I 10 comandamenti dello Storytelling, con Lara Lago - YouTube
Ciao sono Cecilia Sardeo, fondatrice di Biz-Academy e se ti trovi spesso
imbambolato di fronte ad una pagina bianca, colto, anzi, colpito da un
improvviso blocco dello scrittore, questa puntata di Impact Girl fa assolutamente al
caso tuo. Ma prima di immergerci nei dieci comandamenti dello Storytelling
per arrivare al cuore di chi ci ascolta, Ricordati di iscriverti al canale
Youtube attivando la campanella che trovi accanto al pulsante Iscriviti se
stai guardando questo video youtube e di iscriverti via mail al podcast se
stai guardando questo video dal sito Biz-Academy.it/podcast
Solo così potrai assicurarti di non perderti neanche una puntata, cominciamo!
Ciao a tutte e Benvenute ad una
nuovissima puntata di ImpactGirl! Protagonista della quale oggi è Lara Lago.
Allora prima di introdurvi Lara vi accenno già al topic che andremo ad
affrontare nei prossimi minuti. Storytelling per arrivare al cuore delle
persone. Cosa non facile, soprattutto quando non abbiamo alcun talento nella
scrittura ma difficile anche quando il talento ce l'abbiamo e non sappiamo
esattamente qual è la formula che dovremmo replicare, quando vediamo
appunto un sacco di storytellers là fuori che diventano influencers per il
proprio brand o semplicemente per il brand altrui e che restiamo
incantati ad ascoltare e a leggere per ore. Lara tu sei a tantissime cose! Allora
troppo poche, dobbiamo aggiungerne :) Tu sei al momento Project Manager a Sky ma
sei anche giornalista. E queste sono solo due cose perché hai fatto un sacco di
esperienze lavorative incredibili in parte anche grazie, dicevamo proprio poco
fa, alla visibilità che scrivere sui social ti ha dato. Scrivere in maniera
particolare, attraverso il racconto di storie. Quindi raccontaci come fai? Da
dove parti? Tu hai la tua canvas bianca, la tua tela.. cosa ci scrivi
sopra? Allora, io ho iniziato non tantissimo
tempo fa. La passione per la scrittura ce l'ho avuta da sempre, proprio, una cosa
che da piccola quando avevo proprio 7-8 anni scrive il diario venivo in cucina
dei miei genitori e lo dovevo leggere a voce alta perchè dovevano ascoltarmi e dirmi
che la separava fare il compitino. Poi a scuola sono sempre stata brava con i temi,
quelle cose lì, e facevo tipo concorsi di scrittura,
tanto che volevo che la scrittura fosse proprio il mio lavoro e da lì in realtà
che poi sono diventata una giornalista. Quindi è quella che io sento
pò come la mia vocazione. Se tu mi dici tu sei venuto al mondo per
che cosa io ti dico: “Mah, io penso per scrivere”,
quindi partiamo da qui. Poi il discorso dei social all'inizio quando tanti anni
fa non sapevo bene Facebook come usarlo, lo usavo come tutti. Ci mettevo una foto con
il solito “buona giornata”, “oggi sono
felice”, “oggi sono triste” per dirti, ma non portava
da nessuna parte. Quando poi ho cominciato ad aprirmi
un pò di più e a dire “ma sai che c'è?” Facebook può essere un posto dove la
gente ti può leggere, a me piace scrivere, proviamo ad unire queste due cose. E
da lì sono successe le magie, nel senso che io lo faccio sistematicamente da
qualche anno, sarà quattro anni più o meno che lo faccio, 4-5 anni, prima era
una cosa più sporadica poi però ho iniziato a vedere un certo punto che se
io condividevo delle cose più vere, la gente rispondeva e li ho cominciato
un po' a prenderci gusto. Mi chiedevi da dove inizio.
Secondo me il primo punto da dove iniziare è l'ispirazione. Se tu non
sai ispirata, tanto vale che ti metta a scrivere, perché per me scrivere vuol
dire dare un nome alle mie emozioni, che è una cosa che a livello da
psicoterapeuta fa benissimo. Se io sento qualcosa, vuoi rabbia, vuoi
felicità, vuoi dubbio, se io riesco a metterci le parole giuste a scriverla, mi
rendo più chiara anche la cosa per una pena è un modo anche un pò per aiutarmi
a vivere, se lo vuoi chiamare così però appunto devi essere in quel momento cioè
deve essere ispirato devi avere qualcosa che ti sta ribollendo in pancia
piuttosto che in testa e devi avere l'esigenza, l'urgenza narrativa di dire
adesso io questa cosa la devo scrivere. Ti chiedo, ti fermo subito per chiederti
come combini questo principio importante dell'essere ispirata con le
regole molto meno ispiranti di un algoritmo dei social o semplicemente di
un blog, perché adesso noi parliamo di social ma tu scrivi, puoi scrivere ovunque.
Voglio dire, poi scrivere, se sei una giornalista hai delle scadenze, devi
scrivere che tu sia ispirata oppure no. Quindi hai un modo per trovare
quell'ispirazione quando ti manca per troppi giorni? Allora il luogo è molto
importante. Se tu sei in un posto.. Quando scrivo gli articoli proprio per i
giornali, io tra l'altro faccio delle collaborazioni con un giornale che si chiama
“La voce di New York” , e ogni tanto lì dovevo scrivere delle cose
il mio laptop con la famosa barretta che lampeggia e ti guarda e tu là dici
ok adesso a noi! Lì l'incipit, devi sapere che l'incipit di un pezzo come anche di
un post, non cambia niente, è la parte più importante. Cioè le prime, la prima
riga, le prime due righe tu già il lettore hai spiegato se resterà con te
fino alla fine o se lo perdi. Perché devo proprio prenderti. Ti devo dire anche che
i social, a me Facebook ha cambiato il mio modo di scrivere perché prima dovendo
scrivere articoli era molto più scialla. Quando scrivevo articoli di cronaca nera eccetera
e li pubblichi sul giornale là non hai il lettore che mette il like o non mette il like.
Speri sempre che ti leggano in tanti, ma non lo sai invece avere il ritorno diretto,
immediato, ti cambia. Infatti se vuoi ti racconto un
aneddoto che una delle prime volte, non era neanche uno dei miei primi post,
io inizio scrivere un post, non mi ricordo nemmeno il tema. Io in
genere posto sempre questo post lungo una ventina di righe con
una foto. Vedevo che secondo avevo scritto una cosa bella, ma la gente non
rispondeva e dopo dieci minuti avevo tipo 2 like. Mi chiedo come è possibile?
Quindi faccio questo esperimento con il lettore. Cambio l'incipit, tengo il post
esattamente com'è, però invece di fare l'incipit che parte da
distante uso proprio quello che si chiama in medias res: sono qui, mi sta
succedendo questo in questo momento penso che aiuto aiuto.
Cambiando l'incipit hanno cominciato ad arrivare i like. Quindi era quello,
avevo sbagliato l'incipit. E il ritmo della scrittura,
cioè dove devi essere molto molto stretto e devi dire tante cose in
poco tempo, usando frasi corte, perchè quando guardi Facebook? Quando sei
in macchina ferma al semaforo, quando sei in fila per la spesa,
non tutti si prendono il tempo giusto per leggere i post, quindi devi
essere fruibile a un mercato veloce. E la mia scrittura è diventata più veloce.
Veloce ma non priva di dettagli perché quando io ti leggo e vi consiglio
ragazzi di andare a cercare Lara sia su Instagram che su Facebook, perché i post
sono fenomenali e resti incollato. Quando io resto incollata a leggere i tuoi post noto
che ci sono un sacco di dettagli che poi mi portano al dettaglio successivo e al
dettaglio successivo. Quindi devi trovare questo equilibrio, giusto? Quella che è la
rapidità senza però diventare troppo generica, perché sennò non è più una
storia ma perché anche quella del dettaglio ad esempio è una cosa
fondamentale di vero. Se io ti racconto un fatto per macro sistemi, tu non lo vedi ma
è uno dei commenti più belli che mi fanno
è “quando ti leggo mi sembra di essere la con Te”
oppure “mi sembra di vedere un film a colori” perché te lo devo far vedere.
Ti devo dire Cecilia ha la maglia nera, il rossetto
rosa. Tu lo devi vedere. Quando leggi un libro è così, tu ti
fai un immagine visiva, il film lo stai leggendo cioè come se tu
comunque la tua testa le immagini le crea. Quindi il mio compito della scrittrice è
mettersi nella condizione di darti gli strumenti per creare queste immagini
quindi tantissimi colori ad esempio e anche la musicalità della scrittura.
Perchè comunque è una cosa che anche se te
legge voce alta secondo me dovrebbe dovrebbe funzionare, nella migliore delle ipotesi
funzionale. Quindi può essere, per fare un esempio concreto sulla musicalità, non
troppe parentesi o incidentali, o troppe punteggiature. Quindi brevi frasi e frasi
brevi che quindi rendono la narrazione veloce, senza per forza renderla generica
e poi semplici soggetto verbo complemento.
Andare a fare le tiritere secondo me non serve, o meglio, lo puoi fare come esercizio di
stile. Una volta ogni tanto ci sta. Io amo gli esercizi di stile. Però secondo me
non sono funzionali alla causa. Nel senso deve essere semplice, deve capire tutto.
Quando studi giornalismo ti viene detto che tu devi scrivere per la
casalinga di Voghera, è vero questa cosa qua, è vera. Io devo andare da mia nonna
e dirle “Nonna ma sta cosa l'hai capita?”
se mi dice di no magari spero che il pubblico sia un pelino più giovane,
quindi gliela lascio passare quindi dico questo è un problema della nonna
e non forse del testo, però un testo buono e un testo che capiscono tutti, questo sicuramente.
Quindi possiamo riassumere questo.. in realtà vorrei tornare all'ispirazione,
ma voglio riassumere questi due aspetti di cui abbiamo parlato, in regole che
possono poi essere concretizzate. Allora l'incipit è la parte più importante.
Poi a breve ti chiederò come trovi l'ispirazione per quell'incipit ma
prima mi viene da riassumerla con.. potremmo chiamarla la Regola di Steven
Spielberg, per cui quando leggi devi riuscire a immaginarti un
film cioè se tu dessi quel testo ad un regista, quel regista deve
essere in grado di farci un film. Infatti ha fatto anche corso di
sceneggiatura, perchè secondo me sono cose molto collegate.
Ecco, super bellissima questa cosa. E poi hai nominato la casalinga.
Io ricordo la regola che mi dissero uncorso di
copywriting: i tuoi nipotini o i tuoi figli, un bambino di 12 anni deve essere in
grado di capire quello che stai leggendo.
Quindi non cercare di fare troppo il sofisticato. No perdi il
lettore. Sopratutto se fai il sofisticato, il lettore ti percepisce un pelo snob
sei fuori, hai finito. Devi proprio essere vicino al lettore, sei il
suo migliore amico e gli stai raccontando qualcosa.
Possibilmente facendogli vivere un'emozione, sai che c'è, io ho vissuto
questa emozione, ora la faccio vivere anche a te. Questo secondo me è proprio la
base, il tappeto da cui parti. Ok e all'inizio però hai detto il luogo è
fondamentale per l'ispirazione. Ad esempio io quando ero più piccola scrivevo
con le gambe incrociate, seduta sul lettone dei
miei genitori, quando ero adolescente e se tu mi mettevi seduta con le gambe incrociate
sul mio letto la magia non funzionava, per dirti. Adesso scrivo bene se ho la
musica, la mia musica. Devo dire che ci sono delle cose un pò
paranoiche, del tipo che se sento una canzone che mi ispira la metto in loop,
per 20 minuti andrà sempre quella stessa canzone, perché quel mood che mi tira
fuori quella canzone devo tenerlo per il periodo che sto scrivendo.
Poi mi piace scrivere molto di domenica pomeriggio, non chiedermi perché però
forse è il momento in cui non sei impegnato con la routine della settimana.
Per postare la domenica sera è uno dei momenti migliori
quindi hai anche una sorta di deadline che si
sta avvicinando,e dici ok, sono le 4 di domenica pomeriggio, se scrivo un
post adesso e sono in grado di postarlo alle 7 sicuramente funziona.
E questa cosa è come un boost, ti carica molto e
quindi io credo che le cose migliori le ho scritte di domenica pomeriggio.
E poi io scrivo di notte. Scrivo di notte perché la cosa che mi
piace pensare è che il mondo stia dormendo ma io sono sveglia per produrre dei
contenuti e è il momento in cui estraniarsi proprio
ed è un momento per te perché alla fine scrivere
una cosa estremamente intima, quindi devi avere proprio il momento
in cui ti senti protetta nella tua intimità, la notte mi dà l'idea di
protezione. Quindi potremmo riassumere questa cosa in modo che possa essere poi
replicata all'esterno, come osserviamo osserviamo come ci sentiamo in vari
momenti della nostra settimana della nostra giornata e proviamo senza la
pretesa magari di trovarlo subito a capire qual è il contesto che ci può
aiutare ad essere più creativi. La mia domanda è c'è un momento in cui senti
che finalmente adesso è il momento in cui io posso essere io, senza non ha
nessun tipo di preoccupazione, non devo pensare devo far la spesa, che sono
tranquilla e posso proprio concentrarmi su di me e su quello che voglio esprimere
in quel momento è il momento giusto per scrivere secondo me.
I punti ovviamente sono i punti io quelli che chiamo i dieci
comandamenti per lo storytelling. E questo sarà anche il titolo della nostra
puntata perché mi piace da morire.
Quindi punto uno: sentirsi ispirati. Punto due: andare in
piccolo. Quello che un po' anticipavamo anche prima. I dettagli.
Se io ti racconto una cosa a massimi sistemi, sempre sulla superficie
senza mai approfondire, cosa ti passo? Secondo me ha poco senso. Andare in
piccolo io intendo proprio se sono di fronte a te, descriverti, partendo dalle
cose piccole. Come metti le mani quando parli? Come sposti i capelli?
Sono i dettagli. Nella scrittura i dettagli sono
fondamentali, come ho fatto a capirlo? Leggendo. A me piace leggere tanto. Leggo
poco però mi piace. E quando trovo qualcosa che mi piace, e questo
lo faccio in tutti i campi della vita, se vedo una ragazza vestita bene mi
fermo e dico mi piace, perché? Cosa che mi piace?
Stessa cosa per la pagina del libro. Mi piace un sacco questa scrittura, cosa ha che
mi piace? Questo è un altro consiglio che do a chi sta cercando un pò di trovare un
proprio stile. Trova quello che ti piace e da la parti,
questo era un extra consiglio. Quindi io notavo che le pagine che mi piacevano
dei libri avevano tutti un sacco di dettagli, mi raccontavano cose molto piccole..
c'era sempre qualcosa che mi catturava perché dal
piccolo partito per vedere il quadro grande, ma non è che subito vedevo quadro
grande capito. Quindi secondo punto i dettagli. Faccio un passo indietro, che secondo
me può essere un perfetto collante. Magari è uno dei prossimi comandamenti
ma tra ispirazione e dettaglio ci deve essere anche una direzione che tu stai
seguendo, una cosa è quando lavori come giornalista e hai un pezzo che ti viene
assegnato o un tema che ti viene assegnato che devi assolutamente affrontare e un
conto è quando invece lavori sul tuo brand, su te come Lara. Per cui a quel punto
ce l'hai sempre una direzione o a volte ti capita di partire da un micro
dettaglio e mentre scrivi arrivare alla mèta? Assolutamente si, la seconda
opzione che hai detto. Io in realtà sono sempre così. Parto da un immagine, da
una cosa che mi piace scrivere, da una cosa che sento, e che magari da una cosa che
ho visto durante il giorno che non avevo tempo ha puntato su per di corsa nel
noto del cellulare e alla sera da quell'immagine ci costruisco un pensiero.
Questa cosa mi succede spesso, quello di non aver la direzione anche quello mi
succede però ho notato che è controproducente, perché un altro dei
temi è che tu devi avere i tuoi temi. Secondo me sottoscrivi di tutto è
un pò come se scrivessi di niente anche perché ti serve il tuo pubblico e quindi
su tutte devi trovarti la tua nicchia quindi per farlo devi selezionare di
cosa vuoi parlare e a chi lo stai dicendo. I miei due grandi temi nel
mio caso sono expat, quindi tutta quanta la comunità della gente che vive
all'estero e accettazione dei propri difetti, trasformandoli in punti di forza,
e dentro ci metti il body positivity, ci metti become who I am, quindi diventare
la parte migliore di me, eccetera tutto quella cosa arriva nella seconda categoria
e poi c'è questi sono i due i miei grandi temi. Se io voglio scrivere
qualcosa che non entra in nessuno dei due temi o lo tiro da una parte, o se
no lo faccio lo stesso, se voglio scrivere di
una cosa la faccio lo stesso in modo consapevole, che non sarà
uno dei miei temi ma sai che c'è, va bene anche così a un certo punto. É una cosa
che mi provoca emozione? Sì, quindi questo
già giustifica il fatto che ne posso scrivere, questa è il mio proprio
lascia-passare. Emozionante si / no. Da là capisci. Però la domanda iniziale tua
era? Se ti capita di partire dal dettaglio e poi trovare la direzione.
Sicuramente sì, però anche le tematiche di cui scrivi, una scelta
giusta va fatta. Quindi individuare quelle che magari attraverso delle
parole chiave, si parole chiave, o frasi chiave due o tre, o anche una sola
tematica che ci ci rispecchia particolarmente, rispecchia noi, il nostro
brand, il nostro servizio, perché poi uno può scrivere per scopi diversi e ricordare
perché quello è il nostro punto di partenza per l'ispirazione. Mi piace
anche il fatto di dire va beh, se mi capita di pensare a qualcos'altro
lo scrivo e basta, sapendo che se possibile lo collego a quello che è il
mio tema predominante, altrimenti lo scrivo e basta perché vuol dire che
l'ispirazione mi sta parlando. Passiamo al terzo comandamento.
Il terzo è usare un lessico tuo, quindi non frasi fatte e non fuffa. Io non voglio la
fuffa. Quando vedo un post di gente che usa 3 minuti del mio tempo per arrivare
in fondo e non dirmi nulla mi arrabbio. Lasciami qualcosa, mettimi nella condizione
di migliorare, non dico la mia giornata, ma fai in
modo che quei 2-3 minuti siano qualcosa che mi dà qualcosa.
Anche a livello di stile di scrittura concreto non solo perché hai più engagement del
lettore, non solo per quello ma anche perché proprio è una cosa vera. Cioè
crea il tuo stile ma parlami, dammi un messaggio parlami di
qualcosa, quindi crea uno stile tuo, senza fuffa.
Possiamo aggiungere che non è detto che lo trovi
dall'oggi al domani? È un lavoro di anni e ti dirò un'altra cosa. È un lavoro
che non finisce mai perché comunque sai quante cose
influenzano il modo in cui in cui scrivi? Alla fine scrivere è un pò come cantare,
un po' come stare sul palco, sei nudo, non hai
filtri. Io una volta cantavo in un coro gospel e mi
ricordo che mi riprendevano e nel momento che mi toccavo i capelli
si vedeva. Si vede tutto, anche quando scrivi si vede tutto. Forse hai un pò
più filtri perché le parole magari ti possono un pò nascondere. Però
se un lettore è un pò sgamato ti sgama se tu scrivi le cose false, e poi non
passano perché anche lì è l'emozione che ti frega,
non hai la stessa emozione e quindi se questo sarà
un e passione punti, essere veri. Quindi per cercare lo stile poi come si
fa tra l'altro a cercarlo? Devi leggere tanto, devi capire cosa ti piace
quando non ti piace, deve capire qual è il tuo obiettivo, tu perché stai scrivendo?
Perchè da lì poi anche lo devi cambiare, è
uno stile funzionale al tuo obiettivo quindi in base all'obiettivo che hai e
allo strumento. È chiaro che se uso Twitter, cosa che non riuscirei mai ad utilizzare,
nemmeno io. Però ecco è importante anche trovare un compromesso fra tutti questi
aspetti. Mi veniva un'altra domanda ma non voglio interrompere il comandamenti.
Vai vai col quarto andiamo. Essere veri perché i
social non sono un luogo dove mostrarsi felici ma vulnerabili e quindi
alla fine ci ricolleghiamo a quello che avevo detto dell'essere nudi.
Quanto persone tristi vedi sui social? Nessuno. Quelle poche che hanno il
coraggio di dire qualcosa di triste o di in maniera magari poco filtrata di
solito rischiano di incorrere nel famigerato unfollow. Se c'era un video
che era diventato virale, che era stato fatto proprio sulla falsità di
questa felicità costante sui social talmente falsa che a volte
costruisci delle foto delle immagini che non esistono apposta per far vedere
una cosa perché appena fai vedere qualcos'altro cioè che hai una vita
normale, potresti non essere più interessante. Questa cosa è sbagliata, è
sbagliata di base, ed è nella normalità che devi trovare l'eccezione. Perché
se tu cominci a creare la vita da proprio da influencer classico e faccio
la foto, cioè le hai viste quelle che fanno le foto
tutte quante super in posa e magari neanche mangiano. Perché l'obiettivo era
mostrare una cosa che non c'è. Ecco io sono molto distante da quella cosa lì,
sono molto più vicina a farmi un selfie senza trucco alla mattina dicendo: ragazzi
ciao questa è la mia vera faccia. Dove non ho le sopracciglia, dove non ci ho
messo mezz'ora in bagno a truccarmi cioè essere vulnerabili e mostrare che
non c'è niente di male nell'essere tristi, nell'avere una giornata
no.. Io ho avuto molto più ritorno anche
dalla gente quando ho mostrato la realtà e delle cose che magari anche come donna
ti fanno sentire male per x motivi. Mi ricordo una volta un post che è
successa questa cosa. Ti ricordi tutto il movimento Me Too? Prima che succedesse
movimento Me Too, ma poco prima, tipo due settimane prima, è come se
la stessi sentendo. C'era un pò un'aria nel
campo temi femminili, dove le
donne cominciavano a dire “eh ma noi non vogliamo più essere trattate in questo modo”
cominciavano a sentire un pò l'aria che qualcosa stava cambiando, ma non so da dove
mi arrivasse questa cosa. E una domenica
pomeriggio alle quattro come ti dicevo prima ho raccontato questo episodio come
successe anni fa che è una cosa molto personale, che non abbiamo raccontato
praticamente a nessuno e raccontai questa volta in cui un collega ci provò
in macchina con me io ero molto a disagio e avevo moltissima paura e non
sapevo come uscirne da questa situazione. Poi andò bene non successe niente, però
l'effetto che fece su di me questa cosa e quella domenica ho detto
sai che c'è ora provo a scriverlo. Ed era una cosa che mi pesava perché
ti mette in una posizione che non è una violenza però lo è. E coinvolge tante
persone perché i miei genitori quando arrivai a casa quella sera si
ricordano l'episodio, mio ragazzo se lo ricorda l'episodio, quindi per la prima
volta mette nero su bianco una cosa che perchè era un pò come riviverla. Quindi
io mi ricordo dei momenti in cui stavo scrivendo
avevo le mani che sudavano, esattamente come quando era in macchina col tipo.
Riscrivendola era come riviverla e quel post l'ha fatto una
cosa come 2000 like, ma 2000 like per una cosa che è
successa in macchina con uno capito. Che per me duemila like tanti.
E mi ricordo che il mio post finiva con: cosa succederebbe se
tutte quante avessimo il coraggio di denunciare il momento in cui ci siamo
sentite che qualcuno ci ha mancato di rispetto? Due settimane dopo scoppia il Me Too.
Questa cosa qua me la ricordo, mi vengono i brivida perchè dico ero un precursore e
non lo sapevo! Lara voglio collegarmi
a una cosa che hai detto, ma prima, adesso ho un sacco di domande che sono
tipo con la puntina in fronte e spero di ricordarmi le tutte ma prima voglio
che descrivi un pochino che cos'è questo movimento Me too, per chi,
anche se credo siamo in poche non l'ha mai sentito. Successe era
settembre ottobre di due anni fa Weinstein e produttore di Los Angeles,
mega produttore e capo di un cinematografiche grosso
viene fuori questo scandalo che venne denunciato da un sacco di attrici che
dissero “noi per fare il film dovevamo passare prima per la sua camera
di hotel” e quindi il movimento Me Too viene chiamato così nel momento in
cu “Me Too”, anche a me è successa questa cosa non solo nel cinema ma anche in
quanto segretaria in quanto donna delle pulizie, e c'è stata proprio questa ondata
mondiale perché poi a partita in America ma in Italia è stata tradotta con “quella
volta che”, quella volta che mi hanno mancato rispetto alla volta che c'era e
nel momento in cui è stato lanciato questo doppio a sta quindi nel nostro
caso italiano e internazionale, c'è stata una
risposta di donne di tutte le età tutte le etnie che hanno più risposto,
mostrando è anche con dei racconti molto personali e molto toccanti tutte
gli episodi di violenza, che passano poi sotto silenzio alla fine, perché ti senti
tu la vittima quando non è così. Quando tu hai raccontato questa cosa hai
lanciato un'azione finale. Prima hai parlato dell'incipit, dell'inizio e
ti chiedo l'azione con cui o l'invito con cui lasciamo il lettore è
altrettanto importante? O a volte lo ometti? È importantissimo! io a volte lo
ometto perché a volte racconto delle cose mie personali, che quindi si chiudono..
anche questa in realtà è una cosa personale, però ero cosciente che era una cosa che
come è successe a me, è successa a te, può succedere a chiunque e quindi è un mio
fatto personale che però potremmo praticamente
avere in tante in comune. Se ti racconto della volta che sono andata a fare shopping
magari, per fatti fare anche una risata, non metto la call to action alla fine. Se
è una cosa forte la call to action si la metto e magari se non è una call to action
è un pensiero che chiude con un pensiero che comunque esula da me, dalla mia
esperienza personale ma invita alla riflessione. Ok siamo al quinto o al quarto? Siamo al quarto
è lunga, è lunga! Ah no, siamo al quinto, grandissima.
Scrivere per immagine con musicalità. Hai detto niente eh..
Scrivere per immagini un pò ti torna al quello di prima, del ricordarti di
dettagli, un po', no i colori come dicevamo. Quindi
quando sta vivendo una cosa e ti rendi conto che è una cosa che ti sta
ispirando fermati. Questa cosa ti sta ispirando? Benissimo. Quali sono i dettagli
che mi stanno ispirando? La luce che entra dalla porta, i colori del muro..
annota tutto mentalmente come se stessi facendo una fotografia a quella cosa,
perchè poi quella cosa la devi descrivere. Quindi scrivi per immagini. A me è
successo e chi va in giro come lo sa, che ad un certo punto dico: no fermiamoci perchè
adesso devo scrivere. Mi succedeva in un viaggio a New York, dove ogni tanto
mi isolavo ma che ha fatto sia con dieci persone con dieci amici eravamo un
gruppo grosso e ogni tanto mi isolavo della conversazione ma non so in metro e
mi mettevo in un angolino e cominciavo a scrivere e gli amici lo avevano capito
mi dicevano “stai scrivendo” tipo come se
fosse quasi una colpa, perché c'era qualcosa che mi ispirava.
La cosa migliore sarebbe scriverne subito che se tu fai un'immagine
visiva e poi la descrivi o sei brava a tenertela in mente o sennò è meglio se
la scrivi subito ma questo vale anche
se succede una cosa spiacevole di cui vuoi raccontare l'emozione, se è appena
successo è molto più forte che magari se lo scrivi la sera o se lo scrive il giorno
dopo. Quindi questo anche dell'immediatezza della
scrittura però sì le immagini è importante e ci
richiama al discorso che deve essere come un
film e la musicalità appunto perché comunque io faccio tante frasi corte e
ripeto tanto alle parole che può essere molto noioso come principio però alla
fine è un po il mio stile quando scrivi ti deve divertire.
Se tu non ti diverti quando lo fai non farlo. Anche questo è importantissimo, perché
poi c'è questa quando facciamo copywriting ad esempio c'è questa regola
secondo la quale è importante giustamente che non sia soltanto una
scrittura autoreferenziale. Scrivi per gli altri però se
scrivi solo per gli altri, della serie allo scopo di ottenere il mi piace,
ottenere la vendita, ottenere il click o quello che è
vai all'estremo opposto. Quindi mi piace molto che ha ricordato che
dobbiamo trovare un pò la via di mezzo. Se non è una cosa che ci ispira o che ci
diverte difficilmente riusciamo ad ottenere qualcosa.
Il divertimento è una cosa fondamentale. Poi l'io a livello commerciale è una cosa
che purtroppo funziona e comunque i social sono una cosa voyeuristica, quindi tu
vuoi spiare le vite degli altri. Se ti racconto una cosa generica con una
foto di un paesaggio la gente non è tanto interessata quanto
alla mia foto che piango, per dirti, no cioè è molto più.. è quello che dicevamo
un pò anche prima, prima a
microfoni spenti peraltro, è un pò il grande fratello.
Quindi tu vuoi entrare nella vita degli altri, quindi devi dare il permesso agli
altri di entrare nella tua vita. E su questo mi fermo perché c'è questa
distinzione a cui io tengo tantissimo tra personale e pubblico, che spesso è uno dei
motivi per cui le persone non cominciano neanche a utilizzare questi tools, questi strumenti
o magari si bloccano qualunque cosa stiano scrivendo perché temono non
vogliono parlare di loro. Un pò perché temono di non risultare
interessanti, ma questo lo stiamo un pò smascherando questa paura, stiamo
scoprendo come esserlo ma anche per la paura o per il non desiderio di mettere
l'espressione quale di lavare i propri panni sporchi in piazza. Tu riesci a
trovare un equilibrio perfetto perché quando io ti leggo non scendi mai nella
sfera privata ma parli di te a livello personale. E questo succede perché io
odio le gabbie e quindi se io dovessi crearmi un metodo di racconto dove ti
spiattello tutta la mia vita sarei costretta a farlo sempre e quindi
questa costrizione mi metterebbe all'interno di una gabbia nella quale
non voglio assolutamente mettermi. Io voglio avere la libertà di poter anni fa
la passata senza che debba dire oggi sto facendo la passeggiata capito, quindi è
per quello che sui social non vedrai, lo facevo all'inizio ma non lo
faccio più.. le foto con il mio fidanzato non
le metto perchè comunque la scelta di stare sui
social è mia e non sua, quindi io non voglio, cioè se ci facciamo un selfie, ci
facciamo selfie io e te oggi, io prima di pubblicarlo te lo chiedo perché non
voglio comunque che le mie scelte sfocino nelle vite degli altri, sopratutto
per le persone che vivono intorno. Ed è per questo che niente
gabbia per me, niente gabbia per loro, liberi tutti. E quindi la
scelta della privacy è una scelta importante. Se devo raccontare un fatto
che mi è piaciuto che mi ha ispirato che ha coinvolto un'altra persona magari non
gli chiedo il permesso perché se glielo che dovere mi dice di no
quindi me ne sto zitta e buona lo stesso però cambio il nome in modo che la
persona sia riconoscibile, oppure metodo dei dettagli un pò fake in
modo che la persona. Soprattutto se sono temi sensibili come non so una persona
che fa coming out. Cioè ci sono i temi sensibili che a me piace trattare
che però devono comunque tenere in considerazione nella libertà non solo
mia ma anche degli altri. Sesto comandamento.
Sesto comandamento le emozioni. Le emozioni sempre e comunque, anche quando
stai commentando un fatto di cronaca. Perché c'è anche questo da dire. Se tu
hai tuoi temi ben chiari in testa expat, per esempio, nel momento in cui un
ministro a caso fa una dichiarazione tu ti devi trovare pronto a parlarne
capito. Però lo puoi fare solo se in te quella dichiarazione ha scaturito in
te un emozione perché altrimenti rischia di
essere magari un editoriale come in un giornale ma molto asettico, molto freddo.
Quindi io consiglio le emozioni sempre anche quando parli di un fatto che non
ti ha coinvolto in prima persona. E tu dirai, Eh Brava e come si fa? È molto difficile,
è molto difficile, forse è una delle cose più difficili.
Tu ci sei riuscita molto bene quando hai scritto questa lettera aperta all ex
ministro del lavoro Poletti e sei diventata praticamente virale in tutta Italia.
Ma perché Poletti ha detto una cosa che mi aveva fatto molto
arrabbiare quindi alla mia rabbia che era divenuta virale in quel momento.
Perché lui disse era il 2016 ed era il dicembre 2016, vivevo ad
Amsterdam all'epoca e stavo per rientrare per le vacanze di Natale. E lui
disse “gli italiani che sono andati fuori dall'Italia è meglio che se ne stiano fuori
dai piedi”. E allora, anche tu Cecilia, hai vissuto
all'estero, quindi sai il sentimento dell'expat. Questo è un tema gigante su cui dovremmo
dedicare un intero podcast e non è detto che possa diventare una bella idea.
Tu sei via e hai un sacco di mancanze, ti manca casa, ti manca la terra,
il cibo e il sole che magari essendo in Olanda pioveva sempre,
i genitori, i tuoi amici.. fai fatica, ce la fai lo stesso, comunque
sei da solo e hai la sensazione di essere da
solo al mondo, però ogni giorno vai a lavoro, ti sei trovato un lavoro, parli tutti i
giorni in inglese, ti paghi l'affitto, cioè comunque
ce la fai con una fatica devastante e un Ministro del Lavoro ti viene a dire
state viene fuori dai piedi. In quel momento là non ci ho più visto, non ho
più ragionato e ho scritto appunto una lettera a lui dicendogli caro Ministro
venga anche lei a vedere quanto bene si sta all'estero,
che poi si sta bene però comunque con le difficoltà. Quindi questa cosa qui è
stata intercettata da un sacco di italiani che vivono all'estero, dalle
famiglie che vivono in Italia che hanno figli che sono all'estero e questa cosa
stata molto condivisa ed è stato il mio primo caso di quando un post è
diventato virale. Quindi non c'è una regola purtroppo, una formula per giocare
di emozioni. Bisogna sentirle e basta. Le devi sentire. È una
cosa che ti deve toccare sul vivo. Questo poteva essere una cosa asettica, una
dichiarazione di un ministro, non lo diventa nel momento in cui mi vieni in
casa e mi dici tu che te ne sei andata dall'Italia stattene fuori, capito.
E è per quello che il post è andato bene, perché era pieno di
emozione ed era palpabilissima, era proprio una cosa che potevi sentire.
E mi viene da collegare però questo alla chiarezza dei tuoi temi perché se non
avessi magari scelto il tema expat come un tema che ti tocca così da vicino e
che senti così tuo, magari quella dichiarazione avrebbe suscitato
un'emozione diversa. Quindi torniamo al fatto di essere comunque chiari rispetto
a quelli che sono i valori che vogliamo comunicare, il messaggio che vogliamo
comunicare, senza rischio di diventare ripetitivi. Perché poi ogni tema può
essere affrontato da mille angolazioni e come ben sappiamo possono arrivare anche
degli imprevisti che ci aiutano in questo. Settimo comandamento: incipit e
chiusura. Ecco e ne abbiamo già parlato.. proviamo a vedere..
l'incipit è media stress quello che dicevo prima ed è praticamente iniziare
a raccontare un fatto già come sei immerso, ci sei già in mezzo. Non è questa mattina