Episodio - Jeffrey Dahmer- Podcast Italia
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Attenzione, per la natura degli avvenimenti trattati nell'episodio, se ne raccomanda l'ascolto ad un pubblico adulto.
Halloween 2022.
Tra gli zombie e i lupi mannari ha esordito, non senza polemiche, un nuovo travestimento.
Bastano due accessori, barrucca bionda e occhiali da vista con montatura adorata a goccia.
Questi i segni particolari di un serial killer cannibale protagonista di una serie di Netflix con numeri da record.
Oggi vi parlo di Jeffrey Dahmer.
Nel 2020 ho aperto un canale YouTube in cui racconto omicidi, casi irrisolti e misteriose sparizioni.
Mi documento, ascolto i protagonisti, faccio le mie riflessioni.
In queste nuove puntate vi racconto le storie dei serial killer più spietati che hanno terrorizzato gli Stati Uniti negli ultimi 150 anni.
Io sono Elisa True Crime e queste sono le storie che mi hanno particolarmente scioccata.
Jeffrey Lionel Dahmer nasce il 21 maggio del 1960 a Milwaukee, nel Wisconsin.
Jeffrey è il primo genito di Lionel Herbert Dahmer e Joyce Annette.
Negli anni immediatamente successivi al boom economico, entrambi i suoi genitori sono molto concentrati sulle loro attività.
Lionel, il papà, all'epoca in cui nacque suo figlio era uno studente di chimica alla Marquette University
e Joyce, al contrario, era un'istruttrice di telescriventi, che sarebbero quegli apparecchi che si usavano una volta per inviare i telegrammi.
Riguardo l'infanzia del piccolo Jeffrey, nelle cui vene scorreva sangue tedesco, gallese e scozzese, ci sono due teorie.
Secondo alcune fonti, infatti, Jeffrey non soltanto viveva in un ambiente familiare a dir poco disfunzionale,
ma fu anche vittima di violenza da parte di un vicino di casa.
Stando ad altre fonti, invece, l'infanzia di Jeffrey assume le caratteristiche di un paradiso, che verrà però perduto di lì a breve.
Dal libro di Lionel Dahmer, il padre di Jeffrey, che ha scritto successivamente,
emergono dei dettagli importanti che aiutano a fornire un ritratto del piccolo Jeffrey.
Dahmer era, infatti, un bambino le cui pile dell'energia sembravano non esaurirsi mai.
La sua iperattività a volte era talmente eccessiva che non poteva essere contenuta.
Stando all'opinione degli psicologi e di alcuni criminologi, fu proprio quell'energia malincanalata a minare la sanità mentale di Jeffrey.
I responsabili della nascita di un serial killer sarebbero, quindi, stando a questo ragionamento,
stati proprio i genitori, negligenti nei confronti di quel bambino che necessitava di cure quotidiane adatte alla sua personalità iperattiva.
Comunque, quei comportamenti manifestati già nell'età dell'infanzia attraverso le esecuzioni di giochi eccessivi
peggiorarono notevolmente nel corso degli anni, ma procediamo con ordine.
Quando Dahmer aveva sei anni, la famiglia decise di trasferirsi a Doylestown, piccolo villaggio nel cuore dell'Ohio.
La disportananza di suo padre, impegnato a livello accademico, e la condizione psicofisica di sua madre
contribuirono a distruggere l'immagine di quel bambino allegro e spensierato.
Gli stati depressivi che accompagnavano Joyce, sua mamma, e la sua ipocondria la inducevano a passare la maggior parte del suo tempo a letto.
La notevole iperattività di Jeffrey si tramuta ben presto in una vera e propria apatia
che il ragazzino coltiva in maniera sempre più schiva e chiusa.
La negligenza dei genitori nei confronti di colui che sarebbe diventato il mostro di Milwaukee
e le loro continue liti distruggono definitivamente l'ideale perfetto di famiglia felice nella quale ogni bambino sogna di vivere.
All'età di otto anni, la condizione di disagio percepita da Jeffrey si aggrava
e ad un certo punto inizia a sfociare in quello che diventa un divertimento macabro.
Dahmer inizia a collezionare resti di animali morti presi nel boschetto che si trovava vicino casa sua.
L'opinione più diffusa in ambito criminologico e psicologico è che Jeffrey si sarebbe potuto salvare da quel tunnel di orrore
se solo la sua condizione di malessere fosse stata notata.
In quel caso Dahmer sarebbe stato aiutato e non lasciato in balia degli orrori della sua mente.
Le sue fantasie perverse furono inoltre alimentate da suo padre che le scambiò per una semplice curiosità di tipo scientifico.
Cioè non aveva pensato, oh Dio mio figlio sta sviluppando un'ossessione verso gli animali morti,
forse questo è un campanello d'allarme, magari mi rivolgo a un professionista.
Anche perché ai tempi non c'erano la consapevolezza e gli strumenti per formulare un pensiero del genere.
Ma aveva pensato, oh ma che bello mio figlio sta sviluppando un interesse verso la scienza, vuole imparare l'anatomia degli animali.
All'età di dieci anni infatti Lionel Dahmer, il papà, insegnò al piccolo Jeffrey come sbiancare e conservare gli scheletri degli animali morti.
La situazione di Dahmer si aggrava di anno in anno, il mostro di Milwaukee sprofonda sempre di più nei meandri della perversione.
Uno degli aneddoti che più farà brividire riguarda la decapitazione per mano di Jeffrey di un cane che era stato precedentemente investito.
Quello che gli fa amici è davvero orribile.
Praticamente il corpo di questo povero cane fu inchiodato ad un albero e il teschio fu impalato su un bastone.
Sembra davvero impossibile credere che un gesto così cruento sia stato compiuto da quello che dovrebbe essere un bambino innocente.
Risulta quindi evidente che il futuro di Jeffrey a questo punto era già scritto?
Come è risaputo l'adolescenza è già di per sé un periodo estremamente delicato per ogni individuo che si trova ad affrontare determinati cambiamenti.
Dahmer all'età di 13 anni non soltanto inizia a sviluppare una tendenza all'annecdotia che per chi non lo sapesse sarebbe una deviazione sessuale che consiste nell'attrazione verso i cadaveri.
Quindi non solo inizia a sviluppare questa cosa ma prende anche coscienza della sua omosessualità.
Capisce quindi di essere gay, con sapevolezza che però sarà vissuta in maniera quasi segreta.
E fu proprio questo uno dei motivi principali che lo resero un bersaglio per i suoi compagni di scuola.
Nonostante gli insegnanti avessero avvertito più volte Lionel e Joyce, i genitori di Jeffrey, del disagio percepito dal loro figlio, i genitori nonostante questo continuano imperterriti ad essere negligenti, non intervengono, non fanno assolutamente nulla.
Quelle che erano soltanto delle fantasie macabre e perverse sfociano ben presto in veri e propri problemi di alcolismo.
Dall'età di 16 anni infatti Dahmer inizia a rifugiarsi nell'alcol.
La dipendenza diventa sempre più evidente nel momento in cui Jeffrey nascondeva bottiglie di alcolici nella giacca che usava per andare a scuola in modo da poter bere in ogni momento.
Praticamente beveva tutto il giorno.
Dovete sapere che Dahmer era molto intelligente e avrebbe avuto delle reali possibilità di fare strada ma invece viene considerato semplicemente come un ubriacone e per giunta omosessuale che a quei tempi, come saprete, non era una cosa molto accettata.
Non soltanto Jeffrey viene quindi ignorato dai suoi genitori che continuano a non curarsi dei segnali d'allarme lanciati dalle insegnanti ma è il bersaglio dei suoi coetanei.
Nel 1977 la situazione precipita perché i genitori di Jeffrey si separano definitivamente a causa dei tradimenti della mamma Joyce.
Non c'è ormai più rimedio all'alienazione nella quale Jeffrey si ritrova a vivere.
Il ragazzo raggiunta la maggior età decide di tornare nella vecchia casa di famiglia e questo gesto può essere considerato come un disperato tentativo di recuperare quel paradiso ormai perduto e in realtà mai vissuto appieno.
Se fino al 1977 Dahmer vive quel disagio in completa solitudine trovando nell'alcol la sua unica via di fuga, nel 1978 quel disagio si tramuta in un primo omicidio.
Era il 18 giugno del 1978, ci troviamo alle porte dell'estate e Steve Hicks, un ragazzo di soli 18 anni, ha la sfortuna di chiedere un passaggio proprio a Jeffrey.
Tutto quello che si sa di Steve è che si era appena diplomato al liceo di Coventry e quelli che lo conoscevano lo hanno sempre descritto come una persona dal cuore grande, una persona che faceva di tutto per aiutare il prossimo, che cercava sempre il modo per conoscere nuove persone e amava farsi nuovi amici.
Dahmer dopo un po' di chiacchiere lo invita a casa sua per bere qualcosa, in casa non c'era nessuno quindi aveva a disposizione tutto il tempo che desiderava. I due chiacchierano, ascoltano musica e sorseggiano birra fino a quando Dahmer all'improvviso non impugna un manubrio di 4,5 kg e lo scaraventa in testa al povero Steve.
Il ragazzo è stordito dal colpo e per finirlo Dahmer decide di soffocarlo, ma purtroppo la cosa non finisce qui. Quello che Dahmer fa al corpo del ragazzo è roba per stomaci forti, vi avviso.
Dahmer inizia a spogliare il cadavere, li toglie tutti i vestiti per poi mettersi a cavalcioni sul suo corpo e maturbarsi. Una volta compiuto l'atto inizia a smembrare in piccoli pezzi il corpo, alcuni pezzi di carne vengono poi disciolti nell'acido per poi essere buttati nel gabinetto.
Le ossa vengono frantumate con una mazza da baseball e in seguito gettate all'interno di sacchi neri per l'immondizia, accuratamente seppelliti nel giardino dietro casa sua.
Dopo questo primo delitto rimasto impunito la vita di Dahmer prosegue, si iscrive all'università ma quello che poteva essere una sorta di riscatto si tramuta ben presto in un fallimento. Jeffrey a causa della sua dipendenza dall'alcol che non gli consente di frequentare lucidamente le lezioni abbandona gli studi dopo soltanto tre mesi.
Nel 1979 Lionel, suo padre, tenta disperatamente di salvare suo figlio dalla perdizione convincendolo ad arruolarsi come volontario nell'esercito nella base di Fort Sam Houston in Texas. Jeffrey segue l'addestramento come specialista medico e successivamente viene assegnato al secondo reggimento nella Germania Ovest per svolgere il ruolo di soccorritore militare.
Tuttavia, nemmeno il rigore e la disciplina della carriera militare riescono a far tornare Dahmer sulla retta via. Nel 1981 viene infatti dimesso a causa della sua grave dipendenza dall'alcol. Anche in quell'occasione la situazione nella quale Jeffrey si trovava viene sottovalutata notevolmente.
Egli infatti riceve un congedo onorevole poiché i suoi superiori credevano che il suo disagio provenisse solo e soltanto dallo stress della vita militare e che ciò non avrebbe assolutamente impattato i comportamenti dell'uomo durante la sua vita da civile. Una valutazione a dir poco superficiale se si considera che Dahmer si trovava letteralmente all'inizio di una genesi del male.
E' interessante sapere che nel periodo in cui presta servizio come militare scompariranno due persone, anche se ad oggi non è chiaro il motivo di queste scomparse, insomma non è chiaro se centri il suo zampino oppure no.
Comunque ritornato a casa suo padre Lionel gioca la sua ultima carta per aiutare il figlio. Considerato l'affetto che Jeffrey provava nei confronti di sua nonna lo convince ad andare a vivere insieme a lei a West Allis, la sua cittadina natale.
Questa soluzione sembra dare finalmente i suoi frutti. Dahmer sembra una persona totalmente diversa, si prende cura di sua nonna e trova lavoro come flebotomo al Milwaukee Blood Plasma Center. Il flebotomo, se ho capito bene, è colui che si occupa dei prelievi di sangue prevalentemente.
L'incantesimo però è destinato a spezzarsi perché dopo soltanto dieci mesi Jeffrey viene licenziato e tutto il denaro che aveva a disposizione grazie a sua nonna viene speso in alcol e sigarette. In questi anni Jeffrey diviene un vero e proprio outsider, la sua situazione è ormai irrecuperabile. Il peggio però deve ancora arrivare.
Le passioni macabre che lo avevano accompagnato fin da quando era soltanto un ragazzino si intensificano notevolmente. Non soltanto Jeffrey inizia a collezionare manichini rubati, sintomo del suo desiderio di possessione, ma continua a sperimentare modi per disintegrare resti di esseri viventi.
A quanto pare l'oggetto preferito delle sue sperimentazioni macabre a questo punto della storia erano i corpi degli scoiattoli morti che scioglieva nell'acido.
Arriviamo al 1985, un pomeriggio mentre era intento a leggere un libro in biblioteca un ragazzo gli lancia un bigliettino dove all'interno aveva scritto un chiaro invito spirituale, insomma dove dichiarava che era disponibile a praticargli una fellazio.
Dammer non accetta questo invito, però dentro di lui si risveglia qualcosa, scatta qualcosa. Iniziarono ad affollargli la testa numerose e sempre più articulate fantasie di dominio. Per riuscire a soddisfarle inizia a frequentare i locali gay dove si riunivano uomini in cerca di piacere o con la voglia di incontrare un compagno.
Trascorrono altri due anni dove Dammer continuava a frequentare questi locali in giro per la città facendo sempre più esperienze in quel nuovo mondo che aveva scoperto. Il tempo scorre e arriviamo al 20 settembre del 1987, qui incontra Stephen Tuomi.
Stephen era cresciuto a Hauntangon, una città del Michigan e aveva soltanto 24 anni. Aveva lavorato come cuoco in un ristorante di Milwaukee e tutti lo descrivono come una persona molto estroversa e amichevole e con un animo artistico.
Una sua compagna di classe, di scuola, dichiarerà in seguito che non avrebbe mai dimenticato questo aspetto di Stephen, riusciva a trasformare qualsiasi cosa in un'opera d'arte. Stephen e Jeffrey si incontrano in un gay bar e dopo aver bevuto molto alcol Dammer convince Stephen a proseguire la serata in una stanza d'albergo, precisamente all'Ambassador Hotel di Milwaukee.
Jeffrey purtroppo toglie la vita a Stephen e lo confesserà solamente moltissimi anni dopo, ma quello che dice è a dir poco bizzarro. Jeffrey racconta che la sua intenzione non era quella di uccidere il ragazzo, lui voleva solamente drogarlo e fargli violenza, capito? Solamente questo, non è una cosa da niente.
Invece racconta di essersi svegliato la mattina dopo e di aver trovato la sua vittima senza vita, piena di lividi e con il petto sfondato. Racconta di essersi guardato le mani e di aver visto tantissimo sangue, ma giura e spergiura di non avere memoria di cosa fosse successo, cioè lui non ricorda di aver ucciso Stephen e aveva anche aggiunto le testuali parole.
Non potevo credere di averlo fatto, non poteva crederci, capito? Perché solitamente era un tipo così tranquillo. Comunque dopo l'uccisione mette il corpo del ragazzo in una valigia che aveva comprato appositamente per questo scopo e raggiunge la cantina a casa della nonna in cui viveva. Una volta lì tira fuori il corpo dalla valigia e purtroppo consuma con esso un rapporto sessuale, forse anche più di uno.
Quando quel corpo ha esaurito ogni funzione o se vogliamo ogni attrattiva, procede con lo smembramento per poi gettarlo nella spazzatura.
Passa qualche mese, per la precisione passano sette mesi. Una sera di gennaio del 1988 incontra il quattordicenne Jamie Doxtater di origini nativo americane. Data forse l'ingenuità o la poca esperienza del ragazzino, per Dahmer è facile tendergli una trappola. Infatti lo convince a seguirlo a casa sua con l'offerta di 50 dollari se si prestava a delle foto di nudo.
Comunque Jamie era appunto un ragazzino di soli 14 anni, sua madre lo ha descritto come un ragazzino indipendente per la sua età, molto introverso con la tendenza a mettersi spesso nei guai e a marinare spesso la scuola.
Secondo alcune fonti Jamie aveva avuto un'infanzia molto difficile, infatti soli due giorni prima dell'incontro con Dahmer era scappato di casa per fuggire dal suo patrigno che a quanto pare era un uomo crudele, molto violento con lui.
Purtroppo però una volta arrivato nell'appartamento di Dahmer quest'ultimo scangola il ragazzino sul pavimento della cantina e poi come sempre lo fa a pezzi per poi gettarlo nella spazzatura. Mi spezza veramente il cuore pensare che soli due giorni prima Jamie era fuggito dal patrigno violento, probabilmente pensava di aver finalmente lasciato alle spalle quegli orribili anni di sofferenza, ignaro del fatto che il peggio doveva ancora arrivare.
A circa due mesi il 24 marzo del 1988 incontra un ragazzo di 22 anni di nome Richard Guerrero di origini messicane e purtroppo non ho trovato altre informazioni sulla vita del ragazzo. L'incontro con Richard avvenne di nuovo in un gay bar, Dahmer lo convince ad appartarsi per poi stordirlo, scangolarlo con una cintura di pelle e infine farlo a pezzi seguendo il solito modus operandi.
La famiglia di Richard dopo che è stata resa nota la sua uccisione ha continuato a sostenere che secondo loro Richard non era omosessuale ma onestamente a prescindere se lo fosse o meno questo non cambia il triste epilogo della sua vita.
A questo punto amici siamo nel settembre del 1988 e Dahmer viene allontanato da casa di sua nonna a causa proprio del suo comportamento. La nonna ovviamente non era a conoscenza di tutto quello che il nipote combinava in casa sua o almeno questo è quello che si sa ma era chiaro che il comportamento di suo nipote fosse un po' sbandato, portava a casa ogni sera un ragazzo diverso, beveva tantissimo e inoltre da quando c'era lui in casa,
in casa della nonna, dalla cantina proveniva un odore a dir poco sgradevole. Per la nonna quella situazione era diventata insostenibile. Dahmer allora si trasferì in un altro appartamento sempre a Milwaukee poco distante dalla fabbrica di cioccolato in cui aveva trovato lavoro in quel periodo e sempre nel mese di settembre riesce ad adescare Somsak Sinta Somforn, sicuramente ho pronunciato male il suo cognome scusatemi.
Somsak è un ragazzino di soli 13 anni di origini asiatiche, i suoi genitori venivano dal Laos e lo adesca sempre con la solita scusa quella del servizio fotografico. Una volta arrivati nell'appartamento di Dahmer lui aggredisce il ragazzino che però questa volta incredibilmente riesce a scappare denunciando tutto alla polizia.
Dahmer in seguito alla denuncia viene arrestato con l'accusa di violenza sessuale sul minore. L'accusa chiese l'arresto ma Dahmer invece se la cava con soli 10 mesi di ospedale psichiatrico e in attesa della sentenza torna a vivere a casa di sua nonna nonostante l'accusa avesse chiesto l'arresto.
E prima ancora che arrivasse la sentenza definitiva Dahmer uccide ancora. La sua quinta vittima è un ragazzo di 24 anni di nome Anthony Sears, anche lui incontrato in un gay bar il 25 marzo del 1989 e anche questa volta Dahmer dichiarerà in seguito che le sue intenzioni non erano quelle di uccidere il ragazzo ma Anthony ha iniziato a parlarmi, cioè lui dice proprio così stessa cosa.
Si giustifica dicendomi Anthony hai iniziato a parlarmi? Come dire cosa fai se uno inizia a parlarti non cogli l'occasione e lo uccidi?
Anthony a quanto pare aveva appena ricevuto una promozione a lavoro, era diventato manager proprio pochi giorni prima e quella sera sua mamma aveva organizzato una festa in suo onore per appunto festeggiare la sua promozione ma purtroppo suo figlio non si era mai presentato.
Purtroppo però la madre non aveva badato troppo alla cosa, era convinta che il figlio si fosse fermato a festeggiare con i suoi amici invece come sappiamo non era così.
L'iter è sempre lo stesso, Dahmer aveva invitato Anthony nel suo appartamento, lo aveva drogato e poi lo aveva strangolato e una volta senza vita purtroppo aveva avuto rapporti con il suo corpo.
Il giorno dopo aveva preso il suo corpo e l'aveva messo nella vasca da bagno e tutto questo ricordiamoci sempre che lo fa in casa di sua nonna. Ora non chiedetemi dove fosse sua nonna, spero non fosse in casa ma comunque.
Posiziona quindi il corpo nella vasca da bagno e gli taglia la testa. Successivamente inizia a scuoiare il povero Anthony e dopo aver rimosso tutta la pelle dalle sue ossa decide di disintegrare le ossa per poi di nuovo gettarle nell'immondizia.
Dahmer racconterà successivamente che Anthony è stata la prima persona di cui aveva voluto conservare delle parti del corpo in quanto lo trovava estremamente di bell'aspetto. Anthony era effettivamente molto bello, il suo sogno infatti era quello di fare il modello, sogno che però non si realizzerà mai.
Comunque Dahmer aveva voluto conservare la sua testa e non solo, aveva conservato anche i suoi genitali e li aveva conservati in dell'acetone per preservarli. Nel maggio del 1990 arriva la sentenza definitiva per violenza sessuale e Dahmer viene condannato a soli cinque anni di libertà condizionata, quindi praticamente nulla.
Il 14 maggio del 1990 si trasferisce, quindi lascia nuovamente l'appartamento di sua nonna e si trasferisce in uno a nord di Milwaukee al 924 di Nord 25esima strada e nel trasferimento tra l'altro porta con sé la testa ormai mommificata e i genitali della sua ultima vittima Anthony Sears.
Da questo punto in avanti amici l'attività omicida di Dahmer si intensifica, il biennio 90-91 infatti è forse il più prolifico nella sua carriera da serial killer se così possiamo chiamarla.
Da questo momento in poi ucciderà da quello che si stima altre 12 persone in un arco temporale non superiore all'anno, si stima dal giugno del 1990 fino al luglio del 1991. Vi riporto quello che sappiamo delle vittime.
Tenete in considerazione amici che da questo momento in avanti il killer porterà sempre le vittime nel suo appartamento, cercherà sempre di stordirle con della droga e dell'alcol per poi ucciderle.
Di seguito profanerà i loro corpi consumando uno o più rapporti con essi, al termine di quei rapporti metterà in atto sempre lo stesso copione dove i resti verranno fatti a pezzi, alcune parti disciolte e altre accuratamente, ma oserei dire maniacalmente conservate. Ogni step verrà immortalato dalla macchina fotografica del serial killer.
Eddie Smith era un uomo afroamericano, aveva 28 anni e veniva soprannominato lo sceicco dai suoi amici perché indossava abitualmente una sorta di fular sulla testa. Eddie era cresciuto in una famiglia felice e sognava di diventare anche lui un modello. Ricky Biggs anche lui era afroamericano ed era un ragazzo che si prostituiva e purtroppo non ho trovato altre informazioni su di lui.
Ernest Miller, sempre afroamericano, era un ragazzo di 22 anni che sognava di diventare un ballerino e aveva inoltre deciso di iniziare a frequentare un college d'arte a Chicago. David Thomas, afroamericano, aveva 23 anni e aveva una relazione molto travagliata con la sua fidanzata con la quale aveva anche una figlia di 3 anni.
Curtis Strother, sempre afroamericano, era un giovane ragazzo allegro e socievole in grado di rallegrare chiunque fosse intorno a lui. Aveva lavorato come aiuto infermiere e dopo aver perso il lavoro aveva deciso di diventare un modello e di terminare gli studi al college.
Harold Lindsay aveva 19 anni ed era un ragazzo afroamericano molto devoto alla famiglia, soprattutto a sua mamma e a sua sorella. Era inoltre ben voluto da tutti ed era molto popolare fra i suoi amici.
Tony Hughes era un ragazzo di 31 anni rimasto sordo quando era soltanto un bambino a causa di un medicinale sbagliato che gli aveva prescritto il medico. Anche lui sognava di diventare un modello.
Conor Sinta Somphon era un ragazzino di origini laotiane di soli 14 anni adescato da Damer in un centro commerciale. Il cognome non vi suonerà nuovo perché si trattava del fratello di Somphon, il ragazzino di cui abbiamo parlato poco fa, il primo sopravvissuto del mostro di Milwaukee che gli aveva fatto prendere solo gli arresti domiciliari.
Questa amici è la storia più eclatante di questo caso che esprime a pieno la società che viveva in America in quegli anni, ma andiamo con ordine.
Damer adesca a Conorac sempre nel solito modo, ovvero gli offre dei soldi in cambio di un servizio fotografico di nudo. Il ragazzino accetta e lo segue nel suo appartamento. Dopodiché Damer lo droga e lo aggredisce.
Lo picchia brutalmente, gli fa violenza e gli scatta delle polaroid, ma non solo. Gli inietta nel cervello con una siringa una sostanza dell'acido cloridrico. Dopodiché lo lascia lì e decide di uscire a farsi una birra.
Ma mentre Damer era fuori casa, Conorac riesce a liberarsi, ma immaginate le sue condizioni. Era completamente stordito dall'alcol, dalle droghe e da quella cosa che gli aveva iniettato nel cervello.
Inoltre era completamente nudo, pieno di libidi e sanguinava da ogni orifizio a seguito delle violenze ricevute. Conorac quindi si libera e corre in mezzo alla strada e riceve soccorso da parte di tre donne, di nome Sandra Smith, Tina Spivey e Nicole Childress, che si trovano lì.
E quando vedono il ragazzino chiamano immediatamente la polizia.
Gli agenti ad aver preso la chiamata sono John Balcherzak e Joseph Gabrish e oltre loro si attivano anche i paramedici, arrivando con un'ambulanza.
I paramedici non hanno dubbi sul fatto che Conorac avesse urgente bisogno di cure, ma gli agenti di polizia no. Li mandano via, negando le cure al ragazzino.
Dunque Conorac, dovete sapere che viveva in America da moltissimi anni, ormai da più di dieci anni, quindi parlava inglese fluentemente.
Ovviamente però a causa delle sostanze che Dahmer gli aveva somministrato non riusciva a parlare chiaramente, non riusciva a spiegare la situazione, il suo cervello era in uno stato palesemente confusionale.
A quel punto Dahmer torna a casa e si trova davanti questa scena, si trova davanti le donne insieme a Conorac e ai due agenti di polizia.
Ma con tutta la calma del mondo spiega agli agenti che Conorac era semplicemente il suo amante, i due si stavano divertendo e Conorac era semplicemente un po' sbronzo.
E amici, gli agenti gli credono. Ora, suona quasi scontato dirlo, ma il forte razzismo e la forte discriminazione di quegli anni hanno sicuramente giocato un ruolo molto importante in questa vicenda,
perché secondo voi se al posto di Conorac, ragazzino asiatico e per di più omosessuale, ci fosse stato un uomo bianco etero ridotto in quelle condizioni,
voi pensate che gli agenti si sarebbero comportati allo stesso modo? Beh amici, sembra assurdo, ma gli agenti credono all'uomo bianco della situazione,
credono a Dahmer e lasciano il povero Conorac nelle mani del suo carnefice e se ne vanno, se ne vanno.
La cosa più agghiacciante è che mentre vanno via, riferiscono alla centrale, maschio asiatico nudo sbronzo riconsegnato al suo fidanzato sobrio e dicono queste parole ridendo a crepa pelle.
Subito dopo Dahmer riporta a Conorac nel suo appartamento e la prima cosa che fa è fargli una seconda iniezione nel cervello di acido cloridrico, che risulta essere fatale immediatamente.
Dopo averlo ucciso ha un rapporto con il suo corpo, lo fa a pezzi e come aveva già fatto altre volte, mangia alcune delle parti.
Gli agenti di cui abbiamo parlato prima, che hanno fatto questo gravissimo errore di valutazione, vennero poi ovviamente pesantemente criticati,
perché nonostante fossero arrivati in prossimità dell'appartamento, il loro comportamento era risultato a dir poco superficiale.
Se quella sera fossero entrati a casa di Dahmer, avrebbero visto il cadavere di un'altra vittima ancora riverso sul letto.
Ma questa loro superficialità gli costò solamente una temporanea sospensione.
Vennero infatti reintegrati poco dopo con delle mansioni minori, ma a quel ragazzino il loro errore di valutazione invece costò la vita.
Conorac è stata la sua tredicesima vittima.
Gli omicidi purtroppo proseguono con Matt Turner di 20 anni. Matt era un ragazzo afroamericano scappato di casa per inseguire il sogno di diventare un modello.
Jeremiah Weinberg era originario di Porto Rico e lavorava a Chicago come assistente alla clientela.
Di lui si sa che era un ragazzo estremamente ordinato e attento al suo stile.
Oliver Lacey, afroamericano, era originario dell'Illinois e dopo la morte del padre aveva preso sulle spalle tutta la sua famiglia.
Era un aspirante bodybuilder con una figlia di due anni e una fidanzata da sposare.
Joseph Bredhoft era cresciuto in Illinois e si era trasferito in Minnesota per cercare un lavoro che lo aiutasse a mantenere la sua famiglia.
Aveva infatti tre figli ed era descritto come un padre amorevole e responsabile.
Ma arriviamo finalmente al luglio del 1991 quando una sera in un locale Dahmer conosce Tracy Edwards, la sua ultima vittima.
Tracy era insieme a due suoi amici quando Dahmer si era avvicinato a loro e gli aveva offerto 100 dollari in cambio del solito servizio fotografico.
Una volta dentro l'appartamento Tracy si accorge subito del forte odore che Dahmer giustifica con la scusa della carne nel congelatore andata male.
La stanza è in disordine e l'odore è veramente insopportabile.
La situazione a Tracy non piaceva ma non sapeva bene come uscirne, considerato che sul tavolo della cucina c'era un coltello ben visibile, oltre che a un trapano e a delle macchie di sangue.
A un certo punto Dahmer gli dice di girarsi a guardare il suo acquario con dentro i suoi pesci tropicali e quando Tracy lo fa, Dahmer gli chiude una manetta intorno al polso.
Successivamente lo costringe ad entrare in camera da letto per vedere un film, l'esorcista, come se l'ambiente non fosse già abbastanza inquietante di per sé.
E a un certo punto Dahmer lo costringe a sdraiarsi sul letto.
La richiesta che gli fa è semplice, voleva ascoltare i battiti del suo cuore.
Data la situazione il ragazzo gli domanda il perché e Dahmer senza mostrare il minimo cenno di cedimento gli risponde, lo voglio ascoltare perché dopo me lo mangerò.
A questo punto è chiaro per il ragazzo che deve fare qualcosa se vuole salvarsi la vita, così aggredisce Dahmer colpendolo negli occhi, poi si dirige verso la porta ma la colluttazione tra i due prosegue.
E nonostante i peggiori epiloghi ipotizzabili, il ragazzo riesce a fuggire dalla casa del mostro.
E Dahmer non lo segue neanche, si limita a guardarlo e a chiudere la porta di casa.
Il ragazzo corre e urla a perdifiato e ad un certo punto incontra i fari di una pattuglia.
Gli agenti si avvicinano chiedendogli spiegazioni perché davanti ai loro occhi avevano un ragazzo con un paio di manette pensolanti da un polso e mezzo nudo e in uno stato di completa agitazione.
Il ragazzo gli racconta tutto e gli agenti si fanno portare fuori dall'appartamento di Dahmer.
Bustano la porta e lui come se niente fosse li apre e gli spiega di nuovo che i due erano solo amanti, avevano solo litigato.
Gli agenti però questa volta gli chiedono di entrare. Lui apre e loro si fanno largo in quelle stanze dell'orrore.
Ovviamente anche gli agenti notano il forte odore al che Dahmer risponde di nuovo con la solita scusa.
Aveva tantissima carne in un congelatore, il congelatore si era rotto e la carne era andata male.
Gli agenti allora gli chiedono dove tenesse le chiavi delle manette così da poter liberare Tracy.
Lui gli risponde che le chiavi si trovavano all'interno del primo cassetto del comodino della camera da letto.
Un agente allora si fa avanti nella camera e subito nota delle grosse macchie di sangue sul letto.
E aprendo il cassetto del comodino, oltre alle chiavi delle manette, vede tantissimi scatti fatti con la polaroid.
E guardando meglio in quei frammenti nota tutto l'orrore di Dahmer.
Scatti di corpi mutilati, smembrati, trattati come se fossero non persone ma oggetti.
A quel punto Dahmer si rende conto e tenta di scappare, ma gli agenti alla fine lo ammanettano e chiamano i rinforzi.
Mentre aspettano gli altri agenti, l'agente Rolf Müller apre il frigorifero.
Dentro ci trova una testa umana tagliata da poco.
Dahmer che a quel punto si trovava ammanettato e sdraiato sul pavimento lo guarda ed esclama
Dovrei essere morto per le cose che ho fatto.
In tutto nell'appartamento di Dahmer trovano altre tre teste umane, sette teschi, due cuori e altri pezzi di corpi tipo mani, un torace e organi vari compresi dei genitali maschili.
Oltre a questo trovano anche un bidone con all'interno altri pezzi di corpi ammassati nella forma aldeide.
Le polaroide che documentavano gli orrori compiuti in tutto erano 74.
Jeffrey Dahmer ha ucciso più di 17 persone nel corso degli anni, dal 1979 al 1991.
Ho voluto darvi quante più informazioni su di loro, anche se purtroppo non sono molte.
Appare comunque evidente la predilezione di Dahmer per giovani ragazzi afroamericani o comunque di colore e con aspirazioni di diventare modelli o comunque di lavorare nel mondo dello spettacolo.
Li sceglieva di colore un po' anche per il discorso che abbiamo fatto prima, perché la vita di una persona afroamericana o di una persona di colore in quegli anni specialmente non valeva allo stesso modo della vita di una persona bianca.
Inoltre li sceglieva anche chiaramente per la bellezza dei loro tratti e del loro corpo.
Se si considera quello che è stato ritrovato nel suo appartamento, possiamo dire che il suo fosse a tutti gli effetti un macabro collezionismo.
La cosa più assurda è che in tutto questo tempo non fu mai scoperto né dai vicini di casa né tanto meno dalla polizia.
Nemmeno le proteste dei vicini di casa servirono a convincere la polizia a fare un sopralluogo.
Infatti le persone che vivevano negli appartamenti attigui a quello del mostro si lamentavano costantemente dell'odore nauseabondo e dei continui rumori a tutte le ore.
Vi basta di pensare che Dahmer faceva a pezzi le sue vittime usando un seghetto.
Ora, nella serie tv la figura della vicina di casa di Dahmer risulta essere molto importante, ma questa parte è stata un po' romanzata nel telefilm.
Quella che nel telefilm era la vicina della porta accanto a Dahmer, Glenda Cleveland, nella realtà abitava nel palazzo a fianco ed era la madre di Sandra Smith e la zia di Nicole Childress,
che erano, se vi ricordate, due delle donne che avevano aiutato Conerack quando era scappato.
Glenda, nonostante non abitasse nell'appartamento a fianco al killer, aveva comunque notato molte stranezze ed è stata proprio lei ad effettuare la chiamata al 911.
Il giorno di l'esercizio, con la presenza del povero Conerack nudo e pieno di lividi, i reali vicini di casa di Dahmer, quelli che abitavano proprio nella porta accanto, si chiamavano Pamela e Vernel Bass.
Loro raccontano di aver dovuto mettere degli asciugamani sotto le porte per evitare che il pungente odore di putrefazioni si insinuasse nella loro abitazione.
Comunque, il 21 luglio del 1991, finalmente, Dahmer viene catturato e arrestato.
Il suo processo iniziò il 30 gennaio del 1992 a Milwaukee.
Qui dovette rispondere a 15 capi d'accusa davanti al giudice Lawrence Graham.
Vennero fatte diverse perizie psichiatriche, le quali rivelarono che il killer soffrisse di disturbo borderline della personalità, disturbo schizoide della personalità e del disturbo.
Nonostante ciò, venne considerato legalmente sano, quindi comunque in grado di sostenere un processo.
Dahmer si dichiarò colpevole e raccontò tutti i nei minimi particolari agli agenti di polizia.
Il 13 luglio del 1992 venne emessa la sentenza, che lo riteneva colpevole dei capi di imputazione, condannandolo alla pena dell'ergastolo per ogni omicidio commesso.
Quindi per un totale di più di 900 anni di prigione.
Gli anni possono far sorridere, considerando che nessuno vive 900 anni, ma erano stati messi così tanti anni nel caso in cui i legali del killer avessero chiesto un qualsiasi voglia sconto o riduzione, non più ipotizzabile considerando la durata della pena.
Era un modo per assicurarsi che Dahmer non avrebbe mai più rivisto la luce del sole.
Durante gli anni del carcere, Dahmer si converte al cristianesimo e a tal proposito ha rilasciato un'intervista ad un giornalista, nella quale si assume tutta la colpa di quello che ha fatto.
Esentando da ogni responsabilità, anche solo morale, i propri genitori, i quali nella loro indifferenza educativa non si erano nemmeno mai accorti di crescere non un bambino qualunque, ma colui che sarebbe diventato un serial killer.
La pena ricevuta da Dahmer era molto forte, ma a molti dei parenti delle vittime non bastava. Hanno infatti invocato a più riprese la pena di morte per quello che aveva fatto, ma alla fine se la pena di morte non gli è stata inflitta dalla giustizia, ci pensò comunque un altro uomo a infliggergliela due anni dopo la sua condanna.
Il 3 luglio del 1994 infatti il detenuto Osvaldo Durty tentò di tagliargli la gola con un rasoio nascosto all'interno di uno spazzolino da denti, mentre Dahmer partecipava ad una funzione religiosa perché appunto ormai era credente.
Scampato a questo tentativo gli venne proposto l'isolamento, ma lui rifiutò dichiarandosi pronto a morire per tutto quello che aveva fatto. E probabilmente qualcuno aveva ascoltato queste sue preghiere perché il 28 novembre venne nuovamente aggredito da un altro detenuto con forti problemi di schizofrenia, Christopher Scarver, il quale lo colpì con un manubrio rubato dalla palestra del carcere.
Questo dettaglio amici lo trovo interessante considerando che è stato proprio con un manubrio che Dahmer aveva tolto la vita alla sua prima vittima se ci pensate.
L'aggressione risulterà fatale, Dahmer morirà durante il trasporto verso l'ospedale e il suo cervello verrà poi prelevato per studi scientifici.
Ora il quadro psicologico di Dahmer è molto complesso e io non ho le competenze per analizzarlo, quindi dirò alcune cose che ho trovato interessanti, che ho letto e che voglio condividere con voi, ma prendetele per quelle che sono.
Una cosa che ho trovato interessante è che suo padre Lionel racconta successivamente, quando la natura di suo figlio era ormai nota, che quando era piccolo, all'età di 4-5 anni, lo avevano fatto sottoporre ad un intervento per unernia inguinale.
Lionel sostiene che sia stata proprio quell'operazione a scatenare qualcosa nel figlio, a cambiarlo. Lionel racconta che per qualche motivo Jeffrey era convinto che in quell'operazione gli avrebbero tagliato il pene.
Il complesso di castrazione, oggetto di molti studi, anche di Freud, sembra tramutarsi in un incubo reale per il piccolo Jeffrey, che persino al risveglio dall'operazione teme di essere stato evirato e chiede proprio a sua madre se lo avessero fatto.
Questo evento genera un circolo vizioso di ansia e frustrazioni derivanti dalla paura di essere impotente e questo avrebbe contribuito ad alimentare quelle fantasie perverse di possesso e dominio.
Damer desiderava che le sue vittime restassero accanto a lui per sempre immobili. Proprio per questo motivo nel suo appartamento aveva un altarino dove conservava tutti i teschi delle sue vittime.
Un aneddoto raccontato proprio dallo stesso Damer riporta che una volta portò a lavoro con sé il teschio di una vittima e dietro questo gesto macabro c'è proprio la fantasia di portare sempre con sé qualcosa dei suoi uomini.
Anche il cannibalismo era uno dei modi che Damer utilizzava per creare una fusione con le sue vittime, cioè mangiando i loro corpi essi diventavano una sua appendice.
Alcuni comunque pensano che qualche forma di devianza fosse sicuramente presente nel suo profilo genetico, in quanto anche il padre Lionel da ragazzino a quanto pare era affascinato a tal punto dal fuoco da sviluppare delle tendenze piromani,
corrette successivamente da suo padre che mostrandogli la pericolosità dei giochi col fuoco riuscì a distoglierlo da quella fissazione.
Alcuni invece pensano che la colpa sia tutta dei genitori, nonostante Jeffrey abbia rilasciato quell'intervista in cui li assolve completamente, molti sostengono che i suoi genitori vadano abiasmati perché hanno ignorato volutamente tutti i campanelli d'allarme,
preferendo fingere di non accorgersi mai di quello che stava succedendo. Jeffrey Damer era comunque una persona problematica, una persona malata, alcuni pensano che si sarebbe potuto salvare se solo qualcuno lo avesse attenzionato da bambino, se solo qualcuno lo avesse aiutato in tempo,
altri invece pensano che il suo destino era già stato scritto e nulla avrebbe potuto impedire la genesi del mostro. Alla fine questa è l'eterna domanda che tutti ci poniamo e a cui non è ancora mai stata data una risposta certa, ovvero Killer si nasce o si diventa?
Addo Garifo, adattamento, Viola Afrifa, supervisione tecnica, Gabriele Rosi, responsabile della produzione, Danny Stucchi, Una Produzione, One Podcast.
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