Episodio 4 - Neve a Ferragosto (2)
Questo è un cimitero è decisamente più grande di quello di Massa Finalese. Superato il colonnato grigio all'ingresso c'è un vialetto che, attraverso un prato pieno di lapidi, conduce alla zona coperta dei loculi. Margherita non se l'era sentita di entrare, e aveva preferito restare in macchina, da dove aveva indicato dei punti che ricordava bene.
Live Margherita: Quel pratino…
Live poliziotto: Quel?
Live Margherita: Pratino… Lì se mi ricordo bene hanno scavato dei bimbi e hanno messo dei bambini...
Il problema è che nel pratino che lei indica non è mai stato trovato nulla. E soprattutto qui intorno è pieno di case.
Live Pablo: 1,2,3,4,5,6,7 case che guardano il cimitero... C'è una casa rosa praticamente a 10 metri
Live Alessia: Le finestre di quelle case danno dentro al cimitero...
La casa rosa fa parte di un piccolo complesso di abitazioni, circa 7 o 8 appartamenti. Nel cortile comune incontriamo alcuni condomini. Ci dicono che la proprietaria è la signora Federica e ci portano da lei.
Live case
Live Erica: Federica sono l'Erica! Scusa se ti disturbo!
Live Federica: No, niente!
Live Pablo: Buongiorno signora!
Live Erica: Questi signori sono della televisione...
Live Pablo: Della radio in realtà
Live Federica: Mamma mia, son messa da….
Live Pablo: No della radio, della radio, siamo della radio, non si
preoccupi, può restare con i bigodini in testa…
Live Alessia: E ' uguale...
Live Federica: Oddio mamma mia...
Live Pablo: Posso chiederle, dalla sua casa, da casa sua si vede il cimitero?
Live Federica: Sì, da sopra
Federica ci fa entrare.
Live Pablo: Allora, adesso siamo a casa della signora Federica che abita…
che ha la casa che guarda dentro al cimitero e stiamo vedendo se dalla
finestra si vede qualcosa.
La camera da letto si affaccia su una distesa di lapidi.
Live Pablo: Eh la miseria, lei proprio...
Live Alessia: Ha una vista!
Live Pablo: Da qui si vedono le tombe, cos'è, saranno 30 metri… 20 metri
Live Federica: Sì, sì!
Live Alessia: Ma questa casa quindi nel 1997 c'era... c'era già?
Live Federica: Siiiii… avoglia! !
Live Pablo: Quindi diciamo che se qui fossero entrate delle persone incappucciate di sera a fare dei riti satanici con delle torce? Lei qua da camera sua...
Live Federica: Con delle torce? Ma sì… li avrei visti!
Live Pablo: Lei li avrebbe visti?
Live Federica: Non ho mai visto niente!
Eppure da qui si vede tutto. E probabilmente si sente anche tutto. Facciamo
una prova. Alessia scende giù e torna nel viale centrale del cimitero. La
vediamo benissimo.
Live Federica: E ' là la ragazza… vede… ecco...
Live Alessia: Ciao!
Live Pablo/Federica: Ciao!
Live Pablo: Sì, io la sento perfettamente
Live Federica: Ma Dio, anch'io…
Alessia non sta urlando. E se la sua voce arriva forte e chiara alla finestra di Federica in pieno giorno, pensate cosa avrebbe dovuto sentire nel silenzio della notte.
Live Pablo: Ma le sono mai venuti a chiedere, Polizia o Carabinieri, se ha mai visto qualcosa?
Live Federica: Mai. Mai, mai mai….
Live Pablo: No, è impossibile però, scusi….
Live Federica: E' la prima volta. Mai nessuno, è la prima volta che qualcuno mi chiede qualcosa.
Live Pablo: E ' pazzesco...
Come mai non sono andati a chiedere né a lei né ai suoi vicini?
Se una persona venisse uccisa di notte in mezzo alla strada i primi a cui sarebbe logico chiedere informazioni sarebbero proprio gli abitanti delle case intorno… Avete notato niente di strano? Sentito urla? In questo caso, no. Nessuna domanda. E nessuna prova, se non i racconti dei bambini. Dettagliati è vero, ma comunque solo racconti.
E dire che le forze dell'ordine e la Procura avevano lavorato in maniera meticolosa, senza tralasciare nulla.
Avevano battuto a tappeto cimiteri, campagne, ruderi abbandonati. L'avvocato Pierfrancesco Rossi ricorda che quando una bambina aveva raccontato di cadaveri gettati nel fiume Panaro, vicino al cimitero di Finale Emilia, le ricerche si erano concentrate lì.
Live Avv. Rossi: E quindi dragarono il fiume, spendendo allora mi sembra 90 milioni di lire, una cosa del genere, per non trovare niente.
Niente. Niente, a parte un teschio… ma risalente alla Seconda Guerra Mondiale.
E di nuovo: 90 milioni per dragare un fiume, e non vai a chiedere a chi, dalla finestra di camera sua, vede il cimitero?
No. Perché la Procura di Modena, la polizia, il responsabile dei Servizi Sociali di Mirandola Marcello Burgoni, e la psicologa Valeria Donati sono assolutamente convinti che le testimonianze dei bambini siano credibili. Perché dovrebbero mentire?
In più sul computer del prete, che tutti indicano come il capo della setta, c'è traccia di ricerche sospette.
Gli stivali ci sono, così come ci sono gli occhiali di cui parlano i piccoli.
L'ispettore Antimo Pagano, nel corso delle sue indagini, scopre oltretutto che il parroco è anche un assiduo frequentatore di locali malfamati della zona, ritrovo di prostitute e camionisti.
Tutto torna. Le prove degli omicidi dovranno pur venir fuori. E' solo una questione di tempo.
E' l'estate del 1998, in paese non si parla che del giro d'Italia appena vinto da Pantani, dell'ondata di caldo anomalo, e del parroco, e la sua banda di pedofili.
In quel periodo, un'altra bambina viene allontanata dalla famiglia su ordine del Tribunale dei Minori.
La sesta, dopo Dario, Elisa e il suo fratellino Nic, Marta e Margherita. Il suo impatto sulla sorte di Don Giorgio e di molte altre persone sarà devastante.
La bambina si chiama Cristina Morselli.
E' la figlia di Giuliano e Monica, che vivono appena fuori dal paese, in campagna. Lui è un operaio, lei fa la casalinga.
E' una famiglia con non pochi problemi.
Monica, la madre, soffre di una grave forma di schizofrenia, ha frequenti attacchi epilettici, e non riesce a prendersi cura di Cristina e del fratellino, che ha solo un anno.
La piccola Cristina, oltretutto, è già seguita dal servizio di neuropsichiatria dell'ASL di Mirandola, per una difficoltà di apprendimento riscontrata a scuola.
Giuliano racconta che non ha un buon rapporto con la psicologa che segue sua figlia.
Anche perché da un po' di tempo Cristina, quando è a casa, fa dei discorsi inquietanti, e usa dei termini strani come “allontanamento” o “famiglia affidataria”.
Finché, una mattina, Giuliano riceve la telefonata di un'assistente sociale.
Live Giuliano: Mi chiama verso le 9 di mattina e mi dice “Giuliano dovresti venire qui a Mirandola, te e tua moglie a firmare delle carte, insieme alla bimba”. Allorché la bimba era in casa, ha sentito la telefonata, ha nasato la foglia perché gli avevano già parlato di eventuali allontanamenti in altre famiglie, e si era nascosta sotto il letto, e non voleva più uscire.
Live Pablo: E tu a quel punto come hai reagito?
Live Giuliano: L'ho tirata per un piede, lei si è aggrappata al letto sotto e non è voluta uscire. L'ho presa per una mano e ho tirato e... è uscita... però piangeva, e ormai piangevo anche io.
Giuliano, che ha capito quello che sta per accadere, preferisce però non creare problemi e porta loro la bambina, fiducioso che la situazione si risolverà in poco tempo. Quello che ancora non sa è che sua figlia, nelle settimane precedenti a quella telefonata, ha detto agli assistenti sociali che lui e la mamma le fanno delle “cose brutte”. Dopo l'allontanamento la bimba viene visitata dalla dottoressa Maggioni di. Milano, la stessa ginecologa che aveva riscontrato segni di abuso nelle altre. bambine coinvolte. E anche in questo caso l'esito della visita non lascia dubbi: Cristina ha subito violenze.
Le psicologhe cominciano a scavare nei suoi ricordi e la piccola, piano piano, inizia ad aprirsi.
E' l'intera famiglia ad abusare di lei. Il nonno paterno, i genitori e gli zii che inoltre, secondo i suoi racconti, tutte le notti la costringono anche ad assistere a sacrifici di gatti, e poi la rimettono a letto.
Anche questa volta, non passa molto tempo prima che la memoria di Cristina lasci le mura di casa, attraversi strade buie, e si fermi davanti al cancello di un cimitero.
“Quale?” le chiedono le psicologhe.
Cristina non ha dubbi, quello di Massa Finalese.
Sarà la bambina che in assoluto descriverà le scene più atroci.
Dirà che Don Giorgio, dopo i rituali, portava via cadaveri di neonati sul suo furgone bianco.
Ecco il suo verbale:
“Ce li facevano buttare in aria, loro cadevano e poi li mettevano in un. telone, facevano colare il sangue dei bambini e ce lo facevano bere. Poi dopo. ci hanno detto che eravamo figli del diavolo perché avevamo commesso un. omicidio. Poi io una volta ho ucciso con un coltello un bambino piccolo. Anche mio padre lo teneva e io gli piantavo un coltello nel cuore.”
Cristina descrive una scena piena di maschere di diavoli e vampiri, proprio come avevano fatto Dario e Marta. Ormai sembra tutto fin troppo chiaro.
La psicologa, poi, le fa un'ultima domanda:
“Ti ricordi chi erano gli altri bambini?”
“Sì” risponde Cristina “i miei quattro cuginetti, i figli della zia Lorena”.
Live persone che parlano francese.
Live Pablo: Bonjour, excuse moi, je cherche le Cours ST Barth.
Live uomo: La premiere a gauche.
Alessia ed io siamo in Francia, a Salernes.
Stiamo cercando un indirizzo.
Live Pablo: Il due bis dovrebbe essere...
Live Alessia: Due. E ' questo eh?
Live Pablo: Vedi un po ' se è questo il citofono… cosa c'è scritto?
Live Alessia: Lorena e Stefano…
Live Pablo: Ok
Siamo venuti a parlare con Lorena Morselli, che vive qui dal giorno in cui, 18 anni fa, è scappata da Massa Finalese.
La sua voce l'avete già sentita, era la donna che piangeva al telefono, mentre ci raccontava l'alba del 12 novembre 1998, quando i suoi figli, i cugini di
Cristina, le vennero portati via.
Live Lorena telefonata:
Pablo: Quanti anni avevano i tuoi figli?
Lorena: 11, 9, 7 e 3… e poi dopo io li ho guardati un'ultima volta…
Ora Lorena abita in un appartamento al primo piano a due passi dal centro storico di questo paesino della Provenza.
Live Lorena: Vous etes arrivée...
Live Pablo: Nous sommes arrivée… Buonasera, bonsoir…
Live Alessia: Buonasera Lorena
Live Pablo: ça va?
Lirena: ça va, ça va, ça c'est bien passé?
Live Pablo: Oui, très bien
Lorena: Très bien? C'est long, c'est long. Allez... Accomodatevi.
Con lei vive anche il suo quinto figlio.
Live Lorena: Stefanoooo
Live Pablo: Stefano… come stai? Piacere.
Live Stefano: Come state? Buon viaggio?
Live Pablo: Tu l'italiano lo parli bene?
Live Stefano: Sì sì lo parlo!
Live Pablo: Parli meglio l'italiano o il francese?
Live Stefano: Meglio il francese…
Lorena stravede per lui. E' l'unico figlio che le è rimasto.
Lorena Morselli è nata nel 1959 a Massa Finalese, da una famiglia molto cattolica e numerosa. Lei è la prima di 5 figli.
Live Lorena: Sognavo di diventare maestra, sognavo di avere una bella
famiglia, di incontrare un bravo ragazzo...
Uno come Delfino Covezzi, un ragazzone simpatico della stessa parrocchia. All'inizio solo sguardi timidi e qualche ammiccamento di nascosto, poi...
Live Lorena: Ci siamo parlati, ci siamo fidanzati e poi abbiamo deciso di sposarci. Al nostro matrimonio c'erano 200 persone, forse anche più, perchè ci volevano bene tutti.
Lorena e Delfino sono la coppia modello del paese. Lui trova lavoro come piastrellista e lei come maestra d'asilo, il suo sogno d'infanzia.
Nel 1987 nasce la loro prima figlia. La chiameremo Veronica. Poi arrivano Pietro, Federico ed infine Aurora, classe '95.
Quella della famiglia Covezzi è un'esistenza tranquilla, divisa tra il lavoro e le attività di volontariato nell'oratorio, in un paese in cui non accade mai nulla di rilevante.
All'inizio del 1997, però, sulla stampa locale cominciano a circolare voci strane sulla famiglia di Dario, l'ultimo figlio dei Galliera, che in quel periodo era stato allontanato definitivamente.
Certo Lorena non si aspettava che presto su quegli stessi giornali sarebbe comparso il nome della sua famiglia.
Questa storia inizia a diventare anche la sua quando la nipote Cristina viene allontanata dal padre Giuliano.
Lorena si prende in carico la questione e comincia a chiedere spiegazioni ai Servizi Sociali di Mirandola. Chiama, chiede appuntamenti, litiga…
Live Lorena: Vedevo che giravano alla rovescio sta gente. Non erano per il bambino, per la famiglia, erano contro tutto, contro tutti. Al telefono continuavano a dirmi: “Il bambino dice sempre la verità. Il bambino dice sempre la verità”...