#109 – Milan e Inter, storia e simboli del derby di Milano
Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 22 aprile 2023.
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Ci sono tre giorni importanti che segnano il calendario dei e delle milanesi.
Il primo è un giorno fisso, il 7 dicembre. Il giorno del santo patrono di Milano, sant'Ambrogio. Il giorno in cui persino una città così ossessionata dall'efficienza come Milano si ferma per qualche ora a guardare le luci colorate, a mangiare i dolci per strada, a passeggiare.
Quel giorno è anche il giorno dell'inaugurazione del teatro Alla Scala. Le classiche sciure, come si dice in dialetto, cioè lee signore eleganti della borghesia milanese, tutte imbellettate, e gli uomini in completi impeccabili e accessori costosi, si presentano a teatro a festeggiare la milanesità.
E questo è uno dei giorni. Ne mancano due.
Non è facile trovarli sul calendario perché non sono fissi. Li stabilisce ogni anno la Lega Calcio, l'ente che organizza le partite del campionato di serie A.
È facile sapere dove si terranno, invece. In quello che giornalisti e appassionati chiamano La scala del calcio, lo stadio Giuseppe Meazza conosciuto anche come San Siro, dal nome del quartiere che lo ospita.
Anche in questi due giorni, come per Sant'Ambrogio, la città si ferma. Molte delle persone, però, si vestono in maniera diversa. Lasciano a casa pellicce e completi, ma portano con fierezza sciarpe, maglie e bandiere di colori ben precisi.
Alcune mettono insieme il rosso e il nero, altre il nero e l'azzurro.
Un tempo scegliere i primi o gli altri colori era una questione di classe sociale, o di tradizione familiare. Poi è cambiato tutto, oggi le cose sono molto diverse, ma la sostanza è rimasta uguale.
Per due giorni variabili all'anno, Milano si riempie di emozioni. Chi può, affolla gli spalti di San Siro. Gli altri e le altre la guardano da casa, con gli amici al bar. E alla fine sperano di averla vinta loro.
Non è solo una partita. È il derby di Milano, la sfida tra Inter e Milan, un pezzo fondamentale dell'identità cittadina.
Un pezzo che oggi ti racconto un po'.
Come per il derby di Roma, di cui abbiamo parlato nell'episodio 101, anche per quello di Milano la rivalità tra le due squadre nasce dal desiderio di definire qual è la vera rappresentante della città.
Anche qui una risposta univoca è impossibile.
Di sicuro, possiamo partire dalla storia.
La squadra più antica delle due è il Milan, nato nel 1899 con la denominazione di Milan Football & Cricket Club. Come accadeva spesso in quegli anni, a fondare la squadra erano stati assieme un gruppo di italiani e di inglesi. Del resto, erano stati proprio gli inglesi a portare in Italia la febbre del pallone.
I colori della squadra erano, e sono ancora oggi, il rosso e il nero, accompagnati nel simbolo dalla croce rossa su fondo bianco, stemma della città di Milano.
Il Milan dunque inizia con una storia internazionale e anche un nome internazionale, visto che porta quello della propria città tradotto in inglese.
Eppure quella parola internazionale è diventata il nome, degli odiati cugini.
Succede che, nel 1908, nove anni dopo la sua fondazione, il Milan prende una chiave nazionalista. Decide che da quel momento la squadra non ammetterà più calciatori non italiani.
Non tutti sono d'accordo. Dopotutto, è letteralmente nata grazie a calciatori stranieri!
Quelli che sono contrari alla decisione, alla fine lasciano. Anzi, se ne vanno sbattendo la porta. Si riuniscono in un ristorante e decidono di fondare la propria squadra. Con un riferimento chiaro al fatto che sarà la casa di tutti i calciatori non italiani che vorranno giocare in Italia. Lo dichiara subito, con forza dal suo nome, Internazionale.
Per tutti molto presto sarà semplicemente l'Inter.
I colori della nuova squadra sono il nero e l'azzurro. Il simbolo è fatto di quattro lettere sovrapposte, sulla falsariga dello stile inglese del tempo.
Da quel momento Inter e Milan cominciano la loro rivalità per la supremazia cittadina.
Piccola curiosità: negli anni del fascismo, dove tutto ciò che era straniero puzzava un po' di traditore, Milan e Inter cessano di esistere con le denominazioni che conosciamo oggi. Obbligate dalla politica, la squadra rossonera diventa il Milano e quella nerazzurra non può permettersi un riferimento internazionale, ma diventa l'Ambrosiana Milano.
Riprendono velocemente i vecchi nomi una volta finita la guerra. E iniziano regolarmente a giocare a San Siro. Lo stadio che oggi si chiama Giuseppe Meazza, in onore di un calciatore milanese famosissimo in tutta Italia, due volte campione del mondo con gli azzurri negli anni '30. Uno che per tanti anni ha portato la maglia dell'Inter e poi, molto meno a dire il vero, anche quella del Milan.
Sufficiente, o quasi, a mettere d'accordo nerazzurri e rossoneri.
Chi sono i tifosi del Milan? E chi quelli dell'Inter?
Fino più o meno agli anni '80, il Milan era la squadra più tifata nei quartieri popolari di Milano e aveva un pubblico fatto prevalentemente di operai.
Per questo motivo, i cugini dell'Inter li chiamavano in modo un po' dispregiativo, casciavit. Parola che in dialetto milanese significa cacciavite, l'attrezzo che usiamo ancora oggi per avvitare e svitare.
I tifosi dell'Inter invece erano perlopiù di estrazione borghese, in particolare di quella borghesia industriale milanese che negli anni si è costruita la fama -non troppo piacevole- di arroganza e presunzione. Per indicare queste persone si usa un'altra parola tipicamente milanese, bauscia. E bauscia sono diventati per eccellenza anche i tifosi dell'Inter.
Nel tempo è cambiata Milano, ed è cambiata la società italiana. I tifosi di Milan e Inter ormai si trovano in tutto il Paese. Anzi, in tutto il mondo. E appartengono ai più vari gruppi sociali. Anche nella stessa città, sarebbe pretestuoso pensare che valgano ancora le divisioni di un tempo.
La rivalità invece rimane sempre molto forte. Perché Inter e Milan non sono solo le due squadre di Milano, ma anche due tra le più forti in Italia e in tutta Europa.
Il Milan ha dominato il campionato negli anni '50 grazie a un trio di campioni svedesi: Gren, Nordahl e Liedholm. L'Inter ha preso il controllo nel decennio successivo, guidata dall'allenatore argentino Helenio Herrera.
In tempi più recenti, il Milan ha vissuto un periodo incredibile tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, quando è diventato suo proprietario Silvio Berlusconi.
Ne abbiamo parlato anche su questo podcast.
L'Inter ha avuto il suo periodo di maggiore gloria nella seconda metà degli anni 2000, coronato nel 2010 dalla vittoria del triplete. Così si chiama, con un prestito spagnolo, la squadra capace di vincere il campionato nazionale, la coppa nazionale e la Champions League.
Una piccola curiosità: a oggi, aprile 2023, hanno vinto 19 volte a testa lo scudetto, vale a dire il campionato italiano di calcio. Siccome le squadre possono sfoggiare sulla maglia una stella d'oro ogni dieci scudetti conquistati, sia Inter che Milan per ora ne hanno una sulle proprie maglie. La prossima a vincere un campionato potrà finalmente aggiungere la seconda stella. Una cosa di cui, nei bar di tifosi a Milano, si parla in continuazione.
Un altro elemento di rivalità. L'Inter è l'unica squadra a non essere mai stata retrocessa, cioè a non avere mai partecipato a un campionato di serie B. Una cosa che i tifosi nerazzurri amano ricordare a tutti.
Il Milan invece in serie B ha giocato due campionati, negli anni bui della prima metà degli anni ‘80. La prima volta è stato retrocesso per punizione, a causa di uno scandalo legato alle scommesse. E un'altra volta, due anni dopo, per motivi sportivi.
Infine un'ultima considerazione. Da sempre il Milan è una squadra che si esalta nelle grandi sfide europee. È la squadra italiana che ha vinto più volte la Champions League, ben 7 edizioni nella storia. I cugini dell'Inter e i torinesi della Juventus, rispettivamente solo tre e due volte. Su questo piano, il Milan ha una marcia in più e non fa niente per nasconderlo.
Quando i rossoneri hanno vinto la Champions League l'ultima volta, nel 2007, è successo poche settimane dopo che l'Inter aveva conquistato lo scudetto. I tifosi rossoneri in festa avevano riempito le strade di Milano accogliendo i loro campioni su un pullman aperto. Uno dei tifosi aveva passato un cartello ai calciatori milanisti che lo avevano esposto ridendo. Un cartello con una frase che invitava i cugini interisti a fare con lo scudetto… beh, una cosa estremamente volgare. Ma il senso era: voi sarete campioni d'Italia, ma noi siamo campioni d'Europa.
A differenza dei tifosi di Roma e Lazio, che non perdono occasione per lo scontro anche violento, quelli di Milan e Inter sono relativamente pacifici. Una cosa di cui Milano come città va molto fiera è che tifosi milanisti e interisti possono andare a San Siro il giorno del derby uno accanto all'altro in metro senza che questo crei problemi.
A livello di tifo, quello sano e non violento, invece se le danno di santa ragione. Sugli spalti del Meazza, le divisioni sono molto chiare.
I posti del settore chiamato Curva Nord ospitano gli appassionati nerazzurri, mentre quelli della Curva Sud, all'estremo opposto, ospitano i tifosi rossoneri.
Gli ultras di Milan e Inter durante i derby sono capaci di organizzare coreografie veramente spettacolari per incitare i propri beniamini in campo e per incutere timore ai calciatori avversari.
A proposito di beniamini, Inter e Milan hanno legato ai propri colori i nomi di alcuni calciatori che sono diventati autentici simboli delle rispettive squadre. Come si dice nel gergo sportivo italiano, sono diventati bandiere.
Per il Milan, in passato questo ruolo era stato per esempio del grande attaccante Gianni Rivera. Il suo corrispettivo nerazzurro negli stessi anni era l'attaccante Sandro Mazzola.
I due simboli più forti delle due squadre oggi sono due calciatori che hanno lasciato il segno negli anni '90 e 2000. Per il Milan, Paolo Maldini, che non ha mai indossato una maglia diversa da quella rossonera. Eccetto quella azzurra dell'Italia, naturalmente Per l'Inter, l'argentino Javier Zanetti. Piccola curiosità, entrambi oggi sono dirigenti delle rispettive squadre. Ancora molto stimati e amati dai tifosi.
A partire dagli anni '90 si è creata l'idea, non del tutto fondata, che il Milan fosse diventato una squadra di destra e l'Inter una squadra di sinistra.
In particolare negli anni '90, l'Inter era una squadra un po' sfigata, nonostante i grandi investimenti e i grandi campioni, non vinceva mai. Proprio come la sinistra in Italia. Il Milan invece vinceva coppe e campionati ed era la squadra di Silvio Berlusconi, ovvero il motivo per cui in Italia la sinistra non vinceva mai.
Esattamente come le divisioni sociali del XX secolo, tra casciavit e bauscia, anche queste sono decisamente superate.
L'Inter è stata per decenni di proprietà della famiglia Moratti, un gruppo di grandi petrolieri, non esattamente Fidel Castro. Oggi è in mano a una società cinese. Il Milan, dopo essere stato di Berlusconi, ha passato molte peripezie e oggi è di proprietà di un fondo di investimenti americano.
Non sono più i tempi degli operai stanchi che vanno a vedere il Milan a piedi o in bicicletta. Né sono quelli dei grandi industriali milanesi che vanno a tifare Inter.
E non sono nemmeno più i tempi in cui le due squadre di Milano si spartivano sempre i trofei nazionali e internazionali come se fossero solo cosa loro.
Milano cambia a grande velocità. C'è sempre meno gente che parla in dialetto o che mangia la michetta. Vicino al Duomo c'è uno Starbucks e chissà dov'è finito il ristorante dov'è nata l'Inter.
Lo spirito del derby, quello sì che rimane. Nella passione autentica allo stadio, o davanti alla tv, e nelle prese in giro interminabili dei giorni successivi dei tifosi di una squadra a quelli dell'altra.
L'appuntamento, come sempre, alla fine è in piazza Duomo. Sotto la statua d'oro della Madonnina, il simbolo della città e anche il simbolo del derby.
A decidere di che colore sarà Milano per le settimane successive. Nerazzurra o rossonera.