23. L'ABBORDAGGIO
“Ma tu vuoi parlarmi?” –gli chiede infine.
Colto di sorpresa, lui spiccica un
“Sì, se vuoi” “Se ti va, io lo voglio, non l'avevi capito?” –ribatte lei divertita. Dopo un attimo di silenzio, in tono cordiale, aggiunge: “E allora?”
Ollido Incerti non riesce a partorire una frase interessante. Gli viene da chiedere il nome: “Come ti chiami?”. Si sente inadeguato. “Tacita” –risponde lei.
A Ollido sembra che la ragazza bruna, slanciata, vestita leggera, seguita per tutto il giorno nel centro di Parigi, gli faccia capire che non è quella la domanda giusta.
Allora prova: “Sei italiana?”
“No”. L'accento è inglese, in effetti. Anche quella non sembra la domanda giusta.
Ne ha una terza, poi ha esaurito la sua provvista d'interrogazioni d'approccio. Si sente un preside di fronte a una ragazzina: “Che cosa fai?”
Tacita Dean non risponde subito, si concede una smorfia.
“Arrossisco” –dice, a metà fra delizia e dispetto.
Ho capito giusto o ha detto innervosisco ?, tituba tu patulè Ollido Incerti.