I Piccoli sono i Nuovi Grandi - YouTube
Da quando ho cominciato la mia attività imprenditoriale sono sempre stata circondata da un clima,
o meglio, ho sempre respirato un clima molto fissato sulla crescita. Io direi quasi ossessionato
dalla crescita, a volte graduale ma spesso e volentieri esponenziale, e devo dire che
all'inizio era uno stimolo, soprattutto perché di business non sapevo nulla, per cui essere
circondata da tutte queste queste persone che correvano da tutte le parti con un nuovo
obiettivo, con un nuovo traguardo era eccitante, davvero ti dava un'adrenalina forte, poi però
è diventato sempre più stancante e la sensazione, e una metafora che ormai uso spesso, era diventata
quella di trovarmi su un treno che andava a tutta velocità e da cui scendere era diventato
praticamente impossibile. Quindi l'unica scelta di tutti diventava quella
di accelerare ancora un po' perché sia mai che magari qualcun'altro o qualche altro treno
potesse sorpassarci in corsa. Tra l'altro ragazzi ho qui con me un libro che si chiama
Small Giants, Piccoli Giganti, che è stato il primo qualche anno fa, ad introdurmi ha
un'idea che adesso per fortuna, e vedremo poi perché dico per fortuna, comincia a diffondersi
sempre di più, una nuova modalità ecco di fare azienda, che è molto più vicina devo
dire alla mia personale definizione di successo, che non preclude una crescita finanziaria,
imprenditoriale ma non la rende un'ossessione che a tutti i costi va raggiunta anche a sacrificio
di tutta una serie di valori e di un equilibrio anche psicofisico di cui abbiamo bisogno come
esseri umani e quindi secondo me è veramente un tema che è importante affrontare.
Ed è per questo che insieme a Sara Roversi abbiamo deciso di approfondire questo tema
in questa puntata. C: Ciao Sara! Grazie per essere qui con noi oggi!
S: Ciao ciao, buongiorno a tutti.
C: Allora Sara, quello che mi ha colpito molto è proprio il fatto che nel vostro modus operandi
questo principio di puntare ad essere, adesso utilizzo le parole di questo libro che mi
piacciono molto, puntare ad essere i migliori invece che i più grandi è uno dei pilastri
della vostra modalità operativa a livello aziendale. La cosa che mi è piaciuta molto
è che a questo libro ne sono seguiti molti altri e ormai sempre più menti imprenditoriali
abbracciano questo principio. E però è ancora molto controverso. Allora ti chiedo Sara,
intanto di aiutarci a capire perché diventare grandi a tutti i costi non è sempre la risposta
e soprattutto quando non è la risposta.
S: Mah, credo che sia un concetto molto soggettivo. Ovvero ad oggi, secondo me, abbiamo la fortuna
di assistere a dei cambiamenti epocali che stanno richiedendo anche al mondo del business
di creare dei nuovi KPI che non sono solo dati dai numeri del fatturato, ma oggi siamo
in un momento in cui ci sono aziende estremamente Purpose Driven, dove la missione, il motivo
per cui si sta facendo quella determinata cosa, l'impatto generato diventa veramente
l'elemento di qualificazione. Il fatto di dire “cosa sto facendo di buono, quanto
buono sto facendo” e quindi ovviamente il fatto del diventare grandi, anche questo concetto
del grande acquisisce un valore diverso. Dove quindi non è una questione di grandezza dimensionale
ma è una questione secondo me molto più legata al tema dei valori. Ovviamente noi
per dire siamo siamo minuscoli, siamo niente rispetto alle grandi aziende che ci circondano,
però magari le persone pensano che Future Food Institute sia un istituto estremamente
importante altisonante e quant'altro. Perché perché magari ci vedono collaborare con la
Fao, con le nazioni unite, vedere progetti in cui magari riusciamo a lavorare con migliaia
di bambini, però magari siamo un team piccolissimo e la nostra grandezza lamisuriamo non nel
fatturato, che è necessario perché dobbiamo pagare gli stipendi di chi ci lavora e per
continuare a fare bene in modo esponenziale ovviamente dobbiamo rendere sostenibile quello
che noi stiamo creando, ma siamo in una situazione in cui il valore, la dimensione è calcolata
diciamo su altri parametri.
C: Questo è molto bello. Tra l'altro mi viene proprio in mente l'idea di creare un indice
di alto impatto no, che potrebbe misurare l'impatto che la grandezza delle aziende,
intesa proprio come dicevi tu, una grandezza che non ha a che vedere soltanto col fatturato
ma con l'impatto, e nemmeno sa magari col numero di persone che raggiungi perché poi
quello facilmente rientra poi nel numero di clienti che hai, ma nell'impatto che hai sulle
persone che alla fine raggiungi. Ti chiedo, come unire i due principi.. allora
volta ho la sensazione, quindi il principio della crescita che comunque deve esserci né
un'azienda sana e il principio di dire ok resto fedele ai miei valori. Te lo chiedo
perché noto che a volte c'è una tendenza da parte delle piccole aziende dei piccoli
imprenditori di nascondersi dietro questo principio perché non si riesce ad ottenere
la crescita che si spera, quindi dentro di noi siamo lì che speriamo in una crescita
finanziaria ed economica però ci nascondiamo dietro il fatto che comunque abbiamo una mission,
che è sufficiente a farci andare avanti, cosa che non può essere. Allo stesso tempo
poi c'è l'altro estremo, il fatto di cominciare con una mission, conoscere una certa crescita,
farsi prendere la mano e poi dimenticarsi perché eravamo partiti.
S: Quello che tu dici è assolutamente vero e posso ripercorrere alcune tappe della nostra
esperienza imprenditoriale dove ci siamo resi conto solo recentemente quanto sia fondamentale
avere la nostra mappa dei valori come vera guida. La mission, la vision e quant'altro
cambiano ma i valori sono quelli che devono rimanere sempre coerenti. E ripercorrendo
la nostra storia, andando indietro guardando tutto il percorso fatto ci siamo resi conto
che tutti gli errori fatti sono stati fatti in situazioni in cui avevamo perso di vista
i valori che ci contraddistinguono e siamo scesi a dei compromessi, ci siamo fatti andare
bene dei partner che non erano il partner giusto, ci siamo fatte andare bene delle situazioni
che non erano coerenti con i valori che noi sentiamo nella nostra pancia perché è una
questione di pancia di cuore, non solo di testa perché a livello nazionale dice o business
plan tre città investitore vai, fai, cresciamo, ma no. Perché quando non ci sono questi allineamenti
fondamentali lì purtroppo non c'è proprio l'integrazione di quella che è il percorso
che si vuol fare insieme, quindi quello secondo me è l'elemento chiave. E mi ci sono trovate
in prima persona e ho ancora le cicatrici forse di quelle scelte fatte, e oggi veramente
la tematica di come abbiamo scritto i nostri core values e tutto il percorso che abbiamo
fatto anche con questa persona che ci affianca che si occupa di talent development, non è
AR, si occupa di tale livello mentre chi all'interno della nostra struttura si occupa di questo
tema ha preso i nostri core values e ha fatto dei core values la mappa per guidare tutto
il team per selezionare il team, per selezionare i partner, per selezionare i collaboratori,
in modo tale che veramente quello diventi un po' il nostro il nostro codice, il nostro
codice di condotta e sappiamo che chi è dentro già dà per scontate quelle cose perché
fanno parte del nostro modo di vivere. La nostra relazione con l'ambiente, la nostra
relazione con l'altro, la nostra unicità, il fatto di essere maker per noi e per dire
uno dei valori, noi ci sporchiamo le mani, ci rimbocchiamo le maniche. Non ci aspettiamo
che arrivi il fighettino nella sala che lascia a noi spostare il tavolo diciamo, questo è
l'approccio e quindi abbiamo identificato questi sei valori che ci guidano in tutto
quello che è la nostra relazione con l'ecosistema che ci circonda.
C: Quindi possiamo dire che non è che questa modalità di, questo chiamiamolo principio
dei piccoli giganti, mi piace perché riassume bene il concetto, non è un invito a non crescere..
S: Assolutamente no, assolutamente no. E questa è una cosa molto interessante perché oggi
vediamo tanti piccoli fare cose grandi e questa è una cosa bellissima. Secondo me per come
sta cambiando la nostra epoca siamo in un contesto in cui dobbiamo diventare tutti dei
lifelong learner. Ogni giorno impariamo qualcosa e quindi ci dobbiamo mettere con l'atteggiamento
dell'alunno in qualsiasi situazione del .. che è sempre un maestro che ti sta insegnando
qualcosa. Dobbiamo essere una condizione in cui la cooperazione è la parola chiave. Siamo
un momento in cui la ownership non vale più, l'importante è avere accesso alle cose, avere
accesso alla conoscenza, avere accesso alla logistica, alle strutture.. aver accesso è
diventata la parola chiave. Per avere accesso io prendo ma devo anche dare. E tutto questo
ovviamente fa sì che lo spirito di collaborazione sia fondamentale. Se vuoi andare veloce vai
solo, ma se vuoi andare lontano vacci insieme ad altri, vacci insieme ad altri che abbiano
la tua visione quindi questo è diventato un po' la nostra il nostro modus operandi.
Ci piace molto collaborare abbiamo tantissimi partner che diventano partner famiglia, partner
che con noi magari hanno obiettivi grandi. Noi siamo niente ma il fatto di essere il
partner della faust of education lavorare con le nazioni unite, che è la cosa più
grande che c'è, ci fa sentire un po' grandi anche noi anche se siamo molto piccoli ma
perché la missione l'ambizione è enorme.
C: E perché comunque state contribuendo a un impatto che poi ha un effetto farfalla,
nel senso che collabori con delle realtà che poi possono portare quell'impatto a livelli
più ampi in termini geografici o di volume.
S: Hai preso l'effetto farfalla che secondo me è assolutamente simbolico ma è esattamente
quello che sta succedendo perché quando la missione magari è ispirare una grande impresa,
io se cambio il modo in cui produco il cibo che do ai consumatori purtroppo faccio un
impatto molto piccolo, faccio del mio meglio ma comunque è piccolo. Il fatto di riuscire
a influenzare un grande leader di impresa, che se cambia il modo con cui acquista sua
materia prima, con cui distribuisce proprio prodotto, con cui crea nuovi packaging sostenibili,
genera un impatto mondiale su milioni di persone quello che facciamo e gigante ne hai cambiato
uno e ha impattato su milioni di vite, capito quindi questa è la cosa che ci spinge tutti
i giorni.
C: Ti faccio a questo proposito che esce un po' dal seminato ma forse non troppo. Intanto
mi piace moltissimo come ha sottolineato l'importanza della collaborazione e di come, al giorno
d'oggi soprattutto, sia imprescindibile, ammesso che ci sia stato un periodo dove non lo era,
però magari ci sono stati soprattutto nel digital, ma forse non solo, dei momenti storici
dove forse era possibile, bastava avere insomma un budget di un certo tipo puramente finanziario
per poter andare avanti, superare tutti quanti no.. Poi si sono verificate tutta una serie
di dinamiche per cui il mercato diventa sempre più saturo, sempre più concorrenziale e
uno può avere tutto il budget di questo mondo ma non riuscire comunque a far scalare e a
far crescere un'impresa. Sono situazioni che ho visto e che devo dire mi hanno sempre un
po' sorpreso perché c'è sempre un po' questo retaggio vecchio di pensare a se ho il budget
posso permettermi le persone nel team, posso.. come se questo budget forse la chiave di tutto,
quando in realtà questo è un po' il parallal shift che mi piace molto di questo inizio
episodio.. abbiamo detto i valori sono la chiave di tutto, tra cui il valore della collaborazione.
Allora ti chiedo: per riuscire a collaborare, tu hai detto noi siamo così piccoli però
collaboriamo con dei giganti, per riuscire a collaborare con questi giganti basta la
mission, bastano i valori o c'è qualcos'altro? Che cosa vi ha portato a riuscire a creare
questi link?
S: Guarda, forse è un approccio che contraddistingue anche un po' il territorio dal quale veniamo.
A differenza di altri ci è sempre piaciuto cercare di creare dei prototipi. Non ti vendo
una cosa su carta. Non ti dico che ti porterò sulla luna. Vado sulla luna, dalla luna ti
saluto e ti dico “guarda che così può fare, vieni con me sulla luna”. Quindi forse
quello che ci ha contraddistinto e che ci ha permesso di fare queste cose è molto spesso
buttare il cuore oltre l'ostacolo e testare, provare sul campo quello che stiamo dicendo.
E quindi tutte le cose che noi abbiamo fatto fino ad oggi sono sempre state caratterizzate
da un test, mi sono fatta male io per prima e ti dico che questo è la missione, abbiamo
un laboratorio il nostro living lab che è un posto dove prototipiamo costantemente,
testiamo facciamo test, coinvolgiamo la community, ma facciamo le cose non ti dico “sarà”,
ti dico “sta succedendo”. Poi dopo te lo racconto, magari diventerà una cosa grande.
Questa secondo me è una cosa che ci ha contraddistinto un po', anche nei confronti di tanti altri
player. Come tu ben sai, Sylicon Valley i progetti, le start up, si picciano e magari
si raggiungono anche obiettivi finanziariamente molto più alti di quelli che possiamo ottenere
noi, anzi succede tutti i giorni che noi diciamo “ma caspita! Questa cosa su carta ha raccolto
cento volte tanto quello che vorrei raccogliere io che l'ho già fatto, ci ho investito, ci
ho investito di mio. Però questo fa capire anche quello che è l'approccio pragmatico
dell'arte del fare che un po' contraddistingue questo territorio. E quindi questa è stata
un po' il nostro modo di operare, la cosa che ci ha permesso di arrivare a parlare con
queste persone e non dire “siamo un centro, pubblicheremo, faremo.” Abbiamo lavorato
con x, questi sono gli obiettivi raggiunti, questi sono i KPIs che ci siamo dati e cercare
di misurare quello che noi facciamo. E quindi insomma diciamo che così siamo riusciti a
dare concretezza a tutte quelle che sono le parole che diciamo perché sai, ti dicono
“Ah, vuoi cambiare il mondo, sei molto idealista.. chissà dove vuoi andare.. prima facevi gli
hamburger, il sushi e il food, facevi quelle cose lì che sono molto tangibili, oggi cosa
vuoi fare?” Ecco in realtà è far vedere che le cose
poi succedono, che le aziende cambiano e che gli obiettivi si raggiungono è veramente
una soddisfazione incredibile perché è diventato anche un modo per rendere scalabile quello
che ci dicevamo all'inizio.. io non sono grande perché sono grande io, sono grande perché
vedo diventare grandi gli altri grazie all'ispirazione che magari prendono da noi. E quindi la mia
missione cresce costantemente quando vedo che qualcuno, perché prende un ispirazione
da un percorso fatto con noi, cambia e genera un impatto grande, quella è la nostra più
grande gioia.
C: Ci fai un esempio se possibile concreto di un prototipo, di un test che poi avete
avete stato misurato e poi avete presentato.
S: Assolutamente. Ce ne succedono quotidianamente. Parto da uno molto semplice, che ci succede
tanto. In tanti contesti la valorizzazione degli scarti, quanto sprechiamo. Abbiamo fatto
tantissimi progetti sulla valorizzazione delle banane che diventano nere e la gente le butta
via, cosa puoi fare da quelle banale? Le puoi trasformare in birra, in vino, in aceto, in
marmellata, in pelle di banana. Pensa all'azienda leader al mondo che produce banane e che butta
via quintali di banane. Pensa al cambiamento che fa e quanto questo può cambiare il suo
PNL ma anche in realtà l'impatto che genera. Questo è un esempio minuscolo. O dimensione
del centro commerciale: Bologna con centro commerciale dove si sono resi conto che il
più grande spreco che hanno in ambito caffetteria e ristorazione sono fondi di caffè e arance.
Mettendo insieme tre partner, assieme ad Impronta Etica, Coop, IGD che gestisce centri commerciali
e Camst abbiamo creato un progetto che si chiama “Waste to Value. Questi scarti sono
diventati un oggetto, una capsula che contiene un concime e una piantina e quindi tutti gli
scarti di caffè e arance diventeranno un piccolo oggetto che viene regalato a chi transita
all'interno del centro commerciale e potrà regalare appunto qualcosa che è generato
da uno scarto. Te ne potrei raccontare milioni. O scuole. Lavoriamo tantissimo con Stephen
Ritz , l'inventore di Green Bronx Machine che proprio ormai è diventato parte della
nostra famiglia. Lui ha avuto un'esperienza incredibile. È partito dal Bronx , nel mezzo
del Food Desert, uno non ci pesa perché a mezz'ora dal centro di Manhattan ma in realtà
sti bambini non vedono cibo fresco da lì a ventimiglia.. nella scuola con il più alto
tasso di criminalità dei genitori e il più alto tasso di abbandono scolastico, tipo l'ottanta
per cento quasi.. bene lui è partito con questa missione, più di dieci anni fa.. Oggi
i bambini portano l'insalata a casa, i genitori partecipano, ha risolto il problema dell'abbandono
scolastico per più del 45% dei ragazzi e ha completamente rigenerato la comunità.
Bene oggi Stephen Ritz lavora in più di 40 mila scuole, ha portato il suo modello in
tutto il mondo e ha creato un impatto a catena incredibile, portando cosa? Portando il cibo
nelle scuole, connettendo i bambini con il cibo che potevano curare, crescere e portare
a casa. E partendo dal cibo ha curato l'intera comunità. Questi sono solamente piccolissimi
esempi di un'infinità di quelli che noi chiamiamo “Food shapers” e questi ne abbiamo incontrati
ormai centinaia, abbiamo raccontato le loro storie, abbiamo i documentari dei Food Shapers.
Solo nell'ultima missione 160 ne abbiamo intervistati, visitati, siamo andati nelle loro case, nei
loro laboratori.. ognuna di queste storie ti può cambiare la vita.
C: Ti chiedo Sara: da un punto di vista di crescita indiretta cioè nel momento in cui
io creo un progetto ad altissimo impatto, magari comincio nel mio piccolo, piano piano
comincia ad avere trazione. Comincio a diventare sempre più grande perché attiro anche dei
partner di un certo rilievo e di un certo tipo, quindi la crescita diciamo comincia
ad essere quasi una crescita naturale. Crescita sia in termini finanziari che in termini di
impatto. C'è un momento in cui dovrei frenarmi, c'è una situazione.. quali vedi essere i
rischi di dire “vado avanti, continuo” te lo chiedo perché mi trovo spesso in situazioni
a parlare con persone che ammettono di essersi spinte troppo in là, cioè di aver permesso
a questa crescita poi di portarle di una situazione di non ritorno, come dicevamo prima ma senza
nemmeno che se ne accorgessero, proprio perché l'impatto che volevano avere era un impatto
molto più grande di quello che magari stavano avendo in quel momento ci sono riusciti e
quindi non avevano neanche in mente la crescita finanziaria che però poi è arrivata. E lì
cosa fai? Dove investi queste risorse se non in un ulteriore crescita?
S: Guarda quello che dici lo capisco molto bene perché all'interno della nostra esperienza
invece impreditoriale noi ci siamo trovati esattamente in questa situazione. Crei un
food concept meraviglioso con dei principi, un fortissimo legame sul tema della sostenibilità,
una missione molto chiara, fai un primo punto vendita che va benissimo, è super integro
assolutamente, perfettamente in linea con la missione iniziale. 2-3-4 arrivi a 10, arrivi
a 13. Bene. È il momento in cui la gente comincia a dirti “sei interessante, sei
accattivante, devi scalare, facciamo entrare l'investitore, diventa franchising..” noi
l'abbiamo già provato sulla nostra pelle con un primo progetto e ci siamo fatti molto
male perché i due anni il progetto ha cambiato pelle, non era più nostro, convinti del fatto
che crescere, scalare, diventare franchising, andare all'estero sarebbe diventata la soluzione
perché non eravamo coerenti con quelli che erano i valori iniziali. Quindi tornando al
discorso di prima i valori quelli dobbiamo tenerli ben chiari e ci siamo resi conto che
quello è la vera guida e siamo scesi a un compromesso. Abbiamo fatto entrare delle persone
e dei mondi che non erano allineati nei valori e qual è stato il più grande errore. Oggi
abbiamo un progetto, è arrivato quel momento lì, in un momento in cui appunto il mercato
ti dice “diventa grande, diventa grande, diventa grande, diventa grande”.. ma a noi
serve diventare grande? Queste sono proprio le domande che ci stiamo
facendo in questi giorni, perché è una cosa che è ricorrente e capiterà costantemente
nella vita, a maggior ragione quando le cose vanno bene, che da fuori sai è un po' come
il paese dei balocchi no? “Vieni, vieni e vedi che ci sono un sacco di luci” ma
è quello che ci renderà felici? Perché poi il concetto è questo, dipende se nei
tuoi valori la dimensione della felicità è rappresentata da un coefficiente economico
o se è rappresentata da altro. Purtroppo nel mio non c'è quella dimensione e quindi
no, mi rendo conto, dico purtroppo perché in realtà hai bisogno che ci sia, dipende
in che dimensione, però è una cosa importante che ci sia la sostenibilità economica. Però
ecco, non essendo un driver alla fine la mia ricerca personale è la ricerca della felicità
e quello è. Che cos'è che mi rende felice? Mi rende felice entrare nel mio punto vendita
vedere che il menù è coerente, che se diciamo zero plastica è zero plastica, che se diciamo
che questa è la direzione e che il prodotto che ho scritto sul menu è quello che abbiamo
scelto per questi motivi perché quel produttore ci interessa e non perché è arrivato il
grande che ci ha fatto l'offerta migliore, quindi abbiamo cambiato con la mozzarella
che viene da un posto perché sai.. no. Se siamo coerenti siamo coerenti e allora la
mia felicità è vedere l'unicità e l'integrità del progetto.
C: Che però magari anche quello che permette la stabilità economica e la crescita, e quindi
le cose vanno di pari passo..
S: e quindi è un mal di testa quotidiano! Per fortuna io sono su tutta la parte che
si dedica di più a tutto il resto del nostro ecosistema, quindi io sono sulla parte degli
Future Food Institute e di tutti i nostri KPIs, appunto, sono molto più orientati a
tutto questo mondo dell'impatto esponenziale ma ci rendiamo conto di quanto sia importante
che tutto il progetto sia integro, e quindi lottiamo tutti i giorni per riuscire a mantenere
questo equilibrio, che è un equilibrio magico che dobbiamo mantenere quindi non è facile,
perché tutti da fuori pensano “ah figurati, è semplice, siete sui giornali” ma non
è facile per niente, perché anche noi nonostante la nostra missione sia molto chiara e siamo
molto convinti ci troviamo tutti i giorni a fare i conti, a fare i conti con l'azienda
che cresce, le sfide e le opportunità. Capire se è veramente un opportunità o se invece
dietro a quelle opportunità si nasconde qualcosa che non è il futuro che vogliamo e quindi
è il bello di questo lavoro.
C: Puoi secondo te aiutare il fatto di ricordarci che quando cresciamo a piccoli passi non solo
riusciamo a farlo in maniera un pochino più mindfull, quindi più coerente con i nostri
valori, perché è la velocità che ci impedisce di prendere le distanze e capire che cosa
stiamo facendo e perché. Perché diciamo sì a tutto quello che luccica. Puoi aiutarci
a ricordare che quando andiamo piano, o meglio quando saliamo piano, usiamo la metafora della
salita, no perché comunque è una salita, è faticosa, a prescindere dalla velocità,
cadere fa anche meno male? Visto che voi tra l'altro siete caduti e vi siete fatti un po'
di botte, un po' di ammaccamenti ci sono stati..
S: Sì, assolutamente anche se poi ci sono anche dei casi in cui questa crescita è avvenuta
e l'imprenditore ha saputo gestirla. Vedi i grandi giganti della Sylicon Valley. Penso
che la chiave sia nel sapersi circondare delle persone giuste e saper identificare chi sono
i tuoi compagni di viaggio.
C: Ma secondo te i grandi giganti della Sylicon Valley sono davvero felici? Questa è una
domanda che a guardarli a volte mi faccio.
S: Guarda che.. non lo so e non lo so.
C: Forse si, forse dipende veramente da..
S: Dipende veramente dai valori, se quello che hanno creato li rende felici io non dormirei
la notte, se fossi una di loro!
C: Che poi è una delle conseguenze poi dello stress, diventi..
S: sì perché secondo me molti di loro non si rendono conto dell'impatto che hanno generato
nella vita delle persone realmente e quindi..
C: E questo mi ricorda un'altra cosa che credo sia importante dire, ci sono dei modelli soprattutto
nel mondo americano ma che poi arrivano anche in quello italiano, tramite i social media
che propongono questa continua Hassling, #hassle che è questa non riesco neanche a tradurlo
con una parola che sia, che renda però è l'idea del continuo darsi da fare, come se
non ci fosse un domani, senza mai fermarsi. È agosto? Hassling! è notte? hassling
Cioè quando tutti dormono tu devi andare avanti, che è un principio che a me aveva
quasi esaurito a un certo punto. Io facevo gli after, queste nottate passate a portare
avanti progetti perché così.. erano delle sorte di Hackaton per un tech team, per cui..
ma eravamo un team che non aveva bisogno di stare sveglio la notte, cioè era veramente
una scelta di principio. C'erano persone che riuscivano tranquillamente a farlo, poi le
conseguenze nella salute a lungo termine io queste non le so, perché sono passati anni,
ma a me sono bastati un paio di tentativi, a parte che non ci riuscivo perché a un certo
punto dovevo andare a dormire, ma il giorno dopo ero completamente inutile. Quindi riuscire
forse a capire che quel modello è un modello di cui dobbiamo prendere sicuramente la parte
buona di fatto, il fatto di darci da fare, di non arrenderci, di essere pragmatici nel
nostro approccio al successo, metodici senza che però diventi una cosa che dobbiamo imporre
al nostro modo di vivere. S: Sai, questo secondo me va a toccare altri
due valori: il quanto e il come, nel senso che ci sono molte persone che sono orientate
alla quantità, quindi non importa la qualità di quello che sto facendo in quelle ore di
notte, in cui dico “si, ho lavorato tutta la notte” ma conta il far vedere che io
ci sono e che mi sto spaccando la schiena per farlo. Noi almeno stiamo cercando di andare
verso una dimensione che porta molto di più verso l'equilibrio. Poi il fatto che anch'io
lavori giorno e notte ma perché mi piace, quindi quando mi dicono “poverina lavori
tanto”, no, non poverina, io lo faccio perché per me è una gioia fare quello che faccio,
quindi un altro discorso. Però il fatto del ragionare sul valore, sul come lo sto facendo
e che cosa mi porta e qual è veramente la qualità di quell'ora di lavoro e che cosa
sto deliberando in quell'ora di lavoro secondo me è fondamentale.
Ci sono tante culture che sono così. Se pensi alla cultura Giapponese, la cultura Giapponese
è molto orientata a quella dimensione, noi lavoriamo tantissimo con il Giappone ancora,
c'è molto questo questo concetto. Invece magari ti rendi conto che un ora ben spesa
con la testa sul progetto in cui sei assolutamente in connessione magari ti rende più che una
settimana di ore davanti allo schermo, no?
C: Assolutamente! A questo proposito in un mondo dove il confronto all'ordine del giorno
no, non solo tra, non parliamo di imprese della Sylicon Valley appunto che si fanno
le scarpe, ma piccoli imprenditori digitali o meno, che si trovano magari sul web e confrontano
l'inizio del loro percorso alla metà di quello di qualcun altro, oppure confrontano il proprio
primo mese di vita ai primi dieci anni di qualcun altro che vedono su Instagram, ammesso
e non concesso che quello che viene condiviso sia sempre e solo la verità colata. Il confronto
è inevitabile, per cui come superiamo secondo te la paura di non sentirci all'altezza quando
sappiamo dentro di noi che vogliamo restare piccoli, che non vogliamo scendere a compromessi
però è come se tutto intorno ci dicesse “cosa stai facendo? Stai buttando al vento
un'opportunità!
S: Sai noi almeno, e questo riprende il primo dei nostri core values, è proprio trovare
l'unicità. Per me è sempre stata una cosa che ho sempre
avuto qua. Se c'è qualcuno che per assurdo ci copia cambio io, ma preferisco avere un
qualcosa che mi caratterizza e che mi rende unico.
Il fatto che tu lavori con me perché hai qualcosa che nessun altro ti può dare è
sempre stato uno degli elementi che ci ha un po' guidato.
Quando, parliamo ormai di più di 15 anni fa, lavoravamo con le Olimpiadi e lavorando
con le Olimpiadi ti rendi conto che.. noi avevamo vent'anni ed eravamo gasati come non
mai perché avevano scelto noi e pensavamo di essere gli unici ad avere quella tecnologia
che non esistesse da nessuna parte, era la prima volta che le Olimpiadi facevano i fotografi,
10.000 tedofori che portavano la fiamma olimpica, siamo arrivati lì, abbiamo lavorato i primi
mesi e dopo un po' cominciamo a parlare con tutti i team che lavoravano lì, la metà
erano americani ma comunque un team e estremamente internazionale, scopriamo che in tanti altri
facevano esattamente la cosa che avevamo fatto noi, pensavamo di essere gli unici, gli unici
non eravamo e gli abbiamo chiesto ma perché lavorate con noi? E loro ci hanno detto “perché
nessun altro ci ha proposto il progetto in questo modo, si è proposto in questo modo,
ci ha raccontato il mondo che state vedendo voi, la loro è una tecnologia, voi ci avete
raccontato un'esperienza, ci avete regalato un'esperienza. Ogni giorno ci presentate qualcosa
di nuovo” e da lì abbiamo cominciato a lavorare con loro nonostante avessimo competitor
americani che costavano molto meno erano magari una tecnologia molto più avanzata ma non
riuscivano a dargli l'unicità, non riuscivano a dargli quella cosa costantemente nuovo alla
ricerca dell'esperienza unica. E questo secondo me è una cosa che andrebbe ricercata perché
il fatto di renderti unico fa sì che poi dopo sia hai dei competitor ma se tu sai offrire
qualcosa di nuovo e sai contraddistinguerti ovviamente questo fa sì che questa pressione
magari se anche vissuta in modo un po' diverso.
C: Questo è molto bello. Tra l'altro mi viene in mente che si collega di nuovo ai propri
valori, nel senso che i valori sono anche un po' la benzina della passione, in un certo
senso. Chiaro che se sei fedele ai tuoi valori e stai facendo qualcosa ad alto impatto è
più facile che ci sia passione che non altrimenti. E la passione che aiuta anche a diventare
unico nel modo in cui ti proponi. Questa è una cosa che capita per esempio quando parlo
di questo show Impact Girl, che non è né il primo né l'ultimo di questo genere, non
c'è molto in Italia devo dire però fuori è pieno e però è la modalità con cui viene
presentata. E questa passione che io neanche mi accorgo di avere per quella che è la mission
che sta dietro questo progetto e devo ammettere che quando mi viene detto mi sorprendo ogni
volta, e non è una cosa a cui penso non l'ho messa nel business plan..
S: però si percepisce.
C: Quindi questa cosa è veramente veramente molto bella. Sara, ti chiedo quale donna pensi
dovrei intervistare dopo di te e per quale motivo? O quali donne..
S: Guarda, te ne voglio dire due. Io non sono mai nella mia amatissima Bologna. Vivo in
aereo però in realtà in questa città penso che ci siano dei grandi tesori e voglio raccontarti
di due donne che sono due imprenditrici che si trovano in due situazioni molto diverse
io le ho conosciute grazie al gruppo dei giovani imprenditori, che oggi non riesco più a frequentare.
Innanzitutto perchè tra un anno non sono più giovani nemmeno io non posso più essere
forti di questo gruppo ma apparte quello perché in realtà io che non vengo da una famiglia
di imprenditori e con mio marito siamo imprenditori di primissima generazione proprio ci siamo
trovati a un certo punto accolti all'interno di questo contesto e abbiamo scoperto che
aveva un impresa voleva dire essere un imprenditore nell'era che non era l'era delle start up
ma facevi una cosa e avevi creato una piccola azienda ma abbiamo vissuto questa evoluzione
del concetto dell'imprenditore e in questa esperienza ho conosciuto due altre imprenditrici.
Una è figlia di un grande imprenditore e oggi si trova con la responsabilità di portare
avanti un'impresa creata dal nonno, un'impresa meravigliosa dove lei sta cercando di portare
avanti dei valori, lei è giovanissima ma la vedo con una grandissima responsabilità
in mano. E lei Valentina Marchesini. L'altra invece è un'imprenditrice di prima generazione
come me, bravissima, coltissima, preparatissima, tostissima ed è stata la presidente dei giovani
imprenditori fino a poco fa e si chiama Enrica Gentile. E sono secondo me due esempi di imprenditrici
che si trovano in questa stessa era ad avere delle sfide molto differenti da affrontare
perché una ha un patrimonio di una storia da portare avanti, un'impresa meravigliosa
da mantenere e da far crescere, l'altra invece ha creato un'impresa bellissima, di grandissimo
valore che lavora con grandi imprese, con istituzioni, con governi e ha portato un intelligenza
sopraffina all'interno di un settore che tra l'altro è quello nel quale anch'io sono che
è il settore del food. Quindi secondo me sono due donne che meriterebbero di essere
incontrate e intervistate e possono diventare esempio per tanti altri giovani.
C: Grazie per gli spunti d'ispirazione Sara! A proposito di ispirazione, dove possiamo
trovarti e seguirti.
S: Potete trovarmi su Twitter nel mio account Sara Roversi. Potete trovarmi su nova24 dove
ho il mio blog e poi seguire Future food Institute perché attraverso i canali di Future Food
Institute raccontiamo tutte le nostre attività, in particolar modo il progetto che da qui
ai prossimi cinque anni ci porterà in giro per il mondo, accanto alla Fao, proprio parlare
dell'impatto del food sul tema del climate change e come i nostri le nostre abitudini
alimentari possono creare un impatto enorme sul contesto che ci circonda.
C: Fantastico! Più alto impatto di così non credo si possa. Sara ti ringrazio tanto,
è stato bellissimo tra l'altro sta che un tema come ti ho detto all'inizio questo dei
piccoli giganti a cui tengo moltissimo e mi è piaciuto molto approfondirlo tra l'altro
portandone alla luce aspetti e angolazioni che di solito sono molto controversi perché
non sono compresi.
S: Grazie mille a testa una bellissima esperienza! Fermarsi per raccontare e ripercorrere qualche
passo del passato!
C: Tra un aereo e l'altro ce l'abbiamo fatta! Ringrazio anche le ragazze che sono in ascolto
a cui ricordo che come sempre, se state guardando o ascoltando la puntata dal sito Biz-academy.it/podcast
troverete tutta la puntata suddivisa minuto per minuto, in maniera tale che possiate scorrere
direttamente alla parte che più vi interessa ripassare. Vi ricordo inoltre che c'è sempre
uno spazio dedicato ai commenti, sempre nella stessa pagina, quindi mi raccomando condividete
l'idea che vi ha colpito di più anche perché se ascoltiamo senza mai mettere in pratica
non smetto mai di ripeterlo non serve a niente. E con questo ragazze vi saluto e ci tentiamo
alla prossima puntata di Impact Girl.
Questo è tutto per la puntata di oggi. Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai
implementare sin da subito. Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico
e proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz Academy puoi farlo visitando
il sito Biz-academy.it Noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla
prossima puntata Impact Girl [Musica]