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Interviste di Beppe Grillo, Prigionieri del Silenzio - Il caso Carlo Parlanti

Prigionieri del Silenzio - Il caso Carlo Parlanti

Intervista a Katia Anedda, presidente di Prigionieri del Silenzio.

Il caso carlo Parlanti

Katia Anedda: Sono Katia Anedda, il Presidente dell'associazione Prigionieri del silenzio, Prigionieri del silenzio è una associazione no profit che si occupa di italiani detenuti all'estero ed è l'unica associazione in Italia che si occupa seriamente di questa problematica, anche perché non tutti sanno che ci sono 2.905 connazionali detenuti all'estero e non tutti sono sicuramente colpevoli e molto pochi, forse sono le persone a cui non vengono violati dei diritti.

Blog: Questa associazione nasce con un caso, il caso Parlanti , ci può spiegare il caso Parlanti?

Katia Anedda: Carlo Parlanti è un manager informatico nato a Montecatini, ha vissuto per molti anni a Milano, a un certo punto della sua vita ha deciso di andare negli Stati Uniti, ha lavorato negli Stati Uniti per sei anni dopodiché ha deciso di rientrare in Italia perché il suo sogno era comunque creare una sua società in Europa e ci stava riuscendo. Dopo due anni dal rientro, lui è rientrato in Italia nel 2002, nel 2004 facendo un viaggio da Dublino a Düsseldorf ha scoperto di essere un ricercato. Nel periodo in cui ha vissuto negli Stati Uniti ha instaurato diverse relazioni perché Carlo, oltre a essere un manager informatico, è anche una persona brillante, una persona comunque che piaceva alle donne e a lui piacevano le donne. L'ultima relazione che ha avuto prima di rientrare in Italia, una donna più grande di lui che ha lasciato qualche settimana, prima che lui poi decidesse di rientrare definitivamente in Europa, questa donna ha pensato bene di accusarlo per sequestro di persona, violenza domestica e violenza sessuale e lui intanto in effetti era ritornato in Europa, oltre tutto la cosa assurda che ha viaggiato dappertutto per due anni andando anche in Canada, ha aperto una società a Gibilterra. E invece ha scoperto proprio in questo viaggio, dopo due anni, di essere un ricercato. È stato arrestato a Düsseldorf in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti, da allora è iniziato il suo incubo e della sua famiglia. Abbiamo iniziato a contattare, a bussare a tutte le porte, io a contattare tutte le associazioni ho scoperto che non vi erano realmente delle associazioni che si occupassero dei diritti di un italiano detenuto all'estero che riuscissero a aiutarci, nel Web dando visibilità alla vicenda di Carlo abbiamo consolidato di fondare una associazione, visto che non ne esistevano. Da allora abbiamo creato un sito Internet, il cui indirizzo è www.prigionieridelsilenzio.it, abbiamo cominciato ad avere diversi contatti e diverse mail di fidanzate, madri, padri che vivevano la situazione di un detenuto all'estero. Abbiamo iniziato a informarci e a dare informazione e così è nata Prigionieri del silenzio nel 2008.

Blog: Carlo Parlanti è innocente?

Katia Anedda: Sicuramente sì, lo dicono dei criminologi oggi, lo dicono dei medici e lo dicono anche gli atti del processo che comunque sono reperibili in linea sul sito carloparlanti.com

In carcere senza prove

Blog: Perché è tenuto in carcere?

Katia Anedda: Perché sono stati dei grossi errori. Dobbiamo considerare che la vicenda di Carlo Parlanti si svolge negli Stati Uniti, un paese ufficialmente civile, un paese che non dovrebbe sbagliare, un paese con cui abbiamo diversi rapporti, sicuramente lo Stato italiano non andrà a sottolineare agli Stati Uniti gli errori che sono stati fatti. Lo tengono in prigione perché riconoscerlo innocente vorrebbe dichiarare da parte di alcuni magistrati, di procuratori “abbiamo sbagliato” e questo è molto difficile sentirlo dire da parte di un procuratore, soprattutto californiano, americano!

Blog: Ci sono speranze di fare uscire Carlo Parlanti dal carcere prima della sua pena?

Katia Anedda: Se gli enti, anche le procure italiane fanno davvero il loro lavoro sì, ci sono delle speranze, negli ultimi periodi abbiamo inoltrato diverse denunce. Qualche mese fa la stessa famiglia Parlanti ha inoltrato delle denunce perché se si va a vedere bene tutta la certificazione com'è stato estradato Carlo si può veramente pensare a un sequestro di persona. E le speranze ci possono essere, certamente che sì.

Blog: Lei ha parlato di una denuncia di una signora americana nei confronti di Carlo Parlanti, ma al di là della denuncia ci sono delle prove?

Katia Anedda: La sua parola contro quella di Carlo.

Blog: Negli Stati Uniti vale di più la parola di una donna di quella di un uomo?

Katia Anedda: in caso di violenza, soprattutto sessuale, sì.

Blog: Se la violenza non è accertata o accertabile?

Katia Anedda – Dipende da quanto si riesce a far accettare e accertare la verità, dipende da quanti soldi hai, dipende da quanti appoggi politici hai.

Blog: Cosa succede a un italiano all'estero quando si trova in una situazione come quella di Parlanti in America oppure altrove, cosa dovrebbe fare?

Katia Anedda: Ci sono paesi e paesi, ci sono dei paesi dell'America meridionale dove veramente si rischia anche la vita perché ci sono carceri in cui un detenuto viene rinchiuso e spesso la famiglia non ne sa niente, non sa come mettersi in contatto con il consolato, a volte non sanno neanche che esista un consolato che si deve accertare della loro condizione. Succede oggi è che tanti ragazzi, tanti giovani soprattutto, vanno all'estero si ritrovano fermati anche per delle false accuse, spesso succede, droga o cose di questo genere, e vengono costretti a volte a firmare delle dichiarazioni in lingua del posto che magari non capiscono bene e rischiano a volte di passare tutta la loro vita in prigione, senza un aiuto efficace.

Blog: Il consolato quando viene chiesto un aiuto dopo il caso specifico e quindi quando la persona è stata accusata o incarcerata, di solito cosa fa?

Katia Anedda: Dipende da quanta pressione si fa e dipende di quale consolato stiamo parlando, dipende dai paesi, ci sono dei consolati che, su casi che abbiamo seguito come associazione, sono stati molto presenti Quello che dovrebbe fare è dare le garanzie che non vengano lesi i diritti del connazionale e andare sicuramente subito in carcere, occuparsi dei contatti con gli avvocati e con la famiglia. In alcuni Stati succede, in molti altri non succede e bisogna veramente fare tanta pressione. Sono stata diverse volte al Ministero degli Esteri L'ultima volta ho parlato con il Vice capo gabinetto del Ministro Frattini e con il consigliere penale del Ministero appositamente per il caso Parlanti. Nellultimo anno è stato pubblicato un libro scritto da Vincenzo Maria Mastronardi che è uno dei più famosi criminologi italiani, all'interno del libro c'è della documentazione, c'è anche il rapporto della dottoressa Agnesina Pozzi che è un medico e questo libro dimostra come il caso Parlanti sia un bluff. Questo libro dimostra che sono stati usati per il caso Parlanti dei certificati falsi. Ho fatto ho fatto vedere il libro alle persone interessate del Ministero e ho detto "Questo libro è una denuncia se lo si legge, questo libro dice che sono stati falsificati i documenti, in questo libro dice che un italiano è stato estradato in base a documenti falsi. Io la vedo come un sequestro di persona. Quindi, o chi ha scritto questo libro ha detto il falso e deve essere perseguito legalmente, e voi sapete che non è così, perché è basato su documentazione protocollata dalla Procura di Ventura, la Contea americana dov'è stato condannato Carlo, oppure gli Stati Uniti devono dare una qualche chiarezza sulla situazione". Il consigliere dott. Marco Rago mi ha dato ragione, mi ha detto che avrebbe parlato con l'ambasciata.

Gli italiani nelle prigioni del mondo

Blog: Qual è la geografia degli italiani in carcere, dove ci sono più italiani in carcere rispetto a altri Stati? Negli Stati Uniti, in Germania?

Katia Anedda: Nella Germania. Attualmente ci sono 2.905 italiani detenuti all'estero. Circa 1.400 sono in Germania e poi sono sparsi per tutto il mondo: Asia, Africa, negli Stati Uniti ce ne sono poco più di 400. C'è poca informazione. Ogni paese ha una cultura diversa e spesso non si conosce la cultura di questo paese, anche le nozioni basilari. Negli Stati Uniti molti non sanno che non puoi stare fuori da un locale con un bicchiere con una bevanda alcolica. In Marocco nel periodo del ramadan è meglio non fumare per strada. Ci sono tante cose di cui non si ha conoscenza e spesso l'italiano magari che va in un paese fa qualcosa a lui naturale, ora non parliamo dei casi estremi, senza sapere che sta violando la legge del paese. In quei casi è anche molto difficile controbattere al sistema che ti sta mettendo "giustamente" in galera, quindi secondo il parere dei Prigionieri del silenzio si deve dare informazione da parte dei Ministeri, ora non so come, potrebbe essere anche con dei depliant quando qualcuno parte in un paese per avere almeno le nozioni principali, potrebbe essere in altri modi, potrebbe essere parlandone anche a livello mediatico perché no, anche perché di questi casi soprattutto di detenzione si parla veramente così poco. Blog: Se lei dovesse rivolgere un appello al Blog di Grillo e in generale alla Rete, che cosa chiederebbe per Carlo oggi?

Katia Anedda: Per Carlo chiederei prima di tutto di andare a leggere, di andare a leggere tutta la documentazione, ci sono diversi siti che parlano di Carlo, quello ufficiale è www.carloparlanti.it, c'è anche in inglese che è www.carloparlanti.com dove ci sono tutti gli atti del processo e le denunce fatte, di andarli a leggere, di esprimere il loro parere in modo di aiutarci a dare visibilità, in modo che non ci sia un giorno un altro caso Parlanti. A breve dovremmo costituire a Montecatini, la città natale di Carlo, un comitato pro Parlanti, che sarà adibito a fare una denuncia elencando i crimini che sono stati commessi nei confronti di Carlo. Questa denuncia sarà presto in linea sia sulle pagine Facebook che sui siti ufficiali e quindi chiedo a tutti di aderire a questa denuncia, di firmarla e di far conoscere questo assurdo caso.

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Intervista a Katia Anedda, presidente di Prigionieri del Silenzio.

Il caso carlo Parlanti

Katia Anedda: Sono Katia Anedda, il Presidente dell’associazione Prigionieri del silenzio, Prigionieri del silenzio è una associazione no profit che si occupa di italiani detenuti all’estero ed è l’unica associazione in Italia che si occupa seriamente di questa problematica, anche perché non tutti sanno che ci sono 2.905 connazionali detenuti all’estero e non tutti sono sicuramente colpevoli e molto pochi, forse sono le persone a cui non vengono violati dei diritti.

Blog: Questa associazione nasce con un caso, il caso Parlanti , ci può spiegare il caso Parlanti?

Katia Anedda: Carlo Parlanti è un manager informatico nato a Montecatini, ha vissuto per molti anni a Milano, a un certo punto della sua vita ha deciso di andare negli Stati Uniti, ha lavorato negli Stati Uniti per sei anni dopodiché ha deciso di rientrare in Italia perché il suo sogno era comunque creare una sua società in Europa e ci stava riuscendo. Dopo due anni dal rientro, lui è rientrato in Italia nel 2002, nel 2004 facendo un viaggio da Dublino a Düsseldorf ha scoperto di essere un ricercato. Nel periodo in cui ha vissuto negli Stati Uniti ha instaurato diverse relazioni perché Carlo, oltre a essere un manager informatico, è anche una persona brillante, una persona comunque che piaceva alle donne e a lui piacevano le donne. ||||||||||established|various|relationships|||||||||||||brilliant person||||||||||||| L’ultima relazione che ha avuto prima di rientrare in Italia, una donna più grande di lui che ha lasciato qualche settimana, prima che lui poi decidesse di rientrare definitivamente in Europa, questa donna ha pensato bene di accusarlo per sequestro di persona, violenza domestica e violenza sessuale e lui intanto in effetti era ritornato in Europa, oltre tutto la cosa assurda che ha viaggiato dappertutto per due anni andando anche in Canada, ha aperto una società a Gibilterra. E invece ha scoperto proprio in questo viaggio, dopo due anni, di essere un ricercato. È stato arrestato a Düsseldorf in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti, da allora è iniziato il suo incubo e della sua famiglia. Abbiamo iniziato a contattare, a bussare a tutte le porte, io a contattare tutte le associazioni ho scoperto che non vi erano realmente delle associazioni che si occupassero dei diritti di un italiano detenuto all’estero che riuscissero a aiutarci, nel Web dando visibilità alla vicenda di Carlo abbiamo consolidato di fondare una associazione, visto che non ne esistevano. Da allora abbiamo creato un sito Internet, il cui indirizzo è www.prigionieridelsilenzio.it, abbiamo cominciato ad avere diversi contatti e diverse mail di fidanzate, madri, padri che vivevano la situazione di un detenuto all’estero. Abbiamo iniziato a informarci e a dare informazione e così è nata Prigionieri del silenzio nel 2008.

Blog: Carlo Parlanti è innocente?

Katia Anedda: Sicuramente sì, lo dicono dei criminologi oggi, lo dicono dei medici e lo dicono anche gli atti del processo che comunque sono reperibili in linea sul sito carloparlanti.com |||||||criminologists|||||||||||||||||available||||||

In carcere senza prove

Blog: Perché è tenuto in carcere?

Katia Anedda: Perché sono stati dei grossi errori. Dobbiamo considerare che la vicenda di Carlo Parlanti si svolge negli Stati Uniti, un paese ufficialmente civile, un paese che non dovrebbe sbagliare, un paese con cui abbiamo diversi rapporti, sicuramente lo Stato italiano non andrà a sottolineare agli Stati Uniti gli errori che sono stati fatti. ||||event|||||takes place||||||||||||||||||||||||||||||||||||| Lo tengono in prigione perché riconoscerlo innocente vorrebbe dichiarare da parte di alcuni magistrati, di procuratori “abbiamo sbagliato” e questo è molto difficile sentirlo dire da parte di un procuratore, soprattutto californiano, americano!

Blog: Ci sono speranze di fare uscire Carlo Parlanti dal carcere prima della sua pena?

Katia Anedda: Se gli enti, anche le procure italiane fanno davvero il loro lavoro sì, ci sono delle speranze, negli ultimi periodi abbiamo inoltrato diverse denunce. Qualche mese fa la stessa famiglia Parlanti ha inoltrato delle denunce perché se si va a vedere bene tutta la certificazione com’è stato estradato Carlo si può veramente pensare a un sequestro di persona. E le speranze ci possono essere, certamente che sì.

Blog: Lei ha parlato di una denuncia di una signora americana nei confronti di Carlo Parlanti, ma al di là della denuncia ci sono delle prove?

Katia Anedda: La sua parola contro quella di Carlo.

Blog: Negli Stati Uniti vale di più la parola di una donna di quella di un uomo?

Katia Anedda: in caso di violenza, soprattutto sessuale, sì.

Blog: Se la violenza non è accertata o accertabile? ||||||verified||

Katia Anedda – Dipende da quanto si riesce a far accettare e accertare la verità, dipende da quanti soldi hai, dipende da quanti appoggi politici hai.

Blog: Cosa succede a un italiano all’estero quando si trova in una situazione come quella di Parlanti in America oppure altrove, cosa dovrebbe fare?

Katia Anedda: Ci sono paesi e paesi, ci sono dei paesi dell’America meridionale dove veramente si rischia anche la vita perché ci sono carceri in cui un detenuto viene rinchiuso e spesso la famiglia non ne sa niente, non sa come mettersi in contatto con il consolato, a volte non sanno neanche che esista un consolato che si deve accertare della loro condizione. Succede oggi è che tanti ragazzi, tanti giovani soprattutto, vanno all’estero si ritrovano fermati anche per delle false accuse, spesso succede, droga o cose di questo genere, e vengono costretti a volte a firmare delle dichiarazioni in lingua del posto che magari non capiscono bene e rischiano a volte di passare tutta la loro vita in prigione, senza un aiuto efficace.

Blog: Il consolato quando viene chiesto un aiuto dopo il caso specifico e quindi quando la persona è stata accusata o incarcerata, di solito cosa fa?

Katia Anedda: Dipende da quanta pressione si fa e dipende di quale consolato stiamo parlando, dipende dai paesi, ci sono dei consolati che, su casi che abbiamo seguito come associazione, sono stati molto presenti Quello che dovrebbe fare è dare le garanzie che non vengano lesi i diritti del connazionale e andare sicuramente subito in carcere, occuparsi dei contatti con gli avvocati e con la famiglia. In alcuni Stati succede, in molti altri non succede e bisogna veramente fare tanta pressione. Sono stata diverse volte al Ministero degli Esteri L’ultima volta ho parlato con il Vice capo gabinetto del Ministro Frattini e con il consigliere penale del Ministero appositamente per il caso Parlanti. Nellultimo anno è stato pubblicato un libro scritto da Vincenzo Maria Mastronardi che è uno dei più famosi criminologi italiani, all’interno del libro c’è della documentazione, c’è anche il rapporto della dottoressa Agnesina Pozzi che è un medico e questo libro dimostra come il caso Parlanti sia un bluff. Questo libro dimostra che sono stati usati per il caso Parlanti dei certificati falsi. Ho fatto ho fatto vedere il libro alle persone interessate del Ministero e ho detto "Questo libro è una denuncia se lo si legge, questo libro dice che sono stati falsificati i documenti, in questo libro dice che un italiano è stato estradato in base a documenti falsi. Io la vedo come un sequestro di persona. Quindi, o chi ha scritto questo libro ha detto il falso e deve essere perseguito legalmente, e voi sapete che non è così, perché è basato su documentazione protocollata dalla Procura di Ventura, la Contea americana dov’è stato condannato Carlo, oppure gli Stati Uniti devono dare una qualche chiarezza sulla situazione". Il consigliere dott. Marco Rago mi ha dato ragione, mi ha detto che avrebbe parlato con l’ambasciata.

Gli italiani nelle prigioni del mondo

Blog: Qual è la geografia degli italiani in carcere, dove ci sono più italiani in carcere rispetto a altri Stati? Negli Stati Uniti, in Germania?

Katia Anedda: Nella Germania. Attualmente ci sono 2.905 italiani detenuti all’estero. Circa 1.400 sono in Germania e poi sono sparsi per tutto il mondo: Asia, Africa, negli Stati Uniti ce ne sono poco più di 400. C’è poca informazione. Ogni paese ha una cultura diversa e spesso non si conosce la cultura di questo paese, anche le nozioni basilari. Negli Stati Uniti molti non sanno che non puoi stare fuori da un locale con un bicchiere con una bevanda alcolica. In Marocco nel periodo del ramadan è meglio non fumare per strada. Ci sono tante cose di cui non si ha conoscenza e spesso l’italiano magari che va in un paese fa qualcosa a lui naturale, ora non parliamo dei casi estremi, senza sapere che sta violando la legge del paese. In quei casi è anche molto difficile controbattere al sistema che ti sta mettendo "giustamente" in galera, quindi secondo il parere dei Prigionieri del silenzio si deve dare informazione da parte dei Ministeri, ora non so come, potrebbe essere anche con dei depliant quando qualcuno parte in un paese per avere almeno le nozioni principali, potrebbe essere in altri modi, potrebbe essere parlandone anche a livello mediatico perché no, anche perché di questi casi soprattutto di detenzione si parla veramente così poco. ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||brochures|when|||||||||||||||||||||||||||||||||||||| Blog: Se lei dovesse rivolgere un appello al Blog di Grillo e in generale alla Rete, che cosa chiederebbe per Carlo oggi?

Katia Anedda: Per Carlo chiederei prima di tutto di andare a leggere, di andare a leggere tutta la documentazione, ci sono diversi siti che parlano di Carlo, quello ufficiale è www.carloparlanti.it, c’è anche in inglese che è www.carloparlanti.com dove ci sono tutti gli atti del processo e le denunce fatte, di andarli a leggere, di esprimere il loro parere in modo di aiutarci a dare visibilità, in modo che non ci sia un giorno un altro caso Parlanti. A breve dovremmo costituire a Montecatini, la città natale di Carlo, un comitato pro Parlanti, che sarà adibito a fare una denuncia elencando i crimini che sono stati commessi nei confronti di Carlo. Questa denuncia sarà presto in linea sia sulle pagine Facebook che sui siti ufficiali e quindi chiedo a tutti di aderire a questa denuncia, di firmarla e di far conoscere questo assurdo caso.