#5 | L'altra faccia della luna: Licio Gelli e la P2
Il caffè viene preparato al momento, versato in un thermos e portato al quinto reparto
del carcere di Voghera. È la mattina del 20 marzo 1986 e il detenuto che sta per fare
colazione, Michele Sindona, un finanziere siciliano un tempo potentissimo ora caduto
in disgrazia, due giorni prima è stato condannato all'ergastolo. Sindona versa il caffè in
un bicchiere di plastica. Contrariamente al solito non lo beve in cella sotto gli occhi
delle guardie ma entra in bagno dove sparisce alla vista degli agenti per qualche secondo.
Quando esce barcolla e ripete due volte mi hanno avvelenato, mi hanno avvelenato,
poi si accascia sul letto, viene portato in ospedale dove muore due giorni dopo. Quel caffè
era un caffè al cianuro, secondo le inchieste e le ricostruzioni quello di Sindona è stato
un suicidio mascherato da omicidio. Con un colpo di teatro beffardo saluta a questa terra
un personaggio scaltro, ambiguo, compromesso con la criminalità. Michele Sindona, la tessera numero
501 della loggia massonica P2. Eccoci, cominciamo. Abbiamo cominciato con l'inizio della puntata di
Qui si fa l'Italia a cui si ispira questo incontro, una puntata sulla P2 e sulla figura
di Tinan Selmy che appunto la P2 ha cercato di indagare e di scoprire. Prima di cominciare però
dobbiamo far partire la sigla. Sono molto scaravante, l'abbiamo sempre fatto. Eccola qua.
Io sono Lorenzo Pagliasco. Io sono Lorenzo Malavale. E questo è Qui si fa l'Italia.
Eccoci dovevamo farlo per un altro per continuità con le altre serate. Grazie davvero di essere qui
grazie al circolo che ci ospita. Questa è la seconda tappa di un ciclo di quattro incontri.
Il 16 marzo, data importante della nostra storia, parleremo di Aldo Moro, del caso Moro,
nell'anniversario della strage di Via Fani. E poi ad aprile ci sarà l'ultima serata,
l'ultimo incontro, parleremo della strage di Bologna del 2 agosto 80, una delle puntate
della seconda stagione di Qui si fa l'Italia. Abbiamo cominciato questa serata raccontando
la fine della vita, dell'esistenza di questo signore che vediamo anche qua, Michele Sindona,
uno dei non pochi associati, iscritti alla loggia P2. Ti chiederei Lollo di raccontare
qualcosa sulla figura di Sindona. Naturalmente potremmo parlare due ore soltanto di lui.
Quindi usiamo due esempi e la chiudiamo qua. Difficilmente sarebbe una serata piacevole,
però andiamo più veloci su di lui. Per capire Sindona e per raccontare Sindona
bastano due episodi. Lui è un faccendiere, un uomo mischiato con il Vaticano, la criminalità,
Cosa Nostra, i servizi segreti e anche stranieri. Per raccontare questa figura basta raccontare del
1979, due anni prima della scoperta degli elenchi della P2, era sotto processo a New York per il
crack bancario della Franklin Bank in cui lui era coinvolto. Era sotto processo e per sfuggire
al processo finge un rapimento. Finge un rapimento al punto che si fa portare in Italia, invia delle
lettere alla famiglia, ai parenti, all'avvocato per rafforzare questa tese del sequestro e si fa
sparare ad una gamba. Poi si fa prendere, si fa riportare a New York e si fa ritrovare in una
cabina telefonica di New York. Personaggio piuttosto particolare e spregiudicato. L'altro
episodio per raccontare questo uomo terribile è sicuramente la figura di Giorgio Ambrosoli,
un uomo per bene, come tutti lo definivano, che si è trovato in mano i faldoni della banca rotta
di un'altra banca di investimenti, di un'altra banca privata, sempre associata a Michele Sindona.
Ambrosoli aveva capito che c'era qualcosa che non funzionava in quella banca, aveva capito che
c'erano degli affari sporchi, aveva capito che c'erano delle condivenze con la criminalità.
La moglie gli chiese di lasciar perdere, lui disse no, devo andare avanti per il bene dello
Stato, lo devo portare alla fine. Giorgio Ambrosoli arrivò al punto di ricevere
queste telefonate che vi facciamo sentire e leggere perché è un po' più semplice.
Sottotitoli a cura di QTSS
Un cornuto è un bastardo che a pochi giorni dalla consegna della sua relazione viene ucciso
con quattro colpi di pistola da un sicario della mafia americana che si scoprirà poi
essere al soldo di Michele Sindona. E tra l'altro il motivo per cui Michele Sindona
era all'ergastolo nel momento in cui muore con quella tazzina di caffè misteriosa, il motivo per
cui era stato condannato era precisamente l'assassinio di Ambrosoli. Siamo nel 1979
quando Giorgio Ambrosoli viene assassinato e in un certo senso questa vicenda che abbiamo
appena visto, appena sentito di Michele Sindona e di Ambrosoli si lega un po' al protagonista o
a uno dei protagonisti di questa puntata perché, e leggo dalla puntata, durante le inchieste sullo
spregiudicato finanziere d'avventura siciliano Michele Sindona i magistrati di Milano si imbattono
spesso in un personaggio strano legato a Sindona, è un imprenditore che ha una sessantina d'anni e
che opera dalle parti di Arezzo in Toscana, il suo nome è Licio Gelli. Licio Gelli è una figura
ambigua, misteriosa, inavvicinabile e questa immagine, una foto che ha fatto abbastanza la
storia, non ne parlavamo prima, è una delle delle immagini forse più note di Licio Gelli che appunto
viene sostanzialmente beccato, viene individuato durante le indagini su Sindona. Come quando cerchi
qualcosa e trovi qualcos'altro. Esattamente ed è una figura molto difficile da inquadrare, che è
difficile da definire. Lui è stato volontario da molto giovane, quando aveva 19 anni in Spagna
nella guerra civile dalla parte dei fascisti di Franco, poi in Italia aderisce ai gruppi
universitari fascisti, quindi diciamo alla gioventù in un certo senso fascista, si arruola tra i
repubblichini, quindi i militanti della Repubblica di Salò, che era la Repubblica fedele a Mussolini
e Hitler dopo l'8 settembre, poi improvvisamente si riscopre antifascista, quando le cose iniziano
a mettersi male. Si dice che abbia fatto il doppio gioco con gli alleati, con i fascisti,
collabora forse con i servizi segreti alleati, questo è un elemento che aggiungiamo, e poi dopo
la guerra si avvicina al potere politico in un certo senso, diventa collaboratore di due
parlamentari della DC vicini a Giulio Andreotti, questo è un episodio interessante, diventa
direttore di uno stabilimento che produce materassi a Frosinone, quindi non propriamente
uno dei luoghi più rilevanti della politica italiana, ma nel 1960 quando questa ditta di
materassi di Frosinone viene inaugurata partecipa lo stesso Andreotti, che è il ministro della
difesa, a quell'inaugurazione. Però tu lo sai, è un feudo elettorale. Esatto,
era il suo feudo elettorale, partecipa a un cardinale e Gelli è considerato ed è scritto
come l'uomo che collega tutti, questa è una frase di un parlamentare del movimento sociale,
che è piuttosto efficace direi nel raccontare la sua figura. Qui dobbiamo dire una cosa che credo
sia importante, diciamo perché effettivamente quando arriveremo tra un attimo a parlare di
questa famosa loggia P2 non dobbiamo pensare che la loggia P2 sia rappresentativa di tutto
ciò che è massoneria. Nella puntata tra l'altro ne parliamo abbastanza a lungo,
cioè proviamo a raccontare... Sì, ma anche perché la storia
della massoneria parte dagli inizi del Settecento, qui parliamo della fine del Novecento,
quindi ha una storia di un certo tipo. La massoneria è da subito potremmo dire osteggiata
da un potere che è quello della Chiesa, spaventata da una simbologia molto definita che è quella dei
curatori, la livella, il compasso. Non è una dottrina ma è un metodo, questo la massoneria ci
tiene a specificarlo, un metodo di libera condivisione e di libera discussione tra uomini.
Non c'è un carico religioso su questo istituto al punto che non è solo osteggiata dalla Chiesa,
ma è osteggiata da un'altra grande forza del Novecento poi che è il fascismo,
perché Mussolini ancora prima di mettere al bando i partiti mette al bando la massoneria.
E diciamo la cosa che dobbiamo ricordare è che appunto massoneria è tante cose diverse,
ci sono organizzazioni di ispirazione massonica diciamo dedicate a filantropia,
scambio culturale e tra l'altro un aspetto curioso nel senso che effettivamente magari
vi sarete chiesti tante volte ma perché il compasso, ma perché la livella, perché la
massoneria nasce, il nome stesso massoneria Freemasons, nasce come luogo di condivisione
dell'arte edilizia e quindi inizialmente aveva questo connotato che poi ovviamente cambia,
ma è importante ricordare prima di arrivare nel dettaglio di che cos'era la P2 che diciamo la
massoneria è tante cose diverse non possiamo ricondurre unicamente a ciò che adesso scopriamo
meglio cioè questa loggia segreta occulta di nome P2.
Pertini stesso aveva specificato in un'intervista alla Rai,
aveva detto la P2 è qualcosa di schifoso e terribile che nulla ha a che vedere con la
massoneria, questo me lo ricordo molto bene, mi ha colpito molto di questo passaggio di San Robertino.
Insomma quello che accade e che collega la figura di Licio Gelli, questo imprenditore
faccendiere a ciò che poi diventerà lo scandalo P2 è che nel 70 Licio Gelli viene
incaricato di riorganizzare la P2 che era una loggia massonica e inizia a reclutare
adepti nella politica, nel giornalismo, nelle forze armate, nei servizi di intelligence e
diciamo che in questo senso lui è il non proprio il fondatore ma il costruttore di
ciò che effettivamente noi poi interpretiamo e consideriamo P2.
Come per Sindona c'è un passaggio che riassume molto bene la figura di Licio Gelli,
c'è un addirittura in questo caso è un'intervista uscita sul Corriere della Sera un anno prima
della scoperta degli elenchi. La leggiamo? Leggiamo il passaggio del podcast che la racconta,
c'è anche una piccola sorpresa finale ma chi di voi ha sentito la puntata già la conosce.
A ottobre del 1980, mesi prima della scoperta degli elenchi, era apparsa sul Corriere della
Sera a pagina 3 un'intervista a Licio Gelli. Il titolo era Parla per la prima volta il signor P2,
il fascino discreto del potere nascosto. Gelli veniva descritto come capo indiscusso
della più segreta e potente loggia massonica. E' un'intervista molto interessante se pensiamo
a quello che verrà fuori poi mesi dopo. E' molto importante anche per capire i linguaggi,
i sottotesti, la sfuggevolezza del personaggio Gelli. Quando l'intervistatore gli chiede il
suo orientamento politico, Gelli risponde. Mi è capitato spesso di non ricordarmi nemmeno il mio
nome. Non pretenda che mi ricordi il mio orientamento politico. Gli chiede che cos'è la
P2 e Gelli prontamente. Si tratta di un centro che opera per il bene dell'umanità. Una domanda è sui
servizi segreti e della P2 e Gelli svia. Non ricordo chi fa parte dell'istituzione. Davvero
la P2 è il potere più grosso della repubblica? Gli chiede il giornalista. Io annovero moltissimi
amici sia in Italia sia all'estero, ma tra l'avere amici e avere il potere ci corre e molto. Il
maestro venerabile afferma che se mai fosse eletto a capo dello Stato opererebbe una completa
revisione della Costituzione. Alla domanda cosa vuol fare da grande, Gelli dice che rispondeva
il burattinaio. Il giornalista commenta quella che leggiamo è solo una delle sue facce, le
altre sono celate in qualche parte del mondo. L'intervista abbiamo detto è molto interessante
ma è significativa l'identità dell'intervistatore. E' un giornalista già molto noto infatti. Ha
scritto il testo di Se telefonando, una delle canzoni più famose di mia. Si chiama Maurizio
Costanzo e della tessera 1819 della loggia P2. E questo ci dice anche della penetrazione che la P2
che adesso proveremo a definire, a raccontare, ha avuto in quella fase della vita pubblica italiana
in tanti settori, incluso il giornalismo, incluso il mondo dell'informazione. Poi accade qualcosa,
praticamente circa un anno dopo questa intervista, che è del maggio del 1980,
succede che due magistrati, i magistrati che avevano scovato il nome di Licio Gelli durante
le indagini su Michele Sindona e sul crack del Banco Ambrosiano, i due magistrati che qui vediamo,
Colombo e Turone, Colombo che poi sarebbe stato noto anche per indagini successive di una decina
di anni dopo. Ed è incredibile, non si trovano immagini di Colombo e Turone insieme. Sono loro
due. Ecco questi due magistrati decidono di fare qualcosa. Ma è molto interessante perché dicevamo
prima che quando cerchi qualcosa trovi qualcos'altro. Loro si imbattono in queste agende di Sindona e
trovano continuamente questo nome di Gelli. Ci sono quattro recapiti sotto il nome di Gelli. Un
giorno allora decidono di far scattare una perquisizione generale su tutti e quattro gli
indirizzi, ma senza avvisare nessuno perché avevano paura di fuga di notizie. Quindi si prendono dei
finanzieri, la guardia di finanza, e cominciano a girare tutti questi quattro indirizzi. Vanno al
primo, non trovano nulla. Vanno al secondo, non trovano nulla. Arrivano al terzo, Villa Vanda,
la famosa villa di Licio Gelli nelle campagne di Arezzo. Bellissimo. E non trovano nulla.
Arrivano, poi l'avevano lasciata per ultima, in buona sostanza non ci credevano probabilmente
neanche loro. A Castiglion-Fibocchi, siamo vicini ad Arezzo, c'era una ditta di abbigliamento,
la Giole, in cui Licio Gelli aveva un ufficio. Voi vi chiederete perché aveva un ufficio in
una ditta di abbigliamento fuori Arezzo. E non era neanche feudo di Andreotti. Arrivano in questa
ditta di abbigliamento e perquisiscono. Non trovano nulla, ma vedono una cassaforte. Non
riescono ad aprirla. C'è la segretaria, la signora Carla, se non ricordo male, di Licio
Gelli che gli dice guarda io non so nulla, non ho la chiave, grazie di vederci. Quando sta per
uscire gli dicono aspetti un secondo. Le prendono la borsetta, perquisizione, e trovano la chiave
della cassaforte. Dentro la cassaforte trovano quello che nessuno di loro si sarebbe aspettato.
Oggettivamente non stavano cercando quello e si trovano davanti a delle liste. E cosa c'è in
quelle liste? Ci sono tanti nomi, i nomi degli aderenti a questa loggia segreta di nome P2.
Sono 962 nomi. Qui partiamo con un elenco di numeri e nomi ma stiamoci dietro perché fa
caponare la pelle. 119 ufficiali delle forze armate, tra cui 22 generali dell'esercito,
5 generali della guardia di finanza, 12 generali dell'arma dei carabinieri, 4 generali dell'aeronautica,
8 ammiragli della marina militare italiana. Ci sono 22 dirigenti di polizia, 5 prefetti,
44 parlamentari, 3 ministri in carica, 30 giornalisti, 128 dirigenti di aziende pubbliche,
magistrati, diplomatici, imprenditori, tra i quali Silvio Berlusconi. Negli elenchi c'è anche il
nome di Michele Sindona, come quello di un altro banchiere, il banchiere di Dio lo chiamavano,
Roberto Calbi, presidente del Banco Ambrosiano coinvolto in trassici finanziari tra mafia,
massoneria e Vaticano. L'anno dopo verrà trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra.
Ma sui registri nella cassaforte ci sono soprattutto i nomi dell'intero vertice
dei servizi segreti italiani. Sono nomi di persone importanti, i nomi degli aderenti
a una loggia massonica segreta che si chiama Propaganda 2, cioè P2, e che la P2 sembra
arrivare ovunque appare da subito chiaro anche a chi sta compiendo la persecuzione,
perdon, non la persecuzione, la perquisizione, a chi sta compiendo la perquisizione in quella
ditta di Castiglionfi Bocchi. Al colonnello Vincenzo Bianchi a un certo punto, mentre sta
compiendo la perquisizione, arriva una telefonata. So che stai lì e hai trovato degli elenchi,
sappi che in quegli elenchi ci sono anch'io. Dall'altra parte del telefono c'è un signore
che si chiama Orazio Giannini ed è il suo capo, è il comandante generale della Guardia di Finanza.
E questo episodio raccontato dai protagonisti nuovamente ci dice di quanto fosse radicata,
quanto fosse pervasiva la presenza della P2 nelle istituzioni e in particolare in un comparto
molto delicato delle istituzioni, che è quello delle forze armate, dei servizi di intelligence,
dell'esercito, delle forze dell'ordine. Qui vediamo alcuni elenchi, alcuni nomi su
questi quasi mille nominativi che vengono trovati. Questa se vi interessa è la ricevuta.
E come vedete ci sono personaggi dell'imprenditoria, del giornalismo come dicevamo prima, quindi
non solo figure diciamo così istituzionali ma c'è un po' una bella fetta del potere italiano,
del potere politico, del potere economico. E che si fa con questi elenchi? E' una domanda
che Colombo e Turone si pongono perché capiscono di avere in mano della roba che scotta, capiscono
di essere in qualche modo anche in pericolo. Si fanno scortare ad una caserma della Guardia
di Finanza, prendono questi faldoni, questi 962 nomi, li mettono in una stanza blindata
e ci mettono un finanziere armato davanti alla porta. Fanno tre copie, tre fascicoli,
li nascondono in tre posti diversi e poi però arriva il momento di doverlo dire a qualcuno.
Da magistrati si rivolgono al governo. In quel momento però Sandro Pertini, il presidente
della Repubblica è in carica, si trova all'estero e quindi decidono di rivolgersi al presidente
del Consiglio in carica, Forlani. Qui abbiamo tra l'altro l'immagine dell'insediamento
del suo governo, questo giuramento vedete Pertini al centro e Forlani alla sua sinistra.
E' un momento molto particolare, proviamo ad immaginarci la scena. Arrivano questi due
magistrati milanesi, uno scapigliato, lo avete visto Colombo, arrivano in anticamera
e il responsabile di gabinetto che si trovano davanti l'avevano letto qualche ora prima
negli elenchi della P2. Arrivano davanti al presidente del Consiglio e gli dicono guardi
è venuta fuori questa cosa e gli spiegano la gravità della situazione. Subito, oggettivamente
Forlani fa qualcosa che avremmo fatto chiunque di noi, gli diceva siete sicuri che siano
autentici? State portando una bomba atomica sulla scrivania? Sì siamo abbastanza sicuri
che siano autentici, però gli viene in mente un trucco, qualcosa per dimostrargli l'autenticità
di quelle liste. Il guarda sigilli, il ministro della giustizia, è chiamato guarda sigilli
perché controfirma tutti gli atti del governo. Allora gli dicono guardi Adolfo Sarti, tre
ministri in carica, uno era Adolfo Sarti ministro della giustizia e negli elenchi della P2.
Prendaci avrà un documento con la sua firma, lo tiriamo fuori, guardiamo se la firma corrisponde.
No, non corrisponde, è abbastanza uguale. Un po' ci assomiglia. No è proprio uguale, è proprio lei,
però sono fotocopie. Sì presidente però gli originali ce li hanno sotto chiave in caserma.
Quindi questa è una bomba atomica, abbiamo detto, viene fuori il 18 marzo del 1981 e questa bomba
atomica si ripercuote nel 17 marzo, scusatemi, si ripercuote nelle pagine dei quotidiani del 18
marzo 1981 così. E non è un errore di slide, cioè il giorno dopo sui giornali non c'è traccia di
quello che sta succedendo letteralmente nei corridoi dei palazzi romani. Si parla di CGL
Napoli, si parla di pensioni, di scioperi, insomma sul momento non se ne parla, nessuno sa sostanzialmente
nulla di quello che sta avvenendo. Quello che succede è che però dopo, in realtà dopo poco,
e tra l'altro il giorno dopo il referendum sull'aborto, esattamente il giorno dopo, il governo decide di
dire che cosa sta accadendo e si apre uno scandalo enorme. Si apre uno scandalo che
appunto prima si affaccia così, i primi nomi, sembra quasi un'indiscrezione e poi come vediamo
diventa lo scandalo più grosso, più rilevante del periodo. Il giorno dopo la pubblicazione delle liste.
Esatto, maggio 1981, infatti era subito dopo il referendum sull'aborto. E' uno scandalo enorme,
tant'è che cade il governo, anche perché c'erano dentro ministri nelle liste. Insomma è un passaggio
che ha una sua rilevanza anche per il paese che eravamo, per la società che eravamo, perché
dà l'idea a tanti italiani che il vero nucleo del potere non fosse nelle sedi della democrazia,
non fosse a Montecitorio, a Palazzo Chigi, a Palazzo Madama, al Quirinale, ma che stesse
altrove. Il cuore nero del potere, così diciamo nella puntata, stava altrove, non soggetto ai
controlli della democrazia ed è qualcosa che colpisce moltissimo l'opinione pubblica in quel
periodo. E qui introduciamo una figura che è protagonista del tentativo di capire esattamente
che cos'è questa loggia P2, che obiettivi ha, quanto è coinvolta questa ragnatela, come leggiamo,
nei gangli dello Stato, della sicurezza, dell'ordine pubblico, delle inchieste su tanti
misteri italiani. Adesso raccontiamo chi è questa figura che già sapete, cominciando però anche da
un elemento importante che dobbiamo dire, cioè P2, centro di potere finanziario sicuramente,
c'erano dentro banchieri legati a scandali finanziari, quindi indubbiamente era un centro
di potere finanziario. La domanda a cui si cerca però di rispondere è, ma aveva anche
delle ambizioni politiche? Cioè voleva incidere sulla politica italiana questa organizzazione?
Ovviamente sì, purtroppo sì. La persona che stiamo per introdurre diceva che non solo la P2 è
la faccia scura della luna. Lo diceva perché per spiegare che la P2 ha l'obiettivo di sostituirsi
allo Stato erodendolo da dentro, mangiandolo da dentro, erodendo le sue istituzioni e sostituendosi
ad esso. La figura che adesso raccontiamo è legata a un'indagine che sta per partire, siamo nel 1981,
nel dicembre del 1981, il Parlamento istituisce una commissione parlamentare d'inchiesta per fare
luce sulla loggia P2. A presiedere questa commissione è una deputata democristiana veneta,
che è stata partigiana e che nel 1976, pensatene, solo nel 1976 è diventata la prima donna a
ricoprire la carica di ministro del nostro paese. Prima ministro del lavoro, poi ministro
della sanità e si chiama Tinan Selmy. Tinan Selmy è decisa ad andare fino in fondo a scoprire
la verità. Dice lo dobbiamo alla Repubblica e al popolo che ci ha eletti. Tinan Selmy è un personaggio,
è un gigante della nostra storia politica, quello che volete. Lei diventa partigiana perché davanti
a lei impiccano 31 persone completamente innocenti che nulla avevano a che fare con affari partigiani
e decide di scendere in campo, di prendere la strada delle montagne con il nome di Gabriella,
se non ricordo male. Il suo compito è la staffetta partigiana e lei racconta che pur non perdendo
neanche un giorno di scuola, ci teneva a sottolinearlo, lei si faceva dai 100 ai 120 chilometri
in bici tutti i giorni. Prima parlavo a cena di e-bike, ecco, lei racconta di come questi 120
chilometri doveva praticamente cambiare copertone quasi tutti i giorni, aveva i buchi nei copertoni.
È stata come ha detto Lorenzo la prima donna ministra del lavoro e grazie a lei c'è stata
una legge sulle pare opportunità. Dopo è stata ministra della sanità e grazie a lei c'è stato
l'input per scrivere, per redigere la norma sul Servizio Sanitario Nazionale. Non è proprio una
figura minore ed è il motivo per cui viene messa a capo di questa commissione d'inchiesta,
che come dicevamo bisogna capire se aveva degli obiettivi politici. Esatto e diciamo quello che
poi avviene a un certo punto, anche qua non si è mai del tutto capito quanto questo ritrovamento
sia stato così casuale o quasi casuale, insomma a un certo punto viene ritrovato questo documento
che stiamo vedendo che è intitolato lo vedete Piano di Rinascita Democratica e ha tutto l'aspetto
di un documento politico, di un manifesto politico in un certo senso. In questo manifesto politico
ci sono gli obiettivi politici per l'appunto di Licio Agelli e della Pi 2. Sì qui schematizzavano
ciò che doveva succedere allo Stato. Prima nell'intervista a Maurizio Costanzo abbiamo
sentito che la Costituzione era un abito liso, Gelli diceva usava questa espressione,
ci hanno spiegato Anna Vinci che abbiamo intervistato per questa puntata, amica biografa
di Tino Anselmi, che è un tipico linguaggio piduista, parla chi deve capire. In questo documento
si spiega passo passo come bisogna rivoluzionare lo Stato, abolizione delle province, riduzione
del numero dei parlamentari, abbiamo la Camera che ha una funzione politica e il Senato che
invece ha una funzione economica, liberalizzazione di tutte le televisioni private e privatizzazione
della RAI, ma soprattutto controllo massimo dello Stato sulla stampa. Sì diciamo che
come abbiamo già visto la P2 cercava di inserirsi nel controllo dell'informazione con l'idea che
controllare l'informazione volesse dire controllare l'opinione pubblica, avere leve per incidere sul
potere e questo documento è un documento che per carità include molte proposte anche legittime se
vogliamo, alcune sono state anche applicate peraltro nel tempo e non penso per dare
seguito ai progetti di Gelli, ma ci sono tante proposte diverse. Un'altra curiosa è che questo
documento dice in Italia ci deve essere un partito moderato di destra e un partito moderato di
sinistra, c'è un sistema più quasi presidenziale con un potere esecutivo più forte, ci sono tante
suggestioni, tanti suggerimenti potremmo dire così. Quello che non è chiaro però è se quelle
liste ritrovate, quei 962 nomi, sono tutti gli iscritti alla P2. Tinanselmi a tal proposito dice
due cose, la prima è che no, quei nomi non sono tutti gli iscritti alla P2, la seconda e che
colpisce molto questa cosa dice che Licio Gelli è sbagliato a ditare Licio Gelli come l'unico
responsabile di tutto ciò che avrebbe voluto fare e che ha fatto la P2, lei lo chiama un bravissimo
direttore generale. La P2 è una piramide con al vertice Licio Gelli, dirà proprio la commissione
parlamentare di inchiesta, solo che sopra a questa piramide ne dobbiamo immaginare un'altra
rovesciata come a formare una clessidra. Licio Gelli, il venerabile maestro, è il punto di
raccordo tra quelli che stanno sopra la piramide rovesciata, che identificano le finalità ultime
e quelli che stanno sotto cercando di attuare gli obiettivi. I nomi ritrovati a Castiglion-Fibocchi
sono quelli della piramide di sotto. In un'intervista al giornalista Sandro Neri,
Gelli avrebbe risposto che l'obiettivo della P2 era governare senza essere al governo,
fornire suggerimenti e stimoli. Suggerimenti e stimoli? Ma è proprio il livello politico quello
su cui la commissione parlamentare e Tinan Selmy vogliono andare fino in fondo? Perché i nomi di
Licio Gelli e di altri aderenti alla P2 sembrano comparire in un modo o nell'altro in ogni trama
oscura, in ogni mistero italiano. Il sospetto è che la loggia P2, la loggia occulta, orientasse
le indagini sugli attentati, sulle stragi, su tutti i misteri della cosiddetta strategia
della tensione. Da Piazza Fontana alla stazione di Bologna, passando per il treno Italicus. In
ciascuno di questi misteri compaiono uomini legati alla P2 e ciascuna di queste indagini è menomata
da depistaggi più o meno riusciti. Questa immagine della piramide rovesciata è molto
efficace per capire i manovratori e i manovrati che a loro volta poi manovrano. Mandanti e esecutori.
C'è però un'altra immagine altrettanto efficace che esce come editoriale
dell'Avanti, il giornale socialista. La firma, la vedete piccolina qua in basso, è di un certo
Bettino Craxi. Scrive questo articolo dal titolo Belzebù e Belphagor. Belphagor è l'arcidiavolo
ed è ovviamente Liciogelli, fa il nome, Belphagor che si adopera nelle sue trame
oscure per soddisfare le mire di Belzebù, di Satana, del suo capo. Non fa però il nome di Belzebù.
Ciascuno può pensare che sia chi preferisce. C'è però una fotografia che ha creato molto
imbarazzo soprattutto perché dopo questo articolo di Belzebù tutti hanno in mente un nome solo.
Peraltro diamo un contesto, Craxi e Andreotti hanno governato insieme a lungo, non si amavano
particolarmente. Sono personaggi molto diversi nella puntata, sia nella puntata su Andreotti,
di cui si fa l'Italia, che è uscita quest'anno, nel 2022, sia la puntata su Craxi, anch'essa
uscita nella seconda stagione, abbiamo tracce di questo rapporto difficile. Quindi chi lo sa,
ci sono le male lingue. Sta di fatto che molti immaginano che Craxi con quel Belzebù si riferisca
proprio a Giulio Andreotti. E Craxi non poteva soprattutto nell'81 perdere l'occasione per
affondare il coltello nel suo competitor politico numero uno alla presidenza del consiglio in quel
momento. Qui abbiamo tra l'altro un'immagine di una delle stragi che abbiamo citato prima,
1974, la strage del treno Italicus, treno che viene fatto saltare in aria tra Firenze e Bologna,
una strage di esecuzione neofascista, della versione nera, ma una strage su cui proprio
la commissione, l'inchiesta sulla P2 dirà parole molto forti, dirà che la P2 è coinvolta in questa
strage, è coinvolta in questo treno che esplode e che peraltro tornerà, perché quando nel 1980
ci sarà il terribile attentato di Bologna, il 2 agosto, saranno molte le connessioni con la
vicenda dell'Italicus. E la commissione d'inchiesta sostanzialmente dice che la loggia P2, qui
virgolettato, in questo attentato che uccide 12 persone ricordiamo, la loggia P2 è gravemente
coinvolta e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma
storico-politici quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale. Quello che
dice la commissione preseduta da Tinan Selmy è che la P2 in qualche modo ha finanziato,
ha assistito, ha ispirato la bomba di matrice fascista che ha fatto esplodere un vagone del
treno notturno che andava da Roma a Monaco di Baviera. Ma quindi che fine hanno fatto tutti i
nomi della P2? Che fine hanno fatto i nomi della piramide di sopra nell'immagine di prima? Una
risposta forse ce la può dare il diretto interessato. Si vanno a dire che le liste che sono emerse
nell'81 non erano complete le liste degli iscritti. Ma non sa che nomi, non me li ricordo. Non si ricorda
dove stanno? Non mi ricordo ovviamente, è difficile, bisogna anche avere una buona memoria.
Tante cose non si ricordano. Lei ha una buona memoria. Però a certe cose molte volte conviene
dimenticarle, distruggerle, incenerirle. Una volta incenerite non se ne parla più. E' il miglior
archivio che esista al mondo. Quando lei incenerisce qualcosa, è la cosa sicura e può dormire tranquilla
che se è incenerita. E' difficile leggere polvere bruciata. Tipico linguaggio piduista, intervista
del 2010. E' difficile leggere nella polvere di roba bruciata. Chissà che non ci abbia dato un'idea
sulla fine che hanno fatto alcuni di quegli elenchi. Ma diciamo che noi questa sera possiamo
darne qualche tratto sentendo anche le sue parole, ricostruendo nella storia. Naturalmente nella
puntata del podcast è molto più esteso il racconto della figura di Dicio Gelic, una figura davvero
complicata da inquadrare. Qualcuno che sembrava poter dire tutto il contrario di tutto, di
contraddirsi costantemente, mentire, dire che non ricorda, poi ricordare, poi dire che in realtà
non ricordava davvero. Insomma, personaggio da film, letteralmente da film. Scegliete voi il
genere di questo film. Figura che poi finisce in prigione in Svizzera, poi scappa. Insomma,
veramente un personaggio dalle dalle mille vite. Semplicemente un gatto. Un gatto che sopravvive a
qualunque inghippo, a qualunque tentativo di portare alla luce la verità e la giustizia.
Ed è una figura che come abbiamo visto, diciamo fino all'ultimo, ha contribuito ben poco a diradare
i dubbi su quello che è avvenuto in questa stagione così complicata della vita italiana.
C'è ancora una cosa da dire e poi ci avviamo verso la fine. Dicio Gelic scappa, come dice
Lorenzo, in Svizzera non viene mai processato in Italia, non gli viene data l'estradizione.
Quello che però è importante sottolineare è che la commissione di inchiesta parlamentare,
che sta per terminare i suoi lavori, nell'84 li finisce, per volere di tirare an selmi,
riceve e interroga in udienza pubblica tutti i politici. Perché dice i politici hanno un
dovere, noi politici abbiamo un dovere nei confronti del paese e dobbiamo rendere conto
al paese delle nostre azioni. C'è una teoria che secondo alcuni può aiutare a capire questi anni,
queste consorterie occulte, le complicità, i misteri. La teoria che viene definita dei
cerchi concentrici, che è una teoria in realtà relativamente recente rispetto a quei fatti.
Sì perché a pronunciarla è Corrado Guerzoni nel 1995. Guerzoni è uno dei più stretti
collaboratori di Aldo Moro. In un'audizione della commissione stragi propone un modello
per interpretare gli attentati, gli anni di piombo, la strategia della tensione. È proprio
la teoria dei cerchi concentrici. Dice Guerzoni per cerchi concentrici, immaginatevi no questi
cerchi concentrici, ognuno sa che cosa deve fare. Non è l'onorevole X che dice ai servizi segreti
di andare l'indomani mattina a piazza Fontana a mettere una bomba. Al livello più alto si dice
che il paese va alla deriva, che i comunisti finiranno per avere il potere. Al cerchio
successivo si dice guarda che sono preoccupati, che cosa possiamo fare, dobbiamo influire sulla
stampa. Così si va avanti sino all'ultimo livello, all'ultimo cerchio, quello che dice ho capito e
succede quello che deve succedere. Così, diceva Guerzoni, ognuno non ha mai la responsabilità
diretta. La chiusura del percorso che cerca di scoprire la verità sulla loggia P2 e sulla
sua influenza sulla politica ci porta in realtà a una non risposta in un certo senso, perché da
un lato la commissione d'inchiesta presieduta da Tinan Selmi ci dice delle cose, dall'altro la
giustizia ordinaria ne dice altre. Arrivano due conclusioni diametralmente opposte. La commissione
d'inchiesta parlamentare dice che la P2 sfrutta gli stessi meccanismi di protezione e di omertà
delle organizzazioni terroristiche e mafiose. Dice che la P2 ha ricevuto l'appoggio di servizi
segreti che hanno creato attorno alla P2 una barriera protettiva. Dice sostanzialmente quello
che ci raccontava prima Lorenzo, che la P2 è coinvolta nelle trame oscure del nostro paese
come il treno Italicus e cita anche il golpe borghese, il tentativo di golpe. E aggiungo una
cosa a proposito di giustizia che spesso in Italia su queste vicende impiega qualche annetto per
arrivare a conclusione. Stragi di Bologna ne parleremo ad aprile, proprio qui in una serata
di cui si fa l'Italia. Persino la strage di Bologna è il più grave attentato della storia
italiana, 2 agosto 1980. Persino la strage di Bologna, almeno nelle conclusioni della procura
di Bologna, adesso vi spiego poi perché si parla di conclusioni della procura e non di sentenze,
persino in riferimento a questo si arriva a dire, la procura di Bologna dice nella conclusione
delle sue indagini, che Licio Gelli e altre figure legate alla P2, Umberto Ortolani, Federico
Umberto D'Amato, sono tra i finanziatori e o i mandanti occulti della strage del 2 agosto
1980. Perché questa verità, semi verità giudiziaria, sta solo nelle conclusioni della
procura e non in una sentenza? Perché è arrivata nel 2020 e nel 2020 erano tutti morti
da molti anni e quindi è una conclusione di indagine che però non potrà mai essere
verità giudiziaria. Ma la verità giudiziaria sulla P2 porta invece a un nulla di fatto.
Porta a un nulla di fatto, siamo a metà degli anni 90 e porta a una soluzione sostanzialmente
tombale per tutti gli iscritti alle liste, per i reati più gravi, come abbiamo detto
Licio Gelli non è stato rimpatriato dalla Svizzera, perché la Svizzera ha concesso
l'estradizione per tutti i reati, ma non per quelli di carattere associativo, che era come
dire processiamo un piromane ma non per i reati che hanno a che fare col fuoco. Siamo
pochi anni dopo, nella Cassazione non ha tempo di esprimersi perché va tutto in prescrizione
e quindi finisce così la vicenda giudiziaria della P2 con delle assoluzioni.
Chiudiamo con la nostra parte con la lettura della fine della puntata di Questi fa l'Italia
poi avremo un breve estratto che vi invitiamo ad ascoltare insieme a noi.
La storia torbida della P2, delle connivenze, dei depistaggi, dei giri di soldi sporchi,
sembra una storia irrimediabilmente italiana, fatta di mezzaverità e di inchieste che conducono
a esiti divergenti, abitata da consorterie più o meno lecite, da personaggi che sembrano scritti
per una serie tv per quanto trafficano, millantano, dissimulano. Quella della P2 è una storia esemplare
di cambiamenti auspicati o scongiurati, che si intrecciano e che sembrano annullarsi a vicenda,
una loggia segreta che vuole deformare le istituzioni e la democrazia ma che cerca anche
di destabilizzare per stabilizzare, di arrestare il cambiamento, per non disturbare sistemi di potere,
centri di interesse, legami, affari. Qualcuno ha scritto che la loggia P2, la sua brama di potere,
il suo cinismo, sembrano richiamare una massima che si ritrova nel romanzo Il gatto pardo.
Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'era. Per Gelli e per i suoi,
sembra che tutto debba muoversi perché tutto rimanga immobile. Non sono parole al vento,
sono le parole di una donna che aveva a cuore la verità e la repubblica, che si chiamava Tina Anselmi.
La fai per il paese, la fai per la tua gente, la fai perché cammini. Se io con una carità
ti do una pagnotta, ho tolto la fame e una persuca. Quando io faccio una legge giusta,
io risolvo il problema di mille persone. Quando quella notte abbiamo varato la legge di tutela
della maternità ed eravamo lì in guerra con l'orologio perché dovevamo votarla prima che il
Parlamento chiudesse i suoi lavori, quella notte con le colleghe di altri partiti siamo andati fuori
e abbiamo svegliato un'oste che aveva l'osteria vicina. Abbiamo detto fuori che dobbiamo brindare.
Brindare a che cosa? Si era affermato un principio con quella legge. Tu madre hai il diritto di essere
tutelata, ti voglio tutelare. Non era una piccola cosa.