Atto Secondo, Scena XI
SCENA XI
Il Servitore del Conte, e detti .
Conte - ( Al Servitore ) Di' al Cavaliere di Ripafratta, che favorisca venir da me, che mi preme di parlargli. Servitore - Nella sua camera so che non c'è. Conte - L'ho veduto andar verso la cucina. Lo troverai.
Servitore - Subito. ( Parte ).
Conte - (Che mai è andato a far verso la cucina? Scommetto che è andato a strapazzare Mirandolina, perché gli ha dato mal da mangiare).
Ortensia - Signor Conte, io aveva pregato il signor Marchese che mi mandasse il suo calzolaro, ma ho paura di non vederlo.
Conte - Non pensate altro. Vi servirò io.
Dejanira - A me aveva il signor Marchese promesso un fazzoletto. Ma! ora me lo porta!
Conte - Dè fazzoletti ne troveremo.
Dejanira - Egli è che ne avevo proprio di bisogno.
Conte - Se questo vi gradisce, siete padrona. È pulito. ( Le offre il suo di seta ).
Dejanira - Obbligatissima alle sue finezze.
Conte - Oh! Ecco il Cavaliere. Sarà meglio che sostenghiate il carattere di dame, per poterlo meglio obbligare ad ascoltarvi per civiltà. Ritiratevi un poco indietro; che se vi vede, fugge.
Ortensia - Come si chiama?
Conte - Il Cavaliere di Ripafratta, toscano.
Dejanira - Ha moglie?
Conte - Non può vedere le donne.
Ortensia - ( Ritirandosi ) È ricco?.
Conte - Sì, Molto.
Dejanira - ( Ritirandosi ) È generoso?
Conte - Piuttosto.
Dejanira - Venga, venga. ( Si ritira ).
Ortensia - Tempo, e non dubiti. ( Si ritira ).