Episodio 4 - Neve a Ferragosto (1)
Live Don Giorgio: Non lo so... io dichiaro che sono non solo innocente, ma completamente estraneo ai fatti… Dopo, tutto il resto, pensateci voi a pensare a cosa può essere capitato, io non lo so. E' una cosa talmente assurda...
Questa è la voce di Don Giorgio Govoni, il parroco nell'occhio del ciclone perché identificato dai bambini della Bassa Modenese come capo della setta di pedofili satanisti.
Live giornalista: Perché ce l'hanno con lei? Fuori microfono secondo lei, al di là dell'intervista… perché lei è preso come capro espiatorio?
E' il 19 maggio del 2000 e una giornalista locale lo raggiunge mentre sta salendo sul suo Fiorino. Indossa una maglietta bianca, ha l'aria dimessa e lo sguardo rassegnato.
Live Don Giorgio: Io non so cosa… cosa possa essere capitato comunque... la giustizia vincerà, lo spero…
Subito dopo Don Giorgio si infila in bocca un sigaro e accende il motore per andare dal suo avvocato Pier Francesco Rossi. La Procura di Modena ha appena chiesto per lui una condanna esemplare: 14 anni di carcere.
Il prete percorre i 23 km che lo separano dallo studio legale. Lo fanno accomodare in sala d'attesa. Ma sembra avere qualcosa che non va.
L'avvocato Rossi è occupato in un'altra stanza, quando sente un tonfo provenire da dietro alla porta.
Live Avv. Rossi: Ho sentito un urlo, un rantolo, mi hanno chiamato... Era steso per terra, aveva avuto un infarto. E ' morto tra le mie braccia.
La scomparsa improvvisa di Don Giorgio ha l'effetto di un terremoto.
Live giornalista studio: Don Giorgio Govoni muore nello studio del suo
avvocato, muore d'infarto, dopo avere gridato per l'ultima volta la sua
innocenza..
Trasmissione TV su Don Giorgio:
I parrocchiani in lacrime hanno applaudito a lungo l'uscita del feretro, da
loro ancora parole di dolore, di rabbia e di sdegno.
Trasmissione TV su Don Giorgio - live parrocchiani:
Live donna: Lo ricorderemo come un signor parroco
Live donna: Con tanto amore, tanto affetto… sarà il primo martire… sì,
sarà il primo martire!
Live uomo: E' un brutto lavoro questo qui. Ammazzare un cristiano...
l'hanno ammazzato questo qui!
La Bassa Modenese si mobilita, organizzando cerimonie funebri in 4 parrocchie diverse.
Live parrocchiani
Live donna: Non ho parole…
Live donna: Ma come può essere nata una cosa del genere?
Live donna: Chissà se è stata una cattiveria, una calunnia…
Ma per i bambini, gli assistenti sociali e la Procura non ci sono dubbi.
Era lui a dirigere i riti all'interno dei cimiteri, con la sua tunica.
Era lui a ordinare gli omicidi di piccole vittime provenienti da un'oscura tratta di esseri umani.
Era lui a caricare i corpi sul suo furgone bianco.
Chi era davvero quest'uomo? Un santo, come lo descrivono i suoi parrocchiani? Oppure un demonio?
SIGLA
Don Giorgio Govoni era un prete un po' atipico. Non era un semplice sacerdote, ma un punto di riferimento per l'intera comunità. Era nato a Dodici Morelli, nella campagna ferrarese, nel 1941. All'età di 25 anni aveva preso i voti, ma nel frattempo lavorava anche nella piccola azienda di autotrasporti di famiglia, che portava avanti dopo la morte del padre.
Il prete camionista.
Tutti lo ricordano come un uomo del popolo, che fumava il sigaro, amava le trattorie e conosceva i problemi della vita quotidiana dei suoi parrocchiani.
Nel 1989 aveva fondato un'associazione, ‘Il Porto', per aiutare le famiglie in difficoltà. E tra queste c'era anche quella dei Galliera, alla quale subito dopo lo sfratto aveva trovato il casolare di Via Abba Motto, quando il piccolo Dario era stato ospitato dalla vicina di casa Oddina e da suo marito, Silvio.
Live Silvio: … Don Giorgio era formidabile, anche troppo bravo… quando
c'era lui qua la chiesa era sempre piena, hai capito, tutti i giovani stavano
con lui… no no no… se tutti i preti fossero così...
Per trovare Don Giorgio dovevi andare ‘Dalla Marta', una trattoria storica circondata dai campi non lontano da San Felice sul Panaro, che da 55 anni propone ai clienti lo stesso menù.
Live Marta: Maccheroni al pettine con la carne da salame, gramigna con
la costina, tortellini in brodo… son tutti quei piatti che andavano una
volta, però va altrettanto il minestrone, fatto come una volta, mica con le
polveri eh...
Marta era come una seconda madre per Don Giorgio.
Live Marta: Veniva la mattina a fare colazione, a mezzogiorno, a pranzo,
a cena, alle dieci alla sera a prendere un po' di latte e caffè… Insomma, era
la sua canonica. Non ho mai visto Don Giorgio mangiare un pasto intero,
perché allora era il boom dei marocchini, venivano “Don Giorgio io, Don
Giorgio io...” e lui poverino diceva “se manca della pasta, Marta gli dia il
mio piatto, che io mangio questa sera”.
Nessuno, tra le tante persone che abbiamo incontrato nella trattoria di
Marta e nei piccoli bar della Bassa Modenese, ci mai ha detto di aver
creduto alle accuse che gli erano state rivolte.
Live uomo: Una persona che per vent'anni, tutti gli anni, ha portato su dei
bambini a fare le cure su in montagna, ma è possibile che in vent'anni se
veramente era... faceva quelle cose lì, nessuno mai ne ha parlato… per
vent'anni? Poi dopo in due mesi è saltato fuori tutto sto disastro? Io non ci
credo ecco...
Live Pablo: Ma non hai mai creduto neanche alla storia degli abusi
sessuali?
Live uomo: E' come se domani tu mi dicessi che nevica in Ferragosto. Può
capitare, ma è quasi impossibile.
Eppure nel 1998 i piccoli Dario, Marta e Margherita con i loro racconti svelano l'altra faccia di quest'uomo: un maniaco depravato, un manipolatore, un assassino.
Non ci era voluto molto per tracciare il suo identikit. Tutti i dettagli riferiti dai piccoli erano conformi alla sua descrizione. Un uomo di media statura, con i capelli grigi, gli occhiali, un po' sovrappeso, che portava degli stivaletti coi tacchi.
Il 10 luglio, la polizia irrompe nelle parrocchie di Staggia e San Biagio per una perquisizione, e analizza il suo computer. Nella cronologia ci sono tre ricerche che fanno pensare: bimba, hard, amici dei bambini.
Nella canonica, l'ispettore di polizia di Mirandola, Antimo Pagano, trova anche degli stivaletti da uomo con i tacchi, molto simili a quelli descritti da Dario addosso al famoso prete che guidava le messe nere. E infine un libro che parla di satanismo. Un bel guaio.
Don Giorgio finisce nel registro degli indagati. Non passerà molto tempo, prima che per lui, la famiglia Galliera, gli Scotta, i Giacco e gli altri, cominci un processo che farà discutere per anni a venire.
Secondo la Procura modenese, il parroco e la banda si erano mossi in tre diversi cimiteri, individuati grazie alle descrizioni dei bambini: quello di Massa Finalese, quello di Finale Emilia e quello di Staggia, proprio la frazione in cui viveva il sacerdote.
E qui però, ci troviamo di fronte a un grosso mistero. Perché tra gli abitanti della zona interpellati dagli inquirenti, nessuno aveva mai visto gruppi di adulti e bambini aggirarsi intorno ai cimiteri in orari strani. Nessuno.
Alessia ed io siamo andati a dare un'occhiata. E' una giornata di sole.
Live Pablo: Allora, siamo a Massa Finalese e lì più avanti c'è il cimitero…
Live Alessia: Pieno centro abitato... c'è anche il baracchino dei fiori
Il fiorista si chiama Davide, è un uomo alto, robusto, in paese lo conoscono
tutti. Lui e suo padre fanno questo lavoro da sempre.
Live Davide: 35 anni, dall'82 siamo aperti, quindi...
Live Pablo: Quando hai sentito per la prima volta questa storia, cosa hai pensato?
Live Davide: Né mio padre né io ci siamo mai accorti di niente di strano...
Perché il cimitero è a cento metri dalla piazza, quindi… c'è molta gente che
passa anche, gente che vede...
Ed effettivamente quando ci avviciniamo c'è qualcosa che subito non ci torna.
Vi ricordiamo che i bambini hanno raccontato che venivano portati qui a gruppi, a tarda sera.
A volte era Don Giorgio ad aprire, con un mazzo di chiavi. Altre volte però, per entrare, erano costretti a scavalcare l'alto cancello d'ingresso, che è proprio sulla strada che entra in paese.
Live Pablo: Adesso siamo all'ingresso del cimitero, vi facciamo sentire quanto sono vicine le macchine che passano qui di fronte… (rumore auto) ne sono passate due a cinque metri da noi.
E' molto difficile che un gruppo di persone assieme a dei bambini entri qui la sera senza essere notata da nessuno. Effettivamente c'è un ingresso secondario.
Entriamo da lì.
Questo luogo non ha niente di diverso da un qualsiasi cimitero di provincia. Ghiaia, alberi e tante lapidi con i cognomi della zona che si ripetono.
Live Pablo: E ' veramente piccolo!
Live Alessia: E soprattutto non è coperto, quindi perfettamente visibile.
I cimiteri sono frequentati sempre dalle stesse persone. Alcune ci vengono tutti i giorni. Qualsiasi variazione, cambiamento o dettaglio fuori posto viene notato immediatamente.
Eppure i bambini avevano raccontato di sacrifici umani, di sangue, e di satanisti che disseppellivano cadaveri.
Possibile che nessuno la mattina dopo si sia mai accorto di nulla?
Proprio accanto all'ingresso secondario, c'è un altro negozio di fiori. E' chiuso, ma sulla porta c'è il numero della fiorista, Manuela.
Chiamiamo.
Live Manuela: Lì dentro non è mai stato visto qualcosa di strano o di particolare. Mai. Ripeto: mai.
Manuela lavora al cimitero da parecchi anni. Ormai è quasi un'esperta anche di tecniche di sepoltura. Secondo lei, preparare un buco per una bara a due metri di profondità, nel cuore della notte, con una semplice vanga non è un gioco da ragazzi, specie in alcune stagioni dell'anno, quando il terreno è bagnato o duro come la roccia.
Live Manuela: Devi aprire il coperchio, tirar fuori la salma, allungarla su in alto. E' un movimento di terra di due metri di profondità per due metri di lunghezza. Perché è fatica fisica. Persone non competenti, che devono fare magari una cosa anche un po' alla svelta… è tecnicamente impossibile. Scusa il termine ma per me è una grossa cagata. Punto.
In più, la mattina dopo si sarebbero dovute vedere tracce dei rituali, come grossi cumuli di terra smossa, che qualcuno avrebbe dovuto notare. Custodi, fioristi, parenti dei defunti, poliziotti… Nulla.
Ci spostiamo al cimitero di Finale Emilia, a sette chilometri di distanza. Se vi ricordate, all'inizio di questa serie vi abbiamo fatto ascoltare la cassetta con la voce di una bambina che, durante le indagini, viene portata proprio qui, per un sopralluogo.
E' Margherita, l'ultima figlia dei Giacco, la famiglia campana di cui vi abbiamo parlato nella terza puntata. Suo padre Santo era finito da poco in carcere, accusato di pedofilia.
Live Santo: E' la prima volta che la sentivo sta parola... che sentivo questa
parola “pedofonia”...
Margherita - voglio ricordarvi che abbiamo modificato il suo vero nome, come quello di tutti i bambini di questa serie - era stata portata via da casa da circa un anno, e dopo alcuni mesi di colloqui con le psicologhe dell'ASL aveva iniziato a parlare.
Live Margherita: Poi là in fondo c'è il castello…
Live Claudiani: … là in fondo c'è il castello…
Era una bambina molto precisa, che ricordava tutto, anche la strada che faceva per arrivare al cimitero.
Live Margherita: Sì sì, c'è una stradina che si va a piedi...
Nella registrazione che state sentendo è in macchina; seduto vicino a lei c'è il PM che si sta occupando del caso, Andrea Claudiani...
Live Claudiani: Senti ma tu qua non ci sei più venuta…
… con lui il commissario di polizia che sta seguendo le indagini, Antimo Pagano...
Live Claudiani: Dove siamo ispettore Pagano?
Live Pagano: Siamo fra Pavignane e Massa Finalese, mancano 3 km
… e c'è anche la psicologa dell'ASL Valeria Donati...
Live Donati: Ti ricordi il patto eh, quando non vuoi più che hai paura, lo devi dire… altrimenti noi non possiamo capire...
Dopo qualche chilometro, raggiungono il cimitero di Finale Emilia, che si trova lungo un viale alberato, a pochi minuti a piedi dal centro. La bambina indica agli adulti il punto da cui lei e gli altri entravano.
Live Claudiani: ...questo ingresso qui?
Live Margherita: Sì...
Questa conversazione avveniva nel 1999, 18 anni fa, esattamente dove ci troviamo io ed Alessia in questo momento. Da qui si ha una bella panoramica del complesso.