'Leonardo: Genio senza pace' di Antonio Forcellino
Buonasera e benvenuti a questo
incontro di Casa la Terza in cui
in realtà parleremo molto più che di Leonardo, parleremo di storia, di fiction,
di invenzione, di realtà, di responsabilità della creazione e ne parleremo con due persone
che in un modo o nell'altro credo abbiano molto da dirci. Uno è Antonio Forcellino,
autore di un libro su Leonardo, Leonardo, un genio senza pace. Buonasera Antonio.
Buonasera. E poi vedremo cos'altro ha fatto e fa Antonio Forcellino. E l'altro è Gregorio
Botta. Buonasera Gregorio. Buonasera. Buonasera artista, giornalista, per molti anni vice direttore
di Repubblica. Tutti e due sono molto incuriositi da quello che sta succedendo. E che cosa sta
succedendo? Che c'è un serial televisivo sulla Rai che è dedicato a Leonardo. Anzi,
è importante. Si chiama L'Uomo dietro al Genio. È un serial che è partito qualche
settimana fa, se non sbaglio si compone di otto puntate, ne sono andate in onda quattro
su Rai 1 e ha avuto un successo straordinario. I dati che ho letto sono che ha superato i
7 milioni di ascolti, uno share credo più del 30%, insomma da partita di calcio alla
finale nazionale. Raramente si vedono ascolti di questo livello, cosa di cui credo siamo
tutti contenti. Diciamo subito questo, il fatto che ci siano milioni di italiani che
in televisione, in prime time, vedano uno sceneggiato, un serial, una fiction dedicata
a un genio assoluto come Leonardo, ci riempie di felicità. Quindi ringraziamo prima di
tutto la Rai, ringraziamo chi l'ha pensato. Ci sembra una bella cosa, dimostrazione che
in un nostro paese ci sono milioni di persone che vogliono vedere cose anche impegnative,
interessanti di sostanza. Però è partita anche una grande discussione su questo serial,
è partita sui giornali perché diciamo molti hanno sottolineato, addirittura se andate
su Wikipedia c'è una voce di Wikipedia, che ci sono larghe parti di questo serial
inventate e hanno cominciato a dire ma è giusto, è sbagliato? Come dobbiamo prendere
il fatto che ci sono larghe parti invertate? Allora alcune ce le dirà Antonio Forcellino
in base alla sua esperienza di studioso e al suo lavoro di ricerca e sarà interessante
vedere quali e quante. Ma al di là di questo c'è un tema molto forte che in caso di Trice
abbiamo discusso tante volte in questi anni e cioè essendo un editore di storia, pubblicando
tanti libri di storia, è successo spesso che sui temi in cui hanno lavorato i nostri storici
ci fossero romanzi, rappresentazioni cinematografiche, teatro, appunto fiction televisive e spesso
si allontanavano fortemente da questa realtà documentata nel lavoro dello storico e abbiamo
fatto discussioni molto forti anche qui in caso di Trice sulla legittimità di questa
operazione e sul fatto che ci fosse anche una responsabilità da parte di chi scrive,
romanziere, sceneggiatore, nel rappresentare la realtà. E questa responsabilità fosse
in parte dovuta ai particolari, ai dettagli, alle date, ma anche a una parte più sostanziale
a che fare con l'interpretazione di fondo. Qui si parla per esempio di una persona, un
uomo dietro al genio e nella seconda puntata c'è una frase che mi ha colpito in cui il
rivale di Leonardo della bottega di Verrocchio, Tommasio Masini risponde a quello che interroga,
certo che Leonardo avrebbe potuto uccidere, poteva essere lui l'assassino di Caterina,
poi ne parlerà anche Antonio, è perché il suo genio è plasmato dalla sofferenza
e la sofferenza può portare a compie atti terribili, quindi come dire, di quest'uomo
dietro al genio si dà un'interpretazione e è interessante capire se questa interpretazione
è fondata o no, è legittima come tutte, ma è fondata o no, che è cosa diversa. Io
però passerei subito la parola a Gregorio perché ho chiesto appunto a Gregorio Botta
che come dire, nella sua doppia veste sia di artista militante, cioè di una persona
che l'arte la conosce e la fa, quindi ha anche una sensibilità supplementare, non solo la
conosce, la studia, l'analizza, ma la fa, ma anche di giornalista che certamente è
in grado di sollecitare Antonio Forcellino. Ricordo soltanto di Antonio Forcellino, così
esimo Gregorio, che Antonio oltre che essere uno dei maggiori restauratori italiani, ha
restaurato il mosaic di Michelangelo e altre opere importanti, è uno studioso, uno studioso
del rinascimento dell'arte, ma anche della storia del risorgimento, non solo ha fatto
per noi la biografia di Leonardo, ma di Michelangelo, di Raffaello, ha fatto da ultimo, mi piace
ricordarlo, è un libro che ha avuto un grande successo, un bellissimo libro sulla cappella
sistina in cui c'è anche una parte estetica, ma c'è una parte sulla costruzione della
cappella, su ciò che questo ha comportato nella storia di quel periodo e quindi come
dire, mettendo insieme l'intreccio e anche la persona o le persone diciamo che a quella
capolavoro hanno dato mano e quindi credo che Antonio Forcellino sia la persona giusta
per guidarci in questa riflessione a partire da Leonardo su storia, fiction, narrazione,
eccetera. Quindi a te la parola Gregorio e vi invito a seguire questa conversazione che
credo sarà molto stimolante.
Allora, buonasera a tutti, ciao Antonio, ciao Giuseppe, noi siamo amici quindi ci
diamo tutti quanti del tu. Allora, io vorrei partire da questo fatto, cioè è evidente
che nel momento in cui si mette in scena o si mette in un romanzo un personaggio storico,
un artista così come un politico, eccetera, che appartiene al passato, è evidente che
c'è una dose di arbitrio, c'è una dose di invenzione inevitabile perché non abbiamo
assistito alle scene che andremo a descrivere. A me non interessa tanto il particolare, questo
particolare vero, questo particolare come spesso si fa, cioè l'orologio, il famoso
orologio del centurione romano. Non è tanto questo. Il problema, diciamo, è il quadro
generale che esce dalla fiction, dalla messa in scena che gli autori di Le Mani a Roma…
Gregorio, mi dicono dalla regia che forse è meglio che togli le coffiette perché si
sentono l'interferenza. Se le togli le coffiette è meglio.
Così sentite?
Sì.
Sì, sì.
Allora, ok, senza coffiette. Dicevo, quindi non vorrei andare, poi magari possiamo anche
andare nel dettaglio e divertirci, il problema è che mi sembra che siamo di fronte a una
grandissima contraffazione, a una contraffazione che riguarda molti capitoli della storia. Il
fatto che loro abbiano dovuto inventare, e poi parleremo di questo perché questo secondo me è
uno degli aspetti più interessanti, una crime story per giustificare uno sceneggiato, un serial,
diciamo, su Leonardo da vendere al mondo evidentemente, quindi non è una produzione
solamente italiana, eccetera. E ti dice questo sostanzialmente, il sottinteso è la storia,
la biografia di Leonardo non basta a sostenere una serie di otto puntate. La biografia di Leonardo
è una storia straordinaria, se uno potesse raccontarla, anzi non basterebbero otto puntate,
ovviamente, senza essere in per questo pedante, eccetera. Però la cosa che mi colpisce, e
ne avevamo parlato con Antonio Primo in precedenza, è che non solo c'è la necessità di appoggiarsi
a dei plot, in qualche modo, cinematografici, da serie cinematografiche, da noir, come dice
la meravigliosa Matilde De Angelis, perché non deve essere una rottura di palle. Ma magari
non sarebbe una rottura di palle se non ci fosse il crime. Ma insomma, il problema è
che in realtà c'è poi invece, come dire, nel riscrivere una storia, nel raccontarla,
c'è sempre un'ideologia, c'è una lettura della realtà. E il caso di Caterina da Cremona
è esattamente il punto nodale di questa vicenda. Il fatto che loro abbiano avuto comunque bisogno
di mettere una coppia, uomo-donna, al centro della storia, in cui poi la donna viene uccisa.
Ma il fatto che ci debba essere una coppia, una donna, cosa che nella vita di Leonardo
una presenza di questo genere non c'è mai stata, Caterina o non Caterina che sia, ti
dà un'idea del fatto che tu hai bisogno di alcuni elementi narrativi forti, perché altrimenti
temi che il tuo racconto non possa passare. Questo appunto rivela una ideologia sottintesa,
quella che tu comunque devi vendere un personaggio, che non dico che è otterosessuale, perché
ne dichiarano l'omosessualità, anche se la figura omosessuale di Leonardo che raccontano
è timido, impacciato, infelice, eccetera. Ora anche qui, ne parleremo con Antonio,
sulla sessualità di Leonardo si è molto scritto, ci sono state biografie che hanno
affermato che fosse un omosessuale felice e praticante, altre che dicono che invece fosse
un omosessuale latente, Freud prima di tutti, un omosessuale non praticante, spaventato,
eccetera. Quindi è ovvio che noi non possiamo entrare dentro la psiche più di tanto di
Leonardo, ma è certo che non ha mai avuto una donna che lo ha accompagnato per parte
così importante della sua vita come invece l'ha. Ora è interessante, Antonio, che
partissimo da questo, che Antonio ci raccontasse come nasce la leggenda di Caterina da Cremona,
perché gli autori ci hanno detto che in realtà c'è un aggancio in qualche testo,
in qualche biografia, eccetera, ma pare che le cose non siano così, vero Antonio?
Sì, io, dunque, a un certo punto compare negli studi scientifici su Leonardo questo
riferimento a Caterina da Cremona, una prostituta che lui avrebbe frequentato, che testimonierebbe
quantomeno la bisessualità di Leonardo e questa storia è un'invenzione non mediatica
o romanzata, è un'invenzione proprio dell'accademia, degli studiosi, tanto per chiarire che poi
la manipolazione della storia non appartiene solo alla divulgazione o in tempi più recenti
ai media, alla televisione, in qualche modo quando si fa storia più o meno si manipola
come. Questa Caterina da Cremona quindi è l'invenzione di una cultura turbata dall'omosessualità
di Leonardo, perché nell'Ottocento, peraltro un'omosessualità che poi a noi ci interessa
perché parte integrante della sua vita di artista, i suoi prodotti non si possono leggere
senza tener presente la fortissima attrazione che lui aveva degli uomini, tant'è che il
San Giovanni che noi oggi veneriamo, nell'Ottocento scatena degli attacchi proprio per questa
sua natura sensuale, androgine, fortemente ambigua e quindi la cultura borghese si difende
da questo, cerca di esorcizzare questo aspetto di Leonardo e quindi inventa questo documento
che in qualche modo riporta Leonardo in un ambito più accettabile. Quando io ho scritto
la biografia fui molto incuriosito da questo documento perché mi sembrava strano che Leonardo
potesse frequentare delle prostitute per una serie di motivi non legati solo alla sua predilezione
per i maschi e come si fa in questi casi? Uno tende a risalire alle fonti per scoprire
che queste fonti non esistevano, esisteva la parola di uno studioso che a un certo punto
dice di aver visto questo documento e questa parola diventa documento essa stessa e su questo
si fonda una certa percezione e quindi è strano che ci ritorni questo oggi, che avremmo gli
strumenti più autentici per avvicinarci a un Leonardo perché poi il problema qual è? Non è
tanto l'invenzione che è giusta, anche io quando scrivo un romanzo è chiaro che devo inventare
perché devo riempire dei buchi, però il problema è che Leonardo è un artista, quindi in qualche
modo è una figura viva perché ci ha lasciato delle tracce importantissime per noi, quelle che
mettono in fila milioni di persone a Louvre, quelle che hanno messo in fila milioni di persone
nelle mostre per andare a vedere un Leonardo in presenza che è la sua opera d'arte, quindi in
qualche modo il lavoro che facciamo noi storici è preparare perché intanto è un lavoro almeno per
quanto riguarda me che faccio io, quando io inizio un lavoro di conoscenza su un'opera d'arte
voglio capire cosa l'ha prodotto, quindi la ricostruzione della storia soprattutto nel caso
degli artisti non è un esercizio astratto, non è un esercizio accademico, è uno strumento vitale
per poter godere, capire quell'artista. Se io vado a vedere il Cenacolo devo capire cosa è successo a
Leonardo a Milano eccetera, allora il rischio qual è? Siccome il mio libro inevitabilmente,
lo leggo in un numero molto ristretto di persone, una fiction così che è una, come diceva Pepe
prima, è una bella, è un bel lavoro, è un lavoro fatto bene, recitato bene, ambientato bene, con
delle belle ricostruzioni, quindi in qualche modo è un lavoro che seduce milioni e milioni di persone,
ma quando queste persone andranno davanti al Cenacolo e penseranno a Leonardo che tenta di
salvare il divino Gian Galeazzo dall'avvelenamento del moro, anzi per menzionare una cosa che in
qualche modo mi ha lasciato un po' dispiaciuto riguardo al secondo episodio, Leonardo conquista
il moro perché lo salva dal veleno. Ora questo sarà anche più seduttivo, ma è una storia banale
che poteva riguardare qualsiasi tortigiano, peraltro una storia assolutamente non vera,
che mette in ombra invece il motivo per cui io vado a studiare e a vedere Leonardo. Leonardo seduce
il moro attraverso il suo talento, cioè la bellezza del rapporto di Leonardo con il potere,
e che piega il potere perché dimostra di averne uno molto importante, cioè il potere dell'arte.
Quando Leonardo dipinge il ritratto per l'amante del moro, Cecilia Gallerana, ma soprattutto dipinge
la Vergine delle Rocce, Leonardo ha acquistato un potere enorme dalla corte di Ludovica e verso
Ludovica e lo farà da questo momento in poi, lo farà sempre, altro che Leonardo carcerato. Quando
Leonardo avrà dei problemi legali con i fratellastri, ma interviene il re di Francia,
interviene il governatore di Milano per dire risolvete questa questione al governatore di
Firenze, perché noi vogliamo indietro Leonardo che deve finire delle opere. Noi oggi siamo
interessati a Leonardo perché siamo interessati alle sue opere, non perché siamo interessati a
delle vicende che tra l'altro non sono esistite, anzi purtroppo costituiscono un po' un'occasione
mancata perché spostano l'attenzione verso altro e questo altro per quanto seducente, non ci fa
fare un passo avanti, tant'è che il rischio di questa fiction è che Caterina risulti molto più
interessante di Leonardo, il quale, e questo è un altro peccato, perché Leonardo era oltre ad
essere un artista divina, era un uomo divino, un uomo che inventa uno stile di vita. Ecco,
tu dicevi questa omosessualità sofferta in cui sembra sempre che cada per la malizia degli uomini
lo circonda. Leonardo era un uomo omosessuale meravigliosamente libero che impone uno stile,
io esagerando, dico sempre che quando io penso a Leonardo come stile di vita, io penso a Elton
John, penso a una figura di artista completamente libera, vistosamente libera, perché Leonardo era
un uomo con un'eleganza vistosa anche nella vita di tutti i giorni. Vederlo sempre vestito di nero
mi piange il cuore. Antonio, ti fermo un attimo, appunto perché questo è un dato significativo,
importante. A me mi sembra che tutto quanto l'abbiano descritto come un luogo comune. Ecco,
leggendo i tuoi libri su Leonardo, anche Il cavallo di bronzo, il ritratto che tu fai di
Leonardo, a parte la questione del fatto che poi spendeva moltissimo in vestiti per lui e per Salai,
che era il suo ragazzo di bottega, se possiamo chiamarlo così, ma in qualche modo il suo compagno,
tu dici per tanto tempo, mascalzone, ladro, però seduttivo, molto seduttivo.
Diocolo, mascalzone, diocolo.
Anche come figura generale, Leonardo non era quell'artista timido e impacciato che si vede
all'inizio nella bottega del verrocchio. Era uno che arriva, almeno così io ho capito,
poi se tu che mi devi dire se è esatto, arriva alla bottega del verrocchio perché ha già
dimostrato delle enormi capacità, delle straordinarie capacità di disegno e quindi
il verrocchio non è che lo scopre per caso andando a sbriciare i disegni, sa che è un grande,
sa che è uno che può diventare un grande. Ed è uno che già molto presto è consapevole dei
suoi mezzi e vuole lanciare una grande sfida. Ecco, anche questo, il fatto che invece ritragliamo
l'artista come contratto nelle sue possibilità che descrive lo sceneggiato, anche questo mi
sembra un luogo comune. Un luogo comune è il fatto che ci deve essere una donna, un luogo
comune è il fatto che debba essere un artista timido che fa fatica ad affermarsi nel mondo.
Ed è esatto questo che sto dicendo, è così il Leonardo che tu hai immaginato nel leggere,
è un Leonardo non sofferente, non così tanto sofferente. Guarda, come dicevo, poi la storia
è comunque interpretazione, però tu hai citato Leonardo nella bottega del verrocchio,
no? Io mi sono stupito nel primo episodio, è interessante la ricostruzione, però che succede?
Leonardo di notte scende e risolve il problema del sollevamento della palla di bronzo,
di verrocchio sulla cubola e questo non è vero. Poi invece vediamo Leonardo che
dipinge l'angelo nel battesimo di Cristo e ci viene omessa un'informazione importantissima
che andrebbe nella direzione in cui tu dici che ci fa capire subito che Leonardo non era per niente
timido, non è mai stato timido. Qual è l'informazione che viene omessa? E quell'angelo
è dipinto a orio, non è solo un angelo meraviglioso, è un angelo dipinto con una
tecnica nuova, allora uno lì, no? Questo è un fatto, il resto della tavola, tranne la finitura
di alcune parti del Cristo, è dipinto a tempera perché a Firenze nel 1572 si dipingeva per lo
più a tempera. Però che succede? Che arrivano dalle fiandre arrivano questi quadri a orio e
Leonardo li guarda e capisce immediatamente che hanno una possibilità espressiva diversa,
sperimenta l'orio sulla tavola del maestro, cioè stiamo parlando di un allievo che impone
una tecnica innovativa all'interno di un contesto abbastanza conservatore. Quindi
l'informazione che poi mi permette di capire l'importanza di quell'angelo è questa. Se tu
invece me la togli e mi dici che lui di notte scende e costruisce l'impalcatura, non mi stai
facendo fare un avanzamento, anche se poi è tutto costruito molto bene. Cioè il problema
della seduttività è che la seduttività se è diretta, orientata in una direzione sbagliata,
allontana. Perché una cosa è cercare di rendere appassionante e seduttiva la storia,
e una cosa è cambiare direzione. Certo, io una cosa ti volevo chiedere, perché nella storia del
Verrocchio vorrei chiederti anche altre due cose. Intanto Leonardo non andò mai in carcere per
sodonia, fu solamente denunciato anonimamente, ma la denuncia in quanto anonima poi non ebbe
seguito. Ma è vero che dopo la denuncia il Verrocchio lo mandò a piede alla bottega? Lo
chiedo per un motivo, per capire qual era il grado di accettazione di comportamenti omosessuali
al di là delle leggi nella Firenze dei Medici dell'epoca, così come nella Roma. Per questo
mi sembra un'informazione importante e significativa. Così come mi sembra importante e
significativa sapere se è vero che i frati rifiutano l'adorazione e Benci rifiuta e non
paga il ritratto di Ginera. Anche questo perché anche questo, se non fosse vero,
corrisponderebbe a un'idea di un luogo comune, e cioè l'artista che all'inizio della sua carriera
viene rifiutato in conto dei rifiuti e da lì comincia poi il suo percorso. Che serve
alla sceneggiatura? Perché è ovvio ma in realtà non è così che andò. Guarda, come hai detto tu
all'inizio dovremmo stare... la biografia di Leonardo è talmente straordinaria che dovremmo
stare diversi mesi a parlarne. Comunque ti dico subito tre secchi no. Non è vero che
Leonardo viene accontanato dalla bottega di Verrocchio in seguito alla denuncia per omosessualità
perché tra l'altro lo stesso Verrocchio è sospetto di avere una relazione omosessuale
col suo allievo perché quando poi Verrocchio morirà e lascerà tutto a questo allievo,
il fratello di Verrocchio fa causa perché dice no, io voglio i beni di mio fratello. Quindi
chiaramente quegli erano ambienti molto maschili come noi sappiamo, come l'esercito, e quindi erano
ambienti nei quali si sviluppavano moltissimo questo tipo di relazione, per i quali c'è
grandissima tolleranza. È proprio sbagliato vedere con gli occhi di adesso la sessualità
del Rinascimento. Il problema della denuncia a Leonardo è comunque che era coinvolto un minorenne,
un ragazzo di 16 anni e questo era un fatto non tollerabile neanche allora. Ma in realtà
quella denuncia della quale si istruisce un processo ma poi non si dà seguito a niente,
non sconvolge assolutamente Firenze. Tant'è vero che Lorenzo poco dopo gli appalta un quadro che
lui non farà per il Palazzo dei Signori, cioè la ribalta più importante di Firenze e lui deve fare
questa pala, quindi non c'è proprio nessuno scandalo. E infine il quadro per San Salvi,
l'Adorazione dei Magi, non è vero che viene rifiutato. Leonardo lo lascia interrotto,
come lascia interrotto Firenze, perché lui insegue un altro tipo di obiettivo. Quindi parte per Milano
perché pensa di avere più possibilità a Milano. Ma il quadro viene apprezzato tantissimo,
anche non finito e il fatto che a noi ci è arrivato non finito ci dà subito il valore
dell'apprezzamento di Leonardo. Perché in quei casi che succedeva? Forse succede un artista muore,
se ne chiama un altro e si fa finire. Ma in quel caso è talmente chiaro il valore
immenso di Leonardo che il quadro rimane così e sembra che poi 30 anni dopo, 40 anni dopo,
quando era in una chiesa fuori Firenze, quando c'è un problema di assedio, il quadro viene
portato in salvo dentro Firenze. Cioè Leonardo da subito si impone come un artista straordinario.
Quindi questa timidezza, questa insicurezza non è proprio riscontrabile, anzi è un uomo talmente
consapevole del proprio genio che rompe per primo le catene dell'artigianato, dell'arte
intesa come un artigianato. Cioè è il primo che si rifiuta di consegnare un quadro che gli è stato
commissionato perché dice vale troppo, più di quello che voi intendete pagare. Quindi che è
altro che timidezza, è veramente un artista che introduce un modo nuovo,
veramente, anche esistenzialmente, di riportarsi all'arte. Posso intervenire un attimo per dirvi
che ci sono tantissime domande, quindi quando vuoi Gregorio... Io ce l'ho, me la sta mandando
alla regia, diciamo così, su WhatsApp. Ci sono intanto tantissime persone che ci stanno ascoltando.
Allora magari dille te, perché io non riesco a leggere sulla ipad.
Però Gregorio, a me vorrei, ci tengo a dire una cosa che è venuta fuori nelle nostre discussioni,
cioè tu ponevi un problema sul perché in tutte queste serie, in tutti i racconti sugli artisti,
in qualche modo quello che rimane fuori, tu dicevi, è l'arte. Lo vuoi spiegare meglio? Perché a me
questo mi sembra una cosa interessantissima. Intanto Leonardo è una vittima proprio predestinata
di queste cose qua, nel senso che c'è stato qualche anno fa una serie che, rispetto alla
quale questa qui diciamo la serie italiana è una testimonianza di assoluto rigore storico,
perché era una sequela di sciocchezze incredibili che era Da Vinci's Demons,
non so se lo avete visto, io l'ho vista qualche puntata e sono inurridito, perché Leonardo a
parte era in questo caso un giovane, italiante, spigliato, battagliero, ma era una specie di 007
lanciato non solo nel mondo occidentale, poi c'è stato il famoso caso del codice Da Vinci,
ma almeno lì non c'era l'idea di mettere il personaggio. Per cui diciamo, Leonardo in qualche
modo attira gli sceneggiatori, perché è una figura talmente ricca e che può essere bella,
però appunto al prezzo di essere totalmente stravolto. Però quasi sempre gli artisti
rappresentati vengono o banalizzati o ridotti a delle piccole parti, come se la complessità
della loro vita fosse inarrivabile. Io adesso cito alcuni casi recenti, uno è Michelangelo
Di Concioloschi che mi è sembrato ridotto, Michelangelo a parte la grandeur di fare le
aspirazioni enormi di cavare dei grandi pezzi di marmo, che devo dire che è la parte più bella del
film, però ha un personaggio greto, un personaggio attaccato ai soldi, che era vero per carità,
non è che non fosse vero, però in liteco-coloniale senza mai l'aspirazione dell'artista, il poeta,
il poeta che scrive, quello che sogna, nell'intellettuale, niente, scompare. Ma poi ho
visto il film su Emily Dickinson, benissimo interpretata, ma ridotta alla sua malattia,
praticamente non c'è mai Emily Dickinson che scrive. Il film su Kids, che è una banalizzazione
di Kids, è come se non ce la si facesse a raccontare la ricchezza della vita e della
sfida che gli artisti pongono a se stessi. Adesso è l'anno di Dante, mi sono immaginato,
uno sceneggiato, voi avete pubblicato Barbero, che va benissimo, che ha venduto decine di
migliaia di copie, a dimostrazione che anche libri seri possono avere un pubblico, certo non
lo stesso pubblico della tv, però un pubblico, possono essere dei grandi successi editoriali.
Non c'è bisogno di stravolgere le vite, di banalizzarle, di trasformarle in una serie di
luoghi comuni, in quattro puntate noi quasi tutto quello che abbiamo visto di noi è falso,
persino l'episodio dell'avvanamento non solo di Ludovico, ma di Gian Galeazzo, è falso anche
quello, perché per quale motivo Gian Galeazzo è un bambino quando invece quando viene assassinato
era già sposato? Non c'è nemmeno un motivo in questo caso, c'è semplicemente l'idea mettiamo
tutto quanto insieme, ma insomma quello che volevo dire è che cosa può diventare Dante
in una serie di tv fatta adesso? Potrebbe essere una cosa molto circolante. Posso inserirmi un
attimo perché ci sono tantissime domande, non riusciamo a rispondere a tutte, ma almeno io
vorrei girarvele, ci sono molti commenti devo dire molto positivi sulle cose che hanno detto,
persone che dicono che hanno molta stima in particolare Iliana della Morgia per esempio
dice ho moltissima stima per il grande restauratore Forcellino che seguo e leggo sempre con vivo
interesse, un bellissimo incontro, poi ci sono voci critiche per esempio Rossana Rummo dice
la storia di Leonardo è talmente straordinaria, come si legge anche nei libri di Forcellino, che ridurla
un feietton è stato uno sbaglio, ma arriva anche la domanda di uno storico dell'arte Marco Di Capua
che dice, che scrive, chiedo una cosa Gregorio, e giro la domanda naturalmente anche Antonio però, non pensi
che una buona storia dell'arte debba anche usare i soliti ottimi arnesi della letteratura?
questo proprio per comprendere meglio il nesso tra un uomo, la sua personalità e il suo stile,
io insomma distinguerei tra narrazione e fiction, questa è la domanda di Di Capua, io ne aggiungo il
fatto che ovviamente l'argomento, ma questo lo dico da imprenditore ed editore, è sempre quello, non
si riesce ad arrivare a un grande pubblico se non semplificando, voi avete detto banalizzando, chi fa
una fiction come un libro non dice mai, dice semplificando, la semplificazione corre rischi,
ma solo in questo modo io riesco comunque a far arrivare al pubblico un grande artista e la
percezione del suo genio, quindi direi appunto prima Gregorio e poi Antonio sulle due domande,
quella di Marco Di Capua e questo tema anche appunto della necessità della divulgazione.
Io sono d'accordissimo con Marco Di Capua sul fatto della possibilità diciamo narrativa
della storia dell'arte, anzi la invoco e vorrei che la critica d'arte uscisse dal
suo recinto di scrittura difficile e respingente in cui spesso si autoritiode, ma diciamo il
problema ovviamente è fra la divulgazione e la semplificazione come dicevi tu e la falsificazione,
perché il punto in cui stiamo parlando di questo, cioè qui non siamo di fronte a una modica quantità
di invenzione, siamo di fronte a una quasi totale falsificazione e che peraltro io penso che non sia
necessaria. Il punto è questo, cioè Antonio appunto io ogni tanto quando leggo i suoi romanzi
dico tu adesso hai scritto tutti questi dialoghi fra questi qua, ma chi te l'ha detto, ma che ne
sai eccetera, e lui mi dice no, però guarda mi risponde però i fatti sono tutti quanti provati.
Il punto appunto, il limite che si mette, anzi è Antonio che lo deve dire, il limite che si pone
quando scrivi un romanzo storico o di storia dell'arte eccetera è un limite che ognuno si
misura come vuole, però è la domanda che faccio io ad Antonio, qual è il tuo limite quando racconti?
Ma intanto io, cioè proprio tutta la mia scrittura nasce dalla seduzione dei documenti,
mettendo in questa accezione sia le opere, perché io faccio il restauratore, quindi per me l'opera
è un documento che proprio i documenti vedi, leggere un appunto di Leonardo, leggere un disegno
di Leonardo è un'emozione fortissima e io cerco di avvicinarmi alla realtà delle opere di questi
uomini, perché poi la scrittura è anche una forma di autoanalisi, in qualche modo delle risposte,
delle domande che faccio a me prima di tutto, poi la risposta la cerco nella scrittura. Io sono a
favore poi dell'infezione, come dire, magari la potessi fare io una infezione, però il problema è
non necessariamente la seduzione viene dalla falsificazione, io sarà perché sono figlio
della generazione che è rimasta folgorata da Andrei Rublio, era un film, io le icone non le avevo
mai neanche considerate, quel film mi ha aperto il mondo della spiritualità dei pittori di icone,
allora la narrazione deve fare questo e quel problema dell'arte, perché noi non riusciamo
a raccontare l'arte? Perché l'arte rimane sempre qualcosa, ancora oggi rimane qualcosa che non
riusciamo a capire, il problema vero è questo, perché noi non riusciamo a capire cosa ha permesso
a Leonardo di fare la Gioconda, purtroppo, lo dico proprio come studioso, come narratore che magari
intorno a quel quadro ha scritto migliaia e migliaia di parole, il percorso è ancora troppo
lungo, ci servono ancora troppe parole per avvicinarci a quel quadro che è come il Santo
Sacramento, non vorrei essere blasfemo, però poi l'arte ha qualcosa di inspiegabile e quindi noi
ci giriamo intorno, il problema è che se ci giri troppo all'istante tu non ti avvicini proprio
all'obiettivo, quindi va benissimo, qualsiasi forma di invenzione secondo me, che però non debba tradire
quelle che sono le motivazioni, cioè in particolare però siccome stiamo parlando di Leonardo, che è
il personaggio più reinventato della storia dell'arte e della storia, bisogna ricordare che
Leonardo si presta a questo proprio per la sua vita, sembra banale, però il fatto che lui scriva
al contrario, crea da subito un problema per l'accesso a Leonardo, perché devi mettere lo
specchio, devi... il fatto che lui scriva, e questo è interessante, sarebbe interessante spiegare,
perché lui scrive in un modo quasi autistico, lui non scrive riferendosi agli altri, lui dialoga
con se stesso, questo è meraviglioso perché lui vive in un mondo che prescinde il mondo reale e
questi secondo me sono elementi narrativi anche più interessanti dell'avvelenamento di Gian Galeazzo
Scorza o della povera Caterina che finirà per mangiargli la scena, perché se continuiamo così è
chiaro che Caterina diventerà il protagonista della fiction e il povero Leonardo sarà messo
KO da una donna che non ha mai incontrato. Anche perché è un'attrice straordinaria diciamo, veramente brava.
Non sento l'audio. Ci sono molte osservazioni che continuano ad arrivare, alcune di apprezzamento,
che dicono che anzi non bisogna paragonare una fiction a Tarkovsky e quindi bisogna
distinguere. Dalla regia hanno lanciato la domanda che vi giro, se ci sono invece delle fiction che
sono state in qualche modo rispettose della realtà storica e uno, Monia Fratoni, suggerisce
Ligabue con Flavio Bucci, un serial televisivo degli anni 90. Mi viene in mente che tra l'altro
recentemente ho visto anche quello di Elio Germano su Ligabue che mi è sembrato un bel film, però vi
giro la domanda perché il tema è anche quello si può fare appunto. Poi c'è qualcuno un po'
critico, lo giro a tutti e due, Mediaevi, il Medioevo al presente, dice insomma si può fare
l'obiezione che il cinema è in primo luogo arte e che non ha alcun dovere rispetto a un concetto
di verità storica. Cita il caso di Branca Leone, dice pensiamo quando uscì il film Branca Leone,
che fu accolto da molti storici come verosimile nella rappresentazione Medioevo, anche se non
aveva nulla di storico e nulla legato a fatti storici. Allora perché lo chiami Leonardo?
Si, è verissimo. Tu Branca Leone, tu puoi fare un film, una serie tv su un artista del
400, del 500, di quando vuoi, immagina, ma appunto non lo chiamare Leonardo. Adesso c'è
un film che è uscito qualche anno fa, che secondo me è un film bello, che si chiama
Opera senza nome, che parla di Gerhard Richter senza mai nominarlo. Allora, che peraltro è un
artista in vita? Mi colpisce questo perché in realtà fanno la scelta opposta, cioè fanno un
film probabilmente fedele alla vita di Richter, che è un grandissimo artista contemporaneo,
ma decidono di non metterne il nome, solo per avere la libertà di cambiare e fare.
Allora la verità è che tu metti il nome di Leonardo perché Leonardo è un brand che vendi
in tutto il mondo in una maniera molto molto facile e quindi non puoi fare a meno di quell'uomo.
Dopodiché pensi che falsificando e banalizzando, passando attraverso alcuni luoghi comuni,
come ho cercato di dimostrare, l'artista maledetto, rifiutato, timido, introverso,
eccetera, pensano di poterlo vendere meglio e di più. Il punto è che in questo modo loro
amplificano il discorso sul Leonardo, ma sottraggono conoscenza, perché ha ragione Antonio,
quando dice ci saranno persone che andranno a vedere il Cenacolo o la Gioconda con un'altra
cosa in testa. Così come è successo con il Codice da Vinci, nel senso io ho discusso con molti amici
dei miei figli che sostanzialmente prendevano per vera la lettura, l'interpretazione esoterica
dell'ultima scena. Questo voglio dire, sono cose alle quali Dan Brown in qualche modo è incolpevole,
Dan Brown non ha mai detto io faccio la biografia di Leonardo. In questo caso invece il punto è
questo, il punto è che tu ti prendi un nome, lo svuoti e lo riempi con un'altra cosa. Ma
totalmente, il problema è che non è poco, non sono dettagli. I vestiti di Leonardo hanno svuotato
l'uomo, invece di mettere l'uomo dietro l'artista, è il nome dietro l'artista e basta.
Leggo un commento di Ileana della Morgia che mi sembra molto bello, il giro ad Antonio invece.
Lei scrive, io penso che una fiction su un personaggio così importante come Leonardo non
ha bisogno di artifici né di eccessive invenzioni, è anche quello che voi stessi avete detto. Leonardo
si racconta da sé, su questo ho qualche dubbio che si racconta da sé, il racconto è impegnativo
sempre, ma insomma lo giro, per le sue opere grazie ai suoi scritti e le analisi di studiosi. Anche io
insegno storia dell'arte e raccontare questi personaggi non è facile e per questo ringrazio
Fosterino che ci delizia con le sue biografie, tuttavia la passione guida la conoscenza che va
sempre arricchita. Ecco io vi farei una domanda finale, abbiamo ancora qualche minuto e cioè
si può affermare e questo lo chiedo sia ad Antonio Forcellino che studia l'arte e la restaura,
la analizza, la descrive, la racconta, sia a Gregorio che in parte anche la fa, esiste un
concetto di responsabilità di chi diciamo riproduce l'arte, la crea, la racconta oppure
il concetto di responsabilità va espunto perché c'è sempre dietro il pericolo della censura,
perché questo è il problema, cioè quando noi parliamo di responsabilità abbiamo sempre lo
spettro di chi decide, chi lo dice, la mia osservazione molto banale è che va benissimo
che ci sia una fiction televisiva con anche le caratteristiche del descritto,
purché se ne parli criticamente, cioè io credo che quello che voi due avete fatto sia la cosa
fondamentale, bisognerebbe fare, bisognerebbe che lo facesse anche la RAI per la verità,
perché non dimentichiamoci che è il servizio pubblico che ha trasmesso questo sito,
non è un emittente privato, è il servizio pubblico che quindi in tema di responsabilità
e di qualità del messaggio ha un obbligo, non è una facoltà, è un obbligo, sarebbe molto
interessante se questa discussione, lo lancio come proposta, si facesse in televisione,
si facesse in RAI, si facesse come viene a Sanremo, sapete che dopo Sanremo c'è il Dopo
Sanremo in cui si parla per ore dei cantanti, ecco sarebbe bello se dopo la fiction, che dite lo
lanciamo qui come proposta a Fabrizio Salini, ai vertici della RAI, sarebbe interessante che
dopo questa fiction, che ripete anche me ne merita come abbiamo detto per tanti motivi,
ci facesse un incontro di discussione come quello che abbiamo fatto, ma mi giro la domanda sulla
responsabilità e la censura, perché questo non mi pare i due termini interessanti,
comincerei con Gregorio e poi Antonio. Allora io penso che la responsabilità ci sia, noi siamo
responsabili di tutto ciò che facciamo, tutte le forme che mettiamo in giro come artisti,
come scrittori, come uomini, con le cose che facciamo, ma è una responsabilità individuale,
non è possibile nessuna censura da questo punto di vista, meglio che si faccia Leonardo che non ci
sia un sinetico di persone che dicano che non si può fare, per carità, per cui la responsabilità,
io penso che gli artisti debbano essere responsabili delle opere che mettono in
giro e mi augurerai che qualche volta ne siano chiamate anche a darne conto, cosa che non succede.
Però mi sembra bellissima l'idea di fare, un'idea d'arai anni 60 e 70, quella che hai
lanciato tu, di fare il dibattito dopo la serie. Ok, ci guardiamo la serie, che è una sequela,
diciamo, e poi abbiamo delle persone in studio che dicono che questo non è vero, però lo
sceneggiatore l'ha messo per questo motivo e però le cose poi andarono in questo altro modo.
Sarebbe magnifico e probabilmente quei dibattiti sarebbero seguiti da un pubblico più ampio di
quello che segue normalmente i dibattiti di questo genere, i dibattiti culturali. Per cui,
sì, lanciamo questa proposta con la potenza della casa editrice, adesso mandala in giro.
Antonio?
Vorrei finire ponendo pure io una domanda, una cosa che c'entra in questo dibattito,
perché c'è un altro problema. Questi sceneggiatori non è che si alzano la mattina e inventano,
ma prendono dagli studi. In questo caso, per esempio, questo sceneggiato ha uno studioso,
fa piacere vedere che la sua idea di un artista viaggia. In questo caso, per esempio,
io mi sono trovato nella mia bibliografia, proponevo di identificare il padre di Leonardo
come la figura più estrema dell'adorazione dei Maggi e messa lì per manifestare il complisco.
Ora, questa è un'idea che è stata presa pari pari nello sceneggiato e siccome è un'idea mia,
originale, io la riconosco come tale. Però poi, non lo so, uno si dispiace pure però che i
studi, perché magari quell'idea messa in un contesto che poi peraltro smentisce se stessa,
eccetera, ti fa anche dispiacere. Questo chiaramente torna al discorso della censura,
io sono d'accordo con Gregorio, censurare mai e per nessun motivo, e poi ci mancherebbe altro,
ci fosse qualcuno che decide quale deve essere l'interpretazione di Leonardo. Grazie a Dio,
questo dovrebbe essere alle nostre spalle per sempre. Però è anche vero che chi ha un potere
così enorme di comunicazione come un servizio pubblico, però un po' questo problema forse
lo dovrebbe porre. Esiste la ricerca e poi esiste l'uso che si fa della ricerca e questo oggi è un
problema aperto, è un altro dei problemi per i quali poi alla fine io non ho nessun controllo
del mio lavoro, il che può andare bene ma desta una sorta anche di amarezza quando poi succedono
cose del genere. In qualche modo ci dovrebbe essere una maggiore responsabilità anche nell'utilizzare
il lavoro intellettuale ma soprattutto una maggiore responsabilità nel rimanere fedeli a ciò
che è la ricerca, il lavoro sugli artisti e sulla storia in generale. Questo è un problema che
sicuramente facciamo bene a porre, soprattutto a un servizio pubblico. Esiste una necessità di
fedeltà, poi se non racconti un'altra storia però non la prendi dagli studi che sono stati fatti e
non la prendi su Leonardo. Più che altro perché in una fiction fatta così bene può essere un'occasione
mancata. Andiamo appunto a vedere il Cenacolo e vediamo un'altra cosa perché succede anche questo.
Bene, allora occasione mancata è un'espressione che hanno usato anche molti dei nostri ascoltatori,
ci hanno scritto. Io vi ringrazio moltissimo, a me è stata molto utile questa discussione,
mi ha fatto venire un sacco di idee. Ringrazio molto Gregorio Botta, ringrazio molto Antonio
Forcellino di cui ricordo come orgoglioso editore il libro Leonardo, Genio senza pace,
un libro straordinario, una biografia in cui ritroverete molte delle cose che sono state
dette. Se nei prossimi giorni la RAI vorrà considerare l'ipotesi di discuterne, la mia
idea è che si siano discusso con persone molto diverse, non solo persone competenti da arte o
di storia dell'arte, ma anche con scrittori, con sceneggiatori, perché è chiaro che qui il tema
che abbiamo discusso causa tanti elementi, la creatività, il controllo, chi possiede la verità,
nessuno la possiede ovviamente e quindi è una discussione, ma appunto ci vuole una discussione,
perché io sono convinto che dei 7 milioni, e siamo tutti contenti di spettatori, molti non
avranno detto ah ma io sto vedendo una fiction e quindi so che quello non è Leonardo, quel Leonardo
non è Leonardo, o meglio è Leonardo in una parte ma non lo è in un'altra. Io credo che molti come
è naturale, normale, va bene, si sono anche abbandonati a questa narrazione, allora va bene
abbandonarsi ma ci vuole anche qualche anticorpo, ci vuole anche qualche balance, qualche bilanciamento
di questo abbandono, ci vuole anche un momento critico in cui si possa discutere magari con gli
stessi sceneggiatori, con i produttori, con chi l'ha fatto questo serial, delle sue caratteristiche.
Vediamo se questa bottiglia buttata nel mare verrà raccolta, ho detto dopo la serial, ma si può
discutere in tutti i luoghi della RAI, si può discutere nei telegiornali, la RAI abbonda di luoghi dove
questa discussione si possa riprodurre con tante persone, ripeto, che possano essere competenti,
vi ringrazio molto, ringrazio tutti quelli che hanno seguito queste discussioni, mi dicono
appunto dalla regia che sono stati tanti, ringrazio tutti quelli che hanno fatto domande,
non siamo riusciti a trasmetterle tutte ma ve le gireremo poi successivamente. Grazie e al prossimo
appuntamento, arrivederci. Buonasera, grazie.