L'ECONOMIA DEL FASCISMO - Mussolini statista?
Come funziona l'economia di uno stato totalitario?
Beh, oggi parleremo di fascismo.
Mussolini fu veramente uno statista come tanti affermano?
Benvenuti su WhatsApp Economi e sull'economia del fascismo.
Compattenti di terra, di mare, dell'aria!
Parliamo di fascismo perché qualche settimana fa è avvenuto il centenario della Marcia sul Roma
che ha un po' segnato l'inizio dell'epoca fascista
e anche perché un po' si fa sempre più discutere in ambito pubblico di chi è fascista e di chi non è fascista
e proprio in questo senso ho invitato uno storico in un'intervista sul secondo canale
proprio per parlare dell'epoca fascista e di chi è veramente fascista
che vi consiglio caldamente di andare a recuperare per avere un po' di background storico
su quello che fu veramente il ventennio fascista
ma direi di parlare di economia in questo caso.
Come scoprirete dalla live il ventennio fascista è stato un periodo veramente caotico e sfaccettato
ma per dare un po' un'idea di quello che è stato
direi che almeno da un punto di vista economico si può suddividere il ventennio in quattro fasi ben precise
1922-26, quello delle prime battaglie
1927-34, il periodo delle leggi fascistissime, del consolidamento del regime e della crisi finanziaria
1935-38, il periodo dell'autarchia economica
e infine il periodo che va dal 1939 al 1945
quello della seconda guerra mondiale
che per molti è una cosa piccolina, un'inezia
visto che spesso viene detto che Mussolini ha fatto tante cose buone se escludiamo la guerra
come se fosse, non lo so, una piccola sciocchezza
certo
ma a parte questo, dal 1922 al 39 l'economia fascista
ha una crescita economica media annua del 2,3%
ecco, vedete? Abbiamo già trovato una cosa buona fatta dal fascismo
in realtà la parte difficile di questo video è che ognuno di noi conosce la propria storia riguardo al fascismo
e molte delle campagne propagandistiche fasciste
si sono tristemente sedimentate nel conoscere comune di noi cittadini
tipo ad esempio quella che il fascismo ha creato l'Infs e ha dato le pensioni agli italiani
mo', va bene tutto!
però ad alcune sono veramente banali come fake news
basta scrivere su Google
nascita Infs e scoprirete che l'Infs nasce nel 1898
anche se in realtà i primi contributi previdenziali ci furono già nel 1885
quindi no, Mussolini non ha dato le pensioni agli italiani
l'Istituto Previdenziale peraltro ebbe diverse evoluzioni e ammodernamenti prima del ventennio fascista
solo nel 1933 cambia nome in Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale
insomma, non è che basta cambiare un nome a qualcosa e allora diciamo che l'abbiamo inventata o scoperta
spero che almeno fin qui siamo tutti d'accordo
durante il ventennio ci fu un accentramento di poteri e qualche riforma
ma l'istituto ebbe anche problemi di sostenibilità
in quanto fu ampiamente utilizzato come mezzo per assumere cittadini ben oltre le esigenze dell'istituto
è solo nel 1943 che si ebbe la conversione da INFPS al nostro Infs
attraverso un decreto che tra l'altro cancellava il partito fascista dalle istituzioni
decreto che ho letto e che mi ha colpito molto
perché è come se nulla fosse si cancellassero 20 anni di epoca fascista
vi lascio il link in descrizione se volete vedere anche voi la gazzetta ufficiale di quel tempo
ritornando però alle pensioni è solo tra gli anni 60 e 70 del 900
che nasce effettivamente il sistema previdenziale che abbiamo ancora tutt'oggi
per fortuna è un po' anche no
però vedete che in realtà la propaganda fascista ha ancora effetti su di noi a cent'anni di distanza
no, Mussolini non ha inventato le pensioni
però l'economia fascista prima della seconda guerra mondiale è comunque cresciuta
quindi ha fatto un buon lavoro Mussolini?
beh, scopriamolo
l'Italia al tempo del ventennio era un'economia trasformatrice
molto dipendente dalle materie prime estere ma anche un grande esportatore di prodotti finiti
è chiaro quindi quanto gli andamenti delle economie internazionali abbiano pesato sul destino dello sviluppo italiano
una curiosità è che le politiche economiche adottate durante il ventennio furono rinominate battaglie
proprio per evidenziare la forza e la risolutezza del partito fascista anche in campo economico
la prima di queste fu la battaglia della lira nel 1926
come abbiamo già accennato l'economia italiana era sottosviluppata rispetto agli altri paesi internazionali
ma all'alba del fascismo i problemi economici erano abbastanza tranquilli rispetto a quelli che erano emersi dopo la prima guerra mondiale
se infatti ad esempio prendiamo i livelli di inflazione nel 1920 e 21
in Italia sono pari al 31,4% e al 18% valori molto alti
e anche la questione del debito pubblico e del deficit pubblico esplosi durante la prima guerra mondiale
all'inizio del periodo fascista non erano più problemi così gravi
nei primi tre anni fascisti quindi l'inflazione rimane bassa per poi esplodere nel 25-26
questo perché in due anni la bilancia commerciale era in forte deficit
avevamo praticamente troppi debiti dall'estero
i capitali esteri a questo punto iniziavano ad andarsene dal paese
e per mantenere le esportazioni competitive la lira si svaluta
quando gli economisti parlano di svalutazione si parla di un peggioramento del tasso di cambio
ad esempio attualmente viene scambiato un euro per un dollaro quindi il tasso di cambio è pari ad uno su uno
se invece il tasso di cambio peggiora nei confronti dell'euro significa che ad esempio ci vorranno più euro per comprare un dollaro
ecco quindi che in questo caso il tasso di cambio si è svalutato
all'inizio dell'epoca fascista il tasso di cambio lire sterlina era pari a 90 lire per una sterlina
però a causa di questi problemi che abbiamo appena detto nel 1926 arrivò addirittura a toccare le 150 lire per sterlina
quindi il tasso di cambio si era svalutato tantissimo
effettivamente la situazione richiedeva un intervento per stabilizzare il tasso di cambio
però purtroppo la risposta di Mussolini fu estremamente drastica
si introdusse quota 90
no non sto parlando di pensioni bensì di una serie di interventi per cercare di far ritornare la sterlina a un livello di tasso di cambio pari a 90 ad 1
questa mossa però deriva da una volontà di Mussolini di ricostruire un po' il prestigio dell'economia fascista agli occhi sia nazionali ma anche internazionali
quindi come vedete anche in questo caso è stato fatto molto un discorso di propaganda piuttosto che un obiettivo di economia
infatti non è un caso che quota 90 richiamasse il tasso di cambio prefascista
di razionale quindi la misura ebbe ben poco
infatti secondo l'economista Toniolo tristemente scomparso purtroppo qualche giorno fa
il cambio ottimale nel 1926 sarebbe stato di 120 lire per una sterlina e non di 90
addirittura Keynes fu scettico rispetto a questa battaglia infatti scrisse che la lira non obbedisce nemmeno ad un dittatore
né si può dare per questo l'olio di ricino
Keynes però si sbagliò infatti nel 1927 la lira riuscì a raggiungere nuovamente il tasso di cambio di 90 ad 1
favorendo in questo caso le classi industriali vicine al regime che avevano ottenuto delle importazioni più economiche
proprio grazie al tasso di cambio e dei salari tagliati a causa anche dell'inflazione
insomma terreno fertile per i loro profitti
addirittura in quegli anni la lira riuscì a superare quota 90 diventando una moneta troppo forte per l'economia italiana
e per cercare di ristabilire quota 90 a quel punto si introdussero delle politiche economiche come ad esempio quello del taglio dei salari ai cittadini
insomma politiche economiche che solo uno stato dittatoriale poteva affrontare
per farvi capire quanto la battaglia della lira era una questione troppo ideologica e non razionale ed economica
pensate che durante la depressione del 2933 ad esempio il regno unito e gli stati uniti che erano collegati al gold standard
lo abbandonarono per cercare di dare un beneficio alle loro economie
mentre il fascismo continuò a mantenere il suo tasso di cambio imperterrito
nonostante magari sarebbe stato più comodo staccarsi per cercare di far risollevare l'economia dalla crisi finanziaria del 29
l'abbandono di quota 90 del gold standard ci fu solo il 5 ottobre del 1936
ma non per volere di Mussolini ma perché praticamente furono costretti a causa della monetizzazione del debito pubblico dello stato italiano
in quel periodo si cercò anche di calmierare i prezzi per tenere su questa battaglia della lira
ma tutto ciò rese ancora più grande l'esplosione inflattiva del 44 e 45
con un'inflazione che toccò il 344% nel 44 e il 97% nel 1945
Mussolini e i dazi
Mussolini e i dazi
Spinto dalla volontà ideologica di sfamare gli italiani e contro il parere degli esperti
Mussolini nel 1925 fece la battaglia anche al grano
Mussolini introdusse dei dazi al grano estero per rendere il grano più costoso e quindi limitare le importazioni
e aggiunse anche delle sovvenzioni all'industria agricola italiana per convertirla alla produzione di grano
tutto quello che ottenne però in realtà fu un rallentamento dell'industria agricola
che a quel punto si stava concentrando troppo su un settore a basso valore aggiunto
cioè che creava troppa poca ricchezza
e inoltre quello che ottenne Mussolini fu una riduzione del consumo procapite di grano
in quanto la battaglia non fu sufficiente a sfamare la popolazione
vista la grande indigenza degli italiani durante il ventennio
per i fascisti la protezione di alcuni interessi economici era fondamentale per preservare il loro potere
come infatti scrisse anche Silo Labini
subito dopo salito al potere il partito fascista pagò il conto per gli aiuti finanziari e politici
ottenuti negli anni precedenti dalla grande borghesia
il governo decise tra le altre cose di riformare il regime fiscale a favore dei privati e dei trasferimenti ereditari
salvare con denaro pubblico alcune banche mantenendole comunque private
trasferire la rete telefonica a società private e tanto tanto altro
tutto ciò avvenne non solo per l'industria ma anche all'interno del mercato del lavoro
potrei citarvi ad esempio la legge di sistemazione degli avventisti squadristi
presso amministrazioni dello stato e degli enti pubblici
che citava proprio il fatto che tutte le persone iscritte al partito fascista
da lì in poi assumevano pianta stabile all'interno delle istituzioni pubbliche
ovviamente discriminando i lavoratori
oppure ancora nel 1926 ci fu l'abolizione dei sindacati e il divieto del diritto di protesta
un grande favore per gli industriali
un'olteriore discriminazione nel mondo del lavoro ci fu per le donne
che secondo il partito fascista avevano il compito di procreare per rendere grande e prosperosa la nazione Italia
infatti come scriveva lo stesso Mussolini
bisogna essere forti prima di tutto nel numero
poiché se le culle sono vuote la nazione invecchia e decade
in questo senso infatti furono favoriti i lavoratori con famiglia o con un numero di figli molto grandi
venne introdotta addirittura la tassa sui celibi
nata nel 1927 ed incrementata nel 28 e nel 34
oltretutto con il blocco all'emigrazione e con questa politica demografica estremamente espansiva
tutto ciò non fece che aumentare il problema di indigenza all'interno della popolazione italiana
insomma come vi ho accennato gli strumenti economici furono utilizzati come propaganda
oppure per accentrare il potere del partito fascista
e non invece per dare del benessere sociale ed economico alla popolazione
stesso discorso vale anche per le infrastrutture
tipo strade o ferrovie ebbero in epoca fascista un lento sviluppo
per non parlare tra l'altro delle bonifiche
una grande attenzione politica è stata messa in questa battaglia economica e infrastrutturale
a tal punto che nel 1928 uscì una legge sulla bonifica integrale
che prese il nome addirittura dello stesso Mussolini
infatti ci fu la legge Mussolini per la bonifica integrale
e questa propaganda è stata così forte che ancora oggi molti pensano che Mussolini abbia bonificato l'Italia
ma è stato veramente così?
proprio in quella legge del 1928, la legge Mussolini
nonostante la grande urgenza che il duce diede a quell'opera pubblica
l'intervento all'interno della legge era spalmato addirittura per durare fino agli anni 50
quindi un intervento estremamente lungo e dispendioso
dieci anni dopo il varro della legge Mussolini del 1928
degli 8 milioni di etteri che il fascismo voleva bonificare
solo 4 milioni erano stati oggetto di intervento, quindi la metà
di questi 4 milioni però solo 2 milioni si potevano considerare completamente bonificati
un quarto dell'obiettivo della legge Mussolini
di questi 2 milioni però, un milione e mezzo furono già bonificati dai governi liberali
prima che il fascismo salì al potere
quindi di questi 8 milioni di etteri di terra che il fascismo all'interno della legge Mussolini
si proponeva di bonificare solo mezzo milione
alla fine in dieci anni è riuscito effettivamente a concluderlo
insomma una battaglia completamente fallimentare
e peraltro i tre quarti di queste opere avvennero nel settentrione
sottolineando l'interesse settentrionale delle politiche economiche e del fascismo
e in questo senso ho dedicato un intero video riguardo alla questione meridionale e all'epoca fascista
di quanto Mussolini fu assolutamente deleterio per risolvere la questione meridionale
vi consiglio di andare a recuperare anche quel video
ed ecco che attraverso queste battaglie economiche, ridendo e scherzando
si arriva alla crisi finanziaria del 1929
come vi avevo già accennato l'Italia in quel periodo era appena uscita da una crisi economica
cioè quella del 26-27 dovuta alla battaglia della lira
ed ecco che appena uscita da una crisi economica si ritrova dentro ad una nuova crisi finanziaria
questa volta derivante dall'economia americana
in quel periodo ancora l'economia italiana era molto fragile, molto dipendente dagli andamenti ciclici
delle altre economie internazionali
quindi anche l'economia italiana, seppur in maniera meno impattante, subì la crisi finanziaria del 29
e peraltro di questa crisi finanziaria ne ho già parlato in un vecchio video che vi consiglio di andare a recuperare
i problemi in quel periodo sono molteplici
uno di questi ad esempio è quello che le economie internazionali cercano in maniera autonoma
senza collaborare tra di loro, nel cercare di uscire da questa crisi finanziaria
in questo senso l'Italia ad esempio aveva uno stretto legame tra il sistema bancario e il sistema industriale
a quel punto una volta arrivata la crisi finanziaria le banche furono messe estremamente sotto stress
e di conseguenza ebbero un grande impatto anche sull'intero tessuto industriale
ed è proprio in quel periodo, nel 1933, che il partito fascista cercando di dare uno stimolo all'industria italiana ormai al collasso
istituisce l'IRI, l'Istituto per la ricostruzione industriale
l'IRI a questo punto iniziò ad acquistare intere industrie
si calcola che ad un certo punto l'IRI, e cioè lo Stato, riuscì a controllare addirittura il 42% delle SPA in Italia
e addirittura su determinati settori aveva il controllo totale
come ad esempio quello della telefonia, della RAI, il 90% dei cantieri navali
e la maggior parte dell'industria elettrica, chimica e meccanica
insomma, aveva preso il pieno controllo dell'intere industria
come vi ho detto però, gli interventi economici del fascismo servivano ad accentrare il potere
e infatti, attraverso l'IRI ed altre misure e leggi economiche
il concetto di concorrenza in quegli anni in Italia viene praticamente cancellato
infatti a quel tempo nacque un meccanismo molto particolare
chiunque volesse aprire un nuovo impianto di produzione doveva chiedere autorizzazione al governo
una volta ottenuta questa autorizzazione avrebbe bloccato l'ingresso di nuovi concorrenti per legge
peccato però che questi permessi non erano vincolanti
infatti alla fine della guerra di questi 5.000 investimenti che le industrie avevano promesso che avrebbero fatto
ne furono realizzati solo 400
è evidente quindi come questo strumento fu utilizzato come barriera all'ingresso per la nascita di nuove imprese
infatti lo sviluppo industriale nell'epoca fascista in realtà avvenne
ma avvenne più in maniera quantitativa che qualitativa
nel senso che le imprese sì, producevano di più
ma non è che sviluppavano dei prodotti migliori o magari creavano qualcosa di nuovo
e quindi sostanzialmente c'era una totale asfissia allo sviluppo tecnologico industriale
che poi è una delle più grandi determinanti alla crescita economica di lungo periodo di un paese
Liri però era stato creato come un istituto temporaneo
in quanto aveva il compito di salvare le imprese in forte stress derivante dalla crisi finanziaria del 29
e farle rinascere per dare un nuovo sviluppo economico all'Italia
ma Liri era uno strumento troppo comodo per il partito fascista
e quindi nel 1937 fu reso ufficialmente un istituto permanente e non più temporaneo
Un'ulteriore cosa curiosa è che queste imprese una volta acquistate da Liri
non venivano nazionalizzate, non seguivano delle logiche di diritto pubblico
ma in realtà rimanevano comunque delle società private
e quindi sostanzialmente Liri si comportava come un soggetto privato
che acquistava una quota o la totalità dell'impresa rimanendola comunque privata
Tutto ciò alla lunga non ebbe nulla di buono
in quanto si consolidò ulteriormente un rapporto molto forte fra industria e politica
che risultò nocivo per il progresso economico del paese
Liri alla fine venne smantellata solo negli anni 90
dopo numerosi ed enormi inefficienze, sprechi e vari scandali politici
che iniziarono dagli anni 70 e presero il culmine con manipulite nel 1992
Ma ritorniamo al fascismo
Infatti un'ulteriore conseguenza della crisi finanziaria del 1929
fu quella che le economie mondiali iniziarono un po' a chiudersi a reccio
e questo fu un evento abbastanza sfavorevole per l'economia italiana
che era molto dipendente dalle economie estere sia per quanto riguarda l'import ma anche l'export
e quindi con l'economia trasformatrice italiana iniziò un po' a soffrire
In tutto ciò nel 1935 la società delle nazioni impose delle sanzioni alla mitica Italia
in quanto il mitico Mussolini decise di iniziare la propria espansione imperialista anche in Africa
L'impero verso il quale tendiamo i venti
una realtà concreta nei fatti
è la nostra volontà
verso quegli obiettivi
che ci sono indicati dai dati della geografia e dalle listine della storia
e quindi ci siamo beccati un bel po' di sanzioni
ed è proprio in questo contesto che, in quel periodo, nasce l'economia autarchica fascista
Capite bene che a causa di questi due fattori a questo punto la strada autarchica
fu per il fascismo quasi una strada obbligata da prendere
e tutto ciò ebbe un impatto disastroso appunto per l'economia italiana
I risultati di questa scelta autarchica non sono solo quelli di un lento sviluppo economico
in quanto troppo dipendente l'economia italiana dalle materie primeestre
tra cui carbone, ferro e petrolio
ma ad esempio si avranno delle ripercussioni anche in campo bellico
Infatti non è un caso se l'Italia tentenna nell'entrare in guerra
proprio a caso della sua difficoltà di dare i soddisfacenti approvvigionamenti all'esercito italiano
e inoltre i risultati piuttosto pessimi che il resercito italiano raggiunge proprio in campo bellico
derivano anche dalla situazione autarchica e quindi di indigenza praticamente economica e di materie prime
Spero che tutto questo quadro che vi sto raccontando
serva per rispondere ad un'affermazione che spesso si sente dire
e cioè quello di descrivere Mussolini come uno statista
quello che ha fatto davvero risorgere l'Italia e l'ha fatta valere in campo internazionale
Come avrete intuito in realtà a Mussolini serviva il potere per comandare
e il braccio economico veniva utilizzato soprattutto per quello
piuttosto che per fini sociali
utilizzare l'economia e i suoi strumenti per accentrare il potere
Molti degli interventi affibbiati al fascismo in realtà derivano da politiche già adottate in epoca liberale
quindi prefascista
Invece gli altri interventi fascisti di politica economica e sociale risultarono spesso disorganici
a favore del settentrione, guidati dall'ideologia e dalla propaganda
o infine dovuti a necessità in commenti piuttosto che visioni programmatiche del paese
cosa che uno statista dovrebbe fare
E infine arriviamo proprio al periodo bellico, cioè del 39-45
e, signori miei, anche la guerra è una scelta economica
perché comporta una struttura produttiva e sociale che è estremamente differente rispetto a un'economia di pace
e quindi anche l'entrare in guerra è una scelta economica che poi ha portato a tutti i disastri che conosciamo abbastanza bene
In realtà l'economia di guerra inizia già nel 1935 con l'invasione dell'Etiopia
Gli sforzi bellici nella seconda guerra mondiale furono molto più contenuti rispetto alle compagnie internazionali
infatti si conta all'incirca un 20% del pil italiano rivolto verso la guerra
mentre, ad esempio, altri paesi addirittura davano un 40-70% del pil incentrato sull'industria bellica
Questa disparità di sforzo bellico è dovuta a diversi fattori
In primo luogo, come abbiamo già citato, quello autarchico per cui non era così tanto capace l'Italia di generare un così grande sforzo bellico per la nazione
ma, dall'altra parte, anche una prospettiva troppo ottimista di Mussolini riguardo allo sforzo bellico necessario per poter vincere la guerra
Tutto ciò che ottenne Mussolini dalla guerra fu assolutamente disastroso
E a me sembra ancora assurdo che ci sia gente lì fuori che cerchi di togliere il periodo della guerra dal ventennio fascista
per cercare di dargli un qualche tipo di maggiore autorità o dignità al ventennio fascista
In realtà, come vi ho accennato, la decisione di entrare in guerra ha avuto delle enormi implicazioni sul paese
ed è assurdo non considerare quella scelta
Infatti, il bilancio alla fine della guerra è assolutamente tragico
Il paese si trova spezzato in due, con i nazisti al nord e gli alleati al sud
Fu coniato addirittura anche una seconda lira, le AM lire, di conio americano, che provocarono un problema inflattivo enorme
Pensate addirittura che nel 1945 i consumi e il reddito pro capite dell'Italia furono quasi la metà di quelli raggiunti nel 1939
E tutto questo grazie alla scelta di Mussolini di entrare in guerra, alla scelta di creare un'economia autarchica
e a tutti i problemi che l'Italia si è portata dietro anche a causa del fascismo
Questa è stata l'economia del fascismo, un'economia estremamente problematica e con numerose scelte disastrose
Se ci tenete a questo progetto di divulgazione economica e volete un po' dare la mano, beh, in questo momento potete farlo
In quanto, grazie alla collaborazione con Cubo Unipolsai, nel mese di dicembre riuscirò a portare un po' di divulgazione economica sotto forma di tre lezioni da due ore ai ragazzi di scuola media
Questo progetto è totalmente online e la partecipazione è completamente gratuita
Quindi, se conoscete insegnanti di scuole medie che magari sono interessati a questo tipo di attività formativa
oppure a genitori che magari possono proporre questa attività alle classi dei loro figli
Beh, basta inoltrare questo link che trovate anche in descrizione in modo tale da supportarmi nel mio progetto di divulgazione economica ai più, e in questo caso ai più giovani
Quindi, ci tengo tantissimo, mi raccomando, è gratuito, lo faccio io, ci sono un sacco di ore, gli argomenti sono assolutamente interessanti, quindi se volete dare una mano sarà sicuramente apprezzato
Detto ciò, ringrazio anche gli abbonati che mi supportano e ci vediamo al prossimo video
Alla prossima!
Sottotitoli e revisione a cura di QTSS