L'ITALIA ha bisogno di un SALARIO MINIMO?
Insomma, il sondaggio su Instagram parla chiaro. Non è che avete ben chiaro cosa sia realmente
successo in queste settimane quando si è parlato di salario minimo. Quindi, oggi su
Whatsapp Economy cerchiamo di fare un po' di chiarezza.
Tutto nasce nell'ottobre del 2020, quando la Commissione Europea propone l'introduzione
di un salario minimo legale per combattere il fenomeno del lavoro povero, e cioè di
un salario che non permette ai lavoratori una vita dignitosa.
Questa proposta è stata accettata sia dal Parlamento ma anche dagli Stati Membri proprio
la settimana scorsa, e da lì si è iniziato a parlare di salario minimo. Ma cosa dice
in realtà la direttiva della Commissione Europea?
Per combattere questo lavoro povero, l'Unione Europea propone due strade. O l'introduzione
di un salario minimo legale, e cioè di una cifra sotto la quale le imprese non possono
pagare i lavoratori, oppure la diffusione, la maggior diffusione, di una contrattazione
collettiva, e cioè che le parti sociali di comune accordo decidono un contratto da
fornire ai propri lavoratori.
Attraverso l'introduzione e la maggior diffusione di queste due politiche, secondo la Commissione
Europea si dovrebbe combattere appunto il fenomeno del lavoro povero e delle disuguaglianze
salariali. Quindi, una prima cosa da sapere è che no, l'Unione Europea non impone a
tutti gli Stati Membri di introdurre un salario minimo legale, perché appunto dà due strade
alternative. E inoltre non impone una cifra standard del salario minimo legale comune
a tutti i Paesi Europei, perché quello è compito di ogni singolo Stato Europeo deciderlo
in base al proprio mercato del lavoro, in base alle proprie condizioni di vita e al
costo della vita di ogni Paese Membro.
Quindi come vedete è stato raggiunto più un accordo politico che economico, perché
appunto tutti i dettagli economici sono stati lasciati in mano ai Paesi Membri. Ma detto
ciò, all'Italia serve un salario minimo legale? Vediamo un po' come stanno le cose.
Ebbene, innanzitutto specificare che all'interno della letteratura economica non c'è unanimità
riguardo all'efficacia o meno di un salario minimo. Infatti troverete dei paper in cui
incentivano l'introduzione del salario minimo perché portano dei vantaggi all'interno
del mercato del lavoro, mentre altri paper potete trovare che sottolineano alcune criticità
del salario minimo e quindi magari pensano che non sia la soluzione migliore. Ma questo
non ci deve stupire, perché l'introduzione e l'efficacia di un salario minimo dipendono
dal contesto alla base, e cioè dalla struttura del mercato del lavoro, dall'interazione
tra le imprese oppure dal contesto sociale. Cambiando questo contesto alla base, di conseguenza
può cambiare l'efficacia o meno del salario minimo. E quindi noi dobbiamo fare un'analisi
specifica per l'Italia che non può equivalere ad altre analisi di altri paesi. Partiamo
innanzitutto con chiederci come è strutturato il mercato del lavoro italiano. Secondo gli
ultimi dati Istat, la retribuzione media oraria in Italia è di 15,8 euro all'ora. Però ovviamente
questa è una media e il caso singolo cambia in base a diversi fattori, ad esempio quello
geografico, se tu sei al nord o al sud, oppure ancora in base all'età, più sei giovane
più tendenzialmente guadagni di meno, il tipo di contratto se è determinato, indeterminato,
part time o full time. Purtroppo il salario può cambiare anche in base al sesso del lavoratore,
come vediamo anche dalle statistiche. E infine i divari più grandi vengono determinati dal
grado di istruzione. Più una persona è istruita e più tendenzialmente può ottenere dei salari
più alti. E proprio in questo caso mi dai là per annunciare lo sponsor di oggi che
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parlandolo con un insegnante madrelingua e quindi il contesto migliore per imparare
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provare non fa mai male. Quindi abbiamo visto la retribuzione media oraria in Italia, vi
ho dato anche un consiglio per aumentare la vostra retribuzione, ma chi è che decide
questa retribuzione in Italia? Beh, le decidono molto spesso i CCNL, oppure anche detti i
contratti collettivi nazionali del lavoro, che sarebbero dei contratti lavorativi standard
decisi tra le parti, ad esempio imprese e sindacati, in modo tale da dare ai lavoratori
e ai dipendenti dei contratti uguali ed equi in base alla categoria di appartenenza. Esistono
all'incirca 1000 contratti collettivi, anche se nella pratica ne vengono utilizzati più
o meno 500, e nel settore privato coprono all'incirca il 90% dei lavoratori dipendenti,
quindi ben oltre la soglia imposta dalla direttiva che abbiamo annunciato prima dalla
Commissione Europea, che annunciava una diffusione della contrattazione collettiva oltre l'80%
dei lavoratori dipendenti. Quindi l'Italia al momento è in conformità con la direttiva
e non se è obbligata ad imporre all'interno del mercato del lavoro odierno un salario
minimo legale, perché già rispetta la direttiva che è stata approvata settimana scorsa. Quindi
no, l'Italia, almeno da un punto di vista giuridico, non ha bisogno di un salario minimo,
perché come abbiamo visto la contrattazione collettiva è ampiamente diffusa nel territorio
e quindi rispetta le direttive europee, contrattazione collettiva tra l'altro che ha delle retribuzioni
ben oltre la soglia del lavoro povero. Quindi insomma, da un punto di vista giuridico siamo
a posto. Ma da un punto di vista economico, ha senso l'introduzione di un salario minimo?
Spesso in Italia si è parlato di introdurre un salario minimo pare a 9€ l'ora, ma in
realtà come abbiamo visto la retribuzione media oraria è di 15€, quindi ben lontano
dal salario minimo. E allora a chi servirebbe? Beh, principalmente a due categorie, cioè
i lavoratori agricoli e i lavoratori del settore domestico, che tendenzialmente hanno dei salari
vicini o inferiori rispetto a questo salario minimo di 9€. Ma in realtà questi salari
di questi due settori sono così bassi perché molto spesso in questi settori vige del lavoro
nero, del lavoro sommerso e che quindi naturalmente fa abbassare questi salari. E quindi ovviamente
nasce il dubbio, come può una legge far emergere questa pratica di lavoro nero? Beh,
ovviamente è molto difficile. Inoltre, come ci dice anche l'Istat, l'introduzione di un
salario minimo troppo elevato potrebbe comportare alcuni problemi, soprattutto per le imprese
che utilizzano molta manodopera con bassi salari. Infatti in questi casi ci potrebbero
essere dei cali significativi dei margini operativi, cali che potrebbero portare alla
chiusura delle imprese con una grande ripercussione sui livelli occupazionali. Oppure potresti
ottenere un paradosso, perché le imprese pur di non chiudere potrebbero essere incentivate
a utilizzare maggiore lavoro nero. Quindi tu eri partito con l'introduzione di un salario
minimo per tutelare i lavoratori e in realtà quello che ottieni è maggiore diffusione
del lavoro sommerso e dei salari al di sotto della soglia che ti eri prefissato. Quindi
l'introduzione di un salario minimo non solo avrebbe un impatto marginale per il mercato
del lavoro, perché come abbiamo visto i contratti collettivi hanno un'ampia diffusione
e sono ben oltre questa soglia minima, ma inoltre porterebbe anche dei rischi all'interno
del mercato del lavoro e quindi bisogna anche stare molto attenti a come lo si introduce.
Insomma sappiamo quanto in Italia ci sia un problema di bassi salari e soprattutto
salari stagnanti da più di vent'anni, ma questo in realtà è un sintomo di problemi
strutturali come ad esempio la bassa produttività e l'alta tassazione del lavoro. E questo
non ha nulla a che vedere con l'introduzione o meno del salario minimo, questi problemi
si risolvono con altre politiche e non basta semplicemente dire aumentiamo i salari per
risolvere i problemi salariali in Italia. Oltre a tutto ciò in Italia non si parla
mai abbastanza dei lavoratori autonomi perché ovviamente il salario minimo andrebbe ad impattare
sui lavoratori dipendenti, quindi anche se dovessimo introdurre questo salario minimo
comunque rimarrebbe una grande fetta del mercato del lavoro scoperta che sarebbero
proprio i lavoratori autonomi e qui invece si dovrebbe parlare di eco-compenso in modo
tale che da permettere anche ai lavoratori autonomi di avere delle retribuzioni adeguate
al costo della vita. Insomma spero di avervi fatto un quadro abbastanza chiaro della situazione,
l'Unione Europea non ci vuole imporre un salario minimo e tra l'altro l'Italia tendenzialmente
non ne ha neanche bisogno. Detto ciò ringrazio lo sponsor Cambly per aver sostenuto questo video
e ringrazio anche i sostenitori e cioè il consiglio d'amministrazione con i loro supporti
attraverso i loro abbonamenti. Se volete partecipare anche voi in descrizione trovate tutti i dettagli.
Detto ciò io vi ringrazio e ci vediamo alla prossima puntata di What's Up Economy. Alla prossima!