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Podcast, Roberto Paloma- Italian Talks

Roberto Paloma- Italian Talks

Musica

Oggi a ItalianTalks conosceremo un po' di più del mondo dell'architettura, dell'arte e del

design e lo facciamo con una delle sue eccellenze Roberto Palomba. Ciao Roberto, benvenuto. Allora

tu hai fondato tanti anni fa insieme a Ludovica Serafini il vostro studio Palomba e Serafini

Associati e hai detto che il vostro approccio alla progettazione è olistico, cosa vuol dire?

Vuol dire che credo che un buon progetto oggi deve tenere conto di tanti elementi,

quindi non può concentrarsi solo su una parte specifica ma deve avere una visione completa.

Un buon progetto deve in qualche modo coinvolgere anche i sensi in maniera totale,

è un po' più complicato che magari dedicassi a un dettaglio ad una parte,

si occorre un po' più di tempo e un po' più di fantasia. Dal momento in cui è nato il vostro

studio, quindi parliamo di quasi 30 anni fa, è passato un po' di tempo, diciamo se ripensi a quel

momento qual era la tua barra vostra aspettativa? Le aspettative sono quelle di fare bene,

credo che oggi sia molto importante, subito per quanto riguarda i giovani, io a che fare con i

giovani che a volte mi chiedono ma come si fa a diventare famosi, come si fa a fare dei bei

guadagni? Cioè cerca di essere te stesso e fai bene te stesso, più che sufficiente.

Quindi questo è il consiglio principale che tu dai a un giovane?

Sì, essere se stessi e avere il coraggio di essere se stessi fino in fondo. Oggi c'è molta

più libertà di esprimersi, la mia generazione ha iniziato con delle università che ti imponevano

in qualche modo uno stile, oggi se imponessi uno stile ai miei studenti all'università mi picchierebbe.

Però tu avrai uno stile nel quale ti riconosci?

Ho il mio stile, ho la mia visione delle cose che è un, diciamo, un approccio listico. Non

mi piace lo stile, non mi sento uno stilista, mi sento molto curioso e forse sono molto più vicino

ai vecchi maestri che erano molto curiosi e un po' meno a quelli che sono stati i miei maestri,

sono stati un po' troppo in qualche modo catechizzanti.

Dimmene uno.

Di vecchio maestro, Achille Castiglioni, un uomo eccezionale con una curiosità vastissima,

lui diceva se non sei curioso questo non è un mestiere per te, gli faccia una lampada che

sembrava, la toglievo e sembrava un oggetto ready made, col faro del trattore, con la canna da pesca,

eccetera, poi gli faccia la stylus che era un oggetto iper minimale. La generazione mia,

se avesse avuto questi sbalzi di creatività non sarebbe stato riconoscibile, la stampa non

ti avrebbe premiato. Io ho cercato di essere curioso e più largo possibile nelle mie scelte

stilistiche.

Come si lavora in due?

Si lavora molto bene, si lavora molto bene perché ci si completa e soprattutto il fatto

di essere un uomo e una donna, secondo me, si ha una maggiore visione del progetto e si completa

il punto di vista, per cui i nostri non sono progetti che sono in qualche modo molto spesso

si dà del maschile o del femminile ai progetti, ai progettisti, il nostro cerca di avere una

visione un po' più completa. E poi c'è una grande fiducia nell'altro, quello che pensa,

dice Ludovica, a me piace molto.

Ti piacerebbe che il tuo lavoro magari continuasse attraverso tua figlia?

Assolutamente no, no, io non sono proprietario di mia figlia, mia figlia è proprietaria di

se stessa e credo che i genitori devono fare un grande passo indietro rispetto alle ambizioni,

le speranze, le voglie e le passioni dei figli. Sono loro e vanno rispettate, vanno salvaguardate,

anzi vanno incoraggiate nella misura in cui puoi farlo. Credo anche che vadano in qualche

modo lasciati sbagliare.

Il tocco italiano, secondo te, è sempre un di più?

Assolutamente sì, io sono molto italianofilo in questo senso, sono molto sciovinista nei

confronti della capacità creativa italiana di essere migliore di quella degli altri paesi,

proprio perché abbiamo un approccio, secondo me, più completo. Non c'è solo una visione

estetica ma c'è anche una visione innovativa, c'è una creatività esuberante, c'è una

visione sul futuro. A volte siamo anche troppo. Io sono profondamente innamorato di questo

paese, mi ha dato tanto, credo che continui ad andare ancora tanto, bisogna proteggerlo,

bisogna salvarlo, bisogna a volte un po' da se stesso. Però l'Italia, girando il mondo,

ti rendi conto di quanto il nostro paese sia un concentrato assoluto di tutto. Dobbiamo

insegnare alle persone che quello che abbiamo sotto i nostri piedi è un valore che appartiene

anche a loro e che parte dalla loro identità. Per cui è molto importante che nasca un po'

di orgoglio, ma il parolo orgoglio, secondo me, è sempre visto un po' di consapevolezza. Mi piace

molto invece la parola consapevolezza di cosa significa essere nato in Italia.

Sì, ma questo in concreto?

Istruzione. Perché bisogna che i ragazzi dall'inizio…

Quindi scuola.

Scuola. La scuola è il primo compito. Io ho avuto la fortuna di essere chiamato spesso

nelle università a insegnare, a fare dei corsi, a fare delle conferenze, eccetera. Per me è molto

importante che le persone siano consapevoli di che cos'è il loro DNA, che cos'è la loro storia,

di che cosa sono proprietari. Perché noi siamo, in quanto italiani, proprietari di un 60 milionesimo

circa di un patrimonio che non si riesce a quantificare.

Qual è la fiera più importante in cui tu sognavi di esporre le tue cose e che poi sei riuscito a…

La fiera delle fiere per noi è il Salone del Mobile in Milano. Il Salone del Mobile in Milano

rimane la fiera più importante del design, non solo del mobile. Oggi è capace di attrarre anche,

perché è un grande momento di comunicazione, anche altri eventi che sono…

Fa vivere tutta la città.

Ma sì, poi fa vivere la città. La fiera è una fiera. Milano è l'unica città che veramente

diventa un grande progetto culturale per una settimana. Diventa una grande opportunità di

incontrarsi.

Ma quali sono le caratteristiche, le qualità, i talenti che chi fa il tuo mestiere non può non avere?

La curiosità, il tempo, perché lo devi rubare a qualcos'altro. È un mestiere che porta via

tantissimo tempo e quindi molto spesso la famiglia, gli amici, le vacanze… Un po',

vengono rosicchiate, a volte un po' tanto, soprattutto all'inizio. E poi sicuramente quello

che chiamiamo talento in realtà è una serie di sensibilità, di capacità di acchiappare le cose.

E sicuramente la velocità. Ecco, la velocità è una forza, è una delle doti più importanti.

Credo che oggi viviamo una sorta di schizofrenia totale per quanto riguarda la nostra vita.

Viviamo una parte di vita reale, quella che viviamo toccando ed essendo toccati qualche

volta, si spera. E poi c'è un'altra parte, quella mediatica, che può essere tante cose,

che non necessariamente coincide con la nostra vita reale. Quindi questa digitalizzazione che

è diventata così importante, che è diventata quasi il 50% del nostro tempo.

Ti dico un'altra parola molto sentita in questi tempi moderni,

sostenibilità. Come la applichi tu al tuo lavoro?

In maniera molto semplice. Mi sono dato delle regole che sono molto semplici,

sono legate a tre parole, che sono fondamentalmente durabilità. Quindi quando fai qualcosa devi

pensare che sia un bene durevole, cioè devi lavorare sulla qualità. La qualità è un elemento

fondamentale che ha a che fare con la sostenibilità. Una cosa di qualità tu non la consumi,

tendi a tenerla sul floor per tanto tempo. Quindi è molto importante. Poi c'è la riciclabilità,

che è legata ad un'altra parola molto importante, che è la disassemblabilità.

Complicatissima. Complicatissima, da pensare, da pronunciare. È facilissima da capire. Se io

prendo una t-shirt di cotone, dove il 99,9% delle fibre sono assolutamente ecocompatibili e

riciclabili e c'è solo uno 0,1% di una fibra che non è riciclabile, tutte quelle 99,9% di fibre

diventano automaticamente non riciclabili, perché io non riesco a disgiungere, perché sarebbe troppo

costoso disgiungere quello 0,1% da tutto il resto. Per cui quando noi dobbiamo progettare,

dobbiamo sempre pensare di creare dei prodotti dove possiamo disassemblare le componenti,

quelle metalliche, riciclarle nel metallo, quelle di plastica nella plastica, quelle che non sono

riciclabili vanno nei rifiuti non riciclabili, eccetera. Quindi è importante. La parola

disassemblabile è una delle parole più importanti per quanto riguarda il futuro ecologico. E poi non

c'è solamente l'oggetto ma esiste anche la produzione. Bisogna imparare e lavorare con aziende

che abbiano a cuore l'ecologia anche e soprattutto nel momento in cui producono i prodotti.

Senti tu che hai fatto le case di tante persone, mi incuriosisce sapere com'è la tua di casa.

La mia casa? Allora io ho due case che amo particolarmente, che sono la mia casa in Milano

e la mia casa a Puglia. La casa in Milano e la casa a Puglia sono molto diverse ma tutte le

persone che ci sono state mi hanno detto è la stessa emozione che se vede in casa tua. Ovviamente

sono case progettate da te no? Ti dico una cosa molto carina, noi abbiamo fatto un lavoro incredibile

per lavorare a chilometro zero, recuperare tutti i materiali, restaurare tutto il restaurabile,

conservare tutti i graffi di questo spazio, tutti i segni, le cicatrici eccetera. Un giorno mi bussa

alla porta una vecchina del paese e mi bussa e dice ho saputo avete fatto una casa bellissima,

io venivo qui quando ero giovane a comprare l'olio e mi piacerebbe tanto venire a visitarla. Entra,

si guarda intorno e poi vedi, dice sì bello bello, si vede che avete speso poco. L'altra volta è

geniale questa cosa perché in qualche modo lei mi aveva detto si vede che non avete stravolto

questo spazio. Era il suo modo per comunicarlo? Era il suo modo secondo me per dirmi o che avevamo

fatto una gran porteria perché secondo lei dovevo mettere che so un tempio faraonico oppure qualche

modo che abbiamo risparmiato questo spazio recuperando le nostre avvolgenti. Come si fa

a riconoscere che una casa può essere quella giusta per noi? Io dico sempre quando entri

nella casa lascia non entrare mai nella casa finita perché la casa parla e soprattutto tu

parli con la casa. Bisogna imparare a parlare con gli spazi e imparare a capire come tu interagisci

con quegli spazi per cui ti renderai conto che se io ti metto anche il divano in quella posizione

magari scopri che quella casa in quell'ora precisa arriva un raggio di sole che a te ti

internerisce il cuore come diceva Dante nei naviganti, i famosi interi naviganti e tu vuoi

che il divano se è possibile ci metterai una poltrona. Devi lasciare una parte di te non puoi

delegare tutto a me. Io dico sempre c'è un momento in cui ti dirò entra in casa adesso perché la

casa ti parlerà e tu devi avere la pazienza e anche come posso dirti la curiosità di ascoltare

le poesie che le case le case sanno raccontare al tuo cuore perché è la tua casa. Abbiamo finito

ma prima vorrei chiederti un tuo desiderio. Il mio desiderio? Ne avrei tanti. La pace nel mondo

non posso chiederla anche se mi farebbe molto piacere in questo momento l'eterna giovinezza

neanche. Diciamo continuare a fare quello che sto facendo come lo sto facendo questo per il

più tempo possibile. Una vecchia cosa che dice che la felicità è desiderare ciò che già si ha.

Io questo credo molto per cui continuare a fare quello che sto facendo come lo sto facendo

sarebbe già un bellissimo risultato. E allora noi te lo auguriamo. Grazie. A te. A te.

Roberto Paloma- Italian Talks Roberto Paloma - Italienische Gespräche Roberto Paloma- Italian Talks Roberto Paloma- Coloquios italianos Roberto Paloma- Entretiens italiens Roberto Paloma- Italienska samtal

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Oggi a ItalianTalks conosceremo un po' di più del mondo dell'architettura, dell'arte e del

design e lo facciamo con una delle sue eccellenze Roberto Palomba. Ciao Roberto, benvenuto. Allora

tu hai fondato tanti anni fa insieme a Ludovica Serafini il vostro studio Palomba e Serafini

Associati e hai detto che il vostro approccio alla progettazione è olistico, cosa vuol dire?

Vuol dire che credo che un buon progetto oggi deve tenere conto di tanti elementi,

quindi non può concentrarsi solo su una parte specifica ma deve avere una visione completa.

Un buon progetto deve in qualche modo coinvolgere anche i sensi in maniera totale,

è un po' più complicato che magari dedicassi a un dettaglio ad una parte,

si occorre un po' più di tempo e un po' più di fantasia. Dal momento in cui è nato il vostro

studio, quindi parliamo di quasi 30 anni fa, è passato un po' di tempo, diciamo se ripensi a quel

momento qual era la tua barra vostra aspettativa? Le aspettative sono quelle di fare bene,

credo che oggi sia molto importante, subito per quanto riguarda i giovani, io a che fare con i

giovani che a volte mi chiedono ma come si fa a diventare famosi, come si fa a fare dei bei

guadagni? Cioè cerca di essere te stesso e fai bene te stesso, più che sufficiente.

Quindi questo è il consiglio principale che tu dai a un giovane?

Sì, essere se stessi e avere il coraggio di essere se stessi fino in fondo. Oggi c'è molta

più libertà di esprimersi, la mia generazione ha iniziato con delle università che ti imponevano

in qualche modo uno stile, oggi se imponessi uno stile ai miei studenti all'università mi picchierebbe.

Però tu avrai uno stile nel quale ti riconosci?

Ho il mio stile, ho la mia visione delle cose che è un, diciamo, un approccio listico. Non

mi piace lo stile, non mi sento uno stilista, mi sento molto curioso e forse sono molto più vicino

ai vecchi maestri che erano molto curiosi e un po' meno a quelli che sono stati i miei maestri,

sono stati un po' troppo in qualche modo catechizzanti.

Dimmene uno.

Di vecchio maestro, Achille Castiglioni, un uomo eccezionale con una curiosità vastissima,

lui diceva se non sei curioso questo non è un mestiere per te, gli faccia una lampada che

sembrava, la toglievo e sembrava un oggetto ready made, col faro del trattore, con la canna da pesca,

eccetera, poi gli faccia la stylus che era un oggetto iper minimale. La generazione mia,

se avesse avuto questi sbalzi di creatività non sarebbe stato riconoscibile, la stampa non

ti avrebbe premiato. Io ho cercato di essere curioso e più largo possibile nelle mie scelte

stilistiche.

Come si lavora in due?

Si lavora molto bene, si lavora molto bene perché ci si completa e soprattutto il fatto

di essere un uomo e una donna, secondo me, si ha una maggiore visione del progetto e si completa

il punto di vista, per cui i nostri non sono progetti che sono in qualche modo molto spesso

si dà del maschile o del femminile ai progetti, ai progettisti, il nostro cerca di avere una

visione un po' più completa. E poi c'è una grande fiducia nell'altro, quello che pensa,

dice Ludovica, a me piace molto.

Ti piacerebbe che il tuo lavoro magari continuasse attraverso tua figlia?

Assolutamente no, no, io non sono proprietario di mia figlia, mia figlia è proprietaria di

se stessa e credo che i genitori devono fare un grande passo indietro rispetto alle ambizioni,

le speranze, le voglie e le passioni dei figli. Sono loro e vanno rispettate, vanno salvaguardate,

anzi vanno incoraggiate nella misura in cui puoi farlo. Credo anche che vadano in qualche

modo lasciati sbagliare.

Il tocco italiano, secondo te, è sempre un di più?

Assolutamente sì, io sono molto italianofilo in questo senso, sono molto sciovinista nei

confronti della capacità creativa italiana di essere migliore di quella degli altri paesi,

proprio perché abbiamo un approccio, secondo me, più completo. Non c'è solo una visione

estetica ma c'è anche una visione innovativa, c'è una creatività esuberante, c'è una

visione sul futuro. A volte siamo anche troppo. Io sono profondamente innamorato di questo

paese, mi ha dato tanto, credo che continui ad andare ancora tanto, bisogna proteggerlo,

bisogna salvarlo, bisogna a volte un po' da se stesso. Però l'Italia, girando il mondo,

ti rendi conto di quanto il nostro paese sia un concentrato assoluto di tutto. Dobbiamo

insegnare alle persone che quello che abbiamo sotto i nostri piedi è un valore che appartiene

anche a loro e che parte dalla loro identità. Per cui è molto importante che nasca un po'

di orgoglio, ma il parolo orgoglio, secondo me, è sempre visto un po' di consapevolezza. Mi piace

molto invece la parola consapevolezza di cosa significa essere nato in Italia.

Sì, ma questo in concreto?

Istruzione. Perché bisogna che i ragazzi dall'inizio…

Quindi scuola.

Scuola. La scuola è il primo compito. Io ho avuto la fortuna di essere chiamato spesso

nelle università a insegnare, a fare dei corsi, a fare delle conferenze, eccetera. Per me è molto

importante che le persone siano consapevoli di che cos'è il loro DNA, che cos'è la loro storia,

di che cosa sono proprietari. Perché noi siamo, in quanto italiani, proprietari di un 60 milionesimo

circa di un patrimonio che non si riesce a quantificare.

Qual è la fiera più importante in cui tu sognavi di esporre le tue cose e che poi sei riuscito a…

La fiera delle fiere per noi è il Salone del Mobile in Milano. Il Salone del Mobile in Milano

rimane la fiera più importante del design, non solo del mobile. Oggi è capace di attrarre anche,

perché è un grande momento di comunicazione, anche altri eventi che sono…

Fa vivere tutta la città.

Ma sì, poi fa vivere la città. La fiera è una fiera. Milano è l'unica città che veramente

diventa un grande progetto culturale per una settimana. Diventa una grande opportunità di

incontrarsi.

Ma quali sono le caratteristiche, le qualità, i talenti che chi fa il tuo mestiere non può non avere?

La curiosità, il tempo, perché lo devi rubare a qualcos'altro. È un mestiere che porta via

tantissimo tempo e quindi molto spesso la famiglia, gli amici, le vacanze… Un po',

vengono rosicchiate, a volte un po' tanto, soprattutto all'inizio. E poi sicuramente quello

che chiamiamo talento in realtà è una serie di sensibilità, di capacità di acchiappare le cose.

E sicuramente la velocità. Ecco, la velocità è una forza, è una delle doti più importanti.

Credo che oggi viviamo una sorta di schizofrenia totale per quanto riguarda la nostra vita.

Viviamo una parte di vita reale, quella che viviamo toccando ed essendo toccati qualche

volta, si spera. E poi c'è un'altra parte, quella mediatica, che può essere tante cose,

che non necessariamente coincide con la nostra vita reale. Quindi questa digitalizzazione che

è diventata così importante, che è diventata quasi il 50% del nostro tempo.

Ti dico un'altra parola molto sentita in questi tempi moderni,

sostenibilità. Come la applichi tu al tuo lavoro?

In maniera molto semplice. Mi sono dato delle regole che sono molto semplici,

sono legate a tre parole, che sono fondamentalmente durabilità. Quindi quando fai qualcosa devi

pensare che sia un bene durevole, cioè devi lavorare sulla qualità. La qualità è un elemento

fondamentale che ha a che fare con la sostenibilità. Una cosa di qualità tu non la consumi,

tendi a tenerla sul floor per tanto tempo. Quindi è molto importante. Poi c'è la riciclabilità,

che è legata ad un'altra parola molto importante, che è la disassemblabilità.

Complicatissima. Complicatissima, da pensare, da pronunciare. È facilissima da capire. Se io

prendo una t-shirt di cotone, dove il 99,9% delle fibre sono assolutamente ecocompatibili e

riciclabili e c'è solo uno 0,1% di una fibra che non è riciclabile, tutte quelle 99,9% di fibre

diventano automaticamente non riciclabili, perché io non riesco a disgiungere, perché sarebbe troppo

costoso disgiungere quello 0,1% da tutto il resto. Per cui quando noi dobbiamo progettare,

dobbiamo sempre pensare di creare dei prodotti dove possiamo disassemblare le componenti,

quelle metalliche, riciclarle nel metallo, quelle di plastica nella plastica, quelle che non sono

riciclabili vanno nei rifiuti non riciclabili, eccetera. Quindi è importante. La parola

disassemblabile è una delle parole più importanti per quanto riguarda il futuro ecologico. E poi non

c'è solamente l'oggetto ma esiste anche la produzione. Bisogna imparare e lavorare con aziende

che abbiano a cuore l'ecologia anche e soprattutto nel momento in cui producono i prodotti.

Senti tu che hai fatto le case di tante persone, mi incuriosisce sapere com'è la tua di casa.

La mia casa? Allora io ho due case che amo particolarmente, che sono la mia casa in Milano

e la mia casa a Puglia. La casa in Milano e la casa a Puglia sono molto diverse ma tutte le

persone che ci sono state mi hanno detto è la stessa emozione che se vede in casa tua. Ovviamente

sono case progettate da te no? Ti dico una cosa molto carina, noi abbiamo fatto un lavoro incredibile

per lavorare a chilometro zero, recuperare tutti i materiali, restaurare tutto il restaurabile,

conservare tutti i graffi di questo spazio, tutti i segni, le cicatrici eccetera. Un giorno mi bussa

alla porta una vecchina del paese e mi bussa e dice ho saputo avete fatto una casa bellissima,

io venivo qui quando ero giovane a comprare l'olio e mi piacerebbe tanto venire a visitarla. Entra,

si guarda intorno e poi vedi, dice sì bello bello, si vede che avete speso poco. L'altra volta è

geniale questa cosa perché in qualche modo lei mi aveva detto si vede che non avete stravolto

questo spazio. Era il suo modo per comunicarlo? Era il suo modo secondo me per dirmi o che avevamo

fatto una gran porteria perché secondo lei dovevo mettere che so un tempio faraonico oppure qualche

modo che abbiamo risparmiato questo spazio recuperando le nostre avvolgenti. Come si fa

a riconoscere che una casa può essere quella giusta per noi? Io dico sempre quando entri

nella casa lascia non entrare mai nella casa finita perché la casa parla e soprattutto tu

parli con la casa. Bisogna imparare a parlare con gli spazi e imparare a capire come tu interagisci

con quegli spazi per cui ti renderai conto che se io ti metto anche il divano in quella posizione

magari scopri che quella casa in quell'ora precisa arriva un raggio di sole che a te ti

internerisce il cuore come diceva Dante nei naviganti, i famosi interi naviganti e tu vuoi

che il divano se è possibile ci metterai una poltrona. Devi lasciare una parte di te non puoi

delegare tutto a me. Io dico sempre c'è un momento in cui ti dirò entra in casa adesso perché la

casa ti parlerà e tu devi avere la pazienza e anche come posso dirti la curiosità di ascoltare

le poesie che le case le case sanno raccontare al tuo cuore perché è la tua casa. Abbiamo finito

ma prima vorrei chiederti un tuo desiderio. Il mio desiderio? Ne avrei tanti. La pace nel mondo

non posso chiederla anche se mi farebbe molto piacere in questo momento l'eterna giovinezza

neanche. Diciamo continuare a fare quello che sto facendo come lo sto facendo questo per il

più tempo possibile. Una vecchia cosa che dice che la felicità è desiderare ciò che già si ha.

Io questo credo molto per cui continuare a fare quello che sto facendo come lo sto facendo

sarebbe già un bellissimo risultato. E allora noi te lo auguriamo. Grazie. A te. A te.