Tutti notai, nessun notaio. Blockchain, spiegata alla zia - YouTube (1)
[...] E poi ci sono gli smart contract di blockchain, che sono praticamente dei
programmi che gli sviluppatori blockchain scrivono per i network blockchain
quindi.... - La zia non ha capito nulla...!
No no no... ero partita da una precisazione su quello che dicevi.
- Cos'è che volevi fare da grande, quale era il tuo sogno? Da piccola ho sempre sognato...
- Da piccola.... cioè: hai 23 anni, 24... quindi...!
24. Ho sempre sognato di lavorare nell'informatica, quindi mi piacevano
i computer e quel mondo, però devo dire un aneddoto carino è che
quando alle elementari mi hanno chiesto di fare una foto vestita dal lavoro
che avrei voluto fare ho fatto la foto la bibliotecaria...
- Quando hai iniziato ad avere un computer, a casa ti avranno messo tra le mani un computer,
dov'è che è nata poi la passione di iniziare a capire come funzionasse quella scatola?
Mio nonno era un professore di lettere, e insegnava italiano, latino e greco. E ha
comprato un computer. Quando quel computer è diventato irreparabilmente
vecchio l'hanno lasciato a me... - E a un certo punto hai capito che quello che
faceva girare quei meccanismi hardware erano dei software, delle righe di codice
che venivano scritte da qualcuno. Ma com'è possibile che una ragazza poi
a un certo punto, adolescente, anziché interessarsi comunque anche allo studio dice
"sai che c'è? Adesso inizio a fare un po' di programmazione"?
In realtà è partito da un momento in cui ho avuto un po' di difficoltà personali, e cercavo un
nuovo stimolo, un nuovo tra virgolette "super potere". L'idea di poter fare
qualcosa in questo mondo digitale che poi automaticamente diciamo funzionasse,
vedere costruire qualcosa senza doverlo costruire fisicamente, mi affascinava tantissimo.
E quindi è un po' come se avessi scoperto, mano a mano, che soltanto scrivendo qualcosa
è come se le parole o comunque i codici poi si animassero,
realizzassero una nuova realtà. E questo mi ha subito affascinato molto,
anche proprio da un punto di vista umanistico, non solo scientifico. E poi da
lì, insomma, è stato tutto un percorso attraverso l'Internet, quindi una scienza
e anche una tecnologia molto accessibile, anche per un autodidatta:
non importa che età hai, non importa dove sei, se sai un po' di inglese
e hai un computer... vai su Internet... - E quindi cose che hai fatto?
Oggi siamo nell'era dei tutorial, ma al tempo forse non c'erano. Quali sono stati stati i primi strumenti di
apprendimento che utilizzi, di auto apprendimento in questo caso?
C'erano i forum e c'erano le chat IRC, e quindi uno iniziava a voler costruire qualcosa e
chiedeva come fare, chiedeva consigli, postava domande... e così è un po' come
ho iniziato io: con il modem che si attaccava il telefono e quindi i tuoi
genitori che ti imploravano di staccarti prima di bloccare la rete a tutta la casa...
- Quanti anni avevi?
In quel periodo avevo tra i 14 e i 15 anni, però diciamo un po' più seriamente dai 15 in poi...
- E quand'è che poi nasce il Legaltech dentro di te? Questo mostriciattolo che piano piano poi ti ha
pervasa dall'interno e ti ha fatto diventare questa figura ibrida -
pochissime ne abbiamo in Italia, non è che lo diciamo per piaggeria - ma avere la
possibilità di abbinare, di riuscire ad abbinare la parte legale che è la più
vetusta, dei codici, delle leggi, delle regolamentazioni, la giurisprudenza... ecco
con un mondo, invece, che è completamente sempre in rinnovamento, sempre in
cambiamento, sempre in evoluzione... La passione nasce da quando ho deciso di
studiare Giurisprudenza, nel senso che mi iscrivo Giurisprudenza con quell'idea,
di unire i due mondi e di creare qualcosa di ibrido. Diventa più potente
all'interno di me, diciamo, nel momento in cui scopro che ci sono altre persone
pazze abbastanza da credere che questo sia possibile.
E questo si realizza a Milano al primo incontro, l'incontro zero, di Singularity
University Milan, che poi mi ha guidato nel mio percorso fino all'arrivo in Singularity...
- Cosa fa Singularity? Spieghiamolo ai dummies, a chi non la conosce.
Singularity è stata fondata da Peter Diamandis e Ray Kurzweil, che è uno dei
più famosi futuristi, lavora nell'intelligenza artificiale a Google,
ha fatto delle previsioni che si sono realizzate poi nel tempo. Finora diciamo
un livello di previsione molto molto elevato sui trend del futuro. E Peter Diamandis
è un imprenditore, fondatore di XPrize. Un giorno decidono di creare questa
organizzazione che deve insegnare ai leader del futuro come creare un impatto
positivo nell'umanità grazie alla tecnologia. E ogni anno raccoglie 80
persone da tutto il mondo tra leader nel campo del business, del sociale o della
tecnologia per, appunto, farsi che la commistione di persone e di esperienze
realizzi poi un impatto sociale. E applico per per la borsa di studio
che vinco: il primo aprile...
- Quindi non era uno scherzo in quel caso
Ho creduto fosse un pesce d'aprile per troppo tempo, mi son svegliata la mattina dopo che ancora non
ci credevo.... è stata una sorpresa bellissima.
- In questo momento stai studiando e lavori anche in un settore che è quello
della blockchain, e nello specifico visto che parliamo di Legaltech parliamo di
Smart contracts. Se dovessi provare a spiegare quello che fai, sia della tua attività di
studio che di lavoro, a una persona che è fuori dal tuo mondo - magari può essere la
zia anziana - come lo spiegheresti?
Allora... Innanzitutto c'è la la grossa
distinzione che io faccio sempre in premessa tra lo smart contract legale e
lo smart contract blockchain, nel senso che la storia degli smart
contract legali nasce negli anni '80, i "computational contract" sono slegati da
da un tipo diciamo di sistema architetturale. E poi ci sono gli smart contract di
blockchain, che sono praticamente dei programmi che gli sviluppatori blockchain
scrivono per i network blockchain.
- La zia non ha capito nulla...!
No no no.... ero partita da una precisazione su quello che dicevi.
Per la zia: cara zia, blockchain è
un... uhm... adesso mi viene "database distribuito" che quindi la zia già mi dice... Ok: è un nuovo
modo di comunicare, che permette a tutti di ottenere, di avere un pezzettino della
comunicazione e al tempo stesso tutto il record di tutto quello che viene
registrato che viene scambiato su una rete...
- Quindi tutte le conversazioni di questa di questa grande comunicazione.
E al tempo stesso di potersele scambiare,
essendo sicuri che chi ti dà qualcosa ti sta veramente trasferendo quel qualcosa
- E che non è replicabile... Esattamente.
- E quindi anche questo qualcosa che ti viene dato, facciamo finta che si tratti dell'acquisto
di un'autovettura piuttosto che di un immobile, nel caso della blockchain
è registrata, è univoca quella quella trattativa, quella
transazione e resta il contratto, alla fine. Cioè quello che nel
diritto romano era il vecchio contratto: soltanto che anziché avvenire o verbalmente
o con un foglio di carta avviene in questo in questo registro, giusto? (Molto banalmente)
Sì, sì. Diciamo che hai la possibilità di verificare
che davvero una transazione è stata eseguita
dopodiché, tutto quello che ci viene creato sopra, e quindi i motivi che ci
si dà, quello fa parte appunto del mondo degli smart contracts.
- Ma questi smart contract...
hanno un logo e anche tanto carino, però poi alla fine forse molto simpatici
agli avvocati non stanno, perché oggi parliamo disoccupazione tecnologica, e
non pensiamo soltanto ai robottini che ci aiuteranno a vivere meglio, a fare la
fisioterapia eccetera ma forse la disoccupazione tecnologica arriverà anche
nel mondo e professionisti. Com'è che è vissuta dall'interno questa questa cosa,
è vista come un'esperienza positiva? Gli avvocati ti vogliono bene... ti vogliono male?
Si dividono in due categorie, mettiamola così: quelli che sono spaventati e quindi negano
e negano che tutta la parte diciamo di tecnologia
applicata al mondo legale abbia un senso, e quelli che invece sono curiosi e
vogliono loro per primi entrare a far parte di questa di questa realtà. Quindi
non è diciamo "compatto" il fronte del Legaltech... - Non è inviso a tutti, dai...
Non è inviso a tutti però al tempo stesso sono tanti quelli che stanno cercando di avvicinarsi. Un po'
il grosso problema è che in tutti i mercati che iniziano è difficile avere un
gran numero di informazioni piuttosto che di ricerche. Si sta iniziando in
questi anni ad occuparsene. Se pensi a blockchain
non ne parliamo da poi così tanto tempo. Era molto confinato a una nicchia di
persone fino anche solo a un anno e mezzo fa.
- E come spieghi il discorso che un domani, forse non molto lontano, spariranno le
marche da bollo... tutte queste cose analogiche cui siamo abituati... la
tecnologia, in questo caso, com'è che sostituirà la marca da bollo, cioè quale
sarà il valore - anche economico, perché la marca da bollo è un qualcosa che compri
attualmente... l'avvocato deve comprarle, ci sono delle tariffe specifiche, ogni
documento ha la sua tariffa, eccetera. Cos'è che fa la tecnologia?
La tecnologia ti permette di dematerializzare, prima di tutto. Quindi di non aver bisogno della copia
fisica, che è il modo più sicuro nel momento in cui non hai altro e quindi la
marca da bollo attaccata a quel foglio specifico mi fa dire che quel documento
è davvero quel documento, e che qualcuno l'ha riconosciuto come tale. Un domani
potremmo appunto attaccare, diciamo, associare degli hash o dei token
appunto ai documenti e quindi essere sicuri dell'unicità anche di un
documento digitale, e che è alla fine la grande rivoluzione di blockchain.
- Però oggi, ad esempio ed esiste veramente, ci sono ancora magistrati che quando
vai in udienza ti dicono "ma la copia cartacea (del fascicolo del processo
telematico) magari, se me la può passare".... Perché fanno così?
Cioè, in Italia c'è già il processo telematico! Come dire un piccolo passo per l'uomo, un grande passo
per l'umanità... E siamo anche, quando diciamo mi trovo
a parlare anche con colleghi o con persone all'estero e dico che abbiamo
il processo civile telematico in tanti si stupiscono,
perché l'Italia è stata anche la prima ad avere
la PEC... è uno standard la firma elettronica... sono tutte cose che in Italia
portiamo avanti. Il problema italiano è culturale, cioè non basta un visionario
o un gruppo di persone che inizino a spingere verso il mondo della tecnologia.
Serve un'educazione che parta dalla base, perché tanti dei magistrati che si
trovano oggi nel mondo di oggi sono in realtà diventati dei magistrati
molti anni fa, e quindi ovviamente hanno una minore inclinazione alla tecnologia
ed è anche per queste persone che dobbiamo iniziare a rendere la tecnologia meno
"elitaria", meno difficile e un po più accessibile. Far passare che tutto quello
che è tecnologico, programmazione, computer è difficilissimo e solo pochi eletti
ingegneri che andranno a lavorare a Google sono in grado di capirlo è
assolutamente sbagliato: dobbiamo iniziare a parlarne in modo più normale.
Per esempio a livello notarile, si parla un sacco dei notai che verranno
completamente distrutti dalla blockchain. In realtà il notaio ha anche delle funzioni di
consulenza rispetto ai documenti che fa firmare... e di comprensione, per
esempio il fatto che un notaio sia obbligato a rileggerci un contratto
prima che tu lo firmi: il notaio potrebbe essere il traduttore dello
smart contract futuro per la persona che non ha studiato come scrivere uno smart
contract. Quindi tutte queste professioni secondo me oggi come oggi non non devono
temere la tecnologia ma devono provare ad entrare nella tecnologia.
- Abbiamo dei "bug" da risolvere? Sì. Che secondo me sono prima di tutto bug di
cultura nostra e di approccio nostro alle cose, e quindi
come cultura siamo portati a vedere il problema e a cercare di tirare fuori
tutti i problemi dalle cose che vediamo. Quello che sarebbe bello sarebbe avere
poi lo strumento per risolvere il problema, perché come li tiriamo fuori
noi non li tira fuori nessuno i problemi. Siamo veramente, abbiamo uno spirito
critico in italia che dovrebbe essere un motore
per fare meglio e non un motore per bloccare le cose.