questa grande umiltà che è una una grandezza. Senza umiltà non si
raggiunge la grandezza, di questo io ne sono fortemente convinta. C'è una parola
che hai accennato prima, che credo sia quella successiva,
che è stato il verbo osare. Sì che si collega a novità.
Osare significa due cose, da un lato non porsi limiti
quindi questo è importante: non avere mai il timore di non poter andare oltre.
Ok io sono nel mio ruolo questo ma non posso occuparmi di quello, non posso
parlare perché, anche se a volte le circostanze operative,
metti sempre il naso, in realtà guarda avanti. Io ogni volta che per esempio
quando lavoravo con, parlo sempre dell'Ingegner Fabri perché in realtà è
quella la fase in cui mi sono costruita professionalmente, quando anche lui
semplicemente mi guidava così degli appunti suoi da rielaborare
io andavo sempre a cercare ad approfondire ognuno dei temi a cui si
faceva riferimento. Non mi fermavo al compito che mi veniva dato facevo sempre
un passo avanti. Ovviamente rispettando tutte le regole, però questo andare
sempre un passo oltre mi ha consentito piano piano di
conquistare il terreno e di essere poi, di diventare un punto di riferimento per
tanti e questa è la prima accezione di osare, quindi nel tuo lavoro
non limitarti a eseguire il compito che ti è richiesto ma fai sempre un
pezzettino oltre e fai capire che sei stata curiosa, che hai cercato,
che sei andata oltre. Ma osare vuol dire anche un'altra cosa,
vuol dire anche non porsi limiti dal punto di vista.. io non ho iniziato a
lavorare pensando che sarei diventato un amministratore delegato
però non mi sono neanche mai posta il limite. Ho sempre pensato che potevo
arrivare dove volevo, dove si creavano delle possibilità.
Così come oggi non mi sono mai fermata o limitata. Ti racconto questo episodio
perché tutto sommato è carino. A un certo punto partecipavo
all'operazione per cui si acquisiva un albergo a Napoli, che apparteneva a
Gianluigi Aponte, che è un nome forse non notissimo, ma in realtà è il proprietario
del gruppo Msc, che è il gruppo navale più importante, sia per quanto riguarda la
crocieristica ma anche per quanto riguarda il cargo. Aponte è una persona
di Sorrento, che da tantissimi anni vive all'estero, prima a Bruxelles e poi in
Svizzera. Per dare l'idea del personaggio è uno
delle 10 persone e partecipa al pranzo di Capodanno
con il Ministro delle Finanze Svizzero. Insomma, stiamo parlando quindi di un
personaggio. Questo albergo era una sorta di giocattolo. Durante questa lunga
trattativa, cerco di accelerare, ad un certo punto,
per il conto suo era gestita da una persona locale di Napoli da un
professionista, non si riusciva a chiudere perché c'era una divergenza.
Alchè io ad un certo punto ho detto: "Vabbè, senta, ma non possiamo parlare
direttamente con questo signore?" e tutti mi guardarono cioè come dire ma
questa dove vuole andare, chi è, no, stiamo parlando di un personaggio
insomma, come se parlassimo di Ford nelle automobili no, quindi ho detto se
non riusciamo a spiegarli che dobbiamo avvicinarci eccetera, perché non ci posso
parlare? Dopo questa mia richiesta tutti rimasero così! Insomma morale della favola: io
approdai a Ginevra in questo palazzo che sta sulle colline dove c'è la sede
di Msc e ho passato una giornata con Gianluigi Aponte, che ripeto è stata poi
potrei raccontare su quella giornata cose incredibili,
però, voglio dire, io non mi sono posta il limite di poter interloquire con una
persona del genere. In effetti è stata fra l'altro una persona
amabilissima, con la quale abbiamo anche peraltro poi chiuso tranquillamente
l'operazione. Per associare a questo osare
non potevo che citare Banksy perché l'attualità lo porta, diciamo che è in questo
momento l'immagine di chi effettivamente osa e ho scelto "la Bambina col
Palloncino", un pò perché mi fa anche pensare a questo mio senso di libertà,
che comunque mi contraddistingue. Qua non c'è tanto da raccontare Banksy, ognuno lo
legge come vuole però termini di osare in novità,
devo dire, anche se un grande marchettaro, insomma gli va dato atto.
Beh che direi siamo arrivati alla fine e secondo me è perfetto il finale perché
l'ultima parola è comunità che è semplicemente perché ci serviva
l'accento sulla a, ma si direbbe più facilmente networking, per così dire, cioè
creare il legame, creare questa grande sinergia.
Quando sei un leader devi assolutamente essere colui che lega colui che tiene
unito il gruppo, che sa valorizzare le capacità di ognuno. Questo è molto
importante, io credo che non esistano persone
assolutamente brave in tutto, poi vabbè ci sono i maghi però normalmente abbiamo
certamente delle persone ognuna delle quali ha delle proprie capacità, quindi
saperle cogliere e saperle valorizzare crea il network, tesse la trama. E questo
è molto importante, quindi da soli non si vince niente, anzi come ha detto qualcuno
che per vincere la guerra ci vogliono generali bravi ma anche fortunati
comunque devi avere generali no quello che conta. E va bene. Ho voluto usare
un'immagine di team, senza che ciò diventi blasfemo,
che è il primo team, quello di gesù con i suoi apostoli. E quindi, dato che stiamo a
Milano, niente di più del del Cenacolo Vinciano
quindi assolutamente non siamo in un'iconografia classica, per cui vogliamo
solo giocare in questo caso, ma l'opera non spetta a me parlarne,
sarei presuntuosa ma mi faceva solo gioco diciamo parlare di un team
che è una grande forza per raggiungere dei risultati, per essere un leader.
Sei leader di un team, ma il team e ti riconosce come leader, quindi
è inequivocabile questo legame. Uno non esiste senza l'altro
in un certo senso. Mi viene quasi da aggiungere che, anche quando sono parte
di un contesto dove la leadership non è ancora una skill che mi viene richiesta,
il riconoscere il team intorno a me è importantissimo. Assolutamente.
E poi è il team, ripeto, che ti colloca in quella posizione
se tu hai saputo mostrare le tue doti. Elena, io andrei avanti fino a
questa sera, ve lo giuro! È stata una chiacchierata incredibile ragazzi. Vi
ricordo che qui sotto trovate il minutaggio preciso, dove abbiamo
approfondito ogni singolo concetto. Vi invito a condividere sotto i commenti se
state guardando il video sotto al video, se state guardando ascoltando il podcast
dal blog sotto il l'audio o il video del blog la
parola che più vi rappresenta in questo momento o come parola che state
abbracciando in questo periodo della vostra crescita professionale o come
parola su cui sapete dovete lavorare in questa fase della vostra crescita.
Elena, ti ringrazio ancora tantissimo, è stato bellissimo! Ti faccio solo un
ultimissima domanda, che faccio sempre.. quale donna, o quali donne, credi dovremmo
intervistare dopo di te? Ma guarda, io ho due
amiche che adoro e che secondo me possono raccontare tanto. Una è
Cinzia Sasso, è una giornalista famosa che per tanti anni ha tenuto una rubrica su
affari e finanza di Repubblica, dove in tempi non sospetti parlava delle donne
che avevano ruoli di successo, e credo che veramente lei sia molto interessante
e un'altra è un piccolo vulcano, in realtà non piccolo perché è più alta di me. Si
chiama Sandra Mori, è la presidente di Valore Di, oltre che General Counselor di Coca-Cola
ed è una toscanaccia che sicuramente secondo me vi saprà far divertire e stupire!
Non so se si è capito ma se non sono toste con la T maiuscola, non le vogliamo!
Grazie Elena, per essere stata con noi. Un abbraccio a tutti, ciao e ci vediamo alla puntata di Impact Girl!
Ciao!
Questo è tutto per la puntata di oggi.
Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare sin da
subito. Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e
proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz-Academy,
iscriviti alla lista d'attesa per ricevere lo splendido bonus che ho
preparato per te e per sapere quando riapriranno le porte della nuova
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sempre ci sentiamo o vediamo alla prossima puntata di Impact Girl ;)