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Esercizi di stile - Queneau, 22. Omoteleuti

22. Omoteleuti

Non c'era venticello e sopra un autobello che andava a vol d'uccello incontro un giovincello dal volto furboncello con acne e pedicello ed un cappello, tutto avviluppatello da un buffo funicello. Un altro cialtroncello gli dà uno spintoncello ed uno schiacciatello sull'occhio pernicello e quello - furiosello - gli grida «moscardello!»; quindi iracondello gli fa uno spalloncello, gli mostra il culatello, e va a seder bel bello su un sedello.

Passato un tempicello, proprio allo stazioncello del santo Lazariello, in lui m' imbattoncello che riceve un appello affinché un bottoncello infigga nell' avello del mantello.

* * *

Un giorno d' estate, tra genti pestate come patate su auto non private, vedo un ebète, le gote devastate, le nari dilatate, i denti alla Colgate, e un cappello da abate con le corde intrecciate. Un di razze malnate, con le mani sudate, le ciglia corrugate, gli dà delle mazzate sulle reni inarcate, e il primo, come un vate, con frasi apostrofate, gli grida «ma badate! E andate a prendervi a sassate!» Poi si gira a spallate, e ha già posate le natiche ingrassate.

Due ore son passate e, ci credate? Lo trovo alla staziate San Lazate, che discate con un idiate di cose abbottonate e sbottonate.

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22. Omoteleuti

Non c'era venticello e sopra un autobello che andava a vol d'uccello incontro un giovincello dal volto furboncello con acne e pedicello ed un cappello, tutto avviluppatello da un buffo funicello. Un altro cialtroncello gli dà uno spintoncello ed uno schiacciatello sull'occhio pernicello e quello - furiosello - gli grida «moscardello!»; quindi iracondello gli fa uno spalloncello, gli mostra il culatello, e va a seder bel bello su un sedello.

Passato un tempicello, proprio allo stazioncello del santo Lazariello, in lui m' imbattoncello che riceve un appello affinché un bottoncello infigga nell' avello del mantello.

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Un giorno d' estate, tra genti pestate come patate su auto non private, vedo un ebète, le gote devastate, le nari dilatate, i denti alla Colgate, e un cappello da abate con le corde intrecciate. Un di razze malnate, con le mani sudate, le ciglia corrugate, gli dà delle mazzate sulle reni inarcate, e il primo, come un vate, con frasi apostrofate, gli grida «ma badate! E andate a prendervi a sassate!» Poi si gira a spallate, e ha già posate le natiche ingrassate.

Due ore son passate e, ci credate? Lo trovo alla staziate San Lazate, che discate con un idiate di cose abbottonate e sbottonate.