×

Vi använder kakor för att göra LingQ bättre. Genom att besöka sajten, godkänner du vår cookie-policy.


image

Il giornalino di Gian Burrasca - Vamba, Capitolo 9

Capitolo 9

1° novembre

Oggi, mentre il babbo era fuori, Ada è venuta a darmi le notizie dell'avvocato Maralli, che va sempre migliorando, e a dirmi se volevo scendere in salotto, col patto che dopo una mezz'oretta ritornassi in camera mia. Io sono sceso molto volentieri, per cambiare aria; e dopo poco è venuta la signora Olga a far visita alla mamma e mi ha fatto molte feste, dicendo che ero cresciuto, che avevo gli occhi intelligenti, e molte altre cose che dicono le donne di noi ragazzi, quando discorrono con le nostre mamme. Però mia sorella Virginia, che era venuta in quel momento, ha creduto bene di farmi subito scomparire, dicendo che ero troppo spensierato, ed è andata a parlare del fatto dell'altra sera che ha raccontato naturalmente a modo suo, esagerando, come fa sempre lei, e portando alle stelle la rassegnazione della povera vittima (così chiama l'avvocato) che rimarrà privo di un occhio per tutta la vita. Però, la signora Olga che è una persona molto istruita e che scrive i libri, ha detto che la vittima era da compiangersi, ma che era stata una disgrazia; e io ho aggiunto subito: - Sicuro: e una disgrazia voluta, perché se l'avvocato fosse stato fermo come dicevo io, non avrei sbagliato la mira... - Dopo molti discorsi la signora Olga ha tirato fuori l'orologio e ha detto: - Mio Dio! Già le quattro! - La mamma allora ha osservato: - Curiosa! Lei ha un orologio che somiglia perfettamente al mio... - Ah, sì? - ha risposto la signora Olga - e se l'è riposto in seno, mentre Virginia che le stava di dietro faceva dei cenni con le mani alla mamma che non capiva niente. Quando poi la signora Olga se n'è andata, Virginia, che ha sempre il vizio di chiacchierare e di ficcare il naso nelle cose che non le appartengono, ha esclamato: - Ma mamma! Non hai visto che, oltre all'orologio, aveva anche un ciondolo preciso al tuo?... È una cosa strana!... - E son salite tutte in camera della mamma per pigliar l'orologio... Ma l'orologio non c'era, perché l'avevo preso io l'altro giorno per fare i giuochi di prestigio nel giardino. È impossibile descrivere come son rimaste la mamma, l'Ada e Virginia. L'Ada è corsa subito in camera sua, ed è tornata dicendo: - Ma io ve ne dirò un'altra... un'altra che è anche più straordinaria, tanto che, prima di dirla, ho voluto sincerarmi. Quando la signora Olga si è soffiata il naso ho osservato che aveva un fazzoletto di tela batista col ricamo come quello che mi regalasti tu, mamma, per la mia festa. Ebbene: ora sono andata a vedere nel mio cassetto e ne manca proprio uno!... - Sfido! È il fazzoletto che presi l'altro giorno per fare il gioco di prestigio in giardino, e che consegnai a Marinella con dentro l'orologio della mamma!... Ebbene: per queste due cose così semplici, la mamma e le mie due signore sorelle sono state lì a chiacchierare più d'un'ora con mille: Ah! Uh! Oh! e sono andate a cercare l'ultimo giorno che la signora Olga era stata da noi, che fu l'altro lunedì, e si son ricordate che la mamma l'aveva fatta passare in camera sua, e finalmente Ada ha concluso tutte le discussioni così: - Questo è un caso di cleptomania. - Questa parola io la conosco per averla letta più di una volta nel giornale del babbo, e so che è una specie di malattia curiosissima, che spinge la gente a rubare la roba degli altri senza neanche accorgersene. Io allora ho detto: - Sempre l'esagerazioni!... - E avrei voluto spiegare la cosa, salvando la signora Olga da un'accusa ingiusta; ma siccome Virginia è saltata su a dire che io sono un ragazzo e che dovevo stare zitto, e guai, anzi, se avessi detto a qualcuno del fatto al quale avevo assistito, così io le ho piantate, lasciando che se la sbrigassero fra loro. Quanta superbia hanno i grandi! Ma questa volta si accorgeranno che, anche essendo ragazzi, si può giudicare le cose molto meglio di loro, che voglion sempre saper tutto!...

2 novembre.

Oggi è il giorno dei morti e si va al Camposanto a visitare la tomba dei poveri nonni e quella del povero zio Bartolomeo che morì due anni sono, purtroppo, e che se fosse campato m'avrebbe regalato una bella bicicletta che m'aveva promesso tante volte... La mamma mi ha detto di vestirmi alla svelta, e che in questa circostanza solenne, se mi porterò bene, il babbo forse rifarà la pace con me. Meno male! Finalmente la giustizia trionfa, e l'innocente non è più perseguitato da chi dovrebbe invece capir la ragione, senza dar sempre addosso al più piccino perché non ci si può difendere. Prima di andare a letto voglio registrare qui, nel mio caro giornalino, il fatto d'oggi che è stato quello di essere stato perdonato dal babbo; però c'è mancato poco che tutto andasse all'aria, e anche questa volta proprio per una sciocchezza. Oggi, dunque, prima d'uscir di casa, il babbo mi ha consegnato una corona di fiori e mi ha detto dandomi del Voi, con quella voce grave che fa sempre quando è stato adirato con me e che, dopo un pezzo, si decide a ridiscorrere: - Speriamo che il pensiero dei poveri nostri nonni vi ispiri a diventar migliore di quel che siete... - Io, naturalmente, non ho fiatato, ben sapendo che in queste circostanze ai ragazzi è proibito di dir liberamente le loro ragioni: ho chinato la testa come si fa quando si diventa rossi, e ho guardato di sotto in su il babbo, che mi fissava con tanto di cipiglio. Intanto la mamma ci ha chiamati, perché la carrozza che aveva mandato a prendere per Caterina era pronta, e ci siamo montati tutti, meno la Virginia che è rimasta in casa, perché doveva venire il dottore dell'avvocato Maralli che va sempre migliorando. Io ho detto alla mamma: - Se permetti vado a cassetta, così ci state più comodi. - E così ho fatto, anche perché a cassetta mi diverto molto di più, specialmente quando si piglia la carrozza a ore, perché allora si va piano e il fiaccheraio mi lascia anche tener le guide. - Che bella giornata! - ha detto l'Ada. - E quanta gente!... Infatti quando siamo entrati nel Camposanto pareva d'essere al passeggio ed era un bel colpo d'occhio il vedere tutte quelle famiglie che formicolavano nei viali cariche di fiori variopinti per i loro poveri defunti. Abbiamo visitato le tombe dei poveri nonni e del povero zio, e pregato per loro come si fa tutti gli anni, e poi si è fatto il giro del Camposanto per vedere le nuove tombe. A un certo punto ci siamo fermati a una tomba in costruzione e l'Ada ha detto: - Ecco la cappella della famiglia Rossi della quale discorre tanto la Bice... - Che lusso! - ha osservato la mamma - quanto costerà? - Tre o quattromila lire di certo! - ha risposto il babbo. - Farebbero meglio a pagare i debiti che hanno!... - ha detto l'Ada. Io ho colto l'occasione per riparlare col babbo e gli ho domandato: - E a che serve questo fabbricato? - Serve per seppellirvi via via tutta la famiglia Rossi... - Come! Sicché anche la signorina Bice sarà sotterrata qui dentro? - Certamente. - Io non ne potevo più, e mi son messo a ridere come un matto. - Che c'è da ridere? - C'è che questa cosa di farsi fare, quando uno è vivo, la casa per quando sarà morto, mi pare dimolto buffa, ecco!... - Eh! - ha detto il babbo - sotto un certo punto di vista, infatti, è una vanità come tante altre... - Sicuro! - è saltata su a dire Ada. - Come quella di avere il palco di suo al teatro, e non so come Bice non si vergogni a farcisi vedere, sapendo che suo padre ha dovuto pigliare altri quattrini in prestito dalla banca... E qui il babbo, la mamma e l'Ada si son messi a chiacchierar tra di loro, e siccome io mi seccavo, avendo visto di lontano Renzo e Carluccio li ho raggiunti e ci siamo messi a fare ai cavalli lungo i viali che si prestano molto bene, essendo tutti coperti di ghiaia e avendo ai lati le barriere da saltare nei recinti pieni d'erba, purché però non veggano i guardiani perché è proibito. A un tratto mi son sentito pigliar per il goletto. Era il babbo tutto infuriato perché, a quanto pare, mi cercava da un pezzo con la mamma e l'Ada. - Proprio non c'è nulla di sacro per te! - mi ha detto con voce severa. - Anche qui, dove si viene per piangere, trovi il modo di far delle birichinate!... - Vergogna! - ha soggiunto Ada dandosi una grande aria di superiorità - mettersi a fare il chiasso in Camposanto!... - Allora io mi son ribellato e le ho detto: - Ho fatto il chiasso con Carluccio e Renzo perché son piccino e voglio bene ai miei amici anche nel Camposanto, mentre invece ci sono le ragazze grandi che vengono qui a dir male delle loro amiche!... - Il babbo ha fatto una mossa come per picchiarmi, ma l'Ada l'ha fermato e ho sentito che ha borbottato: - Lascialo stare, per carità... Sarebbe capace d'andare a ridirlo a Bice! - Ecco come sono le sorelle maggiori! Esse difendono qualche volta i loro fratelli minori, ma sempre per interesse e contro il trionfo della verità e della giustizia! Credevo che la bufera scoppiasse poi a casa, ma una grande novità che abbiamo trovato al nostro arrivo ha dissipato ogni malumore. Virginia ci è venuta incontro, piangendo e ridendo nello stesso tempo, e ci ha raccontato che il dottore aveva trovato Maralli molto migliorato e che ormai poteva garantire non soltanto la prossima guarigione, ma anche che non avrebbe altrimenti perduto l'occhio che fino ad ora aveva creduto in pericolo. È impossibile ripetere la contentezza prodotta in noi da una sì grata e inaspettata notizia. Io ho avuto molto piacere, anche perché tutto questo dimostra che in fondo quelle che chiamano le birbonate sono vere inezie, e che sarebbe ora di finirla con le esagerazioni e le persecuzioni!

5 novembre.

In questi giorni non ho avuto un minuto di tempo per scrivere nel mio caro giornalino, e anche oggi ne ho pochissimo, perché ho da fare le lezioni. Proprio così. Si sono riaperte le scuole, e io ho messo giudizio e voglio proprio studiare sul serio e farmi onore, come dice la mamma. Con tutto questo, non posso esimermi di mettere qua, nel giornalino delle mie memorie, il ritratto del professore di latino, che è così buffo, specialmente quando vuol fare il terribile e grida: - Tutti zitti! Tutti fermi! E guai se vedo muovere un muscolo del viso! Per questo noialtri fin dai primi giorni gli abbiamo messo il soprannome di Muscolo e ora non glielo leva più nessuno, campasse mill'anni! In questi giorni, in casa nulla di nuovo. L'avvocato Maralli va sempre migliorando, e tra un paio di giorni il dottore gli sfascerà l'occhio e gli permetterà di riveder la luce. Ieri venne in casa una commissione del partito socialista per rallegrarsi con lui della guarigione, e c'è stato un po' di battibecco tra la mamma e il babbo, perché la mamma non voleva lasciar passare questi eresiarchi, come li chiama lei, e il babbo invece li fece entrare in camera dell'avvocato che mi fece proprio ridere perché disse: - Sono molto contento di vedervi - mentre invece erano tutti al buio. Basta: dopo che furono andati via, il Maralli, parlando col babbo, gli disse che proprio era felice di avere avuto in questa circostanza tante manifestazioni di stima e di simpatia dalla cittadinanza... E pensare che sul principio, a sentir quelli di casa mia, pareva che l'avessi ammazzato!...

Capitolo 9 Kapitel 9 Chapter 9

1° novembre

Oggi, mentre il babbo era fuori, Ada è venuta a darmi le notizie dell'avvocato Maralli, che va sempre migliorando, e a dirmi se volevo scendere in salotto, col patto che dopo una mezz'oretta ritornassi in camera mia. Io sono sceso molto volentieri, per cambiare aria; e dopo poco è venuta la signora Olga a far visita alla mamma e mi ha fatto molte feste, dicendo che ero cresciuto, che avevo gli occhi intelligenti, e molte altre cose che dicono le donne di noi ragazzi, quando discorrono con le nostre mamme. Però mia sorella Virginia, che era venuta in quel momento, ha creduto bene di farmi subito scomparire, dicendo che ero troppo spensierato, ed è andata a parlare del fatto dell'altra sera che ha raccontato naturalmente a modo suo, esagerando, come fa sempre lei, e portando alle stelle la rassegnazione della povera vittima (così chiama l'avvocato) che rimarrà privo di un occhio per tutta la vita. Però, la signora Olga che è una persona molto istruita e che scrive i libri, ha detto che la vittima era da compiangersi, ma che era stata una disgrazia; e io ho aggiunto subito: - Sicuro: e una disgrazia voluta, perché se l'avvocato fosse stato fermo come dicevo io, non avrei sbagliato la mira... - Dopo molti discorsi la signora Olga ha tirato fuori l'orologio e ha detto: - Mio Dio! Già le quattro! - La mamma allora ha osservato: - Curiosa! Lei ha un orologio che somiglia perfettamente al mio... - Ah, sì? - ha risposto la signora Olga - e se l'è riposto in seno, mentre Virginia che le stava di dietro faceva dei cenni con le mani alla mamma che non capiva niente. Quando poi la signora Olga se n'è andata, Virginia, che ha sempre il vizio di chiacchierare e di ficcare il naso nelle cose che non le appartengono, ha esclamato: - Ma mamma! Non hai visto che, oltre all'orologio, aveva anche un ciondolo preciso al tuo?... È una cosa strana!... - E son salite tutte in camera della mamma per pigliar l'orologio... Ma l'orologio non c'era, perché l'avevo preso io l'altro giorno per fare i giuochi di prestigio nel giardino. È impossibile descrivere come son rimaste la mamma, l'Ada e Virginia. L'Ada è corsa subito in camera sua, ed è tornata dicendo: - Ma io ve ne dirò un'altra... un'altra che è anche più straordinaria, tanto che, prima di dirla, ho voluto sincerarmi. Quando la signora Olga si è soffiata il naso ho osservato che aveva un fazzoletto di tela batista col ricamo come quello che mi regalasti tu, mamma, per la mia festa. Ebbene: ora sono andata a vedere nel mio cassetto e ne manca proprio uno!... - Sfido! È il fazzoletto che presi l'altro giorno per fare il gioco di prestigio in giardino, e che consegnai a Marinella con dentro l'orologio della mamma!... Ebbene: per queste due cose così semplici, la mamma e le mie due signore sorelle sono state lì a chiacchierare più d'un'ora con mille: Ah! Uh! Oh! e sono andate a cercare l'ultimo giorno che la signora Olga era stata da noi, che fu l'altro lunedì, e si son ricordate che la mamma l'aveva fatta passare in camera sua, e finalmente Ada ha concluso tutte le discussioni così: - Questo è un caso di cleptomania. - Questa parola io la conosco per averla letta più di una volta nel giornale del babbo, e so che è una specie di malattia curiosissima, che spinge la gente a rubare la roba degli altri senza neanche accorgersene. Io allora ho detto: - Sempre l'esagerazioni!... - E avrei voluto spiegare la cosa, salvando la signora Olga da un'accusa ingiusta; ma siccome Virginia è saltata su a dire che io sono un ragazzo e che dovevo stare zitto, e guai, anzi, se avessi detto a qualcuno del fatto al quale avevo assistito, così io le ho piantate, lasciando che se la sbrigassero fra loro. Quanta superbia hanno i grandi! Ma questa volta si accorgeranno che, anche essendo ragazzi, si può giudicare le cose molto meglio di loro, che voglion sempre saper tutto!...

2 novembre.

Oggi è il giorno dei morti e si va al Camposanto a visitare la tomba dei poveri nonni e quella del povero zio Bartolomeo che morì due anni sono, purtroppo, e che se fosse campato m'avrebbe regalato una bella bicicletta che m'aveva promesso tante volte... La mamma mi ha detto di vestirmi alla svelta, e che in questa circostanza solenne, se mi porterò bene, il babbo forse rifarà la pace con me. Meno male! Finalmente la giustizia trionfa, e l'innocente non è più perseguitato da chi dovrebbe invece capir la ragione, senza dar sempre addosso al più piccino perché non ci si può difendere. Prima di andare a letto voglio registrare qui, nel mio caro giornalino, il fatto d'oggi che è stato quello di essere stato perdonato dal babbo; però c'è mancato poco che tutto andasse all'aria, e anche questa volta proprio per una sciocchezza. Oggi, dunque, prima d'uscir di casa, il babbo mi ha consegnato una corona di fiori e mi ha detto dandomi del Voi, con quella voce grave che fa sempre quando è stato adirato con me e che, dopo un pezzo, si decide a ridiscorrere: - Speriamo che il pensiero dei poveri nostri nonni vi ispiri a diventar migliore di quel che siete... - Io, naturalmente, non ho fiatato, ben sapendo che in queste circostanze ai ragazzi è proibito di dir liberamente le loro ragioni: ho chinato la testa come si fa quando si diventa rossi, e ho guardato di sotto in su il babbo, che mi fissava con tanto di cipiglio. Intanto la mamma ci ha chiamati, perché la carrozza che aveva mandato a prendere per Caterina era pronta, e ci siamo montati tutti, meno la Virginia che è rimasta in casa, perché doveva venire il dottore dell'avvocato Maralli che va sempre migliorando. Io ho detto alla mamma: - Se permetti vado a cassetta, così ci state più comodi. - E così ho fatto, anche perché a cassetta mi diverto molto di più, specialmente quando si piglia la carrozza a ore, perché allora si va piano e il fiaccheraio mi lascia anche tener le guide. - Che bella giornata! - ha detto l'Ada. - E quanta gente!... Infatti quando siamo entrati nel Camposanto pareva d'essere al passeggio ed era un bel colpo d'occhio il vedere tutte quelle famiglie che formicolavano nei viali cariche di fiori variopinti per i loro poveri defunti. Abbiamo visitato le tombe dei poveri nonni e del povero zio, e pregato per loro come si fa tutti gli anni, e poi si è fatto il giro del Camposanto per vedere le nuove tombe. A un certo punto ci siamo fermati a una tomba in costruzione e l'Ada ha detto: - Ecco la cappella della famiglia Rossi della quale discorre tanto la Bice... - Che lusso! - ha osservato la mamma - quanto costerà? - Tre o quattromila lire di certo! - ha risposto il babbo. - Farebbero meglio a pagare i debiti che hanno!... - ha detto l'Ada. Io ho colto l'occasione per riparlare col babbo e gli ho domandato: - E a che serve questo fabbricato? - Serve per seppellirvi via via tutta la famiglia Rossi... - Come! Sicché anche la signorina Bice sarà sotterrata qui dentro? - Certamente. - Io non ne potevo più, e mi son messo a ridere come un matto. - Che c'è da ridere? - C'è che questa cosa di farsi fare, quando uno è vivo, la casa per quando sarà morto, mi pare dimolto buffa, ecco!... - Eh! - ha detto il babbo - sotto un certo punto di vista, infatti, è una vanità come tante altre... - Sicuro! - è saltata su a dire Ada. - Come quella di avere il palco di suo al teatro, e non so come Bice non si vergogni a farcisi vedere, sapendo che suo padre ha dovuto pigliare altri quattrini in prestito dalla banca... E qui il babbo, la mamma e l'Ada si son messi a chiacchierar tra di loro, e siccome io mi seccavo, avendo visto di lontano Renzo e Carluccio li ho raggiunti e ci siamo messi a fare ai cavalli lungo i viali che si prestano molto bene, essendo tutti coperti di ghiaia e avendo ai lati le barriere da saltare nei recinti pieni d'erba, purché però non veggano i guardiani perché è proibito. A un tratto mi son sentito pigliar per il goletto. Era il babbo tutto infuriato perché, a quanto pare, mi cercava da un pezzo con la mamma e l'Ada. - Proprio non c'è nulla di sacro per te! - mi ha detto con voce severa. - Anche qui, dove si viene per piangere, trovi il modo di far delle birichinate!... - Vergogna! - ha soggiunto Ada dandosi una grande aria di superiorità - mettersi a fare il chiasso in Camposanto!... - Allora io mi son ribellato e le ho detto: - Ho fatto il chiasso con Carluccio e Renzo perché son piccino e voglio bene ai miei amici anche nel Camposanto, mentre invece ci sono le ragazze grandi che vengono qui a dir male delle loro amiche!... - Il babbo ha fatto una mossa come per picchiarmi, ma l'Ada l'ha fermato e ho sentito che ha borbottato: - Lascialo stare, per carità... Sarebbe capace d'andare a ridirlo a Bice! - Ecco come sono le sorelle maggiori! Esse difendono qualche volta i loro fratelli minori, ma sempre per interesse e contro il trionfo della verità e della giustizia! Credevo che la bufera scoppiasse poi a casa, ma una grande novità che abbiamo trovato al nostro arrivo ha dissipato ogni malumore. Virginia ci è venuta incontro, piangendo e ridendo nello stesso tempo, e ci ha raccontato che il dottore aveva trovato Maralli molto migliorato e che ormai poteva garantire non soltanto la prossima guarigione, ma anche che non avrebbe altrimenti perduto l'occhio che fino ad ora aveva creduto in pericolo. È impossibile ripetere la contentezza prodotta in noi da una sì grata e inaspettata notizia. Io ho avuto molto piacere, anche perché tutto questo dimostra che in fondo quelle che chiamano le birbonate sono vere inezie, e che sarebbe ora di finirla con le esagerazioni e le persecuzioni!

5 novembre.

In questi giorni non ho avuto un minuto di tempo per scrivere nel mio caro giornalino, e anche oggi ne ho pochissimo, perché ho da fare le lezioni. Proprio così. Si sono riaperte le scuole, e io ho messo giudizio e voglio proprio studiare sul serio e farmi onore, come dice la mamma. Con tutto questo, non posso esimermi di mettere qua, nel giornalino delle mie memorie, il ritratto del professore di latino, che è così buffo, specialmente quando vuol fare il terribile e grida: - Tutti zitti! Tutti fermi! E guai se vedo muovere un muscolo del viso! Per questo noialtri fin dai primi giorni gli abbiamo messo il soprannome di Muscolo e ora non glielo leva più nessuno, campasse mill'anni! In questi giorni, in casa nulla di nuovo. L'avvocato Maralli va sempre migliorando, e tra un paio di giorni il dottore gli sfascerà l'occhio e gli permetterà di riveder la luce. Ieri venne in casa una commissione del partito socialista per rallegrarsi con lui della guarigione, e c'è stato un po' di battibecco tra la mamma e il babbo, perché la mamma non voleva lasciar passare questi eresiarchi, come li chiama lei, e il babbo invece li fece entrare in camera dell'avvocato che mi fece proprio ridere perché disse: - Sono molto contento di vedervi - mentre invece erano tutti al buio. Basta: dopo che furono andati via, il Maralli, parlando col babbo, gli disse che proprio era felice di avere avuto in questa circostanza tante manifestazioni di stima e di simpatia dalla cittadinanza... E pensare che sul principio, a sentir quelli di casa mia, pareva che l'avessi ammazzato!...