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GALATEA, romanzo di Anton Giulio Barrili, Capitolo 08 GALATEA, romanzo di Anton Giulio Barrili

Capitolo 08 GALATEA, romanzo di Anton Giulio Barrili

VIII.

Si torna al memoriale.

4 agosto 18…

Quel diavolo del Ferri! Non ne passa una. Ma già, per la Quarneri, si sa da tutti che è venuta in Corsenna. È uno di quei corpi luminosi che hanno tanto di strascico, e lasciano il solco dovunque trascorrano: quando non si vede più niente di loro nello spazio, si sente che mancano, e si vuol sapere ad ogni costo dove siano andati a parare; gli astronomi del marciapiede ne studiano il corso, ne determinano l'orbita, come si fa delle comete. Della Wilson, poi, ho scritto io. Che sciocco imprudente! Potevo dire: "una giovane villeggiante", e ce n'era d'avanzo. Non bisogna mai scriver nomi di donne; neanche agli amici più intimi. Quello ora s'immagina che io ne sia innamorato. Innamorato io! io, legno stagionato, navigato, provato ad ogni vento, passato per tutte le acque. Quanti pericoli non ho affrontati, quante Cicladi, quante Sirti, e Sirene cantanti, e Scille latranti e Cariddi voraci! Forse, come il Don Giovanni del Campoamor, sono passato accanto alla felicità senza avvedermene, ed ho lasciato intatto il suggello al dolce bigliettino in cui mi era promessa.

Innamorato io! ma che? mi sento libero il cuore, calmo, tranquillo, sereno lo spirito, senza alcuno di quei turbamenti che accompagnano il nascere d'una passione. Studiamoci su, analizziamo, che è sempre il miglior modo d'intendere; la sintesi è troppo spesso una confusione. Certo, considerando il primo principio della mia conoscenza colla signorina Wilson, o, per dire più esattamente, del mio pensare a lei, un carattere dell'amore si potrebbe rinvenire; ed è il modo strano del nostro avvicinamento, la prontezza quasi fulminea, certo senza passaggi, senza gradazioni, di quella certa intimità, che ci ha condotti ridendo a dirci ogni cosa più amena. Ma già, molti giorni prima, avevo conosciuta la signorina Wilson, l'avevo riverita insieme colle altre villeggianti di qui, e non m'aveva fatto un senso particolare; tanto che trovavo carine le Berti, e di lei non avevo pensato nulla; tanto che trovavo bellissima la Quarneri, anzi pericolosissima, e per la Wilsoncina non m'era venuto in mente il più modesto superlativo, neanche un "gentilissima" che si prodiga a tutte. Osservo che il suo genere di bellezza non è tale da colpire, e forse bisogna vederla a lungo per esserne presi. È sana, forte e fresca; ha la grazia della donna nascente, sotto la scorza della fanciullona matta. Così avviene della camelia; si annunzia male, sotto quella embriciata di ruvide brattee giallognole che ne inviluppano il calice, mentre il bocciuolo della rosa s'invermiglia delicato e piacente alla prima vista tra i sèpali verdi, che lo proteggono senza volerlo nascondere. Cerchiamo un altro paragone, e non tra i fiori; la signorina Wilson ricorda la ingenuità rusticana che tiene ancora un pochino della corteccia dei tronchi, donde gli antichi hanno fatto sbocciar le Amadriadi; le quali, poi, dispiccate dalle fibre del legno nel dolce silenzio d'una notte di primavera, frementi di gioventù, fosforescenti di bellezza, corrono per l'ombra dei boschi, escono nelle radure, danzando lietamente al queto lume della luna, timidi sussurri, intime fragranze, occhi amorosi della natura, che si rivolgono al cielo. E d'una ninfa ha la persona, snella ad un tempo e robusta; d'una ninfa il portamento altero e i movimenti non senza eleganza impetuosi; d'una ninfa la carne tra vermiglia e dorata, l'indocile capigliatura corvina, l'occhio curioso nella sua bella semplicità di nuova venuta ai misteri della vita, la bocca fiorente, umida e viva, che il piacere non ha ancora dischiusa, nè ancor suggellata il dolore. Sì, tutto questo andrà bene, se pure non è un tantino arbitrario, come tutte le osservazioni personali: ma una cosa è fuori di dubbio, che la strana forma del nostro primo incontro è quella che mi ha colpito, e non altra ragione, non altra. Questo è senza fallo uno dei caratteri dell'amore; ma non basta, e d'un solo fiore non si può tesser ghirlanda. Sento, o piuttosto riconosco, che la signorina Wilson sarebbe una buona compagna di passeggiate. Vado con lei di qua e di là; tutte le volte che c'incontriamo si riesce a fare insieme un'ora di cammino per forre o per balze, con Buci in avanguardia. Ride volentieri, ed ha il riso piacevole, comunicativo in sommo grado. Ha poi delle scappate che mi rallegrano, come raggi di sole che splendano d'improvviso sull'erba, passando tra il fogliame d'un bosco. Dice qualche volta, confessiamolo pure, delle cose che non rallegrano affatto, e a cui bisogna far bocca da ridere per non aver aria di gente permalosa. Ma ella stessa si affretta a spiegarle. "Ho detto per celia; che uomo è Lei, che va in collera?" "Io, signorina? No davvero, non sono andato in collera affatto; quantunque, esser chiamato grasso e miope tutto d'un colpo"… "Ah, vede? Ne aveva avuto noia. Ed è grasso, sì; almeno non può prender posto tra i magri. Ma corre, si arrampica, resiste ad ogni fatica, e questo non è da grassi. Quanto all'esser miope, l'ho creduto, sa? ma ora non ne sono più tanto persuasa, e dubito che lo faccia a posta, per ingannare la gente." "Eccone un'altra; che cosa intenderebbe di dire con questa?" "Niente, niente; ho fatto per celia." E ride, ride, e non c'è verso di cavarne più altro. E così, come niente la trattiene, niente la spaventa, niente le pare impossibile o inammissibile, neanche l'andare attorno con un uomo che non è suo fratello, nè suo zio, e neppure suo cugino, quel buon cugino che fa tanto comodo alle altre italiane. Ma in fondo in fondo, non è italiana, lei, essendo inglese dal babbo, e tenendo assai di quelle donne inglesi, che erano già di doppia indole fin dai principii della stirpe, vaporose e pensose come Sassoni, forti e imperterrite come Angliche e Danesi; donne che ornano singolarmente la casa, e corrono così volentieri le strade maestre; donne che fanno il tè, che hanno inventata la celeste mistura delle acciughe e del burro, che hanno accolta a festa l'invenzione delle patate e ritrovato che tra i cento modi di servirle in tavola il migliore è ancora il più semplice, d'imbandirle a lesso per contorno alla carne; donne che sanno distillare il rosolio di gooseberry, come la moglie del vicario di Wakefield, e galoppare pel mondo, come lady Stanhope; terribili come Anna Radcliffe, appassionate come Carolina Lamb, calze azzurre come lady Wortley Montaigue e come la contessa di Blessington, qualche volta con un granellino di pazzia, sempre con due o tre di piacente originalità; donne soprattutto da mandar sempre uniti i pregi più disparati del loro doppio carattere, da portare in ogni luogo più inospite le confortevoli usanze della casa, da prepararvi un tè sulla piramide di Cheope o in riva al lago Tanganika, sulle sponde dell'Eufrate o sulle rovine di Tello. Ah, forse bisognerebbe che una buona e veramente efficace alleanza anglo-italiana stabilisse in due articoli il suo patto fondamentale; articolo primo: "Dal 1901 in giù, per la durata di cinquantanni, gl'Inglesi non isposeranno che donne Italiane, e gl'Italiani non isposeranno che donne Inglesi"; articolo secondo: "In capo ai cinquantanni si vedrà se sia o non sia il caso di continuare." Ma che matto son io! Io che non amo il tè, starei fresco.

Kathleen (già non la chiamerò più Kitty; ciò la rende troppo minuscola) Kathleen ha molto di Galatea. Ma di quale? della Oraziana, della Virgiliana, o della Teocritèa? La Oraziana, a ben guardare, non consiste che in due versi, quelli che son caduti, per istrana combinazione, sotto gli occhi della signorina Wilson:

"Sii pur felice ovunque andar ti piaccia, "E di noi, Galatea, memore vivi." Il resto è tutto un ripieno; il poeta ha messi quei due versi con quel noi tutto suo, tra tanta enumerazione d'animali di buono e di cattivo augurio, e una diffusa descrizione del ratto d'Europa; il qual noi è come una tenerezza nascosta, da lasciarci pensare due cose: che Lelia Galla piaceva ad Orazio, e che per piacere in quel modo ad un uomo di buon naso come lui, bisognava essere un fior di donna, possedere il quid arcanum ; una cosa che a noi sfugge, poichè egli non ha stimato prudente di dircela. Tradurrò certamente tutta l'ode, e resterà una memoria dell'Acqua Ascosa, come tante e tante altre che dormono nel cassetto dei ricordi: poveri ricordi, che qualche volta (inorridisco a dirlo) non mi ricordan più nulla. È forse la Galatea Virgiliana? Appare anch'essa in due versi di Dameta, che fa agli strambotti con Menalca, come due capri farebbero a' cozzi in un prato. Ricordando la scena del San Donato, si potrebbe tradurre così:

"Un pomo in su la testa "Matta fanciulla, Galatea m'assesta; "E se ne fugge via "Fra i salci, ed ama esser veduta in pria." Gran birichina, quella Galatea di Dameta! ma anche piena d'ingegno e di grazia nel suo discorso. Infatti il daino continua:

"Oh dolci parolette "Che tante volte Galatea mi ha dette! "Vorrei che un saggio il vento "Ne portasse agii dei del firmamento." Sì, questa è la Galatea che mi piace. Ma la mia non potrebbe esser quella di Teocrito? Amata pazzamente da Polifemo, è invaghita del giovane Aci. Sventuratissimo Polifemo! Quanti caldi sospiri, quante ardenti proteste, quante vane querele, che Ovidio ha raccolte, e non paion troppe al bisogno, in quella stemperata fuga d'esametri delle sue Metamorfosi ! Che farci? Egli è la scarmigliata vecchiaia, ed Aci è la florida gioventù. Inoltre, il disgraziato Polifemo ha un occhio solo, quasi a significare la sua vita dimezzata. "Nel mezzo del cammin di nostra vita!" Non ci sono ancor io, Dante da strapazzo, ancor io? Galatea è invaghita di Aci; non può essere altrimenti. Se un Aci non è ancora capitato, mettiamo pure che non sia molto lontano.

Per fortuna, non amo Galatea. Quattro chiacchiere, più garbate e più amene che mi vengano fatte, ora e sempre; ma niente di più. Vediamo intanto; quest'Aci non potrebb'essere…. Terenzio Spazzòli! Non è bello, e ci corre. Oh Dio, e che significa ciò? È la mia opinione, dopo tutto; e si è sempre visto piacere alle donne quello che a noi pareva un becco di cutrettola, un muso di pecora, un ceffo di cane. Già, le donne badano molto al figurino; anche quelle che non lo vogliono ammettere, e quelle che non lo confessano neppure a sè stesse. Terenzio è sempre all'ultima moda; in ogni cosa, dal capo alle piante, sia fuori o in casa, in piedi o a letto, un prodigio. E poi, vecchi e giovani, per piacere, bisogna sapersi mettere a pari con quei che piacciono. Io mi lascio andar troppo giù; la mia semplicità potrebbe passare, ma a patto che non paresse negligenza. Per fortuna, ripeto, non amo Galatea; e non soffro niente a pensare che ci ha avuto un segreto in comune con Terenzio Spazzòli, anzi due segreti: il canestro del caffè e la cesta del lawn-tennis . Ah, respiro! Questa analisi mi ha fatto bene: posso andarmene a letto tranquillo.

Capitolo 08 GALATEA, romanzo di Anton Giulio Barrili Kapitel 08 GALATEA, Roman von Anton Giulio Barrili Chapter 08 GALATEA, a novel by Anton Giulio Barrili Capítulo 08 GALATEA, novela de Anton Giulio Barrili

VIII.

Si torna al memoriale.

4 agosto 18…

Quel diavolo del Ferri! ¡Ese diablo de Ferri! Non ne passa una. ||lässt durch| Ma già, per la Quarneri, si sa da tutti che è venuta in Corsenna. Pero ya, para Quarneri, es sabido por todos que vino a Corsenna. È uno di quei corpi luminosi che hanno tanto di strascico, e lasciano il solco dovunque trascorrano: quando non si vede più niente di loro nello spazio, si sente che mancano, e si vuol sapere ad ogni costo dove siano andati a parare; gli astronomi del marciapiede ne studiano il corso, ne determinano l'orbita, come si fa delle comete. ||||||||||Schweif||||Spur|überall wo|vorüberziehen||||||||||Raum||||||||||||||||gelangen||||Bürgersteig-Astronomen|||||||||||| Es uno de esos cuerpos luminosos que tienen tanta estela, y dejan un surco por donde pasan: cuando ya no se ve nada de ellos en el espacio, se tiene la sensación de que han desaparecido, y se quiere saber a toda costa adónde han ido; los astrónomos del pavimento estudian su curso, determinan su órbita, como se hace con los cometas. Della Wilson, poi, ho scritto io. Che sciocco imprudente! |Was für ein Dummkopf!|Unvorsichtiger ¡Qué imprudente! Potevo dire: "una giovane villeggiante", e ce n'era d'avanzo. ||||junge Urlauberin||||im Überfluss Podría decir: "un joven veraneante", y había mucho de eso. Non bisogna mai scriver nomi di donne; neanche agli amici più intimi. Quello ora s'immagina che io ne sia innamorato. Ahora se imagina que estoy enamorada de él. Innamorato io! io, legno stagionato, navigato, provato ad ogni vento, passato per tutte le acque. |Holz|gereift|erfahren||||||||| yo, madera curtida, navegué, probé con todos los vientos, atravesé todas las aguas. Quanti pericoli non ho affrontati, quante Cicladi, quante Sirti, e Sirene cantanti, e Scille latranti e Cariddi voraci! ||||||||||||||bellende|||gefräßig ¡Cuántos peligros no he afrontado, cuántas Cícladas, cuántas Sirti, y Sirenas cantoras, y Escila latente y Caribdis voraz! Forse, come il Don Giovanni del Campoamor, sono passato accanto alla felicità senza avvedermene, ed ho lasciato intatto il suggello al dolce bigliettino in cui mi era promessa. |||||||||nebenan||||bemerken||||||Siegel|||||||| Tal vez, como el Don Juan de Campoamor, pasé de largo ante la felicidad sin darme cuenta, y dejé intacto el sello de la dulce nota en que me fue prometida.

Innamorato io! ma che? mi sento libero il cuore, calmo, tranquillo, sereno lo spirito, senza alcuno di quei turbamenti che accompagnano il nascere d'una passione. |||||ruhig||gelassen|||||||Unruhen||||Entstehen|| Studiamoci su, analizziamo, che è sempre il miglior modo d'intendere; la sintesi è troppo spesso una confusione. |||||||||zu verstehen||Zusammenfassung||||| Certo, considerando il primo principio della mia conoscenza colla signorina Wilson, o, per dire più esattamente, del mio pensare a lei, un carattere dell'amore si potrebbe rinvenire; ed è il modo strano del nostro avvicinamento, la prontezza quasi fulminea, certo senza passaggi, senza gradazioni, di quella certa intimità, che ci ha condotti ridendo a dirci ogni cosa più amena. ||||||||||||||||||||||||||ausmachen||||||||||Schnelligkeit||blitzschnell|||||||||||||geführt hat|||||||angenehmste Dinge Ma già, molti giorni prima, avevo conosciuta la signorina Wilson, l'avevo riverita insieme colle altre villeggianti di qui, e non m'aveva fatto un senso particolare; tanto che trovavo carine le Berti, e di lei non avevo pensato nulla; tanto che trovavo bellissima la Quarneri, anzi pericolosissima, e per la Wilsoncina non m'era venuto in mente il più modesto superlativo, neanche un "gentilissima" che si prodiga a tutte. |||||||||||verehrt||||||||||||||||||||||||||||||||||äußerst gefährlich|||||||||||||||||||sich vergeudet|| Osservo che il suo genere di bellezza non è tale da colpire, e forse bisogna vederla a lungo per esserne presi. |||||||||solcher||||||||||| È sana, forte e fresca; ha la grazia della donna nascente, sotto la scorza della fanciullona matta. ||||frisch|||||||||unter der Schale||verrücktes Mädchen| Così avviene della camelia; si annunzia male, sotto quella embriciata di ruvide brattee giallognole che ne inviluppano il calice, mentre il bocciuolo della rosa s'invermiglia delicato e piacente alla prima vista tra i sèpali verdi, che lo proteggono senza volerlo nascondere. |geschieht es||Kamelie||kündigt sich an||||Dachziegelartig||raue|Hüllblätter|gelblichen|||umhüllen||Kelch|||Knospe|||sich rötet|||anmutig||||||||||||| Cerchiamo un altro paragone, e non tra i fiori; la signorina Wilson ricorda la ingenuità rusticana che tiene ancora un pochino della corteccia dei tronchi, donde gli antichi hanno fatto sbocciar le Amadriadi; le quali, poi, dispiccate dalle fibre del legno nel dolce silenzio d'una notte di primavera, frementi di gioventù, fosforescenti di bellezza, corrono per l'ombra dei boschi, escono nelle radure, danzando lietamente al queto lume della luna, timidi sussurri, intime fragranze, occhi amorosi della natura, che si rivolgono al cielo. |||Vergleich|||||||||erinnert an||Unschuld|ländliche Unschuld|||||||Rinde||||||||erblühen lassen||||||abgelöst||||||||||||bebend vor Jugend|||||||||||||Lichtung||fröhlich tanzend||ruhigen||||||||||||||sich wenden|| E d'una ninfa ha la persona, snella ad un tempo e robusta; d'una ninfa il portamento altero e i movimenti non senza eleganza impetuosi; d'una ninfa la carne tra vermiglia e dorata, l'indocile capigliatura corvina, l'occhio curioso nella sua bella semplicità di nuova venuta ai misteri della vita, la bocca fiorente, umida e viva, che il piacere non ha ancora dischiusa, nè ancor suggellata il dolore. ||||||schlank|||||||||Haltung||||||||stürmisch||||||||golden schimmernd|die widerspenstige|Haarpracht|rabenschwarz|||||||||||||||||feucht|||||||||geöffnet|||versiegelt hat|| Sì, tutto questo andrà bene, se pure non è un tantino arbitrario, come tutte le osservazioni personali: ma una cosa è fuori di dubbio, che la strana forma del nostro primo incontro è quella che mi ha colpito, e non altra ragione, non altra. ||||||||||ein wenig|willkürlich|||||||||||||||||||||||||||||||| Questo è senza fallo uno dei caratteri dell'amore; ma non basta, e d'un solo fiore non si può tesser ghirlanda. ||||||Charakterzüge||||||||||||flechten|Blumenkranz Sento, o piuttosto riconosco, che la signorina Wilson sarebbe una buona compagna di passeggiate. |||erkenne|||||||||| Vado con lei di qua e di là; tutte le volte che c'incontriamo si riesce a fare insieme un'ora di cammino per forre o per balze, con Buci in avanguardia. ||||||||||||||||||||||Schluchten|||Felswände||||an der Spitze Ride volentieri, ed ha il riso piacevole, comunicativo in sommo grado. |||||||||höchstem Maße|Maße Ha poi delle scappate che mi rallegrano, come raggi di sole che splendano d'improvviso sull'erba, passando tra il fogliame d'un bosco. |||Ausflüge|||erfreuen mich||Sonnenstrahlen|||||plötzlich|auf das Gras||||Blätterdach|| Dice qualche volta, confessiamolo pure, delle cose che non rallegrano affatto, e a cui bisogna far bocca da ridere per non aver aria di gente permalosa. ||||||||||überhaupt nicht||||||Miene||||||Anschein|||empfindlich Ma ella stessa si affretta a spiegarle. ||||sich beeilt||ihr zu erklären "Ho detto per celia; che uomo è Lei, che va in collera?" |||aus Spaß||||||||Wut "Io, signorina? No davvero, non sono andato in collera affatto; quantunque, esser chiamato grasso e miope tutto d'un colpo"… "Ah, vede? ||||||||Obwohl||||||||auf einmal|| Ne aveva avuto noia. |||Ärger Ed è grasso, sì; almeno non può prender posto tra i magri. |||||||||||dünnen Menschen Ma corre, si arrampica, resiste ad ogni fatica, e questo non è da grassi. |||klettert|||||||||| Quanto all'esser miope, l'ho creduto, sa? ma ora non ne sono più tanto persuasa, e dubito che lo faccia a posta, per ingannare la gente." ||||||||||||||Absicht|||| "Eccone un'altra; che cosa intenderebbe di dire con questa?" "Niente, niente; ho fatto per celia." E ride, ride, e non c'è verso di cavarne più altro. ||||||||herauszubekommen|| E così, come niente la trattiene, niente la spaventa, niente le pare impossibile o inammissibile, neanche l'andare attorno con un uomo che non è suo fratello, nè suo zio, e neppure suo cugino, quel buon cugino che fa tanto comodo alle altre italiane. |||||zurückhält|||erschreckt||||||unzulässig|||||||||||||||||||||||||||| Ma in fondo in fondo, non è italiana, lei, essendo inglese dal babbo, e tenendo assai di quelle donne inglesi, che erano già di doppia indole fin dai principii della stirpe, vaporose e pensose come Sassoni, forti e imperterrite come Angliche e Danesi; donne che ornano singolarmente la casa, e corrono così volentieri le strade maestre; donne che fanno il tè, che hanno inventata la celeste mistura delle acciughe e del burro, che hanno accolta a festa l'invenzione delle patate e ritrovato che tra i cento modi di servirle in tavola il migliore è ancora il più semplice, d'imbandirle a lesso per contorno alla carne; donne che sanno distillare il rosolio di gooseberry, come la moglie del vicario di Wakefield, e galoppare pel mondo, come lady Stanhope; terribili come Anna Radcliffe, appassionate come Carolina Lamb, calze azzurre come lady Wortley Montaigue e come la contessa di Blessington, qualche volta con un granellino di pazzia, sempre con due o tre di piacente originalità; donne soprattutto da mandar sempre uniti i pregi più disparati del loro doppio carattere, da portare in ogni luogo più inospite le confortevoli usanze della casa, da prepararvi un tè sulla piramide di Cheope o in riva al lago Tanganika, sulle sponde dell'Eufrate o sulle rovine di Tello. |||||||||||||||||||||||||Doppelcharakter|||||Abstammung|luftig||nachdenklich|||||unerschütterlich|||||||schmücken|||||||||||||||||||||himmlische Mischung||Sardellen und Butter||||||aufgenommen||||||||||||||||||||||||zu servieren||gekocht|||||||||||||||||||||||||||||||||||Blaustrümpfe||||||||||||||||Körnchen Verrücktheit||Verrücktheit||||||||||||schicken||||Vorzüge||unterschiedlichsten|||||||||||unwirtlichsten||behaglichen|Gepflogenheiten|||||||||||||Ufer|||||Ufern|||||| Ah, forse bisognerebbe che una buona e veramente efficace alleanza anglo-italiana stabilisse in due articoli il suo patto fondamentale; articolo primo: "Dal 1901 in giù, per la durata di cinquantanni, gl'Inglesi non isposeranno che donne Italiane, e gl'Italiani non isposeranno che donne Inglesi"; articolo secondo: "In capo ai cinquantanni si vedrà se sia o non sia il caso di continuare." |||||||||||||||Artikel|||Pakt||||||||||||||heiraten werden||||||||||||||||||||||||||| Ma che matto son io! Io che non amo il tè, starei fresco. ||||||wäre verloren|

Kathleen (già non la chiamerò più Kitty; ciò la rende troppo minuscola) Kathleen ha molto di Galatea. |||||||||macht sie||||||| Ma di quale? della Oraziana, della Virgiliana, o della Teocritèa? La Oraziana, a ben guardare, non consiste che in due versi, quelli che son caduti, per istrana combinazione, sotto gli occhi della signorina Wilson: ||||||besteht aus||||||||||seltsame Kombination|||||||

"Sii pur felice ovunque andar ti piaccia,     "E di noi, Galatea, memore vivi." Il resto è tutto un ripieno; il poeta ha messi quei due versi con quel  noi  tutto suo, tra tanta enumerazione d'animali di buono e di cattivo augurio, e una diffusa descrizione del ratto d'Europa; il qual  noi  è come una tenerezza nascosta, da lasciarci pensare due cose: che Lelia Galla piaceva ad Orazio, e che per piacere in quel modo ad un uomo di buon naso come lui, bisognava essere un fior di donna, possedere il  quid arcanum ; una cosa che a noi sfugge, poichè egli non ha stimato prudente di dircela. |||||Füllmaterial||||||||||||||||||||||Omen||||||Entführung||||||||Zärtlichkeit|||||||||||||||||||||||||||||||Blume||||||||||||entgeht uns|da er||||für klug gehalten||| El resto es todo relleno; el poeta ha puesto esos dos versos con ese "nosotros" que es todo suyo, entre tantas enumeraciones de animales de buen y mal agüero, y una difusa descripción de la violación de Europa; ese "nosotros" es como una ternura oculta, que nos deja pensar dos cosas: que a Horacio le gustaba Lelia Galla, y que para agradar de ese modo a un hombre de buen olfato como él, hay que ser una flor de mujer, poseedora del quid arcanum; cosa que se nos escapa, pues no ha creído prudente decírnoslo. Tradurrò certamente tutta l'ode, e resterà una memoria dell'Acqua Ascosa, come tante e tante altre che dormono nel cassetto dei ricordi: poveri ricordi, che qualche volta (inorridisco a dirlo) non mi ricordan più nulla. ||||||||||||||||||Schublade der Erinnerungen||||||||ich erschrecke||||||| È forse la Galatea Virgiliana? Appare anch'essa in due versi di Dameta, che fa agli strambotti con Menalca, come due capri farebbero a' cozzi in un prato. Erscheint auch sie||||||||||Spottverse||||||||Kopfstoß, Stoß, Zusammenstoß|||Wiese También aparece en dos versos de Dameta, que bromea con Menalca, como harían dos cabras en un prado. Ricordando la scena del San Donato, si potrebbe tradurre così:

"Un pomo in su la testa     "Matta fanciulla, Galatea m'assesta;     "E se ne fugge via     "Fra i salci, ed ama esser veduta in pria." |Ein Apfel||||||Mädchen||versetzt mir||||||||Weidenbäume||||||zuerst "Una manzana en su cabeza, "Loca doncella, Galatea me asalta; "Y huye "Entre los sauces, y ama ser vista primero." Gran birichina, quella Galatea di Dameta! |Großer Schlingel|||| ma anche piena d'ingegno e di grazia nel suo discorso. |||von Geist||||||Rede Infatti il daino continua: ||Damwild|

"Oh dolci parolette     "Che tante volte Galatea mi ha dette! ||süße Worte||||||| "Vorrei che un saggio il vento     "Ne portasse agii dei del firmamento." |||Weiser|||||"Engel"||| Sì, questa è la Galatea che mi piace. Ma la mia non potrebbe esser quella di Teocrito? Amata pazzamente da Polifemo, è invaghita del giovane Aci. |wahnsinnig||||verliebt in||| Sventuratissimo Polifemo! Unglücklicher Polyphem!| Quanti caldi sospiri, quante ardenti proteste, quante vane querele, che Ovidio ha raccolte, e non paion troppe al bisogno, in quella stemperata fuga d'esametri delle sue  Metamorfosi ! |heiße|Seufzer||brennende|||vergebliche|vergebliche Klagen||||gesammelt hat|||scheinen||||||abgemilderte||von Hexametern||| Che farci? Egli è la scarmigliata vecchiaia, ed Aci è la florida gioventù. |||zerzauste|Alter|||||blühende| Inoltre, il disgraziato Polifemo ha un occhio solo, quasi a significare la sua vita dimezzata. ||unglückliche||||||||||||halbiert "Nel mezzo del cammin di nostra vita!" |||Weg||| Non ci sono ancor io, Dante da strapazzo, ancor io? |||||||Möchtegern-Dichter|| Galatea è invaghita di Aci; non può essere altrimenti. Se un Aci non è ancora capitato, mettiamo pure che non sia molto lontano. ||||||passiert|||||||

Per fortuna, non amo Galatea. Quattro chiacchiere, più garbate e più amene che mi vengano fatte, ora e sempre; ma niente di più. |||höflicher|||angenehme|||mir gemacht werden|||||||| Vediamo intanto; quest'Aci non potrebb'essere…. |inzwischen||| Terenzio Spazzòli! Non è bello, e ci corre. |||||es gibt einen Unterschied Oh Dio, e che significa ciò? È la mia opinione, dopo tutto; e si è sempre visto piacere alle donne quello che a noi pareva un becco di cutrettola, un muso di pecora, un ceffo di cane. ||||||||||gesehen worden||||||||||Schnabel||Schafsgesicht||Schafsgesicht||Schafsgesicht||Hundeschnauze|| Già, le donne badano molto al figurino; anche quelle che non lo vogliono ammettere, e quelle che non lo confessano neppure a sè stesse. |||achten auf|||||||||||||||||||| Terenzio è sempre all'ultima moda; in ogni cosa, dal capo alle piante, sia fuori o in casa, in piedi o a letto, un prodigio. |||||||||||Füße|||||||||||| E poi, vecchi e giovani, per piacere, bisogna sapersi mettere a pari con quei che piacciono. Io mi lascio andar troppo giù; la mia semplicità potrebbe passare, ma a patto che non paresse negligenza. |||||||||||||Bedingung|||| Per fortuna, ripeto, non amo Galatea; e non soffro niente a pensare che ci ha avuto un segreto in comune con Terenzio Spazzòli, anzi due segreti: il canestro del caffè e la cesta del  lawn-tennis . ||||||||leide darunter nicht|||||||||||||||||||Korb|||||Tennis-Korb||| Ah, respiro! Questa analisi mi ha fatto bene: posso andarmene a letto tranquillo. |Diese Analyse|||||||||