ITA True crime - Sulle Tracce Del Male - L'Omicidio Del Piccolo Tommy
Eravamo a tavola tranquillamente, una sera qualunque è venuto a mancare la luce, quindi io ho acceso le candele perché non ci si vedeva niente. Paolo è andato fuori per vedere che non fosse saltato il contatore fuori. Ho visto che ha rimbalzato indietro e sono entrati a queste due persone.
Uno o questo ricordo agitatissimo che urlava l'altro. Non riuscivo a capire bene cosa stava succedendo, ecco quindi sentivo il frastuono, ma nello stesso tempo uno capivo che cos'era.
Hanno sfidato i bambini dal seggiolone ce ne sono andata.
Io non riuscivo a vedere niente, ma Sebastiano ha visto mentre lo stile nel terzo girone, e lo portavano via quindi a me continua a risuonare nonostante sia passato un sacco di tempo, questo urlo disperato di Sebastiano.
In un lampo mi sono slegata che sono alzata, ho visto il vuoto diciamo.
Io non ho sentito rumori di macchine, non ho sentito niente, e quando sono uscito non c'erano già più.
Adesso io non ho un ricordo ben preciso però sono non è stata io la prima a chiamare il 113. Ho tardato quel minuto ma perché Sebastiano mi è scappato fuori scalzo e urlava nel cortile.
Un certo punto sono il telefono, mi sento mi augurio che urla dall'altra parte. "Hanno rapito Tommy, hanno rapito Tommy, hanno rapito Tommy”. Sul momento non riuscivo a connettere.
Un tempo breve ma lunghissimo ho sentito... ho sentito le sirene che arrivavano. Sono entrato la prima volta nel casolare di cose dal baroncolo. Ho preso Paolo Onofri. Siamo saliti al primo piano perché volevo che mi raccontasse tutta la dinamica per il particolare perché... era una cosa strana. Noi si è messo sdraiato sul letto del figlio con la testa appoggiata sul palmo della mano e raccontava un film, come se fosse un film dove lui non era stato attore e questo aspetto… stranico. Queste sono ore di ansia per Tommaso, il bambino di 17 mesi rapito ieri sera dalla sua abitazione vicino a Parma, portato via da due malviventi che hanno legato i genitori e il fratellino di 8 anni, Tommaso sta male alla febbre alta e ha soprattutto bisogno di farmaci. Ripeto 5 ml alla mattina e 5 ml alla sera. Chiunque possa far pervenire questo messaggio ai rapitori, non faccia pensando che sta salvando la vita al mio bambino.
Non riuscivo a capire come poter è successo, a chi poteva interessare una pineta e un bambino come Tommaso. Quindi eravamo nel totale le altre paura.
Dottor Miccoli, buonasera. Il 2 marzo del 2006 quando viene rapito il piccolo Tommaso, le dove si trovava? Da circa un mese ero in sardegna all'epoca ero il direttore della prima sezione della seconda divisione dello SCO, il servizio centrale operativo della polizia di stato e il direttore mi chiese di trasferirmi immediatamente a Parma per seguire questo caso. Ecco, che atmosfera trova a Parma?
Lo sfera era particolarmente tesa perché tutti quanti quelli che hai fatto titolo erano coinvolti in questa vicenda, gli inquirenti, familiari, ma tutta la cittadinanza di Parma erano si interrogavano su quello che poteva essere successo. Anche perché si trattava di un bambino piccolo, per altro malato.
A fronte di un episodio così drammatico e singolare ovviamente abbiamo proceduto a sentire il padre e la madre di Tommy. Era un continuo essere presi e portati in questura, e interrogati, e facevo anche fatica riuscire a capire che cosa stava succedendo.
A sequestro è stato talmente anomalo, talmente arrabattato che sabato pensare che affinché i genitori potesse essere coinvolti.
Io personalmente pensavo fosse accaduto qualcosa una disgrazia in casa che per paura avessero nascosto loro il cadavere. I genitori o che cosa vengono legate? Semplicemente con dello scotch, un comune e nastro da pacchi. Non sembra un rapimento fatto bene, i familiari si liberano praticamente appena i rapitori vanno via di casa, i rapitori stessi si muovono un po goffamente, la corrente elettrica è stata staccata, è un black out, quindi c'è il dubbio che possa essere la nella scena. In quelle ore viene ventilata anche l'ipotesi di un omicidio avvenuto in quella casa, e al riguardo vengono approfonditi due elementi in particolare. Per quali sono?
Il primo è di tipo scientifico, per cui vista anche la gravità del fatto insieme alla polizia di stato intervengono anche i carabinieri, il RIS di Parma svolge gli accertamenti di rito in questi casi, tra cui luminol per verificare eventuali, tracce ematiche nell'abitazione.
Il secondo riguarda un approfondimento sulla personalità dei genitori del piccolo Tommaso.
Io sapevo che non avevo fatto niente, però durante gli interrogatori e ero messa sotto pressione, come veramente se volessero farmi confessare che la mamma avendo il bambino con dei problemi, perché comunque sappiamo che Tommaso aveva qualche problema, e cioè fosse stata la mamma a ideare il tutto e poi... non so... convincere i familiari a... a coprirla.
Ci poniamo il quesito se sentire anche il fratello Sebastiano. Gli era stato un testimone, un testimone importante ed in effetti, Sebastiano ci fornisce dei dati molto importanti per la ricostruzione di un momento delicatissimo quale era appunto l'apprensione del fratellino dalla... dal seggiolone.
Sente parlare uno dei due. Questa persona è molto cattiva nel modo di porsi con i genitori e con lui e con il fratellino, ed in effetti, Sebastiano dice era cattivo come un rospo.
Il racconto del bambino è preciso ma è coerente con quello che dicono i genitori? Si, loro diceva la luce che va via, il padre che si alza a controllare, gli uomini armati che entrano e prendono clima dei soldi e che portano il bambino via nel buio della notte.
Valutiamo velocemente che il racconto fatto da Sebastiano così preciso così puntuale non può essere assolutamente stato concordato col papa e con la mamma.
Capacità dei genitori... durante quelle ore, quali elementi utili riforniscono? Per diverse sono le informazioni che ci forniscono che ci aiutano a inquadrare un po la situazione, e soprattutto riguardano la loro vita.
Lui e lei sono due impiegati delle poste, hanno una casa apparentemente grande ma di fatto è una abitazione rurale, che stanno ristrutturando con grossi sacrifici. Non è una villa hollywoodiana. E quindi guardandoci con alcuni collaboratori, abbiamo un'intuizione che abbiamo in mano un elemento importantissimo.
E qual è? Il fatto del distacco della corrente elettrica, per staccare e riattaccare la corrente elettrica in così breve tempo, ci sono solo due categorie di persone che potrebbero farlo. Chi quella casa la abita, o chi quella casa la sta ristrutturando. Chiediamo immediatamente a Paolo Onofri di farci nomi di quelli che possono aver avuto a che fare con la ristrutturazione della casa. E lui ci indica il nome di un capomastro, suo amico, che in qualche maniera lo sta aiutando in questa ristrutturazione.
Questo capomastro, che fate? La chiamate? Certamente, la mattina successiva, di buon ora lo facciamo venire in questura e gli chiediamo tutti quanti nomi delle persone che a vario titolo hanno avuto a che fare con questa ristrutturazione. Con la casa degli Onofri? Esatto. Quali altre attività vengono messe in piedi durante quelle prime ore?
Ovviamente accanto alle rituali, attività di controllo, il territorio e pressione sui pregiudicati della zona, ha iniziato anche importante attività di intercettazione telefonica ed ambientale, nei confronti non solo di possibili sospetti ma ovviamente anche della famiglia Onofri. E chiaramente l'indagine da subito viene affidata alla procura distrettuale di Bologna competente nei casi di sequestro di persona a scopo di estorsione.
Continuiamo indagine anche su quello che chiamavamo “il clan dei muratori”, proprio perché nel casale di casalbaroncolo il babbo di Tommaso aveva effettuato dei lavori per lo più un economia, quindi molti erano i muratori, idraulici e quant'altro che erano intervenuti per fare i lavori. E quindi tutti, tutti, tutti erano attenzionati.
Intanto il rapimento del piccolo Tommaso è diventato un fenomeno mediatico. Come era prevedibile scoppia il caos più totale? La questura, i familiari, a Parma intera, viene presa d'assalto da giornalisti, troupe televisive e cominciano a ventilarsi ipotesi, alcune veramente assurde ma è chiaro che in mancanza di informazioni certe, noi sapevamo che questo sarebbe successo.
La mia opinione è un rapimento cioè commissione. Ma perché? Perché qualcuno vuole mio figlio.
E perché proprio suo figlio? - L'ha vista? - È bellissimo. Ecco. Ci ha risposta da sola.
Purtroppo questo caos in qualche maniera è alimentato anche dal papà di Tommaso Onofri, Paolo, il quale - certamente in buona fede - comincia a rilasciare dichiarazioni di varia natura e soprattutto, ma questo lo sappiamo solamente noi investigatori, ci pone un dubbio.
Cioè, Paolo Onofri parla, a volte a sproposito, però nasconde delle cose.
Una conferma a questi nostri sospetti e lo butta anche la mattina dopo quando stavo accompagnando dall'ufficio squadra mobile al bar prendo un caffè, che lui è stato qualche passo indietro e ha fatto una telefonata.
Il cui contenuto lasciava intendere che c'erano qualcosa di... di che ci stava tenendo nascosta noi.
Loro sanno qualcosa di me? Tu l'hai mai fatto il mio nome. - No, invece tu cosa sai? - Se tu mi dici che loro conoscono il mio nome, io parlo eh.
Decidiamo di intesa con i magistrati della procura di Parma il dottore Rete e della procura distrettuale di Bologna la dottoressa Musti, di convocare Paolo Onofri in questura.
Fu un confronto piuttosto teso perché quella fu, la prima volta in cui credo che lui cominciò a sospettare che noi potessimo pensare che lui fosse direttamente coinvolto nel rapimento.
In quale guaio si è andato a mettere Paolo le offre?
Ci faceva riferimento alla conoscenza di alcuni soggetti di origine Slava, che potevano avere a che fare con qualche vicenda di riciclaggio di denaro, aprendo uno scenario su un contesto criminale che fino a quel momento per noi era completamente sconosciuto.
Ma ieri sera perché tante ore in procura per all'improvviso lei le l'era presa male, si?- No. Ci vado tutti i giorni in procura. - Ma perché sembra che si- perché voglio parla con lei sempre, con chi dovrebbero parlare, con lei?
Solo passate 48 ore dal rapimento di Tommaso Onofri e nessuno ha chiamato. Cosa succede? La notte fra il 4 e il 5 marzo intercettiamo una stranissima telefonata tra la moglie del capo mastro è una coppia. Lui si chiama Mario, lei Antonella.
Questa telefonata noi capiamo che il capomastro può far sapere a questa coppia, a Mario e Antonella, di essere stato in qualche maniera coinvolto nelle indagini. Ma chi sono Mario e Antonella. C'è una persona che si chiama Mario Alessi, che è sposato con Antonella Conserva, il quale ha effettuato dei lavori di ristrutturazione nella casa dove è stato rapito il bambino.
A questo punto penso... arrivato il momento di chiamare il capomastro e sua moglie in questura per saperne di più.
Certo noi li convochiamo praticamente immediatamente e loro dando una spiegazione di normali conoscenze di lavoro di amicizia per cui sembra tutta una situazione la più normale possibile. Quell'occasione al capo mastro, chiedete informazioni anche su quell altra telefonata intercettata, quando si parlava di personaggi loschi, di attività illegali? Certo lo spiega benissimo nel verbale fatto quella notte. Ecco il verbale. Lo legge. Certo.
Paolo mi chiedeva se io avessi fatto il suo nuome ad un gruppo di slavi. I quali un paio di mesi fa circa, avevano contattato il mio amico Mario Alessi, affinché provvedesse a trasferire su dei conti correnti accesi presso una banca tedesca di San Marino - la somma di 70 milioni di dollari, in cambio di un compenso nella misura del 2 per cento per ognuno di noi, se avessimo collaborato a questa iniziativa. Capomastro introduce come persona che avrebbe messo in contatto la famiglia Onofri con la banda degli slavi, chiamiamolo così, proprio la figura di Mario Alessi.
E a questo punto cosa fa? Noi convochiamo Mario Alessi in questura il 6 marzo, tre giorni dopo alimento del bambino.
Per quanto riguarda la storia del riciclaggio, cosa vi dice?
È categorico, ci dice che il capomastro secondo lui si è inventato tutto. Quindi ci resta una sola cosa da fare: metterli a confronto.
Cosa li chiamate da questo confronto? Assolutamente nulla di concreto e per questo siamo nuovamente costretti a risentire Paolo Onofri nel tentativo di chiarire questa vicenda.
Il Paolo Onofri se vi racconta? Paolo Onofri resta un po sul generico, racconta di un affare con il capomastro di un prestito di 1.200 euro che comunque però nulla di questa vicenda aveva a che fare con un'ipotesi di slavi coinvolti in attività più complesse dal punto di vista criminale.
A proposito della pista del riciclaggio, rimane in piedi oppure viene messa da parte? Paolo Onofri, a un certo punto, esce completamente di scena insieme a quest'ipotesi del riciclaggio internazionale.
Intanto la pressione mediatica è sempre più forte. E tutti quanti vogliono sapere che fine ha fatto questo bambino. Noi per primi, del resto abbiamo già in mano qualche elemento di una certa consistenza. E quindi dobbiamo passare per quelli che brancolano nel buio, quindi non diffondendo nessun particolare e quindi riteniamo sia giunto il momento di chiedere ufficialmente di silenzio stampa.
Nell'ambito le indagini del sequestro del piccolo Tommy dopo aver scoperto che il babbo di Tommy nel tempo libero si recava in una specie di di scantinato, che aveva adibito come al suo ufficio ma... privato ecco, decidemmo di fare una perquisizione in questo scantinato, sequestrammo tutto quello che era sequestrabile anche fini di analisi e quindi trovammo un dato oggettivo indiscutibile, che il padre di Tommaso dopo il sequestro del bambino, si era scaricato dei file pedopornografici.
Bisogna seguire se nativamente i giorni di caos totale. E con tutti i giornalisti che devono sapere qualcosa... c'era il mondo totale addosso. Abbiamo cercato di capire subito se questo fatto fosse in qualche modo connesso al sequestro del figlio, anche sotto il profilo di un possibile movente, insomma capire che cosa c'era dietro questo fatto oggettivo, alla fine di tutte quante le indagini, e l'esito fu negativo. Questo fatto è rimasto un fatto isolato e come tale ha avuto il suo esito la sua conclusione.
In questa fase vi è una grande confusione, fino a quando a dieci giorni dal sequestro dagli accertamenti fatti sul nastro isolante con i quali sono stati legati familiari Tommaso Onofri, troviamo l'etichetta del negozio nel quale questo nastro è stato venduto.
Andiamo lì, il negoziante ci conferma che quel nastro fa parte di una partita di scotch e che lui ha venduto fatta vedere al negoziante anche la foto di Paolo Onofri, lui esclude categoricamente che il papà del bambino possa essere la persona che ha acquistato il nastro. Ma quel nastro ha in sé la prova oggettiva che noi stavamo cercando.
Viene repertata un'impronta nel nastro isolante si decide di dare i vari reperti al RIS di Parma. Il 14 marzo perviene alla direzione distrettuale antimafia e quindi alla nostra attenzione, l'esito di questa analisi.
È un punto di partenza importante perché a questo punto avevamo finalmente una persona fisica, avevamo la persona di Raimondi Raimondi era un ragazzo giovane con dei precedenti penali ed è per questo che siamo riusciti ad arrivare alla sua identificazione, perché essendo stato arrestato ovviamente gli erano state prelevate le impronte.
Quell impronta digitale... a partenza ad una persona estranea alla famiglia Onofri, ha finalmente la prova definitiva che gli Onofri hanno raccontato il vero. E proprio così. Il primo riscontro oggettivo sulla presenza di estranei sulla scena al rapimento del bambino.
Sin dalle prime ore avevate una serie di di nomi sui quali state lavorando. Il capomastro, questo Alessi, la moglie, adesso con quell impronta appare Riamondi? Di anche lui era una persona che ogni tanto effettuava il lavoro di manuale però dagli accertamenti che abbiamo fatto noi risultava avesse partecipato alla ristrutturazione di casa Onofri.
A questo punto non era il caso di, come si dice, mettere sotto torchio tutte quante queste persone? No, assolutamente no.
Nel senso che dovevamo evitare che le nostre iniziative potessero convincere i rapitori di uccidere il bambino o di decidersi a venderlo magari ad un'altra banda. Ritorniamo però acquisto Mario Alessi, voi avete degli elementi che li fanno supporre un suo diretto coinvolgimento nel rapimento?
Ci sono due momenti importanti e avvengono una il 7 marzo in questura mentre stiamo risentendo per l'ennesima volta i genitori di Tommaso Onofri, e uno il 12 marzo. La sera del 7 marzo 2006 hanno accompagnato la Paola Pellinghelli in procura, in procura vi erano altre persone che devono essere interrogate.
Hanno portato dentro Alessi e lui è passato dritto proprio come se neanche mi vedesse, e... e li... non so cosa è scattato detto ma guarda questo tipo qua fino all'altro giorno è stato a casa mia, e adesso con tutto quello che vi è succeso, no mi degna neanche di uno sguardo. E vi è cascato l'occhio sulle sue gambe. Io sono c'è proprio come impazzita e ho cominciato a non so se ho urlato comunque a dire, quelle gambe, di quelle gambe, lì mi ricordano quelle che sono entrati in casa mia.
E ricordo che la parola tutta agitata mi ha chiamato e mi ha detto ladies cammino uguale al sequestratore col casco. Aveva diciamo memorizzato bene la parte inferiore del corpo, le gambe il modo di camminare la conformazione delle... delle gambe ed era la medesima che ha visto guardando Mario Alessi.
L'altro elemento è quale? È un altro fatto importante accade 12 marzo. Mario Lessi estrae quello che a noi sembra un bigliettino qualcosa comunque di cartaceo e lo brucia. Chieste spiegazioni, Mario Alessi racconta così un po, ovviamente preoccupato di aver bruciato un fazzolettino di carta è giunto il momento di rompere gli indugi e portiamo Mario Alessi in questura.
Gli Onofri, l'ho conosciuto, c'è che me l'hanno presentato un collega del lavoro che avevamo fatto del lavoro in precedenza, in questo ragazzo, e mi rappresentate. Il 2 marzo del 2006 quando viene rapito il piccolo Tommaso, cosa vi raccontano gli Alessi?
Cosa avrebbe fatto? Lui racconta devo dire con una precisione incredibile che il 2 marzo verso le 20 si era recato in un bar dove aveva appuntamento con tale Ahmed del quale non riusciva a dare ulteriori indicazioni ci racconta che questo Ahmed non si era presentato, non vedendo arrivare questo Ahmed, Mario Alessi racconta di essersi avviato verso casa a piedi e di aver incontrato la moglie verso le 20 a 20, 20 e 25 si sarebbe comunque di avviato verso la sua casa. Io sono entrato in un bar a prendermi un caffè e sono uscito. Voi trovate riscontri, l'alibi, regge?
Assolutamente no, innanzitutto Ahmed rintracciato e sentito non conferma l'appuntamento ma soprattutto dice di non essere stato lì quel pomeriggio.Ma soprattutto è preziosissima la testimonianza della barista. E cosa racconta la barista? È innanzitutto ci racconta che la sera del 2 marzo non ricorda assolutamente di aver visto Mario Alessi nel suo bar e ci racconta che invece il giorno precedente aveva visto Mario Alessi, Antonella Conserva e il figlio di due nel bar. La famiglia Alessi si era recata presso il bar a Lia Casaltone e proprio con la finalità di crearsi un alibi. Tant'è vero che il bambino aveva attirato l'attenzione, la conserva aveva attirato attenzione sullo scontrino che gli aveva rilasciato.
Cosa le fa pensare? A noi fa venire immediatamente in mente il tentativo anche qui maldestro e goffo di costruirsi un alibi basato sul ricordo non preciso della barista, però hanno sbagliato e chiaramente persone.
Perché questa barista aveva la memoria di ferro. Mario Alessi, uno dei minatori che ha ristrutturato la casa di casalbaroncolo, al momento iscritto nel registro degli indagati per concorso in sequestro a scopo di estorsione.
Non lo sopporto un pezzo quasi così feroce che mi si dava una colpa per un bambino, ma solo nel pensiero io preferirei morire. Preferirei morire. Io ho la coscienza cielo a posto.
Dottor Nicoli voi avete da una parte Alessi e la moglie dall'altra parte c'è l'impronta digitale di questo salvatore Raimondi. Ma tra i tre, che tipo di collegamento esiste, scoprite, c'è ò non c'è?
Questo e diciamo il compito principale di quei momenti e lo dobbiamo fare vista la delicatezza rivolgendoci alle attività e alle tecnologie investigative più avanzate.
Lo facciamo analizzando i tabulati telefonici, lo facciamo riascoltando intercettazioni effettuate e troviamo delle utenze telefoniche che riusciamo a ricollegare ad Alessi alla Conserva ed a Raimondi sebbene siano intestate ad altre persone, persone inesistent. Due possiamo dire sono gli elementi importanti una telefonata del 2 di marzo nelle ore e nei minuti anzi direi immediatamente successivi al rapimento e una telefonata che avviene il 5 marzo, e che per noi è diventato la telefonata dei balconi.
Partiamo da... da questa telefonata dei balconi. Mario Alessi induce la moglie a chiamare un tale Cristiano che poi noi con degli accertamenti tecnici capiremo essere salvatore Raimondi, per parlare di documentazione relativa a un lavoro da fare su alcuni balconi. Una telefonata che non ha alcun senso dal punto di vista logico.
“Per portarti cioé i documenti. Però adesso, cioè io non ce la faccio più ad uscire. Te li faccio allungare? - lo guarda sinceramente a quest'ora, mi viene male anche a me a muovermi. - Dai te li faccio allungare, qual è il problema? Viene lei e te li faccio allungare direttamente. Così tu vedi lei… e io… cioè… - Sai dov'è Via Sidoli?- Si. - Ecco, sai la pompa di benzina? - Si si. - Ci vediamo alle 10.30 là. - Si, va bene dai.
Come fate ad avere la certezza che a parlare in questa famosa telefonata e balconi sia proprio Raimondi con Antonella Conserva?
Confrontiamo le due impronte vocali, così si chiamano, praticamente mettiamo nel sistema della scientifica a confronto la voce di Cristiano con la voce di Salvatore Raimondi e il software ci fa vedere che le tonalità delle due voci sono assolutamente identiche, questa telefonata per noi, come dire, è importantissima perché è la prima volta che riusciamo ad acquisire tecnicamente il senso di un rapporto fra Mario Alessi, Antonella Conserva e Salvatori Raimondi, che a che fare con qualcosa di losco.
È la telefono dal 5 marzo. Si. Avevamo parlato di un'altra telefonata di cui però voi non possedete la registrazione. E quelle del 2 marzo quando viene rapito il piccolo Tommaso.
Questa telefonata presente sui tortuosi telefonici di fondamentale importanza perché nonostante non abbiamo l'audio, nonostante duri solamente nove secondi ci da due informazioni incredibili: è c'è la posizione delle celle all'interno delle quali le due potenze si trovavano. E un'utenza che noi attribuiamo ha strappato de Raimondi era in luogo adiacente a quello del rapimento, nei minuti immediatamente successivi al rapimento, e un'utenza che noi attribuiamo ad Antonella Conserva, era sulla strada che da l'abitazione in cui lei abitava con Mario Lessi, porta al luogo del rapimento.
In quel momento lei alla certezza che Alessi, Conserva e Raimondi sono le persone che hanno rapito Tommaso Onofri. Assolutamente sì, ma questo chiaramente non basta. Non basta perché? Il bambino non c'è sotto.
Siamo arrivati alla fine di marzo nella notte tra il 31 e il primo di aprile. Accade qualcosa di straordinario. Qualcosa che mi fa pensare che il bambino sia da qualche parte.
Questo investigatore sente una frase tra un uomo e una donna dell'entourage del contesto frequentato da Salvatore e Raimondi, che commentano e si chiedono: “ma il bambino sta bene?” Ascoltiamo rapidamente anche con i magistrati per cui con un rapidissimo consulto si decide senza perdere troppo tempo di fare un blitz in tutti gli obiettivi che lo ritenevamo utili per trovare un'eventuale covo dove il bambino fosse trattenuto.
A casa di Salvatore Raimondi, viene trovata diciamo da documentazioni in cui sostanzialmente c'è una sorta di mappa in cui si può ipotizzare ci sia un percorso, un dettaglio, un posto dove tenere una persona nascosta. In qualche maniera questa cosa ci convince ancor di più che siamo una fase decisiva dell'indagine.
Mentre portiamo in questura i tre principali sospettati in quell'area vengono mandati immediatamente delle macchine per fare delle verifiche in casolari abbandonati, in eventuali anfratti, dei boschi che le sono presenti, a tutti quanti senza esito.
Vi trovate in questura la Conserva, Alessi e Raimondi. Cosa succede? Dobbiamo battere il ferro finché è caldo e a un certo punto, Salvatore Raimondi in qualche maniera è il primo a dare dei segni di cedimento e ad ammettere inizialmente il suo coinvolgimento in questa storia fino a quando poi... come dire... pronuncerà una poche, pochissime parole, devastanti per tutti.
A un certo punto mi chiamano e io esco subito dalla stanza, mi chiamano investigatori, e nel corridoio vedo uomini piangere. Quel punto ho capito, sono entrata nella stanza e... è stato terribile perché abbiamo toccato con mano che cosa era successo. Raimondi stava sciorinando la sua verità. Cosa vi dice?
Il bambino è morto. Io ricordo di essere stata assalita da una da una rabbia incredibile, da una rabbia incredibile da un senso di impotenza, e di di sconcerto, ecco.
Dopo questa frase terribile... cominciato a chiedere qualcosa di più a Raimondi? Ovviamente sì ma siamo consapevoli di doverlo fare cercando di acquisire a quel punto l'unica informazione che hanno interessano le manette, come dire, ai tre le abbiamo gia messe di fatto a noi interessa solamente trovare il corpo. Quindi con calma cerchiamo di far raccontare a lui la sua versione della progettazione del sequestro e lui fa un riferimento generico a un progetto ideato da Mario Alessi il quale intendeva con questo sequestro estorcere una somma importante che da 5 milioni di euro al padre di Tommaso Onofri, ipotizzando che lui potesse avere accesso al capo dell'ufficio postale. Ma ciò che sconvolge un po tutti quanti è il racconto delle fasi del sequestro. Cosa vi dice?
Ma ci racconta una storia incredibile, é una storia in cui i due salgono a casa, ovviamente Alessi non può parlare per timore di essere riconosciuto quindi racconta tutta la fase in cui vengono legati i familiari noi capiamo che tutta questa fase avviene in maniera concitata, in maniera assolutamente improvvisata e raccontano da ultimo che la cosa che ci stupisce addirittura una difficoltà ad allontanarsi dall'abitazione degli Onofri con uno scooter.
Ma già vi diciamo un rapimento fatto con uno scooter non si è mai visto.
Si erano organizzati per poi concordare una modalità per comunicare. Si erano certamente organizzati avevano anche previsto di lasciare una sim card intestata a un nome fittizio, per effettuare le comunicazioni con... con la famiglia. “Questa sim card della famiglia non ne parla. - Non ne parla perché si dimenticano di lasciarvi da noi - Come di legatura. - Sì.
Poi che cosa succede? Mentre Raimondi ci racconta questa vicenda, intravediamo in questura un piccolo segnale da parte di Mario Alessi che si dichiara disponibile a portarci, dice lui genericamente, sul posto dove hanno lasciato il bambino.
Ricordo d'intesa con i magistrati lo abbiamo caricato in macchina e ci siamo fatti condurre da lui nei pressi di un fiumiciattolo al quale si accedeva da una stradina che collegava Parma alla casa degli Onofri. Insomma arrivate lì. Cosa succede? Ma lui ci indica come dire una zona in cui ricorda che si sono fermati col motorino lui e Raimondi e poi sostiene di aver lasciato di da solo Raimondi con il bambino, come dire, facendoci capire implicitamente che sarebbe stato poi Raimondi ad ammazzare il bambino.
Lui era verso qua, ma adesso non lo so con precisione. Lui era verso qua.
Quindi lui non sapeva indicarci il posto preciso di dove il bambino era stato seppellito. Ma il bambino dove'era? Dentro lo zaino? Prima era dentro lo zaino, sì. Poi dopo non lo so.
Però io mi accorgo che a un certo punto, ma veramente per una frazione di secondo, rivolto lo sguardo verso un mucchio di letame, ma lui continuava a indirizzarci da un'altra parte. lì come dire c'è stata l'intuizione di cercare immediatamente sotto questo mucchio di letame.
Ma poi insomma la polizia scientifica trovò il corpo del bambino.
Che torni con il lei era presente... cosa... cosa succede lei si avvicina alle persone che stanno scalando, vede il bambino.
Si, io ,diciamo, questa supervisione di un momento delicatissimo dell'indagine, vediamo, vedo affiorare questo corpicino con un maglioncino comunque un indumento del torace che sembrava di un colore azzurrino, cosa che per me insomma era particolare perché due mesi prima quando ero andato in Sardegna, mio figlio me lo ricordavo con una cosa simile.
Che condizioni sono adesso i genitori?
[incomprehensible]
Tommy, i padri e le madri ne aveva centinaia, e centinaia, e quando abbiamo trovato il cadavere come altri colleghi ci si... ci si porta un po il buio e... e ci si commuove.
Tommaso, mi ricordo, Tommaso è una cosa quotidiana , è con noi tutti i giorni. In quel primo di aprile voi vi rendete conto delle dita alle mani non solo ai rapitori di Tommaso, ma anche l'assassini.
Come ci fermiamo qui nel racconto anche se nei mesi e negli anni successivi di tre Raimondi, Alessi e Conserva, si accuseranno a vicenda che dirà una cosa, che dirà un'altra, ci sono stati i processi, sono state le condanne. Quali sono state?
Mario Alessi è stato condannato all'ergastolo, Antonella Conserva 24 anni di carcere e Salvatore Raimondi a 20.
Di tutta questa storia... cosa le rimane dentro? Questa è stata la storia più... più triste che sicuramente io ho affrontato nella mia carriera di investigatore, perché pensare che il bambino è morto per la dabbenaggine organizzativa di questi tre, veramente non mi va giù.
Ultima domanda, oltretutto già lì ho fatto... Nelle scorse edizioni. Perché indossa questa divisa e se dopo questa indagine la scelta che ha fatto tanti anni fa si è arricchita di elementi in più.
Si ciò che ogni indagine soprattutto questo è il più tristi mi hanno portato e la convinzione di diventare parte di una famiglia. Un grazie a tutte le persone però un ringraziamento particolare dovrei farlo a Ladies Fontana per aver svolto il suo lavoro veramente con una grandissima umanità e al dottor Nicoli che ha svolto un lavoro veramente grandissimo per assicurare gli assassini di mio figlio alla giustizia e tutti insieme comunque sono... sono riusciti a restituirmi mio figlio io quando lo dico loro... mi dicono che insomma non... non era non era la svolta che volevano.
Però invece io io li ringrazio tantissimo, perché almeno sotto vermi un figlio perché rischiavo di veramente di non... di non saper più niente di lui. Loro non mi hanno mai visto fino diciamo a una fase anche avanzata del processo però io onestamente mi sento in qualche maniera uno zio di Tommaso.
Grazie.
Vincenzo Nicolì entra in polizia nel 1992 nel 1999 alla squadra mobile di torino, nel 2003 allo SCO. Il servizio centrale operativo dove contrasta la criminalità organizzata italiana e straniera. Partecipa la cattura di importanti latitanti. Dal 2019 è il direttore del servizio controllo del territorio della polizia di stato.