L'Unione europea usa l'intelligenza artificiale contro i mig
Dalla redazione di Internazionale, io sono Giulia Zoli.
Io sono Claudio Rossi Marcelli e questo è Il Mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo del nuovo regolamento europeo sull'intelligenza artificiale e di liberazione
animale e poi di presenze misteriose e di Cormac McCarthy.
È lunedì 19 giugno 2023.
È un giorno di celebrazione dal punto di vista dei diritti umani.
Ci sono molti di noi nella società civile, nelle varie ONG che lavorano per proteggere
le persone dalle usi più feroci dell'intelligenza artificiale e oggi abbiamo avuto un enorme
endorsement from the European Parliament saying that they are willing to draw red lines in
the sand against the most unacceptably harmful uses of AI systems.
Il 14 giugno il Parlamento europeo ha approvato un regolamento sull'uso dell'intelligenza
artificiale e della sorveglianza biometrica.
È una giornata di festa per i diritti umani, ha commentato nell'audio che avete appena
sentito Ella Jakubowska, una delle leader di Europea Digital Rights, un'associazione
che si batte per i diritti digitali dei cittadini europei.
E in effetti il regolamento è senza dubbio un passo avanti nella difesa delle persone
dall'abuso delle nuove tecnologie.
Ma il problema è che si occupa solo dei cittadini europei, senza garantire la stessa protezione
ai migranti, che invece restano esposti a un uso indiscriminato dell'intelligenza
artificiale.
E in un momento in cui l'Unione Europea si trova ad affrontare il gravissimo naufragio
avvenuto in Grecia la settimana scorsa, questa forma di discriminazione diventa ancora più
difficile da sostenere.
Sentiamo da Bruxelles Francesca Spinelli, giornalista che si occupa di politiche europee
sulle migrazioni e che collabora con Internazionale.
Quello del 14 giugno è stato un voto molto importante perché bisogna ricordare che questo
regolamento è il primo al mondo che si prefigge di stabilire delle regole chiare sull'uso
dei sistemi basati sull'intelligenza artificiale.
Le discussioni sono cominciate già nel 2020, poi è arrivata la proposta della Commissione
e da lì è cominciato il lavoro da un lato del Consiglio e dall'altro del Parlamento
europeo per arrivare a delle versioni che andassero bene a queste due istituzioni.
Adesso poi ci sono stati due voti importanti al Parlamento europeo, prima quello di due
commissioni che hanno migliorato la proposta della Commissione introducendo più tutele
per i diritti fondamentali e infine il voto del 14 giugno in cui la stragrande maggioranza
degli aerodeputati ha approvato quella che è la versione del Parlamento europeo e adesso
comincia la fase dei triloghi, ovvero le discussioni tra il Parlamento europeo, il Consiglio, gli
stati membri e la Commissione per arrivare a una versione finale che sarà approvata
sicuramente entro la fine di questa legislatura, quindi entro la primavera del 2024.
Nel dettaglio quali sono i rischi di natura tecnologica che questo regolamento vuole
evitare?
Allora i rischi principali che il regolamento europeo ha voluto evitare sono quelli legati
all'uso di alcuni sistemi che portano chiaramente a delle violazioni di diritti fondamentali,
sistemi che sono già in uso in alcuni paesi, in particolare i sistemi di sorveglianza
biometrica di massa, quindi si parla di sistemi che permettono di sorvegliare negli spazi
pubblici tutti i cittadini e tutte le cittadine raccogliendo dei dati biometrici in tempo
reale, che quindi possono essere usati in tempo reale o a posteriori per identificare
le persone, ci sono poi sistemi di categorizzazione biometrica basati sulla raccolta di dati sensibili,
in quel caso si parla per esempio negli uffici dei servizi sociali o durante le procedure
di asilo si raccolgono dei dati legati all'origine etnica, alla nazionalità, all'orientamento
sessuale che alimentano quindi questi sistemi di intelligenza artificiale che dovrebbero
poi permettere di categorizzare le persone e facilitare delle prese di decisione, ci
sono sistemi, anche questo è simile, è un po' lo stesso concetto, detti predittivi
che quindi dovrebbero permettere di prevedere sulla base della raccolta di questi dati,
che presentano un rischio che la persona può rappresentare, perché è pericolosa
sul piano sociale oppure perché c'è il cosiddetto rischio migratorio, quali sono
le sue vere intenzioni nel venire nell'Unione Europea, quindi sono sistemi di valutazione
delle rischio basati sull'intelligenza artificiale e poi ci sono i cosiddetti sistemi di riconoscimento
delle emozioni o macchine della verità che attraverso l'analisi di microespressioni facciali
e altri dati biometrici dovrebbero permettere di capire se la persona sta mentendo oppure
no. Sono tutti sistemi, come dicevo, in parte già usati perché appunto mancava una legislazione
e che hanno portato già a scandali e a violazioni dei diritti fondamentali.
Una protezione importante quindi per i cittadini europei, però alcune ONG accusano questo
regolamento di non offrirla a i migranti e anzi perfino di facilitare le politiche nazionali
di rispingimento e di schiedatura. È effettivamente così?
Sì, effettivamente così perché appunto dopo il voto in plenare al Parlamento Europeo
una serie di sistemi che ho elencato prima sono stati effettivamente vietati, nonostante
fino all'ultimo ci sia stata per esempio una grande pressione da parte del Partito
Popolare Europeo per invece autorizzare l'uso dei sistemi di sorveglianza biometrica di
massa, quindi ci siamo comunque andati vicino. Quindi è per questo che le organizzazioni
e le società civile hanno comunque celebrato questo voto al Parlamento Europeo, però hanno
tutte sottolineato che si è creata una sorta di legislazione a due livelli, per cui una
serie di emendamenti che invece erano stati proposti proprio per cercare di quanto più
possibile includere anche le persone che non sono cittadini dell'Unione Europea, quindi
le persone straniere, in particolare quelle che tentano di raggiungere il territorio europeo
o che riescono e quindi che introducono le richieste di asilo, ma anche quelle che vi
soggiornano in modo irregolare, tutte queste persone rischiano di ritrovarsi confrontati
allo stato attuale, cioè se il testo rimane così com'è potrebbe anche essere peggiorato
nella fase dei triloghi, rischiano di essere esposte all'uso di sistemi che le discrimineranno,
che sono messi al servizio di politiche e lo vediamo ogni giorno, che hanno come obiettivi
principali quello di frenare gli arrivi, una volta che riescono ad arrivare comunque, far
sì che le procedure di asilo siano molto più rapide e portino a molte meno concessioni
della protezione, in modo tale poi da poter, terzo obiettivo, aumentare i rimpatri. Quindi
allo stato attuale questo regolamento permetterà l'uso di alcuni sistemi basati sull'intelligenza
artificiale che permetteranno di portare avanti queste politiche. Ci fai qualche esempio pratico
di questi sistemi? I sistemi di valutazione del rischio, questi adesso possono essere autorizzati,
quindi nel momento in cui una persona si presenta alle frontiere esterne dell'Unione Europea
con anche magari un visto, ci sono dei controlli che vengono fatti, perché c'è comunque un
forte sospetto in generale verso chi vuole entrare sul territorio Unione Europea e che
proviene da certi paesi. Allo stato attuale ci sono questi sistemi basati sull'intelligenza
artificiale che dovrebbero permettere di valutare il rischio migratorio della persona raccogliendo
dei dati e anche sensibili, presentandole un sistema che dovrebbe poi dare un risultato.
Chiaramente anche se si insiste sempre, e questi sistemi in generale, sul fatto che
poi c'è una supervisione umana, ma è evidente che da un lato questi sistemi comunque sono
concepiti già in un modo che è condizionato, poi che comunque la persona verrà condizionata
dalla decisione suggerita dal sistema. Ci sono anche i sistemi predittivi invece dei
movimenti migratori, questa è un'altra grande preoccupazione dei governi, poter prevedere
da dove arriveranno le prossime, come le chiamano loro, ondate o ifflussia e lo scopo però
non è ovviamente quello di rafforzare le capacità di accoglienza, ma sarà piuttosto
quello di rafforzare le capacità di sorveglianza alle frontiere e anche magari la cooperazione
con gli stati terzi più nelle vicinanze per poi favorire appunto i respingimenti o i rimpatri.
Quindi ecco, questi sistemi potranno essere usati.
Questo uso che potremmo definire quasi aggressivo della tecnologia nei confronti dei migranti
è un discorso che vale non solo per l'intelligenza artificiale ma anche per tutte le altre tecnologie
secondo te?
Sì certo, bisogna sempre ricordare che non è l'intelligenza artificiale in sé a essere
discriminatoria, è l'uso che ne viene fatto.
Faccio l'esempio dei droni, potrebbero essere usati per migliorare le operazioni di search
and rescue, quindi di salvataggio delle persone in difficoltà in mare e invece ancora di recente
Human Rights Watch ha denunciato il fatto che Frontex ha usato tra l'altro dei droni
per segnalare la presenza di imbarcazioni alla Guardia Costera Libica che poi le ha
potute intercettare.
E quindi sì, è così anche per tecnologie molto meno sviluppate e sofisticate, penso
per esempio ai test ossei che permettono di identificare in teoria l'età delle persone,
si sa che non hanno basi scientifiche ma vengono usati sempre con questo scopo discriminatorio.
Grazie Francesca Spinelli.
Grazie a voi.
Sarà capitato anche a voi di avere quella strana sensazione che ci sia qualcuno nella
stanza o in casa mentre in realtà non c'è nessuno?
O anche per la strada di avere l'impressione che qualcuno ci segua ma non è così?
In assenza di un qualsiasi stimolo sensoriale, anche solo un fruscio o un movimento visto
con la coda dell'occhio, com'è possibile avvertire una presenza?
Eppure in certi contesti è relativamente comune.
Per esempio il fenomeno viene segnalato da molte persone che soffrono di Parkinson e
torna spesso nei racconti di alpinisti ed esploratori in situazioni critiche, in cui
è noto come effetto terzo uomo, come se ci fosse un'altra persona che li accompagna
nella loro spedizione.
È frequente anche in chi soffre di paralisi del sonno, un disturbo in cui durante il risveglio
e poco prima di addormentarsi, pur essendo coscienti, non ci si riesce a muovere né
a parlare.
La sensazione di avvertire una presenza è davvero qualcosa di indefinibile, eppure ci
sono ricercatori che la studiano e che sono riusciti anche a mettere a punto un metodo
per indurla.
Ma da cosa dipende?
Come funziona?
E perché è radicalmente diversa da un'allucinazione?
Lo racconta, in un articolo che pubblichiamo in questo numero di Internazionale ripreso
da Ion, un neuroscienziato, che ha provato su di sé il metodo per provocare questa strana
sensazione.
Un gruppo di attivisti dell'Animal Liberation Front, il fronte per la liberazione degli
animali, ha liberato 10.000 visoni da un allevamento intensivo in Ohio, negli Stati Uniti.
È la notizia che apre questo telegiornale locale andato in onda lo scorso novembre,
che descrive bene il modo in cui il gruppo agisce.
Con l'azione diretta, il boicottaggio e il sabotaggio, per impedire l'abuso degli animali.
Alla base di questo movimento c'è un pensiero radicale, una dura denuncia della violenza
e dello sfruttamento degli esseri viventi.
Ne parliamo con Leonardo Caffo, filosofo, scrittore, professore di estetica alla Nuova
Accademia di Belle Arti di Milano e all'Università Iulm, sempre di Milano, che scrive su Internazionale
la rubrica Altri Animali, e ha appena pubblicato per l'editore Tlon un libro intitolato, appunto,
Animal Liberation Front.
L'Animal Liberation Front è una sigla, che però ci dice qualcosa che è nato intorno
alla fine degli anni 70, più o meno nel 76 in Inghilterra.
È un gruppo non conformato di persone in giro per il mondo, anche se nato in Inghilterra,
che fanno sostanzialmente azioni dirette di liberazione di animali nei luoghi di detenzione
per l'alimentazione, il vestiario, la ricerca scientifica, il divertimento.
Credono nella liberazione animale e liberano gli animali.
Il tuo libro però non è un saggio sull'Animal Liberation Front, ma invece usa la finzione
narrativa per illustrare il pensiero di questo movimento.
Il testo è la trascrizione dell'udienza finale di un processo, appunto fittizio, a
un professore che fa parte del fronte di liberazione animale, ha partecipato ad alcune delle sue
azioni ed è accusato di vari reati contro la specie umana, dal maltrattamento alla corruzione
dei giovani, fino anche al terrorismo.
Nel corso di questa udienza, quindi, quest'uomo espone le sue ragioni e il risultato è di
fatto una sorta di manifesto del pensiero antispecista.
Cos'è l'antispecismo?
L'antispecismo è una teoria filosofica, è nata anche questa, non a caso, alla fine
degli anni 70, il più grande filosofo ancora vivo, si chiama Peter Singer, ha scritto un
libro importante, si chiamava Liberazione animale, ed è stato uno dei primi grandi libri
con cui la filosofia accademica, ufficiale, tradizionale, quindi non l'attivismo militante,
ha dimostrato che le ragioni per cui rispettiamo gli altri esseri umani, se sono buone ragioni,
allora devono valere obbligatoriamente per tutte le altre forme di vita che stanno dentro
il cappello delle ragioni per cui rispettiamo gli altri animali, la coscienza, il dolore,
quella che una filosofa importante, che si chiama Martha Nussbaum, ha chiamato la fioritura,
riprendendo un concetto di Aristotele, l'eudaimonia, questa idea che felice è colui che può realizzare
i propri bisogni, e sono tanti gli animali che possono realizzare i loro bisogni.
All'interno di questo romanzo io racconto delle teorie filosofiche utilizzando lo stratagema
letterario, un po' anche per identificarci meglio, sia con la storia del liberatore,
che ha tutti i buoni argomenti dalla sua parte della filosofia per liberare gli animali,
ma non ha quelli della giustizia terrena, perché nella larga parte dei paesi del mondo,
direi praticamente in tutti, liberare un animale da un luogo di detenzione è un'appropriazione
indebita, è un reato, e quindi si rischiano problemi seri.
E questo è un po' proprio il punto, cioè cosa impedisce agli esseri umani e alla specie
umana di vedere la sofferenza delle altre specie, che pure è provata scientificamente
ormai, perché non applichiamo i principi dell'etica anche alle altre specie?
Da un punto di vista razionale, l'antispecismo, almeno nella sua forma morale, è una delle
pochissime teorie filosofiche che ha pochissimi controargomenti, nel senso che non solo ci
sono le evidenze scientifiche, ma ci sono ormai da 50-60 anni che tutti gli animali
dotati di sistemi nervosi centrali, decentralizzati, o dotati di coscienza, protocoscienza, autocoscienza,
siano in grado di provare dolore, e quindi non andrebbe, secondo un principio che anche
cristiano non è neanche filosofico, non andrebbe fatto provare dolore senza necessità a qualcun
altro. Il problema vero poi è che il motore economico, sociologico, politico della larga
parte degli stati in cui viviamo è lo sfruttamento animale, c'è addirittura chi fa risalire
l'etimologia di capitalismo a Caput, capo di bestiame, effettivamente gli animali sono
il nostro plus valore, noi gli dobbiamo dare uno stipendio, li produciamo quanto vogliamo,
con loro ci mangiamo, ci vestiamo, ci divertiamo, ci sperimentiamo in farmaci, quindi di fatto
ciò che ci impedisce di vedere la verità è il sistema socio-economico-politico, chiamiamolo
in questo modo qua, che ci nasconde in tutti i modi possibili questa realtà, perché qualora
ci venisse mostrata probabilmente il terremoto economico sarebbe insostenibile e insopportabile,
posto che molti la vedono questa sofferenza e anche se l'Animal Liberation Front è la
punta più radicale, più estrema e forse neanche la più caldeggiabile, visti i problemi
legali e politici a cui si va incontro, esistono tantissime forme di animalismo, ecologia
radicale, antispecismo politico, che manifestano esplicitamente una volontà di ridurre ed
eliminare la sofferenza degli animali in un percorso che non è giuridicamente complesso,
la riconversione industriale, la possibilità di nutrirsi con nuovi alimenti che non facciano
più uso dei corpi degli animali, per cui c'è una rivoluzione in corso, ovviamente come
tutte le rivoluzioni in cui coloro che devono essere liberati non fanno parte in causa del
processo di rivoluzione più lenta, più difficile, più complessa.
Questa settimana l'Internazionale pubblica un lavoro fotografico sugli animali sopravvissuti
o fuggiti dagli allevamenti che vengono accolti nei rifugi dove vivono liberi e anche questo
forse è un segnale, bisogna riconoscere che come dicevi rispetto anche a pochi decenni
fa l'attenzione verso gli animali, il modo in cui li trattiamo, li cresciamo, li mangiamo
è aumentata, però per tornare all'antispecismo, questo pensiero è diverso dall'animalismo?
L'antispecismo diciamo così è l'apparato filosofico che mette in discussione lo specismo,
che è l'idea che non basti essere fuori da un recinto presuntamente biologico, la specie,
per perdere una conformazione morale come soggetto, oggetto o paziente morale,
esattamente come abbiamo per fortuna falsificato il sessismo, cioè l'idea che se non si era parte
del sesso eteropatriarcale dominante bisognava avere meno diritti, allo stesso modo l'antispecismo
mette in discussione che la sola variazione di specie biologica da omosapienza ad altre specie
possa far causare un ascensore morale in cui si è sacrificabili, uccidibili, mandabili, guinsaiabili,
qui l'elenco è infinito. L'animalismo che di fatto è una traduzione più pop dell'antispecismo,
può anche risolversi in un generico amore o rispetto nei confronti degli altri animali,
ma l'antispecismo è davvero un terremoto morale come lo è stato il femminismo, come lo è stato
l'antirazzismo, perché va a decostruire una buona parte degli apparati sociali su cui si va a
conformare la nostra vita civile e sociale, cioè se l'antispecismo dovesse essere inserito all'interno
delle nostre teorie politiche dovremmo riorganizzare sostanzialmente il 90% della
nostra vita quotidiana, mentre l'animalismo può pure diventare come dire un affare pop da partito
politico che riguarda i cani, i gatti, gli armellini, ma è integrabile nel sistema, è
completamente un'altra cosa. Quindi per tornare agli attivisti dell'Animal Liberation Front è un
po' come se con le loro azioni si facessero carico concretamente diciamo delle conseguenze politiche
della filosofia antispecista. Tutta la grande filosofia ha avuto alle spalle una distinzione
tra giusto e giustificato. Lo giustificato è quello che un sistema giuridico normativo considera
opportuno, la giustizia è più grande della giustificazione. Hanno violato le regole le
femministi antelitteram, gli antirazzisti antelitteram, le violano costantemente gli
ecologisti radicali e ovviamente le hanno violate abbondantemente gli antispecisti radicali che
sono diventati attivisti come il personaggio inventato diciamo del romanzetto che ho scritto.
Ovviamente se la tua giustizia è più grande del contorno normativo in cui ti muovi, fare il bene
significa fare un reato, ma questa è la storia dell'evoluzione morale della nostra società. Fino
a 80 anni fa in Italia c'era il delitto d'onore, lo consideravamo giustificato anche se non era
giusto. Questo con gli animali implica un percorso molto più lungo perché purtroppo l'animale non
prende la parola e ti spiega il suo dolore, ci vuole qualcuno che intercetta questo dolore,
lo traduce, lo racconta. Di fatto gli animalisti dell'Animal Liberation Front per quanto abbiano
fatto anche delle azioni deprecabili sono stati e sono dei visionari, sono delle persone che
considerano più rilevante la giustizia degli affari loro. Quindi ci stai dicendo che forse
ci sono delle speranze? C'è questa famosa frase di Walter Benjamin che conoscono tutti,
solo per chi non ha speranza c'è dato sperare. Di fatto l'antispecismo e l'animalismo coerente
interpretano questa frase, fin quando si può sperare per qualcun altro la speranza esiste,
non avrebbe senso neanche fare un passo fuori di casa se non ci fosse la speranza. Gli animali
sono ovunque, sono intorno a noi, soffrono quotidianamente come soffrono tantissimi
compagni della nostra specie, qualsiasi azione volta a minimizzare la sofferenza, questo è
vero in tutte le grandi teorie religiose, in tutte le grandi teorie politiche, in tutte le
grandi teorie morali, è un'azione che vale la pena di essere copiuta. Più se ne fanno,
meglio se ne fanno, più saranno di impatto nel futuro. Perché hai scritto questo libro? Perché
da tanto tempo non mi occupavo più di questa faccenda, un po' perché pensavo di aver detto
quello che potevo dire e quindi ho provato a dirlo attraverso la narrativa e non attraverso
la saggistica e perché credo che per quanto io abbia cercato di distrarmi da questa tematica,
tutte le volte che penso a quei miliardi di animali che soffrono, si disperano all'interno
dei luoghi di detenzione, mi sembra che non mi possa permettere il lusso borghese di parlare
del stesso degli angeli e devo parlare anche di qualcosa che riguarda loro. E' necessario,
non si può non ascoltare un dolore così grande. Grazie a Leonardo Caffo. Grazie a voi.
Leonardo Merlini, giornalista e critico letterario, consiglia un libro di Cormac
McCarthy, lo scrittore statunitense morto il 13 giugno. Cormac McCarthy è morto a quasi 90 anni,
ma ha lasciato ai suoi lettori un congelo straordinario. Questo romanzo Il passeggero,
che in qualche modo è la summa della sua scrittura, è la summa della sua avventura
di narratore di questa America minore, disperata, molto spesso oscura, è un'America in cui brillano
i suoi eroi, come nel caso degli eroi del far west, oppure degli eroi della strada,
o di non è un paese per vecchi. Anche nel passeggero c'è un eroe che si chiama Bobby
Wester, è un sommozzatore, ha perso il grande amore della sua vita che era sua sorella Alicia,
devastata da un'intelligenza troppo forte, da una lucidità troppo grande, dalle sue allucinazioni,
devastata dalla matematica, e Bobby cerca in qualche modo di farsi perdonare di non averla
potuta salvare, sapendo che è impossibile, e scappa da una minaccia misteriosa e caffichiana,
seguita dal fatto di aver ritrovato un aereo sommerso con dei cadavri a bordo. Non sappiamo
cosa è successo, non sappiamo chi sia questo passeggero, ma sappiamo che Bobby è l'eroe
americano che attraversa il nostro presente facendosi carico di tutte le sue incongruenze,
di tutti i suoi misteri, di tutte le sue follie. McCarthy scrive questo romanzo con una lucidità,
con un'attenzione, con una freschezza che per un uomo di quasi 90 anni sono assolutamente
incredibili e restano probabilmente nei dialoghi, nelle digressioni sulla fisica teorica,
negli spazi in cui la sua voce diventa anche più grande dei suoi personaggi,
la sua più grande lezione e la sua eredità che sarà molto molto difficile da dimenticare.
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